Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Elef    10/05/2020    0 recensioni
"Eccola lì, la morte, proprio davanti ai suoi occhi.
Pensava di averci fatto il callo, ormai. Invece il suo cuore ha incespicato nel momento in cui ha incrociato lo sguardo inespressivo di Isabel davanti a sé, il volto terreo rigato dalla pioggia – o dalle lacrime? – la bocca mezza aperta in un’ultima richiesta d’aiuto."
ATTENZIONE!
One-shot basata sull'OVA "Attack on Titan: No Regrets"
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Farlan Church, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un breve sfogo personale scritto di getto qualche mese fa, dopo aver finito di guardare l’episodio speciale incentrato su Levi. La vicenda è un misto di elementi provenienti da entrambe le versioni, anime e manga. Non vuole essere nulla di speciale ma mi è piaciuto scriverlo e spero che a qualcuno faccia piacere dargli un’occhiata!

Buona lettura :)


 

UN PASSO

 

Eccola lì, la morte, proprio davanti ai suoi occhi.

Pensava di averci fatto il callo, ormai. Invece il suo cuore ha incespicato nel momento in cui ha incrociato lo sguardo inespressivo di Isabel davanti a sé, il volto terreo rigato dalla pioggia – o dalle lacrime? – la bocca mezza aperta in un’ultima richiesta d’aiuto.

È la sua testa tutto ciò che rimane di lei. È stata recisa con un morso dal resto del corpo ed è rotolata fin lì per sbattergli le conseguenze delle sue azioni in faccia.

«Ce la faremo, Levi. Sopravviveremo, tutti insieme.» gli aveva detto Farlan.

«Contiamo su di te, fratellone!» aveva rincarato Isabel.

Ha davvero pensato che ce l’avrebbero fatta. Ha operato scelte che gli sono davvero sembrate vincenti.

Ecco cos’è successo a lasciarsi trasportare dall’entusiasmo. Gli occhi sbarrati di sua “sorella” non la smettono di fissarlo, vuoti e sbiaditi come il fondo prosciugato di un pozzo.

Perché… Perché l’ho portata qui con me? Perché ho portato qui anche Farlan? E perché poi mi sono separato da loro?”

Un verso gutturale gli fa rizzare i capelli sulla nuca.

Si volta solamente per vedere uno di quei fottuti mostri responsabili di quella carneficina tenere il suo migliore amico tra le fauci.

Anche lui. Anche Farlan.

No...”

La metà superiore del corpo del ragazzo precipita per qualche metro, atterrando con un tonfo terrificante a terra.

Il suo cuore manca un altro colpo, il suo respiro si rompe e per qualche secondo crede di morire soffocato.

Poi, Levi non ci vede più.

Impugna la lama destra al contrario e scatta. Rapido come una di quelle saette che stanno crepando il cielo in quel temporale impietoso, si proietta sul primo gigante senza che questo se ne accorga nemmeno.

Urla, finché i suoi polmoni non si svuotano. Poi urla ancora, finché non gli si incendia la gola. E di nuovo urla, finché non è stanco di menare fendenti e il mostro cade in ginocchio sfinito, il corpo sformato divenuto un groviglio di ferite.

In un baleno, Levi gli è sopra il capo e gli tira con forza i capelli per fare in modo che i loro sguardi si incontrino.

«Dimmi, sono buoni gli umani?» gli chiede con voce rauca e appena tremante. «Quelli che hai mangiato, erano buoni?!»

Il titano emette lo stesso verso gutturale di prima, nulla di più lontano da parole di senso compiuto.

«Rispondi, pezzo di merda

Non gli lascia realmente il tempo. Balza sulla sua nuca e con un colpo netto delle lame la taglia nel punto preciso dove gli è stato insegnato.

Ora che si è sfogato con quello, ha recuperato la freddezza necessaria per avvistare con lucidità ogni movimento e riuscire ad eliminare i quattro rimanenti. Non sa esattamente quanto gas gli sia rimasto ma non ha intenzione di lasciare che anche solo uno di essi si rialzi dopo il suo passaggio.

E così è. Tutti e quattro cadono inerti sotto il turbine dei suoi colpi feroci.

Levi atterra di fianco alla testa di Isabel. Ne è certo, quegli occhi spalancati lo perseguiteranno nei suoi incubi per il resto dei suoi giorni così come il volto livido e scheletrico di sua madre.

Sentendo improvvisamente la forza nelle gambe abbandonarlo, collassa sulle ginocchia.

Un passo. Era tutto ciò che mancava per raggiungere la libertà.

Un passo.

Ora sente il peso di tutte quelle speranze, quei desideri, quell’inguaribile ottimismo. Sono sgorgati dagli occhi ormai vuoti di Isabel e Farlan e lo hanno travolto come un fiume in piena.

Non riesce a trattenere uno, due, tre singhiozzi.

Non è giusto. Niente in quel mondo di merda è giusto. Che sia sotto il suolo o che sia sopra, che ci sia la roccia o il cielo sulla sua testa poco cambia, e questa ne è la prova schiacciante.

Il mondo è crudele.

Distoglie lo sguardo da quello di Isabel. Allungando una mano sul suo volto, la passa sulle palpebre per chiuderle. Non lo aiuterà a dimenticare ma almeno non dovrà più sopportarne la vista.

Mi dispiace… sorellina.”

Non sa bene quanto tempo passa, forse qualche minuto, forse un’ora. Fatto sta che la tempesta si calma e alcuni membri superstiti del Corpo di Ricerca lo trovano in mezzo ai resti dei cinque giganti che ha abbattuto da solo. Tra di loro, c’è anche Erwin Smith.

Levi sente il sangue ribollirgli nelle vene non appena lo vede.

Il passo che mancava perché lui e i suoi amici si guadagnassero la libertà. Ci erano andati così vicini.

Scivolando un po’ sull’erba bagnata di acqua e di sangue, si butta su di lui per puntargli alla gola una lama sguainata.

Erwin si ferisce malamente una mano nel bloccarla ma la afferra saldamente e sostiene il suo sguardo ferino senza scomporsi. Quell’uomo sa essere di una freddezza incredibile. Ed è con quello stesso atteggiamento che gli spiega di come era al corrente fin dall’inizio della loro missione e che per buona misura, ha già mandato i preziosi documenti alla persona a cui non devono nel modo più assoluto capitare tra le mani. Per dar prova delle sue parole, tira fuori dei falsi dalla mantella verde della sua uniforme e li getta a terra.

È troppo. È davvero troppo.

Levi si divincola dalla presa ma è sopraffatto oltre ogni limite dalla rabbia e dalla disperazione per poter agire con coscienza. Viene fermato senza troppa difficoltà da uno degli altri uomini, quello altissimo – com’è che si chiama? – Mike o forse Jake. Non vuole nemmeno ricordarselo.

Stronzi… Vi odio tutti! Perché voi siete ancora vivi e loro no? Perché io sono ancora vivo e loro no? Perché tutto questo…? Io non capisco… Io...”

Senza poter fare altro, si lascia di nuovo cadere a terra, la testa china, ciocche impiastricciate dei suoi capelli corvini che pendono davanti ai suoi occhi. Sente scorrere gocce di pioggia – o forse lacrime? – sulle guance. Tutto gli pulsa. Non sa nemmeno come sta riuscendo a respirare ma continua a farlo. Continua a sopravvivere.

Isabel… Farlan...”

Se solo lo avessero ascoltato… Se solo lui non li avesse assecondati...

«Non farlo.» interviene Erwin fermo, evidentemente capace di scrutarlo nel profondo. «Non perderti in rimpianti. Altrimenti lascerai che gli altri decidano per te e non ti rimarrà altro che aspettare la morte. Vai avanti, vivi. Fallo per te, per loro, per l’intera umanità.»

Per un qualche strano motivo, Levi si sente relativamente meglio. La testa gli si sgombra e ha la forza di alzare lo sguardo. L’uomo dagli occhi cerulei e decisi si è bendato la mano ed è salito in sella al suo cavallo bianco. Gli sembra un eroe di quelli delle favole per mocciosi a cui lui non ha mai dato credito, nemmeno quando era un moccioso. E ora che ormai non si reputa più tale da un po’, gli sembra che avere una guida da seguire non sia poi così male.

«Noi torniamo in città. Mi aspetto che venga anche tu, Levi.»

Forse sono quelle parole, forse quell’aria solenne che indossa mentre volta il destriero e, soffermatosi un attimo con lo sguardo su alcuni dei compagni caduti, si gira per proseguire a testa alta verso un futuro incerto. Fatto sta che, non sa bene come, ma riesce a farlo ora, riesce a cambiare punto di vista. Quel mondo di merda è più vasto e complesso di quanto sembra. Il passo che manca per raggiungere la libertà è più lungo di quanto pensa. È stato quel bastardo impomatato a farglielo capire.

Niente rimpianti. Guardare oltre. Pensare in grande. Difendere l’umanità. Vivere.

La strada sarà lunga e velata di mistero ma non la abbandonerà mai finché non saprà in cuor suo di essere giunto alla meta. Non sarà per niente facile ma sente di avere la forza e la volontà per provarci.

Quindi, decide di rialzarsi. Ripulisce con cura le sue lame, cercando di non pensare a quanto lui stesso sia insozzato. Si guarda attorno. Due uomini del Corpo di Ricerca si stanno dando da fare per caricare i cadaveri mutilati di alcuni loro compagni sui carri. Uno mette la testa mozzata di Isabel in un sacco, l’altro avvolge in un telo la metà superiore del corpo di Farlan.

Dietro di lui, sente lo sbuffo di un cavallo: è il corsiero nero che gli hanno affidato durante l’addestramento e che l’ha portato fin lì rimanendogli sempre accanto. È lì che lo aspetta, le froge che si dilatano impazientemente. Levi gli va incontro e allunga una mano per accarezzargli il muso.

«Grazie, bello.» gli mormora.

Poi, sospirando, sale in sella, getta un ultimo sguardo ai carri e dà di speroni.

Il cielo sta cominciando ad aprirsi, raggi di sole a farsi timidamente strada attraverso la coltre di nubi. I primi uccelli spiccano il volo dai loro ripari tra i pochi alberi che ci sono in quella steppa al di fuori delle mura: due di essi lo seguono per un po’ mentre si riunisce al resto del Corpo di Ricerca, per poi librarsi verso l’alto. Levi li guarda sparire tra le nuvole più basse.

Andate, ragazzi, io vi raggiungerò. Ve l’ho promesso prima di separarci, no?”

Sì, li ricorderà così. Sorridenti, speranzosi, pieni di vita. Ricorderà così anche sua madre, con quella sua espressione piena di tenerezza quando lo stringeva dolcemente a sé.

Andrà avanti a testa alta, come quell’Erwin Smith che nonostante i diverbi affrontati ha deciso di seguire. Forse non comprenderà sempre certe sue visioni ma si fiderà, perché la direzione in cui va è la stessa: la libertà, la vittoria dell’umanità, il trionfo della vita.

E così sarà, finché avrà respiro in corpo.

  
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