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Autore: A_Liebert    18/05/2020    0 recensioni
Lance è davvero, davvero preso da quel ragazzo intelligente e carino della classe di spagnolo e non ha la più pallida idea di come conquistarlo.
Finché non gli viene la geniale idea di farsi aiutare dall'amico emo, solitario e inquietante della sua cotta, Keith, che è anche il suo più acerrimo nemico.
O, quando i tentativi di Lance di conquistare Pidge finiscono per conquistare Keith.
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#1 in KLANCE su Wattpad (21/06/2020)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Domenica 10:12
 




Quando la mattina dopo tutti e quattro si ritrovarono alla fermata del pullman, Lance, un pallone sotto il braccio e la borsa appoggiata sulla spalla, non riusciva a credere alla meravigliosa giornata che si prospettava davanti a loro.

"Oh, voglio assolutamente andare sul trampolino" esclamò.

Pidge grugnì da dietro gli occhiali da sole neri, intimandogli di abbassare la voce se non voleva ricevere un calcio in un certo luogo molto delicato e Lance non fece ulteriori commenti, nonostante riuscisse a malapena a trattenere l'entusiasmo. Quando infine il pullman arrivò, Keith si sedette in uno dei posti liberi e Lance, che stava per sedersi accanto a Hunk, intercettò i suoi occhi neri e allora si sedette al suo fianco, perché sì.

"Hai portato i braccioli?" si sporse verso di lui sogghignando e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

Lance continuò a guardarlo, nella mente ben vivido il ricordo della notte prima, di come si era addormentato mentre lo stringeva a sé, i suoi capelli che gli carezzavano il volto, nel petto mille emozioni che lo facevano sentire così innamorato.

Aspetta, cosa?

"La smetti di fissarmi?" esclamò Keith, fulminandolo con gli occhi. Lance si allontanò da lui con uno scatto, il viso che bruciava. Passarono il resto del tragitto in silenzio, stranamente, ma Lance era fin troppo consapevole del contatto della sua gamba con quella dell'altro e dovette evocare svariate divinità per trovare la forza necessaria per non girarsi verso Keith ogni tre secondi. E baciarlo. Come? Cioè, picchiarlo.

Oh, a chi vuoi darla a bere Lance?

Quando infine scesero, la calda giornata di maggio li salutò con un sole splendente e un cielo azzurro e Lance dovette coprirsi gli occhi con una mano.

"Tuffo bomba!" gridarono lui e Hunk subito dopo aver posato la loro roba sulle sdraio. L'impatto di Hunk con l'acqua causò l'alzarsi di un'onda anomala che inghiottì il bambino che nuotava lì accanto, il quale per fortuna riuscì a riemergere, sputando acqua e piangendo e i due si allontanarono da lui prima che qualcuno potesse accusarli. Lance si portò i capelli bagnati indietro con la mano e sguazzò fino al bordo della piscina.

"Davvero? Avete intenzione di rimanere lì tutto il tempo?"

Pidge era già in postazione, ben coperto dal sole, il computer portatile acceso sulle ginocchia incrociate e tutta l'aria di non volersi muovere di un millimetro da dove si trovava. Era una battaglia persa in partenza, Lance lo sapeva, ma, comunque, era molto più interessato al convincere Keith. Il ragazzo esitò mentre Lance alzava e abbassava le sopracciglia e alla fine, con sua immensa gioia, si tolse la maglia nera, rivelando il petto niveo, i muscoli appena accennati e- okay, Lance, meglio se calmi una certa zona lì in basso.

Keith si sedette sul bordo della piscina e tremò all'improvviso gelo quando mise le gambe in acqua.

"Hai freddo?" Lance si avvicinò a lui, afferrandogli i polsi e guardandolo dal basso. Se non bacio questo ragazzo nell'immediato futuro potrei esplodere.

"Vuoi che ti riscaldi io?"

"Cosa?"

"Cosa?" e a quel punto Lance, un ghigno in volto, lo tirò in acqua. Keith, com'era ovvio, gli cadde addosso ed entrambi affondarono. Con ancora i polsi di Keith tra le sue mani, Lance aprì gli occhi e trovò il viso del ragazzo incredibilmente vicino al suo, i capelli fluttuanti e gli occhi stretti forte, un'espressione ridicolmente carina mentre cercava di liberarsi dalla presa. Quando aprì gli occhi e si fissarono il cuore di Lance, fu, infine, KO.

In quel preciso momento Lance realizzò che era completamente, irrimediabilmente, innamorato del ragazzo più emo, stupido e orgoglioso del mondo e non c'era, purtroppo, modo di tornare indietro.

La realizzazione più importante della sua vita fu rovinata dal fatto che, appena riemersero, il bagnino fischiò e urlò loro di mettere immediatamente la cuffia se non volevano essere cacciati. Lance e Keith uscirono dall'acqua, la coda tra le gambe.

Entrambi, purtroppo, l'avevano dimenticata e quindi andarono al negozietto che vendeva aggeggi vari tra cui ciabatte, cuffie e costumi. Il suddetto posto sembrava trovarsi lì apposta per i poveri idioti che andavano in piscina scordandosi quelle cose fondamentali, tra cui, evidentemente, loro due.

"Questa è perfetta per te"

Lance si voltò verso Keith, trovandolo sogghignante che gli mostrava una cuffietta per bambine con i fiorellini. Lance la afferrò e tentò di farla ingoiare a Keith, il quale prese un paio di ciabatte lì vicino e lo colpì con queste per tenerlo lontano ed entrambi furono invitati a lasciare il negozio.

"Perché oggi la gente è in vena di sgridarci?" sospirò Keith, in mano la cuffia che aveva comprato in tutta fretta come Lance al suo fianco. Guardò il ragazzo e gli circondò le spalle con un braccio.

"Sarà perché in mia presenza liberi la tua vera personalità da bambino di due anni?" rise Lance, il cuore che ballava nel petto, i sentimenti che scoppiavano e che voleva urlare nascosti sotto un cuscino molto in profondità nella sua anima.

Keith alzò un sopracciglio con un piccolo sorriso, i capelli ancora bagnati appiccicati sulla fronte e Lance voleva così tanto scostarglieli con le dita che fu una sofferenza non farlo. Dio mio Keith, non vedi che sono completamente pazzo di te?

Quando era successo, esattamente? Mentre battibeccava con Keith nel tornare da Pidge e Hunk, il suo braccio che ancora gli circondava le spalle, Lance cercò una risposta, senza trovarla, l'euforia delle proprie emozioni che lo faceva sentire come se, in quel momento, fosse capace anche di scalare una montagna solo per arrivare in cima e gridare al mondo: "Mi piaci da morire Keith!"







 

"Come cazzo ti permetti di mettermi +4 , Keith?"

Il ragazzo rivolse un mezzo sorriso provocatorio a Lance nel poggiare la carta sul mazzo. Stavano giocando a Uno sulle sdraio e persino Pidge aveva momentaneamente messo da parte il computer portatile per unirsi.

"Tutto questo è illegale "

"No, non lo è" gli disse Hunk. Lance protestò un altro paio di minuti e poi prese le sue quattro carte. Quando, al turno successivo, Keith gli mise un'altra carta +4, Lance lanciò tutto in aria e se ne andò, lasciandoli a raccogliere il disastro che aveva combinato, con l'orgoglio troppo ferito per aiutarli.

"E' la tua occasione"

Keith guardò male il sorrisetto che Pidge gli rivolse, entrambi intenti a prendere le carte da terra.

"Per cosa?"

Pidge indicò Lance con la testa, che se ne stava in un angolo da solo, dando loro le spalle a braccia incrociate. Le madri tennero, passando, i figli lontano da lui.

"Va e dichiarati"

Keith sentì il volto andare a fuoco e cadde col sedere a terra.

"Sei pazzo?"

L'ultima parola gli uscì di qualche tono più acuta di quanto intendesse e Lance si voltò a guardarli da sopra la spalla. Keith si girò rapidamente per non farsi vedere in volto, mentre, a occhi sgranati, il cuore tuonava nel petto.

"Perché no?" insistette quel piccolo demonio "Che può succedere di male?"

"Forse essere brutalmente rifiutato senza modo di tornare indietro?"

Pidge alzó gli occhi al cielo.
"Se continui ad avere paura di mostrare i tuoi sentimenti, non potrai mai sapere se sono ricambiati"
E dopo questa massima lo lasció solo e confuso.

"Che diavolo fai a terra?"
Lance era tornato per guardarlo dall'alto e Keith non rispose. Il ragazzo gli diede la mano con un sospiro esasperato - esasperato lui? Questo è il colmo - e Keith la afferró. Quando lo tiró su, si ritrovó molto vicino al suo volto ed entrambi strabuzzarono gli occhi, allontanandosi di scatto.

"Ragazzi, non avete fame, voi?" chiese Hunk.

"Mangiamo, dai" decise Pidge.

Si decise (o meglio, il ragazzino occhialuto decise, facendogli l'occhiolino, e io lo uccido questo piccolo-) che Keith e Lance sarebbero andati a prendere da mangiare per tutti al chioschetto e i due si misero in fila, in attesa del loro turno alla fine della coda di gente che si era formata, alquanto numerosa visto che era quasi mezzogiorno. Il ragazzo intanto pensava alla notte prima, quando Lance nel sonno lo aveva stretto contro di lui e a quanto emozionante e bello fosse stato stargli così vicino, immobile per paura di svegliarlo e rovinare il momento, nonostante desiderasse ardentemente girarsi e buttarsi su di lui per baciarlo.

"E' troppo una bella giornata, oggi!" gli sorrise Lance e il cuore dell'altro perse un battito.

"Hai da fare, più tardi?"

Le parole gli uscirono d'impulso dalle labbra e Keith desiderò ardentemente andare a sotterrarsi in una fossa.

"Più tardi quando?"

Non riusciva a guardarlo negli occhi e il fatto che entrambi fossero a petto nudo, con solo il costume, non aiutava di certo. Keith provava il desiderio segreto di stringersi a lui per sentire la sua pelle contro la propria e strinse forte gli occhi a quel pensiero imbarazzante.

Non riesco più a tenermi tutto questo dentro. Pidge ha ragione, devo dirglielo o impazzirò.

"Ehilà?"

Quando aprì gli occhi lo trovò così vicino che, se si fosse sporto giusto un po', avrebbe potuto baciarlo.

Basta!

"Quando vuoi"
Lance si grattó la nuca con fare confuso e Keith fu tentato di fuggire.
"A casa mia" qualcuno mi fermi subito "Per parlare"
"Eh?"
"Senti, tu vieni e basta"
Ora Keith stava iniziando ad arrabbiarsi, con sè stesso per la stupidità delle proprie parole.
"Ma che significa? Spiegati"
"No!" Esclamó, le sopracciglia aggrottate e le mani chiuse a pugno, pronto a colpirsi in faccia con uno di questi se la situazione continuava con la piega che aveva appena preso. Ora la gente stava anche iniziando a guardarli male, come Lance che sembrava scocciato dal suo comportamento.
"Se devi dirmi qualcosa dimmela ora, no?"
Il tormento dei suoi pensieri incroció le braccia.

"Perché, non puoi passare da me più tardi?!"
"Forse non voglio?"
"Bene!"
"Ma oggi sei impazzito?"
"Sei tu che hai dei problemi!"
"Senti chi parla!"
"Stai zitto!"
"Zitto tu!"
"No, tu!"
"Sei tu che prima vuoi parlarmi e poi ti tiri indietro!"
"Non mi sono tirato indietro, non devo più dirti niente!"
"Ma niente cosa?!"
"Che mi piaci!"

Lance aveva appena aperto la bocca per ribattere con, Keith ne era sicuro, qualche altra cosa contro il suo conto, quando il ragazzo lo vide bloccarsi a metà e spalancare gli occhi, dritti nei suoi.
"Cosa?" fece.
"Cosa?" ripetè Keith, il panico che lo immobilizzava.
"Cosa?" si intromise la persona dietro di loro e i due si voltarono per trovare una ragazzina in costume.

Sudore freddo coló lungo la nuca di Keith, che si giró rapidamente in avanti.

"Non intendevo ció che ho detto" le parole gli uscirono a raffica "Dimenticalo"

Uccidetemi subito.

Lance non rispose, ma tornò a guardare in avanti, come lui, e rimasero in silenzio religioso fino al loro turno al chioschetto. Il cuore di Keith batteva rumoroso nel petto e un groviglio di pensieri, misto a terrore, gli riempiva la testa, gli occhi sbarrati puntati dritti, senza che osasse muoverli dalla nuca di chi li precedeva.

"Finalmente!" esultò Hunk nel vederli di ritorno con il cibo. Keith si lanciò sulla sdraio con la sua macedonia e iniziò a mangiare dando le spalle agli altri. La sua strategia, decise, sarebbe stata quella di ignorare completamente il mondo esterno finchè non fosse stato al sicuro nella sua camera e solo allora liberare un urlo di panico. Quando si girò con un sospiro per stendersi, trovò Lance seduto, i suoi occhi, stranamente seri, puntati su di lui e Keith cadde a terra.

"Tutto bene, amico?" gli chiese Hunk.

"Sì. Certo. Ok"

Keith si risedette, dando le spalle a Lance che ancora, Dio perché? Perché?!, lo guardava con quello sguardo penetrante, così in contrasto con la sua personalità.

Non doveva andare così.

Voglio morire.

Cosa sta pensando così intensamente?

Oh mio Dio cosa ho fatto.




Domenica 15:06

 

Ho davvero sentito quel che ho sentito o è stata un'allucinazione uditiva?

Questi erano i pensieri di Lance al momento, seduto sul pullman di ritorno. Keith non gli aveva rivolto un solo sguardo da quando erano tornati col pranzo e Lance, insomma, era stato piuttosto impegnato a cercare di capire se poteva fidarsi delle proprie orecchie. Il comportamento del ragazzo, scorbutico e distante all'ennesima potenza, non faceva che confermare il suo sospetto che il proprio cervello si fosse inventato tutto di sana pianta.

Adesso Lance era seduto vicino ad Hunk, la testa voltata nella direzione del ragazzo dai capelli neri, il quale se ne stava a braccia incrociate, ascoltando musica.

Che mi piaci!

Il cuore di Lance iniziò a ballare sulle note di My Type, che era appena saltata fuori dalla riproduzione casuale e ora gli rimbombava nelle orecchie.

Sicuramente un genere molto diverso da quello dell'altro. Lance avrebbe scommesso qualunque oggetto personale, eccetto il proprio specchio preferito, che il ragazzo si stava perdendo in chissà quale canzone emo e deprimente.

Notò come il sopracciglio di Keith si mosse con fare irritato. Il secondo dopo, si era girato bruscamente verso di lui.

"Smettila di fissarmi!"

You're really just my type!

Immagino sia il mio turno di dichiararmi, magari potrei farlo gridandogli in faccia queste parole, o sarebbe troppo cringe?

Un attimo, come sarebbe a dire dichiararmi?

Un calore diffuso si diffuse sul suo volto, sotto lo sguardo arrabbiato dell'altro, e Lance voltò rapido la testa per non farsi vedere. Se qualcuno gli avesse detto, a inizio settimana, che si sarebbe ritrovato rosso come un peperone su un pullman al pensiero di dichiarare i propri sentimenti a Keith Kogane, gli avrebbe riso spudoratamente in faccia, e invece, le strade del Signore sono infinite.

Quando scesero dal mezzo, Lance si bloccò, certo di essere sul punto di avere un infarto in mezzo alla strada.

"Keith-"

Il ragazzo era già corso sulla sua moto e ora, avviato il motore, stava sgommando via più veloce della luce. Lance rimase immobile a fissarlo sparire lungo la strada, un puntino sempre più piccolo, un dannato puntino che lo stava facendo diventare pazzo con i suoi atteggiamenti contraddittori.

Davvero, Keith? Spari la bomba e poi non vuoi neanche fermarti a parlarne?

"Va' da lui"

Alle sue spalle, Pidge lo osservava a braccia incrociate, Hunk che annuiva concorde al suo fianco.

"In- in che senso?" saltò il ragazzo, spostando lo sguardo da un amico all'altro.

"Va' e dichiarati" specificò il piccoletto.

"Sì, amico, sei cotto per davvero" gli disse Hunk "Dovresti dirglielo"

Lance sentì il proprio viso andare a fuoco e li indicò con orrore, balbettando sillabe sconnesse che dovevano formulare un qualche tipo di risposta, ma che invece lo stavano facendo sembrare solo uno scimpazè poco istruito. Cosa, quanto, come e perchè sapevano, quei due?! I due, semplicemente, se ne andarono per i fatti loro, lasciandolo lì, preda di emozioni non del tutto chiare neanche a lui, che intanto continuava a indicare il punto in cui prima erano i suoi amici, suscitando diverse occhiate sconcertate.

Ok.

Lance si mise dritto e fece un respiro profondo, cercando di incanalare tutto il panico e l'imbarazzo nella propria determinazione. 

Se Keith non vuole affrontarmi, devo costringerlo a farlo.

Strinse i pugni e, sopracciglia aggrottate, iniziò a percorrere a lunghi passi il marciapiede e qualcuno, vedendolo, avrebbe potuto pensare che stesse andando a picchiare a sangue una povera vittima, quando, invece, il ragazzo stava semplicemente andando a dichiararsi.

Che l'altro lo volesse o no.

 

 

 

Quando Lance bussò al campanello, si chiese se tutto ciò fosse stata una buona idea, compreso il proprio concepimento da parte dei suoi genitori, o solo l'ennesima scemenza partorita dal proprio cervello, che lo avrebbe fatto sembrare un completo idiota. Con ogni probabilità, la seconda opzione. Si aggiustò i vestiti sgualciti e passò una mano tra i capelli, nel vano tentativo di dare loro un qualche tipo di ordine. Sentendo la porta aprirsi sobbalzò sul posto, il cuore rapido nel petto, i piedi pronti a fuggire in qualunque momento, le mani che sudavano da pazzi.

La delusione lo pervase nel trovarsi davanti il viso di Allura.

"Lance? Cerchi Keith?"

"Ehi" ridacchiò nervoso, grattandosi la nuca "Sì, è in casa?"

La donna si voltò e poi tornò a guardarlo pensierosa.

"Si è chiuso in camera sua e non sembra avere intenzione di uscirne tanto presto. L'ho sentito anche gridare da solo. Sai cosa possa essere successo?"

Questo ragazzo- Io, davvero. Lo amo.

"Potresti- ecco" tossì, imbarazzato "Lasciarci soli un paio di minuti?"

Lei inclinò il capo, scrutandolo con gli occhi come a volergli leggere la mente e Lance stirò un sorrisetto di puro panico. Alla fine annuì.

"Vado a salutare Shiro a lavoro, torno tra una decina di minuti"

Prese la sua borsa e Lance si scostò per farla passare, ma Allura si fermò per posargli una mano sulla spalla.

"Buona fortuna!" gli fece l'occhiolino e se ne andò, lasciandolo sconcertato. Esattamente, quante persone sapevano già della sua cotta per Keith?

Osservò, dalla soglia, il soggiorno vuoto. Poteva sentire la musica a tutto volume che fuoriusciva dalla camera chiusa di Keith.

Lance espirò, fermo.

Keith era lì, vicino, ed entro pochi secondi i propri sentimenti gli sarebbero stati sbattuti in faccia a forza, come un pugno in pieno volto. Quale sarebbe stata la sua reazione? Euforia e paura lo sommergevano, facendolo annegare nelle proprie emozioni così potenti e improvvise, così forti.

Ok, facciamolo.

Lance entrò e sbattè la porta dietro di sè nel chiuderla. Percorse a lunghi passi la strada che lo separava dalla stanza di Keith e posò la mano sulla maniglia, nelle orecchie la musica assordante che gli impediva di captare qualunque suono proveniente dall'altro.

Al tre.

Uno, due-

Spalancò la porta.

Dentro, Keith sobbalzò e si voltò di scatto e quando Lance vide i suoi occhi, capì che non c'era modo di fermare il fiume di parole che stava per liberarsi dalle sue labbra.

 

 

 

"Come sei entrato?!"

Keith osservava sconvolto il ragazzo che aveva appena fatto irruzione in camera sua. Quello socchiuse le labbra e disse qualcosa, ma il volume della musica era troppo alto e coprì le parole appena pronunciate. Keith si lanciò sulle casse e premette forsennatamente i pulsanti per abbassare il volume, fino ad azzerarlo.

Perchè è qui? Oddio.

Rimase fermo, accucciato vicino le casse appena spente, le dita che tremavano, l'imbarazzo che lo faceva sentire come se stesse bruciando.

"Sono venuto per parlare, come mi avevi chiesto"

Keith spalancò gli occhi, senza il coraggio di voltarsi verso di lui.

"Non ce n'era bisogno"

"Oh, invece sì"

Che significa?

"Lo sai che sei veramente assurdo?" sbottò quello, un velo di irritazione nella voce, che, però, notò, tremava leggermente "Pensi di poterti lasciar sfuggire il piccolo dettaglio che ti piaccio e poi scappare per non discuterne?"

Keith arrossì intensamente a quelle parole.

"Non c'è nulla di cui discutere" mormorò.

"Nulla, certo! Hai idea di quello che provo io?" la sua voce salì di qualche tono e il cuore di Keith salì di qualche gradino "Non hai pensato, che ne so, ehi, magari anche io piaccio a quello stupido idiota? Lo sai cosa provo per te? Beh, io non lo so! O forse lo so, ma mi fa una paura matta, ok? Perchè, insomma, ogni volta che ti guardo ho voglia di baciarti e ogni volta che litighiamo penso a quanto tu sia carino, a quanto vorrei continuare a litigare con te ogni giorno della mia vita. Perchè provo tutto questo? Spiegamelo, Keith, perchè io, davvero, rischio di impazzire. Impazzisco al pensiero di non poterti vedere e impazzisco al pensiero di vederti, quindi, sì, direi che anche tu piaci a questo stupido idiota. Quindi ora guardami o ti prendo a calci"

Keith socchiuse le labbra. Si mise cautamente in piedi e, con le gambe tremanti, si girò verso il ragazzo.

Gli occhi di Lance erano liquidi e il volto completamente rosso, le mani con i palmi all'insù, bloccato sulla fine del suo discorso.

I due ragazzi si guardarono, uno di fronte all'altro, le pupille di uno puntate in quelle dell'altro, i sentimenti di entrambi assordanti nella stanza, l'imbarazzo, la paura, tutte emozioni che Keith provava e che riconosceva nel volto di Lance.

Keith fece un passo verso Lance, Lance fece un passo verso Keith e, il secondo dopo, Keith gli aveva afferrato il volto, Lance gli aveva afferrato i fianchi e si stavano baciando.

Le labbra di Lance erano come fuoco, il cuore di Keith stava ballando il tango e le mani scattarono sulla nuca del ragazzo, il viso che bruciava come il sole. I capelli del ragazzo erano tra le sue dita, mentre lo teneva vicino a sé. Lance lo spingeva contro il proprio corpo, chinandosi verso di lui per approfondire il bacio. Keith fece un passo verso di lui e il ragazzo arretrò, in qualche modo si ritrovarono con Lance contro il muro del corridoio e Keith che apriva le labbra arrendevole e oh.

Lance iniziò a spingerlo all'indietro, arrivarono in soggiorno e la mano di Keith si poggiò a un mobile, facendo cadere gli oggetti che vi si trovavano sopra, mentre le mani di Lance si spostavano sulla sua schiena, bruciando la pelle coperta dalla maglietta. Keith avvolse il capo di Lance tra le sue braccia e il ragazzo lo afferrò, trasportandolo improvvisamente e poi poggiandolo sul tavolo e una sedia cadde a terra. Keith fu improvvisamente con la schiena contro il tavolo, l'altro ragazzo sopra di lui, senza che neanche per un istante le loro labbra si fossero separate.

Afferrò le braccia di Lance, il calore del suo corpo che alzava la temperatura di dieci gradi. Le mani del ragazzo erano sui suoi fianchi e, quando furono sotto la maglia, Keith strinse gli occhi e gemette, inarcando la schiena. Lance si bloccò, alzandosi improvvisamente con lo sguardo sconvolto, e Keith si sentì andare a fuoco. Si lanciò su Lance per riprendere impetuosamente il bacio interrotto e l'altro inciampò, così che entrambi caddero. Prima Keith era su Lance, poi d'un tratto l'altro lo fece rotolare e si ritrovò sotto di lui.

Colpirono un mobile e qualcosa cadde.

"Ma che-"

Keith socchiuse gli occhi, il cuore che tuonava impetuoso e confuso, chiedendosi perché l'altro si fosse staccato da lui. Lo trovò, rosso, con un'espressione buffa, i capelli bagnati per colpa del vaso di fiori che si era appena rovesciato, liberando l'acqua che vi si trovava su di lui.

Non resistette e liberarò una risata, gli occhi incatenati a quelli dell'altro. Lance all'inizio si accigliò, poi sorrise e si chinò su di lui, un dolce bacio sulle sue labbra.

Stava per aprire di nuovo le proprie alla lingua dell'altro, quando, d'un tratto, il rumore della porta che veniva aperta lo pietrificò. Si guardarono sconvolti e immobili e si allontanarono di scatto, fino a raggiungere gli angoli opposti della stanza.

"Ehi, ragazzi, sono tornata! Allora, come- ma che è successo?"

I ragazzi guardarono Allura e Allura guardò loro.

"C'era un topo" disse Lance.

Passarono la restante mezz'ora in compagnia di Allura e, presto, anche Shiro, che era stato richiamato dalla ragazza in pieno attacco di panico e cercarono il famigerato e inesistente topo tutti insieme. Keith era ancora rosso come un peperone e lanciò, spesso, occhiate al ragazzo che stava baciando appassionatamente fino a poco prima, l'altro che faceva lo stesso.

Quando alla fine fu appurato che il topo si era lanciato giù dalla finestra e aveva spiccato il volo fuori dall'abitazione, Keith accompagnò Lance alla porta. La socchiuse per non farsi sentire da suo fratello e Allura.

Deglutì sotto lo sguardo di Lance, che si grattava la nuca imbarazzato, entrambi rossi in volto e senza il coraggio di guardarsi in faccia.

"Ci- ci vediamo" gli disse, le mani sudate sulla porta.

"Aspetta"

Lo aveva afferrato per il braccio prima che potesse chiudere e trovò gli occhi del ragazzo su di sé, le sopracciglia aggrottate in una strana e buffa espressione.

"Quindi," gli disse "posso chiamarti stanotte?"

Keith arrossì, se possibile, ancora di più.

"Ok" mormorò.

Lance lo lasciò, lentamente. Keith abbassò lo sguardo e chiuse la porta. Appena fu al sicuro dietro il muro di legno, si spalmò con la schiena contro di esso, le gambe tremanti e gli occhi spalancati, preda delle emozioni.

Lui non lo sapeva, ma l'altro aveva appena fatto la stessa cosa.

 



Domenica 23:14

 

Uno squillo, due squilli.
"Pronto?"
La voce di Keith fece sobbalzare Lance, che si mise a sedere di scatto sul letto.
"Ehilà!"
Cosa? Ehilà?!
L'altro non rispose e Lance tossicchió.
"Allora- uhm, sì. Come va?"
Fu tentato di sbattere la testa contro il muro.
"Bene, penso"
"Pensi?"
"Sì. Non sono sicuro. Cioè, perchè mi hai voluto chiamare?"
Silenzio.
"Pronto?"
"Sono ancora qui, tranquillo, sto solo pensando a una risposta che non mi faccia sembrare un idiota, ma per il momento non me ne vengono in mente"
Sorrise nell'udire la sua risata e desideró ardentemente averlo davanti a sè per poterlo baciare. Il ricordo del bacio di qualche ora prima e di Keith così incredibilmente bello ed eccitante sotto di lui-
"Forse dovremmo parlare di quello che è successo?" l'altro interruppe il fiume dei suoi pensieri che si stava avviando verso strade a luci rosse decisamente premature.
"Sì, beh, chiaramente ci piacciamo" disse Lance cercando di sembrare naturale nel pronunciare quelle parole, ma arrossendo a dismisura "E direi che baciarci non è niente male, quindi potremmo rifarlo, qualche volta"
"Qualche volta?"
"Anche tuti i giorni se vuoi. Più volte"
"Che stai cercando di dire?"
"Dai, hai capito"
"Forse, ma voglio sentirtelo dire"
"Davvero? Allora perché non lo dici tu?"
"Perché sei stato tu a tirare fuori l'argomento"
"Ok, perché non lo diciamo insieme?"
"È ridicola questa cosa"
"Tu sei ridicolo"
Keith sospiró e Lance poteva immaginarselo benissimo, in quel momento, esasperato ma sicuramente imbarazzato quanto lui.
"...Ok" mormoró infine.
Lance deglutì, seduto a gambe incrociate, il cellulare spiaccicato contro l'orecchio che andava a fuoco.
"Allora al tre" decise. Il ragazzo fece un suono di assenso.
"Uno. Due. Tre!"
Keith disse: "Vuoi essere il mio ragazzo?"
Le parole gli uscirono tutte attaccate per la fretta di pronunciarle.
Un sorriso si aprì sul volto di Lance, gli occhi sgranati che luccicavano.
"Tu!" gridó Keith all'altro capo del telefono "Non lo hai detto!"
Ridacchiò, la mano a coprirgli il volto, nel tentativo di calmare le emozioni che gli stavano procurano un gran batticuore.
"Sì, Keith" disse infine "Voglio essere il tuo ragazzo"











 

 

The End

 

  
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