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Autore: milla4    09/05/2020    1 recensioni
E sono il suo agnellino, amato e adorato per la sua brutalità.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio è la nostra luce




«Ne sei conscio?»
«Di cosa?» 
 «Che siamo noi la luce»

Io sorrido socchiudendo gli occhi, il mal di testa mi sta lentamente invadendo.

«E allora siamo fortunati.»
«Forse sì, sai?» Cerco di aprire un occhio, lo trovo a fissarmi con aria inquisitoria come se aspettasse un mio commento, un qualcosa che lo faccia andare avanti ma io so quale punto vuole toccare e che quello che sta cercando di dirmi ci avrebbe portato ancora più in basso.

Ricambia il sorriso, piccoli denti aguzzi sulle gengive nude, sa che lo avrei aiutato comunque perché non ho poi molto da perdere. Ero un ragazzo che sapeva cosa odiare e quanto, covare rabbia mi ha portato ad essere un mostro e a dipendere da uno come lui. Lo avrei aiutato a circuire un giovane, probabilmente biondo, sicuramente dagli occhi marroni e lo avrei visto morire sgozzato, con il sangue assorbito dalla terra e la gola aperta.

Non aveva fame, lui si nutre quasi quotidianamente delle capre nei pascoli, un essere dallo sguardo beffardo: il lupo era il nemico visibile dei pastori, mentre il vero mostro dimora nell’ombra. No, lui uccide per diletto, per vedere la luce spegnersi, il dolore e la paura sprizzare come il sangue. È un perverso gioco di cui non posso fare a meno, perché ciò che mi da è uno sfogo, una via d’uscita a quella sensazione che mi fa desiderare di morire.

Lo avevo visto operare quando ero poco più che un adolescente solo e incompreso e non avevo mai detto nulla a nessuno, vedere il viso di Adam stretto nell’agonia più pura mi aveva fatto sentire vivo, vedere il dolore negli occhi di chi ti ha torturato per troppo tempo era stato qualcosa al di sopra delle mie convinzioni più vere. Non l’avevo detto a nessuno e quando incuriosito era venuto a cercarmi, aveva trovato un valido aiuto.

Non so il suo nome, né cosa sia, non ho mai chiesto nulla. So che ogni mese il suo corpo di lacera e perde pelle che prontamente devo togliere dai vestiti, ma la cosa finisce lì. So per certo che siamo legati, per sempre. Perché siamo due cose sole e abbiamo bisogno di guardarci lo schifo a vicenda.


«In che senso?» chiedo dubbioso, mi passa un dito a fior di pelle, sopra il naso.
«Siamo liberi, siamo essere eterni perché il dolore che provochiamo è così. Abiteremo per sempre nelle teste di chi abbiamo ferito»
«È questo il mio problema: sono dannatamente libero» rispondo freddamente; si avvicina per accarezzarmi una guancia «sei perfetto» .

Il sangue è un liquido senza morale, la sua assenza o presenza ti modifica la vita per sempre, la sua concentrazione sul mio viso sta mostrando il mio essere stato colpito e atterrato. «Ma non la tua anima, quella sa di buio e terrore, e di appagamento», si lecca le labbra. Se ne sta sopra di me, è entrato di notte, mi guarda spesso dormire, gli piace vedermi inerme e inoffensivo, la sensazione di avermi in suo completo potere lo eccita.
Me lo ha confessato senza paura, sa che non me ne importa di cosa sarò  perché  il futuro è  troppo lontano per essere interessante, troppo distante per essere una minaccia. Questa sera mi ha ricoperto il corpo con il suo, artigliando le mie mani sopra la mia testa; mi guarda, gli occhi di un un viola intenso hanno attratto intere generazioni, il gusto del  proibito naviganel liquido ametista, essenza pura di morte che a molti sembrava essere vita.


«Ma tu hai vinto, mio amico. Hai sconfitto la paura di essere un mortale e te ne sono grato per questo. Ho sempre dovuto barare in questo gioco, prendere con l'inganno la coscienza di giovani menti  e spegnerle pian piano, per essere mie alleate. Tu hai reso tutto più bello... eri già senza speranza e per questo hai vinto». Mi sorride ancora una volta, i suoi arti bloccano i miei, vuole che lo guardi. Spalanco gli occhi, mi soffia via delicatamente un ciglio dal viso.
Sento passi agitati fuori la porta del mio mondo «Dovresti andartene, se mia madre dovesse entrare... siamo in una posizione troppo compromettente». Non provo a muovermi, non servirebbe a nulla.
«Io credo invece tu sia già  compromesso, ti sono entrato dentro molto più che una banale unione carnale» avvicina la bocca dalle labbra sottili alla mia «e forse quello che siamo è amore, e forse quello che proviamo è  pura bellezza, arte negli occhi dei loro ultimi istanti».


La porta si apre e il mondo si capovolge.


 


note: le prime battute della storia erano state gettate su carta tanto tempo fa mentre in realtà  avrei dovuto scrivere tutt'altro. Le ho ritrovate qualche giorno fa e la storia si è  sviluppata da sola. È ambigua e voglio che sia tale,  non spiego molto  perché voglio che non sia detto tutto.
lo slash  in realtà  c'è... o non c'è. Fate voi.

milla4

   
 
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