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Autore: BlackHawk    22/04/2020    2 recensioni
Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che qualcuno arrivò alle sue spalle, le tappò la bocca con una mano e la spinse contro il muro più vicino.
Caitlin provò a urlare, ma non ci riuscì.
Lo sconosciuto era decisamente più forte di lei e le stava facendo chiaramente segno di stare zitta.
-Non voglio farti del male, Caitlin. –le disse sottovoce l’uomo. –Ma devi stare zitta, altrimenti attirerai la loro attenzione.-
Caitlin sgranò gli occhi, sempre più impaurita. Quel tipo conosceva il suo nome.
-Promettimi che non ti metterai a urlare. – disse poi, allentando la presa su di lei.
Caitlin fece quello che avrebbero fatto tutti. Fissò lo sconosciuto negli occhi e annuì.
Lui la osservò per qualche secondo e poi la lasciò andare.
-Non ti muovere da lì.-
Lo vide sporgersi verso il vicolo in cui qualcuno aveva chiaramente usato una pistola e poi ritornare in fretta nel punto in cui si trovava prima.
-Se ne sono andati. – osservò, passandosi una mano nei capelli.
Scosse la testa e poi posò di nuovo il suo sguardo su di lei, fissandola intensamente. -Si può sapere che diavolo ci fai in giro da sola a quest’ora?-
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caitlin non riusciva a prendere sonno.
Era ancora molto turbata e confusa da quello che era successo durante il giorno e non aver avuto un confronto diretto e soddisfacente con Jake la faceva sentire anche peggio, come se fosse rimasto in sospeso qualcosa di importante. Qualcosa di cui, però, doveva venire assolutamente a capo in un modo o nell’altro.
Dopo che lui era venuta a prenderla in libreria, infatti, le cose erano andate in un modo alquanto bizzarro.
Jake le aveva rivolto a stento la parola e lei, invece di fare mille domande e correre il rischio di ottenere zero risposte, lo aveva assecondato, ripromettendosi di parlare con lui in seguito, magari in un momento più tranquillo per tutti e due.
Ma quel momento non era mai arrivato, sia perché Jake aveva trascorso parecchio tempo al telefono, sia perché lei si era fatta mille scrupoli su come affrontare quella conversazione con lui nel migliore dei modi.
E alla fine non era successo proprio niente.
Avevano cenato limitandosi a parlare del più e del meno e poi Jake si era chiuso in camera sua senza mostrare alcun interesse nei suoi confronti.
Caitlin non aveva ancora capito se era un modo per tenerla alla larga alla luce di quello che lui le aveva confidato il giorno prima oppure un modo per non farsi fare domande su quello che era successo in quella singolare e difficile giornata.
Perché in fondo lei, di quello che era successo, non aveva capito proprio tutto.
Non aveva capito ad esempio se Jake sapesse che suo padre stava indagando sul farmaco che era stato prescritto anche a Thomas ed eventualmente in quali termini, e soprattutto non aveva capito come mai Abigail si fosse esposta così esplicitamente davanti al figlio nel sostenere che loro due non si dovessero assolutamente mettere insieme.
Era ovvio che Jake parlasse molto con sua madre, altrimenti lei non avrebbe mai potuto sapere certe cose, ma sotto sotto era convinta che ci fosse dell’altro.
Dell’altro che lei, ovviamente, non aveva ancora capito.
Si rigirò per l’ennesima volta nel letto e poi sospirò.
Non poteva andare avanti così.
Era snervante rigirarsi a oltranza nel letto senza avere una minima speranza di addormentarsi.
Scacciò via il lenzuolo con cui si era coperta più di un’ora prima e poi si alzò.
Magari poteva frugare nella credenza di Jake e vedere se lui avesse qualche tisana veloce da preparare oppure anche una semplice camomilla.
Non ce la faceva più a stare sdraiata nel letto con gli occhi sbarrati e qualunque cosa la potesse aiutare a rilassarsi era ben accetta.
Si infilò una vestaglia leggera che non l’avrebbe fatta girare con un pigiama striminzito per casa e poi si diresse in cucina.
Non riuscì a mascherare un’espressione sorpresa quando vide che la luce era accesa.
Jake era ancora in piedi e presumibilmente non riusciva a prendere sonno esattamente come lei.
Cat si schiarì la voce e poi entrò in cucina. –Ehi.- gli disse, sorpresa di trovarlo in piedi.
Jake era seduto intorno all’isola, a bere un bicchiere d’acqua.
I suoi occhi la squadrarono da capo a piedi, ma per qualche strano motivo lei non si sentì in imbarazzo.
Si era messa la vestaglia apposta. Per evitare di rimanere in canotta e pantaloncini davanti a lui nel caso in cui si fossero incrociati.
-Non riesci a dormire?- le chiese Jake, finendo il suo bicchiere d’acqua.
Cat annuì e poi gli chiese se per caso avesse qualche tisana oppure qualche filtro di camomilla da mettere in un po’ d’acqua.
Lo vide sorridere e scuotere la testa.
-Immagino che tu non sia un tipo da camomilla.- gli disse, divertita.
Jake si lasciò sfuggire un sorriso. –Immagini bene.-
A quel punto Cat si sedette intorno all’isola anche lei.
Poteva sfruttare quell’occasione per parlare con lui.
In fondo erano entrambi svegli ed era solo mezzanotte.
Una piccola conversazione sui temi che più le premevano non era poi così fuori luogo come si potesse pensare.
Notò che lui indossava una maglia a maniche lunghe blu e un pantalone morbido grigio.
Per un attimo pensò a quanto fosse assurda quella situazione.
Lei e Jake in pigiama a chiacchierare in cucina a quell’ora. Chi lo avrebbe mai detto?
-A che stai pensando?- le chiese Jake, curioso.
Cat esitò. Non poteva dirgli veramente a cosa stesse pensando.
Non dopo il bacio che lui le aveva dato e la rivelazione che le aveva fatto il giorno dopo.
Si schiarì la voce e poi partì all’attacco. –Non credi che dovremmo parlare di quello che è successo?- gli chiese, incrociando le braccia al petto.
Jake sospirò e Cat non poté fare a meno di pensare che quello era solo il preludio ad una serie di bugie che lei avrebbe puntualmente smascherato.
-Di che vuoi parlare?- le chiese invece Jake, cogliendola alla sprovvista.
Era molto più aperto e disponibile del solito e Cat non si fece sfuggire quell’occasione.
Puntò i suoi occhi azzurri in quelli scuri di Jake e poi gli parlò apertamente. –Cosa c’entra mio padre con quel farmaco che è stato prescritto anche a Thomas?- iniziò a chiedergli, partendo dall’argomento che più le premeva.
Lo sguardo di Jake si incupì. E per un attimo Caitlin si chiese se lui avrebbe risposto a quella domanda dicendole la verità.
-Ci sono delle indagini in corso su quel farmaco.- rispose Jake, soppesando bene le parole. –Ci sono state delle morti sospette negli ultimi anni che potrebbero avere a che fare con i principi attivi contenuti al suo interno.-
Cat annuì. Quello che lui le stava dicendo aveva un senso e si avvicinava parecchio alle sue supposizioni, perciò, per una volta, lei gli fu grata per la sua sincerità.
-Credi che mio padre lo avesse capito?- gli chiese, facendo due più due.
Jake alzò le spalle.- Difficile a dirsi.- le rispose. –Non ho ancora visto l’appunto che ha fatto e non posso darti una conferma così, su due piedi.-
Cat esitò. Come mai non le aveva chiesto di vederlo allora?
-Aspetta un attimo.- gli disse, alzandosi.
Andò a recuperare il biglietto e poi glielo fece vedere.
Jake lo lesse attentamente e poi glielo riconsegnò.
-Chi sono queste persone?- gli chiese a quel punto Cat, sperando di capirci qualcosa.
Jake evitò il suo sguardo. –Alcune delle vittime.-
-Quindi conosci alcuni di questi nomi.- disse Caitlin, vicina alla verità.
Il figlio di Abigail scosse la testa. –Non dovremmo nemmeno parlarne.- si limitò a dire, facendole capire che erano informazioni riservate che non poteva rivelarle.
Cat non lo incalzò.
In fondo lui era pur sempre un detective della omicidi e non poteva parlare con lei delle sue indagini, anche se quelle indagini, per uno strano caso del destino, fossero collegate in un qualche modo a suo padre.
-Forse papà aveva scoperto qualcosa prima di morire in quello stramaledetto incidente.- gli disse comunque, pensierosa.
Vide Jake irrigidirsi, ma lei interpretò la sua reazione come un ulteriore tentativo di farle capire che non ne poteva proprio parlare.
-Ma è morto prima di arrivare alle conclusioni.- aggiunse anche, sospirando.
Jake non disse nulla e lei rispettò il suo silenzio.
Poi però le venne in mente un’altra cosa.
-Credi che Thomas sia stato ucciso perché aveva capito gli effetti dannosi di questo farmaco?-
-Non lo so, Caitlin.- ammise Jake. –E anche se lo sapessi non potrei certo dirlo a te.-
Cat annuì. Il confronto con lui si stava rivelando un completo fiasco.
Aveva scoperto molto poco parlando con lui, solo che forse sua padre aveva iniziato a farsi delle domande su un medicinale apparentemente innocuo, ma per lei questo non era abbastanza.
Aveva tante altre domande da fargli, ma sapeva benissimo che lui non poteva darle tutte le risposte che cercava.
-Tu sapevi che mio padre aveva iniziato a farsi delle domande sul Parenol?- gli chiese, preoccupata.
Jake scosse la testa. –Non sapevo nulla dell’appunto che aveva fatto fino a quando non me lo hai detto tu stessa oggi.-
Cat gli credette, ma solo in parte.
Era convinta che lui non fosse a conoscenza di quell’appunto, ma non era sicura del fatto che non sapesse che suo padre era in un qualche modo coinvolto in quella vicenda.
Per un attimo si chiese se l’assassino di Thomas sapesse delle indagini di suo padre.
Poi però quel pensiero scomparve dalla sua testa così com’era venuto.
I suoi erano morti in un incidente d’auto e se qualcuno avesse saputo che suo padre stava facendo delle indagini scomode sicuramente avrebbe provato a toglierlo di mezzo in un altro modo.
Si costrinse a non soffermarsi su quei pensieri e poi fece un altro paio di domande a Jake.
-Mike c’entra qualcosa in questa storia?-
Jake si alzò dallo sgabello accanto all’isola e poi si prese un altro bicchiere d’acqua.
Le rispose dandole le spalle, rivolto verso il ripiano della cucina.
-Perché me lo chiedi?-
A Cat quella risposta non piacque affatto.
E non perché fosse un’altra domanda, ma perché per lei era un segnale evidente del fatto che forse Mike in un modo o nell’altro fosse coinvolto in quella storia.
-Lui sa di queste morti sospette?- lo incalzò, sempre più testa.
A quel punto Jake si voltò verso di lei e sospirò. –Non saresti dovuta andare da lui.- si limitò a dirle, evasivo.
-Questo significa che è coinvolto anche lui?- gli chiese, allarmata. – E Kane lo sa?-
-Fai troppe domande, Caitlin.- la rimproverò Jake, lasciandosi sfuggire un altro sospiro.
-Io dovrei essere messa a conoscenza di queste cose, non trovi?- replicò Cat, con i nervi a fior di pelle. –Gli Allen sono amici di famiglia e io...-
Jake la interruppe bruscamente. –Allen è apposto.- si limitò a dirle.
Ma lei non capì a quale dei due si riferisse, se a Mike o a Kane.
E poi trovò paradossale che lui avesse usato quelle parole perché erano le stesse che aveva usato anche Kane a proposito di lui.
Quindi non avevano un rapporto idilliaco, ma almeno si fidavano l’uno dell’altro.
Era già qualcosa, dal suo irrilevante punto di vista.
-È tardi Cat.- le disse a un certo punto Jake, alludendo al fatto che fosse quasi mezzanotte e mezza.
Ma Cat non si fece intimidire.
Si alzò dallo sgabello e poi gli fece l’ultima, ma non meno importante, delle domande che voleva fargli.
-Perché tua madre non vuole che io e te ci frequentiamo?- gli chiese, incrociando il suo sguardo.
Jake si passò una mano nei capelli.
Lo faceva quando era nervoso oppure quando era sovrappensiero e la sua reazione non le piacque neanche un po’.
-Perché sa che sto indagando su questi omicidi, tra cui quello di mio zio, e che qualsiasi cosa possa nascere tra di noi non può avere futuro.- le spiegò.
Cat per qualche strano motivo si fece andar bene quella spiegazione.
In fondo era coerente con quello che le aveva detto anche lui e non c’era nessun motivo per mentire su una cosa del genere.
-Non che si ponga il problema.- aggiunge poi, fissandola.
Cat arrossì. Le stava dicendo che il problema non si poneva perché lei lo aveva in un qualche modo rifiutato e anche se non ci fossero state le indagini di mezzo sicuramente non sarebbe mai nato niente tra di loro.
Abbassò lo sguardo e poi gli augurò la buonanotte, non sapendo che altro dire.
Si era addentrata in un campo minato che in quel momento non era in grado di affrontare.
Perciò fece quello che sapeva fare meglio.
Alzare le tende e scappare.
Jake le augurò a sua volta la buonanotte e poi ognuno si diresse nella proprio camera.
Cat non aveva ottenuto molte risposte, ma per qualche strano motivo si sentiva più tranquilla.
Si infilò di nuovo sotto le coperte e poi finalmente si addormentò.
 
Il giorno dopo, Caitlin continuava a sentirsi tranquilla.
Lavorò serenamente in libreria fino alle sei e poi Jake la venne a prendere con la  macchina.
Mentre tornavano a casa, lei si rese conto di non avergli ancora parlato della festa che avrebbe dato il fidanzato di Lauren a casa sua quella sera.
Non era corretto dirglielo all’ultimo, ma tra una cosa e un’altra non aveva avuto più un briciolo di tempo per parlargliene.
Decise di rimediare prima che fosse troppo tardi.
Lanciò un’occhiata fuori dal finestrino e poi si schiarì la voce. –Oggi il fidanzato della mia migliore amica compie gli anni.- disse, come se fosse quello il punto più importante.
Jake la guardò per una frazione di secondo e poi tornò a concentrarsi sulla guida.
Chiaramente la notizia non era di suo interesse e quindi non le stava minimamente dando retta.
-Dà una festa a casa sua stasera.- aggiunse Cat, sperando che la cosa non gli desse fastidio.
-Devi chiedermi qualcosa, Cat?- le domandò Jake, venendo al punto.
Caitlin osservò per un attimo il blu del mare che cominciava ad avvicinarsi e poi gli disse che aveva bisogno di un passaggio.
Jake si irrigidì, ma lei non capì per quale motivo.
-Ci vuoi andare?- le chiese poi, con un tono che lei non riuscì affatto a interpretare.
-Sì.-
Jake annuì. –Va bene.-
-Dici sul serio?-
Jake annuì un’altra volta. –Non sei agli arresti domiciliari come pensi tu e andare ad una festa di ventenni non credo che possa metterti in alcun modo in pericolo.-
Cat colse però anche qualcos’altro nelle sue parole. –Ma?- disse infatti, sicura che lui non avesse finito il discorso.
-Ma forse è il caso che ti accompagni.-
Cat soffocò l’impulso di scuotere la testa.
Cosa? Jake voleva venire alla festa di Alex con lei? E cosa avrebbe detto a Lauren?  Che lui era il suo accompagnatore?
Caitlin prese un respiro profondo.
Doveva trovare un modo carino e gentile per dirgli che lui non poteva andare con lei alla festa.
Non erano una coppia e non lo sarebbero mai stato.
Che senso aveva andarci insieme?
E poi a casa di Alex non avrebbe corso nessun pericolo. Non c’era proprio motivo di preoccuparsi.
-Non ti preoccupare.- gli disse infatti. –Ci saranno poche persone e non è necessario che ti scomodi.-
Jake entrò nel vialetto del parcheggio e poi posizionò la macchina al posto riservato a lui.
Cat lo osservò mentre tirava il freno a mano e poi mentre si sganciava la cintura di sicurezza.
Aveva un’espressione strana sul viso e lei si preparò al peggio.
-Insisto.- le disse infatti, con un tono che non ammetteva repliche.
Bene. Jake era sul piede di guerra e lei non sapeva come fare.
Non poteva portarlo alla festa di Alex. Non poteva e basta.
E anche se avesse potuto e voluto a che titolo lo avrebbe portato con lei?
Non era il suo fidanzato né un suo amico.
Come ne sarebbe uscita?
Jake scese dalla macchina e lei fece lo stesso.
-Basta che mi accompagni e che mi vieni a riprendere.- provò a dirgli, senza farsi prendere dal panico.
Jake le lanciò un’occhiata. –Che ti prende?-
-Niente, perché?-
-Non vuoi venga con te a questa festa.- le disse lui, in tono asciutto.
-Ma no, ti sbagli.- si affrettò a dire Cat. –È solo che ti annoieresti a morte e lì non corro nessun pericolo, quindi...-
-Quindi andiamo insieme.- la interruppe lui. –Fine della discussione.-
Cat scosse la testa. –Cosa pensi che possa mai succedere?-
Jake alzò le spalle. –Non lo possiamo sapere.-
-Ma con questo criterio non dovrei andare da nessuna parte.- protestò Caitlin, allibita.
-Questo valeva fino al giorno in cui non sei andata a fare un mucchio di domande alle persone sbagliate nel posto sbagliato.-
Caitlin stava per aprire bocca quando si rese conto che lui aveva ragione.
Aveva fatto un casino, come al solito.
E va bene. Sarebbe andata alla festa con lui.
Che diavolo sarebbe mai potuto succedere?
 
Un’ora dopo Caitlin era pronta.
Osservò la sua immagine riflessa nello specchio e poi sorrise, soddisfatta del risultato.
Indossava un vestitino rosso morbido, ma stretto in vita, che le arrivava poco sopra le ginocchia e sopra un giacchetto di pelle nero che aveva da una vita.
Non aveva tacchi, quindi si limitò a mettere un paio di stivaletti neri che non fossero troppo sportivi rispetto al vestito che indossava.
Aveva fatto qualche onda morbida ai capelli e il suo trucco era un po’ più acceso del solito.
Doveva ammettere che stava proprio bene quella sera.
Per un attimo si chiese come l’avrebbe vista Jake. Gli sarebbe piaciuta?
Poi però si disse che non aveva nessun senso chiederselo e quindi scacciò via quel pensiero dalla testa.
Recuperò la sua borsa dalla scrivania e poi andò in salone.
Jake era già pronto, camicia e jeans scuri, e stava scrivendo qualche messaggio sul telefono.
Si voltò verso di lei non appena Cat mise piede in salone.
A quel punto infilò il telefono nella tasca dei jeans e la squadrò da capo a piedi.
Cat si schiarì a voce, a disagio.
Come mai la stava guardando in quel modo? Non gli piaceva come era vestita?
-Sei bellissima.- le disse invece Jake, evitando il suo sguardo.
Caitlin arrossì. –Grazie.- mormorò. -Anche tu stai benissimo.-
Ed era vero. Era vestito in modo sportivo ma elegante e nel complesso era davvero affascinante.
-Andiamo?- le chiese poi Jake, lanciando un’occhiata all’orologio.
Cat annuì.
Uscirono entrambi di casa e poi si avviarono verso la macchina.
-Dove abita il fidanzato della tua amica?- le chiese Jake qualche minuto dopo, salendo in macchina.
-Non lontano da qui.- rispose Caitlin. –Anche lui abita fuori città.-
Jake le chiese l’indirizzo e poi si avviò nella direzione che lei gli aveva indicato.
 
Arrivarono un quarto d’ora dopo, verso le sette.
Jake parcheggiò la macchina lungo il vialetto che costeggiava il giardino della casa di Alex e poi scesero entrambi.
Cat sorrise.
Alex e Lauren abitavano in una di quelle villette a schiera di legno a due piani che lei adorava.
Intorno c’era un ampio giardino verde e sul retro una piscina che Alex aveva fatto costruire grazie a un piccolo contributo dei genitori.
Doveva ammettere che se un giorno avesse dovuto scegliere dove abitare, anche lei probabilmente avrebbe scelto una casa simile alla loro.
Le piaceva stare in mezzo al verde e soprattutto la tranquillità che solo una villetta monofamiliare poteva offrirle.
Lanciò un’occhiata a Jake e poi si avviò verso l’ingresso della villa.
Cat notò che il cancello era aperto e non poté fare a meno di chiedersi come mai.
Per poco non le venne un colpo quando capì quante persone c’erano alla festa di Alex e quanto rumore stessero facendo nel suo giardino.
-Tutti amici del festeggiato?- le chiese Jake, perplesso.
-Non ne ho idea.- rispose Cat, sconvolta.
C’erano ragazzi e ragazze dai venti anni in su che scherzavano e ridevano in gruppi e una musica ad alto volume che sovrastava quasi tutte le voci.
Caitlin non aveva mai visto tutta quella gente alla festa di Alex e per un attimo si chiese cosa ci fosse di diverso quest’anno rispetto a quelli scorsi.
-Caitlin!- esclamò a un certo punto una voce femminile alla loro destra, attirando la sua attenzione.
Cat si voltò e il suo sguardo incrociò quello allegro e contento di Lauren.
Indossava anche lei un vestitino, ma il suo era attillato e a differenza di Caitlin lei indossava un paio di decolleté con il tacco che la facevano sembrare altissima.
-Ciao, Lauren.- la salutò, accennando un sorriso.
Lauren l’abbracciò e poi il suo sguardo si posò su quello di Jake.
-Non mi presenti il tuo amico?-
Cat si schiarì la voce. –Lauren, lui è Jake.- le disse, imbarazzata.
Come poteva spiegarle la sua presenza lì?
Poi si voltò verso Jake. –Jake, lei è la mia migliore amica, Lauren.-
Lauren sorrise. –È un piacere conoscerti.- disse a Jake, allungando una mano verso di lui.
Cat vide che lui la strinse e poi fece un cenno con il capo.
-Alex dov’è?- chiese poi a Lauren, non vedendolo da nessuna parte.
-In giro, da qualche parte.- rispose la sua migliore amica, alzando le spalle.
Cat sorrise. –Gli volevo fare gli auguri.-
Lauren si guardò intorno e poi schioccò le dita. –Se non è in giardino, sicuro è dentro casa.- le disse. –Venite con me.-
Cat lanciò un’occhiata a Jake, che si guardava intorno attentamente, e poi seguì Lauren.
Jake ovviamente non rimase indietro ed andò con loro.
Lauren li portò dentro casa.
Era una villetta molto grande, la loro, e dentro era arredata con mobili moderni ma classici.
Attraversarono l’ampio salone arredato in legno, dove c’erano altre persone sedute sui divani a chiacchierare, e poi si dissero in cucina, dove Alex stava parlando con due ragazzi che davano loro le spalle.
-Piccola.- disse subito a Lauren, con un sorriso sulle labbra.
Caitlin non fece in tempo a dire nulla, perché i due ragazzi che erano con lui si voltarono verso di loro.
Uno dei due era il cugino di Alex, un ragazzo dell’età sua con folti capelli neri e due occhi verdi come quelli di Alex, mentre l’altro era più alto e aveva corti capelli castani e due occhi chiari che Cat riconobbe subito.
Si irrigidì. Che diavolo ci faceva Ryan alla festa di Alex?
-Ehi, Caitlin.- la salutò Alex, distogliendola da lui. –Come stai?-
Cat si schiarì la voce e si concentrò solo su di lui. –Tutto bene e tu?- rispose. –Tanti auguri, comunque.-
Alex la guardò con i suoi profondi occhi verdi e poi sorrise. –Grazie, Cat.- le disse. –Ti ricordi mio cugino Peter?-
Cat annuì e poi il suo sguardo incrociò quello di Ryan, che la salutò. –Caitlin.-
-Ciao, Ryan.-
Poi guardò Lauren. Lei sapeva che Ryan sarebbe venuto alla festa del suo fidanzato?
Lauren la guardò per qualche secondo, come a volerle dire che dopo le avrebbe spiegato tutto, ma poi si girò verso Alex.
-Voi due vi conoscete?- le chiese quest’ultimo, guardando prima lei e poi Ryan.
Cat non disse nulla, mentre Ryan annuì. –Abbiamo studiato insieme qualche volta.-
Il suo tono non le piacque affatto perché sembrava voler alludere anche a qualcos’altro.
-E tu invece non ci presenti il tuo amico?- le chiese poi Alex, riferendosi a Jake.
Cat si voltò.
Per un attimo era stata così concentrata su quello che stava succedendo davanti a lei, che si era quasi dimenticata di lui.
Jake la stava fissando in modo strano e a giudicare dallo sguardo che aveva probabilmente si stava chiedendo chi diavolo fosse Ryan e perché all’improvviso l’atmosfera fosse cambiata.
-Ehm, sì...-disse Cat, voltandosi di nuovo verso Alex. –Lui è Jake, un amico.-
Ryan la fissò e poi posò il suo sguardo su Jake.
Lei fece finta di niente e poi provò ad abbozzare un sorriso.
Era molto imbarazzante quella situazione e la cosa cominciava a darle fastidio.
-Va bene.- si intromise per fortuna Lauren, allegra. –Faccio fare un giro a Lauren e Jake.-
Cat tirò un sospiro di sollievo dentro di sé.
La sua migliore amica era appena venuta in suo soccorso.
Alex e Peter le dissero che si sarebbero visti dopo, mentre Ryan si limitò a lanciarle un’occhiata.
A quel punto Cat seguì Lauren e Jake seguì lei.
Non appena furono fuori, Cat sbuffò.
-Che c’è?- le chiese Lauren, preoccupata.
Si misero in un angolo del giardino un po’ più tranquillo e poi lei si schiarì la voce.
Cat non voleva parlare davanti a Jake, perciò si limitò a scuotere la testa.
Ma lui non fece finta di niente. –Ex fidanzato?- le chiese, attirando la sua attenzione.
Cat non fece in tempo a dire nulla perché Lauren l’anticipò. –Assolutamente no.- si affrettò a dire. –Sono usciti un paio di volte, ma non è mai nato niente perché Cat lo ha allontanato bruscamente dalla sua vita quando i suoi sono morti.-
Cosa?
Ma perché Lauren diceva tutti i fatti suoi a Jake?
-Vi vado a prendere qualcosa da bere.- annunciò poi, lasciandoli da soli.
Cat sbuffò. Non aveva nessun diritto di dire quelle cose a Jake. Perché lo aveva fatto?
Jake si avvicinò a lei e poi incrociò le braccia al petto. –Che hai?- le chiese, con un tono così dolce che a lei venne quasi voglia di abbracciarlo.
-Niente.-
-È per via di quell’idiota?- le chiese, riferendosi a Ryan.
Cat rise. Ryan non aveva mai fatto parte della sua vita, ma il modo in cui aveva detto che loro due qualche volta avevano studiato insieme le aveva dato parecchio fastidio.
Come se volesse dire che in realtà avevano fatto anche altro insieme, ma quello non era assolutamente vero.
Si erano baciati sì e no tre volte e di sicuro non erano andati oltre.
Primo, perché lei non aveva mai fatto niente con nessuno e aspettava la persona giusta, e secondo, perché quando erano morti i suoi loro non si erano ancora messi insieme e lei non avrebbe mai fatto nulla con una persona che non fosse il suo fidanzato.
Quindi nona era successo proprio un bel niente tra di loro e il fatto che lui volesse far credere agli altri il contrario, lei lo vedeva come una grande mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Decise di dirlo anche a Jake, giusto per chiarire come stavano le cose.
-Io e Ryan non siamo mai stati insieme.- gli disse, incrociando il suo sguardo. –In tutti i sensi.-
-Lui ha fatto intendere altro, però.- le fece notare Jake.
Cat lo fissò. Cos’era quel tono? Era geloso per caso?
Poi si rese conto di quello che lui le aveva detto e a quel punto decise di mettere le cose in chiaro.
-È un idiota.- disse, arrabbiata. –Non so cosa posso aver trovato di interessante in una persona del genere.-
E lo pensava davvero.
Che diavolo ci aveva trovato in uno come lui? Che alla prima occasione faceva allusioni poche opportune con altre persone?
Jake si voltò per un secondo alla sua destra e poi le afferrò il viso delicatamente.
Cat rimase immobile, sconvolta da quello che stava succedendo.
Ma non aveva detto che tra loro non ci poteva essere nulla?
All’improvviso l’atmosfera si fece più elettrica e lei si ritrovò a trattenere il respiro.
Non ebbe il tempo però di capire cosa stesse succedendo.
Jake si chinò su di lei e poi la baciò, cogliendola completamente alla sprovvista.
Fu un bacio lieve, un contatto quasi difficile da percepire, ma che bastò a mandarla in confusione.
Jake si scostò da lei e poi le sorrise.
-Adesso non è più un problema.- le disse, guardandola negli occhi.
-Cosa?-
Jake rise. –Non credo che ti darà più fastidio quell’idiota.-
Cat scosse la testa. Non lo stava seguendo. Di che parlava?
Jake le fece un cenno alla sua destra e a quel punto lei si voltò.
Ryan stava parlando con Peter a pochi metri da loro, ma la fissava in modo strano.
Aveva assistito al bacio che le aveva dato Jake?
E Jake perché l’aveva baciata? Solo per far capire a Ryan che loro due stavano insieme e che non poteva permettersi di darle fastidio?
A un certo punto si ritrovò a sbattere le palpebre un paio di volte, perplessa.
L’aveva baciata solo per farle un favore?
Quel pensiero la fece incupire.
Per lei non era stato un bacio così, di semplice aiuto.
Per lei quel bacio aveva avuto un senso e per un attimo si chiese che diavolo le stesse succedendo.
Jake le piaceva?
Si schiarì la voce, imbarazzata.
Conosceva la risposta a quella domanda, ma non era la risposta giusta.
Non dopo che lui le aveva detto che non potevano stare in alcun modo insieme.
-Tutto ok?- le chiese Jake, attirando la sua attenzione.
Cat annuì.
Annuì anche se dentro si sentiva come una barca a vela in mezzo al mare in tempesta, fragile e impotente allo stesso tempo.
-Io...- iniziò a dire, a disagio. –Io devo andare in bagno.-
Jake la fissò in modo strano, ma non disse nulla.
Si limitò a precisare che l’avrebbe aspettata lì, mentre lei faceva quello che doveva fare.
A quel punto Cat si incamminò verso l’ingresso della casa, senza fare caso alle occhiate di Ryan, e poi si diresse in bagno.
Non andò molto lontano.
-Cat.-
Si voltò, arrabbiata.
-Per quale diavolo di motivo non mi hai detto che ci sarebbe stato pure Ryan?- chiese a Lauren, seccata.
Lauren scosse la testa. –Non lo sapevo, infatti.- rispose la sua migliore amica, facendole cenno di seguirla.
Salirono al piano di sopra e poi Lauren la portò nella camera da letto in cui lei e Alex dormivano.
-È un amico di Peter.- le disse, riferendosi al cugino di Alex. –Che ne potevo sapere?-
-Non si è comportato bene.- osservò Cat.
Lauren annuì. –Hai ragione.- disse. –Però Jake è venuta in tuo soccorso.-
-Di che parli?-
-Del bacio che ti ha dato davanti a tutti.- le spiegò Lauren, con un sorriso sulle labbra.
Cat non poté fare a meno di arrossire. Lo aveva visto anche lei?
-Gli piaci.- la informò poi la sua migliore amica.
Cat stavolta non poteva smentire le sue parole.
Glielo aveva detto Jake stesso che lui era interessato a lei e non poteva certo dire il contrario.
-Ma tu questo già lo sai.- osservo Lauren, curiosa.
Cat le raccontò quello che era successo e poi sospirò.
-Quindi avevo ragione io.-
Cat sbuffò. Non era quello il punto.
Certo che aveva ragione lei, ma il problema era un altro e lei non riusciva a dirlo ad alta voce.
-Ti piace?- le chiese Lauren, cominciando finalmente a capire.
Cat non disse nulla.
-Quindi tu piaci a lui e lui piace a te.- disse la sua migliore amica, entusiasta.
-Non è così semplice.-
-Perché?-
Non ebbero il tempo di dire nulla.
Alex le raggiunse di sopra e poi disse loro che tra pochi minuti ci sarebbe stata la torta.
-Ne parliamo dopo, ok?- le disse Lauren, con un sorriso.
Cat le disse che doveva andare in bagno e che poi li avrebbe raggiunti giù.
A quel punto Lauren la lasciò da sola e scese al piano di sotto.
Caitlin andò in bagno e poi si sbrigò a tornare giù.
Non voleva perdersi per niente al mondo il momento della torta.
Quando scese al piano di sotto però il suo sesto senso le disse che qualcosa non andava.
Non c’era nessuno in casa, eppure per un attimo provò un senso di inquietudine.
Rischiò di sobbalzare quando, un attimo prima di uscire fuori nel giardino, una voce maschile attirò la sua attenzione.
Cat si voltò e poi sospirò.
-Che vuoi, Ryan?- chiese, seccata.
Ryan si avvicinò a lei e poi sorrise. –Perché sei sparita in quel modo?- le chiese, riferendosi a quello che era successo più di due anni e mezzo prima.
Caitlin sbuffò. Non si arrendeva proprio, eh?
-Ne vuoi parlare adesso, a distanza di quasi tre anni?- gli chiese Cat, allibita.
Ryan si avvicinò ancora di più a lei. –Mi piacevi.- le disse, a mezzo metro da lei. –Mi piaci ancora adesso in realtà.-
Cat fece un passo indietro. Non le piaceva proprio il modo in cui la guardava.
Non rispose nulla.
Si voltò per aprire la porta di casa, ma lui la bloccò prima che lei riuscisse ad uscire.
A quel punto si voltò di nuovo verso di lui. –Che diavolo fai?-
-Te ne vuoi già andare?- le chiese, in tono strano.
In quel momento Cat ebbe paura. Che voleva da lei?
-Ho provato a contattarti in tuti i modi, ma tu te ne sei sempre fregata.- le disse, con una strana luce negli occhi.
-I miei genitori erano appena morti.- gli fece notare Cat, arrabbiata.
-Ma questa non è giustificazione valida.- le fece notare, senza mai abbassare lo sguardo da lei.
Cat cominciò a sentire i palmi delle mani sudare.
Che voleva Ryan da lei? E perché non le permetteva di uscire?
Fece un passo verso destra quando lui si avvicinò ancora di più a lei.
Se ne avesse fatto uno indietro si sarebbe ritrovata con le spalle contro la porta di casa e non voleva ritrovarsi in trappola con uno come lui.
Ryan fece un sorriso che la spaventò e poi le afferrò un braccio con forza.
Cat provò a divincolarsi, ma non ci riuscì.
Lui voleva baciarla.
Lo aveva capito dal modo in cui le guardava le labbra e le stringeva il braccio.
-Mi stai facendo male.- gli disse, cercando di tirare via il braccio.
Lui sembrò non ascoltarla. –Chi è quello stronzo che ti sei portata dietro?-
Cat non fece in tempo a dire nulla.
La porta di casa si spalancò all’improvviso e Cat approfittò di quel momento per liberarsi dalla sua stretta.
-Che cazzo stai facendo?- sentì dire a una voce maschile arrabbiata che conosceva bene.
Cat si fiondò verso Jake e poi gli buttò le braccia al collo.
Jake la strinse per un attimo e poi si concentrò su Ryan.
Aveva uno sguardo che metteva paura anche a lei.
-Che cazzo stavi facendo?- chiese un’altra volta Jake a Ryan, furioso.
-Non sono cazzi tuoi.- lo sfidò Ryan, affrontandolo a muso duro.
Jake le disse di uscire e che poi l’avrebbe raggiunta.
Cat scosse la testa. Che aveva intenzione di fare?
-Lascia perdere, Jake.- gli disse, preoccupata.
Jake le puntò addossò i suoi profondi occhi scuri. –Ti ha fatto del male?-
Caitlin scosse la testa. Non aveva fatto in tempo perché lui era venuto in suo soccorso prima che fosse troppo tardi.
-Ci stavamo divertendo.- disse Ryan, in tono di sfida.
A quel punto Jake si imbestialì.
Lo afferrò per il maglione e lo fissò negli occhi.
Era molto più alto di Ryan e questo giocò a suo favore.
-Se provi a toccarla un’altra volta, ti faccio fuori.- lo minacciò. –E non dico tanto per dire.-
Cat gli vide tirare fuori il distintivo da poliziotto e poi sbatterlo davanti agli occhi impauriti di Ryan.
-Non ti voleva prima e non ti vuole nemmeno adesso, stronzo.- gli disse poi Jake, scuotendo la testa.
Cat gli toccò un braccio e a quel punto Jake lasciò andare Ryan.
-Andiamo via.- disse Jake, prendendola per mano.
Cat annuì e poi uscirono entrambi da quella casa.
Ovviamente si erano persi il momento della torta, ma a lei in quel momento non importava un fico secco.
Era ancora troppo scossa da quello che era successo.
E se non fosse arrivato in tempo Jake?
Cosa le avrebbe fatto Ryan?
Prese un respiro profondo e poi scosse la testa.
Le veniva da piangere e non sapeva nemmeno lei il perché.
Jake le disse che forse era meglio se tornavano a casa e poi le accarezzò il viso con dolcezza.
-Non permetterò a nessuno di farti del male, ok?- le disse, accennando un sorriso rassicurante.
Cat lo abbracciò.
Lo abbracciò perché da quando si conoscevano lui l’aveva sempre protetta e lo abbracciò anche perché lui in un modo o nell’altro era diventato il suo porto sicuro da quando si conoscevano.
-Saluta Lauren, così poi ce ne andiamo.- le disse, continuandola a stringere.
Cat tirò su con il naso e poi annuì.
Raggiunse Lauren ed Alex, che erano circondati da una marea di persone che aspettavano il loro turno per prendere un pezzo di torta dal tavolino che avevano messo nel giardino, e poi li salutò, dicendo loro che era stanca e che il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare.
Lauren la guardò in modo strano, ma non le disse nulla.
Alex la ringraziò per essere venuta alla sua festa e poi tornò a concentrarsi sui suoi invitati.
A quel punto Cat tornò da Jake e poi entrambi si diressero verso la macchina.
Il viaggio di ritorno fu un viaggio silenzioso.
Cat era ancora troppo scossa per dire qualcosa e Jake invece era teso.
Stringeva il volante come se volesse prendere a pugni qualcuno e lei sapeva chi sarebbe stato il prescelto se solo ne avesse avuto l’occasione.
Non si sarebbe mai immaginata che Ryan fosse così.
Si erano frequentati talmente poco che lei non aveva fatto in tempo a cogliere questo lato orribile del suo carattere.
Col senno di poi aveva fatto bene ad allontanarlo dalla sua vita.
Lei non sarebbe mai potuta stare con un uomo del genere, né all’epoca né mai.
Si disse invece che con Jake ci avrebbe passato anche tutta la vita, se avesse potuto.
Era dolce e molto protettivo nei suoi confronti.
Il genere d’uomo che tutte vorrebbero accanto, insomma.
Decise di scacciare quel pensiero dalla testa e poi sospirò. –Grazie.- gli disse, ancora molto turbata.
Jake le lanciò un’occhiata e poi scosse la testa. –Gli avrei dovuto spaccare la faccia.-
-Ma poi saresti passato tu dalla parte del torto.-
-Non me ne frega niente, Caitlin.- replicò Jake. –I pezzi di merda come lui andrebbero menati fino a quando non imparano la lezione.-
Cat non disse nulla. Poteva forse dagli torto?
Notò che nel frattempo erano quasi arrivati a casa e questa cosa la mise in condizione di rilassarsi.
Non l’avrebbe mai e poi mai detto, ma stare da Jake le piaceva.
La faceva sentire al sicuro e protetta.
Sapeva che era una sistemazione provvisoria, ma per un attimo si chiese come sarebbe stato vivere con lui.
Perché ormai era inutile negarlo.
Lui le piaceva, e tanto anche, ma Jake era stato molto chiaro.
Non poteva esserci nulla tra di loro, per lo meno fino a quando non si fossero chiuse le sue indagini.
E dopo invece? C’era forse una possibilità per conoscersi meglio e stare insieme?
E come mai adesso le importava così tanto? A lei, che di solito teneva tutti alla larga?
Scacciò via quel pensiero dalla testa e poi lo osservò mentre parcheggiava la macchina nel posto riservato a lui.
Non scambiarono molte parole dopo essere scesi dalla macchina.
Salirono a casa e poi ognuno andò nella sua camera.
 
Il giorno dopo Cat si svegliò molto presto.
Aveva dormito poco e male la sera prima e quando i suoi occhi si erano aperti, quella mattina, poi non erano più riusciti a richiudersi.
Continuava ad avere uno strano pensiero in testa e voleva condividerlo con Jake.
Gli voleva dire che anche a lei piaceva lui e voleva chiedergli anche se ci fosse una possibilità di frequentarsi una volta che il caso fosse chiuso.
Era assurdo ritrovarsi a pensare una cosa del genere, ma il modo in cui lui l’aveva baciata nel giardino di Alex e il modo in cui l’aveva difesa da Ryan avevano fatto scattare qualcosa in lei, qualcosa che non avrebbe mai e poi immaginato di provare.
Per lo meno non dopo anni di chiusura e paura nei confronti di tutto e di tutti.
Decise quindi di alzarsi e di andarglielo a dire.
Tutt’al più lui le avrebbe detto che non c’era alcun modo per stare insieme e a quel punto lei avrebbe fatto finta di niente e soffocato i suoi sentimenti.
Non aveva nulla da perdere in fondo.
Bussò piano alla sua porta e poi aspettò che lui le dicesse di entrare.
Ma non successe.
Jake non disse nulla.
A quel punto lei afferrò la maniglia della porta ed entrò.
Jake non c’era, ecco perché non aveva ricevuto risposta.
Il letto era stato già rifatto e la serranda era alzata.
Cat si guardò intorno, come se studiare quella stanza potesse aiutarla a capire qualcosa in più su di lui.
Era arredata esattamente come quella in cui dormiva lei, e che in realtà era la sua,  solo che c’era anche un comodino in legno vicino a letto che lei non aveva.
Per qualche strano motivo si andò a sedere su uno dei bordi del letto e poi aprì uno dei cassetti del comodino.
Voleva capire meglio che tipo fosse e che cosa gli piacesse, ma non trovò nulla di interessante, solo un fascicolo di una carta più spessa con una marea di fogli dentro.
Per un attimo pensò che si trattasse del caso di Thomas.
Lo prese e cominciò a sfogliarli tutti, curiosa di capire che cosa fosse successo al suo precedente datore di lavoro.
Sapeva che non doveva farlo, ma la tentazione era stata troppo forte.
Jake non c’era e lei aveva tutto il tempo per leggere cosa c’era scritto in quei fogli.
Solo che a un certo punto si bloccò, disorientata.
Sgranò gli occhi per la sorpresa.
Lesse un’altra volta e poi scosse la testa, sconvolta.
C’era un foglio in particolare che aveva catturato la sua attenzione.
Un foglio su cui erano riportati i nomi dei suoi genitori e la descrizione dettagliata  del modo in cui erano morti.
Solo che non c’era scritto che erano morti in un incidente stradale come aveva sempre saputo lei.
C’era scritto che qualcuno gli aveva sparato in fronte mentre erano seduti l’uno di fianco all’altra  in macchina, a pochi chilometri di distanza dalla casa in cui all’epoca vivevano tutti insieme, e che erano anche morti sul colpo, senza la possibilità di salvarsi.
Cat si sentì improvvisamente male.
Abbandonò il fascicolo sul letto e poi cominciò a respirare in modo irregolare.
Le mancava l’aria e il suo cuore batteva fortissimo nel petto.
Cos’era quello? Un attacco di panico?
Provò a prendere respiri profondi e a calmarsi, ma non sembrò funzionare.
Allora si alzò e poi chiuse gli occhi, concentrandosi sul battito impazzito del suo cuore.
Perché non rallentava? E perché il suo respiro non tornava regolare?
Prese un respiro profondo e poi riaprì gli occhi.
Doveva darsi una calmata sennò rischiava di sentirsi male.
Recuperò il fascicolo dal letto e poi lesse il foglio che più le interessava per altre due volte.
C’era scritto che l’assassino ancora non era stato arrestato e che la polizia stava seguendo una pista sola.
Quella del farmaco che era stato prescritto anche a Thomas.
Quindi Jake le aveva mentito. Tutti le avevano mentito, anche Kane.
Non le avevano detto la verità sulla morte dei suoi genitori e non le avevano detto nemmeno che in un modo o nell’altro era rimasta coinvolta anche lei in quella storia, proprio come era successo ai suoi genitori due anni e mezzo prima.
Perché? Perché nessuno le aveva detto la verità?
Poi chiuse gli occhi.
Non poteva fidarsi di nessuno e doveva andarsene via da lì.
Non poteva rimanere con Jake, non dopo aver scoperto tutte quelle cose.
Lui aveva detto di essere interessato a lei, ma non era vero.
Gli faceva solo pena.
E gli faceva pena perché lui sapeva come erano morti i suoi genitori.
Ecco perché sapeva tutte quelle cose su di lei ed ecco perché tentava in tutti i modi di farla distrarre e divertire.
Come aveva fatto a non capirlo prima?
A Jake non fregava nulla di lei e lei era stata  una grandissima stupida a credergli e iniziare a provare interesse per lui.
Rimise il fascicolo al suo posto e poi tornò in camera sua.
Doveva fare i bagagli e andarsene.
Non poteva assolutamente rimanere lì.
Si cambiò in fretta e poi prese in fretta tutti i suoi vestiti.
Li infilò nel borsone che si era portata dietro e poi decise di chiamare un taxi per farsi ripotare a casa.
Non riusciva a crederci.
I suoi genitori non erano morti per uno stramaledetto incidente stradale.
Erano morti perché qualcuno gli aveva sparato e quel qualcuno molto probabilmente sapeva che suo padre stava facendo delle indagini molto scomode per la casa farmaceutica in cui lavorava Mike Allen.
Ma chi poteva essere stato?
A un certo punto pensò al padre di Stella.
Come mai aveva avuto fretta di farla andare via dal luogo in cui lavorava?
Era stato lui ad uccidere i suoi genitori?
Si coprì la bocca con una mano.
E se avesse attirato la sua attenzione facendogli tutte quelle domande?
Merda, pensò.
Aveva fatto un casino andando da Mike e forse aveva messo a repentaglio la sua di vita e quella di Matt.
Uscì fuori di casa con il borsone sulla spalla e poi aspettò il taxi, che per fortuna arrivò pochi minuti dopo.
Diede l’indirizzo al quale voleva essere portata al tassista e poi abbandonò la tasta contro il sedile.
Alla fine si mise a piangere, silenziosamente, ma a piangere.
Pianse perché i suoi genitori erano stati uccisi brutalmente da qualcuno e pianse perché tutti quelli a cui voleva bene le avevano mentito.
Dopo che si fu sfogata, si asciugò le lacrime con la mano.
Prese un respiro profondo e poi si disse che aveva sbagliato ad abbassare la guardia.
Non poteva fidarsi di nessuno e quella mattina ne aveva avuto un’ulteriore conferma.
   
 
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