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Autore: kamy    28/04/2020    0 recensioni
Vegeta è un giovane principe dei demoni costretto a prostituirsi.
Scritta per la: #TheWritingWeek
» Lista: Hurt/Comfort
» Prompt: Day 2 Prostituzione
» Fandom: Dragon Ball Z
» Avvertimenti: AU.
Genere: Hurt/Comfort, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freezer, Goku, Vegeta
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Principe dei demoni

 

Banchi di fumo vagavano per l’ambiente, rendendo meno luminose le insegne rosse al neon. I divanetti di raso rosso ne erano impregnati e anche la carta da parati marrone spento, che copriva le pareti in legno, puzzava di nicotina.

“Perciò è vero, avete un ragazzo mezzo demone tra i giovani che offrite” sussurrò Kakaroth. Spesse ciocche more uscivano dal cappuccio nero che indossava ed i suoi occhi brillavano gialli nella penombra.

La donna dall’altra parte del bancone piegò di lato il capo e sorrise. “Per quel genere di servizi devo prima chiedere al direttore” gli rispose.

Kakaroth infilò le mani nelle ampie tasche, nascondendo che stava serrando un pugno così forte da far scricchiolare le ossa.

“Lo chiami pure, io aspetto” rispose con tono cordiale. Guardò la donna allontanarsi con passo claudicante e alzò lo sguardo, fissando i lampadari di ottone sbiadito.

< Questo posto deve aver visto tempi migliori. Se scoprirò che è qui che tengono il mio principe, però, ne vedranno di peggiori >.

Sentì ridacchiare e abbassò lo sguardo. Un uomo dalla pelle candidissima, stretto da un vestito da geisha, gli si avvicinò.

“Oh, lei dev’essere l’ospite con i gusti insoliti” soffiò. Continuò a ridere con la bocca nascosta dalle dita affusolate.

“Lei è il direttore?” domandò Kakaroth.

L’albino piegò di lato il capo, in un lungo mulinare di capelli bianchi. “No, sono il fratello… Nonché un’altra merce in vendita”. Sporse in avanti il bacino, mentre i suoi occhi rossi brillavano. “Abbiamo un solo demone. Lo prese con sé mio padre, quando era lui il direttore.

Però mio fratello ci tiene a farle sapere che il costo sarà più alto”. Indicò una fotografia che ritraeva un altro giovane dalla pelle pallidissima, però aveva giacca e cravatta neri ed un’espressione mafiosa sul volto.

Kakaroth lo interrogò: “Perché ha mandato ‘te’?”.

Freezer mostrò i denti candidi.

“Sono parte del prodotto. Essendo parecchio recalcitrante ci vuole qualcuno che se ne occupi” soffiò.

< Questa è un’altra vittima. Non si merita di morire quando farò saltare questo posto con tutti i maledetti al suo interno > pensò.

“Mia sorella Bulma è in macchina. Potete chiedere a lei per i soldi” rispose.

La vecchia, che si era nuovamente avvicinata, si sfregò le mani. < La conosco di nomina, è una miliardaria! Potremo gonfiare ancora il prezzo > si disse. “Vado ad avvertire il direttore che avete trovato un accordo” sussurrò, guardando un paio di volte l’ultima porta del corridoio.

Kakaroth aspettò che entrambi si fossero allontanati e si diresse verso quella stanza con passo spedito. Si guardò intorno e l’aprì, infilandosi dentro.

L’ambiente era illuminato dalla luce della luna che filtrava da un’alta finestra circolare, con delle decorazioni in legno chiaro.

Kakaroth sentì il fiato mancargli mentre notava un ragazzino seduto di terra, con le ginocchia piegate e le gambe aperte, sottili e lisce.

Indossava un kimono viola che gli lasciava scoperte le spalle, il suo corpo era minuto e glabro.

“Lei è un cliente?” domandò con voce femminea. Aveva degli alti capelli a fiamma neri, dai riflessi vermigli, e delle alte corna color ebano.

Kakaroth gli si avvicinò.

Il giovinetto lo guardò col labbro sporto, aveva un occhio coperto da una benda nera, ma che lasciava intravedere una profonda cicatrice sul suo viso aguzzo.

Kakaroth s’inginocchiò vicino a lui.

“Sì” bisbigliò. < Si potrebbe anche dire così visto che è quello per cui mi sono spacciato > pensò.

Il giovane fece un ghigno e socchiuse l’occhio sano, truccato di rosso.

“Allora può andare a farsi fottere” ringhiò.

Kakaroth sorrise e lo abbracciò, stringendolo a sé, mormorando: “Finalmente vi ho trovato, vostra altezza”.

“Cos…” biasciò Vegeta.

Kakaroth si sfilò il cappuccio mostrando la propria impalcatura di corna, anche se in parte segate. Si sfilò la giacca e gliela mise sulle spalle.

 “Sono venuto per salvarla, principe” sussurrò.

Vegeta si raggomitolò tra le sue braccia, tremando e chiuse l’unico occhio, ansimando.

“Dimmi che questo non è un sogno” mormorò, pregandolo.

Kakaroth lo cullò.

““Io sono come voi, della stessa razza. Mi occuperò io di voi” promise.

 

****

 

Vegeta stava raggomitolato su se stesso, tremando.

“Non mi piace essere toccato” ringhiò, serrando gli occhi. Arrossì notando che la giovane davanti a lui lo fissava, sorridendogli.

Bulma sussurrò: “Devo curarti. Sei ricoperto di abrasioni e segni di morsi”.

Vegeta serrò gli occhi.

“Umphf” borbottò.

< Vorrei avere il fegato di dirle che è una cosa normale quando ti fottono a sangue, ma mi viene da vomitare al solo pensiero.

Non voglio ferire così a fondo il mio orgoglio > pensò, serrando gli occhi.

Bulma continuò a passargli le mani sul corpo, spalmandogli la crema, il più giovane ingoiò un gemito dovuto dal bruciore e avvertì la testa girare.

< Deve aver sofferto così tanto. Kakaroth è stato fortunato dall’essere adottato da mio padre quando era piccolo > pensò.

 

  
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