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Autore: Colarose    27/04/2020    4 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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*Indossando un’armatura e proteggendosi con uno scudo dalle mille cose che le vengono lanciate contro* Buona lettura!
 
Darsi per scontato
 
Questa volta, tra i suoi regali non vi era stato un libro di pozioni, delle boccette di ingredienti rari o cose del genere. Lui, che ultimamente se ne andava in giro con tre persone le quali lo consideravano praticamente l’ultima ruota del carro, tale che non era nato neanche il pensiero in loro di spendere qualche soldo per fargli un regalo, riceveva, ad ogni Natale, due regali: uno da sua madre e uno da Lily. Sua madre era solita mandargli vestiti neri (i vestiti colorati non se li sarebbe mai messi, e questo lei l’aveva capito), mantelli, magari qualche interessante oggetto di magia nera, insomma, si manteneva su questa linea. Lily, invece, quando era bambina gli regalava qualche giocattolo con cui giocare insieme, un disegno, una volta lo invitò anche a casa sua per la vigilia. Lei dava molta importanza al significato. Poi quando aveva iniziato a capire la sua passione per le pozioni, iniziò a regalargli tutte quelle cose da pozionista professionale, e continuava, perché a Sev quasi brillavano gli occhi a vedere quei regali.
 
Questa volta Lily, a differenza sua, aveva deciso comunque di fargli il regalo, nonostante i rapporti tesi. Severus aveva iniziato a scartare il sottile pacco un po’ indeciso e quando aveva visto cosa vi era al suo interno, gli era sembrato che glielo avesse mandato la piccola Lily.
 
C’erano un bel po’ di fogli, più che altro pergamene provenienti da casa sua, più vecchie di quando anni fa le aveva trovate in un cassetto. Erano piene di macchie d’inchiostro, scritte e disegni fatti male. Erano di quando lui cercava di far capire a Lily com’era il mondo magico, facendole dei disegni delle cose magiche, di Hogwarts e… quello era un dissennatore?
Poi Lily accanto faceva disegni completamente a caso: fiorellini, cuoricini, un cuore spezzato, un angelo, un albero, lui e lei con la propria bacchetta in mano, entrambi a Serpeverde.
 
Poi delle scritte tutte macchiate e quasi illeggibili: era sempre Lily che cercava di far pratica con la piuma, anche se si metteva particolarmente d’impegno quando doveva scrivere commenti sui disegni (di solito faceva capire che disegnava proprio male!).
 
«Ma è una coperta volante?» vi era scritto, vicino al dissennatore.
«Il dissennatore che mangia il suo pasto pomeridiano» la freccetta indicava un disegno fatto da Lily: un dissennatore seduto a tavola con di fronte un piatto da cui usciva una nuvoletta. Sotto, un cartellino con su scritto “felicità”.
 
Sev a riguardarlo si fece scappare un sorriso, erano i tempi in cui Lily non gli credeva ancora tanto e tutto le sembrava lontano e impossibile.
 
I suoi occhi caddero sul piccolo bigliettino che Lily aveva allegato al regalo: “Ti ricordi? Sono tra le cose più preziose che conservo.” (E mai due frasi gli avevano così fatto riscaldare il cuore)
 
Nessuna scusa, nessun “sei importante per me” “ti penso” o altro. Lily si era limitata a due frasi. Ma Sev la conosceva troppo bene per non sapere che era stata lì a guardare un foglio per ore, con la mano che girava e rigirava la penna babbana, con le parole che venivano scritte e cancellate. Forse aveva scritto anche un poema, che era stato successivamente buttato nella spazzatura.
 
Alla fine Lily non era capace di scrivere ciò che sentiva, tramite lettera tutto le sembrava così falso. Quindi, probabilmente, si era decisa a parlargli di persona.
 
E Sev non sapeva che provare, quel giorno era il 7 gennaio e Lily sarebbe tornata quella sera ad Hogwarts. Una parte di Severus voleva solo mettere tutto da parte e continuare come se niente fosse, ma sarebbe stato come tentare di riparare un ponte di corda senza una corda. Poi Lily non lo avrebbe mai accettato.
 
*
«Andiamo ragazzi! Certo che qui senza Sirius è una noia!»
Remus aprì stancamente gli occhi, che aveva chiuso nella speranza di fare un pisolino «Penso solo che iniziare il nuovo anno così non sia corretto» borbottò, alzando gli occhi al cielo.
James mise su un broncio talmente infantile che Remus sbuffò una risata e richiuse gli occhi.
«Va bene, faccio da solo!» sbottò il corvino, alzandosi di scatto.
Remus parve ridestarsi immediatamente «No!»
«Rem-»
«Dai, Jamie solo per quest-»
«Dio m-»
«Peter!» sbottò Remus.
«Eh?!» Peter se ne stava bellamente per i fatti suoi a trovare i doppioni nella collezione di figurine di Cioccorane di Remus per metterli nella sua, prima di venir improvvisamente coinvolto. 
«Non lo so, fai qualcosa! Aiutami!» lo pregò Remus.
Peter lo guardò per interminabili secondi, sbattendo le palpebre e con una faccia instupidita, in elaborazione. James si passò una mano fra i capelli, tanto per cambiare.
E finalmente, la sua bocca articolò le tanto attese parole: «Ma per fare cosa?»
James scoppiò a ridere e diede una pacca di consolazione a Remus, mentre lui si prendeva la testa fra le mani.
Peter scrollò le spalle e lasciò perdere, e guardò la raffigurazione di una strega bionda in una delle figurine. «Secondo voi come sta Marlene?» chiese distrattamente.
La risata di James si fermò all’istante «Per le piroette di Merlino! Ma lei ora sta qui!» urlò sconvolto «Godric, quanto sono stupido!» farfugliò, alzandosi per la seconda volta e, senza aspettare i suoi amici, aprì la porta dello scompartimento e uscì fuori.
«James, aspetta!» Remus incespicò nel tentativo di seguirlo.
 
 
James camminava per il corridoio guardando ogni singola faccia, finchè non riuscì a distinguere degli inconfondibili capelli rossi in lontananza, dal finestrino di una porta di uno scompartimento. Affrettò il passo.
 
«Lily… vuoi sposarmi?» fu quel che sentì il corvino un istante prima di aprire lo scompartimento, seguito da uno scoppio di risa, esuberante e prepotente, quasi bisognoso. La situazione era un po’ particolare: Mary era inginocchiata di fronte a Lily, mentre le lasciava il viso probabilmente tenuto fino ad ora tra le sue mani, Alice si agitava sul posto ridendo e Marlene se ne stava immobile, con la bocca spalancata e gli occhi ridenti.
 
«MacDonald, non avanzare proposte del genere sulla mia fidanzata!» esclamò James, facendo notare la sua presenza.
 
Il sorriso di Lily si smorzò leggermente, mentre Marlene correva ad abbracciare James. Potter chiedeva a Marlene come stava, come erano andate le vacanze, Minus balbettava qualcosa, Alice sorrideva e Mary si irrigidiva, eppure a Lily iniziò a sembrare di nuovo tutto ovattato, mentre si isolava dal mondo circostante e questa volta non c’era una Mary che si inginocchiava a chiederle scherzosamente di sposarla e farla ritornare nella realtà con il sorriso.
 
I suoi occhi guardarono James Potter, tutto sorridente.
 
«Potresti aiutarmi a capire perché improvvisamente te ne stai con quei cinque idioti?» 
 
«Sì, hai ragione Lils, infatti poi siete andati a fare shopping nei negozi»
 
«No, tale evento non l’avrei guardato neanche per tre secondi, se avessi potuto evitare»
 
 
Lily sapeva che alla base del litigio non c’era questo; ma sapeva anche che c’era un motivo se la questione era stata tirata fuori.
Sev odiava James Potter, ne era certa ed era così. Non era come lei, che lo disprezzava, no, lui lo odiava. Sì, l’odio, quel sentimento bruciante che ti mangia dall’interno, che ti porta ad esserne quasi ossessionato, a fare certi pensieri che altrimenti non avresti mai fatto. L’odio è quasi come la benzina, la si sparge e sparge, poi all’improvviso butti per rabbia il fiammifero accesso e prende fuoco tutto, e ti ritrovi ad esserne divorato, non te ne accorgi neanche e mandi all’aria tutto.
 
Lily era abbastanza sicura che se Potter non avesse iniziato ad ignorare Sev, l’odio di quest’ultimo avrebbe raggiunto un simile livello.
 
In realtà non starebbe qui a farsi simili complessi non fosse per il fatto che la sua antipatia nei suoi confronti si stava attenuando sempre di più. Eppure faticava ad ammetterlo, ma sapeva che sotto il James Potter che conosceva lei c’era molto di più, che lei si rifiutava di vedere, che non voleva vedere. Eppure aveva visto, per poco, ma aveva visto. Era cambiato.
 
E poi, né Marlene né Harry diventavano amici con il primo fesso che passava.
 
Nonostante ciò, non voleva mettere a rischio tutto per qualcuno che la faceva dannare ogni qualvolta che ne aveva la possibilità e che ci provava per il semplice fatto che lo rifiutava. James Potter aveva anche dei pregi, ma dei difetti che non era sicura di riuscire a sopportare e che la fermavano ancora.
 
Contrariamente ai pensieri di prima, Lily cercò di evitarsi ulteriori grane liquidando il tutto con “È pur sempre lui”.
 
Riguardo agli “altri cinque” avrebbe socializzato quanto le pareva. Remus era un piccolo gioiello, Harry anche, Peter Minus era un po’ tonto ma alla fine era un sempliciotto, non era male. Poi c’era Black, che alla fine era un po’ come Potter.
 
Neanche a lei andavano a genio le amicizie di Severus, eppure non è che era sul punto di mettere fine alla loro amicizia. Sperava che fosse lo stesso per lui.
 
A proposito, cosa aveva pensato del regalo? Era stato così doloroso lasciarli andar-
 
«Lily? LILY!»
 
«Eh?!»
 
Davanti le si parava la faccia di Remus che le scuoteva una spalla, preoccupato. Sbattè le palpebre, mentre tutti la fissavano.
 
«Che c’è?» chiese.
 
«Sei sul pianeta Terra, Evans? Oppure stai ancora gironzolando su Marte?» domandò Potter con un ghigno divertito, ma non derisorio. Doveva essere passato un po’ di tempo, visto che tutti erano belli seduti.
 
Lily lo guardò male.
 
«Sono appena tornata, è stato un bel viaggio» mormorò sarcastica.
 
Le sue amiche le gettarono un’occhiata preoccupata, poi Marlene disse qualcosa e l’attenzione si spostò, le chiacchiere ripresero. Solo a quel punto, il licantropo, seduto di fronte a lei, si chinò.
 
«Stai bene?» sussurrò.
 
La rossa annuì «Stavo solo pensando»
 
Remus continuò a guardarla preoccupato e Lily notò, osservandolo a sua volta, quanto fosse malaticcio. Poi Lupin tirò fuori una barretta di cioccolato, staccò un pezzetto, e glielo porse con un sorriso gentile: «Mangia, ti sentirai meglio.»
 
Lily lo ringraziò e addentò il cioccolato.
 
«A una certa guardavi fisso James» le rivelò Peter all’improvviso, quasi in tono cospiratorio, con gli occhi lievemente spalancati, poi sembrò pentirsi il secondo dopo di aver parlato.
 
A Lily diede quasi l’impressione che avesse paura. Sospirò e si rimproverò mentalmente, gettando un’occhiata al corvino. Sorprendentemente incrociò il suo sguardo penetrante.
 
Lo guardò interrogativa.
 
James spalancò gli occhi e distolse immediatamente lo sguardo, arrossendo leggermente.
 

*
 
C’erano due ragioni per cui un Malandrino era felice, secondo l’opinione comune: aveva in serbo un bel colpo, di cui tutti quanti sarebbero stati inevitabilmente le vittime, oppure riguardava gli altri Malandrini o se stesso.
 
Quindi vedere la mattina del 7 gennaio Sirius canticchiare allegramente non fu rassicurante. Persino Regulus si era un attimo domandato se avesse architettato qualcosa alle sue spalle, prima di ricordarsi che quel giorno sarebbero tutti ritornati (si era appena svegliato, suvvia, non si tratta di essere smidollato). Aveva sorriso, pensando ai suoi amici, poi si era bloccato, si era guardato intorno, e aveva realizzato di doversene andare dal dormitorio di suo fratello, mettendo a posto tutte le sue cose e trascinandosi dietro il baule fino ai dormitori del secondo anno. Quindi, tutto quel che aveva fatto era stato ignorare il baccano che Sirius stava facendo, rimboccarsi le coperte, chiudere gli occhi e dormire per altre tre ore minimo.
 
Non si era preoccupato molto di Sirius, insomma, non c’era nessun comportamento da psicopatico o qualcosa del genere, era solo felice. Regulus si preoccupò seriamente quando si risvegliò due ore dopo, e vide Harry seduto a terra a gambe incrociate, gli occhi chiusi e la testa chinata, le dita che massaggiavano lentamente le tempie.
Questa sarebbe stata solo la prima, delle tante volte, in cui Regulus Acturus Black avrebbe dubitato della sanità mentale di Harry James Potter. Si chiese se fosse a causa di suo fratello, perché un Sirius felice non era un Sirius facile con cui avere a che fare, ma gli sembrava strano: diventato suo amico, iniziavi a sviluppare molta pazienza per tener fronte a tutte le difficoltà.
 
Quindi lo guardò confuso e assonnato, l’unico segno sul suo corpo che indicasse che effettivamente stesse dormendo giusto pochi secondi fa: lui non era come Sirius, che si svegliava con capelli improponibili, pigiama stropicciato e la faccia sconvolta, no, lui dormiva composto e calmo come un perfetto principino.
 
Sbadigliò e si alzò silenziosamente, avvicinandosi a Harry come se fosse un animale selvatico. A niente servì, ormai Regulus aveva imparato che coglierlo di sorpresa era un po’ impossibile, infatti Harry aprì gli occhi e si irrigidì. Poi si rilassò e continuò la sua meditazione.
 
 «Stai bene?» borbottò Regulus, chinandosi.
 
«Si» sospirò Harry. Il minore dei Black preferì non commentare nonostante le leggere occhiaie sotto gli occhi dell’altro.
 
«Perché stai facendo questa cosa?» domandò.
 
Harry non rispose per un po’, finchè ai suoi tratti concentrati non si sostituì un’espressione serena per un qualcosa che probabilmente aveva pensato. Poi riaprì gli occhi e si stiracchiò.
 
«Per non scoppiare» spiegò alzandosi.
 
Regulus fece un passo indietro. Per sicurezza. «Stress?» pigolò incerto.
 
Harry scrollò le spalle, sorridendo rassicurante «Macché» mentì «Sirius mi ha buttato giù dal letto come un pazzo, ma non voglio rovinargli l’umore trasformando la sua divisa in una di Serpeverde»
 
Harry uscì a cercare Sirius con la mente un po’ più sgombra di prima. La realtà era che sentiva la guerra stargli col fiato sul collo, sempre più vicina e pressante. Era come quando aveva diciassette anni, questo pensiero fisso che lo perseguitava facendogli perdere il controllo.
Ma già nel suo presente non andava perso, figurarsi nel passato.
 
Regulus restò fermo come un palo in mezzo al dormitorio, guardando fisso la porta. Poi scrollò le spalle e si diresse verso il bagno. Aprì la porta e… una cascata di acqua fredda lo investì in pieno, inzuppandolo. Sul secchio, che ormai era caduto a terra, c’era un foglietto attaccato: “Buongiorno, fratellino! (:”
 
Reg era prossimo a un crollo emotivo. Strinse le labbra «I-Io… I-o…» gli occhi di Regulus caddero sulla spazzola di Sirius. Bella, immacolata, curata. La spazzola Daisy che Sirius proteggeva come una bambina.
Sorrise serafico. La stanza si riempì di un’aura oscura.
Daisy, spazzola innocente, da quel giorno non ne sarebbe uscita indenne.
Il suo Sirius non c’era, lui sorrideva, beatamente inconsapevole.
 
*
«È finita l’ora, andate pu- » la professoressa di Aritmanzia non finì neanche la frase, che Lily, insieme a metà degli studenti, era già fuori. Alice, l’unica che seguiva Aritmanzia insieme a lei, la guardò preoccupata mentre la rossa a passo frettoloso si dirigeva svelta svelta verso il ponte coperto di legno, con la borsa che rimbalzava leggermente sul fianco.
 
 
 Lily preferiva di gran lunga il giardino, o meglio, il parco di Hogwarts. La faceva sentire più libera, più rilassata, mentre osservava la natura che le si presentava davanti. Soprattutto quando iniziava la primavera, quando timidamente il sole spuntava fra le nuvole e i suoi caldi raggi la colpivano sulla pelle, provocandole piacevoli brividi e facendola sentire come avvolta in un delicato abbraccio.  Ma era il 9 gennaio e la primavera era ancora lontana. Era inverno, il freddo inverno, e ad andare fuori, seduta vicino al lago o sotto un albero, non era una buona idea.  
 
Ma a Sev piaceva l’inverno, forse perché con tutti quei mantelli, il freddo a malapena lo sentiva. Quindi Lily aveva unito le due cose. All’aperto ma al coperto, la natura e l’inverno.  
 
Giunta sul ponte di legno aveva aspettato Severus, la mente si ripeteva ossessivamente il suo discorso. Eppure ora eccola lì, muta come un pesce, mentre Sev la guardava in attesa.
 
Lily si era dimenticata tutto.
Tutto.
E ciò era tragico.
 
Sev sospirò e si affacciò a guardarsi intorno. Iniziava a sentirsi a disagio, Lily lo capì.
 
«Lils, stai bene?» le chiese a quel punto, girandosi leggermente a guardarla.
Lily lo guardò brevemente, prima di decidere che doveva calmarsi e stando in quello spazio che pareva così piccolo avrebbe finito per sentirsi continuamente bloccata.
 
«Sì, solo che mi sono scordata tutto quel volevo dirti… mi ero preparata il discorso così bene…» disse sinceramente, affacciandosi accanto a lui e gettandogli un’occhiata di sfuggita.
 
 Severus l’ammirò per poco, poi distolse forzatamente lo sguardo. Si chiese perché tutto sembrasse più bello con lei accanto, anche quando il motivo che li aveva condotti ad incontrarsi era tutt’altro che allegro.
 
«Allora stiamo in silenzio» sussurrò, con tono leggero, e ciò sembrò cambiare l’aria, che si fece a quelle parole meno pesante.
 
E fu effettivamente così, per un po’, sembrava che fosse ritornato tutto come prima. A un certo punto sentirono uno scricchiolio e un fruscio, ma fu talmente basso che lo ignorarono, presi dall’aria fresca e dalla presenza l’uno dell’altro. Lily, tirò su col naso, che iniziava a farsi freddo e rosso.
 
«Prima che mi prendi un raffreddore…» iniziò ridendo leggermente imbarazzata, e Sev sorrise divertito «Io devo scusarmi con il mio caro migliore amico» continuò, guardandolo colpevole.
 
«Lily-» iniziò Piton sospirando.
 
«No, Severus, non lascerò star tutto perché mi sono comportata davvero una merda.» sbottò la rossa, improvvisamente rigida «Io… ho sentito qualcosa spezzarsi, e voglio ripararlo prima che sia troppo tardi, e di certo non si può mettendoci delle pietre sopra come se niente fosse.»
 
L’amico stette in silenzio, osservandola mentre cercava di raccogliere le parole, guardando di fronte a sé «Avevi ragione quel giorno a essere arrabbiato con me. Io ho capito perfettamente ciò che provavi e anche la tua reazione, perché molto probabilmente al tuo posto avrei fatto lo stesso. E sono felice che tu me lo abbia detto in faccia, senza trattenerti e lasciarti tutto alle spalle, perché mi ha permesso di capire alcune cose.»
 
A quel punto si bloccò improvvisamente, e deglutì.
 
«Cosa?» la incalzò Severus.
 
«Senza volerlo, stavo iniziando a dare tutto per scontato, su te, su me e te» replicò velocemente Lily, la voce pregna di vergogna «Scontato che tu stessi bene semplicemente perchè ti ho guardato fisicamente, scontato che tu sapessi quel che ho provato vedendoti, scontato che non c’era strettamente bisogno che io ti stessi accanto, perché eri abituato - il che è la cosa più stupida che una persona possa mai pensare. Io non lo pensavo coscientemente, ma credo che le mie azioni parlino da sé - scontata la tua presenza. Il che per certi versi è positiva la cosa, perché ti da una specie conforto, significa che dai talmente tanta fiducia a quella persona che sei certo che rimarrà con te per sempre. Eppure spesso non porta a risultati positivi.» Severus rimase in silenzio, Lily a quel punto sentì che rivolgere lo sguardo al panorama non era più qualcosa di opzionabile, quindi lo guardò decisa «Continuerò a darti per scontato, perché mi fido di te davvero troppo, ma smetterò di dar per scontati il nostro rapporto e i gesti, perché non porta davvero a niente di positivo e mi scuso immensamente per aver fatto una cosa del genere» concluse dolcemente.
 
Severus la guardò. Guardò i suoi capelli rosso scuro, la sciarpa Grifondoro che le copriva la gola, il viso rotondo, la bocca piuttosto sottile screpolata e le guance e naso rossi.
 
Infine gli occhi verdi. Severus cercò di non soffermarsi troppo sul piccolo brufolo sulla tempia, sapeva che Lily avrebbe immediatamente voltato la faccia per non lasciarglielo vedere, distogliendo gli occhi.  
 
Si ricordò dei suoi commenti sulle sue compagnie, delle sue spiegazioni del perché se ne stava con persone che la disprezzavano per il suo sangue, il suo sguardo deluso e incredulo quando l’aveva visto lanciare l’Exulcero, la sua preoccupazione e incertezza mentre gli chiedeva perché fosse interessato alle Arti Oscure, di quando se ne andava in giro con Harry Potter e di quando la sua bocca a volte si inclinasse leggermente verso all’insù quando James Potter faceva una delle sue buffonate.
Si ricordò di tutte quelle volte che aveva preso per buone le sue risposte, anche non essendo certa, che si era fidata e che lo aveva difeso di fronte alle insinuazioni di altri, che con uno sguardo freddo aveva ignorato i sussurri di quella stupida banda di serpi mentre gli si avvicinava.
 
E pensò che nessuno dei due dovesse darsi per scontato.
 
Poi si rese conto di essere rimasto in silenzio per troppo tempo, e che Lily stava iniziando a preoccuparsi.
 
«Sai vero che non ce n’era bisogno?» con un sorrisetto, tranquillizzandola.
 
«Oh si, certo che ce n’era bisogno, lo sai» replicò lei.
 
Severus scrollò le spalle «Dovremmo darci per scontato ma nel modo giusto» disse sovrappensiero «Onestamente non pensavo fosse possibile» continuò un po’ divertito.
 
Lily sbuffò una risata.
 
*
Quattro Malandrini si guardarono a vicenda preoccupati. James, il quinto malandrino, faceva finta di prendere appunti di Rune Antiche, quando invece scriveva le lettere L.E. + M e mettendoci ogni volta una X sopra, ricalcandola più volte in modo ossessivo.
 
Remus, che gli appunti li stava prendendo davvero, cercò di lasciar perdere per il momento e di continuare a seguire il professore. In realtà con la Luna Piena che si avvicinava, la mente che protestava perché ormai non ne poteva più di sentire il professore borbottare di particolarità di accostamenti di parole e… Remus si riscosse. Concentrazione.
 
Peter guardava perplesso il foglio di James: ormai le L.E. + M con la X sopra stavano andando a formare una cornice. In una situazione normale starebbe dormendo, ma il professor Sean non era come Ruff, l’ultima volta l’aveva mandato dalla McGranitt e gli aveva messo un voto negativo. Le Rune non scatenavano il suo interesse, quindi tanto valeva trovare un’altra distrazione.
 
Harry guardava il libro di testo mentre la penna scriveva da sola su un foglio a parte, nella speranza di far sembrare al suo cervello tutto più capibile così che non gli facesse venire dopo la lezione un mal di testa. Ma ormai guardava assente il disegno di un mago che urlava messo sulla pagina del libro, ignorando completamente gli sguardi astiosi del professore, sia per la penna, sia per la sua disattenzione. A differenza di Remus, a Harry di ciò che andava o non andava bene al prof non poteva fregar di meno, se ancora non gli aveva sequestrato la penna significa che o non poteva farlo, o che non pensava che fosse necessario. Poi Harry aveva affrontato gli sguardi di Piton, quelli di Sean erano una specie di bazzecola.
 
«James ma si può sapere che cazzo ti prende?» sussurrò Sirius, dando una gomitata al migliore amico.
 
«Assolutamente niente, giusto per passare il tempo» replicò l’altro.
 
Sirius aggrottò le sopracciglia, poi ghignò derisorio «Sembri una femminuccia, dio mio Jam» ridacchiò, capendo immediatamente le iniziali L.E. «Chi è M?»
 
James non rispose, ma una leggera sfumatura di rosso gli colorò le guance. Ricalcò una X.
 
 Sirius spalancò gli occhi «No aspetta, non mi dire che è Moccio-» si dovette interrompere per soffocare le risate. Si premette la mano sulla bocca cercando di fermarsi ma finì solo che divenne tutto rosso in faccia per mancanza d’aria. James lo guardò mortalmente serio e imbarazzato mentre Sirius ricambiava con gli occhi lucidi e meravigliati, la mano che nascondeva la bocca e un’espressione che Potter giudicava onestamente da coglione.
 
Il tutto sfociò in un attacco di tosse compulsivo, tra una piccola risata e l’altra, che fece girare tutti verso di loro. Sirius intanto batteva il pugno sul banco cercando di trattenersi prima di ridere sguaiatamente.
 
«Black! Esca immediatamente fuori! Ma come si permette!» urlò il professore.
 
Sirius annuì continuando a ridere e si alzò tenendosi la pancia e appoggiandosi al banco. Prese un respiro profondo e parve calmarsi, ancora la faccia rossa e il sorriso in faccia. Il tragitto svelto verso l’uscita fu segnato da varie risatine, poi aprì la porta e la chiuse dietro di sé facendola sbattere.
 
E mentre un nuovo scoppio di risa risuonava fuori dall’aula, James era certo di non aver mai sentito la sua faccia così accaldata.
 
 
«Ti odio» sbottò James.
Sirius sorrise divertito «Non è colpa mia se sei così ridicolo».
«Disse quello che guardò una spazzola rovinata come se fosse una persona morta per circa cinque minuti» si intromise Remus tranquillamente.
«Inginocchiato a terra, in bagno, in accappatoio» aggiunse Harry, con un sorrisetto alla scena.
«Voi godete della sofferenza altrui» s’imputò Sirius, offeso.
«Della tua al momento sì» ghignò James, crudelmente.
 
«Ma alla fine hai fatto pace con Regulus?» domandò Peter.
 
«No» rispose immediatamente Sirius, come se avesse appena pronunciato una bestemmia «Ovviamente no. Insomma Peter, io gli ho buttato un secchio d’acqua addosso, e lui mi ha rovinato una cosa importante, Daisy. È come se io mangiassi la tua fetta di torta, e tu per farmela pagare ti mangi l’intera mia torta al mio compleanno, capisci? Non è paritario».
 
Peter scrollò le spalle «Sì, ma Daisy è… cioè, era una spazzola».
 
Sirius parve sconvolto dalla poco sensibilità dell’altro. «Peter, almeno t-»
 
«Non pensarci, Sirius, non è degno della tua rabbia. Nessuno qui ne è degno. Daisy era una spazzola, ma ciò non significa che valesse meno di una qualsiasi altra cosa o persona» lo interruppe Harry, guardandolo deciso e rassicurante.
 
Il Black lo guardò sorpreso, poi si calmò «Grazie, Harry. Ma come è possibile che con certi genitori tu sia nato così?» e gettò un’occhiata malevola a James, per poi fare un sorrisetto.
 
Harry gli sorrise di nuovo, poi si voltò verso Peter «Vedi, Pete? Guarda e impara, è così che ci si deve comportare con gli psicopatici»
 
Il sorriso di Sirius si congelò.

                                                             



«È solo che la Evans era così allegra vicino a lui! Era tutta carina e dispiaciuta, diceva qualcosa sul fatto che lo dava per scontato, ma era giusto ma anche sbagliato, che ne so. Poi sorrideva e rideva! Con lui! E lui pure… poi la guardava tutto desideroso… per poco non uscivo da sotto il mantello per dargli un pugno su quel naso che si ritrova!» sbottò James, infervorato.
 
«James, stai blaterando tutto ciò tra una lezione e l’altra a tutti noi, e a me lo stai facendo anche durante le lezioni. Non per dire, ma come tuo fratello mi sento di dirti che mi sta venendo voglia di buttarti giù dalla Torre di Astronomia» Sirius appariva piuttosto lapidario. Si chiese poi perché non l’avesse già fatto.
 
Potter 2 fece una smorfia, poi abbassò lo sguardo «È che gli prometteva di dar valore alla loro amicizia quando scommetto che quello stronzo continuerà ad andarsene in giro con i razzisti, leggendo robe oscure.» questo, doveva ammettere Sirius, era una frase nuova. O forse l’aveva già detto quando se ne stava per i fatti suoi. Aspetta… lo stava ascoltando?
 
Il punto è che quello che sembrava davvero interessarsi nonostante il fatto che James dicesse sempre le stesse cose (perfino Remus quando se n’era accorto aveva smesso di ascoltarlo), era Harry. E Sirius davvero non capiva perché il suo migliore amico si ostinasse a sedersi vicino a lui, rompendogli le palle durante le lezioni. Insomma, perchè doveva essere lui e non Harry, molto più interessato, a patire tale sofferenza?
 
Guardò con un po’ di preoccupazione lo sguardo pensieroso e tetro di James.
 
«Ma non era una sfida e basta?» sentì Peter sussurrare mentre entravano nell’aula di Incantesimi.
 
«A quanto pare era, appunto» borbottò Remus.
 
«Andiamo, io non sono suo amico perché mi odia, mai voi due non siete suoi amici?» disse James, guardando male Remus e Harry, poi si soffermò su quest’ultimo «Anzi, tu non sei il suo migliore amico? Sembra che non te ne importi!»
 
Harry alzò le sopracciglia, un po’ offeso
 
«Ma se ti sta ascoltando da più di mezz’ora!» lo difese Peter, guardandolo male. James lo guardò un attimo spaesato, non aspettandosi il suo tono sicuro nel contestarlo su qualcosa che nemmeno lo riguardava.
 
«Comunque più che essere amico di Lily, sono poco più di un conoscente. Ogni tanto parliamo, ci confrontiamo sulle nostre letture e i compiti, ma niente di più. E per quanto io possa essere preoccupato, non mi parlerà certo dei fatti suoi, tantomeno di Piton, visto che sembri che a malapena ne parli con le amiche» disse Remus superandoli per prendere gli ultimi posti, in fondo all’aula.
 
«Me ne importa, Jamie, e sono anche un po’ preoccupato» confessò Harry, con tono stanco  «A me parla di lui, ma lo fa perché non lo giudico. Non posso fare chissà cosa, e magari non so, Piton potrebbe anche rendersi conto questa volta di quel che fa. Poi Lily sembra così felice… non voglio rovinarle l’umore attaccando a parlare delle compagnie di Piton» sussurrò, dando un’occhiata alla rossa che si sedeva al primo banco, parlando allegramente con Mary. Poi il suo sguardo cadde su Marlene, che si irrigidì e sorrise, una spruzzata di rosso in faccia, appena Alice le sussurrò qualcosa all’orecchio. Era felice di vedere come si stesse riprendendo dalla sua ultima esperienza.
 
Sirius si stravaccò sulla sedia, poggiando con noncuranza la borsa a terra, salvo poi raddrizzarla velocemente quando notò che la sua rivista babbana di moto e beh… modelle, in costume, ovviamente, stava scivolando fuori.
 
James guardava fisso la Evans, un po’ preoccupato e un po’ incantato, prima che con un colpetto Sirius lo riportasse alla realtà. Si ritrovò il ghigno del Black davanti, pieno di sottointesi e le orecchie gli si arrossarono leggermente, nonostante il sorrise strafottente che gli rivolse di rimando. Poi si sedette al posto che Sirius e Peter avevano riservato in mezzo a loro, e si disse che si stava davvero preoccupando troppo per la Evans.
Sentì una morsa allo stomaco ricordando il sorriso che rivolgeva a Mocc- Piton. Il caro Sev.
Spostò di nuovo lo sguardo su Lily.
 
Sirius guardò pigramente il posto dell’amico, rammentando di quando aveva pensato del perché James si sedesse sempre vicino a lui: non che poi gli lasciasse molta scelta, alla fine.
 
Lo guardò, notò la direzione del suo sguardo e decise che a meno che non lo distraesse lui, Jamie avrebbe continuato a struggersi. E non era vantaggioso né per lui, né per l’altro. Poggiò la testa sul banco e piagnucolò: «Ho definitivamente perso il mio migliore amico… prima si schiera dalla parte di Evans contro di me, ora la sta sempre a fissare e pensare non dedicandomi la minima attenz-»
 
Il suddetto gli tirò una sberla in testa prima che potesse continuare «Eddai, Sir!»
 
*
Peter era frizzante quella sera. Era riuscito a scagliare un bel Expulso contro il manichino inanimato, facendolo cadere a terra contuso. Sebbene gli altri suoi amici lo avessero padroneggiato prima delle vacanze natalizie, Peter non si sentiva abbattuto.
Questo incantesimo gli era stato particolarmente antipatico, ma finalmente ce l’aveva fatta e Harry e gli altri non lo guardavano mai come se fosse un emerito idiota per il suo scarso talento.
Certo, all’inizio James e Sirius, particolarmente esaltati per la loro bravura, avevano fatto qualche commento scherzoso a presa in giro, che comunque segretamente lo aveva abbattuto, ma poi avevano smesso.
 
Il fatto che Harry glielo avesse fatto notare e che li avesse disarmati e schiantati in poco tempo, smontando tutto il loro ego in una manciata di secondi, Peter non lo sapeva.
 
In ogni caso, sentiva che stava diventando più scattante nei movimenti, mentre duellava con un manichino di livello medio, e sorrise. I suoi occhi erano concentrati sul manichino, ma sentiva chiaramente il suono di incantesimi e voci mentre James e Sirius duellavano fra loro.
Guadò brevemente Remus, che se ne stava seduto stancamente a leggere, una faccia che con il passare dei giorni si faceva sempre più pallida. Stava pure peggio, perché nonostante la Luna Piena fosse vicina, aveva insistito affinché Harry si esercitasse con la sua mente per il Legilimens. «È il mio turno! E poi posso reggere…» aveva detto e per poco Sirius non lo strozzava per la sua testardaggine, mentre Harry era prossimo alla rassegnazione.
 
Nello stesso momento in cui per un pelo schivò uno schiantesimo, la porta della Stanza della Necessità si aprì. Harry entrò con una faccia abbattuta e cupa.
Non disse niente, semplicemente sul divano accanto alla poltrona sui cui era seduto Remus comparve un cuscino in cui Harry seppellì la faccia dopo essersi steso sopra a pancia in giù.
 
La preoccupazione di Peter fece sì che si distraesse, mentre delle corde magiche di luce verde lo trascinavano a terra e gli si avvolgevano intorno sempre più strettamente. A Peter mancò il respiro. Avrebbe voluto arrendersi, ma Harry gli aveva detto che raramente era un’opzione da considerare in un duello mortale, anche perché molte volte significava scendere a compromessi che potevano essere pericolosi per i propri alleati, quindi si contorse tra gli ansimi e riuscì a liberare il braccio per prendere la bacchetta e scagliare Expulso che non colpì esattamente l’avversario, ma gli diede il tempo necessario per tagliare le corde.
 
 
Remus gettò un’occhiata preoccupata al suo amico. Era appena tornato da una riunione dell’Ordine della Felice, e non sembravano esserci buone notizie. Ne aveva parlato loro appena si erano riuniti, anche se, ancora una volta, doveva mantenersi sulle cose generali. James e Sirius erano stati esaltati appena avevano saputo a cosa servisse il gruppo segreto, talmente esaltati che se non fosse bastata l’occhiata di Harry per far capire loro che erano troppo piccoli, cosa che per fortuna avevano già capito da soli, avrebbero anche proposto di farne parte.
 
«Cos’è successo?» chiese, con il suo classico tono di voce che faceva calmare tutti.
 
«È difficile non farsi scoprire dal Ministero quando interveniamo e le cose sembrano coinvolgere sempre più i non-umani» borbottò Harry, con gli occhi chiusi. La giornata era stata piuttosto stressante, tra compiti, allenamento mentale e fisico e la riunione. L’Ordine, quando il Ministero mandava in giro scarse truppe di Auror, interveniva sotto copertura, come maghi a caso che passavano di lì, ogni volta di aspetto diverso, o travestiti da Auror durante i combattimenti. C’era stato l’attacco a Coalville, tanti mangiamorte a cercare di fare stragi di Babbani contro una piccola truppa di Auror. Harry sbuffò: chissà cosa sarebbe successo se non ci fossero stati certi maghi che “passavano lì per caso”.
 
Inoltre i vampiri parlavano come se qualcosa di grande fosse vicino e gli sguardi furtivi che Silente gli rivolgeva erano abbastanza per far capire a Harry che era indeciso se coinvolgerlo nel combattimento. Il Preside aveva anche detto che avrebbe parlato presto con Hagrid per la questione dei giganti.
 
«Poi… Moody! Mi guardava in continuazione, come se fossi una specie di insetto fastidioso che non poteva uccidere. Era maledettamente irritante!» sbottò Harry ad un tratto.
 
Harry aveva attinto a tutta la sua pazienza e la sua faccia da poker per sopprimere l’agitazione e la voglia di andargli contro. Guardò in modo colpevole Remus: nonostante la gioia di esser riuscito a fare il Legilimens in modo corretto, non riusciva a sopportare la vista della faccia esaurita del Licantropo, che sapeva di aver causato entrandogli continuamente nella mente.
 
Remus intuì immediatamente i suoi pensieri: lo guardò con rimprovero e Harry distolse lo sguardo. Ovviamente Remus era la prima persona a pensare che i suoi sensi di colpa fossero stupidi, non c’era da stupirsene.
 
«Tutto bene, Harry?» gli chiese la voce di Peter con tono affannoso.
 
L’altro sospirò e si mise a pancia in su, sorridendo leggermente. Notò il manichino che se ne tornava al suo posto piuttosto contuso.
 
«Gliele hai date, eh?» chiese compiaciuto, evitando come se niente fosse la domanda.
 
Peter spostò rapidamente lo sguardo dal manichino a lui, un sorriso euforico che gli si faceva strada in volto «Oh, sì! Sono riuscito a fare l’Expulso e ho anche duellato un bel po’ con lui prima di essere atterrato» informò orgogliosamente, abbassando però leggermente il tono sull’ultima parte.
 
«Va benissimo, saresti perfettamente capace di tenere testa al più bravo del nostro anno»
 
Peter aggrottò le sopracciglia, perplesso «Te?»
 
Harry si bloccò, poi sorrise imbarazzato «Escludendo me» si corresse.
Detto ciò rimanevano i restanti Malandrini, ma Peter escluse anche quelli perché beh non avevano il livello di duello di un terzo anno.
 
Si sentì un urlo prima che James si buttasse su Peter, facendogli cacciare un urletto imbarazzante mentre il Potter gli strofinava il pugno sulla testa.
«Stai parlando di me, vero Harry?» domandò ghignante. Era tutto sudato e gli occhiali erano storti, dietro di lui comparve Sirius, messo pure peggio.
 
«Ti ho battuto, idiota» sbuffò. Peter cercò di divincolarsi dalla presa di James.
 
«Io ho battuto entrambi» fece presente Remus, placidamente, un sorrisetto furbo in volto mentre continuava a leggere.
 
James e Sirius si bloccarono e Peter ne approfittò per spintonare via Potter 2. Sirius guardò fisso Remus, poi si avvicinò con un ghigno. Si fermò di fronte a lui, chinato per stare al suo stesso livello, e Remus alzò lo sguardo.
 
«Il lupo attacca…» disse il Black, poi mosse la mano come se volesse acchiapparlo con degli artigli «Grrr»*
 
Remus lo guardò scioccato ed Harry per poco non si strozzò mentre scoppiava a ridere. Menomale che c’erano loro.
 
*
Il 15 gennaio i raggi della Luna Piena colpirono una fialetta, provocando un intenso luccichio. Harry sospirò e sperò che questa fosse la volta buona, mentre degli ululati squarciavano il silenzio della notte.
 
A migliaia di chilometri di distanza una figura vestita di nero si inchinò profondamente al suo Signore, mormorando promesse e giuramenti, parole piene di idolatria, poi si rialzò. Voldemort sibilò qualcosa che fece scendere un brivido lungo la schiena dell’altro, poi porse un diario.
 
 
 
 
 
 
*scusate, è trash ma dovevo metterlo.
 
Angolo Autrice
What’s up, guys? Sento un’incredibile soddisfazione per aver finito questo capitolo. Sì, è piuttosto leggero, ma ne avevo davvero bisogno, scusate. Gli ultimi cinque capitoli sono stati abbastanza cupi e volevo un po’ scrivere dei Malandrini, un po’ come agli inizi.
Sono passati sei mesi da quando ho pubblicato il cap 48, in quest’arco di tempo s’è sentito parlare a proposito di Terza Guerra Mondiale, zona rossa, rivolte nei carceri, tutti chiusi in casa, pandemia globale, Conte è diventato un daddy e tra due giorni passa pure un asteroide, quindi credo che il fatto che non vi avessi augurato buon anno nello scorso capitolo sia stato una specie di presagio (a parte che era ottobre).
I motivi per cui non ho aggiornato per così tanto tempo sono due, più o meno: prima è stato perché non riuscivo ad organizzarmi decentemente, poi è sopraggiunto una specie di blocco dello scrittore, orribile, che mi abbatteva ogni qual volta mettessi le mani sulla tastiera e mi faceva sentire come se stessi scrivendo una merda. Dopodiché qualcuno, chiamasi lilyy, mi ha dato una considerevole spinta <3. Qui scrivo poco perché non voglio occupare troppo spazio, ma nella mia bacheca su wattpad ho scritto un intero post una settimana fa, più dettagliato, rispondendo ad alcune domande, tra cui il perché mi sono fermata.
Che dire, al prossimo capitolo, e grazie a chi c’è ancora, a chi è da poco arrivato e anche a chi se n’è andato!
Baci
 





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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