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Autore: syila    21/05/2020    3 recensioni
Il sole, ormai alto sull'orizzonte, delineava lunghe ombre di carri sulla strada che conduceva al passo del Monte Adanay.
Tuttavia quei convogli di uomini e masserizie non si stavano dirigendo verso il bivio che li avrebbe portati a Q'ada o alla splendente capitale di Janey.
Erano in marcia verso Osbard e i carri, invece di trasportare cibo o merce da rivendere al mercato, erano carichi di bauli, mobilio e qualche attrezzo da lavoro; chiari indizi di gente che stava abbandonando le campagne, per trasferirsi entro le solide mura della città.
Ma erano davvero così sicure e inviolabili?
Forse Osbard si era crogiolata troppo a lungo nell'illusione di una forza che non possedeva e questo avrebbe decretato la sua rovina.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono il tuo cattivo demone, Bruto: ci rivedremo a Filippi.
Plutarco


SETTE GENERAZIONI

Il sole, ormai alto sull'orizzonte, delineava lunghe ombre di carri sulla strada che conduceva al passo del Monte Adanay.
Tuttavia quei convogli di uomini e masserizie non si stavano dirigendo verso il bivio che li avrebbe portati a Q'ada o alla splendente capitale di Janey.
Erano in marcia verso Osbard e i carri, invece di trasportare cibo o merce da rivendere al mercato, erano carichi di bauli, mobilio e qualche attrezzo da lavoro; chiari indizi di gente che stava abbandonando le campagne, per trasferirsi entro le solide mura della città.
Ma erano davvero così sicure e inviolabili?
Varnon girò la testa e gettò un lungo sguardo indagatore alla direzione da cui provenivano; Osbard, la Mai Conquistata, era ben visibile sull'ansa della Neva con le sue torri e le possenti fortificazioni di pietra bianca, che la facevano somigliare ad un prezioso intaglio marmoreo sullo sfondo azzurro e verde delle montagne.
A vederla da così grande distanza comunicava un senso di tranquilla sicurezza, sembrava davvero invincibile: ben protetta dalle cupole dei suoi templi tra cui si distingueva la punta della piramide nera, la sede dei maghi.
Eppure solo pochi giorni prima il Male, in una forma violenta e aggressiva si era insinuato al suo interno con incredibile facilità e sfrontatezza, arrivando a profanare perfino il Tempio di Heironeus.
Forse Osbard si era crogiolata troppo a lungo nell'illusione di una forza che non possedeva e questo avrebbe decretato la sua rovina.
“La ritroveremo al nostro ritorno, non temere.”
Il paladino abbandonò la contemplazione del paesaggio e le sue funeste previsioni portando lo sguardo su chi aveva formulato quella considerazione.
“Non sono preoccupato.” rispose accigliandosi.
Di contro il suo interlocutore allargò il sorriso.
“Da come la osservavi sembrava che temessi di vederla sprofondare nel fiume da un momento all'altro.”
“Che sciocchezza, piuttosto sono tutti questi profughi a darmi dei pensieri, le campagne si spopolano proprio quando nei campi inizia ad esserci bisogno di manodopera.”
“La paura grida più forte del buon senso e del guadagno. Era inevitabile che accadesse dopo la comparsa del portale demoniaco. Le creature malvagie hanno vita difficile in città, ma tra boschi e fattorie isolate possono scorrazzare a piacimento.”
L'altro convenne e il giovane chierico,che cavalcava al suo fianco, aggiunse “Per questo il Patriarca ci ha mandato di pattuglia fuori dalle mura, dobbiamo dare un segno, dimostrare che l'Invincibile non ha abbandonato questi luoghi.”
Il suo animale, un possente frisone dal lucido mantello corvino, scartò di lato e sbuffò infastidito quando il cavaliere tirò le briglie per riportarlo al passo.
“È da stamattina che si comporta in quel modo, cos'ha?”
“Chi? Eken? È solo impaziente, la vita nelle scuderie del Tempio è molto comoda, tuttavia, se lo conosco bene, gli piacerebbe fare una bella cavalcata a briglia sciolta...”
“Non è impaziente. È nervoso. Anzi a dirla tutta è proprio spaventato.”
Un'altra voce s'insinuò nella conversazione; Varnon riconobbe quella di Flaer, il suo destriero da guerra.
Come dono di Heironeus, aveva l'intelletto di un uomo e la facoltà di comunicare col suo paladino.
Aveva anche un carattere bisbetico e uno spiccato senso dell'umorismo, oltre alla capacità di comprendere e controllare i suoi simili.
“Non percepisco auree malefiche nei paraggi.” gli fece notare a stretto giro il cavaliere.
“Come vuoi, allora io mi sono sbagliato e da qui in avanti me ne starò zitto.”
“Saggia decisione, non c'è motivo d'inquietare Liam. Basto io.” e a chiudere lo scambio di battute calò un paio di affettuose pacche sul collo dell'animale, che scosse la lunga criniera, come a fare spallucce.
“Anche Flaer è impaziente?” chiese il chierico incuriosito.
“Lui pensa che dovremmo fare una sosta; ad un quarto di miglio da qui c'è la Fattoria del Vecchio Querceto, è la più grande della provincia di Osbard, andiamo a controllare la situazione e a vedere se c'è bisogno di noi.”
“Gli hai mentito...”
“E tu dovevi stare zitto.”
“Non sei stato sincero!”
“La sosta dovevamo farla comunque.”




Il bivio che conduceva alla fattoria era contrassegnato da una piccola edicola votiva dedicata a Yondalla.
La dea dell'abbondanza era molto popolare presso la gente del contado, perché la sua protezione garantiva ricchi raccolti.
“Più della cornucopia della Matriarca servirebbe la spada di Heironeus...” osservò pensieroso il paladino notando i segni di profonde artigliate, che avevano scavato la pietra alla base del piccolo altare.
“Hanno già provveduto.” Liam gli indicò il complesso di edifici che si delineava appena oltre la curva del sentiero; sui tetti erano visibili delle rune dipinte di bianco, spiccavano sul nero dell'ardesia e si vedevano a grande distanza.
Guardandole coi doni mistici era possibile percepire un flusso magico; magia buona, anche piuttosto potente, eppure non sufficiente per convincere i coloni a rimanere.
Un grosso carro trainato da una coppia di buoi venne loro incontro e furono costretti a fermarsi e a cedere il passo.
“Che lo scudo e la spada dell'Invincibile vi proteggano, dove andate brava gente?” s'informò Liam.
“A Osbard Padre.” gli rispose in maniera prevedibile una donna, che portava sul volto affaticato i segni di una recente gravidanza; stringeva al petto un lattante e ne aveva un paio più grandi, che le camminavano appresso, attaccati alla gonna “Laggiù saremo al sicuro, se piacerà agli dei.”
“Dovreste sentirvi al sicuro anche qui, le protezioni magiche sui tetti terrebbero lontano anche un drago rosso.”
“Padron Thorberg ha fatto il possibile, ha mandato a chiamare un mago della gilda e ha chiesto ad un druido di benedire i campi, ha speso una fortuna, però...”
A questo punto scambiò un'occhiata nervosa col marito e questi aggiunse “Però quelle bestie ritornano ogni notte. Le sentiamo volare sopra i tetti, sempre più vicine, i bambini non riescono a dormire, gli animali sono terrorizzati e non danno più né uova né latte, nessuno si azzarda ad andare nel bosco a raccogliere legna, nel timore d'incontrane qualcuna. A Osbard mia moglie ha un fratello, ci sistemeremo da loro finché la situazione non tornerà alla normalità.”
“Perché tornerà alla normalità, vero Padre?” lo incalzò la donna preoccupata.
“Solo gli dei conoscono la risposta” disse Liam col suo sorriso più soave “Dobbiamo affidarci a loro, pregare e non perdere la speranza, vi assicuro che ogni mago, mistico e soldato di Osbard sta lavorando per sconfiggere il Male senza risparmiarsi.”
Varnon aggrottò la fronte e non aggiunse nulla, si limitò ad invocare la protezione di Heironeus sulla famiglia, quando si rimise in cammino.
“Dovevi dirgli che nemmeno le mura della città sono riuscite a tenere fuori le creature malvagie...” brontolò a bassa voce all'indirizzo del giovane mistico.
“Li avrei spaventati ancor di più di quanto lo sono adesso. Il popolo ha bisogno di certezze o cederà al panico e verranno disordini e caos, proprio ciò di cui non abbiamo bisogno.”
Il paladino lo guardò di sottecchi “Da dove salta fuori tutta questa diplomazia?”
“Ah, bella domanda! Il Patriarca di Q'ada diceva che avevo una buona parlantina e dovevo metterla a frutto in qualcosa di costruttivo.”
Varnon si costrinse ad ignorare il sorriso aperto e luminoso del confratello, ultimamente ci pensava spesso e non era sicuro che fosse un bene, perché lo distraeva dai suoi doveri.
Tuttavia l'entusiasmo, il carattere positivo e solare di Liam erano un toccasana al suo continuo rimuginare, riuscivano ad alleggerirgli l'anima, almeno nei momenti in cui erano insieme.

“Ecco la tua occasione.” gli disse allorché giunsero nel cortile principale della masseria, dove sorgeva la villa padronale a cui facevano ala le dimore dei contadini.
Si respirava una strana aria di attesa e rassegnazione; i forni per il pane erano spenti, gli attrezzi agricoli erano fermi sotto la barchessa e dalle stalle lontane si levava qualche triste muggito.
Quasi tutte le finestre delle case coloniche erano sprangate, invece dai comignoli della villa di Padron Thorberg si levava un sottile filo di fumo, segno che la famiglia di proprietari aveva deciso di rimanere.
Di lì a poco, infatti, si affacciò all'ingresso delle cucine un uomo di mezza età, dalla barba venata di grigio e l'espressione guardinga, che si stemperò in un accennò di cordialità nel riconoscere i due emissari dell'Invincibile.
“La vostra visita è gradita, ma ormai è troppo tardi per convincere i contadini a rimanere.” spiegò offrendogli due coppe di vino caldo speziato, dopo averli fatti accomodare.
“Voi resterete qui?” chiese Liam guardandosi attorno; di norma una cucina così grande avrebbe ospitato un continuo via-vai di persone, avrebbe visto cesti pieni di verdura e frutta, sacchi di farina ammassati negli angoli e pentole di ogni tipo borbottare sopra i fuochi accesi, mentre ora appariva spoglia e deserta.
L'uomo si strinse nelle spalle “Dove possiamo andare Padre? Questa terra è nostra da sette generazioni, ci è costata sudore e lacrime, non la lasceremo alla mercé di quelle bestie immonde.”
“Ci fermeremo qui stanotte mastro Thorberg, se a te va bene.” dichiarò Varnon attirandosi lo sguardo perplesso del confratello “Forse non possiamo convincere i contadini a rimanere, però possiamo liberarti dal problema delle creature malvagie che infestano i dintorni. Almeno per un po'.”



“Dovevi proprio dirgli che sarà una soluzione temporanea?”
“Prima lo capiscono, meglio è. Possiamo rallentare l'inevitabile, tuttavia l'inevitabile alla fine giungerà comunque.”

Per quanto si sforzasse il Paladino non riusciva ad essere ottimista, scrutava dalla finestra il rigoglioso paesaggio campestre ormai immerso nelle ombre della sera e riusciva a vedere solo campi bruciati, alberi abbattuti e carcasse di animali lasciate a marcire nei campi.
Quello era l'inevitabile.
I demoni notturni, i mutaforma, le creature mostruose erano solo l'avanguardia del vero orrore che sarebbe dilagato nelle campagne, se Osbard fosse caduta.
“Sembra che tu stia contemplando il più basso girone dei Nove Inferi.” Varnon sussultò, il giovane chierico gli si era accostato senza che lui se ne accorgesse “Non ti piace la campagna? Io la trovo bellissima, a Rocca Ventosa il paesaggio era arido e brullo, non cresceva quasi niente.”
Il paladino si strinse nelle spalle e i due rimasero ad attendere che il crepuscolo cedesse il passo ad una notte limpida e gelida, come lo erano talvolta le notti nel Derean, anche a primavera inoltrata.
“Hai inviato il messaggio al Tempio?” gli chiese quando il suo stesso silenzio cominciò ad infastidirlo.
“Il gufo è in volo verso Osbard, il Patriarca lo riceverà tra un giro di clessidra. Adesso che abbiamo rassicurato lui posso sapere cosa impensierisce te?”
“Stanotte ci sarà da combattere.” sentenziò l'altro.
“Ti ho visto combattere contro un Demone di ossa e un Blulezau, sono le creature malvagie che dovrebbero temerti e non il contrario!” esclamò il chierico con enfasi “Inoltre dimentichi che ci sono io al tuo fianco, forse non è molto, ma coi doni mistici posso...” Liam non riuscì a terminare la frase, il paladino gli aveva afferrato il mento costringendolo ad alzare il capo e a guadarlo.
“Finiscila di parlare a vanvera, non capisci che è per te che sono preoccupato?” sul viso ordinariamente corrucciato e severo di Varnon trapelarono emozioni diverse; qualcosa di più violento e impetuoso era lì-lì per tracimare e travolgerli entrambi.
A quel punto, però, il giovane, offeso lo apostrofò con durezza“Se mi ritenevi inadatto a questo incarico dovevi chiedere che ti accompagnasse un chierico più esperto. So badare a me stesso.” poi si allontanò, rivolgendo la sua attenzione alla sacca da viaggio.
L'altro provò a replicare, ma qualsiasi argomentazione era inadeguata; Liam aveva ragione; aveva chiesto al Patriarca che gli venisse assegnato come compagno durante il giro di perlustrazione, perché poteva essere un'ottima esperienza sul campo e ora pretendeva di tenerlo lontano dai pericoli, per un timore che non poteva giustificare a parole senza mettere in discussione tutto ciò che c'era di più sacro nel suo ruolo di paladino.
“Vado a fare il primo giro di ronda della tenuta.” disse aprendo la porta e il confratello annuì senza voltarsi.
Lo aveva spinto una motivazione egoistica: la possibilità di passare un po' di tempo solo con lui, di conoscerlo meglio, di capire se da parte sua c'era almeno una minuscola scintilla d'interesse, che andasse oltre l'ammirazione per i suoi meriti di guerriero.
Un sospiro amaro gli sollevò il petto: adesso aveva una risposta.
Doveva smetterla di ragionare secondo i criteri di Fernburg, dove il sodalizio tra soldati veterani e giovani allievi includeva spesso un vincolo amoroso.
Quel modo di vivere apparteneva ad un passato che aveva giurato di lasciarsi alle spalle quando aveva varcato la soglia del Tempio dell'Invincibile; Liam aveva un'anima candida, non meritava di essere sporcata da certi pensieri.

Le sue riflessioni lo avevano condotto fino ai margini del bosco di querce da cui la fattoria prendeva il nome; nascosto dal fitto dei rami rivolse un'occhiata malinconica alla finestra illuminata della stanza in cui erano alloggiati, vide l'ombra del chierico affacciarsi al davanzale tendendo un braccio su cui planò, dopo alcuni grani di clessidra, un grosso corvo.
Il paladino lo fissò dubbioso; era distante dalla casa colonica, ma diamine sapeva ancora distinguere la sagoma di un gufo da quella di un corvo!
Si chiese perché gli avesse mentito a proposito del messaggero e subito dopo si rimproverò del pensiero malevolo, il suo retaggio malvagio continua a suggerirgli risposte sbagliate e il ragazzo poteva semplicemente essersi confuso.
Al ritorno fece il giro largo e raggiunse Flaer nelle stalle; la sua cavalcatura stava sonnecchiando con un occhio chiuso e uno aperto e lo accolse con un basso nitrito.
“Tutto bene vecchio mio?”
“Andrebbe meglio se spiegassi al fattore che preferirei pasticcio e birra a ghiande e carrube!”
“Pazienta, domani saremo di ritorno al tempio.”
“Vai già a dormire? Chi farà la guardia se dovessero arrivare i cattivi? Non vorrai mandare in giro da solo il tuo piccolo chierico, lo farebbero volare via con uno starnuto!”
“Non ce ne sarà bisogno. Non verranno stanotte.”
“Ah! E come lo sai? Sei un veggente adesso?”
“È più una specie di sensazione.”

Al suo rientro in camera Liam stava già dormendo, con grande cautela evitò di far tintinnare le maglie d'acciaio della cotta e si sedette sul letto ad osservarlo.
Alla luce incerta della lampada ad olio il viso del chierico appariva sereno, dimentico di ogni preoccupazione, tuttavia bastò che la fiamma piegasse all'improvviso spinta da un refolo d'aria, perché su quei tratti delicati si dipingessero ombre sinistre.
Varnon impiegò il resto della notte per prendere una decisione difficile; doveva mettere a tacere un sospetto che lo stava tormentando dal giorno prima, anche se questo implicava tradire la fiducia assoluta che i confratelli riponevano l'uno nell'altro.
Era abituato a convivere con rimorsi e sensi di colpa, ma non avrebbe sopportato il rammarico di non aver agito quando poteva farlo.
“Svegliati, è ora di andare.” una mano strappò bruscamente il giovane chierico dal mondo dei sogni.
“È già l'alba? Perché non mi hai chiamato stanotte? Toccava a me il secondo turno di guardia.”
“Perché non era necessario.”
Liam stropicciò gli occhi e represse uno sbadiglio.
“Niente creature malvagie?”
L'altro scosse la testa.
“Forse hanno sentito la nostra aura e hanno avuto paura!” esclamò dedicandogli un sorriso allegro.
“Già, forse.” convenne brevemente il paladino, poi aggiunse “Ho scoperto qualcosa nel bosco e vorrei fartela vedere, c'è bisogno di un chierico e di un incantesimo di purificazione.”
“In tal caso devo prendere la sacca delle pergamene e...”
“Per una semplice purificazione?” chiese gelido.
“No, giusto, è una invocazione basilare, da novizi.” si giustificò il mistico alzandosi e a Varnon non sfuggì l'incupirsi della sua espressione.
“Sarà una cosa veloce.” gli promise con un tono che non suonava affatto rassicurante.



“Manca ancora molto?”
Uscendo dalla fattoria avevano imboccato un sentiero che i contadini utilizzavano per andare a fare legna nel bosco e si erano inoltrati tra gli alberi, dove resisteva ancora qualche chiazza di neve all'ombra di grossi massi affioranti.
Varnon procedeva spedito e il chierico faticava a stargli dietro.
“Qui dovrebbe andare bene.” rispose il paladino giungendo ad una piccola radura dove lo aspettò.
Liam rimase a qualche passo di distanza e cominciò a guardarsi attorno: c'erano solo querce, cespugli, e a terra un soffice tappeto di foglie morte, cadute nell'autunno precedente.
“Cosa dovrei purificare? Un pentacolo? Un portale? La tana di qualche creatura delle tenebre? Non percepisco energie negative in questo luogo.”
“Io si, ne percepisco una esattamente di fronte a me.”
Davanti ad un'accusa tanto diretta il chierico sgranò gli occhi ed esclamò indignato “Dovevi portarmi così lontano per farmi uno scherzo?”
“Lo scherzo lo hai fatto tu a me, adesso riprendi le tue reali sembianze, non meriti di usare quelle di Liam.” disse Varnon, senza perdere la calma.
“Tu stai vaneggiando!” l'altro notò che aveva stretto la mancina attorno all'elsa della sua spada consacrata e, alzando le mani in segno di resa, mise nuova distanza tra loro “Vuoi batterti? Sul serio? Sai bene che non c'è confronto tra noi, inoltre sono disarmato!”
“Puoi smetterla di recitare la parte della vittima innocente, non voglio battermi, ti sto offrendo la scelta tra una morte rapida o consegnarti prigioniero al Tempio dell'Invincibile. Anche se...” sul volto corrucciato del paladino comparve un sogghigno “Io preferirei chiuderla qui.”
“Sei sotto l'influsso di qualche incantesimo, non c'è altra spiegazione!”
“Lo sono stato fino a ieri sera; hai fatto un buon lavoro coi ricordi del ragazzo, lo ammetto, però hai trascurato un paio di dettagli che ti sarebbe stato impossibile controllare.” l'interpellato rimase chiuso in un silenzio ostile e Varnon continuò il discorso “Il cavallo di Liam è un animale docile e affidabile, ha riconosciuto che non era il suo padrone a reggere le briglie.”
“Oh, una prova schiacciante...”
“Hai detto di aver mandato un gufo messaggero al Patriraca Argylus, per qualche strana ragione invece è tornato un corvo; inoltre sono abbastanza sicuro che la sua destinazione non era il tempio dell'Invincibile a Osbard.”
“Bene, prendo atto che mi hai spiato. C'è altro?” sibilò il chierico sempre sulla difensiva.
“Hai dimenticato che provengo da Fernburg.”
“Capisco. Hai usato il potere di rivelare il Vero su di me.”
“Un altro confratello avrebbe avuto delle esitazioni.”
“Ma non tu.” sul viso del giovane si allargò un sorriso sprezzante “Quindi, dopo tutti questi anni, sei rimasto un cattivo ragazzo Varnon, figlio di Sigur dallo Scudo di Ferro. Tuo fratello ne sarà oltremodo compiaciuto.”
“E tu hai appena scartato l'opzione della prigionia.”



Varnon era un guerriero dalla corporatura temprata e muscolosa e l'armatura lo rendeva ancora più imponente; l'altro non si aspettava che scattasse in avanti con tanta rapidità e portasse un affondo diretto, che solo per pura fortuna non lo passò da parte a parte.
“Vaacko mi sottovaluta e mi offende mandandomi avversari tanto scarsi.” disse indicando con la punta della spada la grande chiazza rossa che si allargava sulla tunica immacolata dell'impostore; nonostante la sua agilità nello schivare il colpo, era riuscito a ferirlo.
“Sono più una specie di osservatore; tuo fratello Vaacko sarà felice di ascoltare le informazioni che avrò da riferire...”
La copiosa perdita di sangue gli rendeva difficile mantenere la giusta concentrazione; i tratti del viso di Liam cedevano e si deformavano come creta troppo morbida da modellare, perdendo riconoscibilità.
“Tu non riferirai niente a nessuno.”
Varnon caricò di nuovo, ma stavolta l'altro si fece trovare pronto: dal risvolto della tunica estrasse una piccola fiala e la ruppe gettandola a terra; il suo contenuto sprigionò un fumo denso e acre che in breve riempì la radura.
Il paladino impiegò pochi grani di clessidra a capire che non si trattava di semplice nebbia occultante; quella foschia spessa gli rendeva impossibile individuare l'aura dell'avversario.
“È giunto il momento di salutarci, a Fernburg aspettano con impazienza mie notizie.”
La voce produsse un'eco fastidiosa, che lo disorientò, la nebbia magica riusciva a falsare anche le percezioni sensoriali; Varnon rimase in guardia, muovendosi alla cieca; ogni fruscio sembrava riverberarsi all'infinito e gli faceva menare fendenti a vuoto.
“Ti vedo in difficoltà, ma questo è niente, i veri problemi arriveranno quando l'esercito di Fernburg piazzerà le sue tende davanti alle mura di Osbard...”
“I tuoi problemi invece cominciano ora.” ringhiò il paladino.
Non passò molto tempo che dalla coltre grigia si udì un crepitio di foglie e rami spezzati, a cui seguì una lunga fila di imprecazioni.
L'altro sogghignò; mentre tentava di individuare la presenza dell'impostore aveva teso la sua trappola tracciando a terra un sacro cerchio di protezione contro il Male, che di fatto rappresentava una barriera invisibile e invalicabile per una creatura malvagia.
“La tua parlantina ti ha tradito; potevi andartene subito, invece hai preferito dilungarti in spiegazioni inutili; l'effetto della nebbia svanirà molto prima che il cerchio di protezione esaurisca il suo potere. Per farla breve: ti ho in pugno.”
“Non se ti uccido adesso!” il paladino percepì dei tonfi leggeri in rapidissimo avvicinamento e lasciò fare al suo istinto: la lama d'acciaio trapassò qualcosa e terminò la sua corsa contro una superficie dura.
Il tronco di una giovane quercia si delineò davanti a lui insieme alla sagoma pallida di un essere dai tratti vagamente umani, che si dibatteva nel tentativo di liberarsi; la spada lo teneva conficcato all'albero.
“Dovevi scegliere la prigionia.” gli disse avvicinandosi.
“Quando l'esercito di Fernburg arriverà tu non avrai scelta, sei un bastardo traditore e come tale verrai giudicato!” il discorso si spense in un gorgoglio e dalla sua bocca uscì un rigurgito di sangue.
“Giudicherà l'Invincibile, ho risposto alla sua chiamata e a lui devo la mia fedeltà, non a Fernburg, a mio fratello o alla mia famiglia. Preoccupati delle tue divinità piuttosto, stai per andare al loro cospetto.”
“Il pensiero che Vaacko metterà le mani sul tuo chierico rende la morte molto più dolce... È stato divertente indossare i suoi panni, è un bel bocconcino, goditelo finché puoi... Scommetto che ti piacerebbe sapere cosa prova nei tuoi confronti, ho letto la sua mente come un libro aperto e non è così pura come potrebbe sembrare...”
Varnon si appoggiò alla spada con tutto il suo peso e la lama penetrò più a fondo strappando all'avversario l'ultimo soffio di vita insieme ad un gemito.
Aveva abbreviato la sua agonia, un gesto pietoso che l'Invincibile avrebbe apprezzato, almeno quanto lui apprezzava il silenzio calato finalmente sulla piccola radura.



“Sei di partenza? E il giovane chierico che era con te?”
Mastro Thorberg lo aveva raggiunto all'uscita delle stalle, il seguace di Heironeus era già in sella e portava per le briglie il frisone di Liam.
“Ha preso un'altra strada.” glissò l'interpellato.
“E i demoni notturni? Quelli torneranno prima o poi.”
Il paladino attese qualche istante prima di rispondergli, infine disse “Torneranno, è vero. E voi dovrete essere pronti; le protezioni magiche che avete sono buone, però non basteranno; manda qualcuno dei tuoi al Tempio dell'Invincibile, un chierico benedirà le vostre armi e vi fornirà delle pergamene di guarigione.”
“Non ci consigli di abbandonare la tenuta?” insistette l'altro.
Varnon trattenne Flaer e la sua espressione si rabbuiò “Come hai detto Mastro Thorberg la fattoria è vostra da sette generazioni. Da dove vengo io una cosa che appartiene alla stessa famiglia da sette generazioni non è più solo un tesoro, un ricordo o un bene di valore; diventa una reliquia sacra e anche questa terra terra lo è. Avete il diritto di difenderla da chiunque provi a portarvela via, pregate l'Invincibile affinché vi dia il coraggio necessario.”

“Non potevi limitarti ad impartire la solita benedizione? Temo che tu lo abbia spaventato a morte.”
“Le cose stanno così e potranno solo peggiorare, è inutile nascondere la verità addolcendola con delle belle parole.”
“A proposito di verità e rivelazioni scomode, è troppo indiscreto chiederti che fine ha fatto il Chierico? Penso che il Patriarca Argylon vorrà saperlo e dobbiamo concordare una versione comune nel caso dovessi fornirti una copertura.”
Varnon sospirò, il suo cavallo era petulante come una vecchia comare, però in questo caso gli doveva delle spiegazioni.
“Avevi ragione su Ekel, era nervoso perché non riconosceva il suo padrone; un doppelgänger aveva preso le sembianze di Liam, sostituendosi a lui.”
“Nientemeno!” Flaer sottolineò il suo stupore con un nitrito “Quindi si è intrufolato nel tempio per spiarci?”
“Voleva spiare me, lo ha mandato Vaacko, a quanto pare lo rivedrò presto.”
“Questa riunione di famiglia non mi entusiasma affatto...”
“Nemmeno a me.”
“Lo dirai al Patriarca?”
“Naturalmente amico mio, ogni informazione è preziosa.”
“Lo dirai anche a Liam?”
Stavolta il paladino si prese più tempo per rispondere.
“Se glielo dicessi adesso s'incolperebbe di essersi fatto raggirare come un bambino da una creatura malvagia, che hai approfittato della sua inesperienza per rubargli l'identità.”
“Ma non è colpa sua!”
“No, però conosco il suo modo di ragionare: vuole essere all'altezza delle aspettative che gli altri hanno su di lui e questo lo porta a compiere azioni avventate, come quando ha affrontato da solo i demoni al Giardino dei Pruni e io non intendo alimentare la sua frustrazione.”
“Quindi?”
Varnon alzò lo sguardo sull'ansa della Neva dove Osbard brillava al sole limpido del primo mattino, coi sui merli, le torri e le guglie dei templi.
“Quindi prima lo renderò la persona che vuole diventare, poi gli racconterò di questa avventura.”
“Non fa una piega.”
convenne il quadrupede.
“Sapevo che saresti stato d'accordo con me.”




Varcare i cancelli del Tempio non diede al paladino la rassicurante sensazione di essere a casa, non dopo che una spia era riuscita a infiltrarsi in modo così sfacciato nella dimora dell'Invincibile.
Nel cortile principale i confratelli attendevano alle attività quotidiane; apparentemente nulla era mutato e nessuno di quelli che gli rivolsero un saluto percepì in lui qualcosa di diverso dal solito Varnon silenzioso e corrucciato.
Almeno finché dal gruppo di chierici addetti all'accoglienza dei pellegrini non si staccò una figura, che avanzò a grandi passi verso di lui.
“Varnon aspetta!”
L'interpellato si preparò alle prevedibili recriminazioni di Liam per non averlo portato con sé e la sua espressione si fece ancor più cupa, ma contrariamente alle sue previsioni il giovane mistico gli sorrise e indicò il frisone nero, che teneva ancora per le briglie.
“Sei stato gentile a portare fuori Ekel, magari la prossima volta ricordati di controllare che in sella ci sia il suo padrone!”
L'altro abbozzò stringendosi nelle spalle.
“Era solo un normale giro di ronda nei dintorni, ho pensato che alla fine la tua presenza era molto più utile qui. Ti chiamerò quando quando ci sarà da fare sul serio.”
“E io mi farò trovare pronto!”
Il paladino annuì e gli affidò le briglie del suo cavallo, non lo diede a vedere, ma era contento; quello era il vero Liam: ottimista, allegro, pronto a trovare il lato positivo anche nelle situazioni difficili.
“Hai da fare dopo?”
“Dovrei aiutare Padre Shael a fare l'inventario dei medicamenti, perché?”
“Pensavo che poteva interessarti fare un po' di pratica con la spada nel cortile d'armi...” bofonchiò Varnon.
A quelle parole il viso di Liam s'illuminò di entusiasmo.
“Porto Ekel nella stalla e arrivo!”
“Come la metti con Padre Shael?”
“È un elfo, alla fine è soddisfatto solo quando i lavori se li fa da solo!”



☼ La voce della resilienza ☼

Questa breve storia autoconclusiva nasce da una challenge organizzata da un piccolo gruppo di appassionati di scrittura e prende in prestito due personaggi che appartengono allo stesso contesto di Solstizio d'inverno.
Il fantasy continua ad essere una delle mie comfort zones preferite (le altre sono collocate tra il mondo vittoriano, i vampiri e un certo fandom "on ice"...^^).
Sono arrivata alla conclusione che non si è mai abbastanza grandi per smettere di leggere, scrivere o giocare di ruolo, se tutto questo alimenta ispirazione, immaginazione e creatività ^-^
Ringrazio anticipatamente chi vorrà leggere e magari lasciare un pensiero o un'opinione su questo racconto di chierici, paladini e sentimenti complicati. ^^

   
 
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