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Autore: Lady Blackfyre    14/05/2020    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – ISCRIZIONI CHIUSE]
Dimenticatevi di Katniss e Peeta, del loro clamoroso gesto nell’Arena. Dimenticatevi della Rivolta e di tutto quello che ne è conseguito. La 74th Edizione dei Giochi della Memoria è stata la prima a concludersi senza un vincitore, complice il suicidio dei Tributi del Dodici. La spietatezza di Capitol ha reso evidente che nessuno può sfuggire al controllo del Presidente Snow, che non c’è pietà per chi si ribella. Il tutto ampiamente dimostrato dalla terza edizione della Memoria, che ha sensibilmente diminuito il numero di ex Vincitori ancora in vita. Oggi, all’alba del centesimo anniversario, tutta Panem è in trepidante attesa della quarta edizione della Memoria.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Altri tributi, Bimbo Cresta-Odair, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La Mietitura (D5 – D8)

 

 

 

 

Buongiorno a tutti!

Prima di lasciarvi alla nuova Mietitura, chiederei a coloro che ancora non hanno inviato le schede di farlo entro domani; mi riferisco in particolare ai creatori dei seguenti Tributi:

- la ragazza del 9;

- il ragazzo del 10;

- il ragazzo del 12.

Nel caso in cui queste schede non mi giungano rimetterò a disposizione i Tributi per coloro che ne volessero creare un altro (o per eventuali nuovi arrivati che volessero provare a partecipare).

 

 

 

Distretto 5

 

 

 

Beatrix Moore| 18 anni| Eterosessuale


 

 

 

La ragazza dell’Uno alzò la spada insanguinata, gettando la testa all’indietro e liberando un grido che era un mix di esultazione e sollievo. Anche lei era coperta di sangue, quello fuoriuscito dalla ferita alla gola che aveva inferto al ragazzo del Nove, e appariva terribile come una qualche divinità della morte.

- Sei ancora lì davanti? Manca pochissimo all’inizio della Mietitura, finirai con l’arrivare in ritardo. –

Beatrix finì quasi con il sobbalzare quando la voce di suo fratello la raggiunse. Spense il video registratore, alzandosi dal pavimento sul quale si era raggomitolata, e si rassettò l’abito.

- Avevo un dubbio e dovevo chiarirlo. –

Adam scosse il capo, incredulo, mentre la gemella gli si affiancava e si avviava verso l’uscita di casa insieme a lui.

- Credo che tu sia la prima ragazza che guarda ogni singola edizione degli ultimi vent’anni prima della Mietitura. –

- Devo essere preparata e avere un’idea precisa di ogni singola strategia che si è rivelata vincente all’interno dell’Arena potrà tornarmi utile -, replicò ravviandosi le onde rosse, - Almeno saprò cosa fare e cosa non fare. –

I figli dei vincitori del Cinque erano pochi, perciò le probabilità non erano decisamente in loro favore; Beatrix non era tanto sciocca da pensare che il fato l’avrebbe graziata, così aveva passato ogni singolo giorno dall’annuncio del Presidente Snow a perfezionare il suo allenamento con arco e frecce e a studiare una possibile strategia. Aveva notato che la maggior parte dei suoi ex compagni di Distretto aveva optato per il nascondersi e lo sfruttare la propria agilità e le competenze teoriche accumulate.

Forse era per questo che, quando si era arrivati a uno scontro, avevano quasi sempre finito con il soccombere.

Lei aveva deciso d’imparare ad usare in modo abbastanza buono almeno un’arma e l’arco si era rivelato la scelta migliore. Non era pesante come una spada o un’altra grossa arma da taglio, inoltre era più facile aggiustare la mira con lui che con qualsiasi altra arma da lancio. A ciò aveva affiancato un’attenta analisi delle principali erbe e piante commestibili e di quelle che erano velenose.

Aveva una pessima sensazione per quell’edizione, perciò tanto valeva essere preparata al meglio delle sue possibilità; l’unica cosa che sperava era che non venisse estratto Adam. Lui sì che, immerso nei libri com’era, avrebbe avuto serie difficoltà ad adattarsi a un ambiente come l’Arena.

Uscirono di casa, camminando l’una al fianco dell’altro, e si separarono solo quando arrivarono in prossimità del banchetto di registrazione.

- Andrà tutto bene – le disse Adam.

Lui sì che era sempre positivo, quasi stolto nella sua continua ricerca della visione migliore della vita. Però non se la sentiva d’infrangere le sue aspettative in quel modo.

- Sì. –

Lo abbracciò, poi ognuno si unì al proprio gruppo.

 

 

 

Harry Michaelson| 15 anni| Eterosessuale

 

 

 

Harry si sistemò accanto a Joe, mentre il filmato proiettava le immagini della distruzione che era seguita dopo la rivolta dei Distretti, un secolo prima. Guardare certe immagini gli faceva sempre effetto, specialmente ora che si trovava a essere un possibile tributo.

- Sei preoccupato? –

Annuì appena all’indirizzo di Joe.

Non erano molti gli ex vincitori del loro Distretto e ancor meno quelli che avevano figli. Perciò le probabilità di essere estratto aumentavano esponenzialmente. E se non fosse stato lui allora avrebbe potuto essere suo fratello.

Oppure Joe.

Insomma, comunque si mettessero le cose c’era una possibilità molto alta che la situazione andasse a suo discapito.

Vide la Capitolina estrarre il biglietto con il nome del Tributo femminile. C’era almeno qualcosa di positivo in quell’edizione: non avrebbe dovuto fremere, pregando che la sua ragazza non venisse estratta. Jannet non era figlia di un ex vincitore, perciò almeno quell’anno sarebbe stata al sicuro.

- Il Tributo femminile è Beatrix Moore! –

Si fece avanti una ragazza di diciotto anni, dai lunghi capelli rossi e l’andatura di chi per certi versi si aspettava di essere estratta.

Era un po’ rigida mentre camminava verso il palco e si sistemava accanto alla Capitolina e il volto era pallido, ma a parte quello manteneva il controllo.

Sentì l’urlo frustrato del fratello della ragazza. Non aveva molta confidenza con i Moore, ma Adam era il migliore amico di suo fratello Daniel e sapeva che i due gemelli erano incredibilmente legati e che Beatrix era una ragazza leale e protettiva, che di certo non meritava l’Arena.

- Passiamo ora al Tributo maschile… Harry Michaelson! –

S’irrigidì, rendendosi conto di quello che significavano quelle parole. Sarebbe entrato nell’Arena, avrebbe lasciato il Distretto con la consapevolezza che forse non sarebbe mai tornato e che non avrebbe mai più visto la sua famiglia.

Si voltò verso il palchetto degli ex vincitori, incontrando lo sguardo provato dei suoi genitori, e poi si voltò dietro di lui.

Suo fratello Daniel, a un paio di file di distanza, incrociò il suo sguardo.

Gli rivolse un’occhiata triste, preoccupata, che era certo riflettesse chiaramente le sue emozioni.

Abbracciò Joe e si sforzò d’ignorare i singhiozzi che provenivano da Jannet mentre passava davanti a lei e saliva sul palco.

Sentì il cuore martellargli all’impazzata nel petto mentre si sistemava accanto a Beatrix. La vide allungare una mano verso di lui, cercando la sua e stringendola come se volesse infondergli vicinanza e coraggio.

Fu un gesto che apprezzò, così la strinse a sua volta.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 6

 

 

 

Madeleine Bronson| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Madeleine sobbalzò leggermente quando il camioncino dei Pacificatori prese una buca. Era stata arrestata una settimana prima che il Presidente Snow proclamasse le modalità della nuova edizione della memoria, per spaccio di morfamina, e le era stata offerta una scelta a dir poco irripetibile. Almeno così le era stato detto, pensò arricciando il naso contrariata, e tutto perché era figlia di una ex vincitrice. E nemmeno una che si fosse distinta per chissà quale merito, visto che era rimasta nascosta per quasi tutto il tempo e aveva vinto avvelenando le provviste degli ultimi tributi rimasti. Sua madre, Jeanine, era morta sei anni prima, uccisa da un’overdose di morfamina. Da allora Madeleine aveva imparato a badare a se stessa. Era finita con il gravitare attorno alle persone più sbagliate alle quali una ragazza adolescente potesse avvicinarsi e ciò l’aveva fatta precipitare nella spirale dello spaccio di sostanze stupefacenti. Era andata avanti per anni, ma alla fine i Pacificatori del Distretto avevano arrestato tutta la rete di spaccio.

La scelta che le avevano offerto era una: offrirsi come volontaria per l’edizione della memoria, vincere e vedere commutata la sua pena, oppure essere processata e condannata. In un caso o nell’altro avrebbe incontrato la morte, ma almeno nell’Arena aveva qualche possibilità di riuscire a sopravvivere, contrariamente a un eventuale processo farsa.

Aveva accettato e così adesso si trovava in viaggio verso la piazza del Campidoglio.

Quando il furgone si fermò venne fatta scendere e condotta dritta verso la fila delle ragazze di diciassette anni.

Il Pacificatore le tolse le manette e si chinò a sussurrarle all’orecchio: - Prova a giocarci qualche scherzo e ti sparo un colpo in testa, chiaro? –

- Cristallino. –

Lo degnò appena di un’occhiata, prima di tornare a osservare il video di Snow.

Le immagini passavano davanti ai suoi occhi, vuote e prive di significato, e quando il video si fermò si ritrovò a scoprirsi sorprendentemente pervasa dall’adrenalina. Supponeva che fosse quello che provavano i condannati a morte mentre prendevano coscienza dell’ineluttabilità del loro fato.

- Il tributo femminile è… Millicent Strong! –

La ragazzina che si fece avanti aveva dodici anni, gli occhioni azzurri erano sgranati ed era chiaramente prossima all’iperventilazione.

Si fece avanti, alzando una mano, consapevole degli sguardi dei Pacificatori su di lei.

- Mi offro volontaria! –

 

 

 

Elias Runer| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Elias non conosceva personalmente la ragazza che si era offerta, ma aveva sentito diverse storie circolare su di lei all’interno del Distretto. Si diceva che fosse una spacciatrice di morfamina, che avesse scelto la strada del crimine più per divertimento che per reale necessità, e che fosse stata arrestata poco prima. Il fatto che avesse scelto l’Arena invece che il processo, e che nel farlo avesse salvato la vita a una ragazzina innocente, scatenò una reazione mai vista prima durante una Mietitura del Sei. Gli applausi erano unanimi e la piccola sorteggiata si fece avanti al suo passaggio, trattenendola per una manica e abbracciandola riconoscente.

Si ritrovò anche lui ad applaudire, poiché malgrado non avesse mai avuto nulla a che fare con lei ne sapeva abbastanza da apprezzare quel suo lato ribelle e sfrontato. Poi la voce della Capitolina interruppe l’acclamazione generale, dando modo alla ragazza di presentarsi.

- Madeleine Bronson – disse soltanto, guardando dritto verso la telecamera con aria indolente.

- Molto bene! Adesso vediamo chi accompagnerà la nostra bella Madeleine nell’Arena… - rovistò alla ricerca del biglietto incriminato, apparentemente incurante dei respiri trattenuti e dell’immensa tensione che si respirava tra le fila dei ragazzi del Distretto.

Elias ne seguì ogni movimento, fissando quei foglietti nella speranza che non venisse estratto quello contenente il suo nome.

- Elias Runer! –

Nessuno questa volta alzò la mano per offrirsi.

Dopotutto non c’erano volontari al Sei da più di un decennio e di sicuro Madeleine aveva rotto quella storica tradizione più per proprio interesse che per altruismo.

Sondò appena la folla, trovando conferma alle sue parole.

Toccava a lui, non c’erano altre alternative.

Così prese un respiro profondo e si fece avanti

Suo padre gli aveva spiegato come funzionavano le cose durante i Giochi e come ragionavano gli abitanti di Capitol. Ogni sua mossa o reazione sarebbe stata attentamente studiata ed etichettata in un senso o nell’altro. Camminò a testa alta, deciso a dare la migliore prima impressione possibile.

Salì sul palco, sistemandosi accanto a Madeleine, stando attento a non far trapelare alcuna emozione.

- I vostri Tributi, Distretto Sei! –

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 7

 

 

 

Krissa Blackwood| 17 anni| Bisessuale

 

 

 

Krissa allontanò il lenzuolo di scatto, svegliando il ragazzo che dormiva raggomitolato al suo fianco. Lanciò un’occhiata all’orologio nell’angolo e imprecò sonoramente.

- Che c’è? – bofonchiò Jordan, soffocando uno sbadiglio.

- Manca mezz’ora alla mia condanna a morte, ecco cosa c’è – replicò seccamente, afferrando il primo abito che le capitò sotto mano e dirigendosi verso il bagno.

Si vestì in fretta e furia, rendendosi presentabile come meglio poteva, e quando uscì dal bagno trovò Jordan ancora lì ad attenderla. Si erano frequentati saltuariamente nel corso dell’ultimo mese, ma non c’era assolutamente nulla di serio tra di loro e si era premurata di farglielo presente fin dall’inizio. Eppure sembrava che lui avesse seriamente finito con l’affezionarsi a lei, tanto da rischiare di farsi beccare lì da suo padre. E nessuno sano di mente avrebbe mai rischiato di scatenare l’ira di Edward Blackwood.

- Non so bene cosa dire – ammise Jordan, trascinando nervosamente un piede contro il pavimento.

- Non c’è nulla da dire. Sono l’unica ragazza del Distretto Sette che sia figlia di un ex vincitore. Sapevo che sarei entrata in quella maledetta Arena nel momento stesso in cui Snow ha fatto l’annuncio. –

Probabilmente il commento le uscì più acido di quanto avrebbe voluto, perché il ragazzo si rabbuiò. Così corse ai ripari, dopotutto non era certo colpa sua se si ritrovava in quel casino.

- Scusa. –

- Krissa Blackwood che chiede scusa? Questo sì che è un evento che non avrei mai creduto di vedere in vita mia. –

Accennò un lieve sorriso ironico: - Considerato che potrei essere morta di qui a una settimana, direi che era tempo che ci fosse una prima volta. –

- Krissa… -

Non c’era bisogno che le dicesse nulla, sapeva che sperava di vederla tornare al Distretto. Però in quel momento non voleva sentirselo dire, non voleva cullarsi nell’illusione che tutto potesse andare bene. Era pragmatica per natura, non avrebbe smesso di esserlo solo perché andava incontro alla morte.

- Esci dalla finestra che dà sul retro, mio padre non riuscirà a vederti se passi per il sentiero nel bosco. –

Poi gli voltò le spalle e uscì dalla sua camera, raggiungendo il padre che l’attendeva in salone.

Edward la trattenne prima che varcassero la soglia di casa e l’attirò a sé.

Non era un tipo da abbracci ed esternazioni affettuose, ma le voleva bene e Krissa lo sapeva; quella volta però sembrava che fosse pronto a lasciarle intravedere ogni suo pensiero più fragile ed emotivo.

- Ti voglio bene, scricciolo. –

Lo strinse a sua volta.

- Te ne voglio anche io, papà. –

 

 

 

Ezra Lawson| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Ezra s’incamminò verso il sentiero che conduceva alla piazza del Campidoglio, camminando accanto a suo fratello Cormack e all’amico William. Nessuno di loro parlava, ben sapendo che non c’erano parole adatte in un momento come quello che precedeva la Mietitura. Non serviva dire che tutto sarebbe andato bene né che il prescelto sarebbe tornato a casa, perché erano abbastanza svegli e realisti da sapere perfettamente che molti dei figli degli ex vincitori non avevano mai preso in mano un’arma. Specialmente lui e Cormack, che in quanto figli del sindaco non avevano mai avuto alcun bisogno di imparare a difendersi o a procacciarsi del cibo né avevano mai lavorato nelle falegnamerie del Sette. Se fossero stati scelti avrebbero dovuto imparare tutto nell’arco di una settimana, praticamente una missione quasi impossibile.

Raggiunsero i banchetti e si registrarono sempre in religioso silenzio, poi si unirono al resto dei ragazzi.

Sul palco, sistemata accanto alla Capitolina, c’era già il loro Tributo femminile. Con il trucco scuro, gli abiti attillati, i tatuaggi in bella vista e lo sguardo duro c’era da riconoscere che Krissa Blackwood faceva davvero paura in quel momento. Sembrava quasi una Favorita e forse avrebbe davvero potuto cavarsela all’interno dell’Arena, visto che non era certo un segreto il fatto che suo padre l’avesse cresciuta pronta a tutto.

Cormack gli si avvicinò, dandogli di gomito.

- Credi che lei abbia possibilità di sopravvivere? –

La studiò un’altra manciata di secondi, poi annuì.

- Sì, credo che Krissa possa farcela. –

- Di sicuro non invidio chi dovrà ritrovarsela davanti all’interno dell’Arena – aggiunse William.

Ezra aveva sentimenti contrastanti al riguardo.

Da un certo punto di vista condivideva l’opinione dell’amico, ma la sua parte razionale gli diceva che un’alleanza con una compagna di Distretto così in gamba sarebbe potuta giocare a vantaggio del tributo maschile… chiunque fosse stato selezionato.

La Capitolina fece proiettare il video e, al termine di quest’ultimo, si avvicinò al microfono.

- Come tutti voi saprete, il Distretto Sette ha una sola figlia di ex vincitori. Pertanto sarà Krissa Blackwood il tributo femminile del Sette. Passiamo quindi senza indugio all’estrazione del tributo maschile. –

Si avvicinò all’urna, barcollando leggermente su quei tacchi vertiginosi. Afferrò il primo foglietto che le capitò sotto mano e annunciò: - Il tributo maschile è… Ezra Lawson! –

Fu allora che il suo mondo crollò.

Lo sentì andare in pezzi chiaramente mentre in lui si faceva strada la consapevolezza di essere totalmente, irrimediabilmente, fregato.

Attese di riuscire a ricomporsi prima di farsi avanti.

Doveva mostrarsi risoluto, capace di affrontare l’Arena, e concentrarsi sul pensiero che se non altro a essere stato estratto non era stato Cormack. Un’amara consolazione, ma almeno il suo fratellino sarebbe stato salvo.

Salì sul palco e prese posto accanto a Krissa, che continuava a fissare dritto davanti a sé come se volesse uccidere tutti con la sola forza del suo solo sguardo. Cercò d’imitarla, mostrandosi duro e fiero, mentre la telecamera faceva loro un primo piano.

 

 

 

*

 

 

 

Distretto 8

 

 

 

Kayla Rosewood| 15 anni| Eterosessuale

 

 

 

Kayla abbracciò i suoi genitori prima di dirigersi verso il banco delle registrazioni. Aveva salutato il suo ragazzo, Mike, pochi minuti prima e da allora non aveva smesso un attimo di sperare che quello non fosse un addio. Dopotutto non era l’unica figlia di ex vincitori, c’erano altre due ragazze, e forse non sarebbe stata proprio lei quella estratta. Tuttavia, mentre si univa al resto delle sue coetanee, non potè fare a meno di sentire brividi correrle per tutto il corpo.

Era paura quella, realizzò sorpresa, una sensazione che non aveva mai provato con quell’impeto in tutta la sua giovane vita.

La sentì crescere in lei mentre il filmato giungeva rapidamente al termine e ancor più mentre la Capitolina si dirigeva verso l’urna.

Lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, notando che entrambe le altre due ragazze dovevano avere la sua stessa espressione terrorizzata. Una di loro le rivolse uno sguardo di rimando, come una muta conferma che ciò che passava loro per la testa fosse lo stesso.

Sentì il cuore batterle all’impazzata, quasi volesse uscirle dal petto, mentre la Capitolina apriva la pergamena e portava il microfono alle labbra.

- Il tributo femminile per la quarta edizione della memoria è… Kayla Rosewood! –

Sentì le ragazze accanto a lei sospirare sollevate e le vide abbracciarsi.

Una parte del suo cervello si rifiutava di accettare ciò che era appena avvenuto, di ammettere di essere lei la prescelta. Vide che uno dei Pacificatori si stava avvicinando a lei, così riuscì finalmente a convincere il suo corpo a muoversi.

Era terrorizzata, certo, ma non avrebbe mai permesso che tutta Capitol la vedesse venire trascinata sul palco come un sacco di patate.

Si mosse, camminando incerta, mentre sentiva le gambe farsi sempre più di gelatina mano a mano che saliva i gradini e prendeva posto.

Si sforzò di continuare a respirare e di tenere sotto controllo i battiti del suo cuore ormai impazzito.

Non poteva permettersi di svenire, doveva mantenere la calma.

E pensare che c’era chi lo considerava un onore, realizzò incredula, e che l’avrebbe ritenuta fortunata per essere stata scelta per quei Giochi.

 

 

 

Xavier Leghias| 17 anni| Eterosessuale

 

 

 

Xavier osservò la ragazza estratta mentre se ne stava lì, in piedi sul palco, intenta a cercare di mantenere la calma. Sapeva per esperienza quanto potesse essere difficile, perché era esattamente quello che stava cercando di fare anche lui.

Aveva salutato Suzanne la sera prima, rassicurandola che non gli sarebbe accaduto nulla di male, ma in quel preciso istante cominciava a dubitare della veridicità della sua promessa. Era stato facile illudersi che non fosse proprio lui a dover entrare nell’Arena, ma adesso che la Capitolina si dirigeva verso l’urna doveva riconoscere che ogni oncia di speranza lo stava lentamente abbandonando.

Si voltò verso il resto dei ragazzi che attendevano, come lui, di conoscere quale sarebbe stato il loro fato. Vide espressioni tese, mascelle serrate, mani che venivano tormentate nervosamente e persino qualche sguardo già sconfitto. Non voleva neanche immaginare come dovesse apparire lui ai loro occhi. Contava solo come avrebbe dovuto apparire se la sorte fosse stata contro di lui.

- Il Tributo maschile è… Xavier Leghias! –

Ed eccola lì, la sua condanna, pronunciata con la più stucchevole delle voci femminili che avesse mai udito in tutta la sua vita.

Coraggio.

Sarebbe durata solo pochi minuti, poi sarebbe stato lontano dalle telecamere e avrebbe potuto lasciarsi andare.

Sii coraggioso, puoi farcela, devi solo salire su quel maledetto palco senza crollare.

Si mosse lentamente in avanti, incamminandosi verso la donna che l’aspettava sorridendo.

Vide Suzanne portarsi le mani tra i capelli, le guance rigate dalle lacrime che scorrevano copiose mentre cercava di oltrepassare il cordone di Pacificatori che separava i due gruppi, e la sentì gridare il suo nome con tutto il fiato che aveva in gola. Le rivolse un ultimo sguardo, carico di sentimenti ed emozioni inespresse, poi continuò la sua marcia.

 

   
 
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