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Autore: adrienne riordan    03/05/2020    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
Momenti di vita quotidiana a Esqueleto... sfortunatamente per Mordecai, non sono momenti tranquilli, tutt'altro.
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 7: Mostri

“Non mi aspettavo di rivederti nel mio regno, Quetzacoatl” commentò il signore del Mictlan. E non mentiva. L’ultima occasione in cui il serpente piumato si era presentato a lui con la sua questua, agli albori del Quinto Sole, non lasciava presagire un eventuale ritorno al suo cospetto, e l’atteggiamento nervoso di Xolotl confermava la perplessità di Mictlantecuhtli. Seduta accanto allo scranno, la sua sposa Mictlancihuatl sembrava pensare la stessa cosa ma manteneva il silenzio.

Solo Quetzacoatl non tradiva alcun timore, lui che più di tutti avrebbe dovuto averne. Era inginocchiato, come si conviene quando si è in visita a un sovrano, ma il suo portamento non era affatto quello di un postulante: i suoi occhi fissavano la figura di Mictlantecuhtli.

“Sono venuto a chiedere conto delle ossa di giada che mi hai tenuto nascosto” disse con voce ferma.

“Non ci sono altre ossa. Le hai portate via tutte”

“Questo era l’accordo” convenne il serpente piumato “ma quando l’umanità ha preso vita da quelle ossa, qualcosa mancava”

“Hai danneggiato le ossa: è normale che gli esseri umani non somiglino più a quelli che sono periti nel declino del Quarto Sole”.

“Sono state le quaglie della Vostra Signora a rovinarle, se vogliamo esser franchi. Ma non è questo il punto. Sapevo che gli esseri umani sarebbero stati diversi, e questo ha reso la mia ricerca più difficoltosa. Ma adesso è stato chiarito il motivo: le ossa di Malintzin non sono mai uscite dal tuo regno”.

“Nessuna delle ossa di giada, e di conseguenza nessuna delle anime a esse legate, è rimasta nel Mictlan. Ne avevo io la responsabilità, so quello che dico. A meno che tu non osi insinuare che stia mentendo”.

Quetzacoatl la guardò con minor severità rispetto a quella riservata al suo sposo “Signora, vi credo. Voi avete avuto cura di tutte le ossa. Tutte.”

“Quindi, sei qui a parlare di niente” tagliò corto Mictlantecuhtli.

“Le ossa di Malintzin non erano ai vostri piedi e non sono sulla Terra” argomentò il serpente piumato “Una cosa è certa: Malintzin fu sacrificata in vostro onore, quindi di sicuro è stata portata qui da mio fratello Xolotl.”

“Quella donna non è perita nel cataclisma, ma a seguito di un sacrificio in mio onore. Cosa scelgo di fare con ciò che mi appartiene non è affar tuo”

“Le ossa di giada appartenevano anche ai morti prima del cataclisma, per non dire soprattutto!” protestò Quetzacoatl “La maggior parte degli umani è stata trasformata in pesci, quella affogata si trova da Tlaloc. Dei sacrifici ci si interessa soltanto al cuore e al sangue: l’anima e le ossa restano qui senza problemi e non interessano a nessuno. Quindi… le ossa di Malintzin sarebbero dovute tornare a me!”

“Quetzacoatl…” Mictlantecuhtli parlò lentamente ma con tono spaventoso “sei davvero qui a reclamare per la morte della donna che ti sei preso nel Quarto Sole? Sul serio? Siamo nel bel mezzo del Quinto Sole! Il popolo che ci venera è sul punto di estinguersi per le nuove malattie portate dagli stranieri – e questo si traduce in lavoro extra per il sottoscritto e per tuo fratello -  e TU sei qui per una donna umana?” . Il tono aumentava progressivamente mentre polemizzava con il serpente piumato, facendo desiderare a Xolotl e a Mictlancihuatl di essere da tutt’altra parte, ma Quetzacoatl non cedette.

“Voglio il posto che avrebbe avuto Malintzin nel Quinto Sole”

“Cosa?!” Sbottarono i due consorti e Xolotl. Erano allibiti.

“Voglio avere la vita che Malintzin non ha potuto vivere per colpa vostra” spiegò meglio Quetzacoatl “E non voglio sentir parlare di pagamento. Non ho avuto l’intero ammontare delle ossa. E tu mi hai tolto più di quanto ero disposto a dare! Salda il tuo debito”.

“Per quale motivo dovresti desiderare di diventare un mortale? Ammazzati no? È meno complicato!”. La sorpresa aveva mandato l’aplomb del signore del Mictlan completamente sottoterra.

“Ho i miei motivi” tagliò corto il serpente piumato.

“E cosa ci ricaverei da questa richiesta? Ciò che chiedi è troppo esoso” ribatté, chiaramente intenzionato a rispedire quel deficiente fuori dal suo regno il prima possibile e dimenticare le sue assurdità.

“Ci ricaveresti in dignità” il commento della sua consorte fu l’ennesima assurdità che le povere orecchie scorticate del dio fu costretto a sentire.

“È vero quello che dice? Abbiamo dei debiti? Questo è disdicevole!” esclamò Mictlancihuatl per giustificare la sua precedente affermazione.

“Questo è troppo!” tuonò il signore del Mictlan. “Xolotl, porta tuo fratello fuori dal mio regno! E se oserai riportarlo al mio cospetto… te la farò pagare cara”

Xolotl colse l’occasione “Fratello, per favore, andiamo… per il bene di entrambi!”

Fu solo per l’incolumità del suo gemello che Quetzacoatl si lasciò guidare fuori dal mondo sotterraneo. Fosse dipeso da lui, si sarebbe battuto con Mictlantecuhtli. Cosa aveva da perdere?

 

I mesi erano passati veloci a Esqueleto e Mordecai aveva cominciato a esser teso: mancava poco alla scadenza del patto fatto con Emanuel. Quante altre calacas avrebbe dovuto recuperare ancora per liberare tutti? Non lo sapeva, anche se sapeva di averne liberate parecchie, nell’ultimo anno. E le anime liberate si erano rivelate essere tutte divinità prigioniere, più o meno potenti, più o meno consapevoli della loro condizione divina. Le sfide di Emanuel erano diventate progressivamente difficili e rischiose, eppure avevano reso Mordecai sempre più forte. Questo, ma anche l’aiuto dei suoi amici, era riuscito a salvarlo dalle sfide successive, ulteriormente pericolose. Artemisia e i suoi fratelli sembravano sereni, seppur comprensivi verso le paranoie del biondino: secondo loro, infatti, non dovevano mancare molte calacas all’appello. In ogni caso, erano le sfide di Emanuel a scandire la frequenza con cui Mordecai poteva intervenire nel loro recupero. I suoi amici lo avevano rassicurato, e conoscendolo meglio se ne era convinto anche Mordecai stesso: per quanti difetti il moro potesse avere, era anche una persona leale e giusta, e non avrebbe mai posticipato qualche sfida a dopo il 2012 per indurre la sconfitta a tavolino di Mordecai.

Per l’anniversario del suo arrivo a Esqueleto, Mordecai era rimasto a sistemare e ripulire il Pavo con Mattie, Thomas e Franklin, alla chiusura del turno serale. Gli sembrava poetico essere dove tutto era iniziato, e quasi nella stessa situazione: Franklin e Mattie stavano ancora battibeccando e Thomas cercava di mettere la pezza tra i due litiganti.

Poi vennero il buio e il familiare ticchettio dell’orologio-medaglione che scandiva la convocazione al cospetto di Emanuel. Riprese i sensi sulla cima di una piramide azteca, con bracieri ai lati a illuminare la notte senza luna. Non era un luogo spaventoso, e nemmeno insolito, se si tralasciava il fatto che solo una magia avrebbe potuto trasportarlo, fisicamente o oniricamente, così lontano dal Pavo de Corral.

“Bentornato, Mordecai” esordì Emanuel. Ecco, erano arrivati al punto. Quale nuova sfida avrebbe richiesto stavolta quella divinità così ambigua e imperscrutabile?

“Niente indovinelli per oggi, Mordecai. Ciò che ti chiedo di fare è una scelta”. Quasi che fosse stato dato un comando invisibile, entrarono nel suo spazio visivo altre presenze. C’erano Mattie e Thomas, svestiti, pallidi e resi muti dalla paura e dall’incredulità. Erano legati e trattenuti da un’altra figura, di statura troppo alta per essere umana, con dipinti blu sul corpo e una corona di piume del medesimo colore in testa, ma dai tratti del viso inequivocabili: era Franklin, apparentemente dimentico del suo compagno e del di lui fratello, e in attesa del comando di Emanuel.

“Mordecai…” si poteva leggere la paura negli occhi di Thomas. Il fratello aveva altri modi per dimostrarla.

“Lo sapevo, LO SAPEVO che saresti stato un problema fin dal primo giorno!”

“La sfida che ti propongo è molto, molto semplice. Soprattutto, non ci sarà alcun rischio per la tua vita” proseguì il moro ignorando i prigionieri. Franklin non aveva ancora battuto ciglio e continuava a tenere saldamente le corde che stringevano i polsi delle sue vittime. Mordecai era molto teso ma rimase a sentire quanto aveva da dire Emanuel. Sarebbe andato tutto bene come sempre, o almeno lo sperava.

“Per liberare tutti, ho bisogno di molte energie, e immagino che, dopo i mesi trascorsi a Esqueleto, sarai venuto a conoscenza di qualche tradizione delle antiche cerimonie azteche”. Per sottolineare il concetto, snudò un pugnale di ossidiana di pregevole fattura, ma che appariva senza tempo.

Mordecai impallidì “N-non starai dicendo quello che penso tu stia dicendo?”

“Non saprei: cosa stai pensando che io stia dicendo?” lo canzonò il moro con l’accenno di un sorriso beffardo.

“Non dirlo più e torniamo a casa?” azzardò con vocetta tenue.

“In questo caso il contratto cesserà”

Giusto….

“Allora” Emanuel si avvicinò e mise in mano a Mordecai il pugnale e lo prese di spalle per voltarlo verso il terzetto.

“La tua sfida consisterà nel consegnarmi il cuore pulsante di uno dei due fratelli”

I suddetti fratelli, come ovvio che fosse, sussultarono, e lo stesso fece Mordecai.

“Tu scherzi!”

“Non sono mai stato più serio di così” replicò l’altro, ed era vero.

“Emanuel, non esiste che io faccia… ciò che tu mi chiedi” esclamò inorridito.

Non riusciva nemmeno a nominare l’atto che era stato chiamato a fare. Mordecai non riusciva a credere che il moro fosse giunto ad ordinargli una cosa del genere! Aveva quasi sperato di aver sentito male! Erano passati tanti mesi, aveva vissuto brutte esperienze, eppure era la prima volta che realizzava quanto la divinità davanti a lui fosse… un mostro. Non era vero, lo aveva pensato anche durante la prima sfida, ma ancora non lo conosceva… e ora si rendeva conto di non averlo mai conosciuto davvero.

Con espressione algida, la divinità continuò il suo discorso “Quale sacrificio porterai al mio cospetto?” alzò il braccio verso Mattie, e Franklin espose il prigioniero alla luce della torcia “Un cuore giovane, fiero e impulsivo”

“NO, NO, LASCIALO! SCEGLI ME, MA LASCIA VIVERE MIO FRATELLO” gridò Thomas.

Emanuel non diede segno di averlo sentito, Franklin non batté ciglio.

“Oppure un cuore saggio e protettivo, che ha conosciuto sia il dolore che l’amore?” fu il turno di Thomas di essere esposto.

“NON OSARE! NON OSARE TOCCARLO! TI UCCIDERÓ EMANUEL, FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO!” minacciò il più giovane dei fratelli. Ma sapevano tutti che erano parole a vuoto, uno sfogo del tutto impotente, frutto della disperazione.

“Scegli la vittima sacrificale, per la libertà di tutti” sentenziò crudelmente la divinità.

Mordecai scosse la testa quasi convulsamente.

“Non posso farlo… non posso…” era quasi sull’orlo delle lacrime. Artemisia, perché non interveniva? Avrebbe saputo dirgli cosa fare!

“Allora moriranno entrambi” decretò Emanuel.

“Cosa..?” sussurrò Mordecai orripilato.

“Puoi scegliere se uccidere una persona – e salvare l’altra – oppure cedere a me il compito, e io sacrificherò entrambe le vite. Che siano uno o due, non fa differenza, ma nessuno uscirà da questa dimensione fino a che non avrò un cuore umano in sacrificio” spiegò il moro.

 Ma in questo modo, raggiungere il mio obiettivo non avrebbe più alcun significato”, pensò il biondo in presa all’ansia. Si trovava in una posizione di stallo.

Cosa fare… cosa?!

“Allora, Mordecai?” incalzò il dio. Non aveva tempo da perdere. “Chi scegli?”

Mordecai fissava il vuoto. Non voleva vedere, non voleva sentire. “Thomas” sussurrò, ma venne udito da tutti i presenti.

“NOOOOOO, BASTARDO!” Mattie riprese a gridare a squarciagola e a dimenarsi mentre la corda, con cui era legato, veniva assicurata a un anello. Franklin  trascinò il rassegnato Thomas su una lastra di pietra. Un comune mortale non avrebbe potuto fare quel lavoro da solo, ma Franklin non lo era – oh, proprio no – e Thomas sembrava fin troppo mansueto nel suo ruolo di prescelto. Forse, era grato che tale destino non fosse toccato al suo amato fratellino, o forse era contento di contribuire alla salvezza di tutti, anche se non ne avrebbe mai beneficiato.

Fu solo dopo che Franklin ebbe finito di fissare le corde del prigioniero alla lastra, assicurando che il corpo fosse inarcato a offrire il petto, che Mordecai si avvicinò all’altare, mettendo spazio tra sé e il mostro. Teneva stretto a sé il pugnale.

“Mi dispiace Thomas” mormorò, alzando il coltello d’ossidiana.

Le grida di Mattie si fecero più isteriche quando, al calar della lama, tacquero all’istante.

Mordecai non fu in grado di trattenere i rantoli spezzati e le lacrime di dolore mentre affondava la lama tra le sue carni, cercando di aprire un varco verso il suo cuore.

“U-un cuore umano, Emanuel… p-per liberare tutt…” crollò a terra. Se il mostro voleva così tanto un cuore umano, avesse avuto la decenza di prendere quello che ancora pulsava nel suo petto da solo, visto che il dolore era diventato a tal punto intenso da esserne paralizzato.

“Mordecai…” mormorò Thomas.

Emanuel, dal canto suo, non sembrava minimamente turbato dalla scena. Si fece subito vicino al biondo, guardandolo negli occhi febbrili. Non aveva bisogno di vedere dove affondare i lunghi artigli per estrarre il cuore e mostrarlo al morente.

L’ultima cosa che Mordecai percepì fu il sangue che gli bagnava il volto e il cuore caldo appoggiato alle sue labbra; rivoli abbondanti di sangue scendevano nella sua gola, soffocandolo.

“Non mi sarei aspettato nulla di diverso dalla più misericordiosa tra le divinità azteche” mormorò Emanuel.

Infine giunse il buio.

“Ora sei libero, Quetzacoatl. Torna da me”.

 

 

 

“Il mio sposo può tollerare il peso di un debito, ma io no. Benché sua consorte, non sono certo priva di potere. Avrai ciò che hai chiesto, Quetzacoatl: possano i tuoi desideri realizzarsi, in questa vita o nelle prossime”.

 

 

Mordecai si risvegliò al Pavo sussultando violentemente. Come sempre, al termine delle sfide, sembrava aver vissuto solo un incubo. Era la prima volta tuttavia che l’esito della sfida era stata la sua morte, quindi tutto poteva credere il biondo tranne che si sarebbe risvegliato in un posto che non fosse l’Aldilà.

E invece si trovava al locale, rimasto come lo aveva lasciato. Ma mancavano… dove erano finiti Thomas e Mattie?

“Mordecai” Artemisia, Ebenezer, Thomas e Moravich erano inginocchiati accanto a lui e lo guardavano con attenzione. Ma era strano… erano loro? Mordecai strinse gli occhi, senza rispondere al richiamo. Li vedeva… ma allora perché intravedeva anche la loro forma di divinità, alta eppure impalpabile? Anche Ebenezer, bellissima come sempre ma… aveva una figura eterea alta, dipinta e vestita con penne e fiori che lasciavano poco spazio all’immaginazione… ma Mordecai era troppo turbato per imbarazzarsene; oltretutto, trovava il suo aspetto stranamente familiare.

“MORDECAI!!!” la voce di Franklin irruppe in tutta la sua esuberanza e andò ad abbracciare il biondo da dietro, sollevandolo di peso e facendolo urlare dallo spavento. Sembrava essere come al solito, ma eccessivamente felice di vederlo.

“Bentornato, fratellone! Sono così contento che tu sia tornato” ok, se aveva ricordato la stessa terrificante esperienza che aveva vissuto lui, allora aveva senso tutto quell’entusiasmo; ma da quando in qua lo chiamava fratellone? E quell’eterea corona di piume blu sulla testa?!

Qualcosa stava combattendo per arrivare alla sua coscienza, ma l’istinto gli impose di non occuparsene.

“Franklin, dove sono Thomas e Mattie?”

“Siamo qui” i fratelli erano defilati poco distanti, e per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, Mattie non lo guardava più con il solito astio. Questo cambiamento allarmò Mordecai più del dovuto. Ma ciò che più lo destabilizzava… erano le figure eteree, ma più luminose, che emanavano i loro corpi. Quindi anche loro erano… divinità?

 

Quetzacoatl non avrebbe dovuto sentire quella conversazione.

“Anticipare la fine dell’Era del Quinto Sole? Non sarà azzardato?” chiese Itzlapapalotl.

“Sangue ne avremo in abbondanza, con le carneficine degli umani, e il sole non correrà certo il rischio di fermarsi. Ma i Mexica stanno soccombendo. Presto saremo dimenticati e, a quel punto, perché mai dovremmo continuare a fornire loro i nostri doni?” ragionò Huitzilopochtli.

 

Mordecai si scansò da tutti. L’inquietudine cresceva dentro di lui, assieme alla consapevolezza.

“Se non serve altro, io tornerei a casa. Sono molto stanco”.

“Ma come…” Franklin aveva iniziato a protestare ma venne interrotto da Moravich.

“Ti accompagniamo” disse prontamente quest’ultimo, seguito da un cenno silenzioso del gemello al suo fianco.

“Non serve. Vorrei stare da solo”

“E perché mai? Viviamo vicini”.

“Già, viviamo vicini…” si arrese il biondo.

Salutati Franklin, Mattie e Thomas, il gruppetto era sul punto di partire.

A un passo dalla strada, Mordecai esitò. Gli altri lo osservavano. Doveva ignorarli. Nulla accadde quando mise il piede fuori dalla zona sicura del Pavo. O meglio, qualcosa era accaduto: camminava ancora sulle sue gambe umane. Ma aveva paura a guardarsi.

“Mordecai…”

“Andiamo a casa” interruppe il biondo. Non. Voleva. Parlarne.

“Ma..”

“No!”

E si avviarono, in silenzio.

 

“E Quetzacoatl ce lo lascerebbe fare?” chiese Xipe- Totec.

“Ha poco da fare, se le altre divinità non lo appoggeranno” ribatté Tezcatlipoca.

“E comunque si ritornerà al punto di partenza, se Quetzacoatl vorrà ripopolare  - di nuovo! – la Terra in un’eventuale Era del Sesto Sole. Ammesso che la vogliamo veramente” commentò Huitzilopochtli.

“Non accadrà” disse Itlazcoliuhqui-Ixquimilli “Mi avete detto di tenerlo lontano dalle faccende degli umani, perché se ne dimenticasse, e così ho fatto”

“Che fratello fortunato” commentò sarcastico Tezcatlipoca “Ha trovato un amante così appassionato da fargli dimenticare l’umana che Xochipilli ha spedito dritto nel Mictlan”.

Itlazcoliuhqui-Ixquimilli non replicò.

“Vanificando la mia vendetta” brontolò Xochipilli.

 

La tensione si poteva tagliare con un coltello. Mordecai sentiva tutti gli occhi carichi di aspettativa su di lui. Loro sapevano. Loro hanno sempre saputo.

Mancavano pochi metri alla sua casa. In lontananza, poteva vedere le lucine del cimitero.

Quando avrai bisogno di stare da solo per un po’, potrai venire qui”.

Alma…

…Mictlancihuatl…

… Malintzin?

  
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