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Autore: Ghost Writer TNCS    16/05/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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8. Le risorse del Sindaco

Seduto sul ramo di un grosso albero, D’Jagger era impegnato a fissare alla pianta un occultatore molto simile a quello che aveva fatto provare a Lunaria. Il disco di plastica scura si sarebbe ben mimetizzato tra le foglie, tanto che quasi nessuno sarebbe stato in grado di individuarlo.

Una volta assicurato l’occultatore, il goblin si aiutò con una corda per scendere lungo l’ampio tronco. Arrivato a terra, avvolse quest’ultima intorno a un braccio e poi, non potendo usare le tasche dimensionali del suo bracciale, la infilò nel suo zaino. In quella zona l’interferenza non era particolarmente marcata, ma la tecnologia di compressione e decompressione della materia era estremamente sensibile ai disturbi e non voleva incorrere in sgradevoli complicanze.

«Ok, Lunaria, ora tocca a te.»

La sua compagna annuì e svolazzò verso il punto in cui si erano nascoste le fate che abitavano in quella zona. Come da abitudine, le sue simili si erano rifugiate tra le chiome di un albero al primo segnale di pericolo, ma dall’arrivo degli uomini del Sindaco, quella strategia non era più sufficiente a salvare loro la vita.

Lunaria si avvicinò con cautela, attenta a non spaventarle.

“Non abbiate paura, non vogliamo farvi del male” disse loro nel linguaggio dei segni.

Grazie al traduttore che D’Jagger le aveva comprato, le altre fate riuscirono a capirla e una di loro si fece avanti.

«Chi siete? Cos’avete fatto al nostro albero?» squittì con la sua vocina sottile.

“Abbiamo montato un cerchio magico, vi nasconderà dai cacciatori.”

Le altre fate bisbigliarono tra loro.

«No, niente può nasconderci dai cacciatori» ribatté quella che si era fatta avanti.

«Come facciamo a sapere che il tuo amico non è un cacciatore?» aggiunse un’altra. «Ti ha tagliato le ali, e tu hai deciso di aiutarlo per avere salva la vita.»

“Non è stato lui a tagliarmi le ali” ribatté Lunaria. Era triste e arrabbiata, ma cercò di mantenere la calma. “Vi farò vedere che il cerchio magico funziona davvero.”

Si voltò e volò verso l’occultatore. Le altre fate seguirono la sua traccia magica, ma appena Lunaria entrò nel cerchio, la sua aura svanì. Preoccupate, le fate si sporsero leggermente.

Dopo pochi secondi la traccia magica di Lunaria riapparve e le altre fate la videro tornare indietro sana e salva. Sembravano colpite, ma non abbastanza da fidarsi di lei.

“Il cerchio magico può salvarvi la vita, ma se non volete usarlo, peggio per voi. Addio.”

Lunaria voltò le spalle alle sue simili e volò svelta da D’Jagger.

«Com’è andata?» le chiese il goblin notando la sua espressione triste.

Lei fece spallucce.

«Ok. Beh, per oggi può bastare. Meglio tornare indietro: il dovere chiama.»

La fata annuì e andò ad accucciarsi nel cappuccio del goblin.

D’Jagger percorse un tratto a piedi, poi finalmente le interferenze si attenuarono e poté aprire una tasca dimensionale. Dal nulla apparve una tavola fluttuante simile a uno skateboard senza ruote: lui ci saltò sopra e in un attimo stava sfrecciando attraverso la nebbia a tutta velocità. Aveva scelto un modello relativamente economico, ciononostante era stato un investimento non indifferente. Un buon investimento comunque, dal momento che gli avrebbe permesso di spostarsi agevolmente anche per lunghe distanze.

Tornò a casa per lasciare lo zaino, ma subito dopo uscì di nuovo, questa volta senza Lunaria.

«Ci vediamo stasera.»

La fata lo salutò con la mano e poi accese la tv. Per lei era sempre stato difficile relazionarsi con le sue simili, e in quel momento aveva un gran bisogno di distrarsi.

Anche prima di essere stata catturata, il fatto di essere muta l’aveva sempre fatta sentire fuori posto. Le sue sorelle si erano sempre impegnate per supportarla, ma quando dovevano incontrare altre famiglie di fate, lei se ne stava sempre in disparte.

Una parte di lei desiderava tornare nella foresta, inserirsi in una nuova famiglia e tornare alla sua vecchia vita. Aveva convinto D’Jagger a costruire gli occultatori proprio nella speranza che delle fate accettassero di accoglierla. Ma sapeva che non sarebbe successo. Nessuno l’avrebbe voluta, e comunque non sarebbe riuscita a sentirsi davvero a casa in una nuova famiglia.

Nessuno avrebbe potuto restituirle quello che gli uomini del Sindaco le avevano tolto.

***

Grazie alla sua tavola fluttuante, D’Jagger sfrecciò agilmente tra i vicoli dei quartieri abusivi, incurante dei passanti, e in un baleno si lasciò alle spalle la colonia occidentale, diretto verso una delle piantagioni del Sindaco.

La fase di progettazione era ormai finita e da qualche giorno erano passati alla costruzione vera e propria della cintura esplosiva. La fase di studio era stata molto istruttiva per lui: aveva imparato quanto potessero essere pieni di sé degli ingegneri usciti da una prestigiosa università, aveva sperimentato il desiderio di piazzare delle cariche sotto le sedie dei colleghi, ma soprattutto aveva capito che non gli piaceva per niente quando le sue osservazioni venivano ignorate. Era già stufo di avere un capo spocchioso a cui rendere conto di ogni cosa, ma almeno la paga era buona.

«Ancora una volta in ritardo, Rahoud» lo accolse il responsabile del progetto, un insettoide alto e magrissimo. Aveva due lunghe antenne e tutto di lui contribuiva a dargli un’aria altezzosa.

Il goblin avrebbe voluto rispondergli che semmai erano loro ad essere in anticipo, ma non gli andava di ripetere due volte la stessa battuta. «Anche io sono felice di vedere che nessun animale ti ha divorato strada facendo. Piuttosto, hai pestato della merda o le tue scarpe sono davvero di quel colore?»

I due avrebbero potuto andare avanti a punzecchiarsi per il resto della giornata, ma dovettero rinunciare alla cosa per mettersi all’opera sulla cintura esplosiva. Era un compito delicato che richiedeva un’ottima competenza in materia, per questo tutto il lavoro era stato affidato a sole quattro persone.

La costruzione procedeva bene e tutto faceva pensare che sarebbero riusciti a rispettare la tabella di marcia, almeno finché una delle sentinelle non suonò la campana.

«Problemi in arrivo» commentò D’Jagger, lieto di poter fare una pausa.

Nello specifico, il problema era costituito da una coppia di suskera, che come spesso accadeva erano stati attratti dalle appetitose piante simili a grano.

«Ci pensiamo noi?» chiese la sentinella della piantagione.

«No, lasciate che si avvicinino» ribatté il capo del team di artificieri. «Basterà la cintura esplosiva a scacciarli.»

Detto ciò, l’insettoide e i suoi colleghi si allontanarono quanto bastava a non essere coinvolti nell’esplosione e rimasero in attesa.

I grossi animali, del tutto ignari del pericolo, si diressero tranquilli verso la piantagione. Quando il primo calpestò una mina, l’ordigno si attivò come programmato, scatenando una violenta esplosione. Entrambi gli animali urlarono di paura e corsero indietro, ma ben presto si fermarono. Invece di dirigersi verso la foresta, si voltarono verso la piantagione e rimasero in attesa. Studiarono l’area con attenzione, poi ricominciarono ad avvicinarsi fiutando il terreno.

«Non era abbastanza potente» imprecò il responsabile.

«Io ve l’avevo detto» ci tenne a sottolineare D’Jagger, e nel farlo non provò nemmeno a nascondere la sua soddisfazione.

«Non ora, Rahoud» lo zittì l’insettoide.

Incurante dell’ammonimento, il goblin lanciò la granata che aveva in mano. L’ordigno si attivò a contatto col terreno, sparando un fumo denso in tutte le direzioni. Appena i suskera lo fiutarono, si misero a urlare e corsero via terrorizzati. Si rifugiarono nella foresta e questa volta non osarono tornare indietro.

«Ve l’avevo detto che del gas urticante sarebbe stato meglio dell’esplosivo» ribadì D’Jagger.

«Il Sindaco ci ha chiesto una cintura esplosiva, non una cintura fumogena» gli fece notare il responsabile.

Il goblin alzò le mani. «Come volete. Tanto per quanto mi riguarda usare gli esplosivi è molto più divertente.»

I quattro artificieri si rimisero al lavoro, ma D’Jagger era sicuro che nel giro di qualche giorno avrebbero comunque dovuto rimpiazzare le mine con dei fumogeni. E di sicuro l’insettoide si sarebbe preso il merito della cosa.

Il lavoro come dipendente non faceva proprio per lui.

***

I cacciatori erano tutti in silenzio e fissavano il demone, secondo di Luca, che attendeva un responso attraverso il suo comunicatore. Erano tutti tesi, impazienti, e il velo di tristezza che aleggiava su di loro non si era ancora dissolto.

Si trovavano ancora nel mezzo della foresta, ma almeno erano riusciti a convincere l’orco che inseguire il papio venefico in quelle condizioni sarebbe stato un suicidio. I proiettili di gomma si erano rivelati del tutto inadeguati e i sedativi non erano abbastanza affidabili: avevano bisogno di armi molto più sofisticate se volevano avere qualche speranza di catturarlo.

«Ok, hanno detto che ce le hanno» annunciò il demone. «Hanno già fatto dei test e i risultati sono molto promettenti. Possiamo andare subito a prenderle.»

Improvvisamente l’umore dei cacciatori cambiò: non erano più tristi e abbattuti, ma carichi e pronti alla battaglia.

«Aspettate, che cosa possiamo andare a prendere?» chiese Freyja vedendo che gli altri si stavano mettendo in marcia.

«Armi» rispose Luca. «Armi elettroniche in grado di funzionare nonostante l’interferenza.»

L’orchessa avvertì un fremito di preoccupazione: davvero gli uomini del Sindaco disponevano di equipaggiamenti del genere? Sapeva che stavano lavorando a un modo per contrastare le interferenze, ma scoprire che ci erano riusciti era una pessima notizia: la polizia era già a corto di personale, come avrebbero fatto a riprendere la frontiera se il nemico aveva anche la superiorità tecnologica?

«Ma… dove dovremmo prenderle? E poi, se ce le avete, perché non le abbiamo usate fin dall’inizio?»

«Si tratta di prototipi» le spiegò il demone. «I cervelloni ci stanno lavorando da un pezzo, e a quanto pare sono riusciti a tirare fuori qualcosa di funzionante. Finalmente.»

«Meno chiacchiere, muovetevi!» tagliò corto Luca. «Se ci sbrighiamo forse riusciamo ad andare e tornare dal centro di ricerca prima che la traccia svanisca.»

Tutti i cacciatori già pregustavano la vendetta, Freyja invece stava pensando a tutt’altro: avrebbe scoperto la posizione del centro di ricerca! Arrestare i “cervelloni” del Sindaco sarebbe stato un duro colpo per il criminale, in più avrebbero potuto sequestrare le loro ricerche: non poteva farsi sfuggire quell’occasione.

Era eccitata, ma non poteva lasciare che le emozioni la tradissero: doveva restare concentrata e fare il suo lavoro con la massima attenzione. Di sicuro il centro di ricerca sarebbe stato ben nascosto e ben sorvegliato: doveva raccogliere più informazioni possibile.

Finalmente la legge avrebbe potuto sferrare un contrattacco.


Note dell’autore

Ehilà!

A quanto pare D’Jagger ha accettato di mettersi al soldo del Sindaco, ma la sua occupazione non sembra entusiasmarlo più di tanto. Lui è uno spirito libero: chissà per quanto sarà disposto a fare un lavoro da dipendente (per altro non molto apprezzato dal suo diretto superiore XD).

Nel frattempo Freyja ha scoperto che i ricercatori del Sindaco stanno lavorando a delle armi a prova di interferenza. Questo è senza dubbio un colpo di fortuna per lei, ma è anche la dimostrazione di quanto l’organizzazione criminale sia ben strutturata.

In questo capitolo abbiamo potuto vedere la rassegnazione di Lunaria, l’irriverenza di D’Jagger e la determinazione di Freyja, ma il prossimo potrebbe cambiare le carte in tavola per tutti e tre.

A presto ;D


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