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Autore: Soul Mancini    18/05/2020    9 recensioni
Jia è una giovane pattinatrice che sta per affrontare la più importante competizione della sua vita: gli U.S. Figure Skating Championships.
Apparentemente non sembra intimorita dal vasto pubblico e dalla severa giuria che decreterà la sua posizione in classifica, ma dentro sé porta dei demoni che non vogliono lasciarla in pace.
Dei demoni che grideranno tramite il brano su cui danzerà.
DAL TESTO:
«È solo merito di mamma e papà se sono diventata la stronza che sono.
Ma non importa in fondo, ormai non mi interessa più se mi guardano o meno. Non sono più quella bambina ingenua che voleva fare qualcosa di bello per attirare pateticamente la loro attenzione.
Ora lo faccio per me. Perché è la mia ragione di vita, il motivo per cui esisto e respiro, la mia arte. Questa lastra di ghiaccio è l’unico luogo al mondo che potrei chiamare casa.
E allora che si dimentichino di me. Sono stata ferita troppe volte per provare qualcosa al cospetto della loro indifferenza.»
- Partecipa alla "Infinity Prompt Challenge" indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
- PRIMA CLASSIFICATA al contest "Metalli sconosciuti" indetto da Frenzthedreamer sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ice'
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Jia
La storia è basata su questo brano, che vi consiglio di ascoltare durante la lettura:
Infected Rain – Orphan Soul
 

 
 
 
Fly with no wings
 
 
 
 
 
È il momento di un’altra concorrente della Pacific Coast Section!
Lascio scorrere per l’ultima volta lo sguardo sul mio costume nero: perfettamente aderente al mio corpo e senza nemmeno una piega, gli inserti in pizzo sulle spalle e sul busto sono impeccabili.
Quest’anno ha esordito nella categoria Senior, posizionandosi prima al Pacific Coast Sectional Figure Skating Championships e battendo i suoi avversari senza alcuna difficoltà.
Sollevo lo sguardo e una piccola ciocca di capelli scuri mi solletica appena la guancia. L’ho lasciata appositamente fuori dallo chignon, credo mi dia un tocco di grazia in più.
Dalla postazione in cui mi trovo, posso far scorrere lo sguardo sugli spettatori. Hanno già capito chi sta per entrare in scena: gridano il mio nome, strepitano, sorridono, sbirciano nella mia direzione.
È la prima volta che mi trovo davanti a un pubblico così numeroso, ma non ho paura. Mantengo la testa alta e lo sguardo duro: loro non mi spaventano, nessuno mi spaventa.
Vogliono soltanto assaggiare un frammento di me, vogliono divorare con gli occhi il mio spettacolo e il mio corpo, vogliono ubriacarsi dei miei movimenti sinuosi e bruciarsi con le scintille che le mie lame faranno sul ghiaccio.
Lo avranno.
Grazie alla sua strabiliante fluidità nei movimenti e il suo perfetto controllo del corpo, è univocamente indicata come favorita al titolo, ma starà alla sua odierna performance stabilirlo.
“Spacca tutto, Jia!”
Lancio un’occhiata alle mie spalle e trovo un sorridente Randy che mi strizza l’occhio e mi manda teatralmente un bacio.
Ah, che vada al diavolo: riesce sempre a distrarmi quando sto per entrare in pista e sto cercando la giusta concentrazione. Mi trattengo dall’impulso di andare da lui e spaccargli quella faccia da idiota, e poso lo sguardo sulla figura che si trova subito accanto a lui: Celia, la mia rigidissima allenatrice, che ricambia con un breve sorriso di incoraggiamento.
Nei suoi occhi verde bottiglia, così simili a quelli di Randy, scorgo l’enorme fiducia che ripone in me; sa che posso farcela.
Già, lo so anch’io.
Volto loro le spalle e osservo la grande lastra di ghiaccio su cui danzerò tra poco, in attesa che il presentatore annunci il mio nome.
A pensarci è quasi surreale: sto per partecipare alla competizione di pattinaggio artistico più importante degli Stati Uniti, forse avrò accesso al torneo mondiale e le uniche persone che mi supportano sono la mia allenatrice e suo figlio. Tutti gli altri pattinatori si portano orde di parenti appresso, invece io…
Io non sono come gli altri.
Quest’oggi ha deciso di sfidare la sorte: contrariamente a ciò che ci si aspetterebbe, non ha ripiegato su qualche brano classico della storia del pattinaggio, ma ha selezionato un brano di un genere ermetico e rischioso come il metal, che sicuramente farà discutere la giuria.
Rimango impassibile a quelle parole, anche se vorrei tanto lasciarmi sfuggire un sorriso. Nessuno sarà in grado di capire perché ho scelto proprio quella canzone, sicuramente non tutti la apprezzeranno, ma che vadano al diavolo. Vincerò ugualmente: il talento e la passione sono dei fattori innegabili, con qualsiasi sottofondo musicale li si accompagni.
Sulle note di Orphan Soul degli Infected Rain, ecco a voi Jia Huang!
Eccomi, pronta a dare tutta me stessa nei prossimi minuti.
Entro in pista accompagnata dalle acclamazioni del pubblico, che si affievoliscono rispettosamente nel giro di qualche secondo; pattino da una parte all’altra con movimenti studiatamente lenti, giusto per il gusto di farmi ammirare da più persone possibili, e le orecchie mi si riempiono del suono delle lame che graffiano il ghiaccio. È così familiare, mi ha accompagnato per tutta la vita e ora sembra volermi confortare, durante la competizione più importante della mia vita.
Nei secondi di silenzio che precedono l’inizio del brano, punto senza esitazione gli occhi sui giudici, che ricambiano con la medesima impassibilità.
Non ho paura di voi. Nella vita sono inciampata talmente tante volte che ora non sarà il vostro giudizio a sottomettermi.
Non sono agitata, non sono preoccupata, sono certa che non sbaglierò. Questo è solo l’ennesimo passo da compiere per giungere ai mondiali.
Tuttavia il mio cuore sussulta appena quando le prime note di Orphan Soul riempiono l’aria. Mi ci sono esercitata così tanto sopra, l’ho sentita così tante volte che mi ha scavato nel cuore e mi è entrata nell’anima.
Ormai la sento così mia che è come se fossi io stessa a gridare quel testo. Quelle parole così mie.
Serro le labbra, assottiglio lo sguardo e i miei muscoli si tendono, pronti a dare sfoggio di tutto ciò di cui sono capaci.
E inizio a scivolare sul ghiaccio, sicura e decisa: ruoto su me stessa corro, danzo, scappo. Le note del brano mi scorrono nelle vene, mi caricano, mi corrodono; il mio cuore strilla, ruggisce con loro.
Eseguo il primo flip. Perfetto.
 
Dear Daddy, I'm coming home
I know you don't remember me
But I used to be your doll
I used to be your princess
Your heart and your soul


Ed è proprio la rabbia che mi monta dentro a rendermi forte, potente, viva.
Guardatemi, eccomi a sputare in faccia all’intera America la mia vera storia tramite parole non mie. Proprio io: Jia la dura, Jia l’egoista, Jia la presuntuosa, Jia la riservata. Ora mi sto mettendo a nudo davanti a tutti, ma nessuno se ne accorgerà.
Nemmeno i diretti interessati.
Chissà se mio padre mi sta guardando. Magari in televisione, magari in streaming, magari da qualche parte tra il pubblico.
Chissà se si ricorda di avere una figlia che sta partecipando ai campionati nazionali di pattinaggio. Ah, probabilmente no, perché questa figlia l’ha deluso troppe volte.
Non sono diventata una donna d’affari come avrebbe voluto, non ho proseguito con gli studi, che tragedia. Ho abbandonato tutto per dedicarmi a questo futile passatempo che non mi condurrà da nessuna parte.
Forse soltanto alle Olimpiadi.
Eppure un tempo non era così. Quando ancora serbava l’illusione che sarei diventata come lui mi voleva, mi trattava come una principessa.
Poi cos’è andato storto? Come sono passata dall’essere l’angelo di casa alla figlia ripudiata e dimenticata?
 
Avresti almeno potuto seguire le orme di tua madre e diventare un avvocato.
 
I used to be your angel
But, always alone
In an empty house
Of stolen dreams
And broken hearts


 
Nel giardino della nostra grande villa, sul ramo di una quercia, papà mi ha costruito un’altalena. Io non gliel’ho chiesta, ma lui sa che amo le altalene e me l’ha voluta regalare.
Io ci sto seduta per ore, sotto l’ombra fresca delle fronde; ci resto fino a tardi, finché il sole non tramonta e qualche domestica viene a chiamarmi. Oppure finché mamma non rientra dal lavoro.
Papà a volte non torna fino a dopo cena, e quando torna si arrabbia perché non ho fatto i compiti. Le poche volte che lo vedo, è sempre arrabbiato con me: non sono una brava bambina, non sono una brava figlia e gli do un sacco di dispiaceri.
Oggi non ho fatto i compiti perché sono rimasta tutto il pomeriggio sulla mia altalena a osservare la primavera che esplodeva tutt’intorno a me. Ma non mi sono sospinta per niente, non ho dondolato, non mi sono data lo slancio con le gambe; sono rimasta ferma, seduta, a pensare.
Ho pensato che tutti gli altri bambini non hanno un’altalena a casa loro, ma i loro genitori li portano al palco per giocarci e allora gli danno la spinta da dietro per farli partire. E se i bambini hanno paura o cadono, ci sono i genitori pronti a fermarli, ad avvertirli, ad aiutarli e anche a rimproverarli.
Io invece ho un’altalena tutta mia da usare da sola, perché nessuno mi dà la spinta.
Sono sempre sola in questo grandissimo giardino di questa grandissima casa. Mamma è in tribunale, papà e all’incontro con qualche altro uomo d’affari.
E io?
Forse potrei fare qualcosa di bello nella mia vita, così papà non sarà sempre arrabbiato quando tornerà dal lavoro e mamma si ricorderà di me.
Rientro in casa e fisso il mio riflesso nel grande specchio dell’ingresso. In lontananza sento la donna delle pulizie passare l’aspirapolvere da qualche parte nelle viscere della casa.
Cosa potrei fare con questa faccia da cinese, questo corpo troppo magro, queste mani sottili e questi occhi così duri?
 
 
I'm done, I'm done drowning in these tears of sorrow
I'm done, I'm done drowning in these tears of sorrow
Sorrow


Per un solo istante chiudo gli occhi, ricordo di quando mi guardavo allo specchio del bagno da piccola, mentre il vapore si dissolveva, e pregavo di potermi trasformare. Ricordo il sapore nauseante della delusione ogni volta che il mio viso ne emergeva anonimo come sempre. Stavolta invece riapro gli occhi e funziona. Eccomi: diversa e bella, e non sono più io.
Alla fine ho saputo che farmene di questo odioso volto da cinese.
È colpa di mio padre e delle sue origini se sono così. Ma oggi mi sono stufata di fargliene una colpa.
Che vada al diavolo anche lui.
Mi cimento nel primo axel previsto nella coreografia. Partenza perfetta, esecuzione perfetta, atterraggio perfetto. Uno spettacolo.
La folla scoppia in un boato, va in delirio, ed è il suono più dolce che potesse accarezzarmi le orecchie.
Quei dannati salti sono stati la mia più grande piaga: quante prove, quante cadute, quante lacrime di frustrazione trattenute.
Adesso cos’hai da dire, papà?
Adoro volteggiare in aria in questo modo. Gli axel sono i miei salti preferiti, anche se sono i più complicati: mi sembra di potermi librare in aria con delle maestose ali, invece ho soltanto i pattini ai piedi.
 
'Cause I can fly with no wings
Shine in the night with an eternal fire
The art inside me is unleashed
I'm naked now, in unseen colors


Volteggio fino ad avvicinarmi al perimetro della pista, mi concedo qualche istante per osservare il pubblico col mio sguardo più sicuro e infuocato. Voglio che leggano sul mio volto quanto merito di stare qui, quanto ho lottato per arrivarci e quanto posso ancora brillare stanotte.
Scruto con sfacciataggine anche la giuria, giusto per assicurarmi che abbiano lo sguardo incollato a me. E mi preparo per spiccare di nuovo il volo ed eseguire un triple lutz.
Chissà se mia madre mi sta guardando, se vedrà il salto che sto per fare. Potrebbe addirittura essere orgogliosa, se solo avesse il tempo di posare lo sguardo su di me.
Se lasciasse perdere le scartoffie dei suoi clienti per le quali mi ha sempre lasciato sola.
 
Dear Mom, I'm coming home
I hope you are proud of me
I am not alone anymore
I found a reason to live
A reason to breathe


 
Mamma non si è nemmeno degnata di accompagnarmi dentro il palaghiaccio: mi ci ha scaricato di fronte ed è corsa via non appena sono scesa dall’auto. Doveva incontrare un nuovo cliente oggi.
Non le importa veramente di vedermi con i pattini ai piedi; quando le ho detto che volevo provare a fare pattinaggio su ghiaccio, sembrava quasi sollevata di avere un posto in cui lasciarmi per qualche ora alla settimana. Ma non le importa davvero.
Beh, prima o poi sarà costretta a guardarmi. Sia lei che papà, anche se lui è arrabbiato con me perché ora avrò meno tempo da dedicare allo studio.
Percorro un corridoio con passo incerto, fa freddo e qui non c’è nessuno. Sento alcune voci di bambini tramite una porta socchiusa, così la spingo e attraverso un altro piccolo e stretto andito fino a sbucare in un grande ambiente. Spalanco occhi e bocca: davanti a me si trova una grande distesa di ghiaccio ed è così candida, così lucente…
Sopra di essa, alcune bambine della mia età scivolano avanti e indietro, ridendo e chiacchierando tra loro sotto lo sguardo vigile di una donna ben piazzata e dai capelli biondo miele. Qualche pattinatrice prova anche a fare dei piccoli salti.
Sembrano voler cadere da un momento all’altro, invece non cadono mai.
“Ciao!”
Sobbalzo un po’ nel sentire una voce acuta e allegra così vicina a me: alla mia sinistra è comparso un bambino dai capelli mossi e rossicci, il viso rotondo e chiaro e un sorriso troppo grande per la sua faccia. Noto subito che ha alcuni denti storti e acavallati, non è per niente carino come sorriso… però è contagioso.
Lo osservo con diffidenza, senza cambiare espressione.
“Tu sei la nuova alunna, vero? Jia. Io sono Randy Baker, il figlio di Celia Baker, la tua allenatrice!” esclama lui sempre con quel tono allegro che mi dà già sui nervi, senza smettere di sorridere.
“Sì, sono io. È lei tua madre?” domando con voce fredda, indicando la donna bionda.
“Sì, è lei. Andiamo, te la presento!” esclama e fa per afferrarmi la mano e trascinarmi con sé, ma io incrocio le braccia al petto e indietreggio di un passo. Detesto chi mi ronza attorno in questo modo.
“Ci arrivo benissimo anche da sola” sbotto, poi lo supero e mi dirigo a passo spedito verso Celia Baker. Spero di seminare questo Randy, invece lui mi corre subito dietro continuando a sproloquiare. È insopportabile.
“Sai, mamma è una bravissima allenatrice, io assisto a un sacco di sue lezioni e faccio parte del corso maschile. Però molte volte guardo anche le bambine perché lei non sa con chi lasciarmi e allora mi tiene qui a lezione con lei. Sta anche pensando di formare delle coppie e fare anche quel tipo di corso, ma ancora per me non ha trovato una compagna… potresti essere tu!”
Sbuffo. “Non pensarci nemmeno. Non mi stanno simpatiche le persone con i capelli rossi” taglio corto. Speriamo che mi lasci in pace.
“I miei capelli non sono proprio rossi, diciamo che sono castani con dei riflessi ramati” precisa con orgoglio.
“Ramati, sì…” borbotto poco convinta. Per fortuna sono arrivata accanto alla signora Baker, che però è talmente presa dalla sua lezione che non si è resa conto della mia presenza.
“Mi scusi…” mi faccio avanti, cercando di entrare nel suo campo visivo.
La donna abbassa subito lo sguardo su di me e mi regala un piccolo sorriso. “Oh, tu devi essere Jia Huang, la bimba della lezione prova! Quando sei arrivata? Non me n’ero accorta.”
“L’ho accolta io, mamma!” strepita Randy, saltellando sul posto.
Lo ignoro e mi concentro sull’allenatrice. “Adesso. Sì, sono io.”
Celia si volta verso la pista di pattinaggio e fa un ampio cenno con la mano al gruppo di bambine che pattinano. “Ragazze, fate un attimo di pausa! Mi allontano un momento con la nuova arrivata per cercare un paio di pattini della sua misura, voi intanto riposatevi e fate le brave!”
Detto ciò, si volta verso di me e tenta di prendermi per mano, ma io ancora una volta incrocio le braccia al petto. È così difficile capire che riesco a seguire la gente anche senza che mi tocchi?
“Andiamo Jia, nel ripostiglio degli attrezzi dovrei avere ciò che fa per te” afferma allora in tono pacato, dirigendosi verso il corridoio da cui sono sbucata.
Io le vado subito dietro, curiosa e un po’ preoccupata: come è possibile stare in equilibrio sul ghiaccio e fare tutto quello che fanno le altre bambine senza cadere?
“Evvai, non vedo l’ora di insegnarti un sacco di cose!” esulta Randy, trotterellandomi a fianco e sorridendo a cento denti col suo sorriso storto e brutto.
Sollevo gli occhi al cielo. Spero che questo ragazzino non sia presente a tutte le lezioni, altrimenti mi toccherà cercare un altro sport.
 
 
I found a place in this world
For my orphan soul
For my orphan soul
My empty house
Of stolen dreams
And broken hearts


Ripenso a quando le lame dei miei pattini a noleggio sfioravano con fare inesperto il ghiaccio lucente, come se avessero paura di ferirlo. E lui sembrava non scalfirsi mai.
Quel ghiaccio che poi mi è entrato dentro con lo scorrere degli anni, quando mi sono resa conto che il mio corpo aveva dei genitori ma la mia anima era orfana, fin dalla nascita. E ora sono io a non scalfirmi mai.
È solo merito di mamma e papà se sono diventata la stronza che sono.
Ma non importa in fondo, ormai non mi interessa più se mi guardano o meno. Non sono più quella bambina ingenua che voleva fare qualcosa di bello per attirare pateticamente la loro attenzione.
Ora lo faccio per me. Perché è la mia ragione di vita, il motivo per cui esisto e respiro, la mia arte. Questa lastra di ghiaccio è l’unico luogo al mondo che potrei chiamare casa.
E allora che si dimentichino di me. Sono stata ferita troppe volte per provare qualcosa al cospetto della loro indifferenza.
Tanto ci sono milioni di persone disposte a incollare gli occhi su di me e guardarmi volare, splendere, vivere.
 
'Cause I can fly with no wings
Shine in the night with an eternal fire
The art inside me is unleashed
I'm naked now, in unseen colors


Eseguo un toe loop e poi, seguendo il ritmo della canzone, ecco il secondo axel in programma. Anche questo ovviamente è perfetto e manda il pubblico in delirio.
La mia performance è quasi finita, mi dispiace dover lasciare la scena. Rimarrei qui in eterno, a farmi scrosciare gli applausi e gli sguardi addosso.
Ma, mentre gli ultimi secondi della musica scorrono e io mi cimento nelle figure conclusive della coreografia, realizzo che nessuna vittoria sarà come l’avrei voluta davvero. Perché forse una piccola parte di me, un minuscolo granello della bambina che ero, alberga in un angolo remoto del mio cuore e aspetta. E spera che questo silenzio di ghiaccio venga rotto.
Spero stupidamente che loro in qualche modo possano apprezzarmi.
 
I'm done, I'm done drowning in tears of sorrow
Suffocating in the endless hollow, suffocating
Burning in the freezing, scary silence
Getting tired and old while waiting for something
Waiting for something
Waiting for something
Waiting for something
 
Scaccio subito quei pensieri sciocchi e testimoni di una debolezza che non mi appartiene più. No, io non sono più così.
Un boato assordante riempie il palaghiaccio e di nuovo quella sensazione di onnipotenza mi invade. Acclamano me, amano me, osservano me.
Lo sapevo, ho sempre saputo che sarebbe andata bene. Ho la vittoria in pugno. Qualsiasi cosa abbia da dire la giuria sul brano che ho scelto, qualunque sia il livello delle altre esibizioni, non ho dubbi che andrò dritta ai World Championships.
Non sono sorpresa, semplicemente l’ho sempre saputo.
Mi inchino teatralmente al pubblico prima di lasciare la pista e passare il testimone a chissà quale altra partecipante. E nemmeno mi importa: ho vinto.
Mi sono ripromessa, tanti anni fa, che sarei arrivata ai vertici delle classifiche e avrei sbattuto in faccia il mio successo ai miei genitori, dato che non hanno mai creduto in me. E, anche se è da mesi che non li sento e non li vedo, sicuramente lo verranno a sapere e allora si dovranno ricredere: non è soltanto un passatempo da quattro soldi.
“Brava, Jia, bravissima! Quante soddisfazioni mi dai!” Celia mi corre incontro con un enorme sorriso e mi stringe in un breve abbraccio. In genere è una persona molto composta e misurata, ha questo tipo di reazione solo quando c’è veramente da festeggiare. Ha capito anche lei che ce l’ho fatta.
“Sei stata grandiosa!” ulula Randy, tuffandosi addosso a noi e unendosi all’abbraccio. Ecco, da lui invece era prevedibile, anche se gli ho ripetuto un miliardo di volte che detesto questo tipo di effusioni.
Mi divincolo discretamente da quell’intrico di braccia e corpi e punto i miei occhi su di loro. “Si va ai Worlds.”
Già, andrò a competere alla più importante competizione mondiale di pattinaggio. Andrò nel posto in cui devo stare, quella che è sempre stata casa mia anche se nessuno l’aveva mai dichiarato prima.
E non si tratta di quella dimora vuota, di sogni rubati e di cuori infranti.
Si tratta della dimora che la mia anima orfana ha sempre reclamato.
 
Dear Daddy, I'm coming home
Dear Mom, I'm coming home


 
 
 
 
♠ ♠ ♠
 
 
Prompt della “Infinity Prompt Challenge”, tratto dalla lista “Citazioni varie, libri & film”:
«Chiudo gli occhi, ricordo di quando mi guardavo allo specchio del bagno da piccola, mentre il vapore si dissolveva, e pregavo di potermi trasformare. Ricordo il sapore nauseante della delusione ogni volta che il mio viso ne emergeva anonimo come sempre. Stavolta invece riapro gli occhi e funziona. Eccomi: diversa e bella, e non sono più io.»
Lauren Oliver, Before I Fall
 
Ragazzi! Perché ho la vaga impressione che queste NdA saranno più lunghe della storia stessa? XD
Per evitare di allungare ancora il brodo, passo subito al sodo e comincio da alcuni importanti ringraziamenti!
Innanzitutto ci tengo a ringraziare Frenz, caro amico e giudice di questo contest, che mi ha fornito un importantissimo spunto grazie alla canzone degli Infected Rain che vi ho linkato sopra. I testi di questa band sono qualcosa di favoloso ed è solo grazie alla bellissima Orphan Soul – che mi è entrata nell’anima, scusate il gioco di parole XD – che ho potuto creare il personaggio di Jia.
Altro ringraziamento speciale va alla mia adorata Sabriel, che non solo mi ha fatto cadere nel tunnel/trappola del pattinaggio attraverso le sue storie, ma mi ha anche pazientemente istruito sull’argomento e mi ha dato tante preziosissime dritte. Non sarò mai un’esperta sull’argomento, ma ho avuto una maestra d’eccezione *-*
Per la creazione del personaggio di Jia, è doveroso quindi ringraziare Sabriel con la sua Sindy e Carmaux con il suo Emilio: amiche mie, è tutta colpa vostra, quindi vi dedico questa storia! ♥ E non solo: vi regalo anche il personaggio di Jia, nel caso abbiate bisogno di inserirlo per qualche motivo nelle vostre serie! Avete pieno diritto di usarlo a vostro piacimento, perché in fondo lo considero vostro in parte!!!! :3
Ultimo ringraziamento importante va alla long “Blades of Glory” di killer_joe, che ha anch’essa avuto un ruolo fondamentale nella mia ispirazione! Ormai ho letto così tanto di pattinaggio che non potevo più starne fuori *-*
E ci tenevo a citare tutti per gli spunti che mi hanno dato!
Poi, passando ad alcune notine un po’ più tecniche, soprattutto per chi non è un gran conoscitore del pattinaggio su ghiaccio (tipo me, che ho dovuto fare settordicimila ricerche per capirci qualcosa XD)…
L’ambito in cui si muove Jia è il pattinaggio di figura, precisamente il singolo femminile nella categoria Senior. Questa branca del pattinaggio prevede la creazione di una coreografia su un brano che deve comprendere un certo tot di figure obbligatorie (le figure sono, per esempio, i salti che ho menzionato durante la storia: flip, axel, lutz, toe loop...). Se ne volete vedere qualcuna, io ho fatto affidamento a questo carinissimo articolo che sfrutta le gif per mostrare alcuni tra i salti più comuni, vi basterà scorrerlo per farvi un’idea:
https://www.wired.it/attualita/sochi-2014/2014/02/06/olimpiadi-le-gif-per-prepararsi-al-pattinaggio/
Parlando invece della fase delle selezioni, c’è da precisare che la storia è ambientata ovviamente negli Stati Uniti, più precisamente in California; chi proviene da quella zona dell’America deve affrontare una serie di competizioni fino a giungere ai Pacific Coast Sectional Figure Skating Championships, una delle tre competizioni locali da superare prima di giungere alla Nazionale – le altre due sono la Eastern e la Midwestern.
Superata questa fase, si partecipa appunto alla U.S. Figure Skating Championships, che è a livello nazionale negli USA. Questa gara dà accesso poi ad altre gare di maggiore importanza e su scala mondiale; nel caso delle esibizioni singole femminili, la fase successiva sono i World Figure Skating Championships – detti anche Worlds per abbreviare – che insieme alle Olimpiadi danno il maggior riconoscimento possibile nella carriera di un pattinatore.
Ovviamente le gare prevedono anche l’assegnazione di un punteggio da parte della guiria, ma io ho omesso quest’aspetto perché il successo di Jia è stato palese e sicuramente si piazzerà, se non prima, almeno sul podio ^^
Ultime cose, poi vi lascio in pace con tutte queste barbose informazioni: accenno al fatto che la giuria potrebbe avere da ridire sulla scelta del brano perché generalmente si pattina su pezzi di musica classica o comunque, anche se si esce dagli schemi, il metal è tipo illegale XD anche se, grazie a Sabriel, ho scoperto che una ragazza ha addirittura pattinato su un medley degli AC/DC!
Comunque Orphan Soul secondo me si prestava perfettamente all’occasione, e poi la mia Jia è volutamente fuori dagli schemi :P
È un personaggio che va indagato, vero? Potrei avere qualcos’altro in mente per lei, eheheheh…
E, a proposito! Quando Jia accenna alla sua “faccia da cinese”, si riferisce alle sue origini da parte di padre (Jia Huang infatti sono un nome e un cognome cinesi).
E niente, penso di aver – finalmente – finito! So che questa shottina è piuttosto semplice e piccoletta, ma spero vi sia comunque piaciuta e vi abbia incuriosito su questo nuovo personaggio che ho creato! :)
Alla prossima e grazie a chiunque deciderà di lasciare un commento!!!
 
 
   
 
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