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Autore: simosimone    14/05/2020    0 recensioni
La tematica del testo, è la solitudine e il dolore che si prova.
Sia all'inizio, che alla fine, si capisce che il protagonista soffre sia se sta a lavoro, che se sta fuori, ormai vede la sofferenza dentro tutti quanti, e non riesce a pensare ad altro.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era un giorno normale come gli altri e dovevo andare a lavoro.
Così ,dopo essermi svegliato, mi sono preparato, ho fatto colazione e ho pulito un pò casa per svegliarmi velocemente.
In macchina ho messo un cd di musica elettronica che avevo, per darmi la carica per il nuovo giorno di merda.
Pur avendo messo la musica a tutto volume in macchina, per fortuna, o forse per sfortuna, non ho fatto alcun incidente.
Tutto è andato liscio, e quindi eccomi arrivato a lavoro.
Lavoravo come creatore di siti web, per un azienda, e l'edificio in cui tutte le mattine entravo era molto piccolo. C'era solo una grande camera con una ventina di computer, un bagno, e l'ufficio del capo. Avevamo un contenitore d'acqua con i bicchieri in plastica, che usavamo ogni qual volta avevamo sete. Dieci computer erano disposti sulla parte sinistra della camera, e gli altri dieci sulla destra. Erano computer che avevano almeno una decina d'anni, molto grandi e pesanti, e spesso davano problemi, tipo si spegnevano all'improvviso e altre problematiche di funzionamento.
I monitor sulle scrivanie erano tutti grigi, e avendo fatto una ricerca in passato, avevo scoperto che erano modelli risalenti a quindici anni fa.
Tutti i giorni, per otto ore al giorno, questo era quello che facevo. Mi sedevo al computer, e facevo quello che mi diceva di fare il capo. Tutto questo solo per guadagnare soldi. E dovevo guadagnare soldi per vivere. Per vivere ...
Ma quello era davvero vivere?
Di solito ero sempre il secondo ad entrare nell'edificio. Il primo era il capo, che lo apriva.
Quel giorno, arrivo come sempre al solito orario. Apro la porta, ed entro dentro.
Ci sono le luci spente. Forse il capo si era dimenticato di accenderle.
Così accendo io la luce dentro la stanza.
Prendo il telefono in mano, così se sarebbe entrato qualcuno, avrei fatto finta di essere concentrato su qualcosa sul telefono. In realtà non accendevo nemmeno lo schermo, guardavo dallo specchio dello schermo la parte della camera dietro di me oppure il soffitto. Non ero strano, lo facevo solo perchè volevo stare sempre per i fatti miei, e non mettermi a parlare con quelle persone così strane.
Dopo che passarono almeno dieci minuti, smisi di guardare lo schermo nero del telefono, perchè iniziai a chiedermi come mai tutti quanti ci mettessero così tanto per arrivare a lavoro.
E per far qualcosa di diverso da fissare il cellulare, vado a prendermi un pò d'acqua per bere.
Passano altri cinque minuti, e ancora nessuno si presenta.
Pensavo sarebbe stata una buona idea entrare nell'ufficio del capo, e chiedergli come mai c'ero solo io, quando ci sarebbero dovute essere venti persone.
Busso alla porta del capo.
Non mi arriva alcuna risposta.
Riprovo.
Di nuovo nessuna risposta.
Quindi apro la porta per capire cosa stesse facendo.
Il capo non c'era.
Richiudo la porta dell'ufficio e comincio a pensare.
*Come faccio ad essere l'unico qui dentro?*, e poi, *Come mai il capo ha aperto e se n'è andato via?*. *Cosa sta succedendo?*.
Queste sono le domande che mi pongo. Intanto passarono altri e dieci minuti, e ancora nessuno che entrava.
Ero contento, perchè non dovevo lavorare, visto che c'era nessuno. Non mi interessava il motivo per cui nessuno si era presentato a lavoro, o che il capo avesse aperto l'edificio e fosse uscito senza chiudere la porta.
Potevo uscire da quel posto orribile, e passare un giorno in completa libertà.
Non chiamai il capo al telefono, o qualche altro collega di lavoro, semplicemente me ne fregai altamente; ero davvero contento che nessuno si era presentato.
Esco fuori come se non fossi mai entrato quel giorno.
Inizio a passeggiare avanti e indietro per le strade e vedo tante persone divertirsi.
Bambini nei passeggini, bambini nei parchi, donne che vanno a fare shopping, uomini nei bar che bevono o che fumano.
All'inizio mi sembra che tutte queste persone siano contente.
Alcuni ragazzi addirittura ridono per strada mentre corrono, oppure in bici o in skateboard.
Uomini di mezza età che ridono per strada mentre fanno battute.
Poi inizio a pensare, dopo che ho osservato bene, che queste persone non si stanno divertendo, solo all'apparenza sembrano farlo.
I bambini nei passeggini piangevano perchè le mamme non li ascoltavano.
I bambini al parco chiedevano ai loro genitori se volevano giocare insieme a palla o sull'altalena, e loro rispondevano di no.
Le donne che andavano a fare shopping, avevano delle vite talmente vuote, da potersi distrarre solamente andando a comprare nuovi oggetti da indossare, o per la casa.
Gli uomini che andavano al bar, lo facevano per distrarsi, fumando e bevendo, non pensavano in quel momento ai loro problemi, e parlavano con l'amico dell'ultima partita di calcio, delle persone intorno, della politica, delle donne; la realtà è che dentro dovevano essere proprio tristi, e nascondevano il tutto con queste attività.
I ragazzi che si divertono per strada, magari sono sotto effetto di qualche sostanza, che gli serve per distrarsi, e riescono a sfogarsi (solo temporaneamente) facendo attività fisica, come correre, andare in bici, in skate.
Alcune persone, ragazzi e adulti, erano da sole, in completa solitudine, e camminavano per strada senza trovare conforto in nulla; A volte si sedevano sulle panchine, sull'erba o dove gli capitava, altre, camminavano e guardavano il cielo o guardavano gli alberi o le altre persone.
Io ero una di queste persone.
Quel giorno, infatti, vagavo nel nulla, alla ricerca del nulla.
   
 
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