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Autore: Elicia Elis    05/05/2020    1 recensioni
Gli lasci una scia di baci sul collo. Sulle orecchie depositi canzoni d’amore: non svegliarti. Concedimi altri minuti per pensare: è il castigo che merito. Così approdi di nuovo sulla tua splendida isola di solitudine.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Carta, sangue e inchiostro'
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L’oro del mattino s’impiglia fra i cristalli dei suoi occhi. Umide schegge di vetro ti fissano da sotto le ciglia. S’ammassa la polvere dei sogni appena sotto le palpebre; l’alba strappa via dalle labbra le ceneri di un amore intrappolato in una tela di baci.
Lo guardi, e lui guarda te, ma da una dimensione altera, accessibile soltanto camminando a piedi nudi sulle acque dolciastre del grande lago del sonno. Lo guardi crollare di nuovo sul cuscino, tu che la benedizione del dormiente non ce l’hai: lo invidi un po’, mentre gli accarezzi la testa con tocco di seta. Riccioli biondi ti scivolano fra le dita, così come ti scivola addosso il tempo.
Ti chiedi come sia possibile. Svegliarsi, e non amarlo più. L’Universo te la sputa in faccia, quella consapevolezza; poi ti volta le spalle e se ne va, senza aggiungere altro. Per lui non fa differenza; ma nemmeno per te. Te ne stai lì, rigiri fra le mani quell’idea bizzarra che, per noia, come un vecchio stivale smarrito nell’oceano, sembra aver deciso di venire a galla senza preavviso. Arricci quelle parole sulla punta della lingua: non lasciano sapore in gola. Ma depositano qualcosa negli occhi: un’ombra.
Un tappeto di panni ai piedi del letto. Fra le lenzuola senti ancora il brusio di un amore consumato al chiaro di luna. Un amore che è rincorrere il vento nelle sabbie mobili: è inutile, ma se nella vita non hai mai combinato nulla di buono, se non concedere cuore e mente a quella corsa… cosa rimane, di te? In fondo lo sai, è elementare: un guscio vuoto. Sei una corteccia vecchia, tu.
Gli amori svaporano, te ne rendi conto solo ora. Non ci avevi mai creduto veramente, prima. Un po’ come quando ti parlano degli ufo, o di Atlantide. Quasi sorridi.
Chissà su quale stella atterrà, ti chiedi, questo tuo cuore di polvere.
Senti le sue mani, morbide e fredde, sfiorarti un fianco. Ne carezzano le sontuosità, una spennellata di vita su quel corpo bianco di morte. Vuoto, ti correggi. Sei vuota, tu, non morta; ridi, mentre ti chiedi chi stia peggio, se un morto che cammina, o un perduto che inciampa sui suoi stessi piedi.
Gli lasci una scia di baci sul collo. Sulle orecchie depositi canzoni d’amore: non svegliarti. Concedimi altri minuti per pensare: è il castigo che merito. Così approdi di nuovo sulla tua splendida isola di solitudine.
Chiudi gli occhi, e cerchi disperatamente quel calore che, fino a qualche tempo prima, ti scaldava nel petto. C’è solo un gelo indifferente. Le sue labbra sono solo carne. I suoi occhi, bulbi umidi e scuri su un corpo di latte. L’incanto è svanito, non c’è più poesia. Vuoi svuotarti di quel peso che t’inacidisce il cuore. Ma non lo vedi, gridi senza voce, non lo vedi che sono i seni di uno spettro, quelli che accarezzi? Le labbra di un’orma, quelle che baci? Tu non ci sei più. La donna che dimora nei tuoi occhi, quella non esiste. Glielo vorresti sbattere in faccia che l’amore è una stronzata, è viltà; una bestia bardata d’oro. Non proteggerà nessuno: è un velo, non uno scudo: basterebbe una lacrima a squarciarlo. E allora ci ritroveremo tutti sotto lo stesso cielo, avvolti da un tramonto che sanguina le sue mille verità – nessuna di queste è amore. Che cosa faremo, a quel punto?
Stringi i pugni. Lo vedi svegliarsi: sbadiglia, sgranchisce la schiena. Ti guarda e s’illumina. Ti fai piccola, quasi chini la testa al titano Amore. No, deve finire qui. Per lui, e per te. Che senso ha questa commedia, recitata a un pubblico di fantasmi?
Luce d’oro piove sui cuscini. Lui mormora: buongiorno. Sorridi, sei esausta, ma la butti sul mal di testa. Ti stampa un bacio in mezzo alla fronte; come una gatta ammaestrata, fai le fusa. La verità muore sotto la lingua, si scioglie sul palato, mentre leghi i capelli sulla nuca e raccogli dal tavolo le chiavi di casa. Buona giornata in ufficio, tesoro.
  
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