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Autore: ToraStrife    21/04/2020    2 recensioni
[PJ Masks]
[PJ Masks] [Aggretsuko]
Aggretsuko in una avventura dei PJ Masks.
E' notte, in città, e un coraggioso di terzetto di eroi si prepara ad affrontare i cattivi affinchè non vi rovinino la giornata.
Ma se lo fanno di notte, con schiamazzi e tutto, potrebbero rovinarvi la nottata.
E se non riuscite a dormire, vi innervosite, vi arrabbiate, prendete un microfono, e diventate intrattabili.
Come la piccola e cara panda Retsuko e le sue sfuriate Death Metal.
Genere: Azione, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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PJ Mask Aggretsuko
Pigiamini Aggressivi





Una città anonima, uguale a tutte le altre città.
Una mattina altrettanto anonima, e ovviamente, uguale a tutte le altre mattine.
Inizialmente l'idea di quella trasferta l'aveva entusiasmata: si era illusa che un cambio d'ambiente le avrebbe giovato, smuovendo un po' la fossilizzante routine lavorativa.
E invece, sospirando, Retsuko constatò che l'ammasso di carne soppressata in quella scatola chiamata Metrò era esattamente lo stesso.
Avrebbe dovuto prevederlo dagli sghignazzi sommessi che quel porco del suo capo aveva emesso nel comunicarle la notizia.
Alla fine si era ritrovata in una città piena di scimmie rosa spelacchiate, chiamate umani, che manco si curavano della presenza di un piccolo panda rosso vestito come loro.
Ma in fondo, questo non le importava: era quotidianamente invisibile agli occhi dei suoi concittadini furry, non faceva una gran differenza esserlo davanti a degli estranei.
Mentre il treno sotterraneo si fermò, le porte automatiche si aprirono sbuffando, e la piccola straniera strascicò i piedi già stanchi in direzione dell'ufficio, superata da persone ben più frettolose di lei.



Poco lontano, in una scuola elementare, l'approccio alla giornata era completamente differente, i piccoli studenti che scendevano dallo scuolabus non vedevano l'ora di varcare il tempio del sapere, affamati di nozioni.
Tra loro, tre bambini amici da sempre si salutarono.
O meglio, due lo fecero, mentre la terza non si era ancora accorta di loro.
Greg, timido biondino, e Connor, irruente ragazzino dai capelli castani, guardarono incuriositi la loro amica, intenta a sfogliare un libro preso dalla biblioteca di classe, sul suo argomento preferito: i gufi.
Amaya era una ragazzina con gli occhiali che alcuni additavano ironicamente come la sorella minore di Hermione Granger, di cui  tra l'altro era diventata di recente una sfegatata fan.
Le similitudini con la "sorellona", invero, non si limitavano a un atteggiamento da secchiona saputella e precisina: come quest'ultima,  infatti, amava perdersi periodicamente dietro eroi fittizzi, spesso distanti e irraggiungibili, un po' come per la Granger rispetto a Piton.

- Amaya! - Protestò Connor. - Ti abbiamo salutato.

Gli occhi rossicci della bimba si distolsero dall'oggetto di interesse, e tornarono finalmente sulla realtà oggettiva dei suoi amici.
Si limitò a gemere, cadendo dalle nuvole.

- Ciao! Scusate, stavo consultando questa encliclopedia dei gufi. Stavo cercando un modo su come ammaestrarli per mandare messaggi.

A quelle parole, i due ragazzi si guardarono, basiti.

- Fammi indovinare. - Ribatté Greg. - Ieri sera hai letto Harry Potter.

Amaya annuì entusiasta, tirò fuori l'adorata action figure di Hermione, e cominciò ad elencare i vantaggi che avrebbe portato un gufo postale presso la base operativa dei PJ Masks.

- Tu e i tuoi idoli.  -  Obiettò Connor.

- Cosa avresti contro Harry Potter? - Ribatté Amaya, piccata. - Poi, tu, che parli in continuazione del Maestro Feng!

- Il Maestro è una cosa seria! - Si difese Connor, stizzito. - E comunque, se vogliamo dirla tutta, un gatto postale sarebbe molto meglio!

Greg annusò aria di battaglia imminente tra i due, e quindi tossì rumorosamente, portando l'attenzione generale su di lui.

- Sapete dell'apertura di un Karaoke in città? - Snocciolò, nella fretta di cambiare argomento. - E' aperto anche di giorno! Mi piacerebbe tanto andarci!

L'idea piacque agli amici.

-  Sì! - Esclamò Connor. - Finalmente un qualcosa di cinese in questa città oltre al ristorante.

- Il karaoke è giapponese! - Si affrettò a precisare Amaya, ma il bimbo fece spallucce.

- Che importa? L'importante è andarci!

La proposta trovò d'accordo la bimba, che si unì con un "Andiamoci dopo la scuola!", accolto da un "Evviva!" da parte di Greg.
Il maestro lì vicino si chiese per un momento se fosse legale per tre bambini di sei anni entrare in un Karaoke, ma tanto non aveva importanza, in virtù della brutta notizia che stava per rivelare.

- Come, non lo sapete? Qualcuno ha rubato i microfoni del locale, e ne hanno quindi rimandato l'apertura fino a quando non verranno ritrovati.

Soddisfatto, l'adulto tornò a svolgere il suo lavoro.
I bimbi, con l'entusiasmo raffreddato, afflosciarono le spalle e si guardarono a vicenda.

- Ma chi potrà mai avere interesse a rubare dei microfoni? - Domandò Greg.

- Chi vuoi che sia? - Soffiò Connor. - Non c'è troppa scelta: la vanità di Lunetta, l'egocentrismo del Ninja della Notte, la megalomania di Romeo.

- E' il momento dei PigiaMask! - Esclamarono all'unisono. E, unendo enfaticamente i pugni destri: - Di notte salviamo la situazione!

Quando ebbero finito, Greg chiese: - E adesso che facciamo?

- Niente. - Rispose Amaya, facendo spallucce. - Aspettiamo che faccia buio.

Non potendo fare altro per il resto delle quindici ore necessarie all'attesa, Amaya tornò al suo libro, Connor andò a giocare a palla, e Greg si intrattenne con il pupazzo di un rettile.



Quella sera.
Gli occhi allibiti del povero panda rosso erano sul punto di traboccare calde lacrime tra il disperato e il frustrato.
Quella impietosa saracinesca metallica abbassata, grigia come l'umore dell'ìmpiegata, aveva serrato così ogni speranza di riscattare una giornata andata particolarmente male.
Forse complice il fatto che fosse una novizia, le avevano affidato tutte le pratiche più impegnative, sommergendola letteralmente di fogli.
Non si contavano, inoltre, le frecciatine sulla sua statura o sull'aspetto esotico.
E in tutto ciò, non mancava il maniaco con un fetish per i panda rossi, che aveva cercato di insidiarla durante il viaggio di ritorno.
Il  cartello con scritto "chiuso" non rilasciava ulteriori spiegazioni o notizie di eventuali riaperture, facendo salire una insana collera in Retsuko, che, negatale la possibilità di sfogarsi in una catarsi canora, ebbe l'impulso di prendere a capocciate l'ingresso.
La sua parte razionale la richiamò alla calma, suggerendole l'inutilità del gesto.
Sospirando, si diresse mestamente verso l'appartamento, con lo scopo di affogare, almeno nel sonno, le sue brutte emozioni.



Da qualche altra parte, tre ragazzini potevano vedere dalle rispettive finestre che una splendida luna piena era finalmente ascesa nel suo massimo splendore.
Era finalmente notte in città, e un coraggioso terzetto di eroi si preparava ad affrontare i cattivi affinché non gli rovinassero la giornata.
Anche se in effetti, ormai lo avevano fatto.



- Buonanotte Mamma! Buonanotte Papà! - Salutò Amaya, prima di  chiudersi in  camera da letto.

Premette un pulsante sul fidato orologio da polso, e come d'incanto, il soffice e caldo vestito di flanella, in genere usato per infilarsi sotto le coperte, si trasformò in un pratico e scattante costume da supereroina, dalle sembianze di un gufo.
Come un lampo, uscì dalla finestra, andandosi a materializzare nella base segreta a forma di Totem.



- Buonanotte Papà! Buonanotte Mamma! - Salutò Greg, prima di chiudersi  anch'egli in camera.

Un tocco sul quadrante attaccato al cinturino, e anche il suo abbigliamento mutò nelle squame di un energetico geco.
Anch'egli balenò in un lampo verde, direttamente nel quartier generale.



- Come sarebbe a dire? - Stava intanto protestando Connor. - Mamma! Perché hai messo il pigiama in lavatrice?



Base segreta dei PJ.

- Sei in ritardo, Gattoboy. - Puntualizzò Gufetta.

- Come mai il tuo vestito è tutto bagnato? - Chiese Geco.

- Lasciamo perdere. - Liquidò il terzo, rifiutando di dare spiegazioni.

Senza perdere tempo, l'intellettuale del gruppo cominciò a ticchettare le dita in maniera frenetica sulla tastiera virtuale davanti a sè.
Come per magia, una serie di schermi si materializzò, indicando le inquadrature delle varie webcam che sorvegliavano la città, con buona pace della privacy dei cittadini.
Senonchè una di loro inquadrò immediatamente il colpevole del furto, che, non contento del misfatto, non aveva resistito alla tentazione di tornare sul luogo del delitto, semplicemente per pavoneggiarsi davanti a un assistente robot rassegnato.
Venne subito riconosciuto come Romeo, il piccolo scienziato pazzo.
Gattoboy sbottò, indignato.

- Ma non ce l'ha una vita fuori da quel ruolo?

Gufetta fece spallucce.

- Immagino di sì. Come noi, del resto. Però nessuno lo ha mai visto. Io me lo immagino come una sorta di Dexter del famoso Laboratorio omonimo.

- Ma è cattivo! - Puntualizzò Geco, che non si perdeva un episodio del cartone citato. - Più che Dexter, somiglia al suo rivale Mandark!

L'idea piacque a Gufetta.

- Prendiamo nota, un'alleanza tra Mandark e Romeo potrebbe essere un buono spunto per un futuro crossover. Ma adesso il dovere ci chiama: vogliamo andare?

- Alla gattomobile! - Propose immediatamente Gattoboy, ma Gufetta obiettò.

- Ma no, dobbiamo prenderlo dall'alto, con l'elegante Gufaliante!

Di fronte all'ennesimo screzio tra i due, un finto colpo di tosse si intromise: era Geco, con fare timido.

- Questa volta vorrei usassimo la Gecomobile.

- Dai, Geco, la tua Gecomobile va bene sott'acqua, ma per il resto è rumorosissima e lentissima.

- Ma non la usiamo praticamente mai! - Protestò il verde.

Gli altri due sbuffarono, e alla fine Gufetta annuì, condiscendente.

- E va bene.

Un urlo entusiasta riecheggiò nel quartier generale, e qualche minuto dopo, da un canale di irrigazione emerse un mezzo anfibio di colore verde, che con un balzo atterrò sulla strada, derapando di 90 gradi, e poi partì, sgommando, di gran carriera.
Al suo interno, Gufetta e Gattoboy, trattenuti solo dalle cinture di sicurezza, venivano sballottati dallo spericolato stile di guida di Geco.

- E pensare che neppure avremmo l'età per la patente! - Ebbe la forza di rantolare Gatto, prima che un'ondata di nausea lo costringesse a tapparsi la bocca.



Retsuko si svegliò di soprassalto.
Allarmata, fece in tempo a osservare dalla finestra solo il riflesso del bolide verde che si stava allontanando, portando con sè il fastidioso baccano che aveva interrotto l'agognato sonno che era appena riuscita a raggiungere solo dopo innumerevoli rigiramenti nel letto.
E dire, che, a giudicare dalle vie, la zona non solo non sembrava trafficata, ma al contrario, in quel momento era completamente deserta.
Chi poteva essere il delinquente che si divertiva a fare il pilota di Formula Uno a quell'ora?
Senza contare che al giorno d'oggi tutte le auto vanno con modernissimi motori elettrici, decisamente silenziosi.
Già il solo fatto che esistessero ancora catorci con motori più rumorosi di un trattore avrebbe dovuto essere considerato crimine contro l'umanità.
Maledicendolo, tornò a letto, per ricominciare i tentativi di assopimento.



La Gegomobile sgommò a destinazione, sotto lo sguardo di Romeo.
Costui era un piccolo genio del crimine, letteralmente.
Guidava anche lui, in barba alla legge, un mostruoso autoarticolato che fungeva anche da Laboratorio mobile.
Come da cliché per gli scienziati pazzi, andava in giro con un camice da laboratorio, completo di guanti, che lo rendevano, paradossalmente, ancora più affine per un eventuale crossover con il Laboratorio di Dexter. (prendere nota ndA).
Un paio di occhiali protettivi coronavano il tutto, ma il vero tocco di classe era la capigliatura: capelli neri con doppie punte acuminate alla Sayan, con un ciuffo bianco che dava un innegabile effetto "Moglie di Frankestein".
Accolse l'arrivo dei nemici con una punta di sprezzo.

- Ecco i Pigiaminkia!

La capotta della Gecomobile si aprì, e due degli occupanti balzarono fuori, mentre il pilota in verde scendeva con calma.

- Vi stavo aspettando! - Tuonò Romeo, con un sorriso malvagio.

In realtà stava cercando di contenere l'entusiamo, perché finalmente era arrivato un pubblico a cui poter spiegare il suo geniale piano.
Entusiasmo che venne frenato quando si accorse che solo Geco gli stava prestando attenzione.
Quest'ultimo fece un sorriso imbarazzato.

- Solo un attimo, Romeo, gli altri due sono al momento occupati con problemi di ehm... mal d'auto.

Si potevano, in disparte, sentire rumori di vomito.
Dopo essersi ripresi, anche Gatto e Gufetta si presentarono a fianco di Geco.

- Ti abbiamo scoperto! - Accusò il felino. - Sei tu il ladro di microfoni da karaoke!

Non che Romeo avesse fatto qualcosa per nasconderlo: al contrario.
Di fianco al Laboratorio su ruote, lì parcheggiato, era stato allestito un improvvisato impianto di karaoke, con tanto di casse e altre apparecchiature apposite.
E accanto, sorvegliata dalla fedele sentinella robot, vi era una cassa contenente tutti i microfoni rubati.

- Vi piace? E' il mio karaoke personale! Ho rubato tutti microfoni cosicchè possa cantare solo io!

Gli occhi dello scienziato si illuminarono di una luce inquietante, mentre una follia mista ad autocompiacimento si fecero strada nel proposito che stava per rivelare.

- ... E così conquisterò il mondo!

Una risata agghiacciante cominciò a riecheggiare, delirante, isterica...

- .... E come pensi di farlo?

La domanda di una Gufetta scettica colse il malvagio totalmente impreparato, che si pietrificò insieme alla sua risata.
Non potendo ammettere che a quella parte del piano ancora non aveva pensato, Romeo si fece prendere da una grande collera.
Stufo di  quei seccatori, si rivolse all'aiutante.

- Robot, distruggili!



Retsuko tentò di riparare la testa sotto il cuscino.
Si girava e rigirava nel letto, ma ogni volta che tentava di concentrarsi sulle pecore da contare, un qualche schiamazzo la disturbava.
Dovevano esserci dei bambini che giocavano.
- Ma i bambini dovrebbero essere a letto da un pezzo! - Protestò. - Non devono alzarsi presto la mattina?
Non solo aveva passato una giornataccia, non solo non aveva potuto rilassarsi di sera con il suo passatempo preferito, ma adesso non poteva neppure sperare di dormire perché un branco di maleducati e incivili aveva deciso così?
Come si sarebbe presentata, la mattina dopo, in ufficio? Come avrebbe potuto affrontare, in quelle condizioni, una giornata che già l'aveva demotivata in condizioni normali?
I nervi della piccola panda erano sul punto di cedere.
Riprese a contare, non le pecore, bensì fino a 10 per evitare di cedere a una crisi isterica.
6....7...8...9...
Il training autogeno sembrò fuzionare, si sentiva già più calma, più lucida, e più tranquilla.
Un attimo dopo, un rumore di lotta, seguito da un grosso schianto metallico, furono le gocce che fecero perdere quel poco di lucidità rimasto.
Cominciò a piangere,



Lo scagnozzo robotico, sebbene grosso, non presentava una sfida in grado di impensierire i poteri dei Pigiamini, che infatti, come da routine, lo mandarono al tappeto, riducendolo come l'androide Genos di One Punch Man dopo ogni sconfitta.
Romeo, in preda al panico, corse verso i microfoni.

- Miei! Miei! Posso cantare solo io!

E così dicendo, afferrò uno dei microfoni.
Gufetta fece un breve volo e gli atterrò a fianco, po cercò di sottrargli l'apparecchio.
Romeo, tuttavia, non voleva saperne di lasciar andare la presa.
La colluttazione parve a Geco, che sotto sotto era un romanticone, come una cosa dolcissima.
Al che propose un'idea molto stramba.

- Perché non cantate assieme? Ci sono microfoni per tutti!

La proposta colse di sorpresa l'eroina e il villain.

- Io? - Inorridì Romeo. - Con lei?

Gufetta ignorò il commento dello scienziato: era ancora troppo sbalordita.

- E che diavolo dovremmo cantare?

- Potreste cantare una canzone d'amore, come... Romeo e Gufetta!

L'inaspettata proposta di Geco ebbe l'effetto di fare allontare all'istante i due interessati, in preda al disgusto, nonchè a lasciare la presa sul microfono, come se fosse un oggetto maledetto.
Gattoboy cominciò a ridere come non mai.
Romeo non sopportò oltre l'affronto.
Fischiò.

- Ho degli ospiti per voi! - Annunciò, infine.

Ululando, un trio di bambini licantropi, vestiti come emo, irruppe sulla scena.
Gufetta li riconobbe subito.

- I Lupetti! 

- Andate, sbranateli! - Ordinò Romeo.

Geco gonfiò i muscoli da Supegeco, pronto all'azione.
Gattoboy si preparò per usare la supervelocità.
Gufetta si librò in volo, per sorprenderli in picchiata.
Caso volle, però, che il trio di lupi mannari si accorgesse nel frattempo della cassa con i microfoni dentro.
Perdendo del tutto l'interesse per la lotta, i licantropi decisero che ululare canzoni alla luna con i microfoni doveva essere molto più divertente.
Ignorando le proteste di Romeo, presero dunque gli apparecchi ed emisero i loro versi con quanto più fiato possibile.
L'effetto fu destavante, molti vetri dei palazzi circostanti cominciarono a frantumarsi, diverse spaccature si formarono nel terreno.

- Bisogna fermarli! -  Esclamò Gattoboy, e  i suoi compagni annuirono.

I Pigiamini si avventarono contro i Lupetti, e nella rissa generale volarono microfoni da tutte le parti.



Retsuko cadde dal letto. Era una maschera mista di rabbia e lacrime.

- Anche i cani randagi ci si mettono, ora? A fare le serenate alla Luna?
 
Il lato selvaggio della sua anima stava prendendo il sopravvento. Avrebbe finito per prendere a testate la parete, o al peggio, sarebbe scesa in strada a fare una strage di bambini.
Troppa la rabbia, troppa la violenza che aveva represso, come una bestia nera che adesso scalpitava per uscire.
Ira funesta, vendetta, tremenda vendetta.
Se solo avesse potuto...
Dalla finestra entrò, frantumando il vetro, un oggetto.

- Adesso esagerano! - Urlò esasperata la panda. - Anche vandali!

Raccolse l'oggetto, lo riconobbe, sorrise.
Era un microfono.
Lo impugnò, lo accese, si chiarì la voce.
Avrebbe fatto strage di bambini, ma alla sua maniera.

- E' il momento dell'Erode.



Intanto, eroi e villani si stavano affrontando in una battaglia senza quartiere, come i supereroi Marvel in Civil War, come Leonida e Serse nella battaglia delle Termopili, come i lottatori di Smackdown durante la Royal Rumble.
Geco partì alla carica per travolgere il gruppo dei Lupetti, ma questi, agili, si dispersero prima che posse riuscirvi.
Per contro, questi cercarono di circondarlo, ma sulla loro strada trovarono Gattoboy e la sua velocità.
Gufetta fornì supporto aereo, rallentandoli con raffiche di vento.

Nella gazzarra, Romeo, rimasto prudentemente in disparte, si rivolse all'assistente Robot, ancora impegnato a raccogliere i propri pezzi lasciati sul campo, e sussurrò l'ordine di sbaraccare l'impianto Karaoke e di caricare tutto sul Laboratorio su ruote.
Ma al momento di avvicinarsi, lo scienziato e l'automa trovarono una misteriosa figura a forma di panda minore che stava trafficando con le attrezzature.

- E tu chi saresti? - Domandò Romeo.

Il panda, con indosso un pigiama, salutò l'umano con un umile inchino.

- Sono la signorina Retsuko. - Si presentò, con il più cortese dei sorrisi. - Non riuscivo a dormire, e allora ho pensato di venire a cantare un po' al vostro Karaoke.

- Chi sei? - Ripetè il bambino, studiando con curiosità il folto pelo che la ricopriva. - Sei una bambina lupo come il trio laggiù?

E indicò il campo di battaglia, dove tutti si erano appena fermati, con l'attenzione generale spostata sul nuovo arrivo.

- In realtà sarei un panda. - Precisò l'animale, mantenendo il sorriso di circostanza, mentre le sopracciglia si aggrottarono leggermente, e aggiunse: - E ho 25 anni.

Romeo accolse la notizia con scetticismo, e rispose con irritante sarcasmo.

- Un'adulta bassa come me? Chi credi di prendere in giro?

- Quella presa in giro mi sento io.

Il tono di Retsuko, da gentile e solare, si era abbassato di due ottave,
E si doveva essere abbassata anche la temperatura, constatò lo scienziato, altrimenti non si sarebbe spiegato quell'irrazionale brivido lungo la schiena che aveva appena avvertito.
La signorina, intanto, continuò.

- A quest'ora dovreste essere a dormire, tutti. Lo sapete?

- Beh, veramente, - Tentò Gattoboy. - Noi saremmo gli eroi....

I lupetti, invece, non erano disposti a tollerare qualcuno che gli facesse la morale.
Uno di loro avanzò, con fare spaccone.

- Nessuno può dirci cosa possiamo o non possiamo fare!

Il secondo licantropo, una femmina, rincarò la dose.

- I Lupetti fanno quello che vogliono e quando lo vogliono! E se non ti sta bene, vattene a casa a dormire, vecchia!

Quel "vecchia" fu la goccia.
Il sorriso, via via sempre più forzato, si stava trasformando in una caricatura grottesca, un ringhio primordiale, alimentato da una rabbia tenuta troppo a lungo dalle catene di una facciata sociale chiamata educazione.
La mano destra strinse ancora di più il microfono, fino a farsi venire le nocche bianche.

- E' ciò che sto cercando di fare da ore: dormire! E anche ieri sera, volevo cantare. Ma sembra che sia io, l'adulta, quella a cui non viene concesso nulla, qua.

L'altra mano accese l'impianto, e poi selezionò istintivamente un disco dal repertorio.
Dopodiché, premette "Play".
Un sottofondo distorto di chitarre cominciò a riempire l'ambiente.
La melodia sembrava particolarmente malvagia, inquietante, sinistra.
Roba che contagiò, con i brividi, anche degli eroi senza paura come i Pigiamini.
Il terzo licantropo, che nel frattempo era rimasto in disparte, potè percepire nella sua interezza l'aura angosciante che si stava sprigionando dal panda, e per questo cercò di fermare i compagni.

- Ragazzi, forse non dovremmo...

Gli altri due liquidarono la sua prudenza, deridendolo come codardo.
Come faceva a non capirlo? Li stava sfidando.
Loro, i Lupetti!
Gonfi della spavalderia dettata dal loro orgoglio di licantropi, si sentivano coloro che rappresentavano il terrore della notte, l' anarchia della Natura, la furia risvegliata dalla Luna piena.
E avrebbero dovuto avere paura di una vecchia nanerottola pelosa?
Loro la paura la incutevano.
Gonfiando i polmoni, ulularono tutta la loro potenza.
Ciò che riceverettero in risposta, però, li spiazzò, perché alle loro orecchie sembrò l'apocalisse.

Avvicinando il microfono alla bocca, Retsuko esplose con un ruggito che investi come un'onda d'urto tutta la zona, così potente che tutti venne scagliati via.
L'istinto dei fieri lupi mannari, travolti dalla sproporzionata forza aggressiva, tramutò la temerarietà in istinto di sopravvivenza.
Gli ululati mutarono in uggiolìi, e fu immediato il dietrofront che fece girare i tacchi ai due licantropi e li fece precipitare in una indecorosa fuga.
Il terzo li seguì, non avvedendosi di un crepaccio lì vicino, nel quale precipitò in perfetto stile di Wile E Coyote.
Salvo aggiungere, dopo il tonfo sul fondo, un rassicurante: - Sto bene!

Intanto, sul palco, la canzone del Diavolo aveva inizio.
Con legioni di demoni che pogavano, Retsuko, anzi, Aggretsuko, intonò il suo lamento:

"Ditemi perche dovete sempre aspettare che sia notte.
distruggere gli abbracci di Morfeo e, per cosa? Fare a botte!
Salvate la giornata ma lo fate rovinando l'esistenza
se non scappate a letto ora, giuro che mi scatta la violenza."

Nel momento in cui la batteria elettronica rallentava, lasciando una tregua alla furia Death Metal,  che la stava sballottando in aria come un giungo nella tempesta, Gufetta cercò di spiegarsi.

- Noi eravamo qui per rimediare al furto dei microfoni da parte di Romeo!

- Silenzio, Pigiamacci! - Intimò Romeo, aggrappato a un palo. - E non osate mettere in discussione  il mio piano di conquista del mondo!

Per tutta risposta, Retsuko si voltò verso di lui, e gli ruggì come il T-Rex di Jurassic Park.

"Conquistare il mondo? Conquistarlo quando? Conquistare un corno!
Il tuo genio immondo, ha toccato il fondo, scemo a tutto tondo!
Shakespiriani tentativi di affrontare la nemesi e vendicarti
Ma la rivalsa dell'Amleto si è corrotta in un gran Pigiama party".

- Non ti permetto di deridermi! - Sbottò lo scenziato. - Io sono Romeo, il genio del male! Uohohoho!

Per risposta alla risata di quest'ultimo, la panda rise a sua volta.
Ma la sua risata, molto più malvagia, terrificante, stridente, raccapricciante, fece sembrare a confronto il verso di Romeo a un innocuo "Ho ho ho" di Babbo Natale.
E poi, continuò.

"Genio del male": ma tu sai cos'è il male?
Il dolore lacerante, l'incubo aberrante,
di un'anima urlante nell'inferno ripugnante.
Sofferenza, strazio, il supplizio e il patimento
Afflizione, angoscia, il rimpianto e il tormento."

Questo fu troppo per il povero scienziato, che lasciò la presa dall'appiglio e venne sballottato in aria. L'assistente robot lo prese al volo, ma finì per essere sollevato anch'esso.
Fu solo per un colpo di fortuna che entrambi andarono a finire dentro il Laboratorio a ruote.

- La prossima volta vincerò io! - Soffiò, Romeo, astioso, mentre il suo piede schiacciava sull'acceleratore, in una indecorosa ritirata.

La musica brutale, intanto, andava sfumando, così come l'adrenalina nel sangue di Retsuko, la cui smorfia mostruosa si rilassò, gli occhi alla Gene Simmons tornarono a minuscoli puntini alla Hello Kitty, e il diavolo in persona tornò ad essere una mite e cortese signorina.
I Pigiamini erano ancora scossi, tanto che impiegarono qualche minuto, prima di vincere la titubanza e avvicinarsi.
Fecero per parlare, ma fu Retsuko a chinarsi per prima, proferendo scuse.
L'improvviso cambio di atteggiamento confuse gli eroi, tanto che Gufetta, impietosita, appoggiò una mano sulla spalla del panda.

- I miei complimenti. E' la prima volta che vedo qualcuno riuscire a cacciare un cattivo con una ehm... canzone!

La signorina alzò lo testa, e venne accolta dall'entusiasmo di Gattoboy.

- E' un potere incredibile! La voce da superPanda! Anche tu. come noi, hai un pigiama con poteri da animale?

- No, in realtà, io sarei un panda autentico....

- Un panda? - Ribattè  Geco, sorpreso. - Un panda che parla? Forse sei l'incarnazione di una dea, come Bastet o An Yu?

- Sono solo una semplice segretaria... - Tentò di spiegare Retsuko, al colmo dell'imbarazzo.

Ma era venuto il momento delle vere scuse. E fu Gufetta a porle per prima.

- Ci dispiace di aver disturbato il tuo sonno. E dobbiamo anche ringraziarti! Ci hai aiutato a recuperare i microfoni del Karaoke.

- Beh, di questo sono io a ringraziare voi! - Ribattè Retsuko. - Finalmente il locale potrà aprire!

Soddisfatto, Gattoboy alzò un braccio per celebrare la consueta vittoria.

- Superpigiamini, fate festa!

Gli altri due si unirono al coro.

- Sarà una bella giorn....

Un colpo di tosse li interruppe: era Retsuko, che li stava fulminando con gli occhi.

- Potreste fare meno rumore?

... - ata anche questa. -  Sussurarono con un filo di voce.

E facendo il più piano possibile, si misero a raccogliere i microfoni per riportarli al locale.
Sorridendo, Retsuko li salutò.

- Buonanotte!



L'indomani pomeriggio.

Connor, Amaya e Greg si stavano divertendo con il Karaoke al suo primo giorno d'apertura.

- Bella interpretazione, Connor - Si complimentò Amaya. - Anche se la voce non era potente come quella della signorina di ieri notte!
- Dubito che chiunque potrebbe eguagliarla. - Ribattè il castano, posando il microfono.

Uno scampanellio, intanto, introdusse un nuovo cliente.
Il trio di bambini si voltò, e videro di spalle una posata signorina, con giacchettina e gonna al ginocchio, mentre parlava col proprietario, chiedendo di una sala privata.
Quest'ultimo, con un cenno d'intesa, le indicò un angolo riparato, dove vi era un ingresso con tendina.
Ringraziando, con movimenti eleganti e leggiadri, scomparve dietro il telo.

- Avete notato? - Congetturò Amaya. - Sembrava un adulto, ma era alta come noi.
- Se è per questo, ho notato anche delle anomale orecchie. - Aggiunse Greg.
- Per tacere del pelo rossiccio. - Concluse Connor.

I tre ci pensarono su. Amaya fu la prima a domandarlo:

- Credete che fosse....?

Prima di poter concludere la domanda, un lungo ruggito, ovattato, si diffuse nel locale, al quale seguirono numerosi grugniti e brontolii.

Il padrone del locale sospirò.

- Dobbiamo insonorizzare quella saletta ancora di più!

Tutti e tre i bambini annuirono sulla conferma dei loro sospetti, e scoppiarono a ridere.



FINE






  
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