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Autore: MidnightRadio    13/05/2020    1 recensioni
Il rumore di metallo che strideva lo svegliò dal suo sonno. Quanto aveva dormito? Dove si trovava? Era ancora vivo?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore di metallo che strideva lo svegliò dal suo sonno. Quanto aveva dormito? Dove si trovava? Era ancora vivo?


Non si sentiva più la faccia… a dire il vero non si sentiva più il corpo, era avvolto da uno strano torpore che mano a mano spariva. Non riusciva ancora a muoversi, l’unica parte del corpo capace di esplorare l’ambiente circostante erano gli occhi, ma qualcosa gli diceva di tenerli fermi, come se un orrore indicibile si annidasse nell’ombra a portata della sua vista periferica.


Il torpore sparì del tutto in poco tempo. Riusciva a muoversi ma continuava a non sentire nulla al tatto, inoltre i movimenti gli risultavano goffi e impacciati.


Si alzò dal tavolo su cui era steso e gli diede una veloce occhiata: nella superficie di metallo nero erano scolpite delle rune scarlatte, scarlatte forse per il suo stesso sangue. Si rivolse verso l’entrata della stanza in cui si era risvegliato, la porta mal funzionante era semi aperta e, per attraversarla, dovette fare leva con una spranga di metallo trovata lì vicino.


Attraversata la porta si trovò in un lungo corridoio illuminato da una fila di luci fredde che pigramente schiarivano il tutto. Procedette sul suo cammino, non sapeva dove stava andando, ma sicuramente andava da qualche parte. Sussultò quando in lontananza sentì un rombo sordo attraversare l’aria, o quello che ne rimaneva, e quando, come in risposta al rumore, iniziò a vedere numerose rune attraversare il suo campo visivo per poi scomparire quasi subito.


Si accorse solo allora del fatto che il suo copro era come ricoperto da una sostanza nera e appiccicosa che ogni tanto colava dalle sue dita. Si guardò indietro e vide le sue orme sul metallo scuro del pavimento, riuscì a distinguerle solo grazie alle luci sul soffitto.


Ignorò quel dettaglio e procedette sul suo cammino.


I rombi si ripetevano ciclicamente, distanti da lui ma abbastanza vicini da provocare la reazione delle rune, che ad ogni ripetizione guizzavano sulla sua retina. Mentre procedeva, ogni tanto, incappava in alti scheletri metallici accasciati per terra: tutti portavano un’inquietante maschera bianca, una tremenda e raccapricciante parodia del volto umano che scuoteva qualcosa dentro di lui; aveva bisogno di vomitare, ma il suo stomaco non reagiva.


Procedendo sul suo cammino si ritrovò ad un bivio. La via di sinistra era chiusa da una frana: curiosamente un detrito piuttosto lungo e acuminato sembrava aver trafitto uno di quegli esseri. Questo però sembrava quasi cercasse di raggiungerlo con la sua mano artigliata, aveva inoltre sotto di lui una pozzanghera di quello che sembrava olio.


La via di destra al contrario era aperta, ma qualcosa non lo convinceva. Si avviò suo malgrado nonostante l’ansia provocata dal mostro trafitto alle sue spalle. Quel corridoio si estendeva per quelli che sembravano chilometri.


I rombi erano cessati, al contrario delle rune che ora correvano all’impazzata nel suo campo visivo alla ricerca di qualcosa.


Ogni tanto buttava un occhio alle sue spalle, non riusciva a scappare a quella sensazione di ansia nonostante il mostro alle sue spalle fosse evidentemente morto.


Accelerò il passo; le rune aumentavano in numero ed in velocità così come la sua ansia. Le sue orecchie captavano stridii metallici, anch’essi lontani, e di tanto in tanto qualche luce saltava lasciando un alone d’ombra sul pavimento.


Accelerò di nuovo, quasi correva e sperava che i rombi ricominciassero. Tutto ciò che sentiva era il rumore dei suoi passi e quegli stramaledetti stridii metallici. Buttò un altro occhio alle sue spalle e quasi non urlò: molte delle luci che prima avevano illuminato il suo cammino si erano ormai spente, rendendogli impossibile scorgere il mostro.


Non sapeva se esserne grato o meno: da una parte quell’orripilante visione non lo tormentava più, dall’altra non aveva più la certezza che il mostro fosse morto.


Corse per quella che gli sembrò un’ora buona, corse senza preoccuparsi dei suoi polmoni;  dalla paura non sentiva neanche la fatica. Davanti a lui sempre più luci si spegnevano lasciandolo in penombra mentre gli stridii non accennavano a smettere.


Ogni tanto inciampava sui suoi stessi passi e ogni volta che succedeva si malediva per la sua poca destrezza.


Agli stridii si era aggiunto il lieve rumore di detriti e macerie di piccole dimensioni che cadevano sul pavimento. Intanto le rune erano impazzite, voleva smettere di vederle, aveva capito che significavano “pericolo”.


Corse all’impazzata, aveva perso la cognizione del tempo, forse correva da anni o da pochi minuti, non faceva differenza. Sempre più luci diventavano nere di colpo, sempre più frequentemente.


Gli stridii si facevano più vicini,


Non sentiva il contatto con il pavimento,


I detriti che crollavano aumentavano di dimensione, poteva sentirli.


Le rune quasi gli offuscavano la vista.


Un tonfo pesante lo distrasse, qualcosa di grosso era cascato alle sue spalle. Non si girò, non sarebbe comunque riuscito a vederlo: tutte le luci erano saltate e le rune non gli permettevano di vedere nulla.


Un ululato metallico, freddo e colmo d’odio fece tremare le mura del corridoio, poi il rumore di lunghe zampe affilate iniziò ad inseguirlo.


Le zampe dell’essere graffiavano il pavimento, si avvicinava ad una velocità estrema, troppo veloce.


Poteva sentire il terrore muovere ogni suo passo, la paura lo guidava lungo la sua strada, sempre dritto, non poteva sbagliare.


Ogni tanto l’orrore sbatteva contro le mura fracassandole e riducendole in polvere.


Lo sentiva avvicinarsi


L’essere urlava


Sembrava provasse un immenso dolore


Ululava e gettava rochi latrati


Graffiava il pavimento con incessante foga


Non voleva morire
Non volevano morire
Non voleva morire
Non voleva
Non…
Non sentì più gli ululati del mostro, le rune iniziavano a scomparire dalla sua vista.

Si trovava di nuovo nella luce


Stava cadendo.


Atterrò dopo un lungo volo; l’altezza da cui era precipitato era considerevole.


Le sue gambe non rispondevano più, le braccia a malapena. Riuscì a sentire il rumore di un liquido che scorreva vicino a lui. A dire il vero, si trovava in una pozzanghera di quella che sembrava acqua.


Lo assalì una tremenda curiosità


Si maledisse a quel pensiero


E si specchiò…


…no, no, quello…


Quello non poteva essere…


No…
No
No!
NO!


La sua faccia! Bianca! Cosa era successo alla sua faccia? Provò a toccarla, non sentiva nulla! Una maschera bianca dagli occhi neri, le sue dita lasciarono tracce nere su quella terribile faccia…


Le sue mani…


Erano… artigliate? Non l’aveva notato prima…


Tornò a specchiarsi, una rabbia incredibile lo assalì, iniziò a prendere a pugni il suo riflesso.


Dal liquido poteva vedere riflesse le tre lune del pianeta che lo osservavano, forse con pietà.


Prese a pugni il suo riflesso finché le sue braccia non smisero di funzionare, poi cadde “faccia” a terra.


Le rune iniziarono a ricomparire, voleva morire.


Iniziò a tirare testate sul terreno finché i suoi occhi non smisero di funzionare. Si mise ad aspettare la morte.


La aspettò per anni…


Non riusciva a morire…


Quale mostro, quale deviato mostro gli aveva fatto questo? Quale folle degenerato lo aveva privato di tutto?Quale demone gli aveva tolto i sensi? Cosa lo aveva scollegato dal mondo? Sentiva solo silenzio, non poteva muoversi, non poteva chiedere aiuto, non poteva…


Oh Dio


Se un Dio esiste ancora


Perché?


Perché a me?
   
 
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