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Autore: iocosisimileate    08/05/2020    1 recensioni
Io così simile a te: può un imprevisto cambiarti la vita?
Breve storia di due destini incrociati.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io così simile a te

Era la prima volta da quando avevo iniziato a lavorare in ospedale che non ero in linea con la mia tabella di marcia. Ero sempre stata puntuale ed invece quella mattina, erano quasi le 8:00 ed il mio turno iniziava alle 9:00. Considerando il traffico estivo mattutino, sicuramente sarei arrivata in ritardo.
Anche se, a dire la verità, quella mattina come le tre settimane precedenti avrei preferito non arrivarci proprio. Da quando quel giorno di giugno avevo dovuto dire addio ad un ragazzo di soli sedeci anni, la mia vita non era stata più la stessa. “Le possibilità che si salvasse erano al di sotto del 5%” continuavano a ripetermi tutti. E ancora “Hai fatto l’impossibile”. Ma per me era stato uno shock. E non ero più sicura che quello fosse il mio posto.

Ero in macchina, bloccata nel traffico e con un caos nella testa.
Ma lo squillo del telefono mi riportò alla realtà.
Risposi. Era Camilla, la mia collega nonché mia migliore amica.

“Dove sei?” mi chiese con un tono preoccupato.
“Ehi, tranquilla. Sono bloccata nel traffico. Stavo per chiamare in ospedale per avvisare quando tu mi hai preceduta.” le risposi.
“Hai bisogno che ti copra il turno?” ribatté lei.
“Mi faresti un grande favore Cami. Siamo bloccati nel traffico e la situazione non sembra delle migliori. Nella peggiore delle ipotesi ci muoveremo tra un’ora.” le risposi agitata.
“Tranquilla Bea, stai calma. Qui ci penso io. Ho staccato da poco il turno di notte, ma lo sai che preferisco di gran lunga stare qui che a casa.”
“Ti porterò al mare e ti offrirò un pranzo con vista” le dissi ridendo mentre tiravo un sospiro di sollievo.

Camilla è stata la mia prima vera amica, e dai banchi di scuola, non ci siamo più separate. Ancora oggi quando la guardo negli occhi vedo quella bambina a cui piaceva mangiare il gelato al cioccolato mentre leggeva uno dei suoi libri preferiti. Vedo la ragazzina con i capelli ribelli che mi racconta delle sue molteplici cotte, quella con cui passavo intere giornate al telefono o con le cuffie ad ascoltare la nostra canzone preferita dal walkman stese su un prato. Nei suoi occhi vedo ancora quella ragazza con cui condividevo sogni e la voglia di un futuro che non ci avrebbe visto mai distanti.

Ero ancora bloccata nel traffico.
Mi guardavo intorno confusa, fino a quando il mio sguardo non fu catturato da due occhioni grandi e verdi. Era una bambina minuta dai lunghi capelli legati in una semplice coda di cavallo ed un’aria triste.
Le accennai un sorriso. Lei ricambiò, salutandomi con la mano.
Dopo qualche minuto scesi dall’auto, un po’ per controllare la situazione, un po’ perché non ne potevo più di quel caldo soffocante. Lei, continuava a fissarmi, e così decisi di avvicinarmi. Era seduta sul sedile posteriore della macchina, con la portiera aperta dondolando avanti e indietro con le gambe.

“Ciao piccola” le dissi abbassandomi alla sua altezza.
“Ciao, io sono Alice, tu chi sei?” mi domandò curiosa.
Avevo capito, era una gran chiacchierona.
“Io sono Beatrice.” risposi allungandole la mano.
“Ciao Beatrice sei molto bella, lo sai?” mi disse sorridendo.
“Anche tu sei molto bella Alice. Hai degli occhioni meravigliosi. Quanti anni hai?”
“Ho sette anni, tu quanti ne hai invece?”
“Qualcosina in più di te” le risposi accennando un sorriso.
“Li vedi?” mi disse indicando un uomo ed una donna poco distanti da noi. ”Loro sono la mia mamma e il mio papà. Stavamo andando al mare, ma poi siamo rimasti bloccati qui ed hanno iniziato a litigare. Litigano sempre, anche a casa, così io mi rinchiudo nella mia cameretta per non sentire le loro urla e gioco all’allegro chirurgo. Lo sai che da grande io voglio diventare un medico? Voglio un camice bianco e sogno di poter salvare tante persone. Come il dottore che ha curato la mia cuginetta Matilde”
Le sorrisi commossa, guardando quei suoi occhioni verdi mentre mi raccontava dei suoi sogni.
“Alice, ma è bellissimo. Ascolta, ti svelo un segreto. Anche io quando ero piccola come te sognavo di diventare un dottore e salvare vite. E vuoi sapere un’altra cosa?”
“Cosa? Cosa Beatrice?” mi chiese euforica.
“Ora sono bloccata qui nel traffico insieme a te. Ma a quest’ora sarei dovuta essere in ospedale per il mio turno”
“Ma allora anche tu sei una dottoressa” esclamò urlando.
“Si, sono un cardiochirurgo tesoro. Sai di cosa si occupa?” le chiesi.
“Ma certo! Tu curi il cuore delle persone” rispose convinta. “Ho deciso, da grande voglio essere come te”.
Sentii il mio di cuore battere forte a quella sua esclamazione e sorrisi stringendo le sue manine alle mie.

In lontananza, tra il sole caldo e accecante e il rumore dei clacson vedemmo le prime macchine muoversi.
Alice capì che era giunto il momento di salutarsi.
Mi abbracciò ed io non potetti fare altro che ricambiare.
Mi erano sempre piaciuti gli abbracci. Quelli veri, dove ti senti in pace e con il cuore più leggero. E quello, lo era di sicuro.
“Lo sai, io neanche ci volevo andare al mare stamattina, ed invece è stata la mia giornata fortunata perché incontrato te” mi sussurrò all’orecchio.
“Sai, neanche io volevo andare in ospedale stamattina, ed invece è stata la mia giornata fortunata perché ho incontrato te.” Le risposi con gli occhi lucidi e pieni di lacrime, continuando a stringerla forte, ancora qualche secondo.
Mi allontanai e prima di ripartire le lanciai un ultimo sguardo complice.
“Ci vediamo presto, collega” le urlai dal finestrino prima di spingere il piede sul pedale ed andare.

Parcheggiai al mio solito posto. Corsi verso l’entrata dell’ospedale con il respiro affannato e vidi Camilla con una faccia seria che mi faceva cenno con la mano di salire. Continuai a correre, ed iniziò a ridere.

“Lo so, sono in condizioni pietose” le dissi con quel poco di voce che mi era rimasto.
“Ben arrivata Doc, ti vedo in forma” ribatté lei ridendo di gusto.
“Grazie Cami per aver coperto queste ore , ora corro. Stasera ceniamo insieme come d’accordo?” le dissi allontanandomi.
“Pensi quello che penso io?” mi rispose riferendosi al nostro film preferito, pizza e divano.
La salutai lanciandole un’occhiata di approvazione ed un bacio volante.
Mentre mi dirigevo verso il mio armadietto, mi sentivo avvolta da una strana e piacevole sensazione. Ero felice. Ero di nuovo con il mio camice, il mio cartellino e non riuscivo a pensare altro posto in cui mi sarei sentita così a casa.

Quei sogni che avevo da bambina non erano svaniti, si erano solo nascosti bene ed Alice era riuscita a ritrovarli.
Quel giorno, i suoi occhi felici erano tutto quello di cui avevo bisogno per tornare a crederci.
Quel giorno Alice, è stato il mio raggio di sole.
Quel giorno Alice, aveva gli occhi verdi e il cuore grande, voleva diventare medico e salvare vite.

Oggi Alice, ha gli occhi verdi, il cuore grande ed è un medico.
A distanza di 24 anni da quella calda giornata di luglio, è qui davanti a me ed indossa il suo tanto desiderato camice bianco.

“Ci vediamo presto, collega” mi sussurra questa volta Alice mentre inizio il conto alla rovescia, stesa sul lettino della sala operatoria.

E di una cosa ero certa mentre mi addormentavo: lei mi avrebbe curato il cuore.

   
 
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