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Autore: pampa98    16/05/2020    3 recensioni
Dopo alcuni anni, Brienne e Jaime si incontrano di nuovo a Delta delle Acque. I loro sentimenti non sono mutati, così come non lo sono le rispettive lealtà.
[Sequel della colorblind soulmate!AU "True Colors" - Può essere letta come storia a se stante]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The song of the Knight and his Maiden Fair'
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WE WILL MEET AGAIN
 


Jaime si versò un bicchiere di vino: non aveva l’abitudine di bere, ma in quel momento ne sentiva davvero il bisogno.

L’assedio non stava certo andando come sperava. I Frey erano ancora più stupidi e inutili di quanto ricordasse, il Pesce Nero aveva deriso ogni suo tentativo di negoziare pacificamente ed Edmure non sembrava intenzionato a collaborare. Come se questo non bastasse, era arrivata anche sua zia Genna a metterci il carico.

“È Tyrion il figlio di Tywin.”

Non incuto abbastanza timore nei Tully. Forse se minacciassi di farli scuoiare vivi, mi darebbero ascolto.

O magari sarebbe bastato far suonare “Le piogge di Castamere”. Di solito quelle funzionavano per scatenare il panico tra i loro nemici.

Ma ho giurato di non prendere più le armi contro di loro.

Bevve un lungo sorso. Era il peggior vino che avesse mai bevuto e servì solo ad annebbiargli la mente. Tyrion diceva sempre che bere lo aiutava a pensare, ma evidentemente con lui non funzionava.

“È Tyrion il figlio di Tywin.”

Ed è anche l’uomo che l’ha ucciso.

Forse Genna aveva ragione a preoccuparsi per il futuro dei Lannister. Cersei provava a emulare loro padre, senza successo; lui, al contrario, non ci provava nemmeno. L’unico che gli somigliava era loro nemico e, se quello che si diceva in giro era vero, si era messo al servizio della regina Targaryen.

Una parte di Jaime avrebbe voluto incontrarla. Dicevano che avesse tre draghi e che avesse cacciato i padroni dalla Baia degli Schiavisti, liberando il popolo. Si chiedeva spesso come fosse questa giovane regina, se somigliasse a suo padre o meno. Jaime non l’aveva mai vista, mentre aveva conosciuto, anche se per poco tempo, suo fratello Viserys. Quel bambino non gli era mai piaciuto e se era stato lui a crescere Daenerys, era probabile che lei non fosse così buona come tutti volevano far credere.

Se io non sono il figlio di Tywin Lannister, lei potrebbe non essere la figlia di Aerys.

Si chiese se somigliasse a Rhaegar. Avrebbe potuto appoggiare una donna simile. Rhaegar sarebbe stato un buon re, migliore di quelli che avevano preso il suo posto.

Ma non aveva importanza, si disse. Il suo posto era al fianco del suo legittimo re. Di suo figlio. Non poteva abbandonarlo nelle grinfie di sua moglie, di Cersei e del fottuto Credo.

Sentì un rumore di zoccoli fuori dalla sua tenda e sospirò. Se erano di nuovo i Frey che si volevano lamentare di qualcosa, Jaime li avrebbe consegnati direttamente al Pesce Nero e sarebbe tornato ad Approdo del Re.

Bevve un altro sorso di quel liquido rosso e si alzò. In quel momento notò che anche la sua tenda era rossa.

«Hai visite» disse Bronn, facendo capolino da dietro la porta.

Jaime stava ancora cercando di capire cos’era appena successo, quando lei entrò. Per un momento il respiro gli si mozzò in gola.

Indossava la sua armatura e aveva la mano sinistra stretta intorno al leone della sua spada – Giuramento. I capelli le erano cresciuti, coprendole parte del volto, ma i suoi occhi erano ancora splendenti come li ricordava.

«Ser Jaime.»

Jaime aveva quasi dimenticato come suonasse il suo nome pronunciato da quelle labbra.

«Brienne.»

Fece un passo verso di lei, poi si fermò.

“Povera Brienne. Gli dei non hanno pensato che fosse già abbastanza crudele averle dato quell’aspetto: dovevano anche destinarla a te.”

Sapeva che Tyrion aveva detto quelle parole perché era arrabbiato e ferito, ma si era chiesto spesso se in fondo non avesse ragione
. Brienne era la persona più pura che conoscesse: come poteva lui meritarla? Era uno spergiuro, un assassino. Aveva spinto un bambino giù da una torre. Aveva giaciuto con sua sorella. E non solo prima di conoscere Brienne.

«Non mi aspettavo di incontrarti qui, mia signora» disse.

«Nemmeno io in realtà.»

«Spero non sia una brutta sorpresa» scherzò lui. «È bello rivederti. Temevo…»

Temevo di averti persa.

Brienne abbassò lo sguardo, arrossendo. Jaime sorrise, constatando che non era cambiata in quegli anni.

«Accomodati, coraggio» disse, tenendole la sedia.

«Non ho molto tempo, ser.»

Jaime restò interdetto per qualche secondo.

«Solo qualche minuto» disse, sperando che non suonasse come una supplica. «Hai molte cose da raccontarmi, donzella.»

Quel nomignolo gli fece ottenere il risultato sperato. Brienne si sedette, sbuffando.

«Speravo ti fossi dimenticato quello stupido soprannome.»

Jaime rise, sedendosi accanto a lei.

«Non fingere che non ti sia mancato, donzella.»

Lei arrossì, facendolo sorridere di gusto.

«Non ho molto tempo.»

«Va bene.»

«Ho trovato le ragazze Stark» disse.

«Entrambe?» chiese, sorpreso.

«Sì.»

«Vive?»

Brienne strinse gli occhi.

«Sì.»

«Sono felice di sentirlo. Ero convinto che fossero morte, almeno Arya.»

«Evidentemente sanno cavarsela meglio di quanto tu creda.»

Jaime annuì.

«Sembra di sì. Le hai portate da Snow?»

Lei abbassò lo sguardo.

«Sansa sì. È con lui adesso e mi ha mandata qui per parlare con suo zio. Arya… Era con il Mastino. Ho cercato di convincerla a seguirmi, ma non ha voluto farlo e mentre combattevo con lui, lei se n’è andata.»

«Mentre facevi cosa?!»

Brienne arrossì, come se avesse appena confessato un segreto torbido.

«È stato stupido perdere tempo con il Mastino in effetti, ma…»

«No, no!» la interruppe. «Hai combattuto contro il Mastino?»

Brienne annuì.

«Hai combattuto contro il Mastino?» ripeté Jaime. «Hai anche vinto?»

«Sì.»

«Quindi hai sconfitto il Mastino?»

Brienne alzò gli occhi al cielo.

«Sì, Jaime: ho sconfitto il Mastino. Cosa non stai capendo?»

«Cosa non sto… Lo hai detto come se fosse una cosa da niente!»

Lei si strinse nelle spalle.

«Ho perso Arya per farlo, quindi non mi sembra il caso di vantarsi tanto.»

Jaime scosse la testa, lasciandosi sfuggire una risata.

«Che c’è?» sbottò lei.

«Sei incredibile. Sono molto fiero di te, Brienne.»

Brienne arrossì, abbassando lo sguardo.

«Non… Non ce l’avrei fatta senza il tuo aiuto.»

«Non ti ho aiutata per niente.»

Lei scosse la testa.

«Ti sbagli. La tua armatura e la tua spada mi hanno protetta. Oh, a questo proposito...» Si slacciò la cintura con cui teneva legata Giuramento, posandola sul tavolo in mezzo a loro. «Sei stato gentile a prestarmela, ser. Puoi riprenderla adesso.»

Jaime sospirò, rivolgendole un sorriso triste. Mise la mano sulla sua, ancora stretta sopra la spada, e la spinse nella sua direzione.

«Non era in prestito» le disse. «È tua, Brienne. Sarà sempre tua.»

Lei sgranò gli occhi, evidentemente sorpresa per quelle parole. Jaime si lasciò sfuggire una risatina e vedendo il suo sguardo accigliarsi, mise subito a tacere ogni dubbio che poteva essersi insinuato in lei. Si sporse a baciarle le labbra, un tocco delicato, timido. Voleva essere certo che lei lo desiderasse ancora e quando Brienne non fece niente per allontanarlo, Jaime le portò la mano dietro la nuca, approfondendo il contatto.

Gli era mancato tutto di lei. Non lo aveva capito fino a quando non l’aveva rivista, desiderando di non doversi più separare da lei. Brienne era impacciata proprio come la prima volta e, esattamente come allora, cercava di seguire i suoi movimenti come meglio poteva. A Jaime aveva fatto tenerezza e quello stesso sentimento tornò a farsi strada in lui.

Era talmente perso nell’assaporarla che ci mise un po' a rendersi conto che lei gli stava toccando il petto, spingendolo delicatamente via. Jaime si allontanò da lei, rivolgendole uno sguardo interrogativo.

«S-Scusami» disse lei, con il volto in fiamme. «Va bene. Davvero. Va… Va troppo bene.» Poi prese un profondo respiro. «Ero venuta su richiesta di Sansa e non ho molto tempo.»

Solo in quel momento Jaime ricordò perché Brienne era lì. Annuì.

«Sì. Certo. Dunque… Devi parlare con il Pesce Nero?»

«Sì.»

«È un tantino impegnato adesso.»

Brienne gli rivolse uno sguardo scettico.

«Sansa Stark e suo fratello vogliono riprendere Grande Inverno, la loro casa, da coloro che gliel’hanno portata via. Per farlo hanno bisogno di un esercito e Brynden Tully ne ha uno.»

«Che cosa mi stai chiedendo esattamente?»

Brienne abbassò lo sguardo.

«Ho visto i vessilli dei Frey accanto ai tuoi.»

A Jaime non sfuggì la nota di rimprovero nella sua voce.

“Tu deludi, Sterminatore di Re. Tu deludi sempre.”

«Delta delle Acque è loro per decreto reale» spiegò Jaime, anche se quelle parole non lo avrebbero certo scagionato.

Il re era suo figlio ed era stato suo padre a dare il via alla catena di eventi che aveva portato a quell’assedio. Era la sua famiglia la responsabile della fine dei Tully e degli Stark.

«Non ha importanza» disse lei, tornando a guardarlo negli occhi. «Lasciami parlare con il Pesce Nero. Lui verrà a Nord con me e i Frey riavranno… I Frey si prenderanno quello che vogliono. Mi sembra un buon compromesso, no?»

Jaime sospirò.

«Lo sarebbe, se il Pesce Nero accettasse di lasciare il castello. Ho già provato a trattare con lui, ma è stato inutile.»

«Gli hai detto che avrebbe perso la sua casa, ma aiutato la figlia di sua nipote a riprendere la propria?»

Jaime scosse la testa.

«Ho una lettera di Sansa per lui» proseguì Brienne. «Concedimi di vederlo e prometti che ci lascerai andare a Nord in sicurezza.»

«Sì, te lo prometto» rispose. «Se riuscirai a convincerlo, andrete via senza problemi. Ma dubito che ci riuscirai. Il Pesce Nero è tremendamente testardo.»

«So esserlo anch’io, quando voglio ottenere qualcosa» disse, alzandosi in piedi.

Jaime rise, imitandola.

«Su questo non ho dubbi. Mi piacerebbe venire a vedervi mentre vi scannate, ma temo che la mia presenza ti sarebbe d’intralcio.»

«Se venissi con le giuste motivazioni, no.»

Jaime scosse la testa, avvicinandosi a lei.

«Anche con le migliori intenzioni, nessuno crederebbe mai allo Sterminatore di Re. Non preoccuparti» aggiunse, prima che lei potesse ribattere. «Mi basta la fiducia di un’unica persona.»

Brienne arrossì, annuendo. Si legò nuovamente Giuramento in vita e Jaime capì che stava per andarsene. Di nuovo. E, di nuovo, nessuno dei due poteva impedire quella separazione.

«Un’ultima cosa» disse, guardandolo negli occhi. «Comunque vada, io sono fedele agli Stark e a tutta la loro famiglia.»

«Naturalmente.»

Era fedele a Sansa e, prima ancora, lo era stata a Catelyn Stark. Avrebbe difeso la sua famiglia fino alla morte.

Poi Jaime capì.

«Se non dovessi convincere il Pesce Nero…»

«Non attaccherò il castello» la interruppe bruscamente lui.

Brienne sembrò sorpresa da quella frase, così come lo fu lui. Era altamente probabile che fosse necessaria una battaglia per porre fine a quello stupido assedio.

«Io… Ho ancora un paio di carte da giocarmi prima» spiegò.

Edmure era un suo prigioniero, nonché la chiave per entrare a Delta delle Acque senza spargimento di sangue.

Mi porterà dentro. Non importa cosa dovrò fare per convincerlo, lo farà.

Brienne annuì.

«Spero comunque di riuscire a convincere il Pesce Nero io stessa. Sarà anche testardo, ma ama la sua famiglia, no?»

“Famiglia, dovere, onore.”

Era quello il motto di Casa Tully e Catelyn aveva vissuto sulla base di questa gerarchia: la famiglia sempre al primo posto. In questo era molto simile a Cersei.

Ma Brynden Tully non era sua nipote. Lui non aveva figli per i quali rischiare tutto. Lui aveva solo la casa della sua infanzia.

«Sì» rispose Jaime. «Mi auguro che questo basti.»

«Me lo auguro anch’io.»

Per alcuni istanti regnò il silenzio nella tenda. Rimasero in piedi uno di fronte all’altra, aspettando che qualcuno facesse la prima mossa verso un altro addio.

Questa volta fu Brienne a parlare.

«Devo andare ora.»

Jaime annuì.

«Chiederò a Bronn di scortarti fino alle mura. Non voglio che tu vada da sola.»

Brienne sorrise.

«Non sono sola. Ho uno scudiero, ricordi?»

«Non dovevi abbandonarlo in qualche villaggio lungo la strada?»

Brienne sbuffò.

«L’ho voluto per molto tempo» confessò. «Ma quando abbiamo cominciato a trovarne, era leggermente migliorato e non me la sono sentita di abbandonarlo.»

«Sapevo che avevi un cuore d’oro, donzella.»

Brienne scosse la testa, dirigendosi verso l’uscita. Jaime le prese una mano, fermandola. Voleva un momento in più, uno solo.

«Bronn verrà comunque con voi» disse. «Per muoversi nell’accampamento è più sicuro.»

«Va bene. Ti ringrazio.»

Si voltò verso di lui, posandogli una mano sulla guancia. Era calda.

«Avevi detto che ci saremmo rivisti» disse.

«Ho avuto ragione, mi pare.»

Lei annuì.

«Ci rivedremo ancora.»

Jaime non era certo se fosse un’affermazione o una domanda, ma non importava. La risposta era solo una.

«Ci rivedremo ancora» disse, deciso.

Non sapeva come, non sapeva quando, ma sarebbe accaduto. Erano stati scelti dal destino per essere una sola anima: questo doveva pur significare qualcosa.

Non importava quali fossero le loro alleanze o dove risiedesse la loro lealtà. Loro due si appartenevano e niente lo avrebbe potuto cambiare.


 
La guardò lasciare la sua tenda per raggiungere Podrick e Bronn. I tre salirono sui rispettivi cavalli e Brienne si voltò un’ultima volta verso di lui prima di partire. Quella scena gli era tremendamente familiare.

Cercando di alleggerire la tensione, Jaime sollevò la mano buona in segno di saluto. Brienne gli sorrise, imitandolo.

Poi cominciò a cavalcare verso il castello e Jaime rimase a fissarla fino a quando non la vide sparire dietro le tende dei soldati.

Tornò a sedersi, lasciandosi sfuggire un lungo sospiro. Si chiese se avrebbe di nuovo smesso di vedere i colori o se, finché Brienne fosse stata a Delta delle Acque, avrebbe continuato a vedere tutto come in quel momento. Non ricordava più a che distanza da Harrenhal avesse iniziato a vedere solo il blu: all’andata non aveva capito che cosa gli stava succedendo, mentre al ritorno, dopo aver saputo che Locke non aveva accettato l’offerta di Selwyn Tarth, era stato troppo preoccupato per guardare il mondo intorno a sé. Aveva solo desiderato raggiungere Brienne il prima possibile.

Si versò un altro bicchiere di vino che trangugiò in un sol sorso. Non era a quello che doveva pensare in quel momento. Si alzò e uscì dalla sua tenda, diretto verso quella del suo ospite.

Lo attendeva una lunga conversazione con Edmure.

 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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