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Autore: Elissainmed    19/05/2020    0 recensioni
La tragedia della morte di Sybil ha lasciato un Tom Branson distrutto dal dolore e con un futuro incerto. Il suo unico sostegno è rappresentato da una figlia appena nata e da un inaspettato gesto da parte di Lord Grantham.
Perché le scene tra questi due per me non sono mai state abbastanza.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Robert Crawley, Tom Branson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ALL I GOT

Appoggiato al muro di quella che un tempo era stata la sua casa, guardava le guglie di Downton scagliarsi contro il cielo terso. Il sole illuminava la tenuta e un vento fresco gli scompigliava i capelli. Una giornata così bella, nei romanzi, sarebbe stata attribuita a un lieto evento.
Ma la sua vita non era un romanzo, di questo ormai Tom Branson era certo. C’era stato un tempo in cui ci aveva creduto, quando la sua amata Sybil aveva accettato di scappare via con lui, quando si erano sposati, in Irlanda, circondati dalla sua famiglia, quando lei gli aveva annunciato di essere incinta del loro primogenito. Il cuore di Tom in quel momento era stato sul punto di scoppiare dalla gioia e i suoi occhi si erano riempiti di amore per la moglie.
In quegli occhi, ora che Sybil era stata portata via, non rimanevano altro che lacrime e vuoto.

Sarebbe dovuto accadere a me. Io dovevo morire, non lei

Il fato o Dio o la sua immensa sfortuna, invece, avevano decretato che fosse la dolce e intelligente Sybil a soffrire in maniera disumana per poi chiudere gli occhi per sempre. Tom avrebbe voluto con tutto il cuore raggiungerla. In altre circostanze, avrebbe potuto. Aveva perso l’amore della sua vita, il suo lavoro, il suo paese. Ciò nonostante, dire che non aveva più nulla da perdere, non sarebbe stato corretto.
Pur nell’abisso di dolore in cui era precipitato, Tom aveva un motivo per continuare a vivere.

Sybil. Mia figlia. Nostra figlia.

Quando era stato costretto ad allontanarsi dal corpo senza vita di sua moglie, dopo aver pianto così a lungo da esaurire qualsiasi riserva di lacrime, Branson era andato nella nursery e lì aveva trovato sua figlia che dormiva.
La bambina, in mezzo a tutta quella sofferenza, sembrava in pace con il mondo e, soprattutto, era stata dichiarata perfettamente sana. Tom era rimasto fermo a guardarla per quelle che erano parse ore, traendo forza da ogni suo respiro e cercando, per quanto possibile, di riempirsi gli occhi dell’unica cosa bella che gli era rimasta al mondo.
Non sapeva più niente. Non sapeva dove sarebbe andato, su chi avrebbe potuto contare, come avrebbe fatto ad assicurarle il futuro che meritava, ma tutto ciò non contava. Perché lei era viva, stava bene e Tom sapeva che avrebbe spostato anche le montagne per proteggere sua figlia, per renderla felice. Stringendole delicatamente la mano, aveva giurato che avrebbe continuato a vivere solo per lei.

Sybil Branson, sei tutto ciò che ho

-Tom?-

L’irlandese impiegò un po’ per capire che qualcuno si stava rivolgendo a lui. A Downton, solo Sybil l’aveva chiamato con il suo nome di battesimo. Per tutti gli altri era sempre stato Branson o, in alcuni casi, semplicemente lo chauffeur. Vero, negli ultimi giorni anche Matthew aveva iniziato a chiamarlo con il suo nome di battesimo, ma la voce non era la sua.
Tom trasalì e raddrizzò di colpo la schiena, quando si accorse che a chiamarlo era stato Lord Grantham in persona.

-Milord. Perdonatemi, non vi avevo sentito arrivare-

Il conte si era fermato a pochi passi di distanza e lo stava squadrando dall’alto al basso, con sguardo severo. Indossava gli abiti da lutto stretto e, come tutti alla tenuta, aveva l’aspetto di chi non dormiva da tempo. Sentendosi osservato, Tom percepì tutti i muscoli che si tendevano, provocandogli un fastidioso dolore alla schiena; dopo una rapida occhiata alla figura davanti a lui, fissò gli occhi sull’erba sotto ai propri piedi. Sapeva cosa Lord Grantham pensava di lui, gli epitopi si aggiungevano gli uni agli altri a velocità impressionante: l’autista, l’irlandese, il sovversivo, colui che non sapeva ascoltare gli ordini, che pensava di poter scappare alla propria classe sociale; l’uomo che gli aveva portato via la figlia, la causa della morte prematura di Sybil e, con ogni probabilità, che rovinerà anche la vita dell’unica nipote del padrone di Downton. Robert Crowley vedeva questo ogni volta che lo guardava, di questo Tom era certo. Sicuro di ciò, non si era nemmeno chiesto il motivo per cui il conte non gli avesse più rivolto la parola da quello sciagurato giorno. Quasi tutti gli altri membri della famiglia e anche buona parte della servitù, in vari momenti, l’avevano approcciato, se non altro per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa o per porgergli le proprie condoglianze. Nonostante l’odio che sicuramente tutti provavano nei suoi confronti, era rimasto vedovo troppo presto e molti si erano mostrati consapevoli del fatto che anche lui stesse soffrendo. Ma non Robert. Mai Robert.

Il silenzio riempì lo spazio tra di loro e il tempo parve dilatarsi, finchè la tensione non fu semplicemente troppa e Tom sentì il prepotente bisogno di dire qualcosa. La testa sembrava sul punto di scoppiargli, per le troppe ore senza dormire e le troppe cose che avrebbe voluto dire in quel momento.

Mi dispiace. È colpa mia. La amavo. Vi giuro che la amavo. Se solo potessi tornare indietro…

Aprì la bocca per parlare, ma non fece in tempo.

-Sono appena stato a vedere Syb…- esordì il conte, lasciando il nome a metà. -A vedere la bambina. La tata ha detto che sta procedendo tutto come dovrebbe-

Tom riuscì solo ad annuire, sentendo che gli occhi iniziavano a pungere di nuovo.

-È molto bella. È uguale a lei quando era appena nata-

Non ci fu bisogno di specificare a chi si stesse riferendo. Era fin troppo chiaro e fin troppo doloroso. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance di Branson, che si sentì arrossire per l’umiliazione violenta che era piangere davanti a quell’uomo che lo odiava. Il giovane rialzò lo sguardo e lo fissò in quello di Lord Grantham.

-Io la amavo. Non mi avete mai creduto, ma l’unica cosa che volevo da lei era poter passare la vita al suo fianco-

-Lo so-, la calma e la sicurezza con cui queste parole furono pronunciate fecero disegnare un’espressione di profonda sorpresa sul volto dell’ex chauffeur, che vide veramente il conte per la prima volta dall’inizio di quella conversazione. -L’ho sempre saputo, anche se non credo di averlo mai accettato. Tu l’hai resa felice dove io ho fallito, Tom, e per questo volevo ringraziarti-

Senza più potersi controllare, Branson sentì il suo corpo che veniva nuovamente scosso dai singhiozzi e non ebbe altra scelta se non appoggiarsi di nuovo alle pareti del cottage dello chauffeur. Quelle parole gli avevano sottratto il diritto di portare rancore verso Lord Grantham e, senza quella rabbia, non c’era più niente a tenerlo in piedi.

-Mi dispiace-, la voce gli uscì spezzata, rendendo le parole quasi incomprensibili. -È morta per colpa mia. Se io le fossi rimasto lontano come avrei dovuto, lei sarebbe ancora viva-

La vista si appannò completamente, mentre la sua mente ricadeva sempre più in profondità nell’ormai noto vortice di dolore e sensi di colpa. Il tempo parve dilatarsi per la seconda volta e solo una presa salda su un braccio lo riportò al mondo reale. Tom lottò per riprendere il controllo di se stesso e riuscì a vedere che il conte gli si era avvicinato e lo guardava con una profonda tristezza nello sguardo.

-Non puoi saperlo. Probabilmente era sempre stato il suo destino, morire nel dare alla luce un figlio. È terribile, ma almeno ho la consolazione di sapere che la mia Sybil è stata felice-

-Avrei voluto renderla felice per molti anni ancora, credetemi-

-Ti credo, Tom. Non pensavo che l’avrei mai detto, ma ti credo-. Il conte fece un passo indietro, riconoscendo il fatto che il suo ex chauffeur sembrava per lo meno nuovamente stabile sulle gambe. -Sai già cosa farai adesso? -

Branson scosse la testa e fece per iniziare a parlare, ma fu subito interrotto. -Te lo dico io cosa farai. La bambina ha bisogno di un posto stabile in cui vivere e anche tu. Devi riprenderti dalla tua perdita e pensare a come agire in futuro e la tranquillità di questo posto farà bene a entrambi-

Tom fissò di nuovo lo sguardo in quello del conte, cercandovi dubbi o rabbia, ma non ne trovò. -Milord, non siete obbligato a…-

-Certo che no, Tom, non sono obbligato a fare niente. Se non quello che credo sia il meglio per la mia famiglia e, che ti piaccia oppure no, tu e la bambina ne fate parte-

-Come desiderate, Milord. Vi ringrazio per tanta generosità-

Robert accennò un sorriso e si voltò per incamminarsi verso Downton. Dopo aver compiuto solo pochi passi, si fermò di colpo e tornò a rivolgersi a quello che era diventato, suo malgrado, suo genero.

-Non è necessario che continui a chiamarmi Milord, Tom-, commentò -Ora sei parte della famiglia anche tu, Lord Grantham andrà più che bene-

Per la prima volta dopo giorni, Branson riuscì a sorridere e, mentre guardava il padre dell’amore della sua vita che si allontanava verso il castello, si sentì improvvisamente meno solo. Ora sapeva che sua figlia avrebbe avuto un’intera famiglia disposta ad amarla e a prendersi cura di lei. Tom era certo che le ferite di quanto accaduto lo avrebbero segnato per sempre e non era sicuro che sarebbe mai stato in grado di tornare quello di prima, ma ora il futuro di sua figlia lo spaventava meno.

Sybil, amore mio, sei tutto ciò che ho.
 

 
  • Buongiorno a tutti. Premetto che questa è la mia prima one-shot dopo tanto tempo e chiedo scusa per eventuali errori di cui non mi sono accorta nella correzione. Sono nuova nel fandom, ho iniziato a guardare Downton Abbey solo di recente, ma ne sono follemente innamorata. Fin dall’inizio sono stata una sostenitrice della coppia Sybil/Branson e ho sofferto follemente nel vedere il suo epilogo. Tuttavia, personalmente, sono sempre stata affascinata più dalle amicizie e dai legami familiari che dalle storie d’amore e per questo ho voluto stravolgere quanto raccontato dallo show, cercando di rappresentare una mia versione. Il rapporto tra Lord Grantham e Tom è estremamente complicato e spero che mi ispiri altre storie in futuro, sicuramente mi piacerebbe tornare a scrivere di loro. Ringrazio chiunque leggerà e chiunque vorrà recensire. Dopo tanto tempo di astinenza dalla scrittura, qualche recensione, anche critica, mi farà bene di sicuro.
  
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