Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: LaViaggiatrice    19/04/2020    2 recensioni
"- Ricordati Eren, un solo passo falso e sei morto, chiaro?-
- Vedi di non fare scherzi finché sei qui-
- Sappiamo cosa sei e non esiteremo a ucciderti se anche solo penserai di farci del male-
- Spera che non si ripeta più quello che è successo oggi!-"
---------------
"- Sono un mostro, non è vero?- mormorò con tono mesto senza guardarmi.
– No Eren, non lo sei. Non l’ho mai pensato e non lo penserò mai- dissi appoggiando una mano sulla sua spalla.
Mi guardò sorpreso a quel contatto – Non… non hai paura di me?-.
– Paura di te? E perché mai dovrei averne?- chiesi guardandolo con un sorriso dolce."
Perché Eren non viene apprezzato abbastanza.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Auruo Bossard, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Ricordati Eren, un solo passo falso e sei morto, chiaro?-
- Vedi di non fare scherzi finché sei qui-
- Sappiamo cosa sei e non esiteremo a ucciderti se anche solo penserai di farci del male-
- Spera che non si ripeta più quello che è successo oggi!-
Furono queste le parole che uscirono dalle bocche della squadra di Levi.
Eravamo riuniti nella sala comune del castello, tutti quanti: Oruo, Erd, Gunther, Petra, Hanji, Moblit, Levi, Eren e me.
Bevevamo il tè in un silenzio teso dopo gli avvenimenti di quella mattina, quando Eren aveva evocato la mano del gigante per afferrare il cucchiaino, seduti al tavolo tutti tranne Hanji, che era seduta su delle casse a pensare a qualunque cosa passasse per la testa di quella donna.
Appena sentii quelle parole, alzai gli occhi dalla mia tazza per guardare accigliata i quattro che avevano parlato: sulle loro facce c’erano espressioni tra il disgustato, l’arrabbiato e il terrorizzato.
Presi un respiro profondo per trattenermi, perché farsi cacciare dall’esercito così presto decisamente non rientrava nei miei piani.
Eren, seduto accanto a me, sussultò e aprì la bocca per dire qualcosa, forse per difendersi, ma poi la richiuse e abbassò lo sguardo.
Il mio stomaco si contrasse in una morsa quando vidi i suoi occhi turchesi appannarsi di lacrime. Senza dire una parola appoggiò la tazza ancora mezza piena sul tavolo e si allontanò verso la porta.
- Eren aspetta! Dove stai andando?- chiesi avvicinandomi a lui.
Si fermò ma non si girò a guardarmi – E meglio che io… che io vada a dormire. Sono stanco- mormorò, e la sua voce era tanto abbattuta, tanto devastata da farmi ricacciare indietro un groppo alla gola. Lo guardai uscire dalla sala, mentre i pensieri turbinavano nella mia testa, fino a quando sentii la voce odiosa di Oruo.
- Tch, che ragazzino. Lascialo andare, deve imparare ad affrontare la realtà delle cose- replicò con tono saccente rivolto a me.
E allora mi arrabbiai seriamente.
Il sangue mi ribolliva nelle vene e sentii il viso in fiamme per l’ira mentre mi giravo verso il soldato che teneva la solita espressione da schiaffi.
Diedi un pugno al tavolo facendo sussultare tutti i presenti e rovesciando la tazza mezza vuota di Eren sul tavolo.
Registrai a malapena il fatto che il tè si fosse sparso per il ripiano prima che iniziassi a urlare.
- La realtà delle cose?!- sbottai in direzione di Oruo. Alzò sorpreso gli occhi su di me ma prima che potesse dire qualcosa, lo interruppi – La realtà delle cose è che siete quattro stronzi! Idioti che non capiscono un cazzo!- gridai.
Ero letteralmente furiosa.
Non riuscivo a pensare ad altro che non fossero gli occhi di Eren, la sua espressione mesta, mentre quei quattro si divertivano a farlo sentire un mostro.
- Ascoltami bene mocciosa…- iniziò con tono minaccioso Oruo ma non lo feci proseguire
- No, tu ascolta! Anzi tutti voi!- diedi altri due pugni sul tavolo, e vidi con la coda dell’occhio il capitano Levi scostare un poco la sedia e prendersi la tazzina tra le mani, probabilmente per salvarla dalla mia furia e non farle fare la fine di quella di Eren.
- Cosa cazzo è che non capite, si può sapere? Perché continuate a trattarlo come se fosse una merda?? Avete per caso mancato l’informazione che è un ragazzo di quindici anni? Un ragazzo di quindici anni che ha appena scoperto di avere un potere spaventoso, e voi cosa fate? Gli ricordate che lo potreste uccidere, facendolo stare ancora peggio!- gridai, la voce che mi raschiava la gola.
Sentii gli occhi di ghiaccio del capitano fissi su di me, ma non intervenne, si limitò a bere il suo te con la sua solita serafica calma, mentre io sbraitavo dietro i componenti della sua squadra.
- Siete solo quattro stronzi, ecco cosa siete! Possibile che non riusciate a capire che quel povero ragazzo è terrorizzato da se stesso? Se invece che trattarlo così di merda come state facendo provaste a sostenerlo sono sicura che farebbe la differenza! Perché è un adolescente, esattamente come me e come siete stati voi, e voi siete i suoi superiori!-.
Ora stavo piangendo per la rabbia, ma non mi fermai. No, per niente. Non gliel’avrei fatta passare liscia questa volta.
Le loro espressioni erano sconvolte, probabilmente per il fatto che sin dal mio arrivo non avevo mia fatto nulla di male, non mi ero offesa per gli insulti del capitano e avevo sempre aiutato senza lamentarmi, ma questo era troppo.
- Smettetela di chiamarlo “mostro”, “arma” o queste cazzate! Lui non è nulla di tutto ciò! Lui è Eren Jaeger, del distretto di Shiganshina, ed è un soldato con un sogno e un adolescente che ne ha passate fin troppe! Il suo potere è l’arma, non Eren! Smettetela di trattarlo in questo modo! Lo so che siete terrorizzati dai suoi poteri ma credete che lui non lo sia? E se voi continuate a trattarlo come se fosse un oggetto, un mostro, o una cazzo di cavia da laboratorio non fate che peggiorare la situazione!-.
Scese un silenzio di tomba.
Hanji mi guardava sconvolta e anche vagamente colpevole, anche se lei alla fine era quella che aveva fatto il meno.
Moblit, accanto a lei, era pallido e sembrava terrorizzato. Mi dispiacque per lui, era il migliore là dentro.
Oruo, Petra, Erd e Gunther evitavano di incrociare il mio sguardo.
- Hai finito?- fu il laconico commento di Levi. Mi girai a guardarlo di scatto, ancora tremante per la rabbia, e vidi che aveva inclinato la testa lievemente in avanti, la frangia corvina a solleticargli le ciglia.
- Sì, ho finito- replicai dirigendomi verso l’uscita della stanza.
- Dove credi di andare mocciosa? Hai rovesciato tutto il tè- replicò il capitano.
Mi bloccai e mi girai verso di lui con un sorriso irato.
 – Oh giusto! Sia mai rimanga una macchia sul tavolo- replicai velenosamente, prendendo uno straccio e asciugando rapidamente il tavolo prima di lanciare lo straccio in un angolo e uscire da quella stanza, chiudendomi la porta alle spalle con un tonfo che rimbombò per tutto il palazzo.
 
Ora che la rabbia era scemata, decisi che dovevo trovare Eren, ma il castello era immenso. Mi fermai un momento a pensare, chiedendomi dove potesse essere: sicuramente non nella sua stanza nei sotterranei, odiava quel posto. E poi odiava anche stare sottoterra.
A quel punto mi illuminai e mi diressi alla torre, lì vicino, affrettandomi a salire le scale a chiocciola.
La stanza era vuota, ma la finestra era aperta. Mi avvicinai e mi affacciai: sul tetto alla mia destra, Eren era seduto, le ginocchia tirate al petto mentre si teneva in equilibrio sulle tegole, immerso in chissà quali pensieri.
Mi si strinse il cuore al vederlo così. Non si meritava tutto quello.
- Eren?- mormora con la voce arrochita per le urla di prima.
Il ragazzo sussultò e alzò lo sguardo su di me, asciugandosi rapidamente il viso
– Ehi, che ci fai qui?- chiese sorpreso, e capii che doveva aver pianto.
- Ti cercavo. Posso sedermi accanto a te?-.
Il ragazzo annuì tornando a guardare di fronte a se – Se vuoi- aggiunse cercando di mostrarsi disinteressato.
Uscii dal balcone e camminai sul tetto accanto a me fino a raggiungerlo, sedendomi accanto a lui in silenzio.
Non l’avrei forzato a parlarne, volevo solo fargli sapere che ero lì per lui.
Fu lui il primo a rompere il silenzio
- Sono un mostro, non è vero?- mormorò con tono mesto senza guardarmi.
– No Eren, non lo sei. Non l’ho mai pensato e non lo penserò mai- dissi appoggiando una mano sulla sua spalla.
Mi guardò sorpreso a quel contatto – Non… non hai paura di me?-.
– Paura di te? E perché mai dovrei averne?- chiesi guardandolo con un sorriso dolce.
Lui distolse lo sguardo – Perché potrei perdere il controllo e farti del male- mormorò, abbracciandosi il busto.
Allungai la mano per passargli un braccio attorno alle spalle, stringendolo a me meglio che potevo.
Sapevo che quando si abbracciava a quel modo era una muta richiesta di conforto, ormai avevo imparato a conoscere tutti i suoi atteggiamenti, e la cosa mi rendeva particolarmente fiera di me.
- Se ti riferisci a ciò che è successo a Trost, quando dovevi spostare quel masso, vorrei ricordarti che era solo la seconda volta che ti trasformavi in un gigante completo, e che avevi ammazzato almeno venti giganti prima. E in più, tra Mikasa e i tizi della guarnigione che continuavano a pressarti non credo tu stessi benissimo- dissi con voce calma.
Eren appoggiò la testa alla mia spalla, rilassandosi un po’
– In effetti no, non ero al mio top. Ero sconvolto- ammise sospirando.
Annuii senza parlare, carezzandogli i capelli sovrappensiero, aspettando che parlasse da solo.
- Avevo appena scoperto che io ero un gigante. Io che ho sempre voluto sterminarli tutti, sono uno di loro. L’ironia della sorte eh?- fece una risata amara. - E degli uomini avevano provato a uccidermi insieme a Mikasa e ad Armin con una bomba a frammentazione a causa di ciò che non sapevo di essere- aggiunse dopo qualche momento.
Continuai ad accarezzargli i capelli, stringendolo a me, poi quando capii che non avrebbe aggiunto altro parlai:
– Per l’appunto. Ma ora che stiamo iniziando a scoprire qualcosa di più sui tuoi poteri, in particolare il motivo per cui si manifestano, non hai motivo di preoccuparti. Devi stare attento, certo, ma so che ce la puoi fare Eren- dissi, incrociando il suo sguardo sconsolato.
Sorrisi – Sei più forte di quanto tu stesso creda. Ti devo ricordare quando sei riuscito a stare in equilibrio su un dispositivo di manovra tridimensionale con l’imbracatura allentata? Chiunque altro probabilmente al primo fallimento si sarebbe arreso, e tu invece no. Non solo ti sei esercitato, ma hai anche chiesto aiuto, e so quanto può essere difficile farlo, e alla fine ci sei riuscito- continuai, carezzandogli i capelli
– Hai una forza di volontà incredibile, e so che riuscirai a imparare a controllare questo potere. Non subito forse, ma alla fine ci riuscirai. Io credo in te, Eren. E ci sarò sempre per te- terminai il mio discorso con un bacio sulla sua fronte.
Il ragazzo mi guardò con gli occhi grandi e lucidi, per poi abbracciarmi travolgendomi con la sua solita foga e nascondere il viso tra il mio collo e la mia spalla
– Grazie. Grazie- mormorò con voce incrinata.
Lo strinsi forte a me, carezzandogli la schiena con dolcezza, trasmettendogli tutto il calore e l’affetto possibile – Ho solo detto la verità- mormorai piano.
Rimanemmo per un po’ lì su quel tetto ad abbracciarci.
Lo sentii trattenere un singhiozzo e sospirai – Smettila di fare così Eren. Sai che non ti giudicherei perché stai piangendo, non l’ho mai fatto. E piangere aiuta più di quanto credi-.
Mugugnò, ma fui felice di non averlo sentito bene perché probabilmente aveva detto qualcosa di estremamente stupido. Iniziò a piangere e a singhiozzare sulla mia spalla, e lo consolai fino a che non finì.
- Meglio?-.
Lui annuì
– Te l’ho detto io. Piangere aiuta- mormorai.
Si allontanò da me per guardarmi in viso e sorrise, gli occhi rossi di lacrime ma sereni
- Grazie- disse con un sorriso dolce.
- Quando vuoi- replicai posando una mano sulla sua guancia e sorridendo.
Il sole che fece capolino dalla torre, dirigendosi verso l’orizzonte, attirò il mio sguardo
– Forse è meglio tornare-.
Eren annuì e ci alzammo entrambi, camminando verso la torre e rientrando dalla finestra. Scendemmo le scale senza una meta precisa, ma appena scesi l’ultimo gradino mi bloccai, trovandomi di fronte il capitano a braccia incrociate e la sua solita espressione annoiata in faccia.
Passò lo sguardo da me a Eren – Oi, se avete finito di fare la coppietta felice bisogna finire di pulire questo merdaio- replicò cono tono asciutto e irritato.
Io ed Eren ci scambiammo uno sguardo perplesso, poi scoppiammo a ridere, seguiti da uno sbuffo del capitano.
A interromperci fu l’arrivo della squadra di Levi. Appena li vidi smisi di ridere e li guardai con espressione fredda, ma loro mi ignorarono e si rivolsero a un Eren parecchio sorpreso.
- Ci devi scusare per prima Eren- iniziò Petra, la più sensata dei quattro – Ma è una situazione nuova per tutti noi, e non sappiamo bene nemmeno noi come comportarci- mormorò senza guardarlo.
Oruo sbuffò, ma a un’occhiataccia del capitano si ricompose – Si, si. Scusa moccioso- replicò con un verso stizzito.
Erd e Gunther si scusarono a loro volta, e a quel punto capii che doveva essere stato il capitano a obbligarli a farlo.
Un tenue sorriso mi incurvò le labbra, mentre Eren li guardava incredulo
- I-Io… va bene. Lo capisco, se avete paura di me. Ma vi dimostrerò il contrario!- esclamò con la sua ritrovata energia, e un moto d’orgoglio mi prese.
- Vi dimostrerò che potete fidarvi di me. Lo dimostrerò a tutti. Il mio obiettivo è sempre e solo stato quello di sterminare tutti i giganti, e quello farò-.
I quattro della squadra parvero più rilassati a quelle parole, e Petra sfoggiò un timido sorriso.
Fu il capitano Levi a interromperci – Quindi, mocciosa? Devi dire qualcosa a qualcuno?- chiese guardandomi con le sopracciglia inarcate.
Arrossii vistosamente guardando i membri della sua sguarda, poi lui – Si. Non avrei dovuto usare tante parolacce- replicai stizzita.
Col cazzo che avrei chiesto scusa.
Impercettibile, notai un cambio nel viso del capitano, e mi resi conto che stava… sorridendo? Ghignando sarebbe stato un termine più adatto
– Giusto, mocciosa del cazzo. Ora, finiamo di pulire questo castello di merda- replicò, e lo guardai allontanarsi perplessa.
Eren mi guardò incuriosito – Di che parlava il capitano?- chiese sorpreso.
Feci una smorfia – Nulla. Lascia stare- replicai scompigliandogli i capelli e seguendo Levi, pronta a un altro esaltante pomeriggio di pulizie.
 


Angolo Autrice
Ehilà!
Volevo puntualizzare solo un paio di cose:
- La ragazza che nessuno nomina, la stessa di “Sera al quartier generale”, sarebbe la mia proiezione nel mondo di AoT, e sono gravemente indecisa se darle un nome oppure no perché in fondo entrambe le ff sono incentrate sui personaggi esistenti, non su di lei. Mi farebbe piacere sapete cosa ne pensate
- Il motivo per cui la ragazza si trova con Eren non è ben definito: questa ff è ambientata tra l’incidente col cucchiaino e la scena in cui i quattro della squadra Levi si mordono la mano per dimostrare che si fidano di lui, per cui gli altri non sono ancora arrivati. Dovendo però ancora scrivere una storia per il mio personaggio non ho dato spiegazioni, che probabilmente darò in un’altra ff se vi interessa!
- Forse ho esagerato un po’ con le reazioni dei quattro, ma ho da poco rivisto AoT e alla scena del cucchiaino le loro reazioni mi hanno fatta sbarellare.
- Scusate l’uso di parolacce, spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno.
Detto ciò, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, è la mia seconda ff in questo splendido fandom e se avete consigli o critiche da farmi sono ben accetti!
A presto!
LaViaggiatrice
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: LaViaggiatrice