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Autore: Napee    21/05/2020    1 recensioni
*Questa fanfiction è stata scritta per l’event Advent Calendar indetto dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia*
Tratto dalla storia:
Quella era stata la sua rivincita, la sua occasione ed era furioso per averla sprecata, ma non gli importava minimamente di essersi intromesso in una missione non sua.
“Se la cattura fosse stata affidata a qualcun altro, ti saresti intromesso?” Come se avesse appena sentito il flusso dei suoi pensieri, Izuku aprì bocca pronunciando quella domanda con un tono stanco, ma non per questo meno esasperato.
Katsuki prese la cassetta del pronto soccorso dalla credenza e la poggiò sul tagliere in legno accanto al lavabo.
“Fatti medicare quel taglio sullo zigomo, altrimenti s’infetta.”
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Winner 




Il silenzio che aleggiava fra loro non era mai stato tanto denso. Katsuki riusciva quasi a sentirlo, come una presenza vera e propria, come un’altra persona che si era insidiata fra loro per minare le fondamenta già poco stabili della loro relazione.
Litigavano spesso, non era una novità.
Tutti gli eroi dell’agenzia sapevano che la loro situazione era come un giro eterno sulle montagne russe: c’erano alti e bassi, giri della morte, urla e grida, ma nessuno dei due sarebbe mai sceso dal vagoncino di metallo.
Non importava quanto malandato e rugginoso fosse, finché li avrebbe ancora trasportati in quel batticuore di emozioni, non vi avrebbero rinunciato mai. E anche se prima o poi avesse ceduto, avrebbero trovato il modo di farlo andare lo stesso.
Cosa ben nota oltre a questa però, era anche l’insana e malata competizione che c’era fra il numero uno e il numero due degli eroi.
Midoriya Izuku non vi aveva mai dato troppo peso o troppa importanza. Come un talento innato, le cose gli riuscivano talmente bene e naturali che sembrava non necessitasse mai di aiuto.
Era sempre l’eroe che salvava più civili, era sempre l’eroe che acciuffava ogni cattivo senza farselo mai sfuggire, era sempre quello che faceva meno danni agli edifici e che non faceva mai incazzare troppo il sindaco.
Altra storia era Bakugo Katsuki. Con le sue esplosioni e quei modi burberi e sgarbati intrinsechi nel suo carattere tanto da renderli un tratto distintivo, Katsuki non sempre riusciva a portare a casa una missione degnamente conclusa.
Spesso il sindaco lo rimproverava per le strutture pubbliche distrutte o qualche civile lamentava i modi sgarbati con il quale era stato estratto dalle macerie.
Poi c’era stata l’esplosione della bomba in centro, proprio nel centro commerciale gremito di persone corse a comprare gli ultimi regali di Natale.
Dieci eroi erano stati chiamati a soccorrere i civili. Fra questi, Bakugo era il più forte e valoroso e non aveva perso un secondo di esitazione, non aveva avuto alcun dubbio: si era tuffato nelle macerie e aveva portato in salvo quanta più gente possibile mentre intanto coordinava le manovre degli altri eroi e dava istruzioni ai vigili del fuoco accorsi in quel momento.
Midoriya era stato l’unico eroe che il governo aveva richiesto per la cattura del terrorista. Si trattava di Glicerina, una folle sociopatica con un cervello talmente sviluppato che la rendeva in grado di creare una bomba con qualsiasi cosa.
Katsuki si era visto costretto ad ingoiare l’ennesimo smacco al suo orgoglio. Non solo era il numero due, secondo soltanto al suo ragazzo, ma era stato ritenuto non idoneo per la cattura di un cattivo in fuga mentre Deku lo era.
Due a zero e la partita era stata chiusa ancora prima che venisse aperta.
Il suo orgoglio bruciava, tutto il suo essere metabolizzava rabbia ed espelleva furia.
Poi un movimento alla sua destra aveva attirato la sua attenzione.
Deku si era lanciato all’inseguimento appena l’aveva intravista a qualche metro di distanza dal disastro.
Katsuki non ci aveva ragionato più e si era lanciato con lui.
Un’occasione di rivalsa. Un modo per surclassare chi gli aveva da sempre dato le spalle.
Ma la ragazza era scaltra oltre che intelligente. E furba, dannatamente furba.
Li aveva attirati verso il parcheggio ancora pieno di veicoli. Col senno di poi, si sarebbero dovuti accorgere entrambi della trappola, ma Katsuki era troppo preso dal suo obbiettivo per riuscire a vedere con chiarezza l’inganno.
La bomba era stata piazzata sotto ad un suv con il serbatoio pieno di benzina. L’esplosione li colse di sorpresa entrambi, ma Deku fu più lesto e si frappose fra lui e l’ordigno senza esitazione.
L’onda d’urto li sbalzò via di almeno cinquanta metri. Fortunatamente non vi furono vittime e la situazione non si aggravò maggiormente.
Gli altri nove eroi sul campo riuscirono a catturare Glicerina e l’arresto fu rapido e veloce.
Tutto era andato per il meglio. Sia Izuku che Katsuki erano usciti indenni dall’esplosione. Forse un lieve fischio alle orecchie, ma il medico aveva assicurato loro che sarebbe svanito in pochi giorni di riposo.
E tornando a casa insieme dall’agenzia, dove il capo gli aveva urlato ben bene in faccia la pessima riuscita della missione assegnata loro, i due eroi sentivano la sconfitta gravare sulle loro spalle come un macigno impossibile da alzare.
Si erano diretti in cucina entrambi senza un reale e apparentemente motivo.
Katsuki aveva versato ad entrambi un bicchiere d’acqua ed il silenzio era stato interrotto soltanto dal rumore dei bicchieri che si posavano sul piano cottura.
Deku aveva gli occhi lucidi. Katsuki sapeva quanto contasse per lui la buona riuscita di una missione, ma non si sentiva minimamente in colpa per essersi intromesso ed aver rovinato sia quella di cattura che la sua di recupero dei civili.
Bruciava sulla sua pelle la sconfitta e non gli piaceva sentirsi un fallito, ma non era in colpa per Deku. Quella era stata la sua rivincita, la sua occasione ed era furioso per averla sprecata, ma non gli importava minimamente di essersi intromesso in una missione non sua.
“Se la cattura fosse stata affidata a qualcun altro, ti saresti intromesso?” Come se avesse appena sentito il flusso dei suoi pensieri, Izuku aprì bocca pronunciando quella domanda con un tono stanco, ma non per questo meno esasperato.
Katsuki prese la cassetta del pronto soccorso dalla credenza e la poggiò sul tagliere in legno accanto al lavabo.
“Fatti medicare quel taglio sullo zigomo, altrimenti s’infetta.” Gli disse invece, facendogli segno con la mano di raggiungerlo.
Izuku fece come gli era stato detto e si sedette sul bancone della cucina con le gambe che penzolavano giù.
Il cotone impregnato di disinfettante frizzava sullo squarcio aperto e Izuku si ritrovò a cercare di trattenere le lacrime.
Katsuki non ebbe pietà di lui neppure per un secondo: pulì la ferita sfregandoci la garza umida, la disinfettò con un quantitativo eccessivo di disinfettante e poi si premurò di tappare il tutto con un bel cerotto bianco. Ovviamente con la sua delicatezza da scaricatore di porto.
“Hai anche il labbro spaccato. Pulisco anche questa.” Lo informò a testa bassa senza nemmeno guardarlo in faccia.
Era doloroso constatare che anche per quella volta, Deku aveva vinto un’altra partita senza che nemmeno fosse iniziata.
E no, non avrebbe mai interferito con l’arresto di un altro eroe. Lo aveva fatto solo perché era di Izuku, solo perché doveva superarlo, solo perché poteva farlo con lui.
Il sapore della sconfitta era amaro sulla lingua, ma Katsuki buttò giù il boccone sperando di strozzarcisi.
Lanciò le garze ed il cotone sporchi nel lavabo e si sorprese quando Izuku lo catturò per le guance costringendolo a guardarlo in faccia.
In quegli occhi verdi brillava una luce splendente di vittoria che fece sembrare il divario fra loro ancora più ampio.
Le labbra di Izuku erano gentili sulle sue. Sapeva di disinfettante e gli faceva schifo, ma non per questo si sottrasse al bacio.
Lasciò che le braccia di Izuku si avvolgessero intorno al suo collo e che le mani strisciassero fra i suoi capelli come carezze intime e profonde, come se volesse toccargli l’anima con quelle mani grandi e forti.
Katsuki gli cinse la vita invece, e lo costrinse ad aprire le gambe per far aderire i loro corpi completamente.
Non rispose mai a quella domanda, nemmeno dopo, quando si spostarono in camera da letto, nemmeno dopo aver fatto l’amore. Nemmeno dopo, quando passò tutta la notte a guardare il soffitto incapace anche solo di chiudere gli occhi.
Non aveva neanche chiesto scusa, ma Deku già lo aveva perdonato. Aveva vinto ancora e nemmeno gli importava.
  
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