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Autore: AlexSgrilli97    17/05/2020    2 recensioni
Mirko ha 17 anni e si trasferisce con la madre a Tokyo, finalmente lei ha trovato un lavoro che non la obbliga a cambiare città ogni due o tre mesi.
Qui Mirko inizierà la scuola, un anno indietro rispetto ai suoi compagni, qui dovrà farsi delle radici.
Sarà qui che conoscerà Kaito, un ragazzo molto socevole e di un anno più picolo di lui, oltre a Maiko, sua nuova compagna di classe.
[Yaoi, scolastico]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1- Trasferimento

 

 

Scese dall'aereo.

Era appena arrivato sul suolo giapponese.

Si voltò, rivolgendosi ad una signora di circa cinquant'anni a lui molto simile. Stessi capelli biondi e stessi occhi azzurri, le differenze erano veramente minime. Persino l'altezza era simile.

La sola differenze sostanziale era che lei era una donna e lui un ragazzo.

-Vai a prendere le valigie, dai.- Lo intimò, mentre scendeva dal mezzo.

Mirko annuì.

Non era il primo aereo che prendeva, anzi... aveva iniziato a spostarsi sin da piccolo, da quando la madre aveva iniziato a lavorare spesso all'estero, era una traduttrice

Finalmente, però, la donna era riuscita a trovare lavoro come docente lì a Tokyo, potendosi fermare e Mirko avrebbe potuto, forse, smettere di viaggiare.

In tutti quegli anni in giro era finito anche col perrdere un anno di scuola, ritrovandosi indietro rispetto ai suoi coetanei. Sospirò. Non che avesse mai avuto molto modo di stringere delle amicizie veramente strette, con la vita che era costretto a fare.

-D'accordo.- Andò a prendere i bagliagi, raggiunto quasi subito dalla madre.

Dopo aver recuperato tutte le valigie uscirono dall'areoporto, quindi la donna chiamò un taxi.

Sarebbero andati a passare la notte in un hotel, il giorno dopo avrebbero potuto iniziare a vivere in un trilocale che la madre aveva affittato per iniziare la loro nuova vita lì.

Il taxi arrivò poco dopo e l'autista li aiutò a caricare tutte la valigie sul mezzo.

Durante il tragitto Mirko potè osservare le strade affollate, i negozi... erano in piena metropoli.

Sospirò di nuovo. Si sarebbe abituato alla nuova lingua molto rapidamente, aveva già studiato un poco di giapponese, anche se non aveva mai avuto modo di praticarlo sul serio.

Guardò il cellulare per quasi tutto il tragitto, scrollando i messaggi e guardando le nuove notifiche che aveva sui social.

Nonostante fosse abituato a viaggiare e apprendesse in fretta le lingue straniere detestava socializzare, tendeva molto alla solitudine.

-Amore, scendi!- Sua madre scese dall'auto e aprì la portiera del figlio, ancora al cellulare, prendendoglielo di mano.

-Dai, almeno a questo giro socializza un po'!- Alzò lo sguardo al cielo. Sospirò. Sua madre era il suo esatto opposto. Lei era una persona molto attiva, a cinquant'anni andava spesso in giro, si faceva tanti amici nel giro di poco tempo, andava persino a ballare... mentre lui tendeva a stare molto chiuso in casa, spesso al pc.

-Mamma... siamo in pubblico...- Le ricordò, parlando in inglese.

-In una metropoli a nessuno frega di nessuno, su!- Gli rispose, per poi indicargli l'hotel davanti a loro.

Era una struttura grande, un hotel a cinque stelle, a tre piani e provvisto di balconi.

Presero le valigie, sua madre pagò il taxista e quindi, entrarono nell'hotel.

Sua madre iniziò aparlare con la recepcion, in un giapponese abbastanza fluido. Mirko aveva preso d alei la capacità di imparare le lingue in poco tempo.

-Dai, andiamo!- Disse al figlio, quindi si diressero all'ascensore, lasciando le valigie al fattorino.

L'atrio era grande e provisto di un salone, Mirko poteva vedere il bar interno e l'entrata al ristorante. Nel salone vi erano varie poltrone etavoli, molte di queste ocupate da signori che discutevano.

-Terzo piano, numero 209!- Disse la madre, entusiasta.

Arrivarono al terzo piano, dove vi era un lungo corridoio, ed entrarono nella loro stanza. Il fattorino lasciò loro le valigie, quindi Mirko si buttò sul letto singolo, sfinito. Non diede neppure importanza alla stanza, mentre invece, la madre iniziò a sistemare gli abiti, entusiasta.

-Esattamente come appariva in foto.- Commentò, osservando il letto matrimoniale e il singolo dove il figlio già era disteso.

-Non vieni a fare un giro?- Gli chiese la madre e Mirko sospirò.

-Sono stanco...- Era solo annoiato e sua madre lo sapeva bene.

-D'accordo come vuoi. Io comunque sono giù al bar, va bene?- Mirko annuì. Da piccolo si era ritrovato costretto a partecipare a diverse feste, tentativo, vano, di sua madre, di renderlo maggiormente socevole. A volte era stato lasciato da alcune baby sitter o da sua nonna -quando era ancora viva- per poter permettere alla donna un attimo di svago, ormai andava per i diciotto... finalmente sua madre poteva divertirsi come una ragazza, mentre lui guardava il soffitto.

Tra una settimana avrebbe iniziato la scuola... si chiese se il suo non voler socializzare sarebbe stato visto male. Sapeva che lì in Giappone era pieno di clube d i iniziative, ma la sola idea lo destabilizzava.

Non amava molto la socialità in cui vi erano coinvolte più di tre persone e a volte anche quelle preferiva evitarle.

Sperò, comunque, di poterli evitare o quanto meno di trovarne uno tranquillo.

   
 
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