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Autore: ballerina 89    06/05/2020    2 recensioni
Piccola storia che vede protagonista una piccola e giovane Hope, figlia Della nostra adorata coppia captainswan, alle prese con il suo piccolo lato piratesco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando il sortilegio oscuro si era spezzato un solo ed unico desiderio aveva regnato nel cuore di David e Mary Margaret... tornare nella foresta incantata e riprendersi la vita che gli era stata ingiustamente tolta. Avevano provato più volte in tutto quel lasso di tempo di permanenza a Storybrooke ad esaudire tale desiderio, una volta si diedero addirittura al giardinaggio piantando non so quanti fagioli magici pur di riuscirci, ma nessun piano portò mai dei risultati soddisfacenti. Avevano quasi perso le speranze, si stavano rassegnando all’idea di non poter più tornare alla loro vecchia vita quando Regina, sconfitta la sua ennesima battaglia, ebbe l’idea geniale di modificare il sortilegio oscuro a favore del bene e unì tutti i reami compreso Storybrooke realizzando così, in via del tutto involontaria il desiderio di coloro che ormai erano diventati i  suoi più  cari amici. 

Entusiasti come rare volte erano stati nella vita lasciarono il loft per trasferirsi nel loro vecchio castello già  un paio di settimane dopo l’incoronazione della stessa Regina ma solo perché raggiungere storybrooke era assai semplice altrimenti avrebbero aspettato un pochino di più prima di farlo... gli era da poco nata una splendida  nipotina  non volevano alcuna intenzione di lasciarla crescere senza i suoi nonni o di lasciare nuovamente la loro Emma, la quale, a differenza dei suoi genitori, non aveva alcuna intenzione di trasferirsi nella foresta incantata con loro. Storybrooke era la sua casa ormai non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo e poi David avrebbe continuato ad essere il vice sceriffo, Neal avrebbe continuato la scuola a Storybrooke.... non sarebbe cambiato proprio nulla.... si beh... a parte tutte le cene di gala e eventi vari a cui si sarebbe dovuta sottoporre contro la sua volontà naturalmente. 

Non era il tipo da ricevimenti regali, abiti ampi e tutto ciò che riguardava la vita a palazzo e fino a  quando fu possibile, avendo una bambina in fasce, provò a svignarsela spesse volte ma poi... poi Hope crebbe e nonostante la piccolina caratterialmente fosse una mini Emma non potè più sottrarsi ad alcun tipo di ricevimento in quando sua figlia, innamorata persa di nonno David, aspettava questo genere di feste con entusiasmo solo ed esclusivamente per poter ballare insieme a lui. Se fosse stato per la piccina si sarebbe presentata a quei ricevimenti in jeans o addirittura in tuta, per metterle un vestitino o un nastro nei capelli Emma doveva faticare sette camicie, ma mai e poi mai avrebbe rinunciato ad un ballo con il suo nonnino. In verità c’era anche un’altra cosa che la piccolina adorava ed era passare le vacanze estive a palazzo. I suoi nonni avevano fatto mettere una piscina in giardino, il sogno di ogni bambino e di conseguenza ogni estate era la stessa storia: Hope metteva il broncio ogni qual volta non la si portava a giocare con Neal, che era un adolescente ormai, tanto che Emma pur di non sentirla piangere decise di anno in anno, tanto che poi divenne una tradizione,  di comune accordo con i suoi genitori, di mandare la piccolina un paio di settimane in villeggiatura da loro. Era un amore di bambina a detta dei suoi nonni, mai un capriccio o una lamentela. Era ubbidiente e giudiziosa, non aveva mai dato loro dei grattacapi e per questo erano felici di averla con loro ma poi un giorno improvvisamente qualcosa cambiò tanto da portare David a chiamare sua figlia in quanto sua nipote non sembrava più volerlo ascoltare. 

Le regole in casa charming erano poche ma quelle poche andavano assolutamente rispettate. Hope lo sapeva bene questo ma nonostante ciò ogni tanto le capitava di fare qualche marachella disubbidendo involontariamente. Niente di allarmante di solito, solo  piccole scaramucce, ma un giorno mentre era nella sua cameretta a giocare con le bambole qualcosa attiró la sua attenzione tanto da portarla da lì a pochi giorni a mettersi seriamente nei guai. Una nave pirata... già, una nave pirata aveva attirato l’attenzione della piccola Hope, la principessina amava le navi, in fondo era pur sempre figlia di un pirata e adorava giocare su di esse. Non ve ne erano molte nella sua città, non vi erano tanti pirati a Storybrooke ad eccezione di suo padre e la sua ciurma, ma quella non era la sua città... vide la nave in lontananza avvicinarsi sempre di più fino ad attraccare al porto poco distante dal castello e ingenuamente, credendo fosse il suo papà con la sua mamma che le volevano fare una sorpresa, arrivando con qualche settimana di anticipo rispetto ai programmi stabiliti, sgattaiolò fuori dal castello senza avvisare nessuno per andargli in contro e abbracciarli. Uscì dalla tenuta, attraversò parte della foresta e dopo più di mezz’ora di cammino arrivó al porto. Non ebbe problemi ad orientarsi, con il suo papà molte volte aveva percorso quella strada ma quando arrivò lì si rese conto che la nave che aveva visto dalla finestra della sua camera non era la sua jolly roger. Ci rimase un po’ male all’inizio all’idea di non poter riabbracciare i suoi genitori, era più di una settimana che non li vedeva,  ma si riprese subito in quanto qualcosa attiró la sua attenzione. C’era un bambino su quella nave sconosciuta, un bambino che stava giocando a duellare. Se c’era una cosa che a Hope piaceva fare quando era in vacanza nella foresta incantata era proprio duellare, suo nonno le aveva costruito delle spade di legno meravigliose per il suo compleanno, era il suo gioco preferito ed era anche una bambina molto socievole pertanto non prestò molta attenzione al fatto che non conoscesse i proprietari di quella nave, non le sfiorò minimamente l’idea di tornare sui suoi passi, visto che non aveva neanche avvisato di essersi allontanata, si avvicinó ad essa e attiró l’attenzione di quel bambino.

  • ehi tu... - gridò per farsi sentire ma non ricevette risposta. - ehi bambino! Guarda che sto parlando con te!- provò nuovamente. - uffà! Si può sapere perchè non mi rispondi? Sei sordo per caso?
  • Che vuoi?!? - Rispose spazientito.
  • Voglio giocare anche io con le spade, posso giocare con te?
  • Io non gioco con le femmine e non ci parlo neanche! E poi le spade non sono un giocattolo da femminucce, è una cosa da uomini!
  • Non è vero sei bugiardo! Anche le femmine possono giocarci, io ci gioco sempre a casa. Mio nonno me le ha costruite con il legno e ci giochiamo sempre! - disse tutta orgogliosa.
  • Se ci giochi sempre perchè non ci vai a giocare a casa tua e mi lasci in pace? 
  • Mio nonno oggi non può! Deve lavorare. 
  • Non è un problema mio! Sparisci adesso. - tornò a dedicarsi alla sua attività cercando di ignorarla ma ignorare Hope è tutto tratte che facile.
  • Tu hai paura! - lo provocò.
  • Ho cosa? Paura? E di chi? Di te? - rise - sparisci pulce prima che cambi idea e tu ti faccia seriamente male!
  • Non mi chiamo pulce e non me ne vado fin quando non giocherai con me! Voglio sfidarti a duello. - alzò gli occhi al cielo esasperato - guarda che sono brava! Sul serio!!!! Daiiii.... ti prego... ti prego ti prego ti pregoooooo!!!! per...
  • e va bene basta che stai zitta!
  • Davvero? - inizió a saltellare felice
  • Si ma solo ad una condizione! dopo che ti avrò sconfitta te ne tornerai a casa tua e mi lascerai in pace per sempre va bene?
  • io non perderò! - rispose sicura di se.
  • questo lo vedremo ma comunque dopo la sfida te ne andrai intesi? 
  • va bene! - sorrise tutta felice
  • Bene! Afferra questa - le lanciò una piccola spada completamente differente da quella che era solita utilizzare.
  • Oh... ma... ma questa... questa è una spada vera?!?! 
  • Certo che è  vera io non gioco a duellare, io duello sul serio. Che c’è, hai forse paura pulce? Vuoi già ritirarti???
  • Mai! Mi piace questa spada! Se vinco me la regali? 
  • Non ti regalo proprio un bel niente e poi non potresti mai battermi pulce quindi....
  • io vincerò e smettila di chiamarmi pulce! 
  • come vuoi... pulce!

Scese dalla nave e una volta raggiunta la bambina si incamminarono verso la foresta, era lì che avrebbero combattuto. Stabilirono le regole della sfida dopodiché diedero subito il via al duello. Quel piccolo pirata credeva sarebbe stato semplice vincere contro quella ragazzina dagli occhi verdi invece fu assai difficile tenerle testa. Riuscì a compirla solamente un paio di volte andandole involontariamente a strappare un po’ il jeans ma poi più nulla, Hope non si fece più trovare impreparata e dopo ben quaranta minuti di duello, con un paio di mosse d’effetto, insegnate dal suo nonnino, riuscì a metterlo al tappeto. 

  • Te lo dicevo che avrei vinto! - esclamò la piccina allungandogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, suo nonno le ha sempre detto che bisogna essere leali e gentili con il proprio avversario. 
  • Non hai vinto! Ti ho lasciato vincere perché altrimenti avrei dovuto sentirti piangere. - si rialzò solo senza il suo aiuto. 
  • Io non piango! 
  • Sei una femmina quindi piangi! Le femmine piangono sempre.
  • Io no! E comunque ho vinto perché sono brava! 
  • Combattiamo di nuovo allora! Se sei brava come dici non avrai problemi a battermi di nuovo no? - la sfidó lui questa volta, voleva la rivincita, non accettava il fatto di essere stato battuto da una bambina. 
  • Mi piacerebbe mah.... - si guardó attorno - si sta facendo buio, devo tornare a casa. 
  • Che c’è hai paura di perdere? O hai paura del buio pulce? 
  • Non ho paura di niente io! 
  • E allora combatti ancora una volta! 

Stava per farsi convincere, l’idea di metterlo al tappeto di nuovo la divertiva ma non riuscirono a dare il via al secondo match che un uomo li raggiunse.

  • Eccoti dove eri finito, tuo padre ti ha cercato ovunque. - gli disse notando solamente dopo che era in compagnia. - ti sei fatto la fidanzata? - lo prese in giro l’uomo facendolo immediatamente mettere sulla difensiva.
  • Fidanzata? Io? Che schifo. Le stavo giusto dando una lezione a questa qui.
  • Credo dovrai rimandare, tuo padre vuole vederti, è quasi ora di cena. - annuì - Dai su, andiamo!
  • Sentito pulce? Devo andare! Ricordati quello che ci siamo promessi: devi lasciarmi in pace! - e senza dare modo di replicare le diede le spalle e insieme all’uomo che era andato a cercarlo si allontanò verso il porto. 

Ci rimase un po’ male Hope per le parole ricevute, è vero ... quel bambino era stato chiaro fin da subito di non volerla tra i piedi ma lei si era divertita molto a giocare con lui quel pomeriggio, finalmente dopo tanto tempo aveva incontrato un bambino con i suoi stessi interessi e non le solite amiche che amavano prendere il thè con le bambole. Le piaceva giocare con loro agli inizi ma poi qualcosa cambiò, lei era diversa, amava l’avventura e combattere con le spade... era un po’ come la sua mamma in questo ma a quanto pare si sarebbe dovuta accontentare di loro. Si incamminò verso casa sperando che i suoi nonni non si fossero accorti della sua assenza ma neanche a metà strada, proprio nel mezzo della foresta, si perse nuovamente in chiacchiere in quanto fu il piccolo pirata questa volta a raggiungerla.

  • Ehi pulce aspetta! - richiamò la sua attenzione. - ma quanto corri???? 
  • Uffa!!! Guarda che lo dico a nonno che mi prendi in giro! - ok che le era piaciuto giocare con lui ma quel nomignolo che gli aveva affibbiato proprio non lo sopportava. - perchè mi segui?
  • Voglio la mia rivincita! Non voglio che tu creda di avermi battuto! - si giustificò lui.
  • Non posso giocare con te adesso, devo tornare a casa o mio nonno si arrabbierà.
  • Nonno, nonno, nonno! Fai mai qualcosa senza tuo nonno pulce? Non dirmi che devi sempre chiedere il permesso! - scoppiò a ridere.
  • Mi chiamo hope non pulce! Hope! E comunque io non devo chiedere il permesso! Io faccio quello che voglio. 
  • Perfetto allora.... domani pomeriggio, al porto! Ci stai? - le propose con voce ferma cose se stesse per davvero organizzando un duello. Alla piccola le si illuminarono gli occhi: quel bambino voleva ancora giovare con lei!
  • Ci sto! - sorrise felice non pensando alle conseguenze. 
  • Allora a domani e... - prese una pausa vergognandosi un po’ per quello che stava per fare. - prendi questa: è tua! - le consegnò la spada con cui aveva combattuto quel pomeriggio.
  • Me... me la regali? - domandò stupita.
  • Si ma non montarti la testa, è solo perchè così puoi allenarti meglio stanotte. Non avrò pietà per te domani quindi è meglio se ti alleni con una spada vera piuttosto che con una di legno. 
  • Grazie... 
  • Jason.... mi chiamo Jason.
  • Grazie Jason
  • A domani pulce.

Con la sua nuova spada in mano si avviò verso casa ma quando arrivò nei giardini reali si accorse che la stavano cercando. C’erano sia i suoi nonni che i nani sparsi per la tenuta e tutti la stavano chiamando a gran voce. Era nei guai ma non poteva farsi vedere mentre entrava dal cancello principale, con una spada vera poi.... si sarebbero arrabbiati ancora di più rispetto allo scoprire che era uscita senza permesso. Decise di entrare dal cancello secondario, quello che dava sulle scuderie, nascose la spada in un posto per lei sicuro dopodiché con la sua faccia da santarellina raggiunse i suoi nonni in giardino i quali quando la videro non saperono se piangere per lo spavento preso, correre ad abbracciarla o rimproverarla severamente. Come prima cosa l’abbracciarono, le corsero in contro e la strinsero tra le loro braccia felici che fosse sana e salva dopodiché però arrivò il tempo per il rimprovero. 

  • dove diavolo sei stata signorina? Ti abbiamo cercata dappertutto! - esclamò suo nonna ancora con il cuore in gola
  • A giocare! 
  • Dove!!!!!
  • Qui! 
  • No non eri qui posso assicurartelo Hope. È da questo pomeriggio alle quattro che ti cerchiamo senza sosta dentro e fuori il castello ma non ti abbiamo trovata. Sono le sette dove sei stata tutto questo tempo è? - il tono di sua nonna non ammetteva repliche, voleva una risposta, una risposta veritiera ma lei non poteva dirle che aveva disobbedito alle loro repliche, sarebbe finita in punizione e non voleva essere privata di poter fare le cose che più le facevano così, nonostante si mise a piangere, aveva solo otto anni in fondo, provò ad inventare una scusa più o meno credibile.
  • Nelle scuderie... sono stata nelle scuderie.
  • Nelle scuderie? E che ci facevi nelle scuderie?  Da quando i cavalli non ti fanno più paura?. - aveva dimenticato un piccolo dettaglio... lei aveva paura dei cavalli, una volta da piccola cadde da un pony e da quel giorno non volle più sentir parlare di loro. 
  • Io ho paura mah.... i pirati ha detto papà che non devono avere paura di nulla e io sono un pirata quindi... io volevo fare una sorpresa a papà! - stava ancora piangendo ma fece ugualmente gli occhi dolci sbattendo ripetutamente le palpebre... i suoi nonni non sapevano resistere a quello sguardo. 
  • Ooooh Hope, potevi dircelo ti avremmo fatto compagnia! - fu suo nonno ad intervenire questa volta dopo averla stretta tra le sue braccia -  è andata bene almeno? Hai superato le tue paure? Se ti va domani possiamo provare a farci una cavalcata insieme come hai vecchi tempi!
  • No no no no nooooooo!!!!! - rispose senza pensarci due volte - Io non voglio mai più  salire sul cavallo! 
  • Sei forse caduta di nuovo? - ipotizzò vedendo sia la sua paura negli occhi ma anche i suoi pantaloni malconci. 
  • No!
  • E perché hai i jeans strappati e quei graffi sulle braccia? - bella domanda... e adesso cosa avrebbe dovuto rispondere? 
  • Perché.... perché....- ci pensò qualche secondo -  perché quando ho provato ad accarezzarlo lui si è mosso e io scappando sono caduta. - le venne da piangere ancora di più, si sentiva in colpa per tutte quelle bugie....
  • Dai non fare cosi... non è successo nulla! Stai bene no? Conta solo questo.
  • Non... non sei arrabbiato con me? - chiese timorosa
  • Mi sono spaventato ma no, non sono arrabbiato con te. Andiamo a mangiare adesso, è ora di cena. 

Riuscì a farla franca quella sera ma lo spavento preso non le bastó di lezione e il pomeriggio seguente, ma anche quelli che ne seguirono, tornò a sgattaiolale fuori dalla tenuta in gran segreto per poter raggiungere quello che a poco a poco divenne il suo migliore amico. Certo stette più attenta a non farsi beccare, uscendo solo quando era certa che i suoi nonni fossero impegnati, ma nessuno avrebbe potuto mai impedirle di vedere Jason. Avevano scoperto di avere molto in comune quei due: la passione per le spade, l’amore per il mare e per  le navi e non per ultimo le merende a base di pane e cioccolato che lui ogni giorno, da quando aveva scoperto che anche a lei piacevano, le portava. Era un po’ scettico inizialmente, i maschi non potevano fare amicizia con le femminucce secondo il suo metodo di pensiero, ma poi la giovane Jones riuscì a fare breccia nel suo cuore e anche per lui fu impossibile starle lontano. Passavano le loro giornate a giocare a duellare, a fare il bagno a mare e lunghe passeggiate per la foresta. Correvano, lottavano, lottavano, correvano... non si stancavano mai. Ogni giorno vivevano un’avventura diversa ma la grande avventura inizio nel momento in cui mentre duellavano i loro sguardi andarono a posarsi su un piccolo cucciolo di gatto che accidentalmente si era arrampicato su un albero e non sapeva più scendere. 

  • dobbiamo aiutarlo Jason! Ha paura!!!! - gli disse Hope indicando quella piccola palla di pelo 
  • Lascia stare quel gatto e occhi  sulla spada pulce o perderai questa volta! 
  • Ma Jason!!!! È un cucciolo!!! Duelliamo dopo ok? Aiutami a salvarlo ora! - e nel mentre parlava tentava invano di arrampicarsi su una roccia. 
  • E va bene pulce, hai vinto! Ma Lascia fare a me ok? Non è un lavoro adatto ad una femmina questo! - posò la sua spada e con fare da vero uomo provó ad arrampicarsi, non lo aveva mai fatto prima ma non poteva tirarsi indietro davanti la sua amica. Riuscì ad arrivare a metà altezza dopodiché perse l’equilibrio e cadde a terra. Non si perde d’animo e ci provò ancora e ancora ma senza nessun risultato! 
  • Fai provare me! - gli disse Hope 
  • Non ci riuscirai mai! Ti farai solo male! 
  • Se mi aiuterai no! Riesci a prendermi in braccio? Ho bisogno di salire su quella roccia! - gliela indicò
  • Certo che ci riesco ma per chi mi hai preso! ma cosa intendi fare? 
  • Da lì posso appendermi a quel ramo e continuare poi ad arrampicarmi fino in cima! Me lo ha insegnato mio nonno ma da sola non riuscirò mai ad arrampicarmi su quella riccia... E troppo alta per me. 

Quella bambina sapeva fare decisamente più cose di lui ma a Jason non dispiaceva, forse prima si ma adesso non più: era la sua amica speciale e in quanto speciale era giusto che sapesse fare innumerevoli cose. L’aiutò a salire su quella roccia e la osservò all’azione: ramo dopo ramo riuscì a salire quasi fino in cima fino a raggiungere il gattino e portarlo in salvo. Scendere fu più complicato avendo quel piccolo esserino tra le mani e nonostante Hope avesse un pochino di paura, non era mai salita tanto in alto, provó a farsi coraggio e a scendere ugualmente facendo molta attenzione. Si fidava di Jason e sapeva che in caso di necessità ci sarebbe stato lui a proteggerla. Una volta tornata sulla terra ferma insieme al suo amico si presero cura di quella deliziosa palla di pelo: lo accarezzarono, ci giocarono un po’, gli prepararono un piccolo giaciglio su cui adagiarlo per farlo stare più comodo e per finire gli diedero da mangiare. Non avevano calcolato di avere un amico in più con cui giocare, non avevano portato nulla per lui e pur di non farlo rimanere digiuno rinunciarono a metà della loro merenda per quel tenero gattino. 

  • dobbiamo trovargli un nome! - esordì Hope ormai perdutamente innamorata di quel piccolo tenero cucciolo.
  • Palla di pelo divora nutella potrebbe andare bene? - rispose Jason ridendo vedendo con quanta foga il cucciolo stava mangiando... era veramente affamato povero piccolo, di sicuro se ne stava in giro tutto solo già da qualche giorno. 
  • No, non va bene! Ci vuole un nome importante.... è il nostro cucciolo adesso! 
  • Mmmh... fammi pensare allora... briciola? zampa?maio miao? - elencò tutti i nomi che ad una bambina sarebbero potuti andare bene, aveva dimenticato che quella che aveva davanti non era una bambina come tutte le altre. 
  • Non mi piacciono... sono nomi stupidi! dobbiamo pensare a qualcosa di speciale... non so, qualcosa che piaccia ad entrambi.... magari....
  • Roger! Possiamo chiamarlo Roger!!! - esclamò Jason elettrizzato all’idea.
  • Roger?!?! Roger è... è.... - ci pensò su - è fantastico Jason! Mi piace, è perfetto e poi per me è un nome speciale sai?
  • a si???
  • Si! Mi ricorda il mio papà e in questi giorni mi sta mancando tanto tanto! 
  • Anche a me ricorda qualcosa questo nome sai? 
  • davvero? E che cosa?
  • Una cosa su cui io e il mio papà prima o poi metteremo mano. - fortunatamente erano solamente due bambini, non badarono minimamente al vero significato di quelle parole altrimenti la loro amicizia sarebbe finita molto probabilmente in quello stesso istante. Il nome di quel gattino era Roger in onore, da parte di entrambi, della sola e unica Jolly Rogers. 

Persero la cognizione del tempo nel giocare con quel gattino ma quando si resero conto che si stava facendo tardi si concessero ancora altri due minuti per stabilire come organizzarsi con Rogers, nessuno dei due aveva il permesso di portarlo con se, dopodichè sgattaiolarono a casa più veloci della luce. Avevano stabilito che Hope avrebbe portato da mangiare al piccolo a pranzo mentre jason a cena e per un paio di giorni riuscirono a rispettare la loro tabella di marcia senza nessun tipo intoppo ma poi.... poi qualcosa cambiò e quel piccolo incidente portò per la piccola Hope grandi conseguenze... o almeno così le fecero credere. 

Era sabato, un sabato speciale al castello dei Charming, David e Snow avevano organizzato un festicciola e come al solito avevano invitato a presenziare tutti i reami vicini e riuniti. Non era nessuna occasione speciale, non si stava celebrando nulla, era solo un pretesto per divertirsi e stare insieme. Hope si era alzata più felice che mai quella mattina nonostante sapesse già dentro di se che non sarebbe potuta andare a giocare con Jason. Era felice perché si aspettava di vedere i suoi genitori alla festa ma a causa di impegni improrogabili di lavoro sia Emma e Killian ma anche Regina non poterono presenziare. Ne susseguì un intero pomeriggio di lacrime e capricci per la piccola di casa non appena apprese la notizia ma poi grazie al suo fratellone Henry che arrivò in netto anticipo solo ed esclusivamente  per lei ecco che si calmò un pochino e anche se con non poche difficoltà riuscì addirittura a farle indossare un abitino da vera principessa. 

  • come ci sei riuscito? E’ impossibile vestire da femminuccia tua sorella. - gli domandò sua nonna.
  • Basta saperla prendere - fece l’occhiolino e attirando la sua attenzione - le ho raccontato la storia di mamma e killian al loro primo ballo, quello nel viaggio temporale e dopo averle fatto vedere l’illustrazione che c’è sul libro di favole ecco che si è convinta ad indossare un vestitino anche lei. 
  • Si è convinta con così poco? - non poteva credere alle sue orecchie. Sua nipote non era tipo che cedeva facilmente. 
  • Beh...no, non esattamente. Abbiamo fatto uno scambio equo in realtà. 
  • Uno scambio?
  • Si...  Il vestito in cambio del mio libro... quel libro. -  il famoso libro di favole che lo aveva condotto da Emma alla tenera età di dieci anni 
  • Le hai regalato il tuo libroooo?
  • Certo, ormai sono grande, Lucy è grande... a noi non serve più, serve a lei adesso anzi... mi stupisco come mai ancora non conosca queste storie. 
  • Emma pensa non sia ancora il momento.... pensa che ci sono cose che sarebbe meglio non venisse a sapere: come il passato di regina ad esempio o di killian... Henry tesoro, credo che tu abbia appena combinato un bel guaio.
  • Io non penso: è abbastanza grande per sapere la verità e poi andiamolo sanno tutti che gli eroi prima di diventare tali hanno affrontato molte difficoltà. per Hope non sarà affatto difficile capire sopratutto con una mamma è un papà come quelli che si ritrova. 
  • Se lo dici tu... ma glielo spieghi tu a tua madre di come sia venuta in possesso di quel libro tua sorella intesi? Conoscendo quella piccola peste sarebbe in grado di iniziare operazioni cobra per ogni cosa.
  • Quello è vero! - risero ma vennero interrotti dalla piccolina che corse a far vedere a sua nonna il suo nuovo acquisto.
  • Nonnina hai visto cosa mi ha regalato Henry? Mi vieni a leggere la storia tua e di nonno? Sono tanto curiosa.
  • Hope tesoro è ora di scendere al piano di sotto per la festa, alcuni invitati sono già arrivati sai? Non è carino lasciare tuo nonno alla prese con gli ospiti tutto da solo non trovi? Te la leggeremo questa sera ok?
  • dai nonnina ti pregoooo!!!! a me non va di venire alla festa, voglio restare qui? Non voglio farmi vedere con questo coso addosso! è brutto!
  • sei bellissima invece... non dire assurdità!
  • mah...
  • niente capricci signorina e poi ci saranno le tue amichette, non ti va di giocare con loro? - non aspettò che rispondesse, la prese per mano e dopo averla accompagnata a mettere il libro sul suo letto scesero, insieme ad Henry nel grande salone dove si sarebbe tenuta la festa. Hope rimase ancorata a suo fratello per tutto il tempo, o almeno fino a quando lui non le fece notare una cosa. 
  • ti stai divertendo cucciolina?
  • no! Queste feste sono davvero noiose, ma come fanno a piacervi?
  • non lo so sai? credo sia l’abitudine tesoro ma sono sicuro che presto cambierai idea anche tu e sai perchè? - la piccola scosse la testa curiosa - perchè credo che qualcuno sia venuto qui appositamente per te. 
  • non voglio giocare con le figlie degli amici di nonna, loro vogliono solo fare cose da femmine! Non costringermi a giocare con loro ti prego!!!!
  • Non mi riferivo di certo alle tue amichette. Sai già che sono qui loro! Guarda... Dietro quella porta laggiù vedi? c’è qualcuno che ogni tanto fa capolino e ti fissa sai? non credo però sia stato invitato. - Hope guardò in direzione della porta indicata da su fratello curiosa di scoprire di chi stesse parlando e il suo sguardo si illuminò improvvisamente non appena vide Jason fare capolino e salutarla con la manina. - Sorellina ti sei per caso fatta il fidanzato e non me l’hai detto?
  • fidanzato? blaaaaaa che schifo! lui è mio amico! 
  • amico? solo amico? - erano solo bambino, lui al massimo avrà avuto due anni più di lei ma era comunque la sua sorellina e ogni maschietto sulla faccia della terra, piccolo o grande che sia, era in parte una possibile minaccia. 
  • si giuro giuro giuro! È  solo un amico! posso andare a giocare con lui Henry????ti pregoooooo - sbattè gli occhi cercando di impietosirlo. se i suoi nonni non lo avevano invitato evidentemente non erano a conoscenza della presenza di nuove persone sul posto, i charming non facevano di certo distinzioni, ma a giudicare dall’abbigliamento di quel bambino qualcosa gli suggeriva che non fosse un cittadino comune... quel bimbo aveva un non so che del suo patrigno. 
  • E va bene signorina, farò finta di crederti ok? Hai il permesso di andare a giocare con lui ma ad una sola condizione: non allontanarti per nessuna ragione al mondo: me lo prometti? Ti è concesso arrivare al massimo fino al gazebo qui fuori. Niente scuderie, niente piscine, niente di tutto ciò ok terremoto? 
  • Sei il miglior fratello del mondo Henry! - lo abbraccio con forza - farò la brava bambina! 
  • Ah si? E riuscirei ad essere il miglior fratello dell’intero universo se dopo la festa ti invitassi a dormire da me per leggerti la storia di come si sono conosciuti nonno e nonna? 
  • Lo faresti davvero Henryyy???? E potrò dormire anche con Lucy?
  • Ne sarebbe felicissima! Ma ricorda bene: solo se non farai marachelle siamo intesi??? - non gli rispose neanche con un sorriso a trentasei denti si allontanò da lui per raggiungere il suo amico. 
  • Ehi Jason? Che ci fai qui???? - gli chiese felice di vedere una faccia a lei simpatica, in quella sala erano tutto troppo seri per i suoi gusti. 
  • Emh... non so come conosci il mio nome bambolina ma forse potrai aiutarmi: cerco una bambina che si chiama Hope! L’hai vista da queste parti? - gli domandò ridendo sotto i baffi che ancora non aveva.
  • Jason sono io... Hope! 
  • Tu sei Hope? Questa di che è bella! La Hope che conosco io non... beh... lei non indosserebbe mai questo vestito: ma guardati, sembri una bomboniera! 
  • Non prendermi in giro... mi hanno costretto a metterlo: fa schifo! Lo odio! Non mi piacciono i vestitini! 
  • Non fa schifo, sei bellissima. - Hope arrossì visibilmente facendo ridere ancora di più Jason. Le succedeva spesso quando qualcuno le faceva un complimento ma non avrebbe voluto che quel lato da raggazzina uscisse in presenza del suo amico. Provó a ricomporsi alla meglio e cambió discordo facendo cessare quello di poco prima.
  • Cosa ci fai qui? La mia nonna ti ha invitato? 
  • No, ma mi serve il tuo aiuto! Roger è scomparso, lo cerco da ore ma non lo trovò da nessuna parte! Ho bisogno di te per trovarlo, tu sei bravissima a trovarmi quando giochiamo a nascondino quindi...
  • Mah... ma è buio fuori! Io non...
  • Ho le torce, le ho rubate a papà e poi ci sono io, non devi aver paura. - la rassicurò da perfetto gentiluomo. Ci pensò su, sapeva che rischiava grosso se l’avessero scoperta ma Roger era in pericolo e lei doveva salvarlo. Era la figlia della salvatrice, un giorno molto probabilmente sarebbe spettato a lei quel compito quindi doveva far pratica e quale modo migliore se non iniziare a salvare degli innocenti? Bastò quel pensiero di essere intraprendente come la sua mamma che la convinse a disobbedire per l’ennesima volta e attenta a non farsi vedere da nessuno, mano nella mano con Jason, corse a più non posso fino ad uscire dalla tenuta e raggiungere il loro rifugio segreto.  Come aveva detto Jason poco prima di Roger non vi era nessuna traccia ma bastò poco alla piccola Hope per capire dove si fosse andato a cacciare. Mentre erano alla sua ricerca in testa alla piccola caddero delle foglioline e lei guardando istintivamente in alto vide il loro bel gattino sullo stesso albero dove giorni prima era stato salvato. Si era arrampicato ancora una volta e come la volta precedente non sapeva scendere. 
  • Forse dovremmo portarlo in un posto con meno alberi - suggerì Hope pronta alla seconda operazione di salvataggio. Seguì esattamente le procedure svolte la prima volta: si fece aiutare a salire in cima alla roccia e ramo dopo ramo con agilità riuscì a raggiungere il suo Roger. Gli fece qualche carezza, era molto agitato, e dopo averlo in parte calmato tenendolo stretto a se provò a scendere. A differenza della volta precedente che aveva in dosso una tuta questa volta aveva un ampio vestitino che le impediva la vedere in basso e durante la discesa, proprio a causa di una mancata visuale, poggiò male il piede sul ramo che spezzandosi le fece perdere l’equilibrio e cadere a terra. Non cadde da un’altezza eccessivamente ampia ma fu pur sempre una caduta e spaventata si mise a piangere facendo spaventare anche Jason il quale aveva cercato di afferrarla al volo senza successo. 
  • Ti sei fatta male Hope?- gli chiese spaventato senza ottenere risposta, il pianto era troppo agitato per riuscire a rispondere. - Vado a chiamare qualcuno va bene? Tu resta qui, non ti muovere ok? Torno in un baleno.- fece per alzarsi ma la bambina prontamene lo afferrò per un braccio impedendogli di andare via. Aveva paura del buio e non voleva in alcun modo essere lasciata da sola e nel bel mezzo della foresta. - sei caduta, bisogna chiamare un adulto Hope! - insistette lui. - Io... io non so cosa fare.
  • Non... non... non mi sono fatta niente. - cercò di tranquillizzarlo
  • Non è vero, stai piangendo e tu non piangi mai! Lo hai detto tu! - le ricordò le sue stesse parole.
  • Il... il mio vestito si... si è rotto!!! Nonna e nonno si arrabbieranno con me! - riprese a piangere spaventata ammettendo così la sua paura più grande: sul serio non si era fatta male, a parte lo spavento iniziale il motivo principale del pianto era la possibile reazione dei suoi nonni e di suo fratello. Aveva promesso a Henry di non allontanarsi e aveva fatto esattamente l’opposto... non sarebbe stato molto felice della cosa. Rimase li, a terra nel bel mezzo della foresta per almeno quaranta minuti poi Jason la convinse a tornare a casa: non potevano di certo passare la notte li... prima o poi qualcuno si sarebbe accorto della loro scomparsa e le conseguenze, per entrambi, sarebbero state di gran lunga peggiori. Forse ancora si poteva rimediare, forse ancora nessuno si era accorto che erano fuggiti di nascosto. L’aiutò ad alzarsi e controllandola ad ogni passo, per capire se stesse sul serio bene, l’accompagnò fino ai cancelli della sua tenuta dopodiché la lasciò entrare da sola. Non era stato invitato alla festa pertanto se lo avessero visto si sarebbe messo nei guai anche lui. Preferì tornare a casa, la sua amica ormai era in ottime mani. 
  • Eccolaaaaa!!!!! David L’ho trovata! - esclamò Snow a gran voce chiamando suo marito. Erano andati a parlare con Henry poco dopo che la piccola sì fosse allontanata per chiedergli se si era calmata dopo quell’estenuante pomeriggio  e lui aveva detto loro che era in giardino a giocare. Volendo controllare con i propri occhi si recarono nel luogo indicato dal giovane ma non la trovarono. La chiamarono senza ottenere risposta, la cercarono per lungo e largo senza avere notizie e poi... quando ormai erano stati tutti messi in allarme, facendo così trasformare la festa in una vera e propria ricerca eccola rientrare dal cancello principale, da sola, in lacrime, con l’acconciatura ormai totalmente inesistente e con un vestitino che da bianco era diventato un misto tra marrone e verde. La videro correre verso il gazebo e non ci pensarono un secondo a seguila. 
  • Hope!!!! Hope che è successo, dove accidenti sei stata? - le disse sua nonna afferrandola per un braccio e facendola voltare nella sua direzione per guardarla negli occhi. Oltre al look completamente stravolto aveva anche qualche graffio e un paio di taglietti qua e la. 
  • Sono caduta!!!! - rispose singhiozzando e allungando le braccia verso suo nonno per farsi prendere in braccio. 
  • Dove sei caduta Hope! Dove???? - continuò l’interrogatorio Snow impedendo a David di avvicinarsi a lei. Conosceva suo marito, due moine da parte di quello scricciolo e si sarebbe sciolto cadendo letteralmente ai suoi piedi. Non poteva farla franca questa volta, aveva disobbedito ad una delle regole principali e non potevano passarci sopra. Si era allontanata da sola, fuori casa e chissà dove a soli otto anni.... non potevano tollerare un comportamento simile. Era la loro nipotina è vero, le volevano un gran bene ed erano i primi a viziarla in tutto e per tutto ma  era sotto la loro responsabilità in quei giorni. Se le fosse accaduto qualcosa i responsabili anche se indirettamente sarebbero stati loro. 
  • In... in giardino, vicino ai cavalli! - ed ecco ancora la solita scusa delle scuderie, avevano faticato a crederci la prima volta vista la sua fobia per quelle creature, avevano avuto sospetti che si allontanasse di nascosto già da qualche giorno e eccola ancora tirare fori la stessa balla.
  • Non dire bugie signorina ti abbiamo vista rientrare da quel cancello - glielo indicarono - sai bene che li non ci sono le scuderie! Dimmi dove sei stata e non mentirmi ancora, sei già nei guai signorina, non peggiorare le cose.
  • Roger.... roger era in pericolo e io l’ho salvato! Non volevo uscire io.... io.... però Roger....
  • Roger? Chi è Roger? - le chiese
  • Un gattino che ho trovato... era su un albero, non sapeva scendere e... e... io mi sono arrampicata per prenderlo ma con il vestitino non ho visto dove ho messo il piede e sono caduta. - decise di confessare, aveva capito che era la cosa migliore da fare, ma non disse una sola parola su Jason e sperò vivamente che suo fratello non la tradisse facendo la spia. 
  • Aspetta un secondo! Sei... sei caduta da un albero Hope? Ti sei arrampicata in cima ad un albero? MA CHE COSA TI HA DETTO IL CERVELLOOOOO! POTEVI AMMAZZARTI! - OK... nonna snow era decisamente un tantino arrabbiata. - David chiama il medico, va fatta visitare e chiama anche Emma e Killian... devono essere messi a corrente di che diavoletto sta diventando questa qui.
  • No no no nonna ti prego, mamma e papà no! Per favoreeeeee!
  • Ho fatto finta di nulla fino ad oggi Hope perchè non ne ero ancora sicura ma la tua fuga di oggi mi ha confermato tutti i miei dubbi passati. Non so come tu abbia fatto visto che ho chiesto a chiunque di sorvegliarti ma so che sgattaioli fuori di casa senza permesso.
  • Non è vero!
  • Ah no? E il gattino di cui parli dove lo hai trovato?
  • Qui! - rispose decisa. 
  • Non è vero e lo sai anche tu, non abbiamo gattini qui e questo tuo continuare a mentire non migliora la tua situazione lo sai vero? 
  • Sei cattiva, non voglio più stare qui! Voglio andare a casa con Henry! - disse cercando di ferirla e provando a raggiungerlo! 
  • Non andrai da Henry, sei in punizione Hope ma tranquilla non dovrai rimanere ancora per molto qui! Adesso tuo nonno chiamerà i tuoi genitori e vedrai che ti riporteranno a casa con loro. - la fece piangere ancora di più - andiamo dentro adesso, devi metterti un vestito pulito prima che arrivi il dottore. 
  • IO NON VOGLIO IL DOTTORE, NON VOGLIO METTERE IL VESTITINO E NON VOGLIO CHE CHIAMI MAMMA E PAPÁÁÁÁÁ!!!!!! IO NON HO FATTO NULLAAAA!!!! - gridò
  • Senti Hope...
  • Nonna... - intervenne Henry - ci parlo io con lei ok? Chiamate il medico e la mamma intanto, noi vi raggiungiamo a breve. - lo sguardo di henry valeva più di mille parole e tanto bastò a snow per fidarsi di lui e lasciarli soli. Suo nipote non era uno sprovveduto e di sicuro sarebbe riuscito con i suoi geniali modi di fare a far ragionare quella piccola canaglia. 
  • Ti rendi conto di quello che hai fatto vero? Ti avevo detto di...
  • Lo so, scusa, ma Roger...
  • È vera la storia del gattino? - annuì - ed è vero che sei caduta dall’albero per prenderlo?- annuì ancora. - e il tuo amico? Il bambino che è venuto a cercarti alla festa?- abbassò lo sguardo. - Hope, sorellina, ascolta..ci siamo preoccupati per te, non sapevamo dove ti fossi cacciata e vederti in queste condizioni, con questo vestitino tutto strappato e con questi graffi ci ha fatto preoccupare ancora di più. 
  • Non.. non volevo.. 
  • lo so che non volevi fare nulla di male... - le accarezzò il viso per poi asciugarle le lacrime. - Mi racconti come sono andate le cose? Ti va? La verità però... senza tralasciare nulla. 
  • È la verità!
  • Davvero? No perchè non ci credo che fossi da sola... anzi, più che non crederci... io lo so!
  • Non lo dici ai nonni o a mamma e papà vero?
  • Hope... parla avanti! - non poteva promettergli una cosa del genere, non sapeva ancora se quello che avesse raccontato fosse l’assoluta verità o se dietro a quei graffi ci fosse altro. Era emotivamente tranquilla, presumeva che non fosse successo nulla di così grave, ma voleva comunque sapere... quel bambino che era con lei che fine aveva fatto? Era da solo? C’era qualche adulto con lui? E’ dalla tenera età di dieci anni che vede cose orrende e inspiegabili fatte alla sua famiglia, non vuole che questo possa ripetersi ancora, sopratutto con la sua sorellina. 
  • E va bene... io e il mio amico abbiamo trovato un gattino e ogni tanto gli portiamo da mangiare. Oggi mi è venuto a chiamare perchè non lo trovava e quindi siamo usciti a cercarlo. Avevamo le torce Henry... 
  • e poi?
  • Lui non si sa arrampicare quindi sono salita io sulla pianta e... e sono caduta. 
  • Quindi quella che hai detto alla nonna è la verità!
  • Si...
  • Ok... un’ultima cosa e poi ti lascio in pace: Jason in tutto questo? Ti ha lasciata da sola? - se la risposta fosse stata affermativa sarebbe corso a cercarlo in lungo e in largo per dargli una bella lezione. Aveva quanti? 10 anni? Poteva ancora essere un bambino ma non poteva di certo essere così stupido da non aiutate una sua amica in difficoltà. 
  • Lui voleva chiamare aiuto, io gli ho detto di no!! Non mi sono fatta male Henry! 
  • Ma ti ha lasciata tornare a casa da sola però!
  • No... mi ha accompagnato fino al cancello. 
  • E allora perché  non vuoi dire alla nonna di questo tuo nuovo amichetto è? 
  • Lei non vuole che gioco come i maschi. - gli venne da sorridere nel sentirla dare quella spiegazione. - lei vuole che faccia le cose noiose da femmina ma a me non piacciono... perché devo farle per forza se non voglio? 
  • Sono sicuro che ti sbagli e sai perché? Perché la nonna, come me, la mamma, il papà e il nonno ti vogliamo bene per quel che sei e non ti vorremo mai diversa da così. Ti piacciono le spade? E dove sta il problema? Chi decide con chi o con cosa giocare...
  • Ma lei mi costringe a giocare sempre con quelle bambine noiose! Anche con le mie amichette di Storybrooke gioco con le bambole ma loro non sono noiose come queste qui! Loro parlano davvero strano e vogliono solo prendere il THE! Lo sai che poi non è neanche the quello? È acqua!!!!! - per quanto altro sarebbe riuscito a trattenersi?
  • Nonna non vuole costringerti, pensa che a te piaccia e di conseguenza le fa venire qui spesso. Fidati Hope, la nonna ti vuole un gran bene. 
  • Ma lei ha detto chiamerà la mamma però!!!! E la mamma mi porterà via... io non voglio andare via.
  • Ma come, se prima le hai detto che non vedi l’ora di andartene...
  • Da questa casa, non da questo posto. Non voglio essere portata a Storybrooke.. voglio restare qui. Qui c’è...
  • Ooook basta così signorina! Ho capito già perché vuoi stare qui e la cosa non piace sai???? - le fece il solletico - tu sei solo mia!!!!!! 
  • Basta Henry smettilaaa!!! - lo supplicò ridendo a crepapelle.. - mi fai il solletico!
  • Smetto solo se mi prometti che rimarrò per sempre  il tuo preferito! 
  • Tu mi prometti di non dire nulla ai nonni di Jason? - la guardó poco convinto, il discorso che le aveva appena fatto non era stato compreso poi tanto - ti pregoooooo
  • E va bene ma solo se non ti metterai più nei guai. - annuì 
  • Sei il mio preferito Henry e lo sarai sempre. 

Si abbracciarono ancora per qualche minuto dopodiché, anche se lei fece qualche piccolo capriccio,lui la riaccompagnò in casa. Il medico neanche a farlo apposta venne qualche minuto dopo, la  sottopose ad una visita molto accurata e nonostante i suoi continui sbuffare e scappare qua e là per non farsi visitare riuscì ad escludere ogni genere di trauma: Hope stava bene, non bisognava preoccuparsi per la sua salute. Una notizia assai gioiosa senza ombra di dubbio ma restava ancora un punto da sistemare: la sua insubordinazione. Niente dormire da Henry, niente favola della buonanotte e visto che sapeva leggere benissimo anche da sola niente libro appena regalato da suo fratello. Questo prevedeva la sua punizione ma non fu per queste negazioni che pianse per tutta la notte facendo ad un certo l’unto alzare David per andarla quantomeno a consolare, no.. la piccolina era preoccupata per altro: i suoi genitori, come annunciato dai suoi nonni, sarebbero arrivati il mattino seguente e nonostante la piccina morisse dalla voglia di vederli era spaventata a morte che potessero essere arrabbiati con lei. 

Emma e Killian non erano assolutamente arrabbiati invece, a dire il vero non sapevano neanche tutto ancora, gli era stato semplicemente riferito che la piccolina stava facendo il diavoletto e che i suoi genitori non sapevano più come gestirla. Nella loro testa non passò di certo l’idea che fosse sgattaiolata fuori senza permesso, non lo aveva mai fatto, ma quando vennero messi a conoscenza della vera realtà dei fatti, caduta dall’ albero compresa, non riuscirono comunque ad arrabbiarsi con lei. Non conoscevano l’altra faccia della medaglia e non avrebbero preso posizione fin quando anche la loro piccina non avesse espresso il suo punto di vista. Andarono entrambi a svegliarla ma non ricevettero l’accoglienza che si aspettavano. Hope infatti non appena li vide non corse ad abbracciarli come al suo solito, tutt’altro.... scoppiò in lacrime impaurita delle possibili conseguenze delle sue azioni. Emma capì subito cosa passasse per la testa di sua figlia e provò a tranquillizzarla come meglio potè. Ci mise più tempo del solito, non l’aveva mai vista così spaventata e solamente dopo averle ripetuto più e più volte che non era assolutamente arrabbiata con lei provò ad indagare su quanto successo.

  • ti va di raccontarmi come sono andate le cose? È vero che hai trovato un gattino? 
  • Allora vedi che non mi credi neanche tu? - si mise subito sulla difensiva. - dillo che sei arrabbiata con me!!!!! 
  • Ma certo che ti credo amore e non sono assolutamente arrabbiata, voglio solo sapere da te le cose, non dalla nonna o dal nonno. Avanti, raccontami di questo tuo nuovo amichetto. 
  • Ho trovato un gattino qualche giorno fa e  non volevo lasciarlo solo. So che non posso tenerlo in casa, che tutti voi non volete e quindi sono uscita per dargli da mangiare. Ieri mi sono arrampicata per prenderlo da sopra l’albero.... non sapeva scendere e quindi.... io mamma non volevo cadere io.... mi... mi dispiace mammina. 
  • Hope non devi dispiacerti, lo so che non volevi cadere o spaventare nessuno, non sono arrabbiata. Hai fatto una bella cosa per quel gattino ma la prossima volta prima di allontanarti da casa devi chiedere il permesso ai nonni o  a noi intesi?  Sei piccola, non puoi a 8 anni andare in giro per la foresta da sola. potresti perderti, incontrare qualcuno che non abbia nobili intenzioni... come farebbe la mamma se ti succedesse qualcosa è? Come farebbe il papá? - parlò anche per lui il quale anche se presente aveva deciso di far parlare sua moglie… era molto più brava di lui con i discorsi. Lui si limitò a stringere la manina di sua figlia per infonderle coraggio. - tu sei il nostro mondo Hope, non potremmo mai sopportare che ti succedesse qualcosa quindi da oggi in avanti testa sulle spalle ok? 
  • Non... non sono in punizione? Non mi porterete a casa per questa mia marachella? 
  • Niente punizione per questa volta ma solo perché stavi agendo in buona fede. 
  • Vi voglio bene! - finalmente li abbracciò
  • Te ne vogliamo anche noi scricciolo ma ora che ne dici di vestirci? La nonna vuole portare me e il papá a fare un giro per il regno, vuole farci vedere come è diventato dall’ultima volta che siamo stati qui.
  • Devo venire per forze? Non posso stare con Henry? Io sono ancora arrabbiata con la nonna. - disse portando le braccia al petto. 
  • Non dovresti esserlo e lo sai anche tu, si è arrabbiata perché si è molto spaventata. 
  • Non voglio venire uguale, sono stanca, per colpa sua non ho dormito. - si imbronciò. 
  • Sei sicura? Prenderemo un grandissimo gelato durante il viaggio sai? Non ne vorresti uno? -  Scosse la testa. Mmmh.... molto strano, Hope anche con 40 di febbre sarebbe in grado di divorare il gelato, se non ne sentiva il bisogno significava che c’era qualcosa sotto. - Sei proprio sicura sicura????? Guarda che probabilmente ti annoierai molto qui in casa. 
  • Non mi interessa. Voglio stare qui. Non ci vengo con la nonna. - era irremovibile.
  • Va bene non ti scaldare però, lo sai che non mi piace che rispondi così. - rimarcò le posizioni Emma - Puoi restare qui a riposare se vuoi ma vedi che ti dico bene: niente uscite di testa. Non farmi pentire di averti dato fiducia Hope ok? Dovrai restare qui in casa e non uscire per nessuna ragione al mondo, neanche per dare da mangiare al tuo amichetto peloso. Ci andremo insieme quando torneremo dalla gita così me lo farai conoscere ok? - non rispose subito - principessa sto parlando con te!
  • Va bene. 
  • Ok!!!! Fai la brava e dai retta a tutto quello che dice leroy allora, ok? È lui il tuo babysitter per oggi e devi darli ascolto come lo daresti a me e al papá. Mi sono spiegata piccola peste? 
  • Va bene mammina. 
  • Brava la mia cucciola, ci vediamo tra un’oretta.

Lasciarono la sua stanza per poi recarsi direttamente nelle scuderie, sarebbero andati a cavallo approfittando così anche della bella giornata, visto che la piccolina non sembrava volersi unire a loro e dopo aver sellato i rispettivi cavalli si misero in marcia per la loro escursione fiabesca. Hope li guardò attentamente dalla finestra dopodiché quando non era neanche più visibile vederli all’orizzonte mise in atto il suo piano. Non voleva disobbedire alla sua mamma ma aveva appuntamento con Jadson quella mattina e lui la stava di sicuro aspettando da un pezzo. Sapeva che era sbagliato, aveva promesso di fare la brava, ma non poteva lasciare il suo amico lì, solo soletto, ad aspettarla inutilmente. Doveva quantomeno andare da lui per avvisarlo che non poteva trattenersi, poi sarebbe tornata di corsa a casa. Imbrogliare Leroy fu semplicissimo, gli disse che non voleva essere disturbata per nessuna ragione al mondo, che era arrabbiata e non voleva neanche giocare. Era la principessina in quella casa e sapeva bene che a parte i suoi nonni, i suoi tutori quando era lì, nessuno poteva contraddire le sue richieste pertanto era sicura che leroy non l’avrebbe pizzicata. Prese un paio di cuscini, li mise nel letto simulando che stesse dormendo, nel caso fosse dovuto entrare per qualche assurdo motivo, dopodichè dopo aver controllato fuori dalla finestra che non ci fosse nessuno che potesse vederla, apri la vetrata e arrampicandosi sull’albero che aveva proprio davanti il suo balconcino, fortunatamente erano solo al primo piano, sgattaiolò per raggiungere Jason. L’idea era quella di avvisarlo di non poter rimanere a giocare e tornare a casa alla velocità della luce ma non appena arrivò lì il suo piano principale andò a farsi benedire e si ritrovò neanche lei sa come con un secchiello tra le mani a raccogliere conchiglie sulla spiaggia. 

L’escursione di Emma e Killian durò più di quanto pensassero, durò tre ore e solo in quel momento credettero di aver capito il vero motivo per cui la loro signorina avesse voluto disertare.  Molto probabilmente avrebbero fatto la stessa cosa anche loro alla prossima visita. Portarono i cavalli nella scuderia per permettere loro di riposare dopodiché entrarono in casa. Pensavano di trovare Hope in salotto intenta a smontare ogni angolo della casa, cosa che faceva solo quando c’era Leroy con lei, ma della piccola in in salotto non vi era nessuna traccia. 

  • La principessina è in camera sua e non vuole essere disturbata per nessuna ragione al mondo.  - li informò leroy immaginando che la stessero cercando. - dice di essere molto arrabbiata.
  • Andiamo bene.... facciamo progressi vedo! - ironizzò Emma per poi recarsi in camera di sua figlia. Non le piaceva l’idea che dettasse regole come fosse un sovrano di altri tempi ma non potete dirle nulla a riguardo in quanto neanche in camera sua c’era. La cercò per le varie stanze del castello pensando che stesse combinando un guaio dietro l’altro vista l’assenza di leroy nel supervisionarle ma già dopo aver visionato il primo piano, senza nessun successo,  ricordando di aver visto la finestra nella sua cameretta aperta, capì che era fuggita ancora. Aveva mentito ancora quella piccola peste ma questa volta, a detta di Emma,  non l’avrebbe passata liscia.

Informò il restante della famiglia dell’accaduto e dopo aver rimproverato Leroy, Killian e David lo fecero, si misero tutti alla  ricerca della piccola. 

  • Deduco che la mia sorellina sia scappata di nuovo! - esordì Henry, che era appena arrivato con tutta la sua famiglia per salutare Killian e la sua mamma. - Non temete so esattamente dov’è! L’ho vista poco fa e immaginando che foste in pensiero per lei ho deciso di anticipare la mia vista per venire ad informarvi.
  • Dove sta quella piccola combina guai? Questa volta la chiudo a chiave per un anno! - rispose Emma ancora incredula che sua figlia le avesse disobbedito così spudoratamente.
  • È nella foresta adesso, a metá strada dal mare. 
  • Così lontana è andata???? Mah....
  • Adesso è anche vicina mamma, prima era sulla spiaggia a raccogliere conchiglie pensa. 
  • Da sola?????? - non poteva credere alle sue orecchie. Henry vedendola così non potè far a meno di ridere 
  • Andate a vedere con i vostri occhi la mia tenera sorellina cosa sta facendo. 

Incuriositi dalle parole di Henry Emma e Killian si addentrarono per la foresta mentre David e Snow furono costretti a rimanere a casa visto che vi erano ospiti. Camminarono a lungo tanto da meravigliarsi che la loro bambina di fosse spinta tanto oltre ma quando sentirono delle voci di bambino avvicinarsi sempre di più decisero di nascondersi e osservare da lontano la scena. Non potevano credere ai loro occhi: a pochi metri da loro c’era la loro bambina intenta a giocare o meglio a duellare con un altro bambino mai visto da quando i regni erano stati riuniti. A Killian bastò mettere a fuoco con chi fosse sua figlia per scattare e provare a raggiungerli ma Emma riuscì fortunatamente a fermarlo. 

  • Dove credi di andare?!? - gli disse a bassa voce.
  • Lasciami Swan!!!! Devo dare una lezione a quel babbeo. 
  • Babbeo??? Killian è un bambino.
  • So riconoscere un babbeo quando lo vedo e quello lo è! Che ci fa con mia figlia, come la conosce, dove di sono visti, da quando si vedono e perché stanno giocando con delle spade vere????  - tentò ancora una volta di sfuggire alla presa di sua moglie ma lei con la magia riuscì ad immobilizzarlo prima che si facessero scoprire. - Emma lasciami andare!!! Ma non lo vedi? Con quella spara potrebbe farle male!!!!
  • Non le farà nulla ma non lo vedi che sta facendo di tutto per farla vincere? - disse con un leggero sorrisetto - Non le farà del male!
  • Spero gliene faccia lei allora! - si imbronciò facendola ridere ancora di più .
  • Ma quanto sei bello quando fai il geloso è? 
  • È una cosa seria Emma, non scherzare! Nostra figlia scappa di casa per vedersi con uno! - prese una pausa - e ci ha rifilato la balla che usciva per giocare con un gatto???? Voglio morire. 
  • Non lo sai se il gatto sia una bugia o meno, non saltare a conclusioni affrettate. 
  • Intanto si vede con uno! Quanti anni avrá quel babbeo?
  • Non si “vede” con qualcuno, gioca con un bambino! Non c’è niente di male escluso il fatto che ce l’ha tenuto nascosto. Quanto avrá? Un paio di anni più di lei non di più. 
  • HA DIECI ANNI????
  • Shhhh fa silenzio! 
  • COL CAVOLO CHE FA.... - fu costretta a mettergli la mano davanti la bocca fin quando con lo sguardo lui le fece capire che non avrebbe più urlato. - col cavolo che faccio silenzio davanti a tutto questo! Non può giocare con qualcuno che nel giro di tre anni inizierà ad avere i primi peli sul viso. È troppo piccola! 
  • Ti stai seriamente preoccupando per la sua età? Io fossi in te mi preoccuperei per altro - rise ancora.
  • E per cos’altro dovrei preoccuparmi? Cosa c’è di peggio di un maschio che va dietro a mia figlia? 
  • Ma per favore Killian.... smettila, non le va mica dietro. Non sapranno neanche il significato di quello che stai dicendo. 
  • Sono cose istintive per i maschi.
  • Si ok va bene lasciamo stare allora  o ti verrà un infarto. Torniamo a casa...
  • Torniamo a casa? Non ci pensò proprio tu adesso mi dici di cosa dovrei preoccuparmi e poi corri a prenderla, anche per i capelli se sarà necessario. Non scherzo Emma, so che per te non c’è nulla di male in quello che vedi ma non mi interessa, non voglio che mia figlia stia a stretto contatto con quello lì. E ora parla per favore. 
  • Hai visto il suo vestiario? - lui sbuffò - mi ricorda il te di un tempo sai???? E quella nave laggiù? Qualcosa mi dice che...
  • È UN PIRATA????
  • Shhhh ti ho detto di non urlare! Non lo so ma visto il suo vestiario che ne sai... forse è il figlio di qualche pirata.... forse è proprio per questo che si sono trovati. anche lei in fondo lo è per metà no?
  • Emma non commento neanche quello che hai detto, mia figlia deve tornare a casa alla velocità della luce e tu andrai a prenderla ora mi sono spiegato? I pirati non sono per nulla affidabili, sopratutto quelli con la faccia da babbeo e mia figlia deve stargli alla larga il più possibile!!!! 
  • I pirati non sono affidabili???? - fece finta di ragionare - se non sbaglio tu sei un pirata! 
  • Io sono l’eccezione che conferma la regola e smettila di ridere non è affatto divertente.
  • Oooooh.... lo è eccome!!!! Senti pirata poco affidabile, hai mai visto quella nave prima d’ora? - era un pirata dopotutto... forse poteva sapere a chi appartenesse e di conseguenza scoprire qualcosa su quel bambino.
  • Non mi dice nulla in realtà, mai vista prima - disse dogo averla osservata - ma non mi interessa chi ci sia lì dentro, buono o cattivo mia figlia va allontanata da quel babbeo ora!!!! Avanti cammina, vai a recuperarla. 
  • Non è così che dovremmo.... 
  • ti prego fallo per me o potrei infartare qui. 
  • Sei un bambinone quando ti ci metti lo sai si? Andiamo, le parlo io però, non devi dire una sola parola.

Avrebbe voluto aspettare che tornasse a casa da sola e aspettarla davanti il cancello principale della tenuta  ma dovette cambiare il suo piano originale in quanto Killian sarebbe seriamente morto di crepacuore se l’avessero lasciata lì alla merce di un “babbeo” pirata più grande di lei. Si avvicinarono un po’ di più ai bambini e alla fine del loro duello, che vide vincitrice ancora una volta Hope, uscirono mostrandosi ai due giovani. 

  • ehi, a che si gioca qui? - esordì Emma tutta sorridente.
  • M...ma...mamma????  - la piccola Hope sbiancò visibilmente alla vista della sua mamma lì a pochi centimetri da lei. L’aveva beccata disobbedire e questo non era nulla di buono.  - i..io....
  • Hope tesoro mio non me lo presenti il tuo amico? - continuò Emma come se niente fosse facendo tremare ancora di più sua figlia, Hope conosceva bene la sua mamma, non avrebbe mai fatto una scenata in pubblico ma questo non significava che l’avrebbe risparmiata... affatto, il peggio sarebbe arrivato una volta rimasti soli. 
  • Mi chiamo Jason signora - si presentò da solo come un vero ometto facendo sbuffare Killian a quei modi così, secondo lui, saccenti. 
  • Piacere di conoscerti Jason, mi chiamo Emma e sono la mamma di questa signorina. Lui invece è Killian, il suo papá. 
  • Piacere di conoscerla signore.
  • Non mi incanti ragazzino, gira a largo da mia figlia intesi? - andò dritto al sodo. Per lui non c’era un bambino davanti a se... in quel bambino lui vedeva una possibile gigantesca minaccia. 
  • Killiannnn!!!!! - lo rimprovero Emma per quei modi minatori per poi tornare a rivolgersi a Jason - I tuoi genitori sanno che sei qui? - scosse la testa, bene... un altro piccolo fuggitivo. - no? Non credi possano essere in pensiero per te? 
  • Papá sta lavorando, non può accorgersene e mamma non è con noi, è rimasta a casa a Boston.
  • Quindi sei solo con il tuo papà... - annuì - mi piacerebbe conoscerlo sai? Magari, visto che si è  fatto tardi e dovremmo tornare a casa, potrei riaccompagnarti io e farci due chiacchiere.
  • Il mio papà torna tardi, non è in casa adesso.
  • Mi piacerebbe accompagnarti lo stesso se per te non è un problema. Dove alloggiate?
  • Vivo su quella barca...  - gliela indicò in lontananza attraverso gli alberi. era quella che aveva visto in precedenza dunque aveva visto giusto… sua figlia aveva per amico un pirata. - ma non voglio essere accompagnato, non sono un bambino: Ho dieci anni e mezzo io... sono grande, so tornare a casa da solo. - rivolse il suo sguardo a Hope - ciao pulce ci vediamo domani! 

La piccolina accennò un mezzo sorriso ma non disse nulla, vide il suo amico allontanarsi da solo verso casa e si sentì improvvisamente tanto sola. Aveva i suoi genitori lì con lei ma questo non la aiutava affatto, anzi... erano arrabbiati, lo sapeva senza che glielo dicessero e lei aveva paura delle conseguenze che da lì a poco sarebbero arrivate. Tutti e tre insieme tornarono alla tenuta, pranzarono come se nulla fosse con il restante della famiglia dopodiché mentre gli altri si recarono in piscina per rilassarsi loro tre rimasero in casa per affrontare definitivamente l’argomento. 

  • cosa devo fare con te Hope? Devo forse metterti un GPS o un qualche campanellino addosso per sapere sempre dove sei? Mi avevi dato la tua parola, mi avevi giurato che non ti saresti allontanata mai più da sola o senza permesso e poi? cosa vengo a scoprire? Che sei sgattaiolata fuori come una piccola ladruncola imbrogliando tutti ancora una volta.? - non disse nulla, teneva lo sguardo basso e piangeva silenziosamente... Sapeva di aver sbagliato ma delle semplici scuse non sarebbero di certo bastate. - non so cosa ti passi per la testa in questo periodo signorina ma questa storia deve finire: o inizi a comportarti bene o mamma e papá saranno costretti a riportarti subito a casa con loro. - prese una piccola pausa. - Non vorrei arrivare a tanto, so che ti piace passare l’estate qui ma se non troviamo un punto di incontro non credo di poter fare altrimenti... lo capisci questo. - accennò un si con un piccolo movimento del capo. - Bene... ora che conosci il mio pensiero  gradirei ascoltare anche la tua versione dei fatti: spiegaci cosa ti ha portato a mentire per tutti questi giorni. Raccontaci come hai incontrato il tuo nuovo amico e come sei arrivata a raccontare tutte quelle assurde bugie. Voglio che tu sia onestà Hope, preferisco ascoltare cose che non mi piacciono ma vere piuttosto che cose belle ma totalmente false. A te la parola. 
  • Stavo giocando in cameretta quando ho visto una nave... pensavo fosse quella del papá, credevo che volevate farmi una sorpresa e senza dire nulla ai nonni sono scesa al porto per salutarvi.... non eravate voi però, la nave non era la nostra ma quella di jason. Abbiamo giocato, volevo giocare con un bambino pirata come me e ci siamo divertiti tantissimo mamma - le si illuminavano gli occhi al solo nominarlo e questo faceva sorridere Emma nonostante dovesse cercare di mantenere un certo contegno : sua figlia era più simile a lei di quanto pensasse. - siamo diventati subito amici mamma, lui è il mio migliore amico adesso. Ha preso il posto anche di Gideon e sarah - i suoi due migliori amici a storybrooke. 
  • Mi dispiace per Gideon e sarah ma ok... continua.... perché non hai  detto ai nonni di aver conosciuto un nuovo amichetto? 
  • Perché loro vogliono che mi comporti sempre da femmina.... cioè, a parte il nonno che mi fa giocare con le spade “finte” - specificò quasi offesa - la nonna vuole solo che giochi a prendere uno stupido  the finto  con quelle bambine tanto odiose. 
  • Ehi, piano con le parole signorina. - la riprese.
  • Io credevo che non mi avrebbero mai dato il permesso di giocare con jason e quindi non l’ho detto a nessuno però sono stata sempre super attenta mamma te lo giuro. 
  • Non è una giustificazione quella di essere stata attenta, non si va in giro da soli a 8 anni  senza dire nulla a nessuno.
  • Scusa...
  • Mmmh... Parlami di oggi invece, perché mi hai mentito? sai che puoi dirmi tutto Hope, perché non mi hai detto che volevi andare a giocare fuori? Pensavi che non ti avrei accompagnata? Credevi che l'escursione con i nonni fosse più importante?  
  • Io credevo che fossi arrabbiata con me per quello che i nonni ti avevano raccontato e avevo paura... non volevo disobbedire oggi, te lo giuro mammina. Non sono uscita per giocare....
  • Ah no? Perché è proprio quello che ti ho vista fare.
  • si lo so ma no, non volevo farlo. Ho detto una bugia a Leroy per uscire fuori questo è vero ma solo per andare a dire a Jason che non potevo giocare con lui.... mi stava aspettando da tanto, non potevo non dirglielo. Poi però  sono arrivata lì e.... non lo so mamma. - se era riuscita a trattenere le lacrime per poter dire la sua versione adesso eccola ricominciare a piangere. - non volevo disobbedire te lo giuro. Scusamiiiii. 
  • Sei uscita per informare Jason e non lasciarlo lì tutto solo ad aspettarti inutilmente? - annuì. Caspita, non se lo aspettava. Questo cambiava tutto.
  • Ok né prendo atto.... e il gattino? Esiste davvero? 
  • È tutto vero: il gatto, la pianta dove sono caduta e quello che ti ho detto adesso. Io non volevo essere una cattiva bambina, volevo solo giocare con l’unico bambino in questo luogo che mi sta simpatico.

Era partita per darle una punizione esemplare, voleva farlo per il suo bene, ma davanti quella confessione non potè far altro che sciogliersi. 

  • Che dici papà - disse Emma guardando complice Killian - dopo questa piccola confessione vogliamo dare a questa birbante una seconda possibilità???? - Hope non poteva credere alle sue orecchie, sua madre la stava forse perdonando? Avrebbe voluto correre e abbracciarla a più non posso ma decise di aspettare le parole di suo padre. Lui non si arrabbiava mai, ma quando lo faceva, e quello era il caso,  era meglio scappare. 
  • Sai come la penso, a me quel bambino non piace - Emma lo guardò malissimo - ma se Hope promette di non allontanarsi più da sola e di giocare con quel bambino in nostra presenza allora credo che una seconda e ultima possibilità le si possa dare. - non riuscì più a trattenersi e tutta felice corse ad abbracciare entrambi i suoi genitori. - bada bene però... solo perché volevi informarlo di non poter andare. Il fatto che tu sia rimasta a giocare per questa volta lo perdoniamo, ma che sia l’ultima volta Hope Jones. 
  • Siete i genitori più buoni del mondo, vi amoooooo.
  • Ti amiamo anche noi piccolo scricciolo ma mi raccomando, niente più bugie. - ripetè Emma. -   Ti accompagnerò anche tutti i giorni a giocare se vorrai ma non farmi più scoprire che scappi di nascosto perché poi seriamente non ti farò più uscire per il resto dei tuoi giorni.
  • Te lo prometto mamma, non scapperò mai più. 

Hope capì perfettamente la lezione e già dal mattino seguente si trasformò nella bambina più obbediente che si fosse mai vista. Continuava a fare le sue marachelle in giro per casa, facendo a Leroy e agli altri nani i peggio dispetti  ma per quando riguardava le sue “uscite” divenne davvero impeccabile. Chiese sempre il permesso di essere accompagnata a giocare e a turno, una volta Emma, una Henry e qualche volta zio Neal la portavano dal suo amico. Non chiese mai a suo padre o a suo nonno di essere accompagnata.... mai!  A loro il massimo che chiese fu quello di accompagnarla dal suo gattino per dar lui da mangiare. 

Tutto procedeva per il meglio, la crisi della fuggiasca sembrava finalmente essersi conclusa ma come spesso capita nella loro famiglia la fine di una crisi ne porta automaticamente con se un’altra ed è proprio questo che accadde. 

Hope era nella sua cameretta a giocare quando qualcosa alla finestra attirò la sua attenzione. Un uccellino si era appena posato sul suo balconcino e lei, curiosa, volle andare a vederlo da vicino. Come prevedibile il suo amico alato scappò impaurito non appena la vide correre verso di lui ma la piccola non ci fece più di tanto caso.... no, la sua attenzione venne catturata da una nuova immagine. Vide in lontananza una nave, la stessa che giorni prima aveva visto attraccare al porto, prendere il largo. La nave del suo amico stava forse andando via? E lui? Anche lui stava andando via? In preda al panico scese le scale a gran velocità e raggiunse i suoi genitori che erano in cucina a fare colazione. 

  • Mi stavo giusto chiedendo quando saresti scesa a fare colazione tesoro: non hai fame? Il nonno ha preparato i pancake! 
  • Mammina dobbiamo andare da Jason .... adesso! - disse velocemente afferrando la manica della maglia di Emma e tirandola affinché si alzasse.
  • Hope mah... che ti prende è? 
  • Devo andare da Jason!!!!!
  • L’ho capito questo ma è ancora presto tesoro. Jason stará ancora dormendo molto probabilmente.
  • Devo andare, devo andare, devo andare!!!!! Adesso Mamma ti pregoooooooooo! 
  • Hope anche se volessi non potrei adesso: devo aiutare la nonna a sistemare la cucina, devo cambiarmi e devi prepararti anche tu: non vorrai andare in pigiama a giocare oggi. - le diede un bacino - fai la brava ok? Mangia insieme a noi e poi vediamo come organizzarci ok????
  • NOOOOO! VOGLIO ANDARE ORA- disse categorica alzando i toni.  
  • E io ho detto no, punto. Vieni a sederti adesso. 
  • NO NON MI SIEDO E SE NON MI CI PORTI TU CI VADO DA SOLA!!!!!!! - senza aggiungere altro uscì dalla stanza e sbattendo la porta del portone principale uscì fuori. Nessuno credeva che sarebbe corse al porto da sola, scalza, in pigiama e per giunta dopo aver gridato a sua madre in quel modo ma è proprio quello che fece. emma se ne accorse solamente cinque minuti dopo quando andandola a recuperare per vedere se si fosse calmata  non la trovò. Si vestì usando la magia, fece la stessa cosa con Killian e insieme andarono a recuperare la loro bambina. Non vi erano scusanti questa volta, l’aveva fatta grossa, aveva disobbedito ancora una volta e per giunta aveva risposto male. Le serviva una lezione e gliela avrebbero data di sicuro se quando la raggiunsero non la trovarono in acqua, ancora vestita, che tentava di raggiungere invano la nave del suo amico che era ormai salpata da un bel po e aveva preso ormai il largo. Emma si fermò di colpo a quella visione mentre Killian si buttò in acqua a recuperare la bambina che stava arrancando per tenersi a galla. Non sapeva ancora nuotare senza braccioli. 
  • Ti ho presa!!!! - le disse stringendola saldamente tra le braccia mentre lei cercava di divincolarsi per poter raggiungere la nave. Singhiozzava rumorosamente e gridava il nome del suo amico con tutta la voce che aveva in corpo. Killian cercò di ignorare il suo cuore che si stava spezzando a quelle urla e la portò a riva dove sua madre Emma lì aveva  già raggiunti per poterla stringere tra le braccia. Era arrabbiatissima quando aveva saputo che si era allontanata ancora una volta ma adesso si sentiva un vero schifo: le aveva chiesto di poter uscire, le aveva chiesto di accompagnarla ed era evidente che era molto agitata. Doveva scattarle un campanello d’allarme, doveva intuire cosa passasse nella testa di sua figlia e invece.... invece le aveva detto di sedersi e mangiare. le aveva detto no.. le aveva precluso la possibilità di salutare per l’ultima volta il suo migliore amico.

Con la piccina tra le braccia si sedette a Riva e pianse insieme a lei mentre Killian, intenerito da quella scena provò quantomeno a tranquillizzare sua moglie immaginando già cosa passasse per la sua testa.

  • ehi... è tutto ok, sta bene! 
  • È colpa mia Killian... - sussurró per evitare di farsi sentire, non ci sarebbe riuscita visto le grida della piccola, ma non voleva comunque rischiate. 
  • Non è colpa tua!!!! Anche se l’avessi portata qui quando te lo avesse chiesto non sarebbe riuscita a salutarlo. Come minimo sono partiti venti minuti fa, fidati che sono esperto di queste cose. 
  • Voglio jasonnnnnnn!!!!!!! Voglio Jasonnnnnnn!!!!! - continuava a gridare Hope con il suo cuoricino ormai spezzato. 
  • Amore mio lo rivedrai presto ne sono sicura. - disse Emma cercando inutilmente di tranquillizzarla. - è dovuto tornare a casa con il suo papà. - le accarezzò i capelli. - non sapevo che stesse partendo cucciola altrimenti ti avrei svegliata un po’ prima per poteri portare qui. 
  • E perché non ha detto nulla, perché non mi ha salutata ieri mammina?? Non mi vuole bene vero??
  • Ma come non ti vuole bene... lui ti adora Hope!
  • E allora perché mi ha lasciato sola! - credeva di aver ancora tempo per prepararsi a questo genere di discorsi ma a quanto pare, anche se in maniera prematura, quel tempo era già arrivato.
  • Forse non sapeva neanche lui che sarebbe dovuto partire così presto... - le accarezzó una guancia per poi asciugarle le lacrime che le rugavano il viso. - Jason ti vuole bene amore, io lo so e sono sicura che ti sta pensando anche in questo momento. - guardò suo marito come dirgli “di qualcosa anche tu”
  • Hope la mamma ha ragione e se può servire a qualcosa posso provare a chiedere in giro informazioni sulla nave e provare mettermi in contatto con i proprietari. Forse non potrai vedere Jason perché lontano ma potrai inviargli di tanto in tanto un disegno...
  • Noooo voglio jason, voglio giocare von luiiiiiii!!!! Mammina portalo quiiiiii!!!! 
  • Non posso amore e anche volendo sarebbe sbagliato: deve stare con la sua mamma e il suo papà. 
  • Non importa a me, voglio giocare con lui io. Tu sei brava a trovare le persone... trova il mio Jason mammina!!! - Emma non rispose, non voleva illuderla dicendole che lo avrebbe fatto quando invece non era così. Era un viaggiatore da quel poco che aveva potuto vedere e anche se si sarebbero incontrati di nuovo la cosa non sarebbe durata... involontariamente lui le avrebbe nuovamente spezzato il cuore e Emma non voleva più vederla soffrire così. La riporto a casa, era tutta bagnata e nonostante le temperature estive avrebbe potuto prendere un malanno. Le fece un bel bagno caldo dopodiché la mise a letto con la speranza che quel pianto straziante la conducesse nel mondo dei sogni. Purtroppo le cose non andarono come sperato, la piccola era troppo agitata per riuscire a dormire così provó Henry a calmarla con alcune delle due storie. Non funzionarono ne quelle purtroppo ne  nessun’altro tentativo che il ragazzo tentó.
  • sorellina è quasi ora di mangiare - le disse avendo appena avuto un lampo di genio - che ne diresti di venire insieme a me a dare da mangiare al tuo gattino? 
  • Non mi va... voglio andarci solo con Jason! È il nostro rifugio quello, solo il nostro.
  • Dai Hope, per favore, fammelo conoscere. Anche Lucy vorrebbe tanto sai? 
  • No no no no e no! Siete cattivi.... tutti quanti! 
  • Ma cucciola....
  • Vai via Henry!!!!! - era la prima volta in otto anni che Henry non riuscì a calmarla, Jason aveva lasciato un’impronta importante nel suo cuoricino tanto che Emma inizió a proiettarsi ne futuro immaginando la sua prima delusione d’amore. Se per un bambino che era solo un amico, visto la loro giovane età, aveva reagito così cosa avrebbe fatto per la fine di un amore? Forse era un bene che non avesse ancora manifestato la sua magia, forse bisognava sperare che avesse ripreso da Killian e non ne avesse. 
  • Il tuo cervello sta andando in fumo posso vederlo anche da qui!!! - disse Killian raggiungendo sul divano sua moglie. 
  • Non so cosa fare per consolare mia figlia. Mi sento impotente.... 
  • Le basta la tua presenza anche se dice di non volerti vedere.... hai visto come ti ha abbracciata in spiaggia? Anche se non riesce a dirlo accanto a te il dolore è più sopportabile. - le sorrise - va da lei, sono sicuro che le farà bene. 
  • Vieni con me, tu sei il suo eroe.... magari...
  • Ti raggiungo subito, devo prima fare una cosa. 

Lasció sua moglie con tutte le sue insicurezze recarsi verso la camera della loro bambina mentre lui si incamminò nel bosco. Non era una passeggiata per schiarirsi le idee quella che stava facendo, era più una caccia al tesoro. Il tesoro che stava trovando? Beh... il gattino trovato da sua figlia. Era dalla tenera di quattro anni che la piccolina ripeteva in continuazione ai suoi genitori di comprare un cagnolino ma la risposta era sempre stata negativa. Riuscite ad immaginare il perché? Beh... naturalmente per lo stesso motivo per cui ora Killian era alla ricerca di quelle palla di pelo. Avere un animale in casa significava essere responsabili nei suoi confronti, prendersi cura di lui in tutto e per tutto e Hope diciamocelo, non era ancora pronta per una responsabilità del genere. Il fatto stesso che Killian era alla ricerca di Roger per portargli il pranzo al posto di sua figlia ne era la dimostrazione. Sapeva perfettamente che solo dopo una settimana il cagnolino che chiedeva sarebbe passato dalle sue cure, di Hope, a quelle di sua mamma ed era per questo che la risposta è sempre stata no. 

Trovò il gattino poco distanti da dove trovarono i due piccioncini qualche giorno prima, era tutto rannicchiato nella sua tana ed era intento a giocare con qualcosa. Era una palla di pelo molto carina a detta di Killian e anche molto docile, non appena lo vide portargli il pranzo gli fu subito riconoscente andando a farsi accarezzare da quel nuovo umano. Per farlo uscì dal rifugio e fu allora che Killian vide con cosa stava giocando.... era una bottiglia di vetro. L’afferrò per buttarla, se si fosse rotta il gatto si sarebbe di sicuro fatto male e sua figlia non aveva bisogno di piangere altre perdite, ma una volta afferrata si accorse che non era una bottiglia come tutte le altre. Vi era un messaggio all’intero e sopra la bottiglia con il pennarello c’era scritto “per Hope”. Sapeva benissimo a chi appartenesse quella bottiglia e se per un secondo lo aveva odiato per aver spezzato il cuore della sua bambina adesso gli era quasi riconoscere. Di sicuro era dovuto salpare con poco preavviso e pur di non farla sentire abbandonata aveva pensato di lasciarle un messaggio per salutarla. 

Tornò subito a casa con quella splendida sorpresa per la sua bambina e nonostante la senti piangere anche dal piano di sotto non si rattristò: sapeva bene che da lì a poco il pianto si sarebbe calmato. 

La raggiunse e la trovò in braccio alla sua mamma che poverina non sapeva più cosa fare per aiutarla. Guardò Killian come a dire “ti prego fa qualcosa” e lui come da richiesta le presto soccorso. 

  • hope amore andiamo a sederci sul letto tutti e tre! Ho una cosa da mostrarti! - gli disse facendo cenno ad Emma di fidarsi di lui, che forse aveva trovato la chiave giusta. - sono andato a portare da mangiare al tuo gattino sai? È proprio carino devo ammetterlo! - la piccolina non rispose, continuava a guardare il finestrone della sua stanza speranzosa che la nave del suo amico tornasse. - ho trovato anche questo nel suo rifugio... - gli diede alla bottiglia - credo che sia per te! C’è scritto il tuo nome! Aprila... sono sicuro che te la manda Jason. - solo alla pronuncia di quel nome Hope guardò negli occhi suo padre il quale le sorrise incoraggiandola ad aprire la bottiglia. C’era un bigliettino dentro che lei si affrettò a leggere a voce alta 

 

“ mio padre mi ha appena detto che dobbiamo partire per una nuova avventura... salperemo a breve e purtroppo non portó salutarti. Mi mancherai tanto pulce! Non troverò mai un’altra spadaccina abile come te. Ho pianto quando papà mi ha detto di partire sai?? Ma non dirlo a nessuno.

 Ti voglio bene Hope e te ne vorrò per sempre. Prenditi cura di Roger.” 

 

  • hai visto amore mio? Che ti dicevo? Jason non si era dimenticato di te! Ti vuole bene ma il suo papà ha dovuto portarlo con se. - scrollò le spalle. Era più tranquilla di prima non c’erano dubbi ma era ancora molto dispiaciuta. - Ti ha scritto proprio un bel messaggino non trovi? E se guardi bene nella bottiglia c’è anche altro tesoro. - le fece notare Emma prendendo la bottiglia e facendo uscire l’oggetto in questione: era una collanina fatta con un nastrino rosa e come ciondolo vi era una conchiglia. Hope amava le conchiglie ma amò ancora di più il fatto che nel retro della conchiglia c’erano scritti entrambi i nomi dei bambini. Se la fece mettere al collo subito e killian senti una fitta di gelosia! La sua bambina stava crescendo senza ombra di dubbio. 
  • Ti senti un po meglio???? - le chiese Killian sorridendole ma lei  scosse la testa in segno di negazione. Voleva far credere che non fosse cambiato nulla  ma la verità è che un pochino Jason l’aveva anche se a distanza tirata su di morale. - no???? Allora forse ci pensa il tuo principe pirata a sollevarti il morale. - indicó se stesso. - ho una piccola sorpresa per te principessina del mio cuore vuoi vederla? - annuì e contemporaneamente si asciugò da sola qualche lacrima, con la manica della maglietta, dal suo visino. Era curiosa di scoprire che sorpresa le avesse preparato il suo papà ma la più curiosa forse era Emma la quale non ne sapeva nulla, Killian non le aveva parlato di nessuna sorpresa. Vide suo marito uscire per qualche minuto dalla stanza e quando rientro poté constatare con i suoi stessi occhi, rimanendo sbigottita, di che sorpresa si trattasse. Roger... le aveva donato Roger.
  • Credo che questo gattino non possa rimanere in una foresta per sempre non credi? Ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui e sono sicuro, anche la mamma lo è, che tu saresti una padroncina perfetta! 
  • p... posso tenerlo? Posso tenere Roger anche quando torneremo a casa? - non poteva credere alle sue orecchie.
  • Certo tesoro, il messaggio parla chiaro no? Devi prenderti cura di lui. 
  • Grazie papá!!! Grazie mammaaaa!!!! - Emma non era del tutto d’accordo con la scelta di suo marito ma chiuse entrambi gli occhi per quella volta solo ed esclusivamente per un unica ragione: con quel piccolo gesto un minimo di sorriso era tornato sul volto della sua bambina  e lei in quel momento non poteva chiedere di meglio. 
  • Ora però devi riposare un po’. È stata una mattinata molto pesante per te, devi rimetterti in forze. Giocheremo con Roger non appena ti sarai svegliata. 
  • Mamma.... 
  • no amore niente sto.....
  • Voglio tornare a casa mia. Non voglio più stare qui.
  • Cosa??? Ma come... il castello ti piace tanto...
  • Mi ricorda jason... voglio tornare a storybrooke. - crederono che fosse una richiesta dovuta ad una ferita ancora fresca, che già in serata le sarebbe passata, ma la verità era che stava soffrendo davvero in quel luogo. Quando si risvegliò dal riposino chiese subito del suo amico, credeva di aver sognato e la reazione di scoprire che fosse andato via sul serio fu in parte simile alla versione del mattino. La sera non andò tanto meglio, si svegliò tre volte tutte e tre piangendo e gridando il suo nome. Per un paio di giorni andarono avanti così poi Emma e Killian di comune accordo decisero di portarla a casa. Forse aveva ragione la bambina a dire che quel luogo glielo ricordava o forse gli incubi e la tristezza l’avrebbero accompagnata ancora per qualche tempo anche a storybrooke, non lo sapevano ma decisero di rispettare il volere della loro bambina.
  • Mamma.. jason tornerá a trovarmi un giorno??? - le disse la stessa sera che tornarono a storybrooke prima di cadere nel mondo dei sogni. 
  • Non so cosa ci riserverá il futuro mia piccola Hope ma sono sicura di una cosa... se è destino un giorno tu e il tuo animo vi rincontrerete. - la verità è che lei non credeva affatto che si sarebbero rivisti ma non voleva darle un’ulteriore delusione. Decise di risponderle allo stesso modo che avrebbe risposto il suo Henry alla tenera età dieci anni convinta che da grande, se ancora si fosse ricordata di lui, avrebbe capito da sola.  Quello che ignorava anche lei però è che la risposta che le diede quella sera, anche se criptica, era esatta: il destino.... era il destino che li aveva fatti incontrare quel giorno e in un futuro non molto lontano lo stesso destino lì avrebbe fatti incontrare di nuovo. Eh già... jason e Hope si sarebbero incontrati di nuovo, ma questa è un’altra storia. 
  
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