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Autore: Sophie_Wendigo    09/05/2020    3 recensioni
- Lei, da bambina, di nascosto, leggeva storie di mare, di assalti, di tesori, di pirati, e si sentiva più viva che mai. -
.
Una elaborazione del personaggio di Elizabeth Swann, con il pretesto dei vuoti fra film e fra scene originali, ma con un (grosso) pizzico di Sparrabeth :D
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Jack Sparrow
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Jack si alzò di scatto, in un eccesso di energia che prese Elizabeth del tutto alla sprovvista.
“Seguimi.” Disse lanciando un pugno di monete sul tavolo, per poi puntare dritto verso la soglia, senza lasciarle il tempo di controbattere. Perché voleva, controbattere, dopo quella catena di pensieri vedeva in lui tutto ciò che non avrebbe mai potuto avere, e ingenuamente non voleva peggiorare la sua situazione passandoci altro tempo insieme. 
Ma questa parte di sé, quella più assennata, era in netta minoranza adesso, in una battaglia persa contro un boccale di porto e la piratessa che era in lei.
Buttò giù l’ultimo sorso di vino, che sembrò ricordarle che aveva il permesso di sentirsi leggera e disinibita, quindi si alzò tanto goffamente da far cadere all’indietro il suo sgabello, e quando capì che nessuno intorno ci fece troppo caso, si gettò all’inseguimento del pirata.
Aveva compreso il suo destino, che l’aspettava all’alba della mattina seguente, e fino ad allora si sarebbe concessa di non pensare. Per quella sera, per l’ultima volta e forse anche per la prima, avrebbe seguito solo l’istinto.
Si soffermò sulla soglia, i sensi insieme rallentati e acuiti dall’alcol, col mondo che per un istante aveva preso a volteggiarle attorno, e il tempo che sembrava giocare con lei, dilatandosi placidamente per poi contrarsi a velocità folle. Con lo sguardo cercò Jack, e lo trovò infondo alla strada, incorniciato fra un vecchio albero maestro spezzato e la chiglia di un’altra nave-taverna. Per un attimo le sembrò di sognare, i contorni che perdevano di consistenza, i colori che sfumavano l’un con l’altro regalandole una sensazione di calma assoluta. Subito si riscosse da quel torpore e lo raggiunse a passo svelto. Sogno o realtà, che differenza faceva per quella notte?
“Per di qua.” Il pirata scivolò in un vicolo angusto celato dall’albero maestro, le spalle che fregavano su entrambe le pareti, buio eccezion fatta per le uniche luci che di tanto in tanto filtravano dal legno rovinato, che apriva scorci su camere private, osterie e bordelli.
Elizabeth seguiva la sua schiena come ipnotizzata, salivano e scendevano su scale improvvisate, passavano per strade principali ma soprattutto per anfratti, i vestiti che le s’impigliavano nel legno, incespicando sui detriti nel buio fitto, mentre Jack sembrava volare fra quei vicoli.
Camminarono per un tempo che non riuscì bene a definire, e tanto era stato intricato il percorso che non avrebbe neppure saputo dire se fossero saliti o scesi in altezza rispetto al The Drunken Lady.
Di certo però, quel cammino le aveva regalato alcuni scorci della Baia dei Relitti che in non molti potevano vantarsi di aver visto. 
Era un labirinto umido e appiccicoso, fatto di legno e salsedine, un’intricatissima orditura di chiglie, alberi, vele, assi, sartie, nelle posizioni più disparate, talvolta incastrate l’un l’altra in un abbraccio inspiegabile, oppure in bilico in un equilibrio perfetto che toglieva il fiato.
Ben presto le voci attorno a loro, lingue e accenti diversi che si accavallavano frenetici, iniziarono a scemare, sempre più ovattati e distanti, forse perché era notte fonda e molti si stavano coricando, o forse perché si stavano addentrando sempre più nel ventre di quella selva di relitti.
Avevano lasciato l’ultimo vicolo degno di quel nome da tempo, e per minuti interi camminarono nel buio più totale, stretti nell’abbraccio soffocante del legno. 
Senza esitazioni Jack avanzava a passo svelto, non aprirono bocca per tutto il tempo, non gli chiese mai spiegazioni, semplicemente seguì il rumore dei suoi passi che rimbalzava fra le anguste pareti di legno, talvolta aggrappandosi ad una piega della sua camicia per evitare di cadere o per chiedergli di rallentare.
D’un tratto, in un punto imprecisato, il pirata si fermò. Si voltò verso di lei, che aveva le mani ancora protese in avanti per aiutarsi nell’oscurità, e che adesso si ritrovarono a sfiorare il suo addome, poteva sentire il suo respiro ad un soffio da sé, leggermente alterato dal cammino, con una spiccata nota dolciastra di vino e rum che si spandeva attorno. Celata dal buio, si concesse di sorridere e godere dell’effetto che le faceva averlo così vicino.
“Benvenuta nel cuore della Baia dei Relitti.” Le miagolò sul volto, poi tese un braccio nel nero pece dietro di sé, aprendovi come per magia una ferita luminosa. 
Uno spesso strato di vecchie vele si aprì al suo tocco, lasciando filtrare la luce nello stretto anfratto, e permettendo ad Elizabeth di gettare un primo sguardo aldilà. 
La luce era pallida e piacevole, le bastò un istante per abituarvisi e mettere a fuoco l’interno di quella che inizialmente le sembrò solo l’ennesima nave in rovina, che per altro pareva molto più piccola delle altre che aveva visto. 
Mosse un primo passo verso la luce, scivolando sul corpo di Jack, e si ritrovò dentro. 
La bocca le si spalancò per la meraviglia.
Era una piccola nave, stretta e lunga, capovolta. Il ponte, che era sopra la sua testa, era aperto da un grande squarcio, oltre il quale una miriade di relitti si avvolgeva verso l’alto, incorniciando alla sommità solo uno stralcio di cielo stellato, da lì filtrava tenue la luce, che faceva brillare di una strana luminescenza quel legno, come tramutato in pietra, cristallizzato dal tempo.
“Avevo sentito dire che le prime navi posate sulla baia erano greche e romane, ma non pensavo che…” La voce che le tremava per l’emozione, si voltò un istante verso Jack, che aveva fatto un passo all’interno lasciando ricadere le vele dietro di sé, per poi subito tornare a guardarsi avidamente intorno. 
Sul fondo, qualcosa catturò la sua attenzione, e mentre si avvicinava, dalla penombra pian piano emergeva una figura appesa in alto sul ponte. 
“Conosci la storia della regina Teuta d’Illiria?” Domandò il pirata a voce alta, e il respiro le fuggì di nuovo dal petto. 
Sembrava una statua malamente sbozzata, i tratti del volto e i dettagli del corpo nascosti sotto una colata di metallo sporco e ossidato, le caviglie che si fondevano saldamente al ponte in alto sopra la testa di Elizabeth, le braccia appena distaccate dal busto, le mani aperte da cui sembravano scorrere contro gravità gocce di oro fuso.
“La Regina Pirata.” Sussurrò, mentre le immagini di quella lontana notte alla bettola del porto, quando era ancora una bambina nella sua Port Royal, si sovrapponevano al volto di Teuta capovolto di fronte a sé. La storia era stata sepolta nella sua memoria col tempo, etichettata come leggenda, ma la ricordava perfettamente, così come quel misterioso ragazzo che la raccontò… “Eri tu, non è vero?” Quell’idea le trafisse la mente con una forza tale che non riuscì a trattenere le parole. 
Si girò verso di lui, che adesso era in piedi sotto lo squarcio nel ponte, un sorriso aperto sul volto, con i denti dorati che rilucevano sotto la timida luce delle stelle.
“Buffo, eh? Il cerchio si chiude, Gioia.”
Adesso le sembrava talmente ovvio che quasi si sentì stupida per non averlo capito prima.
Il cerchio si stava davvero chiudendo attorno a loro due, e forse proprio il destino li aveva fatti arrivare lì, adesso, nel cuore della Baia dei Relitti, l’uno di fronte all’altra.

- Forse il destino è crudele. - Pensò Elizabeth, poi si fece coraggio, e iniziò.

“Sai Jack, ho seguito il tuo consiglio, ho fatto la mia scelta.” Era serena, gli occhi puntati nei suoi, e iniziò a muovere un passo dopo l’altro verso di lui, lentamente. “Domani, dopo la battaglia, io e Will torneremo a Port Royal. Ci sposeremo, presto metteremo su famiglia, e probabilmente prenderò il posto di mio padre. E sarò felice, perché è quello che ho sempre desiderato.” Ora erano entrambi sotto la luce delle stelle.
“Ma?” La imbeccò Jack, che non aveva ancora smesso di sogghignare. Non le aveva staccato gli occhi di dosso per un attimo, e in quello sguardo si sentiva come riconosciuta.
“Ma adesso so che ad una parte di me mancherà tutto questo, e non me ne vergogno più.” Un altro passo. “E mi mancherai per sempre tu, Jack. Perché sei tutto ciò che sto scegliendo di non avere: andare per mare, vivere grandiose avventure, essere un pirata in mezzo ad altri pirati. Essere libera.” Le parole le scivolavano fuori dalla bocca, con un sorriso indecifrabile a colorarle il viso. Un ultimo passo, e gli fu pericolosamente vicina. “Quindi grazie, Jack. Per avermi portato qui, e per avermi permesso di creare dei bei ricordi per quando mi mancherà tutto questo.” Gli soffiò sulle labbra le ultime parole, perché moriva dalla voglia di farlo, e perché avrebbe strappato fino all’ultimo secondo di quell’ultima notte che le restava per essere libera.
“Potrei lasciarti ricordi molto migliori di questo, sai?” Il pirata le passò il braccio sinistro attorno alla vita sottile, chiudendo le dita attorno alla stoffa della camicia sulla sua schiena.
“Oh, Signor Sparrow, non credo che sia appropriato rivolgersi in tal modo ad una signorina.” Commentò sarcastica, inarcando la schiena al suo tocco, e facendo avvicinare ancor di più le loro labbra in quel gioco straziante che aveva da sempre catturato entrambi.
“Ad una Piratessa, sì.” Con il dorso delle dita le sfiorò il collo, e con le labbra sfiorò appena le sue. “Ma come avete detto, Miss Swann, avete fatto una scelta.” Quindi con un ghigno allentò la presa su di lei e si allontanò. “Vorrà dire che sarò un pirata gentiluomo, e non vi rovinerò in vista del matrimonio col vostro adorato traditore, o quello che è.” 
Elizabeth si leccò le labbra d’istinto, mal trattenendo uno sbuffo divertito, avrebbe giocato a quel gioco all’infinito.
“Torniamo indietro.” Disse l’altro dopo essersi teatralmente arricciato i baffi.
“Torniamo indietro.”
  
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