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Autore: Striginae    09/05/2020    8 recensioni
Il racconto di un ultimo crimine, ambientato intorno al 1980.
Genere: Dark, Introspettivo, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nella gabbia


«Quando la incontrai i piedi le affondavano nel suo stesso vomito.
Era curva su se stessa, vestita di stracci e puzzava di rancido. Non riuscivo a vedere i suoi occhi perché i capelli le nascondevano il viso. Anche i suoi capelli erano sconci, come lei. Stopposi, unti e radi. Sicuramente con i pidocchi.

Era perfetta, perché a nessuno importa che fine fanno i reietti come lei.

Non so il suo nome, non glielo chiesi. Le offrii una bottiglia di alcol purissimo e qualcosa da mangiare. Lei in cambio doveva seguirmi e oltre al pasto avrei aggiunto anche del denaro.

Accettò.
 
A ripensarci, credo che avesse incontrato molti altri che come me le proponevano il medesimo accordo… oppure era talmente alcolizzata da non rendersi conto di ciò che le accadeva attorno.
Mi seguì senza dire nulla e come promesso le diedi da mangiare.

Si rimpinzava rumorosamente, masticava a bocca aperta, le mancava qualche dente e sbavava nella foga di ingozzarsi. Più la guardavo e più la trovavo simile ad una cagna rognosa. D’improvviso, mi venne voglia di prendere a calci quel viscido sacco di pulci camuffato da donna.

Tutto ciò che avvenne dopo durò un attimo.
O forse ore.  
Non lo so.

Nell’amplesso lei rideva di me, per la mia mancanza di virilità e rideva, rideva, rideva. Non la sopportavo più, le sue risate mi facevano ammattire, mi rimbombavano nella orecchie e nella mente e non volevano andarsene più.
Nel delirio credo di essere diventato cieco perché non vidi più niente, ma la udivo ancora ridere.


La sua risata continuò a tormentarmi persino quando non si mosse più.


Quando mi tornò la vista, scorsi i suoi occhi per la prima volta.
Azzurri come il cielo della più limpida giornata estiva priva di vento.
Fissi e immobili.

Li amai.
Mi piacquero talmente tanto che li cavai e li portai con me.

Se solo li avessi visti prima, mi sarei innamorato.

Neanche una delle altre venti puttane che mi presero in giro prima di lei, nessuna, ebbe mai degli occhi così belli.»



Fu il suono del legnoso martelletto del giudice a riportare l’ordine in aula. Poco dopo, la sentenza arrivò distintamente oltre le sbarre della gabbia tribunalesca.




«Condannatelo alla sedia elettrica.»






Note finali
Salve!  
E' la prima volta che scrivo in questa sezione, spero di non aver del tutto toppato. Questa storia è nata principalmente perché volevo sperimentare e uscire dalla mia comfort-zone dato che solitamente mi dedico a generi più leggeri e possiamo dire che sia un piccolo esperimento.  
Sono stata indecisa fino alla fine sul rating, se fosse necessario alzarlo non esitiate a farmelo presente. 
Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fin qui,
a presto!
   
 
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