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Autore: sweetnight87    19/04/2020    3 recensioni
E se Emma avesse tenuto con sè il piccolo Henry? La one shot narra di Emma in carcere dopo l’abbandono di Neal, la scoperta della gravidanza e una scelta difficile da fare.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Emma a soli diciotto anni, aveva ricevuto una tremenda delusione sentimentale, si era ritrovata in carcere e  come se non bastasse anche incinta.

Lei che era stata abbandonata dai suoi genitori, che aveva sempre desiderato con tutta sè stessa che andassero a prenderla e la portassero con loro, che aveva desiderato una famiglia più di ogni altra cosa al mondo e non le importava sapere il perché di quel gesto, solo avrebbe voluto essere una bambina come le altre e avere una mamma e un papà, adesso sarebbe diventata mamma, lei che era l’ultima persona al mondo in grado di ricoprire quel ruolo, non aveva idea di come si facesse a essere un genitore. Come avrebbe potuto amare se non sapeva cosa significasse ricevere amore dai propri genitori.

Da subito infatti aveva deciso che avrebbe dato in adozione lui o lei...

Era una decisione drastica quella che aveva preso, non aveva intenzione di tornare sui suoi passi, ma la direttrice del carcere informata della gravidanza aveva insistito affinché Emma parlasse con uno psicologo, voleva che fosse sicura della decisione presa, aveva infatti deciso per un’adozione chiusa, non avrebbe mai potuto avere ripensamenti, tornare sui suoi passi. Era dunque importante che comprendesse a pieno la sua scelta.

La direttrice aveva provato anche lei a parlarle.

“Emma, bambina mia, presto sarai fuori da qui e avere accanto tuo figlio ti darà la forza di non smarrire la giusta direzione”

Emma aveva ascoltato in silenzio, niente e nessuno avrebbe mai potuto farle cambiare idea, aveva deciso e sarebbe stata irremovibile.

-  Merita una famiglia che sappia amarlo o amarla -

 

Se lo ripeteva spesso.

Non sapeva nemmeno lei perché continuava a ripeterselo visto che aveva già deciso.

Non aveva però fatto i conti con i cambiamenti che il suo corpo avrebbe affrontato e quanto sentire il piccolo muoversi l’avrebbe coinvolta emotivamente.

Dalla scoperta della gravidanza il tempo era come rallentato, i giorni erano lunghi come un singolo mese, sembrava che il tempo avesse preso le parti del bambino che portava dentro di sè, eppure lei mal sopportava quel nano e non avrebbe cambiato idea, anche la direttrice patteggiava per il mostriciattolo responsabile del suo continuo vomitare, non poteva più godersi il cibo, non che i piatti passati dalla mensa del carcere fossero chissà quale prelibatezza, passabili, era quello che si poteva dire a riguardo, ma ormai non poteva godersi nemmeno quelli, tanto meno il dolce della domenica.

Solo una volta riuscì a mangiarne un piccolo pezzetto di crostata cioccolata e cannella.

- Grazie per non avermi fatto vomitare l’anima eh! Deduco che tu abbia buon gusto -

 

Generalmente ignorava la vita che le cresceva dentro, era una specie di coinquilino con cui doveva necessariamente convivere ancora a lungo per i suoi gusti. A volte si dimenticava della sua presenza, ma questo accadeva sempre più di raro, lui o lei si divertiva un mondo a fare presente che c’era anche lui.

Il primo trimestre era stato fatto di nausee continue, queste avevano portato con sè una serie di privilegi, restava più a lungo in cortile a passeggiare ad esempio.

La direttrice li aveva presi a cuore, spesso andava a trovarli e cercava di raccontarle le sue esperienze da mamma, di rassicurarla in tutti i modi, sperava che Emma cambiasse idea.

“ Io ti aiuterei con piacere se decidessi di tenerlo o di tenerla”

Amorevolmente aveva posato la mano su quella pancia ancora praticamente inesistente lasciando Emma interdetta.

“Prendilo tu!”

Aveva esclamato dura.

La direttrice aveva sorriso e le aveva accarezzato la guancia, le avrebbe detto si senza esitazione, ma voleva che Emma tenesse con sè quel bambino, sapeva bene che sarebbe stata una brava mamma, doveva soltanto crederlo anche lei, d’altronde le sue paure derivavano dal suo passato, conosceva la storia di Emma, lei avrebbe fatto tutto ciò che poteva per farle cambiare idea, per rassicurarla di essere all’altezza del compito e buttarsi alle spalle le paure dettate dai suoi trascorsi privi di affetto.

Emma si sentiva confusa, stremata dallo stress di quella situazione, forse perché si avvicinava un’ altra visita, un’ altra ecografia in cui questa volta l’immagine sarebbe stata più nitida, avrebbe visto più nitidamente il mostriciattolo, ma lei si era ripromessa di non guardare il monitor, non avrebbe ceduto alla curiosità, non avrebbe chiesto il sesso del futuro nascituro.

In sala d’attesa era più in ansia la direttrice che la futura mamma.

“Emma, perché ti ostini a barricarti, ad innalzare muri per tenere lontano l’affetto che provi per tuo figlio, la paura la puoi 

superare, tutti impariamo strada facendo a fare la mamma e poi io ti aiuterei volentieri, mi sembra di avertelo detto che puoi contare su di me”

Emma aveva sospirato esasperata, a quel punto la direttrice aveva capito che era meglio non insistere ulteriormente per quel giorno, era un momento abbastanza delicato per la ragazza, doveva lottare contro il suo volere e ciò che pensava fosse giusto.

Emma non fu di molte parole durante l’ecografia, nemmeno quando la dottoressa si lasciò sfuggire che aspettava un maschietto.

Emma alzò gli occhi al cielo, si asciugó il gel e si alzò dal lettino senza aspettare che la dottoressa le desse il permesso per scendere dal lettino.

La direttrice si scusò per il comportamento di Emma, lei era già schizzata fuori daLla stanza, la ginecologa sorrise dolcemente, aveva capito che tipetto fosse Emma.

Durante il tragitto in macchina non proferì parola.

La direttrice invece aveva tanto da dire “ non vuoi sapere cosa mi ha detto del piccolo? Deduco di no dal tuo silenzio ma te lo dico lo stesso, tanto non cambia niente, hai deciso, quindi nulla può influenzarti, il piccolo sta bene, cresce in salute ed è certa sia un maschietto”

La testa di Emma andava in fumo, era più che sufficiente il carico di pensieri ma no, la direttrice doveva aumentare il carico facendole immagazzinare informazioni per lei completamente inutili.

Rientrata in carcere, si buttò sul letto e chiuse gli occhi, improvvisamente qualcuno aveva iniziato a fare sentire la sua presenza.

“Mostriciattolo non ti ci mettere pure tu eh! Non mi vorrai convincere a tenerti? Non sono in grado, prima lo capisci, meglio è!”

Ma il piccoletto era combattivo, dava del filo da torcere alla sua mamma, Emma sorrise, era testardo il nanetto; si ritrovò a posare una mano sul suo ventre e improvvisamente sentì qualcosa premerle contro, spaventata per quanto successo tolse la mano rapidamente, ma il piccolo sembrò non gradire, iniziò a darsi da fare muovendosi freneticamente fino a quando Emma non riportò la mano sulla sua pancia e il piccoletto riavvicinò improvvisamente il suo piedino alla mano della sua mamma, ritrovato il contatto si tranquillizzò.

Emma quella sera dormì così, a contatto con il suo mostriciattolo e finalmente dopo tanto tempo fu un sonno tranquillo.

In modo quasi del tutto automatico divenne consuetudine di ogni sera, Emma e il suo mostriciattolo si addormentavano sentendosi vicini. 

La pancia continuava a crescere ed Emma non aveva più cosa indossare, fino a quando come se la direttrice avesse messo una telecamera nascosta nella sua cella si presentò con un enorme borsone.

“Cosa hai portato?”

Chiese Emma mostrandosi sempre sulla difensiva, la direttrice che la conosceva fin troppo bene non replicò nulla, le porse il borsone e le fece cenno di aprirlo, gli occhi di Emma s’illuminarono all’istante.

“Grazie!”

Non aveva mai visto così tanti vestiti nuovi e  solo suoi, li aveva sempre dovuti condividere con gli altri bambini delle strutture in cui era stata.

“ Figurati! Sono praticamente nuovi, mia nipote ha da poco partorito ed è subito tornata in forma, spero ti piacciano.”

Ma gli occhi di Emma parlavano per lei, ma non era finita lì, sul fondo del borsone c’erano dei pacchetti.

Emma guardò la direttrice ancora più stupefatta, “apri, apri...”

Quando la ragazza scartò i pacchetti rimase per un attimo spiazzata.

“ Lo dobbiamo vestire almeno per qualche giorno fino a quando la sua famiglia lo potrà portare a casa”

Emma a quelle parole portò una mano sulla sua pancia, si sedette sul letto completamente stravolta.

La direttrice, sapeva che quella reazione sarebbe arrivata, era certa che Emma tenesse al piccolo, una volta assicuratasi che non stesse male lasciò la ragazza nella tranquillità più assoluta, doveva metabolizzare quelle nuove emozioni.

Emma sguardo al soffitto iniziò a parlare con il nanetto, continuava a chiamarlo così ormai, le piaceva farlo, era il suo modo di dimostrargli nonostante non volesse ammetterlo che era legata a lui.

“Mostriciattolo mi stai rammollendo, non va’ bene, cosa avevamo detto? Avevamo stabilito che saresti andato con una famiglia che si sarebbe presa cura a dovere di te, io non posso farlo e tu non dovresti disobbedire alla tua mamma”

Una mano sulle labbra, inconsapevolmente aveva definito sè stessa per la prima volta mamma, gli occhi le si riempirono di lacrime che bagnarono le sue guance.

“Soni gli ormoni, sono solo gli ormoni, non mi sono affezionata a te mostriciattolo”

Poteva dirlo e ridirlo ma sapeva bene che non era così, il mostriciattolo l’aveva rammollita.

“Senti ragazzino, come la mettiamo adesso? Non so più se quello che voglio fare è ciò che desidero, sappi che mi hai messo nei guai e adesso mi aiuti a trovare una soluzione, capito?”

Non aveva smesso un secondo di accarezzare il suo immenso pancione e il nanetto sembrava apprezzare quelle coccole, era fin troppo tranquillo rispetto a quando lei non cercava quel contatto.

I mesi improvvisamente iniziarono a scorrere troppo velocemente, 

Emma si ritrovò prossima al parto, a quella data che inizialmente non vedeva l’ora che arrivasse, ma che adesso temeva, poteva ancora ripensarci? Tenere con sè il mostriciattolo a cui aveva anche dato un nome che però non aveva mai pronunciato ad alta voce, lui sarebbe stato il suo: Henry.

Le acque si ruppero in sala mensa, la direttrice che in quel momento non era in struttura fu fatta chiamare immediatamente, era stata categorica, lei doveva essere al fianco di Emma quando sarebbe giunto il travaglio.

Una volta in ospedale venne fatta subito accomodare in una stanza per essere visitata, aveva lo sguardo perso nel vuoto ma teneva le mani strette sul suo bambino e lacrime silenziose scendevano lungo le sue guance.

“Emma, vuoi che ti facciano l’epidurale? Devi dirlo adesso o sarà troppo tardi quando deciderai di farla, ci sono dei tempi ben precisi per farla, sappi che il dolore sarà insopportabile” La direttrice le stringeva la mano e l’aiutava come meglio poteva affinché soffrisse il meno possibile.

Emma scosse la testa, doveva restare lucida, nessuno le avrebbe portato via il suo mostriciattolo, il suo Henry.

Avrebbe sofferto ma sarebbe rimasta lucida, non si sarebbe lasciata intonire.

Quando fu il momento di spingere, Emma ci mise tutta sè stessa, non importava quanto facesse male, come tutto intorno a lei sembrava andasse a rallentatore, lei voleva solo che tutto finisse per poter abbracciare il suo bambino.

Quando fu il momento dell’ultima spinta le luci sfarfallarono più volte e poi un suono, un dolce suono, Henry aveva respirato per la prima volta e aveva pianto.

Una volta tagliato il cordone ombelicale il medico si rivolse ad Emma “ sei sicura ...”

Non finì la frase perché Emma gli fece cenno di metterle tra le braccia suo figlio.

“Datemi mio figlio, datemi Henry!!

Stanca dal parto fu però risoluta nel chiedere che il bambino le fosse dato in braccio, non l’avrebbe mai lasciato.

La direttrice esultò e anche le sue guance furono bagnate da calde lacrime di gioia.

Tutto era andato bene, Emma sarebbe stata un’ottima mamma per il piccolo Henry, a breve avrebbe finito di scontare la sua condanna e sarebbero usciti e lei avrebbe fatto in modo da starle vicino e sostenerla.

 

Fine.


N.B: Ringrazio ballerina89 per la splendida copertina che ha creato per la mia one shot❤️😘

  
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