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Autore: EcateC    09/05/2020    7 recensioni
Bellatrix Black è una bellissima strega Purosangue, giovane, sprezzante e razzista. Disprezza chiunque non possegga il sangue puro, e quando dico chiunque, intendo proprio chiunque.
Non risparmia nessuno, e neppure un certo mago oscuro in ascesa riuscirà a sfuggire alle sue frecciatine velenose...
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Un paio di premesse: prima che iniziate, vorrei precisare che trovo molto probabile che Bellatrix si sia infatuata di Voldemort fin dal primo momento in cui ne ha sentito parlare, ma non lo do per scontato. In questa storia, infatti, ho voluto provare qualcosa di molto diverso, che non avevo mai scritto prima ma che mi era sempre ronzata nel cervello: dipingere una giovane Bellatrix scontrosa e sprezzante nei confronti di Voldemort per via il suo status di sangue. 
Ma non temete, se ho messo "romantico" tra i generi, c'è un motivo... ;)

 





Andromeda guardò cautamente fuori dalla finestra. Scostò le tende, quel minimo per permettere ai suoi occhi chiari di sbirciare. Vide nel cortile padronale suo padre andare incontro a una figura alta e vestita di nero.
-È arrivato, ragazze- esclamò con tono tragico, allontanandosi subito dalla finestra -È qui-
-L’hai visto?- esclamò Narcissa, mentre si preparava con mani tremanti di fronte allo specchio -Dicono che sia un mezzo mostro. Che abbia un viso… Deturpato, che spaventa le persone-
-È un criminale, Cissy, un assassino- la rimproverò Andromeda, incredula -La bruttezza del suo viso credo passi in secondo piano. Dico bene, Bella?-
Bellatrix si voltò pigramente, sembrava si fosse accorta di loro sono in quel momento. Alzò le spalle e tornò a leggere.
-Ho sentito nostro padre chiamarlo Signore Oscuro- continuò la giovane Narcissa -Secondo voi è perché usa la magia oscura?-
Bellatrix sogghignò.
-Temo che quello sia scontato, Cissy. Bella? Tu che ne pensi di lui?- le chiese Andromeda, assottigliando lo sguardo.
-È un Mezzosangue- le rispose semplicemente, voltando elegantemente pagina -Per quanto mi riguarda, non dovrebbe nemmeno mettere piede in casa mia, tanto meno rivolgermi la parola-
-Sono assolutamente d’accordo- aggiunse Narcissa, stringendosi nello scialle di seta -Oh, cielo, speriamo non sia un bruto-
-Speriamo che questa farsa finisca il prima possibile- borbottò invece Bellatrix.
-Forza, dobbiamo andare giù- le esortò Andromeda, dandosi un’ultima occhiata allo specchio. Narcissa si alzò, era vestita, pettinata e truccata con una cura impeccabile. Bellatrix invece rimase stesa in modo scomposto sul divano. Non si era nemmeno degnata di prepararsi, i capelli erano sciolti e disordinati.
-Bella?-
-Dite a nostro padre che sono indisposta- ordinò loro, tranquillamente -Ditegli che mi è venuto il ciclo o qualcosa del genere-
-Cosa?- squittì Narcissa, indignata -Anche io allora voglio essere indisposta!-
-Eh, no! Potete scordarvelo che io vada giù da sola!- precisò subito Andromeda, la più diplomatica delle tre -O tutte, o nessuna!-
Bellatrix si alzò bruscamente dal divanetto e guardò Andromeda dritto negli occhi -Io non scendo per cenare con un Mezzosangue, è chiaro, Andromeda!?-
Quest'ultima arrossì, come se Bellatrix l'avesse colpita nel vivo.
-Non esagerare, adesso- le disse, stringendo i pugni.
-Oh, fidati, chiudermi in camera è veramente il minimo che io possa fare, te lo garantisco!- sibilò Bellatrix, arrabbiata.
Andromeda fece un bel respiro -Papà ci sta aspettando e tardare renderà soltanto le cose più complicate. O ci andiamo tutte o nessuna-
Narcissa fece un garbato sbuffo, ma annuì. Tutte due fissarono Bella, la quale alzò gli occhi al cielo, spazientita.
-D’accordo, va bene!- cedette, infilandosi con una sola mano le scarpe col tacco -Andiamo pure a cena con il Mezzosangue! E magari la prossima volta chiamiamo anche un babbano, perché no!-
Andromeda e Narcissa sorrisero appena. Bella sapeva essere buffa, quando voleva.
-Ma è un mago oscuro- soggiunse Narcissa, dando voce agli stessi pensieri di Andromeda -Credevo che... Insomma, ti interessasse-
-Ce ne sono a migliaia, di maghi oscuri- le rispose Bellatrix, stringendosi nervosamente il corsetto -Questo non sarà diverso dagli altri-


 
***


Voldemort si guardava intorno.
La casa Cygnus Black era molto più ricca e sontuosa di quella del fratello Orion. Dei bellissimi lampadari, pieni di luminosi cristalli, stavano magicamente appesi a mezz’aria e gli arazzi della famiglia Black erano disposti in modo ordinato sopra agli innumerevoli ritratti degli avi.
Gli ricordava vagamente la dimora dei Malfoy, come arredamento e fastosità.
-Tra poco dovrebbero arrivare anche le mie figlie- lo informò Cygnus, lanciando uno sguardo nervoso a Druella -Le ho fatte chiamare due volte, ma sapete, sono donne, sono giovani… Impiegano un secolo a prepararsi-
Voldemort spostò lo sguardo su di lui e forzò un sorriso.
-Oh, eccole!- esclamò Cygnus, con un sospiro di sollievo, indicando le scale.
Lord Voldemort osservò sopraggiungere le tre affascinanti ragazze, ma il suo sguardo fu subito rapito dalla più accigliata e mora delle tre. Era tutta vestita di nero e aveva una chioma leonina e ribelle, che spiccava in modo prepotente rispetto alle pettinature raccolte e ordinate delle altre due. Emanava vibrazioni minacciose, come se fosse posseduta da un essere oscuro.
-Mio Signore, lasciate che vi presenti le mie tre figlie- disse poi Cygnus, non appena le tre ragazze si furono avvicinate.
-Narcissa, la più giovane- cominciò Cygnus, indicando la strega più bionda e sottile, che gli rivolse un inchino particolarmente aggraziato -Andromeda, la seconda- anche costei accennò un inchino -E infine…- Cygnus esitò con fare incerto, Voldemort gli lanciò uno sguardo -E infine Bellatrix, la mia primogenita-
Quest’ultima infatti non si inchinò. Lo guardò con la schiena dritta e un’espressione sdegnata. Voldemort le sorrise.
-Una più bella dell’altra, complimenti- disse, guardando in particolare Bellatrix.
-Hanno preso da mia moglie- banalizzò il mago, con un sorriso di circostanza -Avrei voluto almeno un figlio maschio, ma purtroppo è andata così. Il fato è stato clemente con mio fratello ma non con me-
Voldemort fece per rispondergli, ma Bellatrix si intromise.
-La clemenza è un concetto molto sopravvalutato, padre- soggiunse infatti con voce gelida, sorprendendolo. Cygnus arrossì leggermente.
-Bellatrix, non stavo parlando con te, impara a stare al tuo posto!- la fulminò, indignato.
-Stavi parlando di me, però- gli sibilò lei, arrogante.
-Vai a sederti a tavola- le ordinò Cygnus, paonazzo -Druella, accompagna le ragazze in sala!-
-Bella, andiamo, daile sussurrò Andromeda tra i denti, prendendole il braccio per trascinarla via. Costei alla fine si fece condurre altrove, sotto gli occhi dei due uomini.
-Però- esordì Voldemort, col sorriso ancora intatto -Sono colpito-
-Perdonate la cattive maniere di mia figlia, Mio Signore- esclamò Cygnus, teso -Purtroppo è fatta così, ha un carattere difficile-
-Io la trovo adorabile- gli sorrise semplicemente.
Cygnus rimase un attimo attonito, ma poi lo ricambiò rigidamente -Sì, beh, suppongo di sì… Prego, Mio Signore, da questa parte- disse, facendogli segno di andare verso la sala. Voldemort si voltò un attimo a guardare le tre ragazze allontanarsi, ma nello stesso istante si volse anche la ragazza leonina. La vide sgranare gli occhi e voltarsi subito, di scatto.
Voldemort sorrise, la serata stava diventando più interessante del previsto.
-Quanti anni ha tua figlia?- lo interruppe brutalmente. Cygnus infatti aveva iniziato a blaterare su qualcosa relativo ai suoi possedimenti in Normandia che certo non gli interessava.
-Bellatrix, intendete?- gli domandò, sentendosi inspiegabilmente preoccupato -Si è appena diplomata a Hogwarts-
-Pensavo fosse più grande- gli rispose lui, compiaciuto -La trovo bellissima, ma anche le altre due, naturalmente-
Cygnus aggrottò le sopracciglia, senza sapere bene cosa rispondere -Uhm, grazie. In realtà sono tutte tre promesse, però, Mio Signore, per voi…-
-Oh, no- lo interruppe subito -No, grazie-
-Grazie a voi, Mio Signore. Permettetemi ora di mostrarvi la collezione di stendardi di cui vi ho parlato. Si dice che sia stato Salazar Serpeverde in persona a commissionare agli elfi…-
Voldemort smise di ascoltarlo. Non amava ascoltare gli altri, tanto meno le nullità che cercavano di accattivarsi la sua fiducia. Cygnus aveva iniziato a blaterare cose di cui non era minimamente interessato, al solo scopo di lucidarsi le penne e carpire la sua tanto bramata fiducia.
In compenso lo aveva colpito quella ragazza, come mai gli era capitato prima d’ora. Ma non tanto perché era bella, ma proprio perché aveva un’aura molto scura e un’espressione innatamente altera e minacciosa.
Affascinante.
E poi aveva dei segni rossi nel braccio, sbiaditi come delle voglie appena accennate, nient’altro che i lasciti di una magia oscura non riuscita.
Se la sarebbe portata a letto sicuramente, pensò con impazienza. Si figurò nella mente l’amplesso, lei nuda e ansante, e la sola fantasia bastò per fargli restringere i pantaloni.
-Cygnus- lo interruppe -Mi ripeti il nome della tua figliola?-
Il mago rimase un po' perplesso, ma rispose subito.
-Quale delle tre?
-Quella…- che pratica le arti oscure -Col carattere difficile-
-Bellatrix-
-Bellatrix- ripeté Voldemort -Che bel nome-
-L’ha scelto mia moglie-
-Le si addice- lo liquidò, con un sorriso tagliente -A chi è promessa?-
-Al primogenito di Lestrange- esclamò Cygnus, teso.
-Ah, sì. Ho capito- gli accennò, annuendo -Povero ragazzo-
-Perché dite?-
-Così, un’impressione-

 
***



Quando lui e Cygnus arrivarono in sala, le donne e altri due ospiti erano già seduti.
Voldemort non attese le direttive del padrone di casa e si sedette di sua iniziativa di fronte a Bellatrix, la quale rimase chiaramente stupita.
-Mio signore?- esclamò Cygnus, lanciando uno sguardo perplesso alla moglie -Vi avevo assegnato il posto a capotavola-
-Perdonami, ma preferisco stare qui in mezzo alle ragazze- gli rispose, facendo ridacchiare i commensali e sorridere Druella.
-Ha ragione!- esclamò Karkaroff, scherzoso. Cygnus forzò un sorriso e si sedette a capotavola al posto suo. Stava sudando.
-Che piacere mangiare insieme a voi- iniziò Druella -Spero che vi piaccia la cucina dei nostri elfi. Li ho istruiti personalmente sul menu-
-Sono certo che sarà delizioso- le rispose Voldemort, spostando lo sguardo su Bellatrix. La ragazza sedeva dritta e fissava il piatto come se fosse indispettita, senza dire una parola.
Era arrabbiata per qualcosa ed era molto evidente che non voleva essere lì. Ma Voldemort, invece di sentirsi a disagio, si sentì ancor più divertito di prima.
-Signorina?-
Bellatrix alzò lo sguardo su di lui, due begli occhi neri e indisponenti.
-Ho sentito che hai terminato da poco gli studi. Quanti M.A.G.O sei riuscita a ottenere?-
-Un numero giusto per una strega purosangue del mio calibro- gli rispose, secca.
-Quindi tutti- le sorrise Tom, indisponente a sua volta -Complimenti-
-Beh, non proprio tutti- si intromise Druella -Non è vero, Bellatrix?-
-Babbanologia e Cura delle Creature magiche preferisco lasciarle ai mezzi babbani, se permetti, madre- sibilò lei, gelida.
-E anche Trasfigurazione?- aggiunse Andromeda, beffarda, facendo sogghignare Narcissa. Bella arrossì e la guardò malissimo.
Voldemort si stava davvero divertendo.
Finalmente, sui piatti comparvero le prime pietanze. Piatti prelibati, artefatti e costosi, pensati proprio per fare colpo nelle occasioni importanti. Voldemort avvertiva lo sguardo teso e impacciato degli altri uomini saettare spesso verso di lui. Doveva averli confusi molto mettendosi a sedere vicino alle donne.
Ma d’altronde, quella ragazza con le palpebre pesanti e il cipiglio ostile lo interessava prepotentemente.
-Apprezzo molto la battaglia che sta conducendo contro i Sanguesporco-
Voldemort alzò lo sguardo su di lei. Era la prima volta che gli rivolgeva la parola.
-Ah, sì?-
-Sì, solo che mi sovviene un dubbio- continuò Bellatrix, con supponenza.
Voldemort le sorrise, senza distogliere il contatto visivo.
-E quale sarebbe, signorina?-
Bellatrix lo guardò dritto negli occhi -Anche lei è un Sanguesporco. È come se stesse dando la caccia ai suoi simili, o sbaglio?-
A Druella cadde la forchetta nel piatto, Narcissa rimase raggelata.
-Bellatrix, per cortesia!- la riprese Druella con voce sottile e imbarazzata -Mio Signore, perdonate la lingua biforcuta di mia figlia-
-Non ti preoccupare, Druella, ci so fare con le lingue biforcute- le rispose Voldemort, senza distogliere lo sguardo -E comunque, signorina, io sono un Mezzosangue. Mia madre era una strega-
-Per me c’è poca differenza- sibilò Bellatrix, perfida -Mezzosangue, Sanguesporco, babbani… La feccia è sempre la stessa. Senza offesa, naturalmente-
-Bellatrix!- esclamò Druella, sempre più pallida -Basta adesso!-
Bellatrix le rivolse uno sguardo dardeggiante e poi scattò in piedi.
-Con permesso, mi ritiro nelle mie stanze-
-Tu non vai da nessuna parte!- le rispose Druella tra i denti -Siediti e finisci il pasto come le tue sorelle-
-Non ho più fame- le rispose Bellatrix, con un ghigno insolente.
-Siediti, ho detto!- insistette sua madre, afferrandole forte l’avambraccio. Solo che la pelle della ragazza divenne improvvisamente rovente come un tizzone ardente, tanto che Druella dovette lasciarlo subito con un gemito di dolore.
Bellatrix le sorrise compiaciuta e se ne andò, sotto lo sguardo attento di Voldemort.
Druella si guardò il palmo arrossato, quasi ustionato, e poi guardò Cygnus, che aveva assistito alla scena con un’espressione incredula e rassegnata.
-Madre, ti ha fatto male?- chiese premurosamente Andromeda, osservando dispiaciuta la mano ingiuriata.
-Tua sorella finirà per uccidermi- mormorò la strega, con rassegnazione.
Lord Voldemort si alzò in piedi -Perdonatemi, torno subito-
-Mio Signore- esclamò subito Cygnus, spaventato -Se è per mia figlia…-
Voldemort gli rivolse un bel sorriso -No, certo che no, Cygnus- lo tranquillizzò, mendace -Faccio solo prendere un po' d’aria al mio serpente-
E detto questo uscì dalla stanza a passo molto svelto.
Seguì il ticchettio rumoroso dei tacchi di Bellatrix sul pavimento e ben presto scorse da lontano la sua figura curvilinea, che saliva le scale con le spalle dritte e i fianchi che ancheggiavano in modo sensuale. Sorrise e si materializzò direttamente al piano di sopra.
Bellatrix, avvertendo di essere seguita, si bloccò e si voltò di scatto. Si guardò intorno ma non scorse nessuno nell’oscurità, sembrava tutto piatto e tranquillo. Continuò quindi a camminare, pur avendo una strana sensazione. Il suo spiccato istinto le suggeriva di non abbassare la guardia... E infatti, non appena intravide un’ombra sinistra muoversi nel buio, si fermò di scatto e sgranò gli occhi, ma la porta alle sue spalle si chiuse magicamente a chiave.
-Che cosa ci fa qui!?- gli chiese subito, aggressiva ma spaventata -Lei non può stare qui! Ma come osa!?-
Voldemort le si avvicinò e la guardò dall’alto al basso, senza fare complimenti.
-Ha sentito cosa ho detto?- insistette Bellatrix, ma poi trasalì: il mago aveva del tutto cambiato i connotati del viso. I suoi occhi scuri erano diventati di un rosso scarlatto e disumano, il naso si era come appiattito sul cranio e le narici erano diventate più strette. La giovane non poté trattenere una smorfia di terrore. Voldemort se ne accorse e le sorrise.
-Allora, quando hai iniziato?- le domandò come se niente fosse, ma puntandole dritto gli occhi scarlatti.
Bellatrix dischiuse solo le labbra, era semplicemente agghiacciata.
-Ragazzina?- la chiamò, con un tono canzonatorio -Ti ho chiesto quando hai iniziato-
-A fare cosa?- Bellatrix trovò il coraggio di rispondergli, cercando invano di mantenere il suo cipiglio arrogante.
-Sai cosa- le disse Voldemort -Le arti oscure. Quando hai iniziato a praticarle?-
La ragazza sgranò gli occhi, incredula -Lei come fa a sapere…-
-Taci e rispondimi- la liquidò velocemente.
Bellatrix esitò, a disagio -Non me lo ricordo- borbottò, imbarazzata -Da sempre, credo-
-Da sempre- ripeté lui, piegando il capo di lato -Ma non hai mai avuto un maestro-
-No-
-Infatti- annuì lui -Si vede. Chiama un elfo qui-
-Un elfo?- domandò Bellatrix, sempre più inquieta e confusa.
-Preferisci una delle tue sorelline?- le chiese Voldemort, con un sorriso tagliente -Fallo-
-Yuna?- chiamò Bellatrix con voce stentorea, e subito un’elfa domestica sparuta e tremante si materializzò davanti loro.
-La padrona ha chiamato?- sussurrò questa con voce flebile, ma Bellatrix non fece in tempo a risponderle, perché Voldemort con un cenno della mano l'aveva pietrificata e si era voltato verso di lei.
-Bene. Mostrami due maledizioni non verbali, quelle che preferisci, basta che ti impegni-
La strega era semplicemente interdetta. Lo guardò senza muoversi.
-Ti consiglio di obbedire. Sono già estremamente irritato per quello che hai detto prima, non aggravare la tua posizione-
Bella allora si voltò verso l’elfa e le puntò contro la bacchetta. Questa la stava fissando con uno sguardo lacrimoso e supplicante, quasi incredulo. Bellatrix serrò con forza il pugno intorno al manico dell’arma e tese i muscoli, con suo grande imbarazzo sentiva gli occhi prepotenti del mago oscuro pungerle i fianchi e la schiena, ma questo non fece altro che indignarla maggiormente. Dovette racimolare tutto il suo coraggio, tutto il suo proverbiale orgoglio e la sua forza, per voltarsi verso di lui e puntargli l’arma contro.
-Oh, ti prego...-
-Nessuno mi dice cosa devo fare!- gridò Bellatrix, impavida ma spaventata -E non credere che uccidermi sia così facile!-
Ma come disse così, una potente corrente di magia la sollevò e la lanciò dolorosamente contro il muro a qualche metro da terra. Bellatrix cercò di contrastarla, riuscì perfino a staccare la schiena dal muro, ma c’erano come delle catene invisibili che la tenevano bloccata. Rimase incredula dalla forza inaudita che queste sprigionavano.
-Sei coraggiosa- esordì Voldemort, tranquillamente -Sei coraggiosa e hai molto potenziale, ma hai davvero la lingua troppo lunga e io una pazienza davvero troppo breve. Eppure c’è qualcosa in te che mi trattiene. Ho come la sensazione che farti a pezzi adesso sarebbe un grosso errore, uno spreco colossale- Voldemort la raggiunse, ora il suo viso era alla stessa altezza di quello di lei -E non lo dico solo perché sei bella e Purosangue, ma proprio perché in questa tua rabbia, in questa tua infantile sete di ribellione scorgo un demone sadico e potente, che anela di manifestarsi in qualche modo. Ma te lo dico, Bellatrix, lo stai indirizzando contro la persona sbagliata. Io sono l’unico che può aiutarti- la guardò dritto negli occhi e le sorrise -E sarò l’unico vero amico che ti rimarrà- le accarezzò la chioma folta e lucida con una mano pallida e affusolata -Dovresti davvero prestarmi un po' dei tuoi capelli-
-Ma cosa vuoi da me?- gli chiese, col cuore che batteva forsennatamente. Vedere il suo viso così da vicino le aveva procurato un brivido. Quell’uomo, che non sembrava neanche più un uomo, era l’essere più terrificante che avesse mai visto in vita sua. Allo stesso tempo, però, c’era qualcosa in lui di magnetico e sorprendente.
Lui spostò lo sguardo dai capelli ai suoi occhi.
-Niente che potresti rimpiangere-
-Vuoi stuprarmi?- gli chiese, passando subito al sodo -Perché io non ci proverei, se fossi in te-
Lui le rivolse un sorriso divertito, agghiacciante, e avvicinò il viso al suo.
-Mostrami due maledizioni non verbali- le ordinò in un sussurrò, facendola arrossire -Adesso-
Detto questo, la liberò dalla fattura di costrizione. Bella cadde a terra, piuttosto sconvolta e frastornata.
-E mettici tutta la capacità che hai, stupiscimi-
Bellatrix questa volta gli obbedì, non aveva altra scelta. Si ricordò di una complicata ma interessante fattura che prometteva di prosciugare il malcapitato, privandolo di ogni liquido corporeo. La scagliò contro l’elfa e il risultato fu brillante.
-Scarsa- giudicò invece Voldemort, sorprendendola -Mostramene un’altra-
-Ma non era scarsa-
-Mostramene un’altra!-
Bellatrix lo guardò male e ne tentò una che simulava la sensazione di soffocamento, come se una morsa invisibile comprimesse il collo della vittima per strangolarla.
-Peggio di prima. A quanto pare ti ho sopravvalutato- le sibilò, ostile -Supplicami di perdonarti-
Ovviamente stava mentendo, quella ragazza era perfetta. Era acerba ma estremamente dotata, Purosangue e perfino bellissima. Era troppo perfetta, pensava Voldemort con irritazione, la sua perfezione metteva quasi in discussione la propria.
-Ho detto supplicami!- ripeté, visto che lei non si era mossa -Crucio!-
Bellatrix cadde a terra in preda a un dolore lancinante, un dolore che non aveva mai sperimentato prima. Era stata colpita altre volte dalla Maledizione Cruciatus, ma quella andava ben al di là delle altre. Sembrava quasi un’altra cosa.
Voldemort la ritrasse, ma il suo viso era segnato dalla rabbia.
-Sai qual è il vero problema?- le disse, lasciandola ansimante e incredula sul pavimento -È che io la penso esattamente come te. Mezzosangue, babbani, Sanguesporco… La feccia è una sola, hai ragione- si piegò su di lei, con gli occhi rossi  che scintillavano rabbiosi nel buio -Ma da qui ad apostrofare me…-
Bellatrix cercò di alzarsi a sedere, ma lui la spinse magicamente giù senza alcuna fatica. La ragazza sentiva la schiena attaccata al suolo come se fosse attirata da un potentissimo magnete.
-Mi sento così indeciso- soggiunse fra sé -Vorrei torturarti e ucciderti nel peggior modo possibile, eppure il mio istinto mi trattiene-
-Mi dispiace- disse allora Bellatrix, con il cuore in gola.
-Oh, lo so che ti dispiace- le sorrise -Tutti diventano dispiaciuti e collaborativi quando stanno per morire-
-Per favore… Farò tutto quello che vuole-
-Vane parole, tutti fanno quello che voglio- le rispose Voldemort, glaciale.
-Ma io non sono come gli altri- insistette lei senza alcun pudore -Io ti piaccio, no? È per questo che stai facendo tutto questo-
Voldemort le rivolse lo stesso agghiacciante sorriso di prima.
-In meno di cinque minuti ti sei già proposta due volte- le fece notare, divertito -Se continui così, finirai per convincermi, Bella… Posso chiamarti Bella?-
Ovviamente la domanda era retorica. Lei non gli rispose, continuava a fissare i suoi occhi che baluginavano nel buio, così pieni di enigmi e di misteriosa magia.
-Alzati in piedi, Bella, e cerca di difenderti-
Bellatrix obbedì, spiazzata dalla sua lontananza improvvisa. Si alzò e cercò di mettersi in guardia, anche se il vestito da sera le impacciava ogni singolo movimento.
-Crucio- esclamò Voldemort, senza alcuna enfasi.
-Diffindo!- gridò lei, cercando di contrastare la temuta maledizione, ma invano. La maledizione del mago oscuro prevalse e la sbatté di nuovo a terra, lanciandole tremende scariche di dolore.
-No, no, no. Così non va bene- la beffeggiò lui, piegandosi su di lei -Una strega Purosangue come te non dovrebbe lasciarsi atterrare in questo modo così ignominioso da un Mezzosangue-
Il corpo di Bellatrix sussultava vigorosamente, i capelli ribelli ribelli le contornavano il viso e il décolleté generoso era chiazzato di rosso e sudato. Voldemort la squadrò da capo a piedi, avidamente.
-O forse io non sono così Mezzosangue come dici-
La maledizione finalmente cessò. Bella ansimò di sollievo e rotolò sul fianco, esamine.
-Ti ho… Ti ho già detto che mi dispiace- ripeté, ma lui strinse forte le labbra l’una contro l’altra. Si sentiva furibondo.
-Non me ne faccio niente del tuo dispiacere. E non darmi del tu, ragazzina, sono Lord Voldemort, non una tua amica! Crucio!-
Bellatrix questa volta urlò di dolore. Non ce la faceva più, gli afferrò forte la caviglia e gliela strinse disperatamente, quasi a supplicarlo di smettere, perché sentiva che ormai le scariche le stavano andando al cervello, non sarebbe sopravvissuta un altro minuto… E infatti la tortura finalmente cessò, veloce come era arrivata. Bellatrix rimase tramortita a terra, con le mani ancora strette alla sua caviglia destra, la fronte premuta contro la punta della sua scarpa.
-A quanto pare, prendertela con questo mezzosangue non è stata una buona idea- sentì la sua voce sarcastica, ovattata, come se provenisse da lontano -E pensa che ci sono andato così piano che ti ho sfiorato a stento-
“Cosa!?”
Bellatrix non volle credergli. Non poteva essere vero.
I suoi occhi rossi però mandavano bagliori nel buio, non aveva mai visto degli occhi così, non potevano appartenere a una persona normale, ordinaria.
E nemmeno quel potere magico oscuro era ordinario. Lentamente, Bella riprese possesso del proprio corpo. Cercò di puntellarsi sui gomiti, ma perfino quel semplice gesto le risultava difficoltoso.
-Alzati in piedi- sentì la sua voce ordinarle, spazientita -Ora-
Bellatrix ci riprovò, solo che questa volta, inaspettatamente, il mago oscuro accompagnò i suoi movimenti con la magia e la sollevò con una facilità disarmante, senza nemmeno muovere un dito.
Voldemort notò compiaciuto che la ragazza aveva finalmente cambiato espressione. Non c'era più traccia di quell'arroganza altera e sprezzante in quei bei lineamenti, era solo incredula e molto scossa.
-Sei troppo impulsiva- le disse con tono discorsivo, come se tra loro non fosse successo niente -Non ragioni prima di agire e questo ti creerà molti problemi. Attaccare qualcuno più forte di te non è un atto eroico, è solo un gesto stupido-
-Non avevo mai conosciuto nessuno più forte di me- cercò di giustificarsi lei, ed era sincera.
-E invece ora hai conosciuto me. Mi dispiace per il tuo primato- le rispose lui, rivolgendole un bel sorriso che la colpì diretta allo stomaco.
-Ma com’è possibile?- gli chiese, per la prima volta in vita sua interessata e incuriosita da qualcuno che non fosse lei stessa -Come fai… Fate a essere così… Così...-
Potente, terrificante, straordinario.
Voldemort le rivolse un’occhiata eloquente -Le arti oscure mi appartengono, sono diventato tutt’uno con esse e il mio viso, quello che vedi ora e che ti ha tanto inorridito, ne è una chiara prova. Tuttavia..-
-Non mi ha inorridito- lo interruppe subito Bellatrix.
-Tuttavia- continuò lui -È un vero peccato che io sia un Mezzosangue, perché avrei potuto insegnarti tutto-
Bella dischiuse le labbra.
-D'altra parte, sarebbe imperdonabile da parte mia oltraggiare una strega Purosangue della tua levatura con la mia sola presenza- continuò con un sorriso furbesco. Lei assottigliò lo sguardo, confusa.
-Mi state prendendo in giro?-
-No! Non oserei mai!-
Due fossette comparvero nelle guance di Bellatrix.
Parlarono per altri brevi minuti ma quando Voldemort decise di andarsene, Bellatrix, senza apparente motivo, si sentì prendere dall’ansia.
-Aspettate!- lo chiamò, stando ben attenta a dargli del voi.
Voldemort si voltò, lei esitò e si sentì arrossire.
-Non…- si schiarì la voce, tesa -Non… Non avete liberato l’elfa, signore-
-Giusto, hai ragione- concordò lui, e con un solo cenno della mano troncò brutalmente l’osso del collo di quella povera creatura -Ecco fatto- le sorrise perfido.
Bellatrix lo guardò andarsene, turbata e sopraffatta.


Tre ore dopo


Bellatrix era in camera sua di fronte allo specchio, pallida e tesa.
Non aveva più mal di testa e i dolori per le maledizioni erano spariti del tutto, in compenso si sentiva molto turbata.
Erano passate solo tre ore e anche se era notte inoltrata, continuava a pensare a lui e non riusciva a dormire. Purtroppo o per fortuna, nemmeno Andromeda dormiva, visto che aveva pensato bene di sgusciare dentro la sua camera.
-Nostra madre non ti rivolgerà più la parola. Perché devi essere sempre così attaccabrighe?-
-Non ho voglia di parlarne- le rispose Bellatrix, nervosa -Lasciami in pace-
-Potevi restare a cena- constatò Andromeda, maldisposta -E poi, appena ti sei alzata, si è alzato anche il mago oscuro-
Bellatrix si sentì arrossire. Si pettinò i capelli rigidamente, cercando di non far trapelare alcun indizio del suo nervosismo.
-Ah, davvero?- chiese, fingendosi sorpresa.
-Sì…- borbottò la sorella, preoccupata -Bella? Non ti ha seguito, vero?-
-No- mentì subito Bellatrix, voltandosi di scatto -No, certo che no. Perché me lo chiedi?-
-Beh, ha passato tutta la serata a fissarti-
Bellatrix deglutì, una nuova, piacevole ansia a comprimerle lo stomaco.
-Sul serio?- chiese con un filo di voce. Sua sorella la guardò con evidente scetticismo. Bellatrix non era esattamente il tipo che non si accorgeva di queste attenzioni.
-Perché, vorresti dirmi che non te ne sei accorta?-
-Sì, mi è parso di sì- le rispose rigidamente -Ho solo fatto finta di niente-
-Odio i vecchi che fanno così- disse Andromeda -Che ti guardano come se volessero spogliarti-
Bella si schiarì la voce -Beh, non è vecchio…-
-Avrà l’età di nostro padre- replicò Andromeda, perplessa -Certo che lo è-
Bellatrix non replicò. Ripose la spazzola e si guardò allo specchio. Aveva le pupille dilatate, le mani energiche e tremanti, il cuore non aveva ancora smesso di batterle forsennatamente. Ma non lo dava a vedere, sembrava squisitamente tranquilla.
-Dai, torno in camera mia- la salutò Andromeda, alzandosi dal letto -Hai mica visto Yuna? È tutta la sera che la cerco-
-No- rispose Bellatrix, guardando se stessa allo specchio -Non l’ho vista-
Andromeda assottigliò lo sguardo, sospettosa. Sua sorella si stava comportando in modo molto strano.
-D’accordo…- borbottò -Ti saluto, Bellatrix. Buonanotte-
-Buonanotte- rispose rigidamente lei, continuando a fissarsi.
E come costei se ne fu andata, Bellatrix si alzò subito in piedi e si guardò intorno, in preda all’ansia.
La sua stanza era improvvisamente diventata minacciosa. Aleggiava un silenzio immobile e inquietante, pregno di gelo e magia oscura. Strinse forte la bacchetta nella destra e si fece coraggio. Lei era Bellatrix Black, dopotutto, non certo una povera sprovveduta.
Ogni fibra del suo corpo smaniava dall’agitazione, tutti i suoi muscoli erano tesi, sia per la paura che per il desiderio. Percepiva il gelo energico della magia oscura sulla pelle d’oca, sugli occhi e sulle mani. Era come trovarsi al centro di un campo magnetico.
Eppure non c’era niente nella sua camera. Tutto sembrava normale.
Istintivamente, si portò una mano tra le cosce e chiuse gli occhi. Non si era mai sentita così viva in tutta la sua vita.


 
***



Come volevasi dimostrare, la ragazza era tornata da lui.
Voldemort non aveva avuto poi molti dubbi. Certo, non aveva mai incontrato una strega come lei, e non aveva nemmeno coltivato la speranza di incontrarla. Era stata una piacevole sorpresa.
L’idea di farsi accompagnare da una strega oscura gli era parsa più romantica che utile, e visto che aborriva ogni vaga forma di romanticismo, aveva stroncato il pensiero sul nascere.
Ma ora era diverso, quella ragazza dotata e bellissima aveva reso tutto più accattivante e meno romantico. E poi era reattiva e sensibile alla magia oscura, come se la percepisse e riconoscesse da lontano. Imparava in fretta e pareva che niente potesse scandalizzarla o spaventarla.
Solo che stava per sposarsi con quel ragazzo Purosangue di una famiglia molto ricca, a lui nota. Il padre del ragazzo era un Mangiamorte e anche il ragazzo stesso, Rodolphus, nutriva questa ambizione.
Non che la cosa lo sfiorasse, d’altronde Bella era una Purosangue ed era anche giusto che si sposasse con un uomo come Lestrange. Però non riusciva nemmeno a sentirsi del tutto indifferente.
Dopotutto, Bellatrix era sua. E se non l’aveva ancora toccata, malgrado i suoi maldestri tentativi di avvicinarlo, non l’aveva certo fatto per fare un favore a Rodolphus Lestrange.
No, voleva farla pagare a lei per come lo aveva oltraggiato all'inizio della loro conoscenza, e visto che la stupidina si era inaspettatamente innamorata, fingere di ignorarla stava diventando una punizione esemplare. E infatti Voldemort ricambiava i suoi sguardi caldi con la più gelida e distaccata indifferenza e non assecondava i suoi timidi approcci, e se questo poteva essere frustrante da un lato, era gratificante e molto divertente dall’altro.
Le vide seduta per terra, i capelli leonini e lucidi erano sciolti e molto lunghi. Voldemort pensò che avrebbe potuto averla lì, ora, nel bosco. Lei ci sarebbe stata. E dire che l’aveva chiamato Mezzosangue solo due mesi prima.
-Sei qui-
-Maestro- esclamò subito Bellatrix, alzandosi in piedi con un bel sorriso. Quanti sorrisoni gli elargiva, Voldemort ormai non ci faceva più caso.
-Guardate, ho trovato la radice di asfodelo- gli mostrò orgogliosa un arbusto, sperando sempre in un plauso da parte sua. Ma Voldemort non disse proprio niente, si limitò a guardarla.
-Potrei usarla per preparare il Distillato della Morte Vivente e metterlo nel tè di Rodolphus Lestrange- aggiunse, lanciandogli un sguardo speranzoso.
-Non fare la sciocca- le rispose invece Voldemort -È un tuo precipuo dovere sposarlo e assicurare alle vostre famiglie una progenie-
-Ma io non voglio sposarlo!- gli disse Bellatrix, fermandosi a guardarlo -Voi non lo conoscete, lui è un vero… Un vero porco- continuò, facendolo sorridere -La sola idea di toccarlo basta per farmi venire la nausea-
-E tu non farlo, lascia che sia lui a toccare te- le rispose lui, freddamente.
Bellatrix lo guardò negli occhi come a volerlo supplicare, come se lui da solo potesse salvarla da un destino infame e inesorabile.
-Oh, via, Bella- aggiunse Tom, divertito -Non guardarmi con quegli occhioni-
-Non potete ucciderlo voi?- lo supplicò, trattenendo l’impulso di mettersi in ginocchio.
-Ucciderlo?- ripeté Voldemort, con un sorriso beffardo -Ma che idea scellerata…-
Bellatrix allora gli impugnò la veste con entrambe le mani -Maestro, vi prego, vi scongiuro-
-Basta, adesso-
Gli occhi della ragazza si inumidirono di lacrime, abbassò lo sguardo e lo lasciò andare. Ma non volle desistere.
-Potete almeno venire anche voi la prima notte di nozze?- gli chiese, speranzosa ma disperata.
-A fare cosa?- le chiese, stupito -A guardarlo mentre si bea di te?-
"A prendere il suo posto" pensò Bellatrix, ma senza osare dirlo.
-Io farò finta che ci sarete- gli sorrise Bellatrix -Mi rassicura immensamente l’idea che ci siate anche voi-
-Sei patetica e ridicola-

 

***



Il giorno del matrimonio fu un vero schifo e Bellatrix non aveva fatto nulla per nasconderlo. Aveva tenuto un’espressione cupa e arrabbiata per tutto il tempo, e non aveva degnato di un solo sguardo lo sposo. Continuava a guardare gli ospiti, nella speranza di scorgerne uno in particolare. Tutti si scambiavano sorrisi ipocriti e patetiche effusioni, e l’unico che sembrava sincero in quell’accozzaglia di sconosciuti era suo cugino Sirius, che era maldisposto e non faceva nulla per nasconderlo.
Lestrange invece sembrava contento e Bellatrix avvertiva spesso il suo sguardo soddisfatto soffermarsi su di sè. Lui aveva cercato un paio di volte di parlarle, ma Bella si era voltata dall’altra parte e l’aveva bellamente ignorato. Sua madre la fulminava con lo sguardo e continuava a farle segno di sorridere, ma lei in risposta si faceva ancora più cupa e indignata. Il suo sguardo era così nero e dardeggiante che metteva in soggezione gli ospiti, i quali non ebbero il coraggio di andare a salutarla e congratularsi.
Andromeda invece era mortificata per lei e si era talmente distanziata da Rabastan, suo vicino di posto, da essersi quasi seduta sulla poltroncina dell’elegantissima Narcissa, la quale si limitava a squadrare gli ospiti dall’alto al basso con una smorfia sprezzante.
Le due sorelle la salutarono e le sorrisero ma Bellatrix rispose al loro saluto molto faticosamente.
Non si era mai sentita così triste e depressa in vita sua, quella storia del matrimonio sembrava un incubo diventato realtà. Non riusciva a trovare una via d’uscita, ormai il danno era fatto.
Ma poi vide qualcuno che le risollevò immediatamente il morale.
Lord Voldemort si stava avvicinando con quel suo incedere elegante e silenzioso. Non voleva dare nell’occhio, eppure spiccava in mezzo alla folla e la folla lo fissava senza dire una parola. Molti lo salutavano timidamente, altri invece si allontanavano e parlottavano tra di loro.
“Ma è vero quello che si dice?”
“Ma è davvero lui?”
“Ma è pericoloso?”
Non gli fu difficile raggiungere gli sposi per congratularsi. Rodolphus Lestrange si alzò subito in piedi con un sorriso cerimonioso.
-Mon Seigneur-
-Félicitations- gli rispose in francese, e poi guardò Bellatrix -Madame Lestrange-
Lei gli sorrise e appoggiò la mano sopra la sua -Ho detto sì a voi- gli sussurrò in inglese, gli occhi truccati di madreperla si fecero lucidi -Ho pensato solo a voi per tutto il tempo-
Rodolphus li guardò con le sopracciglia corrugate, senza capire.
Voldemort fece finta di niente, sorrise a Lestrange e andò a sedersi vicino a chi, era certo, non gli avrebbe rivolto la parola: il ragazzino di nome Sirius, che era solo e in disparte. Solo che arrivarono subito molti uomini ad accerchiarlo, come se temessero che lasciarlo solo fosse una mancanza di rispetto.
Bellatrix lo guardò per tutto il tempo, fino a quando, ormai a notte inoltrata, gli invitati presero a smaterializzarsi.
-Verrete, vero? Vi prego, ditemi che verrete- fu il saluto che gli rivolse Bellatrix, disperata.
-Taci, sciocca- le sibilò tra i denti, attento a non farsi sentire.
Voldemort salutò gli altri e il momento in cui lo vide smaterializzarsi via, fu per Bellatrix il peggiore della giornata. Doveva fare dei respiri profondi per non scoppiare in lacrime davanti a tutti, doveva fare appello a tutta la sua forza interiore.
Quando poi tutti si furono ritirati e lei rimase sola con Rodolphus, iniziò il vero calvario. Erano le tre del mattino e lei aveva la bacchetta stretta in mano, la impugnava talmente forte sotto alle lenzuola che le nocche le erano diventate bianche.
“Ucciderlo” pensava. Avrebbe potuto ucciderlo senza alcuno sforzo, solo che la colpa di quell’omicidio sarebbe ricaduta indiscutibilmente su di lei. Come poteva farlo passare per un tragico incidente, soprattutto quando si sapeva che il loro matrimonio era combinato? No, non poteva.
Fuggire?
Bellatrix sentì la porta chiudersi e rabbrividì.
Eccolo.
Lestrange era nudo, con un’erezione pronta e minacciosa, e si stava avvicinando verso il letto. A stento si erano scambiati due parole, lui parlava solo francese.
Bellatrix decise di fissare il soffitto. Una rabbia intensa le bruciò l’animo, dunque doveva farsi stuprare da questo sconosciuto.
Poi pensò a un altro uomo in particolare e le venne da piangere. Lei, che non piange mai.
Il materasso si abbassò sotto il peso dello sconosciuto e le sue mani le tolsero la coperta di dosso. Bella lo sentì mormorare qualcosa in francese, ma non gli rispose, altrimenti lo avrebbe mandato come minimo all’inferno. Continuò a guardare sul soffitto, ma non appena sentì le mani di lui su di sé, se le scrollò istintivamente di dosso e cercò di allontanarsi, ma quel tizio la baciò in bocca. Lei fece una smorfia disgustata e serrò le labbra, guardando disperatamente verso la finestra, come se Voldemort avesse potuto scivolare dentro da un momento all’altro.
La bacchetta aveva iniziato a bruciarle tra le mani.
Lestrange si era messo a cavalcioni su di lei e le mormorava qualcosa all’orecchio, le sue mani vagavano in punti intimi del suo corpo dove lei non avrebbe mai voluto la toccassero.
Serrò forte gli occhi, disperata, ma non appena sentì le sue mani insinuarsi sotto le sue mutandine, accadde qualcosa di strano. Il peso di Lestrange sopra al suo corpo era improvvisamente scomparso e l'istante successivo Bellatrix udì un tonfo sordo. Aprì gli occhi e vide che il tonfo lo aveva provocato Lestrange stesso, che era stato scagliato contro la porta così forte da scardinarla. Bellatrix si alzò subito in piedi e guardò incredula il corpo nudo e tramortito di suo marito a terra, la fronte gli sanguinava leggermente.
Fece per piegarsi su di lui, ma ecco che due mani forti e possessive le cinsero i fianchi nudi.
Bellatrix trasalì di gioia.
-Credevi davvero che ti avrei lasciato a lui?- sentì la sua voce preferita sussurrarle nell’orecchio -Credevi che gli avrei permesso di metterti le mani addosso, di perforare il tuo corpo giovane e illibato?-
Delle lacrime di gioia le rigarono il viso, perché sì, Bella lo aveva creduto. Si voltò per baciarlo in bocca, ma Voldemort la condusse subito verso al letto.
-Siete qui- esclamò, accecata dalla felicità -Siete qui-
-Sono qui. Per tua fortuna non avevo niente di meglio da fare-
Bella gli sorrise dolcemente e riuscì a baciarlo, ma lui si staccò subito.
-Mi baci in bocca, perfino-
Lei lo baciò di nuovo -Vi bacerei ovunque-
-Ma non ero un Mezzosangue?-
-Maestro, vi prego, basta- lo supplicò lei, sorridendo.
L’ansia e il senso di impotenza che aveva provato a causa di Lestrange erano svanite del tutto. Adesso c’era solo la gioia immensa di stare con l’uomo che amava più della sua vita e il senso di protezione e sicurezza che lui le trasmetteva.
Bellatrix lo trascinò sul letto con sé e con la coda dell’occhio vide il corpo del povero Rodolphus esanime sul pavimento. Sorrise beata, sentendosi felice e potente come mai in vita sua.
Sentì il suo viso abbassarsi sui suoi seni, le sue mani accarezzarle i fianchi e poi le cosce in un modo che Lestrange non avrebbe mai, mai potuto eguagliare. Lasciò cadere la bacchetta a terra, non le serviva più.
-Non ti si addice bianco- lo sentì dire, visto che il suo completo intimo era tradizionalmente nuziale, bianco e pieno di ridicoli pizzi.
Bellatrix gli sorrise -Mi hanno costretto-
-Impara questa lezione, Bella. Nessuno tranne me può costringerti a fare qualcosa. Tu devi obbedire solo a me. E quindi, se non vuoi che il tuo novello sposino ti tocchi, schiantalo. Torturalo. Castralo, se necessario, fagli quello che vuoi. E se lui si ribella in modo eccessivamente vigoroso, chiamami. Ci penserò io-
-Sembrate geloso-
-Lo sono- le rispose, facendola sorridere in modo raggiante -Tu sei mia-
Bellatrix si chiese quante persone avessero fatto l’amore con qualcun altro la prima notte di nozze, ma poi si corresse. Lei era con l’uomo giusto, colui che il suo cuore e la sua anima avevano sposato sul serio.
E poco importava se era un Mezzosangue, lui era Lord Voldemort e lei lo avrebbe amato per sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, e nemmeno la morte l’avrebbe separata da lui.
E guai a chi l’avrebbe chiamato Mezzosangue un’altra volta.













Note
Ed eccoci qui!
Sappiate che è stato molto difficile scrivere questa storia, soprattutto immaginarsi la reazione di Voldemort di fornte agli insulti di Bellatrix. Quello dello status di sangue è un tasto molto dolente per lui, ma ho pensato che lo considerasse (erroneamente) una trauma superato, visto che non si riteneva più Tom Riddle ma un'altra persona, un mago oscuro potente, Purosangue e diretto erede di Serpeverde. E infatti il fatto di mostrare a Bella il suo vero volto è stato come un modo inconscio per difendersi e farle capire che in realtà era tutta un'altra persona, e che persona. Perché stando ai libri, Voldemort aveva il viso deturpato già dagli anni 70, quindi Bella, in teoria, non lo ha mai visto affascinante come era da giovane, anche se comunque non credo che fosse terribile e serpentino come nel post IV libro. Sul fatto che si rendesse meno "mostruoso" per amicarsi le persone, questa è una mia libera interpretazione.
Spero davvero che vi sia piaciuta e che il cambiamento di idea di Bella sia stato credibile.
A presto e grazie in anticipo per avere letto,
Ecate







*Contenuti speciali...

 
Quando l’indomani mattina Rodolphus si svegliò con un mal di testa lancinante, si trovò per terra, nudo come un verme e ferito.
-Bonjour, mon tresor-
Sentì la voce allegra di sua moglie.
-Cosa successo?- le chiese in un inglese maccheronico, tastandosi la testa dolorante -Mi sento quasi movto-
Bellatrix si voltò verso di lui e gli sorrise -Io mi sento così viva, invece!-

 

   
 
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