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Autore: blackwhite_swan    13/05/2020    4 recensioni
Con estrema delicatezza sfila la carta dalla fessura della cornice, depositandola sul proprio palmo, ricambiando poi allegramente il sorriso deciso e fiero del ragazzo con i capelli castani raffigurato nella casellina con in pugno una bellissima spada ornata di rubini.
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Di come Alice Paciock decide di condividere il suo prezioso tesoro con una persona speciale.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il re di spade

 

La carta plastificata iridescente scricchiola tra le sue dita, mentre la orienta cercando di catturare i raggi del sole che filtrano tra le tendine chiare della finestra, facendoli poi rimbalzare sulla parete bianca di fronte a lei, creando onde di luce che scivolano tremolanti e veloci sul muro.

Facendo dondolare leggermente la testa rimette la carta delle piume di zucchero sulla scrivania stirandola con gesti lenti e precisi, ben attenta a non rovinare le piccole scritte azzurrine, sistemandola poi secondo un preciso schema di fianco agli altri involucri di dolcetti collezionati e sistemati con cura e dedizione. La carta delle piume di zucchero è la più grande, per cui il suo posto è in alto a sinistra, a circa due centimetri dalla lampada da scrivania, a fianco al sacchettino arancione e bianco degli zuccotti di zucca. Il signore tanto buono che condivide con lei la stanza non sembra comprendere la logica di quella sistemazione e quando decide di guardare le carte finisce sempre per risistemarle in modo sbagliato, ma lei non si arrabbia mai: in fondo non lo fa con cattiveria, è solo un po’ maldestro poverino, e in ogni caso non le ci vuole mai troppo tempo per riaggiustarle tutte.

Con orgoglio passa in rassegna tutti gli involucri vuoti leggermente indecisa: qual è il più carino? Quale potrebbe piacergli maggiormente?

Mordicchia il labbro inferiore, sfiorando con delicatezza gli involucri iridescenti fino anche il dito non le si ferma su quello delle gomme bolle bollenti; studia con attenzione quella piccola carta plastificata verde e violetta, annuendo infine con un gran sorriso mentre la infila in tasca stando ben attenta a non stropicciarla o peggio ancora romperla.

Guardando lo spazio vuoto lasciato dall’incarto sulla scrivania sorride: sì, quella è proprio carina, di certo gli piacerà moltissimo quando gliela regalerà la prossima volta che passerà a trovarla.

Soddisfatta per la sua scelta, alza lo sguardo sul grande specchio di fronte a lei e immediatamente le cade l’occhio sul retro della carta delle cioccorane incastrata in posizione d’onore nel centro della cornice lavorata.

Si guarda intorno, assicurandosi che il caro signore suo coinquilino non la stia osservando, sospirando sollevata quando lo nota impegnato nel suo solito riposino pomeridiano; si alza leggermente dalla sedia della scrivania ben attenta a non fare rumore sporgendosi verso lo specchio e, con estrema delicatezza, sfila la carta dalla fessura della cornice, depositandola sul proprio palmo, ricambiando poi allegramente il sorriso deciso e fiero del ragazzo con i capelli castani raffigurato nella casellina con in pugno una bellissima spada ornata di rubini.

Rimira a lungo quel viso così grazioso, azzardandosi solo dopo parecchi minuti a scuotere gentilmente la carta trattenendo a stento un risolino mentre chiude giocosamente gli occhi; trattiene trepidante per qualche secondo il respiro, prima di azzardarsi ad aprire un occhio scuro, ridacchiando poi con il cuore colmo di gioia e sollievo quando lo vede ancora lì, nella piccola cornice in rilievo, che le sorride in modo aperto e sincero, dolce nonostante stia brandendo con così tanta consapevolezza un’arma.

Non la lascia mai girata quando gli altri possono vederla perché quella è la sua carta, la sua carta speciale che per qualche magica e misteriosa ragione a differenza di tutte le altre non rimane mai vuota. È una specie di segreto, ed è elettrizzante avere dei segreti ogni tanto.

Sfiora con il pollice il contorno della carta annuendo rassicurata all’indirizzo di quel bel volto, si alza in piedi e, senza smettere di stringere con delicatezza carta tra le mani, accenna qualche passo verso la porta mentre dalle labbra le fuoriesce un basso e allegro motivetto: oggi è una così bella giornata, sarebbe carino portare il suo amico di carta tanto simpatico a fare un giretto in giardino senza correre il rischio che si bagni rovinandosi.

Sicuramente stare all’aria aperta gli piace così come piace tanto anche a lei; hanno moltissime cose in comune lei e quel giovanotto sorridente, ne è sicura ormai.

Dei passi risuonano nel corridoio alle sue spalle, ma non ci fa caso, ancora troppo impegnata a rimirare il volto del ragazzo castano che le sorride «Ciao mamma» si volta repentinamente sobbalzando e alza gli occhi verso il giovane uomo che si è avvicinato, fermandosi poi a pochi passi da lei.

Alice inclina la testa, lanciando un’ultima occhiata alla carta per accertarsi che il suo amico non se ne sia andato: rassicurata dopo averlo visto ancora al suo posto, torna ad osservare il bel mago con il mantello di fustagno marrone che le lascia una carezza lieve colma d’affetto sul volto. La donna sorride per quel gesto, incredibilmente felice che sia tornato: è davvero gentile da parte sue passare a trovarla così spesso, nessuno le fa visita con così tanta costanza. Si fida di lui forse più che di chiunque altro medita, prendendolo poi sotto braccio e trascinandolo con aria vagamente cospiratoria all’interno della stanza.

Sì, sì, di lui si può fidare.

Lo fa accomodare sul bordo del proprio letto per poi lanciare qualche sguardo con fare circospetto intorno a lei, assicurandosi che nessuno li stia osservando. Dopo essersi accertata di non essere spiata, gli porge con trepidazione la preziosa carta che fino a quel momento aveva tenuto ben stretta in mano, scrutando con attenzione il volto del mago in attesa di vedere la sua reazione; il giovane mago sorride mentre prende con delicatezza quel piccolo cartoncino colorato, scuotendo leggermente la testa nel vedere la sua versione più giovane restituirgli lo sguardo. Qualche secondo dopo alza gli occhi sulla madre «Non andrà mai via, sai?» la rassicura con voce leggermente commossa. Alice gli sorride gentilmente con gli occhi scintillanti, accomodandosi al suo fianco e riprendendosi il suo tesoro, scambiandola con l’involucro verde e viola delle gomme bolle bollenti che aveva scelto specificamente per lui.

Dopo averla ringraziata depositandole un bacio leggero tra i capelli candidi, Neville intasca con delicatezza il regalo senza smettere di sorriderle, prendendosi poi qualche secondo per rimirare il sorriso sereno su quel volto tondo così simile al suo «Ti andrebbe di fare una passeggiata?» propone dopo qualche minuto, alzandosi in piedi e porgendole una mano che la donna accetta prontamente.

Mentre Alice segue il figlio verso il grazioso e curato giardino della casa di cura, sfiora di sfuggita la tasca del cardigan in cui è custodito il suo tesoro, perfettamente conscia che quando deciderà di tirarla fuori e rimirarla, dopo che l’uomo tanto gentile sarà andato via, lo troverà ancora lì a sorriderle.

Il suo re di spade.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Mi rifiuto di credere che, dopo quello che ha fatto durante la guerra, Neville non abbia una carta delle cioccorane dedicata.

E nello stesso modo mi rifiuto di credere che i maghi che non sono incredibilmente impegnati come Silente non possano “decidere” di rimanere costantemente presenti in una carta: ci metto la mano sul fuoco che Remus e Tonks non abbandonino per un secondo le carte del piccolo Teddy e di conseguenza mi viene naturale pensare che anche Neville rimanga in quella della madre. Supponendo che le carte delle cioccorane funzionino come le foto magiche o come i ritratti magici (anche se silenziosi), l’ipotesi ha senso.

Passando ai dettagli non headcanon, nel quinto libro Alice regala a Neville una carta di un dolcetto e ho pensato che potesse essere una sua abitudine collezionarle; anche in questa storia la donna non riconosce con precisione il figlio né il marito (il signore tanto buono con cui condivide la stanza), ma nell’Ordine della Fenice avevo avuto l’impressione che comunque percepisse Neville come una persona cara.

 

 

Em

 

 

 

   
 
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