Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Hi Ban    18/05/2020    3 recensioni
“Sentite qua: gira voce sia stato rapito dai servizi segreti babbani che si sono introdotti ad Hogwarts dopo aver scoperto che Fred e George sapevano qualcosa di troppo, se capite cosa intendo” seguirono esclamazioni ammirate, stupite e preoccupate. E no, nessuno aveva capito cosa intendesse.
Hermione voleva infilarsi la bacchetta nelle orecchie. O infilarla a loro nel naso per poter arrivare il più possibile vicino al cervello e rifilargli un Incantesimo Defibrillante che potesse tentare di riattivare le menti di quegli imbecilli. La ragazza si fermò e li guardò con sguardo di sfida, un po’ stanca e un po’ abbattuta.
“E sentiamo, come sarebbero entrati dentro Hogwarts questi servizi segreti babbani?” domandò con un cipiglio severo che ricordava molto quello della McGranitt. Se avessero superato quel piccolo test forse li avrebbe lasciati in pace e sarebbe passata oltre…
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Forse fu il tono tronfio, forse fu che l’esasperazione era una brutta bestia – ma proprio nessuno lì dentro voleva degnarsi di leggere Storia di Hogwarts?
Cucio!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo strano caso della scomparsa di Fred Weasley
 


Quella era sicuramente una giornata strana.
Innanzitutto, Hermione quel mattino aveva fatto tardi. E lei non faceva mai tardi. Per lei il tempo era essenziale, non per altro lei era l’unica studentessa a cui era stata concessa una Giratempo negli ultimi sessantaquattro anni. Eppure ora stava correndo affannosamente giù per le scale, mentre in un qualsiasi altro giorno normale sarebbe già stata seduta da sedici minuti e avrebbe già letto la Gazzetta del Profeta, per poi passare agli appunti del giorno. Ma non era tutto: quel giorno l’intera Hogwarts non solo si era svegliata con quindici inaspettati centimetri di neve, ma anche con la Casa di Grifondoro in totale scompiglio. Panico di cui Hermione era ancora chiaramente all’oscuro perché aveva fatto tardi.
Fred Weasley è morto!
Questa fu la prima frase che udì Hermione non appena mise piede nella Sala Grande, ancora con il fiato corto – dannate scale, proprio quel mattino avevano deciso di cambiare direzione portandola da tutt’altra parte. Il suo corpo fu il primo a reagire a quella notizia, probabilmente perché la sua mente quel mattino era troppo scombussolata per stare al passo. Infatti, mentre il suo cervello si stava arrovellando per cercare di far rientrare il ripasso mattutino nel poco tempo che le era rimasto grazie all’involontario ritardo sulla tabella di marcia, le sue gambe si fermarono di colpo, non concedendole di fare un passo di più. Solo allora si permise di processare ciò che aveva sentito dire un attimo prima.
“Cosa?” chiese disorientata a tutti e a nessuno, poiché la sua voce era abbastanza alta da essere sentita da metà della tavolata alla sua sinistra, ma non stava guardando nessuno in particolare perché il suo sguardo stava vagando con confusione sul tavolo dei Grifondoro.
Ottenne comunque una risposta. È necessario specificare che il tavolo di fianco a lei era quello dei Serpeverde, noti per la loro cordialità, specie al mattino e ancora più in particolare quando si trattava di interagire con un compagno giallo-rosso.
“Zannuta, già è traumatico vederti a lezione, potresti non rovinarmi la colazione costringendomi ad osservarti così da vicino?” le domandò con teatralità Pansy Parkinson, ottenendo conferme disgustate e divertite dal resto dei suoi compagni di Casa. Sorrise gongolante in particolare quando vide che anche Malfoy aveva apprezzato la sua frecciatina. Quest’ultimo avrebbe tanto voluto commentare a sua volta – ne aveva giusto un paio, o settantasei, da rifilare alla Mezzosangue –, ma non poteva parlare: il giorno prima, durante una partita di Quidditch di allenamento tra Grifondoro e Serpeverde, Harry aveva accidentalmente impattato con il suo manico di scopa il volto di Malfoy, rispondendo, sempre accidentalmente, al sogno di metà scuola. Ora perciò se ne stava con espressione estremamente grama e iraconda con la bocca chiusa da un Incantesimo Sigillaosso usato da Madama Poppy per aggiustare la mascella rotta. Si limitò a grugnire il suo assenso.
Hermione si voltò verso la Parkinson, inarcando un sopracciglio. Il quoziente intellettivo di quella Casa doveva avere una media piuttosto bassa se più della metà di chi vi apparteneva era convinta di poterla ancora offendere con quelle battute. Fece per aprire bocca e risponderle comunque per le rime, perché essere superiori non significava lasciare che gli altri parlassero a vanvera senza essere ammoniti, ma venne interrotta da qualcuno intenzionato a rispondere davvero alla sua domanda.
“Apparentemente uno di voi è sparito nel nulla” la informò pacatamente Blaise Zabini senza guardarla in faccia, perché aveva gli occhi puntati sulla Gazzetta del Profeta. Digrignò i denti e sembrò quasi sibilare in direzione di Malfoy quando quest’ultimo gli tirò un calcio in un ginocchio, rivolgendogli un’occhiata che diceva a chiare lettere non ci si rivolge al nemico se non con insulti o Maledizioni Senza Perdono. Blaise tornò al suo giornale, ignorandolo.
Hermione non perse tempo e riprese a camminare con decisione verso il tavolo dei Grifondoro e con ogni passo poteva sentire le voci farsi più alte, isteriche e emozionate. Nella sua casata erano degli avvoltoi, che fossero buone o brutte notizie non era rilevante, l’importante era avere qualcosa su cui ricamare e distorcere fino all’inverosimile. Esattamente come stava avvenendo in quel momento.
“Dicono stesse provando a smaterializzarsi aggirando le regole!”
“Io ho sentito dire che lui e George stavano tentando di fare un patto con una di quelle streghe della brughiera, ma le cose sono andate storte e una di loro si è portata via Fred.”
“Secondo me si è perso nella Foresta Proibita.”
“E se fosse davvero morto?”
“Forse è diventato invisibile e può sentirci! Fred? Sei qui con noi? Batti un col-”
Hermione sbuffò con irritazione di fronte a quelle congetture sensazionalistiche e ridicole e si allontanò dal gruppetto di idioti, più che certa che lì non avrebbe trovato nessuna informazione veritiera. Smaterializzarsi dentro Hogwarts? Ma Santo Merlino, lo sapevano tutti che era impossibile.
Finalmente individuò le due teste che stava cercando, pronta a smentire le stupidaggini che stava sentendo da tutti gli angoli della Sala Grande. Intravide i capelli neri di Harry e quelli rossi di Ron entrambi dallo stesso lato del tavolo, perciò lei si apprestò a sedersi di fronte ad entrambi. Dovette scansare un bel po’ di persone prima di potersi sedere, perché intorno ai due si era formato un gruppetto piuttosto folto di persone. Ovviamente erano tutti lì nella speranza di ottenere dettagli da poter ingigantire, ma Hermione era certa che sarebbero rimasti tutti delusi. Cosa si aspettavano che Ron gli rispondesse? È vero, mio fratello è sparito nel nulla?
“È vero! Fred è sparito nel nulla! Contento?”
Ron glielo sbraitò praticamente in faccia non appena si sedette di fronte a lui, evidentemente convinto di star ancora parlando con Lorcan Spruce, un ragazzo del terzo anno che Hermione aveva spostato praticamente di peso quando non aveva accennato a levarsi dai piedi dopo i suoi quattro permesso!.
Entrambi ammutolirono, mentre intorno a loro continuavano a volare domande di ogni genere. Ron era pallido e le lentiggini risaltavano ancora di più del normale. La ragazza ebbe un chiaro segno che la situazione era realmente grave quando vide che il piatto di Ron era vuoto, ma non perché avesse già divorato tutto, bensì perché non aveva mangiato nulla.
“Ron, cosa-” cominciò la ragazza, nel vano tentativo di capire qualcosa di quella faccenda.
“Dove miseriaccia eri, Hermione? Tu non fai mai tardi, tu fai l’anticipo sull’anticipo! È un disastro. La mamma impazzirà. Io di certo non glielo voglio dire. E se è morto davvero? Ti abbiamo aspettato nella Sala Comune per un quarto d’ora e abbiamo anche urlato il tuo nome finché una marmocchia del primo anno non ci ha lanciato dalle scale una scarpa stregata, ha tentato di prenderci a calci fino a che Harry non è riuscito a buttarla nel camino. Dove può essere andato secondo te? George non mi ha detto nulla. Davvero, perché hai fatto tardi?” Ron parlava a raffica, a momenti non prendeva nemmeno fiato e il pallore non faceva che accentuarsi. Hermione stava facendo fatica a stargli dietro, ogni parola le rimbombava nella testa e non era certa che il ragazzo fosse abbastanza stabile per poter dire qualcosa di sensato, perciò lo interruppe mettendogli una mano sulla bocca.
A mezzo metro di distanza Harry stava tenendo a bada il gruppo di impiccioni in maniera molto professionale, quasi da fare invidia al portavoce del Ministero della Magia quando si trattava di smentire palesi ovvietà non attualmente confermabili: “No, non è chiaro che cos’è successo a Fred Weasley. Sì, parrebbe essere scomparso. No, Ron non ha una fialetta con ciò che rimane del fratello. No, non è morto. Sì, ieri sera era ancora tra di noi. No, non penso che Corvonero riuscirà a battere Tassorosso sabato pros- aspetta, cosa c’entra?”
“Ron, calmati, non sto capendo un accidente. Cosa è successo a Fred?” Hermione cercò di utilizzare il tono più pragmatico possibile, nella speranza che l’amico si calmasse. Non funzionò, considerando che il giovane si portò le mani sulle guance, creando il ritratto della disperazione. Anche quella era una risposta, convenne la ragazza, accettando che chiaramente qualcosa doveva essere successo a Fred Weasley. Non era ben chiaro cosa.
“Ok, ok, l’importante è non perde la calma. Inspira ed espira, Ronald, o tra un po’ sarai tu a morire se non respiri, sei pallido come Nick-quasi-senza-testa. Ecco, bravo, proprio così” Hermione gli sorrise in modo incoraggiante, tentando di veicolare all’amico la sua apparente serenità spirituale, perché se avesse tentato di contagiarlo con il suo reale stato d’animo a quel punto Ron si sarebbe rimesso a rantolare cose senza senso, in preda al panico. Infatti, in un angolo della sua mente Hermione realizzò che neanche lei era propriamente tranquilla e composta, come invece era solita essere in situazioni la cui natura era ancora dubbia. In genere, prima di cadere nell’allarmismo, lei cercava di ottenere tutte le informazioni disponibili per poter trarre delle conclusioni adeguate, seppur approssimative, senza scadere in giudizi affrettati, come invece aveva appena fatto Byron Dyk, un Serpeverde del secondo anno di passaggio che commentò con assoluta nonchalance: “Secondo me è morto. Ma tanto siete in tanti in quella famiglia, no? Uno più, uno meno” fece spallucce in risposta allo sguardo omicida di metà tavolata, per poi afferrare una focaccina e sparire dalla loro vista.
Dannate serpi. Elementi del genere rendevano difficile mantenersi alla larga dai pregiudizi, non giudicando l’intera Casa come un covo di, beh, serpi. Harry approfittò dell’indignazione che aveva catturato il resto della tavolata dei Grifondoro per voltarsi verso Ron e Hermione: “Credo che un Velenottero morirebbe di fame se tra le sue scorte avesse solo Dyk e il suo cervello.”
La ragazza stava per concordare con lui, ma ormai Ron era andato, lo avevano perso di nuovo. In quel momento, infatti, afferrò il braccio di Hermione con la forza di un Avvincino disperato a cui era stato detto di dover passare sei ore in punizione con Piton e Allock nei suoi giorni di gloria e con occhi spiritati ricominciò a blaterare cose senza logica.
“Oh. Oh, no. E se Dyk avesse ragione? Magari è morto. Io non voglio che mio fratello muoia. Ok, ogni tanto gradirei cadesse dalla scopa e sbattesse la testa, ma niente che il San Mungo non possa guarire. Deve aver tentato di fare qualche incantesimo per fare comparire qualche mostro nella scuola. Lui e George tendono a fare cose stupide. No, no, giusto, Fred non è un mago oscuro. Però le cose possono essergli sfuggite di mano. E se fosse tornato il Basilisco? Ah, te lo dico io, quella bestiaccia è fissata con la nostra famiglia.”
“Ron, il Basilisco è morto. L’ho ucciso io” gli fece presente Harry, cercando di mantenere un tono neutro, quasi come se fosse spaventato dall’eventualità che un tono di voce più alto avrebbe potuto aizzare ancora di più il ragazzo dai capelli rossi, che comunque non lo stava nemmeno ascoltando.
“… prima Ginny, ora Fred, magari domani è il turno della zia Muriel.”
“Ron, puoi cercare di ritrovare la ragione e dirmi cos’è questa storia di Fred?” gli chiese Hermione ormai al limite della pazienza. Lui ignorò quella richiesta sensata e continuò per la sua strada: ora, colto da un’illuminazione, afferrò anche Harry in modo che non potesse scappare e con occhi sgranati parlò loro con lo stesso tono che usava Sibilla Cooman quando li informava caldamente che sarebbero morti tutti sbranati da niente popò di meno che il gramo.
“Harry, Hermione, pensateci. Magari è bloccato da qualche parte, in una dimensione da cui non può comunicare! Magari ci sta parlando anche ora ma noi non lo sentiamo. F-Fred?” Ron sembrava aver assorbito come una spugna tutte le stupidaggini che erano state dette sulla faccenda dagli studenti di Hogwarts, diventando un’enciclopedia di scenari improbabili e illogici.
Hermione alzò gli occhi al cielo e fece ritornare in carica la sé pragmatica e poco avvezza alle perdite di tempo. E Ron che farneticava senza fornire reali informazioni, seppur in modo comprensibile dal momento che era chiaramente scioccato, era una perdita di tempo. Con mano veloce afferrò la bacchetta che teneva nascosta nelle pieghe del mantello e con altrettanta destrezza e discrezione ammutolì il penultimo dei Weasley: “Cucio” asserì senza remore e osservò per un paio di secondi il risultato. Ron si trovò improvvisamente con le labbra premute una contro l’altra e, non potendo più aprirla, non poteva più snocciolare ipotetici scenari apocalittici in cui presto Fred sarebbe stato vittima di Voldemort, ritornato ad Hogwarts con il solo scopo di farla pagare ai gemelli Weasley, colpevoli senza saperlo di aver preso l’Oscuro Signore a palle di neve in faccia quando lui inabitava silenziosamente Raptor e il suo puzzolente turbante.
Hermione annuì soddisfatta, poi si voltò verso di Harry che la stava guardando in parte allibito e in parte grato – erano ore ormai che era costretto ad ascoltare l’amico.
“Ti spiacerebbe farlo anche con tutto il resto di Hogwarts? Mi hanno eletto portavoce della famiglia Weasley, ma non è che ne sappia più di loro” la informò, aggiustandosi gli occhiali sul naso e contemporaneamente ignorando Cormac McLaggen, anche lui intento in modo non molto discreto ad ottenere qualche novità. Al momento era praticamente disteso sul tavolo con un’espressione indifferente, ma l’orecchio ben puntato nella loro direzione.
“Anche se non sai molto, sicuramente ne saprai più di me. Appena sono entrata nella Sala Grande ho sentito addirittura dire addirittura sciocchezze come Fred è morto!” gli raccontò, sbuffando anche una mezza risata non divertita che segnalava quanto lei ritenesse quell’ipotesi assolutamente impossibile e ridicola. La sua sicurezza scemò leggermente quando, aggrottando la fronte, si affretto a confermare: “Non è morto, vero?”
"No, non è morto" le assicurò e Hermione mascherò il suo sollievo assumendo un’espressione quasi tronfia che aveva l’intento di comunicare al mondo che ovviamente Fred non era morto e ovviamente lei già lo sapeva che quella era una fandonia inutile.
“Ma certo, ovvio che non-” cominciò, ma Harry scelse quel momento per aggiungere: “O perlomeno, nessuno sa assolutamente nulla, perciò potrebbe anche esserlo. È semplicemente sparito nel nulla.”
Fino a che non aveva avuto notizie certe, Hermione aveva mantenuto attiva la parte di sé scettica che era pronta a screditare qualsiasi ipotesi relativa alla dipartita del gemello più piccolo. Ora che però anche Harry stava ammettendo che non si sapevano abbastanza i fatti per poter escludere quella possibilità, finalmente la preoccupazione scacciò lo scetticismo e prese posto nella sua mente. L’amico dovette aver colto quel cambiamento perché si affrettò a condividere con lei tutto quel che sapeva.
Apparentemente tutto aveva avuto inizio con George che verso le cinque di mattina era entrato di corsa nella camera che Ron e Harry condividevano con Dean, Neville e Seamus nell’intento di cercare la Mappa del Malandrino di Harry. Dopo aver svegliato tutti, probabilmente anche i Serpeverde nei sotterranei, ma eccetto Hermione che confermò di non aver sentito nulla, aveva rivelato loro che aveva bisogno della mappa per controllare dove si trovasse Fred, che era sparito senza lasciare traccia e nemmeno lui aveva idea di dove potesse essere. Dopo aver confermato che neanche lì era possibile scoprire la sua attuale posizione, aveva annuito un paio di volte, e aveva commentato: “Già, è proprio sparito”. Dopodiché aveva cacciato dalla loro stessa stanza gli altri tre inquilini e i tre quarti della restante torre dei Grifondoro che erano giunti a curiosare ed erano rimasti solo lui, Ron e Harry.
“George, che diamine vuol dire che Fred è scomparso?” aveva chiesto Ron, quando ancora riusciva a mettere insieme delle frasi dotate di senso.
“Vuol dire quello che ho appena detto. Fred è” ma improvvisamente si era interrotto, guardandosi intorno. Poi aveva annuito, consapevole di qualcosa, e aveva continuato: “Scusa, sono abituato a Fred che termina le mie frasi. Dicevo, Fred è sparito.”
“È un altro dei vostri stupidi scherzi, vero? Come quella volta quando avevo sei anni e Fred mi ha detto che tu eri stato ricoverato al San Mungo perché eri stato punto da uno schiopodo sparacoda ed eri in fin di vita quando in realtà mamma e papà ti avevano portato solo all’ospedale per farti togliere non so che schifo ti eri infilato nel naso?” George aveva borbottato che non si era infilato uno schifo ma la metà di una gelatina tutti i gusti perché lui e Fred avevano scommesso su chi dei due sarebbe stato capace di riconoscere il sapore in quel modo.
“Quello era uno scherzo e anche ben riuscito perché da piccolo eri un gran credulone. Anche ora in realtà. Ma no, quello faceva ridere, mentre questo non tanto. Cioè, per quello che ne so Fred può anche essere ricomparso da qualche parte ridendo, ma considerando che le ultime parole che gli ho sentito dire sono state ‘mi formicolano i piedi, George. Secondo te è normale che mi formicolino i piedi? Non me lo aspettavo’ non credo se la stia facendo sotto dalle risate.”
Ron era sbiancato.
“Ma cosa- in che senso- come è successo?” aveva chiesto allora.
“Beh, Ronnie, devi sapere che non stavo esattamente prendendo appunti, ho scioccamente dimenticato piuma e pergamena in camera, ma direi che è riassumibile dicendo che un attimo prima c’era e un attimo dopo no. Puff. Non funziona così quando si sparisce? Qualcuno può confermare le dinamiche standard della sparizione?”
“Credo intenda che cosa stavate facendo che ha causato la sua scomparsa” aveva provato a mediare Harry, che riusciva ad essere diplomatico anche alle cinque di mattina.
“Ah. Ovviamente quello è un segreto, non credo che né io né il non-sappiamo-se-defunto-o-solo-disperso Fred gioveremmo dal rivelare cosa stavamo facendo stanotte. Ho come l’impressione vada contro le regole di Hogwarts, come la quasi totalità delle cose che facciamo di solito. Sapete, ogni tanto mangiamo anche in modo illegale.” Nessuno aveva tentato di approfondire l’ultima affermazione.
“Non puoi venire qui a dirci che Fred è scomparso per poi non dirci nemmeno come è successo! Fallo ricomparire” aveva sbottato il Weasley più piccolo.
“Oh, come ho fatto a non pensarci? Meno male che possono contare sul tuo cervello sopraffino” allora aveva preso la bacchetta, l’aveva agitata con esagerazione e aveva esclamato in modo teatrale: “Se non vuoi diventare calvo, Fred ritorna sano e salvo! Non ha funzionato, che strano” aveva continuato con sarcasmo George.
“Aspetta che lo venga a sapere la mamma-”
“Ma la mamma non deve nemmeno sentire l’odore di questa situazione, capisci Ronnie? Vuoi davvero che uno di noi due muoia? Perché di sicuro quella donna ci fa scomparire sul serio.”
“E cosa pensi che dovremmo fare nel frattempo? Come se poi l’assenza di Fred potesse passare inosservata alle lezioni o in giro per il castello. Cosa ci inventiamo, che ha il vaiolo di drago e lo abbiamo rinchiuso da qualche parte? Perché poi sicuramente i professori ti crederanno, certo.”
“Non ho ancora pensato a tutti i dettagli del piano, fratellino, ma sicuramente ci inventeremo qualcosa” aveva semplicemente ribattuto George.
“Ahm… e quale sarebbe a grandi linee il piano per ritrovare Fred, George?” aveva chiesto con pacatezza Harry, consapevole che molto spesso i progetti dei gemelli erano geniali, ma anche molto insoliti, per usare un termine sobrio.
“Aspettare che salti fuori da solo. Il modo migliore per trovare qualcosa non è forse non cercarlo?” aveva risposto in modo gioviale, come se fosse la cosa più ovvia da fare.
Ron Weasley era collassato sul pavimento come un sacco di patate.
“Ron? Ron?”
Da quel momento in poi, lo avevano perso.
Al termine di quel riassunto, Hermione era se possibile ancora più confusa. Ora aveva sì dei fatti su cui ragionare, ma erano sconclusionati e poi chi diavolo si infila delle caramelle nel naso per scoprirne il sapore? Scosse la testa un paio di volte, come se quel gesto magicamente potesse rimettere in ordine tutti i pezzi sconnessi.
Era allibita. Era anche un po' irritata: c’era da aspettarselo che una cosa del genere poteva succedere solo mentre i due Weasley facevano qualcuno dei loro esperimenti che infrangevano anche regole che Hogwarts non aveva ancora stabilito perché non sapeva potessero essere violate. Era chiaro che a loro non preoccupasse l'idea di essere espulsi, ma era possibile che non gli importasse neanche di mettere a rischio le loro stesse vite? Era improbabile che Fred fosse morto, ma comunque gli era successo qualcosa e non potevano sapere cosa finché non lo trovavano - o saltava fuori, se decidevano di seguire il piano da sprovveduti del gemello ancora in circolazione.
“E non vi è parso minimamente preoccupato? Scosso? Turbato? Impensierito?” chiese Hermione, ottenendo una conferma da Harry, pure lui ancora perplesso. Erano abituati alle trovate dei gemelli, ma riuscivano comunque ancora a stupirli.
“Beh, se nemmeno lui è preoccupato significa che sa qualcosa che noi non sappiamo. Qualsiasi cosa sia, significa che lui non teme per la vita di Fred, perciò anche noi non dovremmo avere motivo di temere quell’eventualità” concluse con fare pragmatico la giovane strega, riscoprendosi piuttosto sollevata lei stessa.
“Dov'è adesso George?” domandò allora, certa che a lei non avrebbe detto nulla in più di quel che aveva rivelato a Ron e Harry quel mattino, ma magari ascoltare con le sue stesse orecchie la faccenda dalla fonte originale poteva aiutarli a capirci qualcosa in più.
“Poco dopo che Ron è semi svenuto, Ginny è entrata nella nostra camera e ha chiesto a George se fosse vero che Fred era scomparso.”
“Immagino che ora l'intenzione di non farlo sapere alla signora Weasley sia completamente sfumata, considerando che Ginny è una Molly Weasley in erba, forse anche più temibile” commentò con una certa soddisfazione Hermione, che era stata contraria fin da subito alla possibilità di tenere l'intera faccenda nascosta fino a che non si fosse risolta da sé. Dopo cinque anni ad Hogwarts anche lei tendeva a riconoscere come l'aiuto degli adulti non fosse sempre utile, quando non celava addirittura cattive intenzioni, ma la scomparsa di un figlio e di uno studente non poteva essere insabbiata. George aveva dato l’impressione di sapere qualcosa, ma non sembrava proprio avesse tutto sotto controllo. E poi era completamente impossibile non notare l'assenza di uno dei gemelli, considerando che erano rumorosi e appariscenti anche quando tentavano di fare silenzio. Quando, in una lezione di Trasfigurazione, era stato chiesto loro di trasformare la cassa di legno che avevano davanti in un grammofono, i due erano riusciti a trasfigurare l'oggetto, ma magicamente lo strumento ottenuto aveva iniziato a riprodurre una vasta gamma di rumori molesti: dallo sciacquone del water al rumore viscido di melma rimestata, da quello della carta vetrata al tintinnio del cucchiaino ripetutamente sbattuto nella tazzina quando si rimesta il tè, dalle pernacchie sbavose di Pix al melodico suono prodotto da Ron - o chi per lui - che mangia con la bocca aperta e molto altro ancora. Neanche la McGranitt era riuscita ad interrompere quello spettacolo fonico degli orrori, era stato necessario l'intervento di Gazza che, con una mazza e tutto l'odio che provava verso gli studenti, era riuscito a distruggere lo strumento. Si vociferava che Silente fosse rimasto affascinato dall'inusuale grammofono e ne avesse ricreato uno nel suo studio.
Da sottolineare che i gemelli Weasley non lo avevano fatto di proposito.
“No, infatti lo ha trascinato per un orecchio dalla McGranitt, credo siano ancora lì adesso.”
Hermione avrebbe voluto raggiungere l'amica e il restante gemello, intenzionata a chiedere alla McGranitt se ci fosse qualcosa che anche loro potessero fare per aiutarli nella ricerca di Fred. In fondo era solo normale il voler aiutare un compagno di Casa, nonché fratello di uno dei propri più cari amici, oltre che figlio di due maghi che praticamente l'avevano adottata, creando la sua famiglia magica, no? Poi quando si trattava di sparizioni lei aveva letto tutto sull'argomento, perciò era sicura di poter portare il suo contributo. In realtà, parte dell'interesse derivava anche dalla sua natura puramente Grifondoro, che la portava da anni ormai ad immischiarsi in situazioni inusuali e potenzialmente pericolose. Anche quando Harry diceva che erano i guai a trovare loro, parte delle loro disavventure se le erano ampiamente cercate tutti e tre attivamente. C'era poi un'ulteriore, innegabile, motivazione dietro al suo interesse, ma Hermione stessa non ne aveva ancora preso consapevolezza, perciò non ci rifletté sopra più di tanto.
Avrebbe preferito avere più tempo per valutare varie congetture con Harry, ma la prima lezione di quel mattino era nel sotterraneo umido di Piton e arrivare tardi significava perdere punti inutilmente. Considerando che l'amato capo di Serpeverde era già sparito dalla tavolata dei professori, non avevano molto tempo a disposizione. Conclusero che dopo le lezioni sarebbero andati tutti e tre alla ricerca di George e Ginny e, eventualmente, della McGranitt per poter offrire il proprio aiuto. Ah, la nobiltà dei Grifondoro. Piton l'avrebbe chiamata ficcare inutilmente il naso in affari che non vi riguardano. A proposito, Potter, non è che tu ne sai qualcosa? Tu c'entri sempre in qualche modo quando qualcuno, diciamo, si fa male, scompare o muore.
“Aspetta, che cosa ne facciamo di Ron?” la fermò Harry quando lei si era già alzata dalla panca con una fetta di toast in mano.
“Oh, giusto. Magari si è calmato un po', vediamo.” Tirò fuori la bacchetta per scucirgli la bocca. Seguì un attimo di silenzio.
“Ron?” provò Harry, ma fu come riattivare un disco rotto.
“Oh, che Merlino ce ne scampi, e se fosse diventato una di quelle teste rimpicciolite che ci sono in quelle teche inquietanti a Nocturne Alley? Sono brutte e pure antipatiche” Ron chiaramente non si era ripreso e, anzi, la sua immaginazione sembrava aver dimenticato che Fred era solo sparito, in favore di scenari ben più nefasti in cui sembrava che il fratello fosse stato rapito da dei Mangiamorte pazzi scappati dal reparto Lesioni mentali gravi da incantesimo.
Hermione gli fece un mezzo sorriso con l'intento di comunicargli il suo disagio prima di cucirgli di nuovo la bocca. Lei e Harry convennero che era il caso di portarlo da Madama Chips affinché quest'ultima potesse dargli qualcosa per distendergli i nervi e fargli ritrovare la ragione. Aveva davvero accusato male il colpo, eppure con tutti i problemi che avevano incontrato in quegli anni uno si sarebbe aspettato una tempra più solida per far fronte a eventuali problemi futuri.
Mentre tutti e tre si stavano avviando verso il grande portone di legno, oltrepassarono un gruppo di ragazzi e ragazze ancora intenti a storpiare il più possibile l’intera vicenda e la Granger udì uno di loro proferire l’ennesima ipotesi demenziale.
“Sentite qua: gira voce sia stato rapito dai servizi segreti babbani che si sono introdotti ad Hogwarts dopo aver scoperto che Fred e George sapevano qualcosa di troppo, se capite cosa intendo” seguirono esclamazioni ammirate, stupite e preoccupate. E no, nessuno aveva capito cosa intendesse.
Hermione voleva infilarsi la bacchetta nelle orecchie. O infilarla a loro nel naso per poter arrivare il più possibile vicino al cervello e rifilargli un Incantesimo Defibrillante che potesse tentare di riattivare le menti di quegli imbecilli. La ragazza si fermò e li guardò con sguardo di sfida, un po’ stanca e un po’ abbattuta.
“E sentiamo, come sarebbero entrati dentro Hogwarts questi servizi segreti babbani?” domandò con un cipiglio severo che ricordava molto quello della McGranitt. Se avessero superato quel piccolo test forse li avrebbe lasciati in pace e sarebbe passata oltre…
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Forse fu il tono tronfio, forse fu che l’esasperazione era una brutta bestia – ma proprio nessuno lì dentro voleva degnarsi di leggere Storia di Hogwarts?
“Cucio!”
Quell’Incantesimo di Sutura le era sempre piaciuto, ma solo quel giorno si era resa conto che forse era il suono della parola che tanto la attirava. Sembrava incredibilmente simile a crucio e, poteva giurarlo, in quel momento li avrebbe cruciati tutti.
 
***
 
Alla fine erano comunque arrivati in ritardo da Piton, perché non se l'erano sentita di smollare l'amico ad uno studente del primo anno, nella speranza che lo portasse davvero da Madama Chips, dal momento che gli sciacalli alla ricerca di informazioni erano triplicati e non era da escludere che qualcuno rapisse uno dei Weasley superstiti.
Che dire, non tutti i giorni a Hogwarts sparivano degli studenti. Cioè, occasionalmente entravano nella Camera dei Segreti. O rischiavano di morire giocando con degli scacchi alti tre volte Hagrid. Oppure si schiantavano su un albero indemoniato con una macchina volante. Ma quelle cose capitavano sempre, stranamente, alle stesse tre persone, era raro che qualcosa di eclatante accadesse al di fuori del trio. Per il momento era sempre un Weasley, ma almeno non era quel Weasley. Magari l’anno prossimo potevano addirittura sperare che un’altra Casa finisse sotto i riflettori, ma bisognava comunque muoversi a piccoli passi.
Il professore di Pozioni li aveva graziati con una delle sue solite battute piene di sarcasmo velenoso e aveva tolto cinque punti a testa, infierendo più del solito. Perché quel giorno Piton pareva essere di buon umore, ma non lo dimostrava di certo come i comuni mortali. Non c'erano sorrisi felici e magnanimità extra riversata sui suoi studenti. No, lui palesava la sua contentezza peggiorando il suo atteggiamento sgradevole. Non ci avevano messo molto a comprendere il motivo dell'umore roseo del docente.
“Nelle prossimo quattro lezioni tenterete – perché spesso alcune teste vuote mi hanno dimostrato di non sapere neanche da che lato utilizzare un calderone, figurarsi preparare qualcosa che vada al di là di un semplice tè, vero, Potter? – di preparare una pozione utilizzata per rintracciare chi è scomparso. Mi pare di capire che qualcuno qui ne potrebbe fare buon uso, sì?” chiese infine, con voce melliflua e divertita, suscitando le risate dei Serpeverde.
Quasi nessuno ebbe modo di riflettere su quel che aveva detto Piton, chi troppo preso a ridere, chi irritato dalle frecciatine rivolte alla tragedia che aveva colpito la propria Casa. Nessuno, eccetto Hermione che si apprestò ad alzare la mano, quasi involontariamente e sicuramente per abitudine.
Piton non fece nemmeno finta di non alzare gli occhi al cielo, anzi, li roteò con estremo disgusto e arricciò le labbra. “Signorina Granger, faccia sparire quella mano, non ho dato il permesso di fare domande.”
Hermione abbassò il braccio con riluttanza, non potendo impedire l'ondata di imbarazzo che la colse. A quelle cose non ci si abituava mai, constatò amaramente. In quel momento, Draco Malfoy prese il braccio di Tiger e lo alzò, attirando l'attenzione del Capo della sua Casa. “Sì, Tiger?”
Altre risate riempirono il sotterraneo, nessuna proveniente dai Grifondoro. Hermione, che aveva comunque una buona dose di sfacciataggine quando messa alle strette, decise di parlare lo stesso perché in certi frangenti l'orgoglio veniva prima dei punti persi.
“Signore, se la persona è sparita come è possibile somministrargli una pozione? È impossibile comunicare o interagire con chi è scomparso.”
“Cinque punti in meno a Grifondoro perché la signorina Granger pensa di avere più potere decisionale di un professore. E un altro punto in meno perché se proprio deve fare la so-tutto-io dovrebbe come minimo avere le basi per poterlo fare. Potter, perché non risponde alla domanda della sua compagna?” lo incalzò Piton con freddezza, regalandogli uno dei suoi rari e sinistri ghigni. Alla fine di quella lezione la Casata rivale si sarebbe ritrovata con un debito di circa centoventi punti. Minimo.
Harry rimase in silenzio per qualche minuto, prima di accennare ad una risposta: “Invece di fargliela bere va versata per terra, nella speranza che camminando scivoli, imprechi e si riveli al resto del mondo?” propose candidamente.
Questa volta risero i Grifondoro, ma appena Piton gli levò dieci punti “per la grande insolenza che la fa sentire al di sopra di tutti, vero, Potter?” furono un po' meno divertiti. Malfoy, non potendo aprire la bocca, si limitava ad esprimersi in latrati divertiti e rumorosi.
“Quell'idiota del suo compagno non ha saputo risponderle, signorina Granger, perciò glielo spiegherò io, come avrei fatto già dieci minuti fa se lei non mi avesse interrotto come è solita fare. Questa pozione non va ingerita. È una Pozione di Rintracciamento che ha, appunto, lo scopo di rintracciare la persona svanita nel nulla. I fumi prodotti tendono a concentrarsi nell'area in cui si trova ciò che è invisibile agli occhi. Ovviamente, tutto questo non funziona se non si desidera essere trovati, il fumo si disperde.”
In quel momento la porta dell'aula si aprì, ma non vi era nessuno sulla soglia. Piton inarcò un sopracciglio e con un colpo di bacchetta la richiuse, riconducendo l'accaduto ad una folata d'aria.
Hermione aveva già tirato fuori pergamena e piuma, perché indipendentemente dalla fonte, quello poteva essere una soluzione potenziale da attuare in caso Fred non fosse ricomparso da solo. Aveva la testa china, pronta a scrivere, quando sentì tirarsi leggermente i capelli e vide qualcuno passarle di fianco. Alzò lo sguardo per scoprire chi aveva tanto coraggio da muoversi nell'aula di Piton come se fosse a casa sua, per poi sgranare gli occhi e quasi cadere dalla sedia.
Fred Weasley era in piedi alle spalle di Piton, che ora camminava avanti e indietro per l'aula parlando, facendo svolazzare il suo mantello nero. Il ragazzo le sorrise e la salutò con la mano, facendo grandi gesti enfatici.
Nessuno aveva commentato la comparsa del ragazzo nell'aula di Pozioni, perciò istintivamente si era voltata per confermare che tutti avessero visto quel che aveva visto lei. Eppure nessuno lo stava guardando, era come se Fred fosse invisibile. Si rivoltò verso la cattedra di Piton, solo per poter riconfermare che Fred era ancora lì.
“Fred?” sussurrò la ragazza, spiazzata, sbattendo le palpebre molto velocemente, come a voler confermare che erano davvero i suoi occhi a vedere il ragazzo che fino a un'ora prima veniva dato per deceduto.
“Ehilà, Grang!” rispose lui con il solito nomignolo e il sorriso divertito.
Perché nessuno diceva nulla? E cosa diavolo ci faceva dietro di Piton? Forse non aveva sussurrato piano come credeva, perché il professore la sentì e mostrò un'espressione che univa sia la felicità per l'occasione ghiotta che aveva di umiliare ancora quella Casa sia l'irritazione, perché lui odiava essere interrotto.
“Crede sia troppo difficile per lei lasciare le sue turbe amorose fuori dal mio sotterraneo?”
“Mi scusi, è solo che- nessuna turba amorosa, cioè-” Per la prima volta in vita sua, Hermione Granger non sapeva né cosa stava dicendo, né cosa stava tentando di dire, né tanto meno quale fosse la cosa giusta da fare. Infine tacque.
Qualcosa le suggeriva che non era il momento adatto per dichiarare che Fred Weasley era in quella stanza. Specialmente perché ora il suddetto ragazzo era ad un palmo dal lungo naso adunco del docente, lo stava guardando dritto negli occhi e gli stava facendo la linguaccia. Ma nessuno a parte Hermione sembrava rendersi conto di nulla, Piton compreso.
“La avverto, oggi sta facendo svanire la mia pazienza che, come sa, per voi Grifondoro è già inesistente.”
Stava impazzendo, concluse la ragazza con disperazione. Al secondo anno lei e Ron avevano detto a Harry che sentire le voci non era un buon segno neanche tra i maghi, ma lo stesso valeva per il vedere le cose. E lei chiaramente ne stava vedendo abbastanza. Ora il Fred evocato dalla sua mente si stava avvicinando sempre di più a Piton, con fare incuriosito e inquisitorio: “Ho sempre desiderato potermi avvicinare abbastanza da poter vedere da vicino i suoi capelli unti. Da vicino sono ancora più... unti. Non credo sia una parrucca, deve solo provare un'avversione terribile per lo shampoo. Chissà che disgrazia si cela dietro- Oh! Ha un capello bianco! Cosa dici, Grang, glielo strappo?” chiese rivolgendosi a lei, con le dita già in direzione della chioma del professore.
“No!” si affrettò a rispondergli, ma ovviamente sembrava stesse parlando con Piton, che stava introducendo in quel momento l’importanza dello sciroppo di callistemone spinoso per la pozione del giorno.
“No? No cosa? No, non ritiene necessario lo sciroppo di callistemone spinoso? Si sta forse prendendo gioco di me?” Il professore espirò con forza dal naso, come un toro pronto a distruggere tutto. Peccato che la rabbia di Piton fosse sempre fredda e calcolata, ancora più spaventosa. Perché lui mordeva a parole, che era peggio. “Ah, lei deve credere davvero che aver letto centinaia di libri la renda migliore di tutti gli altri. Sapevo che prima o poi questo suo lato arrogante avrebbe preso il sopravvento, la vicinanza con Potter deve aver fatto lievitare ulteriormente la sua smania di superiorità, signorina Granger. Ma in questa aula lei rimane nessuno, sono stato chiaro?” sibilò con freddezza. Chiaramente anche lui sembrava aver deciso che quella era la giornata buona per far sapere all'alunna cosa pensasse di lei. Non che di solito fosse meno schietto, ma tendeva sempre a fare commenti irritati senza approfondire ulteriormente l'odio che provava verso l'alunno di turno. Hermione aveva sempre sospettato di non stargli molto simpatica, sia perché essere amica di Harry significava essere nel libro nero di Piton, sia perché fin dal primo giorno il professore non aveva nascosto l'astio verso chi ostentava il proprio sapere.
“No, signore, cioè- le assicuro che- assolutamente non-” si fermò quando Fred la interruppe.
“Tu sì che sai come ammaliare le persone, eh, Sev? Diamine, con delle parole così dolci non mi stupirebbe se Grang si innamorasse di te e poi mi toccasse riconquistare il suo cuore. Non sono un tipo a cui piace condividere, Hermione non la condividerei neanche con George, figurarsi con te che non ti lavi i capelli e non voglio indagare sullo stato delle tue mutande.”
Hermione si strozzò con la sua stessa saliva, più per la seconda parte che per la prima. O forse un po' per tutto.
Quello era Fred. Lo aveva sentito troppe volte dare fiato alla bocca insieme al George alla Tana, ad Hogwarts, ovunque; come di consueto, poi, il primo a divertirsi era sempre lui. E cosa diavolo stava dicendo? Riconquistare cosa? Stava andando in contro ad un sovraccarico di informazioni. Si rifiutava proprio di credere che la sua mente potesse ricreare una copia così fedele del ragazzo, doveva essere l’originale.
Ma allora perché poteva vederlo solo lei?. Perfino Harry che sentiva i basilischi strisciare per le tubature non lo vedeva, perché in quel momento stava scrutando lei, preoccupato e perplesso dall’aver perso alla pazzia ben due amici in un giorno solo. Magari quel pomeriggio anche Hagrid sarebbe impazzito e avrebbe liberato tutte le sue strane creature per il castello perché “anche loro hanno bisogno di spazio, Harry”.
Proprio mentre Piton cominciò a muoversi verso il calderone di Hermione, probabilmente pronto a continuare la sua tirata raggelante contro la strega, Fred disse: “Ah, ma dove vai ancora? Ti vedo troppo agitato, stai un po’ qui con me” detto ciò, dopo aver mimato qualche bacio molto rumoroso nella sua direzione, con nonchalance pestò il mantello dell’uomo, facendolo incespicare nell’apparente nulla. Piton si riprese in fretta, voltandosi di colpo alla ricerca del colpevole, ma non potendo vedere il volto sorridente di Fred che invece Hermione aveva ben chiaro davanti, si limitò a lanciare un’occhiata penetrante al vuoto, come a voler promettere maledizioni e fatture fatali all’aria di fronte a sé.
Hermione si portò la mano davanti alla bocca, per metà divertita e per metà agghiacciata. Quella bravata di Fred le aveva confermato due cose: era davvero l’unica che lo vedeva, ma stava vedendo qualcosa di reale che non era frutto della sua immaginazione. Perché in quell’ultimo caso non avrebbe potuto interagire con Piton, no? Il professore era quasi caduto di faccia per terra quando Fred gli aveva pestato il mantello, doveva pur voler dire qualcosa. Magari era stata solo una coincidenza…
Quella supposizione fu smentita poco dopo.
“Oggi è molto sfacciata” le ringhiò il Capo del Serpeverde, con gli occhi puntati sulla mano con cui lei si stava coprendo metà della faccia. “Ma ovviamente la principessa di Grifondoro pensa di poter ridere degli altri. Lei e Potter non avete il benché minimo pudore, se fosse nei miei poteri vi avrei espulsi entrambi il primo giorno di lezione, quando lei imperterrita desiderava imbarazzare se stessa con quella mano alzata e il suo compagno non sapeva neanche dirmi cosa farsene di un bezoar.”
“Ora avrei una o due idee su dove metterlo” borbottò Harry, fortunatamente senza essere udito; nello stesso momento Fred Weasley aveva ricominciato a dare il meglio di sé.
“Lei è un professore molto maleducato, impari le buone maniere” detto ciò prese una boccetta di Liquido Allungabrodo – per salvare il salvabile nelle pozioni troppo ristrette –, salì agilmente sulla cattedra e iniziò a versarglielo sui capelli. “Spero che non vadano a fuoco, credo sia la prima volta in anni che vedono qualcosa di liquido.”
Ora quasi tutta la classe guardava affascinata, poiché in parte poteva assistere allo spettacolo del ragazzo con i capelli rossi: videro chiaramente la boccetta fluttuare sulla testa del docente, per poi espellere il suo contenuto. I mormorii aumentarono quando anche Piton si rese conto della sostanza che gli stava scivolando sulla faccia. Con uno scatto alzò la faccia verso la fonte e vide anche lui la boccetta.
“Chi è l’imbecille che crede di essere divertente? Trenta punti in meno a Grifondoro.”
“Ma non siamo noi! Non può toglierci punti così!” protestò Seamus, la cui irritazione ebbe vita breve perché non tutti i giorni si poteva assistere allo spettacolo di Piton che si slanciava per afferrare una boccetta volante. Ogni volta che provava a prenderla, quest’ultima si alzava più in alto e fuori dalla sua portata.
“Forza, mettici più convinzione in quei saltelli, Severus! Non li vuoi gli addominali che fanno vedere nel Settimanale delle Streghe? Non che io lo legga quella parte, Grang, quella è Ginny. Io leggo l’Oroscopo della Cooman” la informò facendole l’occhiolino.
Piton effettivamente, in maniera molto fuori carattere, provò ad accennare un saltello che agitò il lungo mantello nero. Era la prima volta che gli studenti potevano vedere tracce di colore sul suo viso generalmente pallido come un cadavere a gennaio.
“Se non volete altri… cinquanta punti detratti, vi consiglio…”
“Hai l’affanno? Oh, che Merlino mi abbia in gloria, ho fatto venire l’affanno a Piton. Se solo George fosse qui per vedere, non mi crederà mai. Tu devi testimoniare, Hermione, chiaro? O tenterò di far accoppiare Grattastinchi con la palla di pelo di Gazza!”
“Ma non ci pensare proprio!” sbottò Hermione, rispondendo per la prima volta al Fred che, ormai era palese, non era solo nella sua testa. Non aveva ancora avuto tempo di processare la situazione e fare delle ipotesi, ma almeno aveva smesso di credere di essere diventata schizofrenica o, peggio, visionaria come la Cooman dopo qualche bicchiere di sherry di troppo.
Piton, quasi come se la voce di Hermione lo avesse risvegliato da quella trance ginnica in cui era finito, parve rendersi conto della situazione in cui era. Fred si rese conto appena in tempo delle intenzioni del docente, perché si allontanò da lui quel tanto che bastava per non essere afferrato dalla mano che Piton spinse in avanti, alla cieca. Prima che potesse ritentare per colpirlo davvero, Fred lasciò cadere la boccetta di vetro sulla testa dell’uomo e scese dalla cattedra tentando di non muovere nulla e non fare troppo rumore, per non rendere nota la sua presenza.
“Ahia. Ops. Spero di non averle rotto la testa, professore. Considerando però che lei sono anni che continua a romperci i-” si fermò quando sentì il suono oltraggiato di Hermione, che si trattenne a stento dall’aggiungere “Fred Weasley! Tua madre non ti ha cresciuto così!”.
Piton era livido in volto. Era furente come poche volte lo avevano visto ad Hogwarts. Era palese che, come chiunque, non doveva apprezzare l’essere messo alla gogna diventando lo zimbello di tutti, specialmente quando non aveva un avversario con cui scontrarsi.
Seguì un intero minuto di silenzio, in cui nessuno osò parlare, nemmeno i Serpeverde. Piton era spaventoso anche quando era tranquillo, ma quando era arrabbiato? Neville era ad un passo dal nascondersi di testa nel calderone e attuare una delle più antiche forme di risposta al pericolo: se mi fingo morto non può volermi uccidere di nuovo.
Solo Hermione fu testimone dell’interessante dialogo che si venne a creare.
“Forse forse l’ho fatto un po’ arrabbiare.” Fred era davvero arguto.
“Qualcuno, qui, ha deciso che deve essere divertente sfidare la sorte. Quello che quel qualcuno non sa è che forse la sorte può anche essere sfidata e battuta, ma io non sono l’ultimo degli idioti…”
“Mai detto, Severus, noi tutti pensiamo tu sia il primo e che occupi da solo anche i prima dieci posti.”
“… rendermi il vostro peggior nemico e incubo potrebbe essere la vostra ultima missione che portate a termine mentre ancora respirate. Un momento di gloria come questo potrebbe richiedervi di passare il resto della vostra vita a controllare che nessuno metta mai mano al vostro calice.”
“È una minaccia, Sev?”
“Sì, Potter, è una minaccia, a cui come minimo dovresti rispondere abbassando lo sguardo e non continuando a guardarmi con quell’aria di sfida.”
“Ah, la mamma almeno mi confonde solo con George, tu addirittura con Harry? Vuoi degli occhiali? Da qualche parte a casa ci sono quelli cerchiati di corno di Percy, sono brutti come una cacca di Thestral, ma almeno vedi che io non ho i capelli neri e una saetta in mezzo alla faccia!”
“Consiglio a chiunque sia stato di farsi avanti. Non garantisco nulla di meno di un viaggio di sola andata fuori da Hogwarts, ma posso assicurarvi che tacere potrebbe risultare in un destino ancora più infausto.”
“Hai sputacchiato mentre parlavi. Quanti anni hai che inizi già a perdere la bava? Lo zio Bilius almeno aveva sempre un fazzoletto a portata di mano per raccogliere quel che perdeva. E non perdeva solo la bava.”
“Signorina Granger, è dall’inizio della lezione che è parsa particolarmente agitata. Forse vuole illuminarci sulla natura di questo scherzo di pessimo gusto, prima che decida di togliere altri cinquanta punti a Grifondoro, sospendendo a tempo indeterminato lei e tutti i suoi compagni.”
Hermione si morse l’interno della guancia, cercando di mantenere la calma. Continuava a sconcentrarsi ascoltando Fred che risponde a Piton. Quell’idiota li avrebbe fatto espellere tutti, dannazione.
“Non ne so nulla, signore. Nessuno di noi ha fatto nulla” gli rispose meccanicamente, imponendosi di guardarlo negli occhi, anche se la sua attenzione venne richiamata da Fred che in quel momento si riportò di fianco al professore. Quest’ultimo, quasi potesse sentire che c’era qualcuno che gli respirava sul collo, allargo di colpo il braccio destro di fianco a sé, quasi beccando Fred in pieno stomaco.
“O forse il colpevole è il vostro amico, il signor Weasley, che da questa mattina è sparito senza lasciare traccia” commentò lentamente, come a voler saggiare quell’ipotesi lui stesso. Si convinse di quell’ipotesi molto in fretta, perché in attimo divenne il suo cavallo di battaglia.
“Oh, wow, è più furbo di quel che pensassi. Dobbiamo fare attenzione o questo ci avvelena davvero tutti nel sonno.”
Hermione voleva alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne a stento.
“Potrebbe essere stato Pix, signore” propose Harry, intenzionato a non lasciare che venissero date al gemello colpe che non aveva. Almeno secondo lui non ne aveva. Povero ingenuo.
Piton si voltò di scatto verso il ragazzo, fulminandolo con uno sguardo di puro odio. Arricciò il labbro superiore per ostentare ulteriormente la furia omicida che provava verso tutti. In cuor suo probabilmente si stava rammaricando di non aver tentato con più ardore di persuadere Silente dal concedere l’uso di qualche Maledizione in casi di necessità. Gli avevano quasi spaccato la testa con una bottiglietta di vetro, era una motivazione adeguata.
“Pix non è stupido come voi e non oserebbe mai mettersi contro di me. Non posso dire lo stesso di molti di voi. Datemi. Un. Nome. Subito.”
Ad un tratto, Malfoy alzò il braccio di Goyle per prendere la parola, gli fece scivolare un foglio davanti e lo spronò a leggere.
Goyle si schiarì la voce: “Con tutto il dovuto ri-spet-to… si-signo…? Ah, ah, ok signore… beh, qui dice… nessuno di noi Sepreverde- Serpeverde ose… rebbe mancarle di rispeto… ahia, cosa- ah, rispetto, due t, giusto… rispetto in questo modo a dif-fe-ren-za dei Griffondoro- Grifondoro, scusi.  Uno più uno fa due ed è chiaro che si… tratta di Wesil- Weasle- Welshley- Weasley!” concluse tutto fiero, guardando con un gran sorriso Malfoy in attesa di ottenere un riconoscimento per i suoi sforzi. Draco gli regalò una mezza smorfia irritata e imbarazzata, per poi voltarsi verso Piton e muovere la mano in un gesto che indicava l’ovvietà di quanto era appena stato detto.
Tutti avevano comunque appena appurato che o Malfoy scriveva in maniera indecente e illeggibile, o Goyle non sapeva leggere alla veneranda età di quindici anni. Ogni giorno si scopriva qualcosa di nuovo. Fred stava ridendo con le lacrime agli occhi, non si divertiva così tanto da quando Ron da piccolo aveva ingoiato una rana quando era caduto nello stagno dietro alla Tana e per una settimana non aveva fatto altro che gracidare, saltare da una parte all’altra e cacciare la lingua per tentare di prendere tutti gli insetti del vicinato.
“Non ci sono prove!” ribatterono più Grifondoro in tempi diversi, ma solo quelli che potevano tenere sotto controllo le risate.
Il professore, sull’orlo di fare una strage di massa, fu interrotto da Hermione che tentò di salvare il salvabile.
“È vero. Ci… dispiace per quello che è appena successo, ma non è stato nessuno di noi né tantomeno Fred Weasley, nessuno sa cosa gli sia successo e dove sia, pertanto non può togliere dei punti basandosi solo su delle supposizioni, senza che il diretto interessato possa difendersi. Noi eravamo di fronte a lei e avrebbe visto se qualcuno avesse usato una bacchetta e, inoltre, qui ancora nessuno è abbastanza abile dal poter usare degli incantesimi non verbali. Pix rimane l’ipotesi più accreditata.”
Non incrociò mai gli occhi del professore perché proprio dietro di lui si trovava Fred che si stava divertendo fin troppo per il suo stesso bene. Come poteva ridersela così dopo averli messi tutti nei guai?
“Ti dispiace per lui quasi quanto ti dispiacerebbe vedere Malfoy trasformato permanentemente in un furetto, vero?” le chiese con un sorriso perfido.
Piton strinse i denti, non potendo confutare quella logica perché, a conti fatti, effettivamente non aveva delle prove. Aveva dei fatti, un bernoccolo in testa, molta rabbia, ma nulla di più. Quello era ancora più irritante dell’essere appena stato preso in giro da dei mocciosi. Alla fine si arrese.
“Questa storia non finisce qui. Ora sparite tutti immediatamente dalla mia vista.”
Tra i mormorii degli studenti, Piton si avviò con passo deciso verso la porta. Hermione vide Fred superarlo: “Severus, ci tenevo a farti sapere che le tue battute fanno pena. Hai già fatto minimo cinque frecciatine sulle sparizioni, devi ampliare il tuo repertorio! E poi sei davvero maleducato, se la mamma fosse qui per vedere come hai parlato ad Hermione ti avrebbe già infilato una manciata di Doxy nelle mutande. Toh, impara un po' di rispetto.”
Detto ciò, proprio mentre Piton era ad un passo dalla porta, la aprì di scatto, sbattendogliela in faccia con forza.
Per la prima volta, Piton, con il naso sanguinante, fu udito mentre imprecava in termini eccessivamente coloriti, imbarazzanti e scandalosi per essere ripetuti in una scuola in cui vi erano degli studenti minorenni.
“A dopo, Grang!” E così com’era comparso, Fred sparì di nuovo.
Quella era davvero una giornata strana.

 
***

[Come si può notare, mi sono presa molte licenze poetiche. E sicuramente mi sono persa per strada qualche errore, ma non era intenzionale, giuro. A breve la seconda e ultima parte!]
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Hi Ban