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Autore: _Niente_Paura_    09/05/2020    1 recensioni
Nico Robin dopo aver trovato l'ultimo Pone Glyph, si trova a fare i conti con l'uomo che l'ha perseguitata nei suoi incubi, insieme al simpaticissimo Kuzan.
Successivamente, in seguito ad un dialogo avvenuto con Akainu, la donna troverà qualcosa che le farà trovare il coraggio di perdonare.
Secondo posto al contest mother's day indetto da Laila_Dalh
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Nico Olvia, Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perdono



Le macerie si disperdevano in aria, il fuoco tingeva d'arancio il mare. Ad un tratto le narici degli spettatori s'inondarono di fumo misto all'odore acre della carne umana bruciata.
Gli occhi increduli sbarrati, mentre le bocche incerte sull'articolare qualcosa. Solo Kuzan riuscì distintamente a mormorare a denti stretti
-Quel folle.-
Quindi, quando Nico Robin ebbe la certezza di star di fronte all'uomo responsabile di quell'inferno, stentava a crederci.
Era alto, imponente e statuario. Sembrava non aver la minima compassione per lei, ma molto probabilmente neanche per tutto il genere umano.
Per quale motivo s'era arruolato in marina un tale omicida?
Nico Robin dal canto suo cercò di prendere coraggio, premendo la schiena contro l'ultimo Pone Gliph. Come a volerlo proteggere da una minaccia incombente.
-Così ti vedo da vicino, Nico Robin.- Mormorò il marine con una voce cavernosa.
Non aprì bocca la donna, a stento riusciva a reggere lo sguardo dell'uomo con il pizzetto.
-Ne è passato di tempo dall'ultima volta che siamo stati nello stesso posto. Ero convinto che ci saremmo visti sul patibolo.- Deglutì la donna, tralasciando trasparire un visibile timore verso l'uomo, il quale di rimando fece una smorfia compiaciuta.
-Non sono intenzionato ad ucciderti.- Rispose all'espressione contrita della donna, la quale non fu affatto sollevata.
-Lasciandoti andare via, Kuzan ha lanciato la chiave per le armi ancestrali in una tana di lupi.- Sospirò l'uomo, con aria seriamente preoccupata.
-Per quanto si dica di me, io ho sempre messo il bene comune davanti qualsiasi cosa. Pure della mia immagine.- Tirò un'ampia boccata di fumo dal sigaro, delle vene rossastre si spegnevano flebilmente. Aprì la bocca leggermente, lasciando scappare una sinuosa e curvilinea linea di fumo.
-Vorrei sapere ora da te, ne è valsa la pena?- Si volse verso la donna, crucciando le sopracciglia con aria assai severa. D'altro canto la donna cercò d'indietreggiare con la testa, come a sfuggire dal raggio d'azione dell'uomo così tanto temuto, il quale risiedeva negli incubi più reconditi e scuri.
-Mi spiego meglio. Morire per svelare quel mistero, abbandonare i propri figli, per scoprire la verità. Ne è valsa la pena.- Inclinò la testa quando vide la donna che sembrò essere assai risentita.
-Mia madre non mi ha abbandonata! Non si è potuta occupare di me perchè voi l'avete uccisa!-
-Di fatto ti ha lasciata su quell'isola per tutto il tempo. Quando abbiamo catturato Nico Olvia, non c'era alcuna bambina.- Sbuffò vistosamente l'uomo.
-L'ultima volta che ho intrapreso un discorso del genere quel ragazzino ci è finito secco. Vedi di mantenere la calma, ti ricordo che non ho alcuna motivazione nell'ucciderti qui.-
Anche se con stizza, Nico Robin sembrò calmarsi.
-Ecco.- Sottolineò Sakazuki tirando un'altra boccata di fumo.
-Se ne è valsa la pena dici?- Se la ride, come a sottolinearne l'ovvietà.
-Nonostante tutta O'Hara sia morta, l'obbiettivo è stato raggiunto. Tutti loro sono morti per sapere cosa è successo nel Secolo buio.- Quel sorriso sembrò averlo già visto, quella donna era dannatamente determinata, esattamente come ogni singolo studioso di O'Hara. In quel momento ebbe un brivido lungo la schiena, sembrò rivedere in quel volto tutta l'isola e tutta la speranza.
L'archeologa sembrò accorgersi del flebile cambiamento dell'uomo, di tutta risposta rise seppur celando il sorriso.
-A qualcosa ha portato il gesto sconsiderato di Kuzan.- Si voltò, dando le spalle alla donna.
-Voglio che sia chiaro che io non avrei fatto lo stesso.- Poi s'incamminò, allontanandosi dalla donna.
Questa sospirò vistosamente e si sedette con la schiena contro il muro. Poi aprì un diario, questo era sgualcito, e presentava tantissime pagine scritte.


Cara mamma,
è da tanto che non ti scrivo. Mi manchi. Ma penso che questo tu lo sappia già.


Una lacrima bagnò il foglio, rendendo quel tratto inutilizzabile.
Mamma, oggi ho incontrato quel mostro. Quello che compariva nei miei sogni e distruggeva ogni mio appiglio.
Non che l'ammiraglio Aokiji fosse un santo, ma almeno mi ha dato una mano.
Sai … gli ho detto che ho trovato il mio posto. Perchè quest'uomo non riesco ad inquadrarlo?


Riposizionò meglio il diario, ma nel movimento un foglio cascò via una serie di pagine, vecchie ed ingiallite. Le prese tra le mani tremanti, e con le dita sottili e fine le sfogliò, vedendo la calligrafia di una bambina mischiata a così tante lacrime che distorcevano le lettere.


Mamma, perchè la gente è così cattiva? Merito realmente di morire?
Esiste realmente un posto al mondo per me? Sono destinata a vivere nell'ombra come gli
scarafaggi.


Ad un tratto gli occhi si fermarono su di una pagina vecchia. La calligrafia non era la sua, ma la carta risultava rovinata, come se qualcuno vi avesse pianto sopra.


Bambina mia,
mi dispiace non averti qui, so che ti starai chiedendo perchè ti abbia lasciata. Cosa può spingere una madre a non veder crescere la propria bambina?
La mamma sta cercando di farti vivere in un mondo più bello, un mondo vero e senza bugie.
Robin, comunque vada, non odiarmi. So che è molto difficile, non sappiamo molto l'una dell'altra, non c'è stato modo di stabilire un rapporto.
Però fidati che io ti amo piccola mia. Voglio che tu sappia, che tutto ciò che ho fatto è stato per te, per farti vivere in un mondo migliore.
Lotta per la verità, e cerca di non dimenticare mai. Perchè solo ricordando, potremmo evitare gli sbagli commessi in passato.
Con questa lettera spero di lasciarti l'eredità di O'Hara. Da voce alla nostra storia, non dimenticarci e non dimenticare il secolo buio.


A quelle parole, fu come se le avessero tolto un tappo. Scoppiò in lacrime, mormorando a denti stretti la parola 'Mamma'.
S'armò di coraggio ed uscì da quella stretta galleria, e fu lì che se lo ritrovò l'uomo. Ancora non s'era allontanato dall'isola. Era ancora solo.
Appena uscita il sole le baciò la pelle ed accecò gli occhi cerulei.
L'uomo si sorprese non poco quando si vide questa arrivargli alle spalle col moccio colante. In viso vi era stampata la tipica espressione di chi non ha capito nulla.


-Ti perdono Sakazuki.- Le disse Nico Robin asciugandosi le lacrime. A quella visione l'uomo alzò un sopracciglio con fare perplesso.
-Non ho bisogno del tuo perdono.- Rispose quest'ultimo allontanandosi.
-Io invece avevo proprio bisogno di perdonare i miei carnefici. Perdono tutti, compreso il Governo Mondiale.-
   
 
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