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Autore: cabin13    26/04/2020    1 recensioni
|Missing moment||Nico-centric|
Gli occhi si annebbiano di nuovo di altre lacrime, la voce spezzata dal pianto che riecheggia nel bosco immobile. Il dolore riaffiora e gli attanaglia il cuore in una morsa opprimente.
Bianca non c’è più. Non c’è più.
E Nico ha un disperato bisogno di un suo abbraccio, di sentire il calore della sua mano che stringe la propria, di inspirare il suo profumo e sentire le sue lunghe ciocche corvine che gli solleticano la punta del naso e le gote.
{...} Qualcosa in lui si è spezzato in mille cocci affilati, qualcosa che non potrà più essere rimesso insieme. È buffo come sul suo corpo non ci sia nessuna ferita fisica, ma allo stesso tempo il suo petto è attraversato da un dolore lancinante e tagliente che non gli dà pace, che gli fa sanguinare il cuore.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Schegge di solitudine

Tonight I'm so alone
this sorrow takes ahold,
don't leave me here so cold
(Falling inside the black - Skillet)

Vorrebbe convincersi che le parole di Percy sono tutta una bugia, uno scherzo di pessimo gusto su cui lui e gli altri si sono messi d’accordo per prenderlo in giro – è piccolo e ingenuo, crede a tutto quello che gli vien detto e gli altri vogliono solo prenderlo in giro. Vorrebbe davvero convincersene. Ma lo sente con fin troppa chiarezza, è una specie di istinto: Bianca si trova davanti ai tre giudici proprio in quello stesso momento, e si trova davanti a loro perché è morta.

È morta.

Il figlio di Poseidone doveva vegliare su di lei e non ha mantenuto la sua promessa, lasciando che la ragazzina venisse uccisa. È tutta colpa sua, Nico lo sa. Ha anche portato con sé quegli spaventosi soldati-scheletro, e il piccolo non ci ha più visto: Percy ha portato quegli esseri armati fino ai denti, voleva ammazzare anche lui!

Il minore dei Di Angelo non smette di correre fino a quando i muscoli non stanno reclamando pietà e i polmoni gli stanno bruciando per la carenza di ossigeno. Il suo piccolo petto si alza e si abbassa per il fiatone ed è ancora scosso dai singhiozzi, le lacrime che gli rigano le guance e si lasciano dietro sottili scie salate.

Nico è rimasto da solo, non ha più nessuno a questo mondo.

Si sente perso e spaventato. Al Campo non ci vuole di certo tornare, non con Jackson che vuole a tutti i costi parlare di Bianca e quello che Nico ha fatto agli scheletri. Ancora non capisce bene cosa sia successo, ma sa che è stato lui, in qualche assurda maniera.

La prima volta che l’ha visto, gli piaceva Percy: è stato coraggioso ad affrontare la manticora ed è un po’ l’incarnazione dell’intero mondo di Mitomagia. Ha portato alla vita tutto quello che Nico ha sempre sognato con la sua mente da bambino, l’ha fatto proprio davanti ai suoi increduli occhi.

Adesso però lo odia. Pensare a Percy gli ricorda gli eventi delle ultime settimane, fatti che sono avvenuti con una velocità quasi stordente e sono riusciti a stravolgere il suo intero universo. Le Cacciatrici e l’unione di Bianca al loro gruppo, il Campo, la Caccia alla Bandiera e l’avvio dell’impresa che gli ha strappato sua sorella. Tutto sta girando troppo in fretta nel suo cervello, e Nico non ce la fa più, deve chinarsi vicino a una radice per rimettere il poco cibo che era il suo pranzo.

Senza accorgersene, è corso verso il cuore più profondo della foresta e gli alberi intorno a lui sono tutti identici. Il pallido sole invernale getta cupe ombre sulle rocce lì presenti e quasi pare il tramonto, nonostante sia al massimo il primo pomeriggio.

Gli occhi si annebbiano di nuovo di altre lacrime, la voce spezzata dal pianto che riecheggia nel bosco immobile. Il dolore riaffiora e gli attanaglia il cuore in una morsa opprimente.

Bianca non c’è più. Non c’è più.

E Nico ha un disperato bisogno di un suo abbraccio, di sentire il calore della sua mano che stringe la propria, di inspirare il suo profumo e sentire le sue lunghe ciocche corvine che gli solleticano la punta del naso e le gote. Gli manca la sua voce, così gentile e amorevole e mai troppo alta, nemmeno quando lo sgridava. Diventava severa, sì, ma non urlava mai.

Non sa dove andare adesso. Che cosa deve fare? È rimasta solo la paura e non riesce a pensare, l’amaro sapore della bile gli invade la bocca e gli serra la gola.

Le gambe arrancano fino a un gigantesco cumulo di rocce – che forse ha già visto durante la Caccia alla Bandiera o forse no –, ma poi cedono facendolo cadere  in ginocchio.

Piange, piange ancora. Non ha neanche la forza di gridare la sua rabbia e il suo odio per questo mondo, può solo osservare impotente le piccole gocce salate che cadono sul terreno umido e fangoso di fronte a lui, tra la rada erba verde scuro.

Qualcosa in lui si è spezzato in mille cocci affilati, qualcosa che non potrà più essere rimesso insieme. È buffo come sul suo corpo non ci sia nessuna ferita fisica, ma allo stesso tempo il suo petto è attraversato da un dolore lancinante e tagliente che non gli dà pace, che gli fa sanguinare il cuore.

Si stringe nelle spalle esili e ossute, scosso da forti brividi che non sono dovuti al pungente freddo invernale.  Sente freddo, sì, ma non ci sono coperte o giacconi che possano dargli un po’ di calore. È un bambino abbandonato a se stesso, che vuole solo riavere la persona a cui tiene di più nell’universo.

Vorrebbe tornare indietro nel tempo. Evitare che le Cacciatrici di Artemide lo dividano da sua sorella, convincere Bianca a non partire per quella dannatissima impresa. Che ci vada qualche altra ragazza, perché coinvolgere in tutto questo proprio l’ultima arrivata?

Trascinandosi nel fango gelido, Nico si gira e con la schiena si appoggia contro la pietra umida. La superficie scabra punge contro la pelle, nonostante la giacca imbottita che lo riveste, ma non è fastidioso: lo mantiene lucido, lo aiuta a focalizzarsi su un altro malessere che non sia quello interiore. Deve distrarsi, altrimenti rischia di annegare in tutta quella disperazione che l’ha investito, lo ha travolto con la forza di un esercito.

Sta ancora singhiozzando quando cade. Precipita nel buio per quello che sembra un metro o due, in un anfratto tra le rocce che non aveva notato. L’impatto con il pavimento liscio e duro lo lascia senza fiato e davanti ai suoi occhi appaiono per un istante centinaia di scintille biancastre che gli offuscano la vista.

Con le ossa che vibrano ancora per l’impatto inatteso, Nico si rimette in piedi a fatica e osserva l’ambiente circostante: non c’è nessuna fonte di luce se non l’apertura da cui è caduto, per cui è difficile capire dove si trova. Tastando con la mano scopre che è vicino a una parete in pietra e che questa sembra proseguire parecchi metri in entrambe le direzioni. È caduto in una galleria.

Ha trovato la sua via di fuga; non gli importa dove questa lo condurrà, l’importante è allontanarsi da quel maledetto luogo il più possibile, dove Percy Jackson non potrà venire a cercarlo.

Non capisce bene come, ma riesce a seguire la conformazione del tunnel nell’oscurità anche senza affidarsi al senso del tatto. C’è qualcosa più forte di lui che lo sta guidando sottoterra, una sorta di sesto senso, un istinto innato; capisce quando svoltare per non schiantarsi di naso contro un muro, oppure riconosce se un cunicolo si dirama in due o più gallerie.

Ormai non ha più lacrime da piangere, tutte quelle che aveva gli si sono seccate su guance e zigomi. Resta solo l’angoscia da cui può scappare, il sentimento di vuoto che sta inghiottendo ogni emozione diversa da quelle negative.

Per colpa di Percy Bianca non c’è più, Bianca è morta.

È morta, morta, morta.

Questa parola risuona come un mantra nella sua mente, ed ogni volta che viene ripetuta si ingrandisce sempre di più, fino a diventare schiacciante. Frantuma ogni altro pensiero, frantuma tutta l’esistenza di Nico e lascia dietro di sé solo taglienti schegge a dilaniare l’animo di un bambino che si è appena ritrovato solo al mondo.

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Hola gente
Non pubblico qualcosa da mesi e, nello specifico, qualcosa di angst e introspettivo quindi dopp tempo immemore eccomi qui, con questa roba e delle note dell'autrice parecchio deliranti...
Questa... cosa... non mi convince proprio al cento per cento in fatto di angst e ho paura che l'introspezione sia caduta nel rindondante...
In realtà questa storiella serve più per me, per sbloccarmi da quel circolo vizioso in cui continuo a buttare giù quattro righe, mi fan cagare, allora tento una seconda o addirittura terza versione, mi fa cagare comunque e allora pianto tutto a metà, quindi la pubblico lo stesso anche se non mi aspetto che qualcuno se la caghi più di tanto (in pratica la pubblico perché sì)

Il titolo un po' c'entra e un po' no, ma già questa cosa è un record per me che di solito i titoli li do un po' a casaccio...
Ringrazio chi avrà il coraggio di leggere
Alla prossima gente
Adios
   
 
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