Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Dragon_Flame    17/05/2020    2 recensioni
L'attesa di una svolta. La brama di un momento che sembra non arrivare mai.
Frammenti di vita di Rin e Sesshomaru che narrano ipotetici e sporadici istanti delle loro esistenze successivamente alla sconfitta di Naraku e al ritorno di Kagome nell'epoca Sengoku.
Tasselli che attendono di essere rimessi al proprio posto, dando vita finalmente ad un'immagine completa, piena, definitiva.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Karma.
 
 


Il destino sapeva essere davvero beffardo, a volte.
Sesshomaru aveva combattuto spesso contro di esso, vincendo sempre. Ma nulla avrebbe potuto, in tale caso.
Il filo rosso che lo univa a Rin, quello l’aveva percepito fin dal loro primo incontro. L’aveva rifiutato, rinnegato, sbeffeggiato, tentando inutilmente di nascondere quei sentimenti crescenti che provava per lei, per la sua natura insignificantemente, eppure meravigliosamente, umana. Il destino l’aveva legato anima e cuore ad un essere la cui vita si sarebbe spezzata troppo presto, condannandolo all’infelicità, alla solitudine, al dolore. E dunque aveva combattuto di nuovo, portando a casa un risultato insperato: l’immortalità della sua amata.
E poi si erano congiunti spiritualmente, secondo gli sciocchi rituali religiosi degli umani, secondo le regole di quell’infima feccia inferiore che aborriva, e poi l’aveva portata con sé nel suo piccolo dominio celeste. Si erano congiunti in ogni modo possibile, e ora il destino gli remava nuovamente contro.
Ma stavolta Sesshomaru non avrebbe potuto nulla di fronte al mistero più grande della vita, incombente su di lui come una spada di Damocle. Di lì a poche settimane l’avrebbe finalmente guardato in faccia, facendo i conti con sentimenti contrastanti, che s’agitavano come venti di tempesta sotto l’apparentemente tranquilla e gelida corazza della sua indifferenza, stampata come sempre sul volto imperturbabile. Per la prima volta nella sua pluricentenaria vita, il demone aveva paura, senza però poter porre un freno ai suoi dubbi e al contrasto dilaniante di emozioni che lo consumavano da dentro.
Di lì a poche manciate di giorni avrebbe fronteggiato questo nuovo rivale - aveva senso definirlo tale? - e nella sua mente, inspiegabilmente non più tanto fredda e razionale, rimbombò ancora la risata soddisfatta e incredula di Inuyasha. Risata che aveva fatto rabbrividire impercettibilmente Sesshomaru, mai in vita sua così confuso ed insicuro.
Eppure avrebbe dovuto prevederlo, si rimproverò ancora. Sarebbe successo, prima o poi. Era naturale.  Così dannatamente ovvio e naturale, eppure il demone non riusciva a perdonarsi completamente quella svista madornale. Credeva che l’elisir avrebbe modificato tante altre cose in Rin, concedendole in cambio la vita eterna. Ma quell’insignificante dettaglio non era contemplato.
La voce di Rin in lontananza lo ridestò dai meandri delle sue meditazioni. In poche falcate le si avvicinò. Le accarezzò il volto stanco, l’ombra di un sorriso amorevole sulle labbra sottili e solitamente inespressive del volto demoniaco. La di lei figura ingombra era morbidamente accoccolata sotto un grande albero di ciliegio, tra le mani un mazzo di fiori freschi appena colti dal campo davanti a loro. Era cambiata tanto, eppure rimaneva fedele a se stessa, la sua Rin. Si era aggiunta nuova tenerezza al suo sguardo dolce, e nonostante a fatica delle ultime settimana sprizzava gioia da tutti i pori, in attesa del lieto evento.
E così fremeva Sesshomaru, impaziente  e al contempo atterrito al pensiero di diventare padre. Non per la natura di mezzodemone che avrebbe avuto suo figlio, no, quella l’aveva già accettata da tanto tempo, sebbene con molta, molta fatica. Quello che temeva era Inuyasha, che l’avrebbe sbeffeggiato almeno per i successivi cinquant’anni. Perché, prima di Rin, mai Sesshomaru avrebbe accettato un mezzodemone in famiglia, e invece adesso ne sarebbe diventato presto il padre.
Cosa buffa, il destino. Come una ruota che gira e che, inevitabilmente, tocca a tutti, prima o poi.
  
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