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Autore: AkaNagashima    03/05/2020    3 recensioni
ATTENZIONE SPOILER TERZA STAGIONE!!
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« Princess Justice. » mormorò la voce suadente dell'uomo. « Sei stata presa di mira, raggirata, presa in giro, e adesso persino espulsa. E' il momento che tu dichiari vendetta contro chi ti ha fatto del male..
Ti darò i poteri che ti servono, ma in cambio dovrai consegnarmi i Miraculous di Chat Noir e Ladybug. »
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La cattiveria di Lila Rossi è conosciuta da chiunque, e Marinette si trova perennemente a combatterci contro, trovandosi costantemente attaccata da essa senza un attuale motivo. Ma a volte anche una persona forte e gentile come lei può crollare.
(Il titolo è ripreso dalla canzone "Born without a heart" di Faouzia)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti, questa ormai è la terza ff che pubblico di Miraculous da quando ho finito la terza stagione.
Nel caso di questa e di King of mean, sono stata anche spinta da due canzoni che ho iniziato ad amare e da un'amica con cui parlo di Miraculous tutti i giorni, ormai diventata una fissazione..
Questa è una mezza song-fic in realtà, infatti il titolo viene dalla canzone Born without heart di Faouzia che vi invito ad ascoltare, è veramente bellissima e secondo me descrive appieno ciò che Marinette prova nei confronti di Lila Rossi, perchè è l'unica che riesce a far vedere la giovane eroina come una persona senza cuore..
Ma ciancio alle bande(?) 
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate ♥



 

Born without a heart



I'm an angel, tell me what you mean by that
I take it all and I will never give it back
I don't feel sorry every time I see you cry
Every time you start, I'm waiting for your tears to dry
 
I don't really care, and I never will
That's the way I am, such a bitter pill
I don't really care, how much silence kills
That's the way I am



Lila Rossi era sempre la stessa. Si divertiva così, senza un motivo apparente. Aveva deciso che lei fosse la sua vittima sacrificale ideale, perchè non riusciva a far vedere la realtà agli altri, e sembrava sempre più sola ai suoi occhi furbi e verdi. Il colore gli ricordavano vagamente una faina che prende di mira una povera gallina innocente per potersi nutrire al crepuscolo. Ne aveva bisogno, ormai era appurato agli occhi di Marinette, che non aveva la più pallida idea di come fermarla, era inevitabile che lei puntasse alla sua persona per i propri scopi ed ancora non aveva ancora capito se il motivo fosse inventato o serio. Sembrava volesse allontanarla sì da Adrien, ma anche da tutto il resto della sua classe, da Alya stessa, il che era persino peggio. Non poteva stare lontana dalla sua migliore amica, perché per lei era tutto.
Era tornata a scuola dicendo che aveva fatto un lungo viaggio, che era sorda ed aveva bisogno di stare al primo banco, proprio accanto al biondo preferito da entrambe, e successivamente aveva problemi al polso. Eppure era riuscita a prendere al volo la carta che lei stessa le aveva lanciato come prova, ovviamente non senza i rimproveri generali del resto della classe contro di lei per averle fatto quell’infantile dispetto, che poi non aveva niente di così allarmante a confronto di ciò che solitamente Lila studiava a discapito del prossimo.
Ma ciò che la lasciava maggiormente basita, era la facilità con cui gli altri le credevano. Sembrava pendessero dalle sue labbra senza spiegazione, come se li pagasse per ascoltarla e dire sì ad ogni sua bugia. Una costante, ogni giorno ne inventava una, se non di più, sempre più mirata a distruggere la reputazione di Marinette, che voleva solo smascherarla.
Poi arrivò il culmine dove persino Lila era andata troppo oltre.
Mai punzecchiare una ragazza troppo buona e farla arrabbiare, la rabbia dei buoni fa più paura di quella dei cattivi, perchè esplode. Sembra di avere a che fare con un vaso che, goccia dopo goccia, si riempie ed infine straborda immancabilmente affogando chi si trova nelle vicinanze.
Il pianto della castana era come carta vetrata alle orecchie della ragazza dai capelli blu, a volte doveva tapparsi le orecchie per il fastidio, da come erano false quelle lacrime facevano più rumore dei suoi singhiozzi. Eppure, al tempo stesso, provava piacere sempre immersa nelle speranze che quel pianto fosse vero e che soffrisse.


I’m a nightmare

I know what you mean by that
I can’t wake up from
All these scary dreams I have
 
I don’t really care
And I never will
That’s the way I am
Such a bitter pill
I don’t really care
How my silence kills
That’s the way I am


Poi quel giorno la cattiveria della nemica raggiunse un culmine che Marinette mai si sarebbe aspettata di affrontare. Un foglio con le risposte al compito venne nascosto nel suo zaino e presa di mira dalla professoressa stessa, ovviamente denunciata dalla stessa Lila, che non poteva essere stata lei a farle quel dispetto, certo. No, perchè aveva preso il voto più basso, mentre la bullizzata aveva preso il voto più alto.
Durante una lite che venne scatenata successivamente a questa diffamazione pubblica, entrambe vennero mandate dal preside a spiegare la vicenda. Ma non contenta, dovette persino fingere che l'avesse fatta cadere dalle scale rompendole una gamba.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di spingere una persona in quel modo, e la cosa che le fece maggiormente male fu la consapevolezza di non essere creduta da chi la circondava. I suoi compagni di classe, con cui aveva condiviso tutto, le avevano appena voltato le spalle. Così come i suoi genitori, chiamati di conseguenza per risolvere la vicenda.

« Mi ha anche rubato la collana che mi aveva regalato mia nonna. »

E no, questo era davvero troppo. Non aveva mai rubato a nessuno, tantomeno a lei, e non avrebbe cominciato in quella situazione. Ma il preside volle controllare, e Marinette non aveva certamente niente da nascondere. Entrarono all'interno degli spogliatoi, dove si trovava il resto della classe, si avvicinarono al suo armadietto, aprendolo e.. la collana era lì.
Com'era possibile? Chi l'aveva messa là dentro?

« Signor preside, io non so davvero come.. » 

« Silenzio! »

Tutto tacque. Faceva male non poter dimostrare la propria innocenza, completamente ignara di ciò che era stato precedentemente macchinato alle spalle, mentre una faina si divertiva, deridendola e mettendole tutti contro, persino i suoi stessi genitori.




I wasn’t born like this
But hurt people hurt people
I’d rather be heartless
Than have my heart in pieces
 
No, I wasn’t born without a heart
I wasn’t always like this
No, watched you break me
No, now you blame me
No, I wasn’t born with all these scars
And that’s what made me like this
No, can you blame me?
No 
 
« Marinette Dupain-Cheng, sei espulsa. »

Fece male. Un dolore al petto. Non era tristezza, ma pura e semplice rabbia. Era finalmente arrivata al proprio limite di sopportazione, faceva un male del diavolo, sembrava che cervello e cuore volessero scoppiarle.
Poi arrivarono le farfalle rosse, le akuma rafforzate di Papillon, dalla finestra. Si posarono ovunque, su chiunque provasse un minimo di agitazione, tristezza, rabbia o altro. Persino sua madre venne presa, e poi tutti coloro che erano stati già precedentemente akumizzati.
Guardò avanti a sè, mentre sul volto la forma della farfalla creava un collegamente tra lei e Papillon stesso, che era pronto a convincerla maggiormente a collaborare con lui.

« Princess Justice. » mormorò la voce suadente dell'uomo. « Sei stata presa di mira, raggirata, presa in giro, e adesso persino espulsa. E' il momento che tu dichiari vendetta contro chi ti ha fatto del male..
Ti darò i poteri che ti servono, ma in cambio dovrai consegnarmi i Miraculous di Chat Noir e Ladybug. »

Tikki le chiese di non farlo dalla sua borsetta, ma Marinette portò le mani alle orecchie sotto lo sguardo perplesso di Adrien, che ancora non si decideva ad andarsene e trasformarsi nell'eroe felino. Poi qualcosa nella mente della ragazza cambiò improvvisamente, ed abbassò le mani. Un sorriso, un sogghigno irriconoscibile sul volto della ragazza prese vita, sempre sotto lo sguardo esterrefatto del biondo e di chi, come lui, non era stato preso dall’akuma.

« Io non ho bisogno di te. »

« C-Cosa? »

Il collegamento si interruppe, il resto delle akuma vennero improvvisamente purificate senza l'aiuto di Ladybug, ma ormai al posto di Marinette vi era Princess Justice.


No, I wasn’t born without a heart!


[ . . . ]


Collège Françoise Dupont

La metamorfosi della ragazza avvenne davanti a tutti, quando una nuvola violacea avvolse completamente il suo corpo, lo sguardo preoccupato ed esterrefatto dei suoi genitori che videro tutta la scena restando impotenti insieme al resto della sua classe, che adesso provava pentimento per averla fatta arrivare a quel livello di sopportazione. Se fossero stati più attenti, probabilmente Marinette non sarebbe crollata.
Princess Justice era l’esatta rappresentazione di una principessa delle fiabe che la stessa Marinette leggeva ai bambini a cui faceva da babysitter, anche se al negativo, indossando un lungo vestito a balze viola e grigio, una corona sulla testa, i capelli erano sciolti e le incorniciavano il viso solcato da due lunghe strisce nere che partivano dagli occhi, ad un primo sguardo sembravano dei solchi fatti col pennarello indelebile, quando in realtà erano lacrime di puro petrolio. Alla mano destra impugnava una bilancia con su scritto Giusto e Sbagliato. Gli occhi, per qualche strano motivo, restavano chiusi, nonostante riuscisse a camminare anche senza vedere dove stesse andando.
Adrien vide la scena da dietro la porta, sconvolto lui stesso da quella trasformazione. Se un’akuma era riuscita ad impossessarsi di Marinette, significava che la ragazza era definitivamente crollata, troppo caricata di emozioni negative, e non avrebbe lasciato la sua migliore amica in balia di Papillon. Doveva prepararsi immediatamente ad ogni evenienza, quindi si allontanò il più velocemente possibile, nascondendosi in un’altra stanza e controllando dalla porta semi aperta.

« Che hai intenzione di fare, ragazzo? »

« Non lo capisci, Plagg? » domandò. « Dobbiamo fermarla e deakumizzarla, dobbiamo trovare Ladybug! »

Il piccolo kwami nero prese un profondo respiro, ma stava decisamente sudando freddo. Se Marinette era stata akumizzata, Ladybug non poteva certamente sconfiggere il male, giusto? Eppure le altre akuma erano state deakumizzate senza la presenza dell’eroina stessa, ma solo grazie alla ragazza. Che stesse imparando anche senza poteri? Sarebbe stato un caso raro, ma poteva capitare. Adrien non capiva perché il kwami ci stesse pensando così tanto, dovevano aiutare immediatamente la ragazza o sarebbe stato troppo tardi.
Si affacciò da dietro la porta dove si era nascosto, avendo captato dei movimenti, e vide Princess Justice passare per il corridoio, camminando lentamente ed in modo regale, circondata dal resto della classe, tutti trasformati in servi pronti a renderle omaggio, alla ricerca di Lila Rossi. Voleva fargliela pagare, quello era sicuro.

« Non posso aspettare in eterno.. PLAGG, CLAWS IN! »

Nel frattempo persino Tikki era riuscita a scappare dall’akumatizzazione della propria padrona, svolazzando via il prima possibile. Anche se fossero riusciti a vederla, non avrebbero avuto il tempo di farlo presente, perché davanti ai suoi occhi spaventati la ragazza l’aveva tutti trasformati in servitori. La piccola kwami non poteva aspettare ulteriormente, e corse a cercare Chat Noir per chiedere aiuto. Immaginava che si fosse già nascosto per trasformarsi, bastava solo osservare bene dove potesse essersi nascosto. Fortunatamente le piccole creature potevano captarsi tra loro, e la presenza di Plagg la raggiunse immediatamente, bastò solo seguirla.

« Chat Noir! »

Il ragazzo si fermò di botto nel sentirsi chiamare, voltandosi trovò Tikki che gli piombò letteralmente addosso, notando che però tra le mani non teneva gli orecchini dell’eroina. Quindi Ladybug li stava ancora indossando. Perché era lì? Era successo qualcosa alla sua Milady? Marinette l’aveva già affrontata ed era finita male!? Chat Noir rabbrividì a quel pensiero, perché una Marinette che faceva del male al prossimo era già assurdo così.

« Tikki, che è successo? Dov’è Ladybug? »

« L-Lei.. » cominciò, cercando le parole giuste. « Lei non può venire ad aiutarti, non stavolta. »

« Cosa vuoi dire? Le è successo qualcosa!? »

Tikki annuì, poi scosse la testa. Stava bene, più o meno. Come spiegare tutto al ragazzo senza dire la vera identità della coccinella? Impossibile, perché non avrebbe capito, altrimenti. Prese un profondo respiro, come a cercare coraggio.

« Se Marinette resterà akumizzata Ladybug non potrà venire perché.. sono la stessa persona! »

« . . . »

L’eroe nero rimase immobile per qualche secondo, fissando Tikki come se la vedesse per la prima volta. Dovette dare peso alle parole altrui, perché alle sue orecchie sembravano assurde e senza senso. Ladybug e Marinette erano la stessa persona..? La sua migliore amica era la sua Milady e viceversa? Come aveva fatto a non accorgersene prima?!
Aveva gli occhi spalancati, mentre la piccola kwami rossa stava decisamente sudando freddo per la tensione del momento. Sperava che Chat Noir si decidesse a fare la sua mossa, o sarebbe stato troppo tardi. Marinette stava cercando Lila per fargliela pagare, non aveva dubbi che non le avrebbe fatto fisicamente del male, ma la vendetta di una persona gentile che aveva perso la pazienza poteva incutere più timore che mai.
Lo sguardo del giovane eroe cambiò improvvisamente. Divenne serio, sicuro di sé, e sembrava pronto a dare battaglia per riavere indietro Marinette e Ladybug.

« Tikki, sai dove si stava dirigendo!? »

« So solo che sta cercando Lila per fargliela pagare.. » mormorò. « Oh, Chat Noir, ti prego.. ho cercato di farle mantenere il controllo, ma non ci sono riuscita. »

Il giovane annuì, sorridendo alla coccinella e dandole una breve carezza sulla testa rotonda, preparandosi psicologicamente a cercare Princess Justice per deakumizzarla. Ma era preoccupato, senza Ladybug come avrebbero fatto a purificare la farfalla? Maledizione. Se solo avesse avuto gli orecchini avrebbe potuto usare il potere di MisterBug. Non era il momento di dare peso a questo dilemma, per prima cosa doveva cercare Lila e tenerla al sicuro, anche se sicuramente non se lo meritava. Gli dispiacque pensarla in quel modo, ma se la castana non avesse creato tutto quello stratagemma per espellere Marinette, era improbabile che sarebbe stata presa di mira dall’akuma, nemmeno Chloè era mai arrivata a tanto.
Appurato che non ci fosse nessuno a vederlo, Chat Noir sgattaiolò fuori dalla stanza dove si era nascosto e, successivamente, dall’edificio stesso. Poteva una discussione tra adolescenti trasformarsi in qualcosa di così pericoloso? Sospirò affranto, mentre Tikki gli svolazzava intorno, altrettanto preoccupata per la povera Marinette che, accecata dalla sua rabbia accumulata, avrebbe potuto fare qualcosa di cui pentirsi in futuro. Lei era Ladybug, la coccinella della fortuna, colei che purificava il male, ed ogni volta ricordava tutto. Ma probabilmente questa volta non avrebbe ricordato alcunchè.. forse. Lo sperava, perché non voleva che la sua amica soffrisse a causa di azioni involontarie.
Pensò attentamente a come muoversi. Se fosse stato Lila, dove si sarebbe nascosto? Sicuramente non a casa, perché sarebbe stato il primo posto dove l’avrebbe cercata. L’aveva vista presente nello spogliatoio, quando tutto era cominciato, quindi doveva ancora essere all’interno della scuola.

« Pssst, Chat Noir. »

Tikki si nascose immediatamente, mentre l’eroe si voltò e vide una porta socchiusa da cui fuoriusciva una mano femminile che gli faceva cenno di avvicinarsi. Era Lila Rossi, la colpevole che Princess Justice stava cercando. Chat Noir si avvicinò immediatamente, entrando nella stanza, non ebbe nemmeno il tempo di chiederle come stesse che se la ritrovò addosso, in lacrime. Che, precisiamo, avevano davvero l’aspetto delle così dette lacrime di coccodrillo.

« Oh, Chat Noir, avevo così paura! » annunciò. « Ha trasformato tutti in servitori, persino il mio Adrien.. io mi sono nascosta perché avevo il terrore che mi facesse del male, poi sono debole di salute, mi sono fatta male alla gamba quando mi ha spinta giù per le scale, e poi.. »

« Hai finito? »

Che Adrien fosse stato trasformato, ne dubitava, ma non disse niente al riguardo perché non avrebbe saputo spiegarle come sapesse questo, certamente non poteva dirle che Chat Noir ed Adrien fossero la stessa persona, giusto? E se le avesse detto che aveva salvato Adrien e messo al sicuro, probabilmente avrebbe smaniato per essere portata da lui ad ogni costo, e non aveva tempo per questo. Ma tutto il resto era una menzogna. Non che avesse paura, quello era probabile, ma la sua salute cagionevole e quella spinta giù per le scale erano solo menzogne.

« Devi nasconderti. » continuò. « Se Princess Justice ti dovesse trovare, non ho idea di cosa.. »

« Troppo tardi. » mormorò una voce alle sue spalle. « Grazie per l’aiuto, Chaton, sei stato un suddito esemplare. »

Quando entrambi si voltarono, la nube nera che accompagnava Princess Justice li aveva già raggiunti, così come i suoi servitori. Chat Noir e Lila impallidirono davanti a tutta quella cattiveria accumulata che sembrava urlare rendendoli sordi.
La ragazza si avvicinò, alzando la bilancia che teneva in mano. Prima sull’eroe, ma ovviamente questa s’inclino verso giusto, ed allora lo lasciò perdere facendolo tenere buono da alcune guardie, poi fu la volta di Lila, che si era fatta piccola piccola contro al muro.

« Sbagliato. » dichiarò la principessa, facendole vedere la bilancia. « Prendetela! »

« M-Marinette, aspetta! »

« Silenzio, Chaton, o vuoi essere giudicato colpevole anche tu? » domandò, muovendo la testa in sua direzione, sembrando quasi che lo stesse guardando, ma gli occhi restarono immancabilmente chiusi senza motivo. « Bravo micetto. »

Sorrise davanti al mutismo dell’eroe nero, che sembrava completamente esausto senza nemmeno lottare. Lila Rossi, trasportata dai sudditi della ragazza, sparì dalla sua visuale accompagnata dalle sue urla, mentre Chat Noir restava impotente e con le forze che lentamente lo stavano prosciugando.


[ . . . ]


Torre Eiffel.

Princess Justice aveva percorso tutta la strada fino alla torre, simbolo di Parigi, uno dei punti più alti mai esistiti in tutta la città, e tutto per un vero tributo alle malefatte della sua acerrima nemica: Lila. Ancora trasportata di peso dai sudditi della principessa, aveva finalmente smesso di ribellarsi continuamente, decidendo di piangere in silenzio, impotente di fronte alla forza della sua rivale.
Arrivarono in cima e con un sorriso Princess Justice si mostrò al pubblico sottostante come una vera regnante sapeva fare.

« Mia amata Parigi.. » cominciò, mentre gli elicotteri si alzavano in volo e la riprendevano. « Io, la vostra principessa, sono qui per un annuncio. Vi farò vedere chi è davvero Lila Rossi, colei che avete adorato fino ad oggi, colei che vi ha preso in giro con le sue menzogne, e vi ha fatto voltare le spalle alla vera vittima di tutto questo. »

Teneva ancora gli occhi chiusi, come a voler nascondere il suo vero sguardo, con la bilancia avanti a sé che ancora puntava su sbagliato. Già, perché Lila era sbagliata dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi, e tutti dovevano saperlo, conoscere la verità, così che chiedessero perdono alla vera vittima di quella vicenda, alla sovrana di tutta Parigi. Princess Justice avrebbe mostrato la vera faccia di quella ragazza, smascherandola apertamente.

« Portatela qui. »

I suoi servitori si avvicinarono lentamente trascinando ancora il corpo esausto della carcerata, che aveva persino smesso di piangere, probabilmente aveva finito le lacrime. Si fermarono davanti alla principessa, che si era voltata indietro nell’attesa, e quando Lila alzò finalmente lo sguardo, la ragazza aprì completamente gli occhi facendo urlare di terrore la castana.
Marinette, adesso akumizzata, aveva due enormi occhi rossi. Faceva effetto, sembravano finti, ed erano spaventosi.

« T-Ti prego, Marinette.. » sussurrò tremante. « Perdonami. Facciamo pace, che ne pensi? Non ti darò più fastidio, lo prometto. »

« Tutta questa confidenza. » mormorò, storcendo il naso. « Sono Princess Justice, non hai il diritto di trattarmi come una tua pari! »

Sogghignò, preparando la mano sinistra, da cui stava formandosi un potere oscuro, molto simile al cataclisma di Chat Noir, pronto ad esplodere contro chi si permetteva di mancarle maggiormente del rispetto che si meritava.


[ . . . ]


Collège Françoise Dupont.

Chat Noir era privo di forze. Sembrava che quei servitori succhiassero l’energia altrui e dovette tornare ad essere solo Adrien. Riprendeva fiato, sdraiato a terra, mentre Plagg mangiava il formaggio per riprendersi e Tikki piangeva in silenzio. Avevano già perso?

« Mi dispiace.. non ho idea di come fare per aiutarla. » mormorò, mordendosi il labbro inferiore. « Senza Ladybug sono un completo fallimento. »

« Non è vero, Adrien. » mormorò la kwami. « Tu vuoi davvero bene a Marinette, lo so e lo sa anche lei. »

Già, ma il bene in quel momento non bastava affatto. Sospirò affranto, tremando visibilmente per la frustrazione nascente. Chissà cosa avrebbe fatto a Lila, adesso. E poi, una volta ottenuta la vendetta, sarebbe tornata ad essere la ragazza di sempre? Quella dolce, gentile e col sorriso sempre pronto per il prossimo? Ci sperava, ma al tempo stesso aveva come il terrore che sarebbe rimasta Princess Justice per sempre, e senza Ladybug sarebbe stato tutto ancora più impossibile.
A meno che..

« E se l’affrontassi come Adrien? »

« Che intendi dire? »

« Come Chat Noir mi attaccherebbe sicuramente, ma come Adrien.. siamo amici. Ci vogliamo bene, forse questo sentimento nei miei confronti la fermerebbe! » annunciò, più sicuro. « Non capite? La raggiungeremo grazie a Chat Noir, così da essere più veloci, ed una volta lì mi mostrerò a lei come Adrien. Solo come me. »

I kwami non sembrarono molto convinti, ma ricordando cosa la ragazza provasse per il giovane, forse non aveva poi così torto come poteva sembrare. Marinette era innamorata di lui da tempo, ormai, lo sapeva Tikki così come Plagg, solo il diretto interessato non ne era ancora a conoscenza, ma non era il momento giusto per farglielo presente.
Poteva funzionare!
Cos’avevano da perdere, in fondo?

« PLAGG, CLAWS IN! »



[ . . . ]
 

Torre Eiffel.

Capirono immediatamente che si trovava alla Torre Eiffel grazie agli elicotteri che volavano intorno all’enorme monumento e dalle nubi che circondavano l’alta torre, come se si potesse scatenare un’enorme tempesta da un momento all’altro, e si diressero in quella direazione. Saltava tra i tetti, Chat Noir, speranzoso di arrivare in tempo prima che Lila finisse davvero nei guai e Marinette si fosse persa per sempre dietro a quella maledetta akuma. Doveva aiutarla, salvarla, e grazie al loro legame era sicuro che sarebbe tornata indietro per lui, da lui.
Arrivò giusto in tempo, atterrando poco distante, che stava per lanciare contro la colpevole qualcosa di simile al proprio cataclisma. Si detrasformò senza nemmeno pensarci, senza paura, perché doveva agire il prima possibile.

« Fermati, Marinette! »

La voce di Adrien la colse impreparata. L’attacco si fermò così com’era iniziato, e la ragazza si voltò per vedere il proprio principe andarle incontro. Le sorrideva dolcemente come sempre, non provava terrore nei suoi confronti, o rabbia. Non mostrava niente che non fosse l’affetto che le aveva sempre mostrato.
Abbassò persino la bilancia, che davanti al ragazzo andò su giusto, com’era ovvio che accadesse. Gli occhi di Marinette tornarono improvvisamente blu e le lacrime di catrame scomparvero venendo sostituite da lacrime normali.

« A-Adrien..? »

« Sono qui. » le prese la mano sinistra ed il polso destro. « Sono qui con te, calmati adesso. »

« I-Io.. »

« Marinette, tu non sei così. » ammise. « Tu sei buona e gentile, non sei per niente un mostro pronto alla vendetta. Sorridi sempre, perdoni sempre il prossimo, io sono innamorato di quella ragazza. Della mia Milady. »

Sperava che quelle parole aiutassero, in fondo Marinette lo stava fissando sorpresa e, forse, persino contenta, quindi poteva persino chiederle dove si trovasse l’akuma ed aiutarla a tornare normale. Sì, poteva farlo. Ma qualcosa non andò come aveva calcolato.. con la concentrazione nei confronti del ragazzo, il potere di Princess Justice si era momentaneamente affievolito, tanto che Lila riuscì a liberarsi da quella prigionia, rialzandosi.
Fu un attimo. La ragazza venne colpita da una spallata della castana, che la fece allontanare da Adrien stesso, proteggendolo col proprio corpo, un sorriso animalesco sul volto altrui. Non aveva mai avuto paura, quella sarebbe stata, probabilmente, la sua ultima bugia.

« Pensi davvero che potrebbe mai amare una nullità come te? » domandò acida. « Tu, che sai solo nasconderti dietro ad un sorriso e fingere gentilezza con tutti. Mi viene il voltastomaco. »

« Lila, sei forse impazzita!? »

« Tu sei insulsa tanto quanto Ladybug che, a proposito, dov’è? » domandò. « Ma guarda, sei talmente inutile che nemmeno l’eroina di Parigi è venuta ad aiutarti per mettere le cose apposto! Persino i tuoi amici ed i tuoi genitori hanno preferito credere a me. »

« La vuoi finire!? » domandò, adesso decisamente arrabbiato. « Marinette, non ascoltarla! Scaccia l’akuma da dentro il tuo corpo e torna la ragazza che tutti noi amiamo. Perché lo sai che ti vogliamo bene, possiamo sbagliare, ma ti vogliamo bene! »

« Zitti.. zitti.. DOVETE STARE ZITTI. »

Sulle loro teste la nube nera aumentò di conseguenza, le lacrime di petrolio tornarono sul volto della ragazza e così i suoi occhi rossi. Si rialzò, mostrando un sorriso decisamente spaventoso, un sorriso malato, e stavolta il potere nero colpì in pieno Lila, trascinandola sul bordo dove, sotto ai propri piedi, c’era il vuoto assoluto. La principessa si mosse di conseguenza, afferrando la castana da dietro, tenendola bloccata sia col proprio potere che col proprio corpo.

« Dì la verità davanti a tutti. » mormorò direttamente nel suo orecchio. « Dì che cosa hai fatto alla tua legittima sovrana. »

« H-Ho.. » cominciò a dire, tentando di trattenersi e di liberarsi, ma inutilmente. « Ho fatto in modo che tutti credessero alle mie menzogne. Ho nascosto io il compito nel suo zaino, ho fatto finta di cadere per le scale e.. ho nascosto la mia collana nel suo armadietto! »

Queste parole rimbombarono completamente nel resto della città muta. Tutti stavano guardando il programma tv in quel momento, e tutti si domandavano dove fosse Ladybug e cosa stesse aspettando. Ma nessuno sapeva che la loro eroina era la stessa Princess Justice ripresa dalle telecamere. Nessuno, tranne Adrien stesso, che adesso pensava ad un nuovo piano d’azione mentre osservava tutto quel potere spaventoso.

« Dunque, cosa ne pensate di questa colpevole? » domandò lei, mostrandola a tutti i propri sudditi. « Deve andare a morte! »

« No, Marinette! »

Si alzò di nuovo, anche se il vento si era alzato, tuoni e fulmini la facevano da padrone mentre le nubi aumentavano ancora ed ancora. Riuscì a combatterlo per come potè, raggiungendo la ragazza che ancora rideva come una schizzata del miglior film horror, riuscendo ad abbracciarla da dietro.

« Ti prego, Marinette.. ascoltami. So che sei lì dentro, da qualche parte.» sussurrò ancora. « Devi solo trovare la luce.. »
 

[ . . . ]


« MARINETTE. »

Buio.
Totalmente buio.
Aprì gli occhi vedendo solo ed esclusivamente oscurità. Sarebbe stato quello il suo nuovo mondo? Il buio più totale? Sospirò, rannicchiata in un punto indefinibile di quel nero petrolio, non aveva nemmeno più lacrime per piangere. Perché si trovava lì? Cos’era successo? Aveva paura, tremava visibilmente, ma era troppo piccola ed insignificante per riuscire ad uscirne. Probabilmente era morta, oppure.. non doveva pensarci, tanto non ci poteva fare niente. Non sarebbe servito a niente nemmeno urlare a squarciagola e chiedere aiuto, nessuno l’avrebbe sentita. Forse doveva solo starsene lì, in silenzio, ad aspettare un segno o qualcos’altro. Avrebbe smesso di soffrire se fosse effettivamente morta, giusto?

« Marinette.. »

Alzò lo sguardo, sentendosi chiamare, ma era sempre tutto completamente buio. Forse se l’era solo immaginato, era talmente tanto desiderosa di capire e tornare a casa, da immaginarsi che qualcuno la stesse chiamando. Tirò su col naso, aveva sempre avuto paura dell’oscurità quand’era piccola. Suo padre la cullava dolcemente per farla addormentare prima di portarla a letto, così che non avesse dovuto affrontare il buio intorno a sé in quella grande stanza. Avrebbe voluto chiamare suo padre e sua madre, chiedere scusa per tutto ciò che era successo, ed essere cullata da loro come quando era bambina. Ma cos’era successo, effettivamente?

« Marinette.. »

Eccola di nuovo, stavolta era sicura di non essersela sognata. Alzò di nuovo lo sguardo, guardandosi intorno nella speranza di vedere qualcosa, o qualcuno, all’interno di quell’oscurità. Ma non trovava niente di nuovo se non nero, nero e ancora nero. Prese un profondo respiro, trattenendo le lacrime, tenendo gli occhi chiusi. Paura. Solo paura.
Sentì un fruscio passarle accanto, anche se impaurita riuscì ad aprire nuovamente gli occhi ed una lucciola rossa le passò accanto. In quell’oscurità era luminosa, di un rosso vivo, sembrava un piccolo neon volante e la vedeva fin troppo bene in quel buio. Le passò davanti fermandosi esattamente di fronte a lei.

« Marinette.. »

« Chi sei..? »

« Io sono te. » rispose. « E tu sei me. »

Sbattè le palpebre perplessa davanti a quella risposta, quando la stessa lucciola rossastra prese la forma – seppur un po’ sfocata – di una ragazza in calzamaglia nera e rossa, con tanto di mascherina. Due codini legavano i capelli blu di quest’ultima, e la stava guardando, allungando la mano per aiutarla ad alzarsi.

« Tu sei.. Ladybug? »

« Sì. » mormorò, aiutandola a tirarsi su. « Io sono te, Marinette. E tu sei me. Devi reagire, amica mia. Senza di te non posso tornare, non lasciare che la rabbia vinca sulla tua anima pura. »

L’eroina l’abbracciò di slancio, la ragazza ricambiò immediatamente quella stretta, sentendo le lacrime finalmente uscire a sgorgare dai suoi occhi azzurri. Il pianto che ne uscì fu un misto di sentimenti: disperazione, tristezza, sensi di colpa, ma anche un’incontrollata gratitudine nei confronti della sua controparte che era venuta ad aiutarla. Non sapeva come reagire di preciso ma aveva ragione: senza di lei Ladybug non sarebbe esistita di nuovo.


« Ricordati, che prima di essere un’eroina sei una ragazza forte e coraggiosa, con un cuore nobile, un animo grande ed una forza di volontà superiore a chiunque altro. » annunciò. « Sei e sarai sempre Ladybug, con o senza la maschera. »
 

[ . . . ]


« Marinette.. ti prego.. »

Adrien stringeva nervosamente il corpo trasformato della ragazza, della sua Milady, non rendendosi conto che intorno a loro si era fermato improvvisamente tutto. Aveva chiuso gli occhi, principalmente per paura. E se si fosse ribellata ed avesse reagito contro di lui? Non sarebbe stato pronto, non era Chat Noir in quel momento.
Prese un profondo respiro, tremante.

« Adrien? »

Riaprì improvvisamente gli occhi a quel richiamo detto sottovoce, rendendosi finalmente conto era tornato tutto alla normalità. Il vento aveva smesso di soffiare, i tuoni ed i lampi sembravano essere improvvisamente spariti ed il cielo stava tornando sereno. Poi guardò la ragazza che ancora teneva stretta tra le sue braccia, ed il vestito da principessa si era dissolto, adesso c’era solo Marinette.
Ci era riuscito? L’aveva richiamata?

« Marinette! »

La voltò di scatto, abbracciandola per bene, mentre la giovane andava visibilmente in difficoltà arrossendo su tutto il volto. Cosa stava succedendo? Perché si trovavano sulla Torre Eiffel? Non ricordava molto, tranne quell’incontro nella sua coscienza con la se stessa eroica. Ma non era convinta se fosse stato un sogno o qualcosa che era accaduto davvero.. Eppure Adrien la stava abbracciando e sembrava decisamente contento di vederla.
Accanto a sé l’akuma stava svolazzando deakumizzandosi da sola in aria, da nera divenne improvvisamente bianca.

« Ciao ciao, farfallina.. » sussurrò, ridacchiando subito dopo e ricambiando l’abbraccio del ragazzo. « Ciao, Adrien. »

« Sono così contento di riaverti qui, Milady.. »

« M-Milady? »

Un fulmine rosso uscì da dietro la schiena del ragazzo, andando addosso ad una povera Marinette maggiormente confusa, strusciando la propria guancia contro quella altrui. Quindi, se Tikki era uscita così allo scoperto, significava che..

« T-Tu sai che.. io sono.. »

« Sì, so tutto, Milady. » confermò il ragazzo, guardandola finalmente negli occhi. « Ed io, beh.. »

Se la chiamava in quel modo significava soltanto una cosa, e la presenza del piccolo Plagg confermò i pensieri della giovane, che scoppiò immancabilmente a ridere, ma al tempo stesso le lacrime scendevano dai suoi occhi finalmente tornati azzurri. Niente più lacrime nere di rabbia, adesso solo un’immensa gioia l’aveva completamente colta rendendola euforica.



[ . . . ]
 

Collège Françoise Dupont.

« Lila Rossi, sei espulsa dalla scuola per tutte le malefatte e le menzogne che hai raccontato. » dichiarò il preside. « Non solo hai macchinato tutto questo, ma hai pure fatto in modo che una tua compagna di classe venisse akumatizzata mettendo in pericolo l’intera città! »

Non avrebbe voluto provare una sensazione simile, ma davanti all’espulsione della castana, Marinette provava un senso di tranquillità, felicità e calma inimmaginabile. Aveva vinto lei. Ed aveva vinto il doppio. Questo pensava mentre, accanto sé, Adrien la teneva teneramente per mano, guardando altrettanto la scena, un misto di preoccupazione e felicità.
Successivamente l’incontro con Princess Justice, e la sua sconfitta, lei ed Adrien avevano scoperto di essere Chat Noir e Ladybug, scoprendo di essere innamorati tra loro, ed avevano deciso da subito di lasciarsi andare a quell’amore.
Non vollero far sapere a nessuno della situazione, desiderando al momento di restare nell’anonimato e di amarsi in segreto, così come in versione eroica. Andava bene così, almeno fino alla sconfitta di Papillon.
Meglio non rischiare di incappare in Chat Blanc, giusto?
Ma questa è un’altra storia..
  
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