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Autore: pampa98    12/05/2020    1 recensioni
Brienne non vedeva Jaime da quasi una settimana e contava i minuti che la separavano dalla cerimonia solo perché in quell’occasione lo avrebbe finalmente rivisto.
Sarà per sempre, pensò, rigirandosi tra le dita l’anello che le Jaime le aveva donato.
Capitolo conclusivo di "I see the light".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Beauty and The Beast'
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EVER AFTER



Brienne finì di riporre i suoi indumenti nel grande baule che le aveva prestato Margaery. Nel pomeriggio Galladon lo avrebbe portato ad Alto Giardino, la sua futura casa. Lo avrebbe fatto lei stessa, ma Tysha e Margaery le avevano categoricamente vietato di vedere il suo futuro sposo prima del matrimonio.
«Sono in grado di entrare a palazzo senza correre dietro a Jaime» aveva ribattuto lei, ma Tysha non le aveva dato ascolto.
«Credimi, so che saresti in grado di farlo» aveva detto. «È il tuo sposo il problema.»
Brienne non vedeva Jaime da quasi una settimana e contava i minuti che la separavano dalla cerimonia solo perché in quell’occasione lo avrebbe finalmente rivisto.
Sarà per sempre, pensò, rigirandosi tra le dita l’anello che le Jaime le aveva donato.
La sua era stata una proposta semplice: l’aveva condotta al lago di fronte al quale si erano allenati insieme, si era inginocchiato e le aveva detto che voleva passare il resto della sua vita con lei. Brienne non aveva esitato ad accettare.
Avevano dovuto aspettare quasi un anno prima di potersi sposare, dal momento che Jaime aveva abdicato in favore di Olenna Tyrell e questo percorso, anche se accettato subito da entrambi, aveva richiesto del tempo. Entrambe le famiglie avevano convenuto che quella fosse la scelta migliore: i Tyrell avevano regnato in vece dei Lannister per gli ultimi dieci anni, conoscevano tutti i sudditi meglio di Jaime e, come aveva detto lui stesso, erano più felici di regnare di quanto lo fosse lui.
Così lui, Tyrion e tutta la loro famiglia si erano trasferiti ad Alto Giardino, mentre i Tyrell si erano insediati a Castel Granito. Non sarebbe stato necessario cambiare residenza, ma Jaime si era stancato di restare in quel posto.
«Troppi brutti ricordi» aveva detto.
Troppi fantasmi era quello che intendeva in realtà.
Brienne non gli aveva mai chiesto niente di Cersei, né lui ne aveva mai parlato. Sapeva solo che il giorno dopo la fine della maledizione, Jaime e Tyrion erano tornati al castello per cercare il corpo di Cersei e darle una degna sepoltura.
«Brienne» Selwyn entrò nella sua camera con un grande pacco tra le mani. «È arrivato questo per te.»
Brienne inarcò un sopracciglio, aprendo la busta. Piegato attentamente vi era un mantello invernale bianco e celeste sui cui bordi erano stati ricamati dei leoni. Insieme vi era anche un biglietto.
Le notizie arrivano lentamente qui al Nord. Non appena ho saputo che eravate tornata a casa sana e salva, ho subito desiderato farvi sapere quanto ne fossi felice e ringraziarvi ancora una volta, anche da parte della mia famiglia, per avermi salvata. Questo piccolo dono non è abbastanza per ripagarvi del vostro sacrificio e del vostro coraggio, ma spero che vorrete accettarlo comunque.
Io e la mia famiglia vi saremo per sempre debitrici e se un giorno vorrete fare un viaggio verso Nord, sappiate che alla nostra tavola ci sarà sempre un posto per voi e tutti i vostri affetti.
Sansa
P.S. Stavo per dimenticarlo: congratulazioni per il matrimonio!
Brienne sorrise leggendo quelle parole. Margaery le aveva detto che Sansa si era riunita a sua madre ed era tornata a casa, ma non aveva avuto più modo di contattarle. Forse un giorno avrebbe accettato il suo invito e sarebbe andata a trovarla.
«È un mantello bellissimo» disse suo padre. «Anche se un po’ pesante per questo periodo.»
«Non credo che avrò mai bisogno di indossarlo da queste parti, ma è stato un pensiero molto dolce. Credo che lo abbia cucito Sansa.»
Selwyn annuì.
«Ti entra nel baule?»
Brienne diede un’occhiata veloce al suo contenuto.
«Sì, direi di sì.»
«Bene. E così te ne vai.»
«Padre…»
«No, no, non pensare che sia triste» la rassicurò, prendendole le mani. «Sono davvero felice per te. Jaime è un brav’uomo e nessun padre avrebbe potuto sperare in un compagno migliore per la propria figlia. Dovrò abituarmi all’idea che non basterà attraversare il corridoio per vederti, ma mi servirà qualche minuto di cavalcata.»
«Sai che puoi venire a stare da noi» gli disse. «Mi farebbe molto piacere averti lì.»
Selwyn scosse la testa.
«Ti ringrazio, ma è questa la mia casa. È qui che ho vissuto con tua madre, dove sono nati i miei figli e non voglio andarmene.»
Brienne gli sorrise, abbracciandolo.
«Ci vedremo tutti i giorni, te lo prometto.»
«Ci conto» rise lui.
Sentirono dei colpetti alla porta e Galladon comparve sulla soglia.
«Mi sono perso una riunione di famiglia?» chiese.
Brienne scosse la testa. «Solo una riunione padre-figlia.»
Lui sbuffò, sorridendo.
«Allora mi tolgo dai piedi. Sto andando a… A fare una commissione.»
Brienne e Selwyn si scambiarono uno sguardo eloquente. Galladon aveva iniziato a frequentare Pia, una delle cameriere di Castel Granito che aveva deciso di seguire i Lannister nella nuova abitazione. Erano quasi certi che si sarebbe celebrato presto un altro matrimonio in famiglia.
«Certo, lo capisco» rispose Brienne. «Credi di poter passare anche ad Alto Giardino? Se la tua commissione non ti portava troppo lontano.»
«Ovviamente, mia signora. Devo portare qualche messaggio al vostro promesso?»
Brienne arrossì, abbassando la testa.
«N-No, non serve.»
 
Jaime era sceso in giardino per prendere una boccata d’aria e restare qualche minuto solo con i suoi pensieri. Tyrion e Bronn avevano insistito per poter organizzare loro la cerimonia il giorno seguente e, sebbene Jaime sapesse che era in realtà Tysha a occuparsene, i suoi due amici lo stavano sfiancando.
Inoltre gli mancava Brienne. Conosceva la tradizione secondo la quale due promessi sposi non dovessero vedersi il giorno prima delle nozze, ma suo fratello aveva deciso, in maniera del tutto arbitraria, che convenisse allungare quel tempo a una settimana.
«Tanto tra poco la vedrai anche troppo spesso» aveva commentato Bronn.
Dubitava che per lui il tempo con Brienne sarebbe mai stato “troppo”, ma la verità dietro quelle parole gli aveva comunque scaldato il cuore: presto lei sarebbe stata sua moglie e allora nessuno avrebbe più osato dividerli.
Si diresse verso il parco sul retro della grande villa e raggiunse l’area più a destra. Si sedette in un piccolo spiazzo erboso accanto ai gigli rossi, dove andava spesso quando voleva stare solo con i suoi pensieri o riposarsi. O, talvolta, per pensare a Cersei. I gigli erano i suoi fiori preferiti quando era bambina e vederli gli ricordava la parte migliore di sua sorella, quella più pura e gentile che con il tempo era andata a nascondersi dietro una maschera cinica, anche se Jaime era certo che quella ragazzina fosse esistita fino all’ultimo.
Si sdraiò, lasciando che il suo volto si riscaldasse sotto il calore del Sole. A quell’ora l’ombra degli alberi non aveva ancora coperto quel terreno e lui poteva godersi la luce in pace. Per sua fortuna lui non aveva una carnagione pallida, perciò il ritorno alla normalità non gli aveva causato problemi. Tysha e Bronn si erano ustionati qualche volta, mentre Podrick, abituato a giocare all’aperto il pomeriggio, si era preso un’insolazione pochi giorni dopo la fine della maledizione.
«Disturbo?»
Jaime aprì gli occhi e vide Galladon che lo salutava dalla sua sinistra.
«Ciao» si alzò, andandogli incontro.
«Ho portato le cose di Brienne.»
«Bene» rispose, sentendo un grande sorriso aprirsi sul suo volto. «Come sta?»
Galladon fece spallucce.
«Emozionata, direi. E credo si sia stufata di questa separazione prolungata.»
Jaime sbuffò.
«Siamo in due, fidati.»
«I tuoi testimoni stanno preparando tutto a dovere?»
Jaime gli rivolse uno sguardo eloquente.
La prima cosa che aveva fatto, dopo aver chiesto a Brienne di sposarlo, era stato raccontarlo a Tyrion e chiedergli se avrebbe voluto essere il suo testimone. Il secondo non era stato semplice da scegliere, dal momento che non voleva dare al suo unico altro amico un ruolo importante nel giorno delle sue nozze, e dopo aver passato del tempo con Galladon avrebbe voluto chiederlo a lui. Purtroppo Bronn lo aveva gentilmente informato che era a conoscenza di almeno un centinaio di modi in cui poteva rovinargli il matrimonio se avesse scelto un testimone diverso da lui e dunque Galladon era rimasto fuori.
«Basta che non facciano saltare in aria il tempio domani, del resto non mi importa.»
Galladon rise. Nonostante qualche primo tentennamento nell’avvicinarsi a loro, alla fine aveva capito che né Tyrion né Bronn erano coinvolti nella sua disavventura non più di quanto lo fosse Jaime e ormai i quattro erano diventati amici. Jaime ne era molto felice ovviamente: non solo perché aveva adorato da subito il fratello di Brienne, ma soprattutto perché, adesso, aveva qualcuno che lo aiutasse a sopportare meglio Bronn e suo fratello quando si ubriacavano o decidevano di infastidirlo.
«Mi auguro veramente che non accada» rispose. «Non voglio che il giorno più importante della vita di mia sorella venga rovinato. E, a tal proposito» aggiunse, voltandosi verso di lui e mettendogli una mano sulla spalla. «Jaime, tu sei mio amico. Ti ammiro e ti rispetto e sono onorato di poterti avere nella mia famiglia. Sappi però che se provi a fare del male a Brienne, nonostante io sia assolutamente contrario alla violenza, farò in modo di darti una morte lenta e molto, molto dolorosa.»
Lo disse sorridendogli giovialmente, ma il suo sguardo era glaciale.
«Non temere» gli disse Jaime, cercando di non mostrare quanto quello sguardo lo avesse spaventato. «Non intendo farla soffrire. Non intenzionalmente almeno» aggiunse, sapendo che quello era sempre un rischio.
Galladon gli lasciò la spalla, dandogli una pacca amichevole sulla schiena.
«Bene, questo mi tranquillizza.»
 
Brienne non aveva dormito quella notte. Ci aveva provato, ma era troppo agitata per riuscire a prendere sonno.
Tra poche ore sarò la moglie di Jaime.
Non aveva mai davvero preso in considerazione l’idea di sposarsi: sapeva di non essere attraente e che nessun uomo l’avrebbe davvero voluta al suo fianco, inoltre non ne sentiva il bisogno, specie dopo che a suo padre era rimasta solo lei al mondo.
Jaime aveva cambiato tutto.
Avevano imparato a conoscersi, a rispettarsi e ad amare tutto l’uno dell’altra, difetti compresi. Brienne sapeva che con lui sarebbe stata felice e sperava di riuscire a fare lo stesso con lui.
Quando Margaery si presentò a casa sua si era da poco alzato il Sole in cielo.
«Volevo controllare che non ti tirassi indietro» le aveva detto e Brienne aveva scosso la testa.
Insieme all’eccitazione e alla gioia c’era anche la paura in effetti, ma non al punto da farla tornare sui suoi passi. Niente sarebbe riuscito a farlo.
Presto furono raggiunte anche da Tysha, la quale si era occupata dell’abito di Brienne. Era molto simile a quello blu, anche se era più coperto sul petto e le maniche erano poco più larghe delle sue braccia per non farla stare troppo stretta. E, naturalmente, il colore stavolta era bianco, sebbene Brienne vi notò alcune sfumature celesti. Pensò che fossero un’idea di Jaime e ne fu felice.
Tysha era riuscita a farle apprezzare i vestiti femminili: grazie alle sue abilità nella sartoria, riusciva a indossarli senza sembrare un uomo con una gonna né si sentiva eccessivamente impacciata.
«Sei bellissima» le disse Tysha dopo che Margaery ebbe finito di acconciarle i capelli. Una semplice coroncina di trecce sul capo, mentre il resto le scendeva delicatamente lungo le spalle.
Brienne arrossì per il complimento, pensando però che non fosse troppo falso. Jaime le aveva rivolto quelle stesse parole così spesso che lei stava cominciando a crederci.
La sua balia le aveva sempre ricordato di guardarsi allo specchio se qualcuno le avesse rivolto una simile affermazione, ma Brienne non era più certa che un oggetto inanimato potesse dimostrarle la veridicità delle parole altrui. Lei era oggettivamente brutta. Questo però non significava che nessuno potesse scorgere della bellezza in lei. E sembrava che avesse finalmente trovato qualcuno in grado di farlo.
«Jaime come sta?» le chiese.
«Bellissimo, come sempre.»
Brienne arrossì, scuotendo la testa.
«N-No, intendevo… È ancora sicuro di volerlo?»
Tysha le sorrise, prendendole le mani.
«Naturalmente lo vuole. Mi auguro che anche tu lo voglia ancora, anche perché temo che se non vi sposaste oggi, lui potrebbe uccidere mio marito.»
«È stato lui a tenerci separati per più tempo del dovuto.»
Tysha fece spallucce.
«È servito ad aumentare il desiderio. Coraggio, ora avviamoci: non vorrai fare tardi al tuo matrimonio.»
 
L’intero villaggio si era radunato fuori dal tempio. La notizia del matrimonio tra il re che aveva abdicato e Brienne la Bella era corsa in fretta per tutta la regione e molti curiosi erano accorsi per assistervi.
Brienne si sarebbe sentita molto in imbarazzo se non avesse avuto Galladon e suo padre al fianco, i quali incutevano involontariamente timore in tutti quelli che incontravano sul loro cammino, dal momento che erano di almeno mezza testa più alti di tutti. Di fronte alle porte, Galladon salutò Brienne ed entrò per prendere posto nelle prime file.
«Sei pronta?» le chiese suo padre, porgendole il braccio.
Brienne gli sorrise, posando la mano nell’incavo del suo gomito, ed entrò nel tempio.
All’interno vi erano solo poche persone: erano stati infatti invitati solo amici e parenti stretti. Vide Lady – Regina – Olenna, insieme a Loras e ai suoi genitori. Vide il piccolo Podrick che agitava il braccio verso di lei insieme a Pia e Galladon, quest’ultimo intento a evitare che Spettro le corresse incontro.
Sulla pedana centrale a sinistra vide Tysha e Margaery, mentre a destra Tyrion e Bronn. E in mezzo a loro c’era Jaime. Indossava un completo elegante sopra il quale aveva messo il mantello rosso e dorato dei Lannister. Sembrava un leone come il simbolo della sua casata, ed era raggiante, Brienne non sapeva con che altra parola descriverlo. Il respiro le si mozzò a quella vista, ma si impose di mantenere la calma e quando, giunti di fronte all’altare, Selwyn le pose la mano in quella di Jaime, tutta l’agitazione e la paura svanirono, lasciando posto a una sensazione di familiarità e sicurezza di cui aveva sentito tremendamente la mancanza in quei giorni.
Jaime le rivolse un ampio sorriso, guardandola con quell’espressione di amore misto a riverenza che compariva sempre quando i loro occhi si incontravano.
«Finalmente ti rivedo, mia signora» le disse.
Brienne sorrise a sua volta.
«Da oggi dovrai vedermi molto spesso. Indipendentemente da cosa potrebbero dire altri» aggiunse, lanciando un’occhiataccia a Tyrion il quale si limitò a sbuffare e borbottare sottovoce.
La cerimonia procedette senza intoppi, sebbene Brienne avrebbe ricordato ben poco di quanto avvenuto. Aveva pronunciato i voti con fermezza, ma in quel momento la sua mente riusciva solo a vedere Jaime e sentire Jaime e pensare a Jaime. Nonostante stesse accadendo, nonostante sapesse che era reale, una parte di lei temeva ancora di stare sognando.
Poi pronunciarono le parole conclusive:
«Con questo bacio suggello il mio amore.»
Jaime si sporse verso di lei circondandole la vita con le braccia, mentre lei gli portò le mani al volto, facendo aderire le loro labbra. Era un gesto puro, casto, ben diverso dai baci che si erano scambiati in passato.
Era il loro amore che poteva finalmente sbocciare appieno.
Era la promessa dell’eternità.
Insieme.
 

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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