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Autore: EcateC    04/05/2020    7 recensioni
Hogwarts, fine anni 60.
Dolores Umbridge è la ragazza più brutta e detestata della scuola, ma pare orgogliosa di detenere questo primato.
Alastor Moody, invece, è un ragazzone simpatico e belloccio, che piace un po' a tutti.
Sono uno l'opposto dell'altra, eppure... Eppure?
DOLASTOR (Alastor/Dolores), accenni Bellamort.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alastor Moody, Dolores Umbridge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Alastor Moody era il classico belloccio della scuola. Il tipico ragazzone alto, biondo, massiccio, bravo a Quidditch, bravo a scuola, simpatico e circondato da aneddoti affascinanti.

Si diceva che al terzo anno fosse sgusciato dentro il dormitorio delle ragazze di Grifondoro e che fosse rimasto con loro tutta la notte. A fare cosa? Non si sa.

Si diceva che avesse battuto perfino il professor Lumacorno nel club dei duellanti, che non avesse mai messo nemmeno un piede in biblioteca e che fosse stato il primo Mezzosangue della storia a essere stato ammesso nella squadra di Quidditch di Serpeverde. Ed era un battitore particolarmente violento e agguerrito, vigilante. Da quando giocava lui, quattro avversari su sette finivano in infermeria dopo neanche mezz’ora di gioco e la squadra di Serpeverde inevitabilmente vinceva.

Ma se Alastor Moody era popolare e carismatico, benvoluto dai compagni e ricercato dalle ragazze, allora Dolores Umbridge era l’esatto opposto.

Era una ragazza di una bruttezza rara e di una antipatia esemplare, e sembrava impegnarsi per rendersi ancor più insopportabile di quanto già non fosse. Era stata nominata Prefetto in via del tutto eccezionale al quarto anno e sembrava aver preso questo incarico come una missione. Trascorreva le giornate a studiare e a togliere punti agli studenti, e gli studenti, in cambio, le facevano passare le pene dell’inferno.

La prendevano in giro, la odiavano e avevano la premura di ricordarle ogni giorno che era brutta, grassa e antipatica.

E Dolores, come a volerli sfidare, ingrassava ancora di più e si inacidiva ancora di più. Se poi la chiamavano il “rospo rosa” lei, in risposta, si vestiva ancor più di rosa.

Ma aveva anche dei difetti.

Odiava da morire Alastor Moody, quel gorilla puzzolente che prendeva voti alti senza nemmeno aprire un libro.

Lo odiava, perché era popolare, belloccio e perché era uno dei pochi che non la prendeva brutalmente in giro ogni volta che passava. Il che era semplicemente assurdo. Ma lei non era stupida: sapeva di fargli pena e questo la infiammava ancor più di rabbia.

Non voleva la pena di nessuno e non ne aveva bisogno. Aveva una corazza dura, Dolores.

Ma neanche il buon Alastor era fatto di pasta frolla. Si diceva, sempre tra i vari aneddoti che si raccontavano le ragazzine in cortile, che avesse una soglia del dolore altissima e che si fosse accorto solo dopo tre giorni di essersi rotto un dito. E poi aveva una certa fama di amatore che era nota in tutte le case e che scaldava gli animi delle pulzelle ridacchianti.

Non certo quello di Dolores.

Ed eccolo il dongiovanni, mentre si sbaciucchiava con una sciacquetta di Grifondoro per i corridoi, tranquillo e beato come se fosse a casa sua.

Dolores lo sapeva, se Alastor non fosse stato un Serpeverde come lei, a quest’ora gli avrebbe tolto pure i punti dal dito.

-Hem hem-

I due ragazzi si staccarono e abbassarono la testa verso quella sorta di gnomo con le braccia conserte.

-Devo passare, gentilmente- disse loro lo gnomo, con tono acuto ed esigente.

Alastor alzò le sopracciglia, stupito, ma la ragazza che era con lui non reagì con la sua stessa filosofia.

-Scusami? C’è tutto il corridoio libero- le disse, indicandole giustamente l’immenso spazio sgombro.

-Ma io voglio passare proprio per di qua- insistette la Umbridge, litigiosa.

Solo che avvertì Alastor ridacchiare, il che le fece subito perdere la sua verve polemica.

-Dai, Molly, lasciala passare- disse infatti lui con tono conciliante - Prego, madame-

Alastor accompagnò la frase con un inchino beffardo e tese il braccio.

Dolores, ammutolita, si sentì arrossire rovinosamente. Passò in fretta e lo guardò male, malissimo, avrebbe potuto ucciderlo con quello sguardo.

Camminò velocemente, ma visto che non aveva un fisico propriamente atletico, fece in tempo ad ascoltare i loro commenti al vetriolo.

Era certa di aver sentito la parola rospo.

Si disse mentalmente tutte le parolacce che conosceva, e ne conosceva tante, a dispetto delle apparenze. Perché quello scimmione biondo le piaceva, dannazione, e tanto anche.

“Usa la logica, Dolores, la logica” si diceva mentre saliva in biblioteca “È incivile, è rozzo, e probabilmente non sa neanche leggere. No, per carità, non ti meriti uno così”.

Si imponeva di usare la logica, ma intanto aveva chiamato il proprio gatto Alastor, un povero micio senza un occhio che aveva adottato presa da un’inedita scarica di empatia e compassione, e poi guardava di nascosto il vero Alastor giocare a Quidditch, ostentando un disinteresse che non aveva.

No, la verità era che lei era semplicemente cotta di lui, ma sentiva di non avere alcuna speranza. Non che Molly Prewett tutto fosse sto granché, però. Non era magra, tanto per cominciare, e non era neanche bella come lo erano le sorelle Black, ad esempio, le ragazze più belle e ricche (accidenti a loro) della scuola.

Però la Prewett era comunque molto meglio di lei e Dolores era certa che nessuno le avesse mai detto frasi del tipo “Oh, no, c’è il rospo, mi bruciano gli occhi” oppure “Preferisco sedermi vicino a una caccabomba, piuttosto che vicino a te”

Mentre pensava così, Dolores aveva iniziato a tirare fuori i libri, le pergamene, le piume d’oca e tutto l’occorrente per studiare. Essendo una maniaca dell’ordine e dell’igiene, Dolly aveva spruzzato un po' di profumo disinfettante sul banco e aveva posizionato le proprie piume in ordine decrescente, meticolosamente abbinate per colore alla sua cartella e al suo quaderno. Solo che poi sentì un tonfo che fece tremare il tavolo: un energumeno pensante almeno ottanta chili si era appena lasciato cadere con la grazia di un rinoceronte sulla sedia di fronte alla sua.

Puzzava chiaramente di qualcosa e aveva lanciato un libro intonso sul tavolo.

-Ma che posto di merda- aveva esordito, guardandosi intorno.

Dolores era esterrefatta.

-Tra due mesi ho i M.A.G.O- continuò costui -Se voglio diventare un Auror, temo che affidarsi al fato non basti più. Te stai bene?-

Dolores era davvero esterrefatta. Non sapeva se sentirsi arrabbiata, imbarazzata o lusingata. Nel dubbio, provò tutti e tre le cose.

-Tu- rispose ad Alastor, incredula -Tu… Cosa..? Per quale benedetta ragione…?-

-Te l’ho detto, voglio entrare al Ministero- grugnì lui, intuendo la sua domanda -Ma so che rompono le palle, se uno non ha tutti i voti alti, e alcune materie non le ho davvero mai aperte-

Dolores era senza parole, continuava a fissarlo con una smorfia incredula e allibita.

-Ad esempio Erbologia. Ma chi cavolo la studia Erbologia? Tu la studi?-

Doleres si disincantò e finalmente riprese possesso di sé e delle sue facoltà cerebrali.

-Ma è… È evidente che studio Erbologia, razza di volgare zoticone che non sei altro!- gli rispose piccata, la sua voce acuta si alzò di due ottave -E poi siamo in una biblioteca, non all’osteria! Vai a ciondolare da un’altra parte!-

Moody la guardò dritto negli occhi, nient'affatto intimidito.
-Ma perché sei sempre così incazzata, si può sapere?- la sorprese, placido.

Dolores rimase stupita. Avrebbe voluto rispondergli che era la gente a farla incazzare, ma non riuscì a dirlo, perché lui aggiunse anche un’altra frase che la fece letteralmente ammutolire.

-Dovresti scopare un po' di più-

Ecco.

Dolores sgranò gli occhi sporgenti, trafitta dalla pugnalata peggiore della sua vita.

-E tu dovresti andartene, ora- gli rispose senza guardarlo, sull’orlo delle lacrime, fingendo che la cosa non l’avesse sfiorata.

-Scusa il disturbo- le rispose lui con una smorfia, prendendo il suo libro di Erbologia nuovo di zecca e alzandosi in tutta la sua virile grossezza.

Lei non lo degnò neanche di uno sguardo, aspettò solo che se ne fu andato, prima di chiudere il libro e iniziare a fare dei respiri profondi.

“Calma.” si disse “Calma, non è successo niente. Calma.”

Oh, sì. Alastor aveva ragione, probabilmente ne aveva davvero bisogno, peccato solo che a stento riusciva a guardarsi allo specchio, quando non aveva i vestiti. Peccato solo che nessun uomo aveva il fegato di toccarla, figuriamoci portarla a letto. Certo, se lui voleva offrirsi volontario molto volentieri, visto che le dava l’idea di un uomo dotato di molto fegato, per non dire di altro.

Mise via il libro, per oggi non avrebbe studiato.


 

***

 


I M.A.G.O. ormai erano alle porte.

Dolores li avrebbe avuti l’anno successivo, visto che aveva avuto la sfortuna di iniziare Hogwarts un anno in ritardo, ma ascoltava con interesse le speculazioni e i discorsi degli esaminandi.

Alastor, finalmente, si era messo a studiare seriamente. Aveva molto a cuore questo fatto di entrare nell’Accademia degli Auror, sembrava che ne andasse della sua stessa vita. In effetti Dolores lo vedeva molto adatto a quella carriera. Era un mago dotato, robusto, intimidatorio e in Difesa contro le Arti Oscure eccelleva.

Ma la vera prova di quanto fosse perfetto Alastor come Auror, la ebbe un’altra volta, tre notti prima dell’inizio degli esami.

Quella strana notte, infatti, fu svegliata da delle strane voci provenienti dalla Sala Comune. Aveva un sonno molto leggero, Dolores, bastava un battito d’ali per svegliarla.

Uscì quindi dal letto, indossò la propria vestaglia rosa, le pantofole rosa abbinate, prese la bacchetta e andò a vedere chi fossero, pronta per rimproverarli.

Solo che era buio pesto, c’era soltanto un camino acceso, il che era davvero strano. Quale studente stava di fronte al camino alle due di notte?

Iniziò a sentire una certa ansia e, con molta cautela, si sporse dalla soglia della porta. Intravide subito una ragazza, che era seduta in ginocchio di fronte al camino acceso. Costei aveva i fianchi sinuosi, la schiena dritta e i capelli neri, lucidi e lunghi fino a metà schiena.

Era l’inconfondibile Bellatrix Black.

Dolores assottigliò lo sguardo per capire cosa stesse facendo, solo che poi sentì una voce gelida e sinistra provenire proprio dal camino...

-Attenta, c’è qualcuno dietro di te-

Bellatrix scattò subito in piedi e si voltò con uno sguardo feroce, decisamente inquietante. Dolores si nascose contro il muro e impugnò forte la bacchetta, spaventata, ma prima che Bellatrix potesse raggiungerla, una mano grossa e callosa le tappò la bocca e la trascinò lontano come se fosse una piuma.

Dolores si ritrovò chiusa dentro uno sgabuzzino con la mano di Alastor Moody premuta sulla bocca, lui che le intimava silenzio con l’indice sulle labbra, il suo corpo grosso e muscoloso aderiva contro al suo.

La fiura alta e curvilinea di Bellatrix intanto li  aveva sorpassati ed era tornata silenziosamente al camino.

La luce del fuoco si spense dopo pochi istanti, facendo calare una totale e pregnante oscurità.

Dolores era immobilizzata. Avvertiva il respiro cadenzato di quel maschione e la sua mano appoggiata sui suoi fianchi grassi, coperti della vestaglia di pile e pizzo.

Voleva morire.

-Hem hem-

-Shh!-

Shh? Le aveva davvero detto “shh”!?

Ma poi sentì un rumore di passi, farsi sempre più vicini per poi allontanarsi velocemente.

-Se n’è andata- lo sentì dire dopo un po' -Stava parlando con Voldemort. Potevi farti ammazzare-

Dolores sgranò gli occhi e si sentì raggelare. Improvvisamente, l’irritazione per essere stata zittita scomparve velocemente. Voldemort? Ma perché, esisteva davvero?

-Cosa!? Ma… Ma come… Come fai a saperlo!?- gli domandò, scioccata.

-Perché è da tutto l’anno che la spio. Da quello che ho capito, lui le dà gli ordini e lei gli dà il culo, uno scambio che non definirei propriamente equo, ma a ognuno il suo- esclamò Alastor, come se niente fosse.

Dolores chiaramente non gli credette. Il Signore Oscuro? Con una ragazza di Hogwarts? Che assurdità colossale.

Alastor però la sorprese ancor di più accendendo la luce dello sgabuzzino.

Era in mutande e canottiera ed era rudemente bellissimo.

Anche lui la guardò, Dolores aveva il viso rosso come un pomodoro, i capelli a caschetto spettinati e poi notò con velocità luce che sotto a tutti quegli strati rosa non indossava il reggiseno.

-Hai una boccia più grande dell’altra- le disse tranquillamente.

E lei, forse per placare l’imbarazzo, forse colta dalla consapevolezza che quella probabilmente sarebbe stata l’ultima occasione della sua vita, si alzò in punta di piedi, si aggrappò al suo collo taurino e lo baciò dritto in bocca.

Poi si staccò subito, angosciata, pentita, incredula.

-Mi dispiace- gli disse con voce tremante, ma il suo compagno di Casa e ora anche di sgabuzzino, scrollò le spalle.

-Ti sei decisa, finalmente- le disse invece lui, senza fare caso alla sua espressione allucinata -Non fare quella faccia, ho sempre saputo di piacerti. Potevi farlo anche prima-

Dolores non poteva credere alle sue orecchie, e infatti scosse la testa.

-Ma guardami! Sono orribile!- 

-Ho visto di peggio- la rassicurò Alastor con una semplicità quasi animalesca, squisitamente maschile.

E allora lei lo baciò disperatamente e gli afferrò forte i capelli. Le sue guance ruvide per la barba corta le graffiavano il viso, le sue mani le avevano arpionato il fondoschiena grasso ma tondeggiante e l’avevano sollevata. Lui sembrava una montagna di muscoli, un gorilla, uno stallone da monta e a lei piaceva da mo-ri-re.

Stavano pomiciando, si rese conto, incredula. Stava davvero pomiciando con un bel ragazzo dentro a uno sgabuzzino. E non l’aveva nemmeno incantato, confuso o minacciato.

Per la prima volta da quando era nata, Dolores si sentì felice.

 

 

***

 

Alastor alla fine divenne un Auror provetto. Fece carriera molto velocemente ed era anche bello, solo che, proprio a causa di questo lavoro, iniziò a perdere dei pezzi per la strada.

Perse una gamba, ma per Dolores quello non fu un problema, visto che comunque la parte più importante e divertente era ancora tutta intera.

Perse un occhio, ma pazienza: ne aveva un altro.

Perse un pezzo di naso: perdita di poco conto a dire di Dolores, visto che lui il naso non l’aveva mai usato, dato che puzzava come una capra e non se n’era mai accorto.
Insieme ai pezzi, però, Alastor iniziò a perdere anche le sue innumerevoli donne, le quali presero a trovarlo repellente. Una però rimase, la più importante, la più spregiudicata e pervertita…

Alastor insomma è stato l’Auror più coraggioso, temerario e menefreghista della storia. Aveva un gran fegato in battaglia ma a letto, è proprio il caso dirlo, ne aveva ben di più.

 

 

 

 

 

 

 



Note
Io ve lo giuro, non credo di essermi mai divertita così tanto a scrivere una fanfiction come in questo caso. Questa Crack-paring è nata dall’intuizione di LadyPalma e io semplicemente adoro questa ship. Per me sono canon 😜
Odio la Umbridge (adesso un po' meno) e Moody mi stava indifferente/simpatico, ma ora lo amo, lo trovo fortissimo. Poi dopo la storia di Barty Crouch Jr., altro mio nuovo amore, figuratevi.
Come avrete notato, ho fatto sì che i personaggi fossero nati tutti intorno al 1950 come Bellatrix, il che per la Umbridge e Molly Weasley è più che possibile. Moody non si sa quanti anni abbia, potrebbe essere più vecchio, ma io credo che gli Auror vadano in pensione molto prima dei 60 anni, vista la pericolosità del loro lavoro (Moody stava per andare in pensione quando Harry era al quarto anno).
Niente, io spero che vi sia piaciuta xD
A presto,
Ecate
   
 
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