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Autore: ItalianDork    25/04/2020    0 recensioni
Dal capitolo 1: "L’infermiera si stiracchiò sbadigliando e fissò pigramente la tazza che solo poco prima era colma di caffè, chiedendosi quale parte malata del suo cervello l’ avesse convinta ad accettare il turno notturno."
Dal capitolo 2: "Cominciò a cantare una vecchia ninna nanna, che sua madre aveva sempre usato per calmarla durante quelle notti di terrore e mostri; era incredibile come, dopo tanto tempo, ricordasse ancora la melodia e le parole."
I primi due racconti originali che abbia mai pubblicato online, scritti fra il primo e il secondo anno di liceo. All'epoca, però, ero dell'idea che EFP andasse bene solo per le fanfictions, quindi non li ho mai caricati qua. Quasi sette anni dopo, ho deciso di rimediare a questo errore.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 Stanza 201



L’infermiera si stiracchiò sbadigliando e fissò pigramente la tazza che solo poco prima era colma di caffè, chiedendosi quale parte malata del suo cervello l’ avesse convinta ad accettare il turno notturno.
“Non farti domande stupide. E’ perché non hai trovato nulla di meglio.” Si rispose mentalmente.
Sbadigliò nuovamente. Sì, aveva decisamente bisogno di altro caffè.

Sì alzò dalla sua sedia di plastica con un lamento sommesso e si diresse alla macchinetta; odiava ammetterlo, ma i pavimenti e le pareti chiari e lucidi, uniti alla luce biancastra del manicomio (o casa di cura, come avrebbe dovuto chiamarlo) la inquietavano un po’. Improvvisamente, proprio mentre si frugava in tasca alla ricerca di una monetina, udì una risata provenire da una stanza vicina. Alzò lo sguardo.

Stanza 201.

Incuriosita, aprì la porta ed entrò. Seduta in fondo alla stanza col la schiena contro al muro e la testa china, proprio sotto alla finestra, c’era la paziente che aveva riso in precedenza, intenza a parlare fra sé e sé e a ridacchiare. L’infermiera si accovacciò di fronte a lei; la giovane alzò la testa di scatto, fissando la persona nella sua stanza con occhi spalancati, quasi curiosi.

“Sei la nuova infermiera?” chiese. La donna annuì sorridendo, malgrado l’ inquietudine che le stringeva la gola.

Suo zio, uno dei dottori, le aveva parlato di quella ragazza: era schizofrenica e affermava in continuazione che il suo fidanzato (morto in un incidente) era ancora vivo, dato che poteva vederlo e sentirne la voce. Era stata internata il giorno in cui qualcuno l’aveva trovata al cimitero, che cercava di disseppellire il suo amato per provare a tutti che non era pazza. Lo zio le aveva anche detto qualcos’altro,  ma non riusciva a ricordare cosa.

“Ti stavo disturbando?”  domandò la paziente.

L’ infermiera quasi sobbalzò, da quanto era stata persa nei suoi pensieri. “Uh,  cosa?”

“Ho chiesto: ti stavo disturbando?”

“N-no, volevo solo vedere se stavi bene.”

“Oh, benissimo.” La sua bocca screpolata si allargò in un sorriso. “Stavo parlando con il mio ragazzo, sai? Gli avevo promesso di dimostrare a tutti che non era morto, ma non posso farlo se sono qui!” cominciò a ridere, come se trovasse la cosa estremamente divertente. In realtà si trattava molto probabilmente di isteria, pensò l’ altra donna.

“Anche tu credi che io sia pazza, vero?” chiese la ragazza abbassando nuovamente la testa, così che i capelli scarmigliati e scuri le coprissero gli occhi. “Non mi piace quando la gente pensa che io sia pazza…” aggiunse sottovoce, sorridendo in modo strano.

L’infermiera aprì la bocca per dire qualcosa, ma notò un dettaglio: c’era una pozza d’ acqua per terra.

“Mh, a quanto pare il tetto perde… Se cominci a camminare, fa’ attenzione, potresti scivola-“ si interruppe.

Ora ricordava quello che lo zio le aveva detto.

Sentì il suo cuore mancare un battito.

La paziente schizofrenica della stanza 201 pochi giorni prima era scivolata, sbattendo la testa contro la testata del letto.

Ed era morta.

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  • NOTE DELL'AUTRICE (CRESCIUTA): So che l'idea dietro queste storie era scrivere raccontini horror a mo' di creepypasta, ma rileggerle mi crea tanta tenerezza. Questa qui, poi, in origine doveva essere solo un compito a casa, ma alla prof di Italiano era piaciuta così tanto che aveva voluto farla mettere sul giornalino scolastico. Il ricordo della gioia provata in quel momento mi fa ancora sorridere.
  
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