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Autore: NanaBianca    06/05/2020    1 recensioni
Da grande appassionata del telefilm Buffy, voglio provare a mischiare un po' le carte per vedere cosa ne esce fuori. [NO Cross-over] [Spoiler Terza Stagione] [Damon/Nuovo Personaggio]
Klaus è partito portando Stefan con sé. Tra Elena e Damon l'intesa e l'attrazione fisica diventano sempre più potenti. Ma qualcosa sta per succedere a Mystic Falls. Summer Reed, l' attuale cacciatrice, si reca in questa piccola cittadina alla ricerca di un pugnale: l'unica arma in grado di sconfiggere Klaus.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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58dapubblicare NdA: In corsivo le visioni di Lily.



***28 Dicembre***

Parte 5^



Il focolaio rettangolare, piazzato al centro della capanna, la illuminava proiettando ombre traballanti sulle assi di legno che rivestivano le sue pareti.
Un bambino che mostrava cinque o sei anni, gli occhi neri e i capelli scuri legati in una coda, osservava una donna dalla pelle incredibilmente chiara, che sistemava dei tessuti in un baule. I suoi capelli biondi prendevano le sfumature rossastre della brace.
«Madre, perché dobbiamo andarcene?» domandò con un broncio che contraeva le sue labbra. La donna lo guardò con aria amorevole. Si avvicinò a lui, inginocchiandosi per incrociare i suoi occhioni tristi e per posare le mani sulle sue piccole spalle. «Questa terra, Finn, è malata. Ha portato via il tuo fratellino. Ce ne andiamo affinché non accada mai più.» E il suo tono di voce dolce e tranquillo fece distendere le labbra del bambino, sebbene la sua espressione non apparisse ancora del tutto convinta. «Dalle altre parti non accadono cose brutte?» la sua voce sottile e innocente.
«Non dove stiamo andando. Tua madre ha parlato con gli spiriti della natura. Dicono che esiste una terra dove le persone sono forti e sane...» gli accarezzò la guancia paffuta per poi continuare: «Una terra dove non ci accadrà nulla di brutto. E tu avrai altri fratellini e sorelline con cui giocare» il suo sguardo si rabbuiò. «E niente potrà portarteli via.»
Il bambino annuì con un'aria serena ma titubante.

*** ***

Una donna di colore osservava il gruppo di persone che le si stava avvicinando. Un piccolo calesse caricato di bauli, un uomo che indirizzava il passo del cavallo, tenendo stretta nella mano destra la fune che lo legava, una donna che tra le braccia reggeva un neonato ed un bambino piccolo che seduto che faceva dondolare le gambe paffute.
«Vi stavo aspettando...» esordì la donna di colore, come se li avesse attesi da tempo. «Sono stati gli spiriti ad avvertirmi del vostro arrivo» guardò intensamente la donna dai capelli biondi. «Ed immagino che siano stati essi a condurvi qui.»
«Il mio nome è Maikal e loro sono mia moglie Esther e i miei figli. Abbiamo bisogno di un posto dove accamparci...»
«Posso?» disse, rivolgendosi alla donna e stendendo le braccia per afferrare la creatura che teneva stretta al petto. La donna le porse il bambino senza esitazione e l’altra lo cullò subito con l’aria amorevole di chi non aspettava altro.
«Io sono Ayana, e voi siete i benvenuti nel mio villaggio...»

*** ***

«Le vostre capanne sono molto diverse dalle nostre...» disse Ayana, rivolta a Mikeal che livellava una tavola di legno.
«Ho notato... le nostre sono fatte per durare!»
Esther cullava il suo bambino e Ayana le si avvicinò per sfiorare la sua piccola guancia.
«Il piccolo Elijah è un bambino davvero silenzioso.»
«Non perde tempo a piagnucolare, è un vero uomo. Come lo è anche Finn.» Mikael osservò con orgoglio il figlioletto che a, qualche metro di distanza, radunava dei rami che sarebbero serviti per il tetto.
«Anche se... » intervenne Esther con uno strano tremolio nella voce. «Non saranno mai forti come gli uomini del tuo villaggio, Ayana»
E il suo era lo sguardo di chi voleva sviscerare un mistero, ma questo atteggiamento portò l’altra a irrigidirsi prontamente per ribattere: «C'è una cosa che dovete necessariamente sapere, sulla mia gente. Loro sono forti, ma la loro forza ha un prezzo.» Poggiò una mano sulla parete di legno, come per sorreggersi leggermente, per poi continuare: «Durante le notti di luna piena, dovrete restare nascosti nelle caverne ai piedi della cascata. Ne va della vostra vita.» L’aria grave, carica di preoccupazione e serietà.
«Perché mai dovremmo nasconderci?» di risposta gli occhi di Mikael si iniettarono velocemente di sangue.
«Perché la luna piena…» ma Ayana non ebbe timore di rispondere a quello sguardo truce: «Li trasforma in lupi…»

*** ***

Sulla riva di un lago immerso nella natura più fitta, dove i pochi raggi di sole che riuscivano filtrare mostravano con forza la loro luce vittoriosa, un uomo dalla carnagione scura e lunghi capelli neri, con le gambe nell’acqua fino alle ginocchia, raccolse un grande fiore di loto.
«Questi fiori nascono e crescono sott’acqua, nell’oscurità più profonda, fin quando non sono pronti ad emerge, mostrando a tutti il loro bellissimo colore.»
«Sono bellissimi…» sussurrò Esther, in preda ad un incanto.
L’uomo le si avvicinò, facendo scorrere tra le dita le ciocche dei suoi capelli.
«I tuoi capelli che splendono come oro, sono bellissimi, Esther
»
«Honami…» un flebile sussurro che precedette un lungo bacio.

*** ***

Nel retro della sua dimora, Esther teneva ferme le zampe e le ali di un grosso tacchino sul ceppo di un albero; poi il suo sguardo si posò sulla giovane donna bionda che invece gli teneva ferma la testa con una mano e con l’altra brandiva un’accetta, e con nervosismo le disse: «Rebekah, cosa stai aspettando?»
«Va bene, non è facile come pensavo, lo ammetto» guardò il tacchino con aria arrendevole. «Mi sta fissando...» e la mano che teneva l’arma le vibrò vistosamente.
«Forse si è innamorato di te, sorellina!» la voce di un ragazzo alle sue spalle, che subito si accostò per vedere meglio la scenetta.
«Non mi fai ridere, Niklaus!»
Il giovane si mise di fronte alla ragazza con le braccia incrociate, aspettando di assistere allo spettacolo, ma Rebekah sembrava ancora più frenata di prima.
«E invece tu che non riesci a decapitare un tacchino, sei davvero esilarante! Andiamo sorellina, nessun uomo sposerebbe una donna che non è capace di badare alla cena!»
«Stai zitto!» l’ira concreta negli occhi della ragazza.
«Altrimenti cosa? Manderai il tuo promesso sposo a beccarmi i piedi?»
«Per amore degli spiriti, Rebekah, uccidi questa bestia!» urlò Esther spazientita. «E tu, Niklaus, renditi utile, anziché perdere il tuo tempo ad infastidire tua sorella!»
«Infatti, Niklaus, già sprechi parte della tua giornata a corteggiare una donna che preferisce chiaramente Elijah a te, per il resto cerca di renderti utile...»
«Questi non sono affari tuoi!» ma il cambiamento repentino del volto del ragazzo non spaventò la sorella, che aggiunse: «Se voi due fate la corte ad una donna che ha avuto un bastardo, ti assicuro che sono affari di famiglia. Dico bene, madre?»
«Rebekah!»
«Sicura che sia questo? Non è che sei solo gelosa di tutte le attenzioni che riceve? Hai quasi sedici anni, sorellina, quante proposte di matrimonio hai ricevuto?»
«Adesso basta!» urlò Esther. «Tu taglia questo maledetto collo e tu, Niklaus, va' a tagliare della legna!»
In quel momento si avvicinò Elijah con un carico di quaglie  e fagiani legati da una corda e i due ragazzi ebbero giusto un attimo per guardarsi in cagnesco, prima che Klaus si allontanasse per eseguire gli ordini della madre.
«Elijah, tu invece vieni con me.» lo intercettò prontamente Esther.
Rebekah, invece, si concentrò sul suo tacchino e alla fine riuscì finalmente a decapitarlo.

*** ***

Klaus reggeva il corpo di un ragazzo tra le braccia, urlando: «Madre! Madre!» con un tono disperato.
«Henrick!» gridò Rebekah, avvicinandosi frettolosamente ai fratelli.
Klaus posò il corpo del giovane ragazzo a terra, il cui addome sembrava essere stato smembrato da grossi artigli.
Subito dopo anche Esther, Elijah e Ayana gli si avvicinarono.
La madre si inginocchiò per accarezzare il capo del ragazzo ferito, poi bisbigliò più volte dei “no” di incredulità e sgomento, prima di chiedere: «Cos'è successo?»
«I lupi...» mugolò Klaus con l’aria di un bimbo spaventato, sedendosi sull'erba. «Mi dispiace, mi dispiace così tanto...» aggiunse, visibilmente sconvolto.
«Dobbiamo salvarlo!» Esther si rivolse ad Ayana con occhi supplichevoli, carichi di speranza. «Ti prego, deve esserci un modo!»
Ayana, anch'essa inginocchiata accanto al corpo di Henrick e il volto come un manifesto di costernazione, le rispose: «Gli spiriti non ci concederanno un modo, Esther. Tuo figlio è morto.»
«No. No...» i sussurri di Esther mentre il dolore le infiammava il petto. «No!» gridò forte, mentre gli altri intorno a lei piangevano silenziosamente.

*** ***

Il fuoco di numerose candele illuminava la loro capanna.
Luci rosse, irrequiete e spettrali, danzavano col buio fitto della notte.
«Potremmo accrescere tutto quanto…» Mikael posò una mano sulla spalla della moglie. «La nostra famiglia, potrebbe vivere per sempre!»
«A quale costo?» domandò Ayana. «Questa magia di cui parli avrà delle conseguenze» Poi il suo discorso si indirizzò verso l’amica, sperando di sortire un maggiore effetto: «Questo è il preludio di un flagello, Esther!» guardò nuovamente entrambi. «Gli spiriti vi si rivolteranno contro.»
«Ti prego, Ayana» la supplicò Esther, con voce tremante, ma l'altra scosse il capo in segno di negazione, rispondendole: «Non ho intenzione di prendervi parte», prima di lasciare la loro dimora.
Mikael chiuse la porta e si avvicinò alla moglie. «Se lei non proteggerà la nostra famiglia» le accarezzò dolcemente il volto. «Allora è tutto nelle tue mani, amore mio.»

*** ***
 
I polsi della prima doppelganger erano stati legati ad una delle travi di legno orizzontali che strutturavano la parte alta della dimora.
Il fuoco del focolare era quasi spento e si riduceva al crepitare del carbone. Poche candele illuminavano l’inquietante scenario. La doppelganger, completamente nuda, aveva la bocca riempita di stracci che le impedivano di urlare. Ma i suoi occhi dicevano chiaramente che non l'avrebbe fatto. Sembrava fosse caduta in uno stato di trance: che lei fosse ovunque, meno che in quella stanza.
La strega originaria ripeteva una flebile nenia, mentre calma affilava la punta del suo coltello. I piedi della doppelganger fluttuavano ad una ventina di centimetri dal pavimento.
La strega le si avvicinò, continuando a pronunciare la sua formula e, dopo averle dedicato un lungo sguardo, piantò il pugnale nell'addome della ragazza, all'altezza dell'ombelico. Il sangue zampillò per un secondo, per poi scenderle rapidamente lungo le gambe e infine gocciolare sul pavimento, creando chiazze scure. Esther si voltò per prendere una ciotola e, quando si rigirò verso di lei, notò che il sangue sulla terra battuta aveva preso una strana forma circolare, con quattro nodi*, e inarrestabile scorreva su quella figura. Esterh sembrava non capirne il significato, quindi si affrettò a disegnare quel simbolo sulla ciotola di coccio, che subito dopo avrebbe usato per raccogliere il sangue della doppleganger.

*** ***

«Cosa ci fai qui, Ayana?» chiese Esther, mentre lavava i panni al fiume, ora visibilmente seccata da quella visita.
«Sono venuta ad implorarti di non portare a termine il rito, è un grosso sbaglio, Esther. Sto solo cercando di proteggerti da un immenso dolore.»
«Cosa vuoi saperne tu, del mio dolore. La tua gente è forte, immune ad ogni male. Non puoi capire!»
«La mia gente paga le conseguenze delle mie azioni! La loro non è una benedizione, Esther, è una maledizione!» Poi Ayana cercò di moderare i suoi toni, sperando che le sue parole potessero far desistere l’amica: «I tuoi figli saranno corrotti dal male, l'immortalità che vuoi donare loro ha un prezzo. Diventeranno creature assetate di sangue...» fece scivolare lo sguardo sulla scia d’acqua limpida. «Ti assicuro che non resterà niente di loro…»
«Quindi è come pensavo, sei stata tu...» Esther afferrò le sue braccia e la scosse leggermente. «Che cosa hai fatto? Come hai fatto a renderli così?»
«Avevo un figlio... Askar. Un giorno venne attaccato da un lupo. Lo stava sbranando sotto i miei occhi e lui stava morendo. Non ero sola, con me c'era un'altra donna del villaggio. Invocai tutte le forze del mio corpo... ed anche quelle che non avevo: le presi dalla natura, da tutto ciò che mi circondava. Il terreno divenne arido, le foglie degli alberi si bruciarono, e poco dopo il lupo si accasciò su mio figlio, morì e venne assorbito dal suo corpo, e forse questo sarebbe bastato, per salvargli la vita. Ma io volevo di più, e per rendere una vita immortale, come ben sai, è necessario un sacrificio. Così lo feci. Mio figlio si rialzò poco dopo, non più da umano: era diventato qualcosa di più. Ma i segni di quella magia oscura comparvero sul suo volto quasi immediatamente. Segni neri, sulle sue tempie e intorno ai suoi occhi.»
«Hai sacrificato quella donna?» intuì Esther, in un sussurrò sentito, che palesava tutta la sua attenzione.
«Non lei. La mia amica aspettava un bambino» la voce di Ayana era soffocata dal rimpianto e dalla vergogna. «Un bambino che nacque morto, portando con sé la vita della madre...»
«E tuo figlio? Cosa gli è successo?»
«Mio figlio cambiò. Radicalmente. Divenne forte, agile, imbattibile. La luna mutava il suo aspetto e lo rendeva un lupo assetato di sangue, ma anche quando non lo era... l'unica cosa a tenerlo in vita erano...»
«Cosa?» fece Esther, per porre fine al lungo silenzio di Ayana.
«Cuori di esseri umani. Strappati dai loro petti e consumati ancora caldi del calore della vita che portavano con essi. Non era più mio figlio. Era un abominio...»
La strega prese un’altra pausa e poi continuò: «Quando gli abitanti del villaggio iniziarono a sospettare di lui, il padre di Honami, decise di giustiziarlo. Lo legarono ad un albero, pronti a colpirlo con le loro frecce, ma... in quel momento... Askar si trasformò in lupo, sebbene fosse ancora giorno, e li morse. Morse tutti gli uomini del villaggio.  Quel morso, li trasformò in creature simili a lui, ma fece anche peggio: il seme di quella maledizione si tramanda ai posteri e se questi fanno ciò per cui Askar stava per essere condannato - se essi uccidono - vengono colpiti inevitabilmente anche loro. È stato un suo modo per dire... che nessuno era così diverso da lui da poterlo giudicare.»
Ayana prese le mani dell’amica tra le sue e continuò: «Esther, lo so. So che Niklaus non è figlio di Mikael. È figlio di Honami, non è così?»
Lo sguardo di Esther che si spalancava di stupore e terrore, mentre Ayana riprendeva il suo discorso: «Non puoi proseguire nel tuo intento. Niklaus ucciderà; e quando lo farà la maledizione lo trasformerà in un lupo e, insieme a ciò in cui lo vuoi trasformare, solo gli dèi sanno quale abominio diventerà. Non puoi permettere che ciò accada.»
Esther ritrasse subito le mani, mostrando tutto il suo disappunto. «Mio figlio non ucciderà, e di certo non sarà mai un abominio! Questo è ciò che accaduto a te. Non accadrà alla mia famiglia. Tutto quello che voglio fare è proteggerli!»
«Era ciò che volevo anch'io...» la voce flebile di Ayana, ormai consapevole di non poter cambiare i loro intenti.

*** ***

«È tutto pronto?» chiese Mikael, avvicinandosi a sua moglie. La solita luce rossastra del focolare illuminava la stanza, ed Esther aveva tra le mani il recipiente di coccio su cui aveva riportato lo strano simbolo apparso nella notte della morte della doppelganger.
«Sì...» disse,  aggiungendo vino al sangue e mescolando poi con un lungo bastoncino di legno.
«Sei scossa per quello che hai fatto a Tatia?»
«No» si voltò verso il marito per sostenere fiera il suo sguardo. «I nostri figli vivranno per sempre, e non voglio che spendano l'eternità a litigare per una donna! Col tempo la dimenticheranno e ritorneranno ad amarsi come due fratelli dovrebbero sempre fare!»
«E noi? Cosa dobbiamo fare adesso?»
«Appena torneranno, faremo bere loro questo vino mischiato al sangue di Tatia. Poi invocherò gli spiriti del sole per la vita e quelli della quercia per l'immortalità. E dopo... dovrai ucciderli»
Mikael annuì.
«E tu? Sarai tu ad uccidermi oppure dovrò farlo da solo?»
Il volto di Ester si contorse dallo stupore e disse: «Volete trasformarvi anche voi?»
«Un padre che non è forte quanto i suoi figli rischia di non essere rispettato come è giusto che sia!»
E dopo un attimo di esitazione, la moglie accettò: «Va bene, lo farò. Ma prima dobbiamo pensare alla fase finale del rito.»
«Sarebbe?»
«Dovrete bere il sangue di un essere umano nel pieno della sua vita...» La tacita richiesta di procurare l’ennesima vittima.
«Me ne occupo subito...»

*** ***

Mikael entrò nella sua dimora con l'impeto di una tempesta.
Afferrò Esther per le spalle e la inchiodò al muro con brutalità.
«Come hai potuto?»
«Di cosa state parlando?» balbettò la strega, impaurita dai suoi occhi iniettati di sangue.
«Di cosa sto parlando?!» urlò in un'eco di rabbia, sbattendola con forza sul loro talamo di paglia e pellicce, per poi raggiungerla e strattonarla per i capelli.
«Si è trasformato sotto i miei occhi. Quel buono a nulla! Sapevo! Sapevo che non poteva essere mio figlio! Di chi è? Con chi hai osato disonorarmi?» urlò, continuando a stringere i suoi capelli. Piegato su di lei, i loro volti erano a pochi centimetri di distanza.
«Mi dispiace, Mikael, mi dispiace, ti prego non fargli del male...»
«A chi non dovrei fare del male? Eh? Chi? Al tuo amante o a quell'abominio di vostro figlio?» lasciò la presa sui capelli per darle un potente schiaffo sul viso, che le fece sanguinare il labbro.
«Allora chi non dovrei uccidere?!»
«Klaus... Klaus non ha nessuna colpa!» esclamò in un continuo di singhiozzi.
«Non avrà colpa ma è il segno della mia umiliazione! E avrà quello che merita! In quanto all'altro, invece, lo ucciderò stanotte stessa, quindi dimmi chi è stato!» la sua voce erano tuoni dirompenti e nei suoi occhi brillavano saette di pura rabbia, ma Esther continuava a piangere e non riusciva, non voleva, rispondere.
«Parla, maledizione!» le diede l'ennesimo schiaffo, e la testa della donna urtò contro le assi di legno, i suoi capelli biondi si macchiarono di sangue quasi istantaneamente.
«Bene, se non vuoi parlare... Li ucciderò tutti!»
«No, Mikael, vi imploro, non hanno colpa!» Esther avvolse le sue ginocchia con le braccia, ma Mikael la prese per il collo e la inchiodò al muro.
«Non osare toccarmi!» articolò a denti stretti, allontanandola poi con un calcio.
«No, non posso lasciarvelo fare...» Esther alzò il palmo della sua mano contro di lui, e Mikael venne colto da delle fitte che lo costrinsero a tenersi le tempie. Ma questo durò solo pochi secondi. L'uomo si riprese, avvicinandosi come una furia.
«Come osi? Dopo quello che mi hai fatto, hai addirittura il coraggio di usare il tuo potere contro di me!» Strinse il suo collo inchiodandola nuovamente al muro.
«Stanotte ucciderò ogni licantropo di questo villaggio, e puoi stare certa che tra di essi ci sarà anche il padre di quell'abominio! Addio, Esther!» e detto questo sbatté il suo cranio contro le assi, per farle perdere i sensi. Poi uscì da casa con l'espressione di chi non sarebbe mai più tornato.

*** ***

«Esther!» esclamò agitata Ayana, quando, entrando nella dimora, vide il volto tumefatto della donna. Le si avvicinò e le accarezzò i capelli. «È stato Mikael? Non è così?»
L'altra fece solo un flebile cenno d'assenso col capo, aveva l'aria stanca e afflitta.
«Lascia che ti guarisca...» disse, prendendo la mano della donna, che si lasciava andare alle sue premure passivamente.
«Tuo marito ha ucciso quasi tutti gli uomini lupo del villaggio, e stato un miracolo che abbia risparmiato i bambini.  Mi dispiace Esther, c'era anche lui...»
E in quel momento le guance di Esther si bagnarono di calde lacrime e le rispose :«Avevi ragione, Ayana... É stato uno sbaglio... è stato tutto uno sbaglio...»
«Sh…» provò a tranquillizzarla, asciugandole una lacrima col pollice.
«I miei figli non sono più gli stessi. Sono pervasi da una brama di sangue che non riescono a domare, e Niklaus...»
«Lo so. Sono qui per questo. Non si può tornare indietro Esther, ma possiamo evitare che le cose peggiorino. Tuo figlio è l'incontro del mio sbaglio con il tuo. È un essere troppo potente e la sua natura va limitata. Inoltre... se trasformasse degli uomini lupo in creature della notte come lui, ce ne sarebbero altri e non possiamo permetterlo. Abbiamo turbato l'equilibrio della natura.»
«Come posso rimediare? Farò qualunque cosa!» il tono di Esther che diventava più agitato e disperato.
Ayana sciolse il nodo di un sacchetto che teneva legato alla sua cintura e ne estrasse una pietra ovale di un colore bianco traslucido, poi gliela porse spiegando la sua idea: «Questa è una pietra di luna. Devi usarla per sigillare la natura di licantropo di Klaus...»
«In che modo?»
«Quando la prossima luna piena raggiungerà il suo apice, dovrai versarvi sopra il sangue di Nikluas e quello della vittima che hai sacrificato per la trasformazione. Ne hai ancora?»
Esther annuì ed Ayana riprese il suo discorso:
«Gli spiriti ti aiuteranno, suggerendoti le parole. La natura ti darà il potere e, per tutte le altre lune a venire, la pietra rappresenterà uno scudo tra la luna e il suo potere di trasformare Niklaus. Una volta che l'incantesimo sarà completato, questa pietra diventerà indistruttibile.»
Intanto le ferite di Esther si erano rimarginate.

*** ***

Stesa sul letto, Esther indossava una sola camicia di cotone ingiallita; teneva le maniche arrotolate fino ai gomiti, e sulle braccia e sulle gambe erano chiari i segni di piaghe infette.
I suoi occhi erano cerchiati di nero e sulle sue guance erano chiaramente visibili i segni della denutrizione.
Le labbra violacee e secche reclamavano di essere inumidite.
Ayana aprì piano la porta della dimora e, senza che l'altra dicesse nulla, dopo averla osservata attentamente, si avvicinò al tavolo, prese dell'acqua fresca dalla brocca, la versò in un bicchiere e lo portò alle labbra della strega, aiutandola ad alzare la schiena quel tanto che bastava.
«Gli spiriti mi stanno punendo, Ayana, e non li biasimo. Mikael ha ucciso tutti gli uomini lupo del tuo villaggio e miei figli stanno facendo scempio di tutto ciò che è rimasto. Hanno una brama di sangue che non posso contenere e temo… che abbiano iniziato a trasformare altre persone. Merito tutto ciò che la natura mi sta facendo!»
«Pensi che gli spiriti ti si siano rivoltati contro, ma ti assicuro che non è così. Ti stanno solo spingendo ad agire. Ti stanno dicendo che, sebbene tu abbia limitato la natura di Niklaus, ci sono ancora equilibri che sono stati turbati, e devi porvi rimedio.»
Esther le dedicò uno sguardo interrogativo, e quindi l’amica continuò: «Ciò che stai vivendo, Esther, l'ho vissuto anch'io. Dopo ciò che ho fatto a mio figlio, gli spiriti hanno flagellato il mio corpo. Ed anche io ho pensato che fosse stata una punizione, ma non era così. È il modo degli spiriti per comunicarci che ciò che abbiamo creato turba i loro equilibri. Trasmettono sul nostro corpo ciò che noi abbiamo fatto loro.  All’ordine naturale e prestabilito delle cose.»
«Come hai fatto? Come hai fatto a rimediare?»
«Per rimediare bisogna comprendere il problema, Esther. In questo caso, credo che il problema sia ancora Niklaus. Come mio figlio, credo sia diventato un essere immortale, è la loro natura ambivalente a renderli invincibili. Mio figlio era diventato un uomo lupo, riuscendo a conservare i suoi poteri di stregone. La maledizione che ha lanciato agli uomini del villaggio ne è la prova. Lui era divenuto immortale e la natura non può ammetterlo. Tutte le creature devono avere un punto debole. Una fine. Tutto deve poter soccombere e rinascere in altra forma. È questa la legge che non può essere violata in alcun modo, è questo il flagello che gli spiriti della natura stanno marchiando sul tuo corpo.»
«Se mi stai dicendo che dovrei uccidere mio figlio, per salvarmi dall'ira degli dèi, risparmia il tuo fiato Ayana.» Esther, con le poche forze che aveva, cercò di mettersi a sedere, sorreggendosi pesantemente sulle braccia.
«Non è necessario che tu lo uccida, ma devi creare qualcosa in grado di farlo.»
Da un fodero di cuoio che teneva legato alla cintura, Ayana estrasse un pugnale d'argento, sulla cui elsa era forgiata l'immagine di una Triluna. «Questo è il pugnale che ho creato per mio figlio. Il primo uomo lupo» se lo rigirò un paio di volte tra le mani e poi lo consegnò ad Esther.
«Pensi che possa avere effetto anche su Niklaus?»
«No. Ma sarà il tuo punto di partenza. Conosci bene ciò che hai creato, e saprai cosa fare per rendere questo pugnale efficace anche su di lui. Ma c'è dell'altro...» Ayana si alzo per avvicinarsi alla finestra. I suoi occhi proiettati con attenzione sulle foglie degli alberi che venivano mosse dal vento.  «Come hai detto prima, i tuoi figli stanno iniziando a trasformare altri uomini. Se questo continuerà, dovremo assicurarci che ci sia qualcosa a proteggere le persone comuni per tutti i secoli a venire. Ed io stavo pensando ad una stirpe di guerriere…» si avvicinò di nuovo ad Esther per sederle accanto. «Daremo loro la forza in cambio del loro asservimento alla natura. Dovranno mantenere l’equilibrio tra il bene e il male. Potranno rimediare ai nostri errori. Che ne pensi? Mi sembra uno scambio equo…»
Esther si limitò ad annuire, mentre Ayana si avvicinava al tavolo e prendeva un asse di legno su cui vi era intagliato qualcosa che lei sembrava conoscere bene. «Come fai a conoscere questo simbolo?»
«Mi è apparso in sonno. Tu sai cosa vuol dire?» Esther mentì, troppo visibilmente.
«È il simbolo di coloro che ritorneranno.»
«Cosa vuoi dire?»
«Che la loro esistenza è stata legata per sempre alla persona per cui sono state sacrificate: significa che torneranno fin quando questi resteranno in vita...»
«Perché?»
«Perché solo il sangue che ha modificato la natura di un essere per la prima volta ha potere di intervenire ancora su di loro.
È il modo che ha la natura per tutelarsi da ciò che noi streghe possiamo creare. Di’ la verità… Questo simbolo non l'hai sognato: è stato creato dal sangue di Tatia. Dico bene? Io l'ho visto quando Lien ha partorito quel bambino nato morto. Un giorno quel bambino rinascerà, e il suo sangue avrebbe il potere di mutare la natura di mio figlio. Potrei riavere indietro il mio Askar. Ma, anche se conoscessi l’aspetto che avrebbe avuto negli anni quel bambino, che senso avrebbe? Se lo facessi, se intervenissi ancora sulla natura di Askar, lui mi odierebbe più di quanto non faccia già. Nessuno sa rinunciare al potere dopo averne goduto. Anzi: il potere non sembra mai abbastanza…»
Lo sguardo di Esther trapelò tutto il turbamento che avevano procurato le rivelazioni di Ayana ma, nonostante ciò, con voce dura le disse: «Io non potrei mai privare i miei figli del loro potere. Il potere è ciò che li protegge!»
«Il potere ha prezzo. Sempre!» ribatté prontamente Ayana, per poi continuare: «Noi streghe siamo le serve della natura. E puoi vedere sul tuo corpo cosa accade quando usiamo i nostri poteri per i nostri interessi, contravvenendo alle sue regole! I tuoi figli sono schiavi della notte e il mio popolo paga la sua forza con i patimenti della trasformazione. Il potere puro, privo di contropartita, è concesso solo agli dèi, Esther. Nessuno mai, sulla terra, godrà di questo privilegio…»
Dedicò un altro sguardo compassionevole all’amica e poi fece per congedarsi: «Adesso devo andare…»
«Ayana!» pronunciò Esther per frenarla. «Penserò io alla stirpe di guerriere. Hai ragione. Gli esseri umani hanno bisogno di qualcuno che li protegga da ciò che abbiamo creato…»
Ayana annuì e lascio la capanna.

*** ***

Esther poggiò una ciotola di legno sul pavimento. Nel luogo esatto in cui era avvenuto il sacrificio di Tatia; poi, in piedi e con il palmo della mano rivolto verso il basso, parallelo a quel preciso punto, pronunciò una breve formula. Pochi attimi dopo il pavimento trasudò gocce di sangue, che piano percorrevano i contorni della ciotola, per poi stazionarsi nel centro; la strega la afferrò e si recò alle spalle della capanna, per posarla su di un altarino di pietra. Prese della Salvia Divinorum** e la mise in un’altra ciotola, poi con un mortaio di legno, iniziò a triturare le foglie rendendole una poltiglia. 
Dei fiori di loto rosa troneggiavano al centro di quell’altare e, sotto di essi, spiccava un pugnale con una triluna incisa sull'elsa.
La strega riversò il contenuto verdognolo nella ciotola contenente del sangue di Tatia, e poi mischiò quella viscosa miscela con un bastoncino di legno.
«Il sangue delle future guerriere...» pronunciò, riversando la mistura sui fiori di loto.
Prese un'altra ciotola con dell'altro sangue e compì lo stesso gesto.
«Il sangue dell'ibrido...» disse ancora. Prese il ramo di una quercia e la punta si incendiò con un suo sguardo. Adagiò quel legno sull'altare, dando fuoco al tutto e sussurrando le parole di un incantesimo. Da quel fuoco prese vita un'alta fiammata che esplose in cielo in tante scie dorate che si scagliavano per il mondo: l'innesco, il potere delle potenziali guerriere. Le potenziali cacciatrici.
Il fuoco sull'altare si spense e la strega afferrò ciò che ne era rimasto: un pugnale con al centro dell'elsa un Fiore di Loto dai primi sei petali - quelli che contornavano la corolla - di un colore rosa tenue.
«Almeno tu sarai un fiore di loto... e forse... lo saranno anche gli altri» bisbigliò, sfiorando i petali di quel pugnale. Subito dopo, fu scossa da un sussulto.
«Quindi il mio sangue serviva a questo!» il tono deluso e amareggiato di Niklaus, che aveva assistito alla scena.
Esther gli si avvicinò, amorevole e costernata.
«Non è come pensi, figlio mio. Devi solo accettare quello che ho in serbo per te, e andrà tutto bene. Gli dèi saranno messi sul fatto compiuto, quando diventerai uno di loro. Ma non posso dirti altro. Devi solo fidarti di me.»
Ma il figlio non si mostrava convinto, anzi: la collera prendeva colore sulle sue guance e riduceva i suoi occhi a due strette fessure.
Esther gli accarezzò la guancia con una mano e con l’altra gli porse il pugnale. «Se non mi credi, pendilo. È tuo.»

*** ***

La luna piena fendeva il nero della notte con un biancore niveo e prepotente.
Niklaus spalancò con forza la porta della capanna, tanto da romperla sul colpo.
«Cosa mi avete fatto? Cosa mi avete fatto?» urlò in preda alla furia più dirompente, afferrando le spalle della madre e scuotendole con veemenza.
«Per amore degli dèi, calmati, Niklaus?»
«Calmarmi! Come potrei? Prima il pugnale ed ora questo!» le diede una spinta che le fece urtare la schiena alla parete.
«Non è come credi, figlio mio. Gli spiriti mi hanno costretta a rimediare, ma non è come sembra! Io non ti farei mai del male!»
«Voi… voi avete distrutto ciò che mi rendeva invincibile! Come posso credervi?» Il volto livido di chi si sente tradito.
«Non ho avuto altra scelta. Ma devi credermi, figlio mio!» le lacrime che rigavano le guance della strega, ora in ginocchio davanti al figlio.
Klaus afferrò la madre per il collo per rimetterla in posizione eretta, poi  con la mano libera afferrò il pugnale che teneva legato alla cinta e a denti stretti le domandò: «Questo pugnale… Questo pugnale è davvero in grado di uccidermi?»
«Sì, è così. Ma tu devi solo lasciare che le cose seguano il loro corso, Niklaus. Non devi temere. E alla fine vedrai che non voglio fare altro che proteggerti. Voglio solo proteggere i miei figli!»
«Fareste meglio a proteggere voi stessa…» sussurrò diabolicamente  e con lo sguardo alienato, prima di conficcare il pugnale nel cuore della madre.
Qualche secondo impietrito di fronte a quel corpo ormai privo di vita, e poi il vampiro sparì nel nulla.
Una farfalla si posò leggera sulla fronte della strega.

*** ***

Su quella scogliera a strapiombo sul mare, Klaus osservava il pugnale con occhi velati di lacrime strabordanti di collera. Indugiò a lungo, come per imprimerlo nella mente in ogni millimetro e poi, con un gesto violento, lo scaraventò in mare, tanto lontano da farlo perdere nell'orizzonte.


*** ***

Mentre Lily continuava il suo percorso mentale, lo stato fisico di Damon continuava a peggiorare. Sul suo volto era segnata la sofferenza che gli procurava ogni semplice boccata d'aria, e cambiava continuamente la posizione del capo, come se in quei rapidi intervalli di tempo vi fosse un debole ma necessario attimo di tregua.
Summer, seduta accanto a lui, continuava a rinfrescargli la fronte, sperando di donargli almeno un po' di sollievo.
Il vampiro posò gli occhi sulla strega e poi chiese: «Cosa pensi che stia vedendo?» come per distrarsi dal suo dolore.
«Non saprei...» Summer affondò il panno nel catino, lo strizzò e poi lo ripiegò con cura. «Ma immagino che siano le classiche cose…» glielo passò piano sulla fronte, sostando qualche secondo in più sulle tempie. «Lotte di potere, amore, gelosia, vendetta...» E la sua voce, già pressata dalla gravità del momento, celava un riferimento a tutto ciò che stava provando.
Damon scrutò attentamente il suo volto, per poi chiederle: «E tu?»
«Io cosa?» fece lei di rimando.
Il vampiro ammorbidì il suo sguardo, ma un velo di autocommiserazione ne oscurò la dolcezza. «Cosa vedi?» specificò, con la voce intinta nell'amarezza della risposta che lui stesso si sarebbe dato, un termine ignoto il cui significato oscillava dal perdente al moribondo: tutto ciò che lui sentiva di essere in quel preciso istante.
Summer riprese a bagnare il panno, come per distogliere lo sguardo da quello di Damon e più in generale da quella situazione: lui steso sul letto in fin di vita e Lily che rischiava di perdere la sua al primo inconveniente. Ma, nonostante il suo sforzo di eludere lo scenario, quell'immagine si palesò nella sua mente anche peggio di come appariva nella realtà; e una voce dentro di lei rispose alla domanda del vampiro, senza troppi giri di parole: “La mia sconfitta”.
In quel momento, Damon e Lily in bilico tra la vita e la morte rappresentavano la sua sconfitta, perché se fosse riuscita ad uccidere Klaus, a portare a termine la missione della sua vita, niente di tutto quello sarebbe mai accaduto. Probabilmente sarebbe passata a miglior vita, ma le persone che più amava al mondo sarebbero state al sicuro, e a lei non interessava nient’altro che questo; ma sopprimendo quell’eco veritiera e spietata che rimbombava nella sua testa, si sforzò di sorridere, replicando: «Un vampiro che non si dovrebbe sforzare e che invece chiacchiera come se fosse al bar!» col tono da ramanzina più dolce che potesse fare.
Ma Damon non badò alle sue parole, domandandole: «Vuoi sapere cosa vedo io?» E nella sua voce vi era una serietà contrita che fece sentire Summer improvvisamente gelida.
«Cosa?» mormorò, quasi spaventata.
Ma il vampiro si affrettò ad annientare quel pathos artificiale, dicendole: «Un' infermierina davvero molto sexy!»
Si era pentito quasi immediatamente di quella domanda: non voleva mostrarle nulla del tormento che corrodeva la sua autostima. Non voleva rivelarle quanto quella situazione lo logorasse e lo facesse sentire debole. E fu felice di cogliere al balzo quell'opportunità di tramutare tutto in ironia.
Summer non poté fare a meno di sorridergli, sentendosi sommersa dalla tenerezza. «Fantasie erotiche attualmente impraticabili a parte» articolò, continuando a fronteggiare le goccioline di sudore che nascevano dai capelli del vampiro. «Farei qualunque cosa per farti stare meglio...» E il suo sguardo si perse nel vuoto, rapito da un senso d’impotenza che la faceva sentire smarrita nel vortice degli scenari alternativi che si sarebbero sostituiti a quella situazione, se solo avesse vinto contro Klaus.
«Be’, in effetti c'è una cosa che potresti fare…» la voce di Damon suonava rauca e sfinita, ma conservava la solita sfumatura ilare e fascinosa. «Potresti tenere questa frase a mente per quando avrò la forza di approfittarne!»
E a Summer questa volta sfuggì un inevitabile soffio di risata. «Ok, lo farò» ma subito annientato da quel senso d’inadeguatezza che proprio non voleva abbandonarla. «Ma per adesso puoi scegliere tra cuscini extra, altri panni inumiditi e acqua. Perciò... cosa preferisci?»
«Scotch!» fu la risposta secca e decisa del vampiro.
«Sono seria» ribadì lei, in una sorta di lamentela ammantata di dolcezza.
«Io lo sono di più!»
«Damon...» E la voce di Summer che si riduceva ad un bisbiglio caloroso, palesò il problema che si celava dietro quella richiesta: non se la sentiva di lasciare la stanza; era rischioso, o meglio, era un rischio che non valeva la pena di correre per cose futili come l'alcol!
«Summer, sto tenendo la mano di Lily come se la mia sorellina maggiore mi stesse accompagnando allo scuolabus! Lo scotch è l'unica cosa che può aiutarmi!» Damon capiva la sua riluttanza, perfettamente, ma non avrebbe rinunciato alla sua richiesta: data la particolare circostanza, il suo bisogno d'alcol era sincero, genuino e soprattutto lecito!
Così, sopraffatta dal desiderio di farlo stare meglio, Summer disegnò un arco di amorevole sconfitta con le sue iridi nocciola e si convinse. «Ci metto un secondo...» disse, lasciando un chiaro “non mollare la presa!” tra le righe. Damon annuì e lei si avviò rapida in salotto.

*** ***

«Una cacciatrice è in assoluto il pasto più prelibato per un vampiro!» asserì Klaus, con la bocca ancora sporca di sangue, mentre si sedeva su un divano di velluto rosso e poggiava i piedi sul tavolinetto di fronte.
Elijah, seduto su una poltrona alla sua destra, chiuse di colpo il libro che stava leggendo e gli disse: «Parlate seriamente?»
«Ebbene, sì, caro fratello! Sono finalmente riuscito ad uccidere quella dannata spina nel mio fianco!» esclamò Klaus, compiacendosi, per poi continuare subito dopo: «E non è tutto.»
Intanto Elijah lo osservava incuriosito.
«Guardate un po' con cosa voleva uccidermi...» Klaus gli porse un pugnale, che fino a quel momento aveva tenuto dietro la schiena.
Il fratello tolse quell'insolita guaina di legno e lo osservò attentamente. Era un pugnale d'argento con, al centro dell'elsa, un fiore: un Fiore di Loto.
«Come fate ad essere sicuro che sia proprio questo?» domandò scettico.
«Lo ricordo bene, e poi... posso sentirlo. Quando lo tocco, sento il sangue circolare in ogni millimetro della mia mano» il tono dell'ibrido era corrotto da una perversa eccitazione.
«Come avranno fatto loro a trovarlo?»
«Ciò che conta, caro fratello... è che ora sia mio!» concluse, con soddisfazione, ricordandosi di averlo sottratto alle gelide mani della cacciatrice che aveva ucciso.
«Cosa è Vostro, Niklaus? Se posso chiederlo...» domandò una giovane donna dai capelli neri e gli occhi azzurri, entrata in quel momento nella stanza.
«Lucrezia! Che piacevole coincidenza! Vi sarei venuto a cercare a breve» fece l'ibrido, con entusiasmo.
«Serva vostra, milord. Come posso esservi utile?» la donna si accomodò accanto a lui.
Klaus fece un cenno col capo a Elijha, che subito capì di dover passare il pugnale alla donna.
Appena Lucrezia lo sfiorò, qualcosa le fece emettere un leggero gemito.
«L'avete ritrovato!» esclamò stupefatta.
Klaus piegò il busto in avanti per avvicinarsi a lei.
«E ora voglio che venga distrutto...» sussurrò, guardandola con la solita aria diabolica.

*** ***

La notte era illuminata da un manto di stelle che si addensavano in fasci luminescenti, segnando quasi un confine tra quelle più remote e sole. Elijha, Klaus e Lucrezia si lasciavano il castello alle spalle, per dirigersi in un'ala del giardino dove era stato preparato un focolare ed un altare di pietra. Lucrezia, i lineamenti delicati, i grandi occhi azzurri e i capelli neri, che raccolti in un’elaborata acconciatura le ricadevano a piccoli ricci sul viso, posò il pugnale sull'altare di pietra e sull'erba adiacente vi posò un Grimorio.
Si voltò verso Klaus aspettando un chiaro segno di assenso, che arrivò subito dopo: «Procedi pure, mia cara.»
La donna chiuse gli occhi e, intonando una nenia di parole antiche, protese le mani verso il pugnale, i palmi verso il basso, e poi li alzò come per indicare le stelle. Il pugnale, avvolto da un bagliore luminescente di un rosa pallido, si librò da quell'altare come per raggiungere anch'esso le stelle. Il vestito blu dai ricami dorati della strega ondeggiava come mosso da un forte vento, così come i capelli dei due osservatori. Klaus ed Elijah tenevano il collo disteso per scrutare con attenzione lo scenario.
Improvvisamente il pugnale si illuminò per intero, tanto da lasciare intravedere solo la sua forma; poi questa esplose in tre scie luminose che si dispersero rapidamente in cielo.
Il vento si diradò all'istante e Lucrezia si voltò verso Klaus: le mani ora posate sull'addome, una sopra l'altra, in attesa di un suo cenno.
La bocca dell'ibrido si distese in un sorrisetto di soddisfazione, e restò vari secondi a guardare il manto stellato.
«I miei complimenti, Lucrezia.»
«Confido nel vostro onore, Niklaus.»
«Potete stare serena, mia cara.» disse l'ibrido, avvicinandosi al Grimorio per afferrarlo. «Vostra figlia godrà di un'immunità perenne. Per quanto riguarda voi, invece, tutto dipenderà sempre e solo dalla vostra condotta.»
«Credo di avervi dato prova più che valida della mia fedeltà.»
Klaus sfogliò il Grimorio con un sorrisetto diabolico impresso sul volto.
«Lo riconosco ma, se permettete, questo lo terrò io. Adesso siete libera di andare, mia cara. »
«Serva vostra, milord.» Lucrezia fece un breve inchino e poi si avviò verso il castello.

*** ***

Summer sistemò un cuscino dietro la sua schiena, per permettere al vampiro di bere il suo scotch, assumendo una posizione più confortevole.
«Sai...» fece Damon dopo qualche sorso, per poi ripassarle il bicchiere. «Quando ho acconsentito a questa cosa non immaginavo che potesse essere tutto così patetico!» la voce affannata e la mente stanca e confusa, mentre ripoggiava pesantemente la schiena sui cuscini.
Lui agonizzante costretto a tenere la mano di una strega antipatica! Che fine indegna, pensava.
«Ti prometto che nulla di tutto questo finirà mai su facebook!» Summer cercò di ironizzare, nei limiti della sua preoccupazione, ma questa si acuì maggiormente, quando il vampiro perse nuovamente il colorito, diventando cera morbida.
«Damon…» sussurrò cercando di riportare a sé quegli occhi che girovagavano per la stanza, confusi e visibilmente alienati.
«Me lo merito. Merito di morire...» la voce flebile del vampiro fece fermare il cuore di Summer, facendole sentire una fitta di dolore al centro del petto.
«No… Damon…» continuò, accarezzandogli la guancia, sperando che il vampiro riacquistasse lucidità.
«Elena...»
E quel nome fece brillare di lacrime gli occhi della cacciatrice, che però non pose fine al delicato contatto. «No, Damon, sono io, Summer. Le tue sono solo allucinazioni.»
Ma la mente del vampiro era altrove, precisamente nella notte in cui il morso di un licantropo stava per strapparlo nuovamente alla vita.
«Me l'hai promesso... hai promesso che lo dirai a Stefan» il suo pensiero era rivolto al fratello, a tutto il rancore e le parole non dette che avevano allungato la loro distanza, e che non avrebbe voluto portarsi all’altro mondo.
«Elena...» continuò, mentre altre lame affilate attraversavano il petto di Summer che, poco dopo, si arrese a quel crudele gioco del destino, sussurrandogli: «Lo farò. Ma adesso cerca di riposare...»
E il vampiro chiuse gli occhi per qualche minuto per poi riaprirli con forza: adesso vedeva Summer, la sua mente era ancora annebbiata e disorientata, ma era lei, in quel momento, l’indiscusso oggetto delle sue confuse confabulazioni.
«Sciogli i capelli…» le chiese, mentre la cacciatrice ancora credeva che davanti ai suoi occhi stazionasse l’immagine di Elena. «Li portavi sciolti la prima volta che ti ho vista…»
E Summer, seppur convinta di non essere lei la protagonista di quel racconto, piano si sciolse la treccia per accontentarlo, facendo di tutto per trattenere le lacrime che prendevano sempre più spazio nei suoi occhi.
Il vampiro si sforzò di prendere i suoi capelli tra le dita.
«È un posto oscuro, quello in cui sono finito. Non c'è nulla... neanche me stesso...» e ora la sua mente era proiettata in quel luogo in cui era finita la sua anima, quando in questo mondo non era altro che un corpo freddo tra le braccia di Summer.
«Damon...» sussurrò lei, con il cuore che si sbriciolava ad ogni sua parola.
«Voglio portare il tuo ricordo con me... Me lo concederanno un ricordo? Mi concederanno di portarti con me?» la voce sempre più flebile, gli occhi sempre più assenti. E Summer non poté più trattenere le lacrime; dolcemente gli disse: «Non ritornerai lì, te lo assicuro. Puoi chiudere gli occhi, puoi riposare. Li riaprirai... ed io sarò qui.»
E rassicurato da quelle parole, il vampiro chiuse stancamente gli occhi e si addormentò.

*** ***

Damon le lasciava dei caldi baci sulla spalla e sulla schiena, godendo del flebile suono dei suoi respiri affannati. Summer, con la punta delle dita, sfiorava il suo avambraccio, creando linee immaginarie che andavano e venivano. Dopo un po', passò la mano dietro l'orecchio, a mo' di pettine, facendo roteare il gomito sulla testa, per liberare quella parte di collo da ogni ciocca di capelli.
Damon colse ogni istante di quel sensuale gesto, ma soprattutto notò il movimento successivo con cui Summer gli diede il collo.
Con dei piccoli baci a labbra dischiuse, il vampiro assaporò tutta la lunghezza del suo collo e, una volta arrivato al lobo dell'orecchio lei, con voce ansante, bisbigliò: «Non trattenerti...»
Damon spalancò gli occhi e indugiò a lungo, poi mormorò: «Ad una condizione...» sfilando il braccio su cui lei teneva poggiata la testa.
Il vampiro si morse il polso e lo avvicinò alle labbra di Summer, poi lambì il suo collo e face affondare i suoi canini anche lì…

*** ***

Lily sparse la cenere sulla segatura e poi, con il Grimorio alla mano, pronunciò la formula per la ricomposizione del pugnale.
Poco dopo, gli oggetti si sollevarono di circa mezzo metro. Il sale bianco, con cui aveva disegnato il cerchio, divenne improvvisamente di un rosa acceso che illuminava di quel colore tutta l'area interna, come una colonna luminescente che sbiadiva la sua luce in funzione dell'altezza.
La segatura e la cenere si mescolarono, creando una sorta di mini-vortice che girava intorno agli elementi. La Triluna si posizionò nel centro. Il serpente prese vita, ma senza mutare il colore grigiastro dato dal materiale di cui era fatto: l'argento; e, dopo svariate piroette, passò al centro della Triluna, irrigidendosi e trasformandosi in una lama. La Triluna si trasformò nell'elsa, e il Fiore di Loto si posizionò al centro di essa. I sei petali centrali si illuminarono, diventando di un rosa tenue e vagamente perlato; e il turbinio di segatura e cenere si concentrò intorno alla lama, girando con una velocità crescente, fino a stabilizzarsi e a trasformarsi definitivamente in una guaina rigida.
Piano, la luce si affievolì fino a spegnersi e il pugnale si adagiò al suolo.

*** ***

Prendendo una forte boccata d’aria, il vampiro si svegliò di colpo.
Ci fu un attimo di chiaro disorientamento sul suo volto, ma Summer capì che, rispetto a prima, aveva riacquistato la lucidità; infatti poco dopo le chiese: «Cos'è successo?» timoroso che durante la sua dipartita mentale fosse accaduto qualcosa di grave.
«Ti sei addormentato, ma solo per pochi minuti. Come ti senti?»
«Il bruciore mi sta dando una tregua. Tu invece? Mi sembri scossa...»
Al vampiro non era sfuggito l’alone di tristezza che stendeva un velo cupo sui suoi occhi; ed infatti Summer non faceva altro che farsi schiacciare dal pensiero di Elena, ma in quel frangente cercò di non darlo a vedere, e si concentrò sulla seconda cosa che la metteva in tremenda agitazione; quindi si voltò verso Lily per indirizzare verso di lei anche l’attenzione di Damon e disse: «Inizio ad essere preoccupata, guarda le sue vene, ed è sempre più pallida...»
E la cacciatrice si riferiva al fatto che, intorno agli occhi dell’amica, vistosi capillari neri vibravano colorando il sottile strato di pelle tra di essi di un viola scuro traslucido. Lily era chiaramente allo stremo.

*** ***

«E quindi Klaus l'aveva messo in conto...» constatò Elena, fissando i corpi ingrigiti di due vampiri.
«Già, e a questo punto credo sia meglio proseguire, tornare indietro potrebbe essere anche peggio!» suggerì Alaric.
Gli altri tre annuirono e sembravano intenti a voltarsi verso l'auto per proseguire, ma un ringhiare rabbioso catturò la loro attenzione.
Un manto grigio reso splendente dalla luce della luna, occhi gialli e feroci, zanne in vista ricoperte di bava.
Il lupo si scagliò velocemente contro Damon, gettandolo a terra col proprio peso. Gli altri restarono impietriti per un lungo attimo di smarrimento, poi Elena prese una granata di strozzalupo dalla sua borsa e la lanciò ad Alaric.
L'umano l'afferrò, la disinnescò con velocità e la gettò sul lupo.
Nell'attimo successivo all'esplosione, l'animale emise dei deboli guaiti di dolore, accasciandosi di lato, e Damon ne approfittò per strappargli il cuore.
Ma ormai la spalla del vampiro era segnata dai denti del mannaro.
«Damon!» esclamò Elena, avvicinandosi rapida a lui e guardandolo con immediata apprensione.
«Tranquilla, a casa ho ancora del sangue. Dovrebbe bastare...» rispose il vampiro, scostando leggermente il giubbotto di pelle, per valutare meglio l'entità del danno. «Spero solo che non abbia una data di scadenza. Non ho un altro fratello così pazzo da barattare sé stesso per salvarmi!»

*** ***

Damon afferrò la bottiglietta, tenendo l'indice sul tappo e il pollice sulla base. La capovolse e sorrise, quando vide che il sangue contenuto al suo interno era ancora liquido. Una fitta di dolore lo investì, facendogli chiudere gli occhi con rapidità e forza.
Summer osservava la scena cercando di nascondere la sua ansia, poi disse: «Qualcosa non va?»
Il vampiro fece una smorfia e scosse la testa; poi aprì la boccetta e bevve una lunga sorsata di sangue.
Un paio di secondi dopo aver deglutito, la ferita si rimarginò fino a sparire.
«Voilà!» esclamò, con un’espressione visibilmente sollevata
 
*** ***

Il corpo di Klaus giaceva nella neve, con visibili scariche elettriche rossastre che non smettevano di torturare le membra del suo corpo; poi l’ibrido raccolse le ultime energie per alzarsi.
«I miei complimenti, cacciatrice, sei riuscita ad uccidere il lupo...» mormorò con voce affannata dal dolore ed uno sguardo feroce.
Summer, poggiata stancamente ad un albero, mentre le sue ferite sanguinavano senza sosta, spalancò gli occhi dall’incredulità.
L'originario si guardò intorno, poi si chinò per afferrare la guaina di legno adagiata sulla neve.
«Ora lascia che ti mostri quello che avresti dovuto fare... per uccidere il vampiro» Prese la guaina e foderò la lama: i sei petali centrali del fiore di loto si illuminarono all'istante. Summer deglutì forte e poi chiuse stancamente gli occhi, aspettando la fine.
«Lascia che te lo mostri sulla tua dannatissima pelle!» e in un attimo l’ibrido le si scagliò addosso, ma quel colpo invece oltrepassò il cuore di Damon, che velocemente si era fiondato su di lei per proteggerla, chiudendo poi gli occhi tra le sue braccia…

*** ***

Il corpo di Lily iniziò a vibrare vistosamente, mettendo in agitazione gli altri due. Summer si affrettò a stringere tra le proprie mani quelle della strega e del vampiro, per evitare che quel tremore potesse rompere il loro contatto.
«Lily! Lily svegliati! Ti prego!» la incitò la cacciatrice, in un crescendo di tensione e scuotendo quelle mani serrate. E dopo una manciata di secondi, che a Summer sembrarono interminabili, la strega riacquistò il suo aspetto, sebbene risultasse ancora estremamente pallida.
Fece qualche respiro profondo, mentre piano faceva capire alla cacciatrice di poter lasciare la presa sulle sue mani; poi si massaggiò le tempie, tenendo gli occhi chiusi, nel tentativo di riprendere aderenza col presente.
«Lily! Stai bene? Come ti senti?» Summer controllò la sua voce per paura di peggiorare l’evidente mal di testa della strega, la quale si limitò ad annuire.
Lily prese un attimo di raccoglimento, come per assemblare ricordi, pensieri e teorie, poi capì di dover tranquillizzare i due che la osservavano come se il tempo si fosse fermato. «Tranquilli, sto bene, ma...» si alzò fiaccamente e poi, rivolgendosi esclusivamente a Summer, disse: «Dobbiamo parlare!»
Si avviò verso il corridoio, senza degnare Damon di uno sguardo, e Summer la raggiunse pochi attimi dopo, chiudendo la porta della camera alle sue spalle.
«Se mi hai portata in disparte per dirmi che sta morendo, risparmiatelo! Non lo permetterò! Farò qualunque cosa! Anche da agnello sacrificale se può servire! Ma dimmi che c’è una soluzione…» nel suo tono un crescendo di disperazione, che poi sfociò in una supplica sussurrata a labbra tremanti. «Ti prego…»
«Summer, calmati!» Lily poggiò dolcemente le mani sulle sue spalle per rincuorarla. «Damon non sta morendo. Al contrario: la sua energia vitale continua a crescere in modo esponenziale!»
La cacciatrice tirò un sonoro respiro di sollievo, ma quei polmoni liberi vennero subito schiacciati da un repentino senso di colpa. «Allora... cos'ha? Perché mi hai portata qui? Lily parlami! Se è stata colpa mia, devi dirmelo!»
Sul volto di Lily comparve un’espressione interrogativa. «Perché dovrebbe essere colpa tua?»
«È il mio sangue che ha rigettato... Io...» A Summer le parole uscivano con la difficoltà di chi vive il timore di aver fatto un grosso, irreparabile, errore. «Gliel'ho fatto bere poco prima che tu tornassi. E se prima stava male... be’... il mio sangue ha peggiorato ogni cosa. È questo che senti il bisogno di dirmi in disparte, non è vero?»
«Il tuo sangue...» mormorò la strega, ripercorrendo le immagini che aveva visto, fino ad un punto ben preciso. «Gliel'hai fatto bere anche prima del mio arrivo da New York, dico bene?»
«Sì...»
«Be’... allora sento di poter affermare con certezza che gli hai salvato la vita, Summer. Se non avesse avuto anche il tuo sangue in circolo oltre a quello di Klaus, quando è stato pugnalato, non ho dubbi, Damon sarebbe morto.»
Interruppe il rassicurante contatto che aveva concesso all’amica, perché gesticolare con le mani l’avrebbe aiutata a comporre il complesso puzzle delle scene viste nel suo lungo percorso mentale. «Ascolta, ho un’infinità di informazioni da elaborare al momento, ma di una cosa sono certa: la Strega Originaria era la madre di Klaus, e ha dovuto creare il pugnale per pareggiare i conti con la natura. Ma era pur sempre sua madre…»
«E quindi?»
«E quindi adesso finalmente mi spiego perché il sangue delle cacciatrici risulti tanto appetibile per i vampiri. È stata lei a renderlo così! La strega originaria voleva assicurarsi che Klaus avesse in circolo il sangue della cacciatrice, nel caso questa fosse riuscita ad ucciderlo con il pugnale. Si è basata su un principio molto semplice: il sangue della vittima che trasforma un essere umano in un essere sovrannaturale è l'unico che può avere effetto sulla natura di quell'essere. È per questo che la natura prevede un doppelganger: la vita di queste vittime viene legata per tutti i secoli a venire all'essere per cui sono stati sacrificati, soprattutto se sono morti per dare loro l'immortalità. Prendi Elena, è stato il suo sangue a liberare la parte licantropa di Klaus. Capisci? La Strega Originaria ha trovato una scappatoia: un modo per ingannare la natura. Ha usato il sangue della prima doppelganger per creare la stirpe delle cacciatrici, in modo che questa proprietà si estendesse a tutte le potenziali. Tutto questo per dare una seconda chance a Klaus, e anche al resto dei suoi figli. A questo punto sono anche convinta che sia stato proprio il sangue di Damon a guarirti. Non so bene cosa gli stia accadendo, ma il suo corpo è pieno di un'energia primordiale così pura... che in questo momento il suo sangue potrebbe compiere qualsiasi miracolo! Non mi sorprende che abbia avuto effetto anche su di te.»
«Ma quindi... se Damon non sta morendo...» rispose la cacciatrice, sentendosi solo parzialmente rincuorata. «Perché sta così male?»
«E questo è ciò che sento il bisogno di dirti in disparte. Summer, credo che il dolore sia dovuto appunto a questa... fase di transizione.»
«Transizione per diventare cosa?»
«Mi spiace, ma non ne ho idea. La sua energia è diversa da quella di ogni essere che abbia mai incontrato. Esseri umani, vampiri, licantropi, streghe, potenziali cacciatrici, ogni creatura ha un'energia unica dentro di sé ma simile a quella degli altri membri della sua specie. Ciò che avverto in Damon invece è semplicemente... unico! Quindi non so... non so cosa dobbiamo aspettarci.» Interruppe brevemente il suo discorso perché comprendeva l’angoscia della sua amica; quindi cercò di addolcire al massimo i suoi toni per quella demoralizzante fase conclusiva. «Quello che so… è che sarà una lunga notte per lui e tu... puoi solo stargli accanto e... cercare un modo per dirglielo...»
Le labbra di Summer si mossero in un mezzo sorriso abortito all'istante.
«Damon ha già ascoltato ogni cosa...»
«Mi dispiace, ma considerando che l'alternativa era la morte... qualsiasi cosa diventerà, qualunque cosa avesse in mente la strega originaria per Klaus... dubito sarà poi così terribile.»
«Come puoi dire questo? Quella donna ha trasformato i suoi figli in vampiri.»
«Sì, è vero. Ma, nonostante tutto, lo ha fatto solo per proteggerli...»
Ora vado a scrivere sul mio diario tutto ciò che ho visto. Non voglio rischiare di dimenticare nulla. Ci sono ancora tante cose su cui devo riflettere...»

*** ***


Quando Summer entrò nella stanza, trovò Damon ancora steso sul letto, ma con la schiena sollevata dai gomiti. Si sedette con il busto roteato verso di lui che, sforzandosi ancora, si mise a sedere, poggiandosi leggermente allo schienale e portando i gomiti sulle ginocchia piegate. «Le credi davvero? Credi davvero che non stia per morire?» fece con aria scettica, confermandole che non gli fosse sfuggita neanche una virgola di quel discorso incentrato su di lui.
«Lily non mi avrebbe mai dato questa speranza se non ne fosse stata assolutamente sicura.»
«E quindi...» il vampiro le dedicò uno sguardo che addensava, in pochi secondi, tutta la loro, incredibile, intesa. «Siamo fatti per salvarci a vicenda...»
Lei gli sorrise dolcemente, quasi imbarazzata. «A quanto pare, sì...»
E negli occhi Damon aveva una luce che rifletteva lo stesso amore che lei gli trasmetteva senza riserve.  
«Be’ spero solo che il mio corpo non cambi... addominali del genere non si trovano facilmente in natura, per non parlare dei miei occhi!» e quel cambio ti tono fu necessario per sciogliere la densità di quel momento.
«Ebbene, sì. Il mondo dei vampiri sta per perdere il suo più bel rappresentante!» rispose lei prontamente, passando delicatamente le dita sulla sua guancia.
E visto che Summer gli aveva servito l’auto-contemplazione su di un piatto d’argento, Damon rispose: «Parole tue…» come se quella fosse stata una conclusione oggettiva e unanime, di cui lui, umilmente, non si sarebbe mai vantato! Ma nel frattempo il suo volto si era piegato leggermente, come per affondare nelle carezze di Summer. «Un tempo odiavi coccolarmi... Dicesti anche che non l'avresti mai fatto. Cos'è cambiato?»
Summer muoveva le sue dita come se fosse stata prigioniera di un incanto. «Mi hai dimostrato che te le meriti... E poi...» Poi sembrò svegliarsi all’improvviso, consapevole che la realtà era un posto scomodo per chi come lei viveva all’ombra di un altro cuore; quindi pose fine a quel delicato contatto, suscitando la repentina curiosità del vampiro che le domandò: «E poi?» come per impedirle di scappare dai sui stessi stati d’animo.  «Se hai qualcosa da dirmi... dovresti farlo adesso» perseverò, cercando di attirare nuovamente lo sguardo di Summer, su cui si era palesato con forza il disagio.
«Nulla d'importante!» fece lei, divincolandosi verbalmente. Ma il vampiro sembrava più determinato che mai a sciogliere l’ingarbugliata matassa dei loro sentimenti. Nonostante le rassicurazioni di Lily, Damon sentiva che non ci sarebbe stata un’altra occasione per mettere a nudo le loro emozioni.
Non voleva fare affidamento su di un domani incerto, in cui sarebbe stato un chissà cosa unico nella sua specie; e soprattutto non voleva più vivere oscillando sul sottile filo delle incertezze affettive!
«I tuoi occhi mi dicono il contrario» continuò quindi con insistenza, mettendola sempre più alle strette, e soprattutto ignaro di aver nominato “Elena” poco prima, spezzandole per l’ennesima volta il cuore.
E Summer si sentì quasi sotto attacco, tanto da sentire il bisogno di innalzare il suo fedele scudo di negazione e ironia. «L'unica cosa che possono dire i miei occhi è che non dormo da troppe ore!»
«Summer!» ma il tono serio di Damon e soprattutto il suo sguardo risoluto e perforante, riuscirono ad intrappolare la cacciatrice in quello che presto sarebbe diventato uno spietato sprazzo di realtà. «Lily potrebbe anche avere ragione. Domani potrei aprire gli occhi e magari avere anche lo stesso corpo… ma potrei non essere più la persona che conosci. E se così non fosse, sarebbe solo questione di tempo. La natura di vampiro ha divorato tutto ciò che ero da umano senza darmi il tempo di mettere via nulla. E la stessa cosa sta per succedere adesso e non ha nessun senso negarcelo! Tutto quello che mi sta accadendo… non porterà a nulla di buono…»
E Summer si sentì nuda e vulnerabile di fronte a quella prospettiva di inevitabile dolore, e invano cercò ancora di difendersi: «No... No! Questo non devi dirlo neanche...»
Ma Damon sembrava non volerle concedere nessuna via di fuga. «È la verità e la conosci bene! Perciò... se hai qualcosa da dirmi, Summer. Fallo adesso!»
«No... No. Devi smetterla di dirlo e anche solo di pensarlo... noi…» eppure la cacciatrice continuava a difendersi, eludendo il suo sguardo e rifugiandosi in una sua personale realtà. «Noi abbiamo tempo. Tempo per parlarci e… per litigare come facciamo sempre. E questo perché andrà tutto bene. Vedrai...»
Così Damon sussurrò il suo nome con una dolcezza che sgretolò una volta per tutte le sue barriere difensive «Summer...»; e vide il suo labbro inferiore tremare, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«No...no... non sarebbe giusto...» mormorò, sentendosi schiacciata dal peso della lucidità.
E a Damon gli si strinse il cuore e quasi si pentì di essere stato così pressante; quindi cercò di alleggerire nuovamente i toni, dicendo: «Sul serio? Vogliamo confidare nella giustizia divina? Io l’ho sempre immaginata come una donna frigida e moralista e per ovvie ragioni non sono mai stato ben voluto dalle donne frigide e moraliste. Ho fatto cose orribili, Summer…» prese il suo piccolo volto tra le mani e lo accarezzò. «Gli happy ending non fanno parte del mio destino. Ma forse, se per un attimo la smettiamo di pensare a ciò che accadrà domani, possiamo fare finta che questo momento lo sia…» altre carezze, piene ma incredibilmente delicate. «Il nostro lieto fine…»
«No…» e una lacrima scese lenta sulla guancia di Summer, che però continuò a trovarsi in palese disappunto. Quindi afferrò delicatamente i suoi polsi e pose fine alle sue carezze, per alzarsi e avvicinarsi alla finestra. «Non mi convincerai… Non voglio parlarti come se tutto debba finire stanotte. E questo perché… quello che ti è successo è tutta colpa mia, ed io farò qualunque cosa per rimediare!» Si asciugò rapidamente quelle lacrime traditrici.
«Summer…» ricominciò il vampiro, ormai più sfinito dalla sua testardaggine che dal dolore incessante. «Nulla di ciò che è successo è colpa tua. E poi Lily è stata chiara. Se non ti fossi fidata di me, se non mi avessi fatto bere il tuo sangue... adesso non sarei altro che un corpo rinsecchito in mezzo al bosco! Mi hai salvato la vita. E qualunque cosa accadrà adesso, tu non hai nulla da rimproverarti, perché io avrei trovato altri mille modi per mettermi tra te e Klaus. E né tu, con la tua mania di spezzarmi il collo, né lui, né nessun altro avrebbe potuto impedirmelo! Pensavo di essere stato chiaro su questo!»
«Lo so…» si voltò nuovamente verso di lui. «Sei testardo e incosciente. Ormai ti conosco bene…»
«Sul serio? Pensi davvero che sia stato solo il mio temperamento a mettermi tra te e Klaus? Mi sembra un po’ riduttivo… Non trovi?» ribadì, quasi prendendola in giro.
«Lo so… lo so che non mi avresti mai lasciata sola. E lo stesso vale per me.» Summer ritornò rapidamente accanto a lui, questa volta sedendosi su una gamba ripiegata, per poter stare faccia a faccia col vampiro. «Ed è appunto per questo che devi credermi e soprattutto devi fidarti di me. Perché se ciò che temi dovesse rivelarsi vero, se domani tu dovessi svegliarti e non sentirti più te stesso, io farò qualunque cosa per farti ritornare esattamente ciò che sei adesso. È una promessa, Damon. Io… non permetterò a niente e nessuno di cambiare ciò che sei! E poi…» E poi finalmente Summer metabolizzò quel “secondo posto” che la spaventava tanto e, a differenza di ciò che aveva sempre creduto, non si era mai sentita tanto forte. «Quando tutto sarà finito… farò tutto ciò che un'amica può fare per dimostrare ad Elena che meriti il suo amore, tanto quanto Stefan. Poi sarà libera di scegliere ma, almeno per una volta, una sola volta, dovrà vederti per come sei realmente, tutto il buono di cui sei capace, al di là dei tuoi colpi di testa da vampiro impulsivo e testardo. Dovrà vederti con i miei occhi…»
E alla fine era caduta nella trappola del vampiro. I suoi sentimenti bloccati sul fondale da un’ancora di paura e insicurezza, ora galleggiavano finalmente su acque cristalline.
«Perché mai dovresti fare una cosa del genere?» sussurrò Damon, sorpreso dalla strana piega che aveva preso il suo discorso. Con gli occhi spalancati dallo stupore, quasi gli mancò il respiro, quando realizzò che lei lo amava anche più di quanto sperasse.
E Summer, raccogliendo tutte le forze che aveva per sostenere il suo sguardo, piano rispose: «Perché qualcosa mi dice che amarti mi farà meno male, se saprò che sei felice… Perché io ti amo, Damon.» poi non ce la fece più e guardò di lato. «A questo punto pensavo l’avessi capito!» concluse con dolorosa autoironia, lasciandosi sfuggire anche un rapidissimo soffio di risata, e mentre gli occhi cercavano di stazionarsi sulla porta, un po’ per non riaffrontare quelli del vampiro, un po’ per stabilire una via di fuga da quel momento.
E Damon, ancora incredulo e travolto dalla forza di quell’amore assoluto, schiuse le labbra, ma poi gli ci vollero dei secondi extra per riuscire a parlare: «Ci vuole una considerevole dose di pazzia per stare accanto ad una persona innamorata di un'altra e offrirsi addirittura di fare da cupido...»
«Lo so…» Summer annuì, ancora senza incrociare il suo sguardo. La voglia di scappare lontano…
Il volto del vampiro si sciolse di dolcezza. La sua anima aveva finalmente trovato la pace, e adesso non doveva fare altro che condividerla con lei.
«Quello che a quanto pare non sai, è che io voglio stare con te. A questo punto pensavo l’avessi capito.» confessò parafrasandola. Perché avevano vissuto le stesse, stupide, paure.
E quando quelle parole fecero voltare Summer per incrociare nuovamente gli occhi del vampiro, i due si scambiarono un sorriso di liberazione e complicità, che scaraventò via l’enorme macigno che entrambi portavano sul petto. Poi lui prese il suo volto tra le mani e la baciò come se fosse stata una necessaria boccata d’ossigeno dopo una lunga apnea.
«Ti amo, Summer. Ti amo anch’io» continuò Damon, con la fronte poggiata sulla sua e le dita che ancora le accarezzavano il collo, perdendosi nei capelli. 
Poi si baciarono ancora e Damon si stese sul letto, portandola con sé con la mano che aveva messo dietro la sua schiena.
«Ne sei sicuro?» domandò Summer che, stesa accanto a lui, gli accarezzava delicatamente una guancia. Nella sua voce una sfumatura infantile d'incredulità e stupore.
«Transizione e dolore infernale a parte, credo di essere ancora nel pieno delle mie facoltà mentali. Quindi sì. Ne sono sicuro.»
Il vampiro le sorrise, continuando ad accarezzarle la schiena. «Avrei dovuto dirtelo prima… mi spiace… » Soltanto adesso si rendeva conto di quanto dolore le avesse procurato con i suoi silenzi.
«É tutto ok…» ma il volto di Summer si illuminò della felicità più pura, facendogli capire che tutto il male era stato spazzato via di colpo. «Avrai tutte le occasioni che vuoi per ripetermelo…» perché adesso l’imperativo era aggrapparsi con le unghie a quell’istante, facendo finta che poi nulla sarebbe cambiato...
Ora la cosa importante era stare stesi insieme su quel letto, dove niente avrebbe potuto disturbare la loro felicità, neanche il dolore fisico che provava Damon: era vivo e loro due si amavo.
Ritagliato nel tempo e nello spazio, quello era il loro Happy Ending…


If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?



*Il simbolo in questione è la stella dell’Eire

** La salvia Divinorum contiene una potente sostanza psicoattiva









  
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