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Autore: Moonlight_Tsukiko    16/05/2020    2 recensioni
In una normale città di provincia, una villa di marmo ospita una delle famiglie più facoltose della zona. La recente scoperta del nuovo Continente America di certo non fa altro che aumentare le ricchezze di ognuno furbo ed abile abbastanza da approfittarne.
Tuttavia, questa villa non ospita solo una generazione, ma anche una storia a dir poco curiosa. Alcuni potrebbero definirla come una sorta di Romeo e Giulietta; altri ancora la definiranno come una sciocchezza.
Di aggettivi ce ne sono tanti, ma quanti di essi sono effettivamente calzanti?
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Labor Omnia Vincit

Sono queste le parole incastonate sulla pietra di una villa di una piccola città provinciale, proprio sopra la porta d’ingresso. La fatica vince ogni cosa.

La villa oggigiorno è abbandonata da decenni, difficile dire quanti, tuttavia non la si può di certo definire diroccata. I resistenti materiali con i quali è costruita, una buona ristrutturazione da parte del comune e la resistente struttura hanno permesso di conservare parte del suo splendore. Marmi chiari, mobili in legno pregiato e tessuti dai motivi ricercati rispecchiano l’eleganza della famiglia che l’abitava.

Eppure, molti sono dimentichi o del tutto ignari della bellezza che anni orsono sfoggiava con fierezza. Lavoratori impegnati in lunghe telefonate, studenti spensierati e persone che passeggiano le passano davanti ogni giorno; tuttavia, nessuno presta attenzione.

Ed è un vero peccato; un peccato, però, nei cui riguardi non si può far nulla, se non raccontare ai pochi e fedeli ascoltatori ciò che davvero caratterizza questa particolare villa. Sta a questi ascoltatori, alla fine del racconto, decidere che genere di storia sia. Una commedia, una tragedia, un racconto malato eppure… divertente.

***

All’alba del 1500, poco dopo la scoperta del nuovo continente che oggi chiamiamo America, il piccolo paese era in fibrillazione. La prospettiva di nuovi territori, nuove scoperte geografiche, materiali da importare ed esportare, popoli indigeni e chissà cos’altro allietava di molto la mente dei cittadini, tanto che al mercato non si parlava d’altro.

Ma, come stereotipo esige, le donne della cittadina non si limitavano a parlare di quel meraviglioso periodo storico, che ora si studia nei libri di scuola. Loro parlavano anche della giovane e bella ereditiera di una delle famiglie più facoltose della zona, promessa sposa ad un capitano portoghese ora impegnato nell’esplorazione del nuovo continente. Giovani uomini e commercianti già elaboravano strategie per ingraziarsi il famoso capitano, cercando di ricavarne un buon profitto economico. Le ragazze, invece, erano interessate semplicemente alla frivolezza del pettegolezzo.

Per la fanciulla, sentire il proprio nome bisbigliato tra le strade della provincia mentre passeggiava con un velo a nasconderle parzialmente il viso, era ormai un’abitudine a cui non faceva caso. Si parlava di lei sin dalla nascita: per la bellezza, grazia, intelligenza, ricchezza.

E da come saltellava per le strade della cittadina, chiunque avrebbe presupposto non esistesse giovane più felice di lei. Eppure le menti più accorte avrebbero intuito che quella ragazza, in fondo, non indossava altro che una maschera; che lo svolazzante vestito bianco dal tessuto importato altro non era un’ostentazione di ricchezza, frivola e superficiale che era costretta ad indossare per classe sociale.   

Molte la invidiavano, cieche del dolore che portava ogni giorno e le offuscava i pensieri. Sotto infiniti strati di una personalità non sua, cucita ad arte, quella giovane nascondeva un cuore straziato, ormai quasi non più riparabile.

Perché ella un amato l’aveva, ma non era quel portoghese scorbutico che teneva solo alle apparenze. E per quanto cliché possa suonare tutto questo, il suo unico e vero altro amore non era che il modesto giovane alle dipendenze della famiglia, che di solito si occupava del giardino. Un ragazzo alto, amante della natura, dai capelli dorati raccolti in un’ordinata coda bassa e con gli occhi del colore delle praterie.  

I due giovani erano amici d’infanzia e quando l’adolescenza aveva colpito i loro corpi, facendoli crescere, avevano sviluppato un sentimento puro e sincero, costruito sulla base di un’amicizia duratura, di fiducia.

Si nascondevano nella torre più alta della villa, situata nel retro di essa e circondata da alti arbusti ed alberi, curati dallo stesso giovane. Si recavano lì ogni giorno per passare del tempo insieme, inosservati e lontano dalle malelingue; ad osservare i fiori di giorno e le stelle di notte.

Con il pensiero di vedere nuovamente quegli splendidi pianeti scintillanti, la donna tornò a casa. Nell’ampio soggiorno si ritrovò davanti il capitano portoghese assieme al padre, riferendole di aver discusso i dettagli del matrimonio che si sarebbe svolto da lì ad un mese.

Lei annuì, ma non appena rintanata nella sua spaziosa camera di marmo, fredda come l’inverno nonostante il camino, pianse. Pianse lacrime, pianse amore, pianse l’anima.

***

Era la sera prima del matrimonio della fanciulla, che nonostante il calore delle braccia avvolte attorno a lei, sentiva freddo ed un vuoto dentro non indifferente. Il ragazzo dinnanzi a lei tentava di rassicurarla, dicendole che nonostante quell’unione indesiderata loro sarebbero comunque rimasti insieme. E che l’amava, l’amava da morire.

Si distesero per guardare un’ultima volta le stelle, una coperta di lana a fare loro da letto ed attutire il gelo del pavimento in pietra.

La quiete che li circondava venne spezzata dalle urla della servitù che, in preda al panico, correva per la villa in cerca di qualcosa. I due giovani si misero in piedi, cercando di capire cosa stesse accadendo e provando a non lasciarsi trasportare dalle emozioni. Emozioni che si intensificarono quando notarono i colori misti dell’arancione e del giallo, che leggiadri e letali circondarono il giardino. Sentivano caldo, la vista offuscata da un fumo nero ed asfissiante.

Si trattava di un calore che non aveva nulla a che vedere con il tepore che si prova nell’avere accanto la persona amata; un calore che era paura, distruzione, che sapeva d’Inferno.

Le fiamme erano sempre più alte, incenerendo qualsiasi cosa al loro passaggio, senza preoccuparsi se fossero cose, animali oppure persone. Dove una volta vi si potevano scorgere fiori screziati, piccole distese di verde, il bianco candido del gazebo dove si erano scambiati il primo bacio, ora non vi era altro che nero. Quel colore macabro ricopriva il terreno, segno indelebile e tangibile del percorso di quel fuoco furente.

In pochissimo tempo, non avevano più scampo; quell’elemento potente quanto affascinante aveva raggiunto anche la torretta dei giovani amanti, cominciando a ridurre in cenere i vasi posizionati agli angoli del balcone.

Consci del loro destino, i giovani rimasero fermi nel posto che per loro ormai era speciale, il loro piccolo nido d’amore dove avevano passato giornate e notti intere, a discutere di fantasie definibili infantili, ma che in realtà erano tutto ciò che era loro rimasto; di una vita troppo adulta per loro.

Cercarono di combattere il fuoco e la paura di quell’incendio, scoccato da forze misteriose, a forza del loro amore, di desideri, di baci e carezze che gridavano morte quanto vita.

E così, la casa bruciò assieme a due vite. Insieme ad un futuro.

***

Tutt’oggi non si sa cosa o chi abbia appiccato quell’incendio che distrusse l’abitazione. Ma non si udì la morte dei promessi sposi, bensì dell’amore proibito che provavano la fanciulla ed il giardiniere, trovati l’uno tra le braccia dell’altra, come riprova che il loro destino, in vita ed in morte, fosse quello di stare insieme.

Si raccontò la storia di quei giovani, di due persone perdutamente innamorate ma che il destino giocò loro ben più di un solo scherzo. La notizia dell’infelicità della coppia segreta fece il giro della provincia, e da qui nacquero anche alcune leggende. Alcuni dicono che se si è abbastanza attenti, si possono scorgere sulla torretta della villa ormai ristrutturata, due leggiadre figure danzanti che si sorridono, gridando al mondo il loro eterno amore.

***

Ma c’è un dettaglio che può essere svelato solo ai più accaniti curiosi; si sa cosa sia successo, ma non lo si può divulgare.

Ogni volta che ripenso a quella notte, quando abbiamo visto il fuoco circondarci, la sola cosa che mi sento fare è ridere. Ridere in faccia al nostro destino, ridere contro chi credeva che l’amore della mia vita fosse quel noioso capitano, ridere al piano malato che ci era venuto in mente solo alcuni giorni prima di quella fatidica sera.

Una caratteristica delle coppie costrette al segreto, è che sono disposte a fare qualsiasi cosa pur di non separarsi.

Ed io e il mio giardiniere non eravamo disposti a dividerci, anche se non fisicamente; semplicemente, non avremmo sposato nessuno se non l’altro. Per questo, quando capimmo che non potevo sottrarmi al matrimonio con il portoghese, decidemmo di dare alle fiamme tutto ciò che ci aveva costretto ad opprimere i nostri sentimenti.

Il sorriso sghembo e malato che vidi sul volto del mio amato quella sera mi impedì di pentirmi dei nostri atti.

La sola cosa che dobbiamo fare, a distanza di secoli, è stare attenti a non farci vedere dai curiosi mentre balliamo la nostra canzone sul balcone di quella torretta, che quando fui in vita era l’inizio e la fine di tutto.  
Una delle poche cose ancora distinguibili di quella casa, è la scritta sopra la porta principale. Labor Omnia Vincit. Sì, la fatica, qualsiasi essa sia, per vivere, vincere, morire o amare, ripaga sempre e noi ne siamo la prova lampante.










Angolo Autrice:
Ehi, buon sabato a tutti! 
Questa è la prima storia originale che pubblico, quindi siate magnanimi ahah
Vedete, l'anno scorso una mia amica mi disse di aver fatto delle foto ad una villa (abbandonata) della nostra città, per il corso di fotografia che stava seguendo. E in breve, mi ha chiesto di scrivere una storia con scenario questa villa. 
L'ho scritta in due giorni, senza metterci troppo impegno. 
Pochi giorni fa l'ho ritrovata tra i file del computer e rileggendola, l'ho riscoperta migliore di quanto me la ricordassi. Mi sarebbe piaciuto un parere da qualcuno, quindi ho deciso di pubblicarla. 
Non è nulla di che, ne sono consapevole; mi piace semplicemente come l'ho scritta. Poi sta a voi darmi questo parere, se avete voglia. 
Grazie mille, a presto!
Mooney
   
 
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