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Autore: Usamljeni Vuk    13/05/2020    1 recensioni
Racconto Horror / fantascientifico ispirato dall'attuale pandemia in corso.
Genere: Horror, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CARTOLINE DALLA FINE DEL MONDO


 

Razionamento!

In fila al centro di razionamento alimentare per acquistare i beni di prima necessità prima del coprifuoco indetto obbligatoriamente dallo Stato.

<> Continuava a ripetere una voce rauca dagli altoparlanti disseminati per tutta l’area dell’edificio commerciale.

Davanti a me, in coda per l’approvvigionamento dei generi alimentari, di medicinali e di articoli per l’igiene quotidiano e per la disinfezione dei propri ambienti domestici contro il Morbo, nuclei famigliari composti da genitori con i loro bambini piccoli al seguito; tutti intenti ad aspettare irrequietamente il loro turno per entrare dentro al mercato di approvigionamento.

Dietro di me, ad una distanza che non rispetta il decreto di sicurezza imposto dal Governo, orde di anziani che si accalcano e spintonano per farsi largo attraverso quel labirintico cordone umano.

Pensano che tutto gli sia dovuto solo perché sono vecchi; hanno fatto la Guerra, hanno visto la luce dopo i Bombardamenti del nemico, hanno vissuto a lungo (ancora più a lungo dei loro Avi) in quelle terre desolate, prima della stabilità contemporanea e ora sono stati contagiati dal virus della Sopravvivenza darwiniana.

Sopra di me, il cielo insolitamente azzurro e cristallino, increspato di tanto in tanto dalla scia di passaggio di qualche Jet militare, stava lentamente volgendo al crepuscolo.

Era ancora inverno, di un freddo venerdì pomeriggio, il sole sarebbe calato da lì a poche ore, per poi lasciare il posto al coprifuoco totale della popolazione; l’esercito avrebbe invaso le strade e sparato a vista a quei ritardatari che non avevano ancora fatto in tempo a raggiungere le proprie abitazioni; a raggiungere i salvifici bunker costruiti in tempi record sotto gli edifici più importanti e strategici della città. Uno per quartiere, senza contare quelli riservati alle forze dell’ordine, ai politici privilegiate, all’Élite nazionale e alle persone più importanti e facoltose del paese.

Non c’è più spazio per intellettuali, artisti, accademici e nemici del popolo in questo assurdo paese.

Non c’è più spazio per liberi pensatori, rivoluzionari, anarchici, comuni cittadini, reazionari e visionari.

Ognuno deve essere utile a non creare ulteriore danno al Sistema. Ogni individuo deve poter essere d’aiuto alla collettività, se si vuole debellare una volta per tutte il Morbo.

Razionamento!

I poliziotti facevano le loro ronde attorno al cordone ombelicale che dall’ingresso del centro di razionamento si dipanava attraverso tutto il parcheggio esterno, fino a raggiungere le strade contigue ad esso; perdendosi a vista d’occhio come le dune del Sahara o come i paesaggi ancestrali della Steppa Siberiana.

Razionamento!

Ormai il tramonto si avvicina. Non so se manca poco al mio turno per il razionamento.

Vado via. A casa ho ancora la scorta di cibo utili a sopravvivere ancora per una settimana, o forse due.

Esco dalla fila per rincasare. Voglio evitare di venire arrestato per non avere rispettato il Coprifuoco.

I blindati dell’Esercito si stanno già disponendo lungo le arterie principali per mettere in atto i loro posti di blocco. Per esercitare il loro potere abusando dei disperati inermi alla follia che sta avvolgendo l’urbe; come un velo nero che avvolge gli occhi.

I berretti rossi della Folgore si riversano per le strade; con i loro mitra spianati osservano il via vai di gente che cerca una via di salvezza prima del calare delle tenebre.

Attraverso il viale che separa la zona commerciale dal quartiere dove vivo.

Devo raggiungere casa mia prima che sia troppo tardi.

Assembramento!

Passo attraverso il cuore della zona residenziale.

Clan di bambini si rincorrono attraverso quel dedalo di vie strette e maleodoranti.

Tribù di ragazzini seduti sui gradini della chiesa del quartiere intenti a ridere, a scherzare, a fumare erba e a bere birra. Come se non ci fosse un domani. Come se fosse l’ultimo momento di libertà prima dell’isolamento totale.

Avranno quindici o sedici anni; troppo giovani per morire, troppo giovani per sopportare il fatidico periodo di malattia che il Morbo sta seminando.

Assembramento!

Qualcuno porta a pisciare i propri cani.

Gli aspettano innumerevoli notti chiusi in casa assieme ai loro padroni, senza aver la possibilità di concedersi una cagata prima di andare a dormire. Povere bestie!

Assembramento!

Qualcun altro si allena al parchetto. Oggigiorno sono tutti atleti.

Corridori che portano a spasso il peso del proprio corpo; abituati a fare solo zapping alla televisione seduti sui loro sfaldati divani a rimpinzarsi di cibo spazzatura, ora cercano in tutti i modi di avere la loro ora d’aria quotidiana, mettendo a rischio i loro cuori e il loro sistema immunitario.

Evitare il contagio; dicevano tutti i giorni i notiziari della televisione.

Uscire solo se si è costretti; per recarsi al centro di razionamento più vicino o per i casi di reale ed indispensabile necessità.

Evitare gli assembramenti, i luoghi affollati, i parchi e i giardini pubblici.

Evitare le uscite se non per comprovate esigenze di sopravvivenza.

Ormai queste parole erano diventate un mantra.

Assembramento!

Sui balconi delle case, individui meschini pronti a puntare il dito come cecchini; pronti a denunciare alle Autorità di Polizia i passanti che si erano riversati per le strade.

Gli sceriffi del terzo millennio. Gente che nella vita non ha mai fatto un cazzo e ora si mette al servizio dello Stato, autoproclamatisi i Giustizieri della Pandemia.

Controllo del vicinato!

Vigilanti fai da te che compiono le loro ronde attorno agli isolati del rione.

Ragazzini sgridati dagli anziani e gli stessi anziani malmenati dagli auto proclamati Controllori del Popolo.

Controllo del vicinato!

<> Si sentono le urla dei cittadini cecchini appostati davanti le finestre delle loro sghembe abitazione.

<> Riecheggiano gli ordini imperativi delle camionette dell’esercito che attraversano il rione.

Controllo del vicinato!

Passanti aggrediti da altri passanti. Tutti che vanno in giro quando fino a ieri erano chiusi in casa lobotomizzati dal televisore. E ora eccoli a comportarsi come segugi che danno la caccia agli individui che non rispettano il coprifuoco perché costretti a recarsi ai centri di razionamento per fare provviste o nei bunker più vicini, per mettersi in salvo ed evitare il diffondersi del Morbo.

Sciacallaggio!

Predoni che prendono d’assalto i negozi ormai abbandonati; cercano di accaparrarsi tutti i beni di lusso, non necessari in questi tempi bui.

Sciacallaggio!

Tra le strade si riversano come un branco di lupi; ladri, stupratori, assassini, tossicomani, reietti della più bassa leva sociale, spacciatori, terroristi e tutta la feccia della malattia sociale.

Prendono d’assalto supermercati, negozi di articoli informatici e tecnologici, ristoranti e bar, tabaccherie e negozi di alimentari, cartolerie e scuole.

Attaccano con le loro armi di fortuna i centri di razionamento, le farmacie e i militari intenti a creare i posti di blocco.

Le loro armi primitive non possono competere con quelle ipertecnologiche in dotazione dell’Esercito.

Sciacallaggio! Caos più totale!

Sangue e sparatorie, feriti e morti ammazzati.

Cariche alle forze dell’ordine, repressione e violenza.

Rimango attonito a guardare un ragazzo che avrà qualche anno in meno di me, preso a manganellate in pieno viso da tre agenti di polizia.

I suoi amici – complici se la danno a gambe lasciandolo da solo ad incassare i colpi violenti inferti gratuitamente dal Potere di Polizia; con l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Posto di blocco!

Il vialetto alberato che dalla via della chiesa porta verso la mia abitazione è bloccato da un veicolo blindato dell’esercito.

<> La voce di un militare ordina ai passanti di fermarsi all’alt per farsi riconoscere.

<> Continuava a ripetere la voce.

Mi metto in fila per farmi controllare ma mi accorgo di essere senza documenti di riconoscimento.

Non li porto mai con me. Dovevo inventarmi qualcosa se non volevo finire con un proiettile in fronte o finire in qualche cella di isolamento picchiato a sangue giorno e notte.

Mi fermo. Cerco di aggirare il posto di blocco passando nella piccola strada laterale che porta verso i campi.

Sgattaiolo via. Sembra che nessuno mi abbia notato.

Percorro a passo svelto per quei campi agricoli incolti. Sopra di me sfrecciano gli elicotteri dell’esercito; qualche drone fluttua al livello del terreno.

<> Continuava a ripetere una voce elettrica proveniente dagli altoparlanti degli elicotteri.

Posto di blocco!

Volgo lo sguardo alla mia destra, in direzione della strada parallela che fa da perimetro al campo dove mi trovo. In lontananza un’altra camionetta di militari giustizia un gruppetto di persone.

Non vedo bene, sono troppo lontani; ma sembrano giovani uomini, due o tre persone giustiziate con un colpo di fucile alla nuca.

Affretto il passo.

Il caos ha avvolto completamente l’urbe. Gente impazzita che corre inseguita dai blindati dell’esercito. Gente che accoltella il proprio vicino per avere qualche soldo in più da spendere al Centro di Razionamento, sciacalli che assalgono i negozi rimasti vuoti, clochard che litigano tra loro per un cartone di vino, disperati che vagano come catatonici noncuranti della situazione di caotico terrore che si sta impossessando della popolazione.

Stato di polizia!

Il sole è calato completamente. Rumori di spari in lontananza.

Sono quasi giunto alla mia dimora; ancora pochi metri e mi sarei blindato nel mio appartamento, noncurante della situazione di guerriglia che sicuramente avrà origine durante la notte.

Una mandria di uomini e donne, tutti miei vicini, mi sorpassa correndo velocemente senza volgermi un minino sguardo. Vengono dalla direzione opposta dalla mia. Scappano dalle loro abitazioni. Fuggono dalle strade dove vivono.

Il piccolo vialetto dove si trova il condominio dove abito è ostruito.

Una transenna chiude l’ingresso alla via; sorvegliato da due soldati che indossano una maschera antigas.

“Non oltrepassare” Recitava il cartello

Non posso scavalcare il posto di blocco senza venire notato dai due Soldati.

Non posso rientrare nella mia abitazione.

Mi fermo a pensare.

In lontananza si sente sempre un sottofondo di spari, di imprecazioni, di urla disperate.

Mi guardo intorno. Osservo il condominio che fa ad angolo con la via transennata. Se non ricordo male il giardino confina con quello della palazzina dove vivo.

Decido di tentare di scavalcare la cancellata.

Attendo che strada davanti si svuoti dagli ultimi disperati che stanno tentando di raggiungere le proprie abitazioni.

Per fortuna un folto gruppo di persone distrae i soldati a guardia. Vengono fermati dai due militari per un controllo dei loro documenti.

Colgo l’occasione per scavalcare il cancello della palazzina attigua alla mia.

Mi dirigo a passo svelto verso la cancellata confinante, scavalco ancora velocemente ma cercando di non dare nell’occhio ed entro di corsa dalla rampa dei box.

Raggiungo le scale condominiali. Inizio a percorrerle velocemente; saltando gli scalini a due a due.

L’edificio è completamento vuoto; l’atmosfera è surreale.

I vari piani sono avvolti dall’oscurità più totale. Hanno staccato l’alimentazione della corrente.

Aumento il passo; percorro i gradini quasi di corsa, fino all’ultimo piano, il quinto, dove si trova il mio appartamento.

Il pianerottolo è completamente deserto; il silenzio è assordante.

Mi avvicino alla soglia del mio appartamento, l’ultima porta a destra, venendo dalle scale.

Sulla porta di casa trovo dei sigilli del nucleo NBCR del Genio dell’Esercito

NUCLEARE – BIOLOGICO – CHIMICO – RADIOLOGICO

I muri sembrano trasudare ansia e angoscia.

Questa zona è contaminata; infetta.

Strappo i sigilli. Metto la chiave nella toppa della serratura ed entro.

L’appartamento è buio.

Qualcuno è entrato e ha messo sottosopra le stanze.

I cassetti dell’armadio in corridoio sono stati divelti e svuotati dal loro contenuto, il quale è stato ammucchiato a terra.

Così anche i comodini in camera da letto e il mobilio della della cucina.

Mi dirigo nel mio studio. Hanno portato via i miei computer e i documenti che avevo nei cassetti.

Hanno trovato il doppiofondo nel cassetto della scrivania, dove tengo la mia Colt. Ovviamente hanno preso anche quella.

Il piccolo armadio d’epoca che serve per nascondere l’apertura nel muro dietro di esso sembra non essere stato esaminato attentamente. Non si sono accorti del passaggio che nasconde.

Apro l’anta, sposto il doppio fondo, e premo il piccolo pulsante seminascosto. L’armadio si sposta obliquamente rivelando il passaggio che porta nel mio laboratorio. Entro nella stanzetta. Il piccolo generatore di corrente è ancora funzionante. Le luci sono accese.

Sul tavolo da lavoro si trova una grande beuta rovesciata. Un liquido purpureo ha formato una macchia ormai rinsecchita sul pavimento.

Poco più avanti della macchia vedo un corpo a terra, prono e con le braccia distese in avanti, prive di vita.

Mi avvicino cautamente. Lo giro.

Il volto che non ho si dipinge di terrore.

Quel corpo privo di vita è il mio.

La mia anima è fuoriuscita da esso come un conato di vomito di un malato terminale.

Ora ricordo tutto. Stavo creando segretamente un virus che serviva per ridurre la popolazione mondiale, dai quasi gli otto miliardi che siamo adesso fino a poche centinaia di individui pensanti forti e resistenti. Come era nella Preistoria; quando l’uomo e la Natura erano ancora un’unica cosa. Quando l’uomo non si era ancora trasformato nel Virus che affligge il nostro Pianeta; il Virus della Terra.

Quella creazione mi era sfuggita di mano; non era ancora stata perfezionata per essere immessa nella rete dell’acquedotto del paese; per far sì che si diffondesse tra gli abitanti di questa città, per poi dare origine ad un contagio più importante, su larga strada; mondiale.

La coltura che stavo preparando mi aveva ucciso all’istante; per poi diffondersi fuori dalle mura della mia abitazione fino ad arrivare ad espandersi e contagiare i condomini miei vicini e, così, dare origine alla catena di contagio che aveva portato allo Stato di Polizia attuale.

Una cura Malthusiana sfuggita al mio controllo; prima che potessi perfezionarla per renderla ancora più virulenta e mortale.

Una cura creata per salvare la Natura dal Cancro chiamato Uomo.

Non mi reputo una persona malvagia né un terrorista; sono un semplice Misantropo che ha a cuore la Natura Selvaggia, gli animali che popolano la Terra e l’equilibrio che essi conservano per vivere senza che nessuno li distrugga.

E intanto io sono morto, anche se non non l’ho ancora capito; il mio fantasma continuerà a vagare per le strade della città, assaporando con orgasmica soddisfazione, la decimazione dell’Umanità.

   
 
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