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Autore: Marti Lestrange    22/05/2020    14 recensioni
Quando la tranquillità della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts viene spezzata da una misteriosa sparizione, l’Auror del Dipartimento Investigativo Teddy Lupin è mandato sul posto a cercare risposte. Ma, mentre l’uomo insegue la verità, le domande aumentano. Lo sfuggente gruppetto capeggiato da Albus Potter e Scorpius Malfoy nasconde qualcosa, un segreto celato tra amici e cugini, e in cui anche l’irreprensibile James Potter è rimasto invischiato. Chi crollerà per primo? Chi finirà per cedere sotto il peso della verità?
[ dal testo: ❝ La notte in cui successe era una notte strana. Su Hogwarts e i suoi prati era sceso il buio, quel buio fitto e pregno di spettri delle notti d’inverno, cariche di presagi e nuvole ammassate come mostri in cieli di piombo e carbone. ❞ ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GENERATION WHY.'
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Titolo: Death in the Night
Rating: arancione
Genere: thriller, romantico, introspettivo
Contesto: nuova generazione, dopo la II guerra magica/pace


 

Note iniziali: questa storia nasce da una nottata delirante in cui non ne volevo sapere di dormire, e da una strana voglia di scrivere ancora di Harry Potter, dopo tanti anni di inattività su questi lidi; ci tengo a precisare che nella storia sono presenti alcuni OC di mia invenzione, introdotti parallelamente ai già noti personaggi della Nuova Generazione, contesto da me particolarmente amato e al quale mi approccio nuovamente dopo tanto tempo; per qualsiasi altra precisazione, vi rimando alle note alla fine di ogni capitolo, che pubblicherò credo una volta a settimana; per qualsiasi altra domanda, potete scrivermi un messaggio o cercarmi qui
 


 

DEATH IN THE NIGHT

 
 

 

“[…] omnis enim ex
infirmitate feritas est.”

“[…] la cattiveria, infatti,
nasce sempre dalla debolezza.”
Seneca, De Vita Beata 

 


PROLOGO

 

 

Hogwarts, gennaio 2023

La notte in cui successe era una notte strana. Su Hogwarts e i suoi prati era sceso il buio, quel buio fitto e pregno di spettri delle notti d’inverno, cariche di presagi e nuvole ammassate come mostri in cieli di piombo e carbone. 

Per il giorno dopo era prevista neve e il parco sarebbe risultato impraticabile per parecchio tempo, e nessuno di loro era pronto a rinunciare ad un’ultima serata insieme, la prima, in verità, successiva al rientro al castello dopo le vacanze natalizie. 

Albus Severus Potter e Scorpius Hyperion Malfoy si stringevano nei loro pesanti mantelli invernali, i cappucci tirati sopra la testa. Ognuno di loro teneva tra le mani un barattolo di vetro, con all’interno un fuoco freddo, di un bel colore blu, che li avrebbe riscaldati nell’attesa. Nuvolette di fumo bianco uscivano dalle loro bocche e nessuno dei due aveva voglia di parlare, lì in piedi nel silenzio immoto della notte. 

Come al solito, aspettavano le altre al margine di una macchia d’alberi a ridosso del Lago Nero, ed entrambi scrutavano il castello e il prato digradante con ansia mista a noia, come succedeva sempre da qualche mese a quella parte, da quando, al termine del loro quinto anno, avevano sorprendentemente realizzato di essere in grado di uscire indisturbati dal castello, con la complicità delle tenebre, e di scorrazzare in giro per il parco quanto volevano, liberi di lasciarsi andare sulle rive del lago e dare fondo alle loro scorte segrete di Burrobirra e FireWhisky, mentre si raccontavano le loro giornate e i loro sogni e le loro paure, e semplicemente si sentivano loro stessi - si sentivano a posto. 

«Meglio se dai un’occhiata alla Mappa1, Albus», sussurrò Scorpius, la voce leggermente arrochita dal freddo. «Non vorrei avessero avuto complicazioni…»

«Arriveranno», rispose solo Albus battendo i piedi sul terreno spoglio, per scacciare il gelo. Nonostante il fuoco freddo, non riusciva a scaldarsi. 

Scorpius non replicò, rimanendo in silenzio. 

Come in risposta al loro breve scambio di battute, intravidero tre figure avvolte nei mantelli e strette l’una all’altra uscire dal castello e dirigersi verso di loro a passo svelto.

Man mano che si avvicinavano, a loro due e alla fonte di luce del fuoco, i tre volti assunsero contorni sempre più precisi e definiti. Scorpius fece qualche passo avanti e una delle tre figure si staccò dal gruppo per andargli incontro, e i due si abbracciarono strettamente e si scambiarono un bacio. Il cappuccio calò dalla testa della nuova arrivata, scoprendo una folta chioma di capelli ramati, attraverso i quali Scorpius passò una mano, prima di prendere Rose Granger Weasley per mano e tornare da Albus. 

«Perché ci avete messo tanto?» chiese Albus, vagamente infastidito.

«La Sala Comune non ne voleva saperne di svuotarsi, stasera», spiegò Caitlin Finnigan2

«Ho proposto di lanciare qualche Caccabomba, ma nessuna delle mie amiche era d’accordo», intervenne Roxanne Weasley, pratica come sempre, scrollando le spalle come a voler dire “io ci ho provato”.

«L’hai portato, Rox?» le chiese Albus ignorando il suo intervento.

Roxanne lo guardò e sorrise sorniona. Sembrava un gatto. «Certo, sta’ tranquillo.»

«Devi ancora spiegarci come riesci a procurartelo», disse Scorpius sedendosi a terra, la schiena poggiata ad un tronco. Fece sedere Rose in mezzo alle sue gambe e le mise in grembo il barattolo col fuoco freddo, per riscaldarla. Rose gli depositò un bacio veloce sul dorso della mano e gli si accoccolò addosso. 

«Questo rimane un segreto del mestiere, mi dispiace, Scorpius.» Roxanne si sedette a terra, poco distante dall’amico e dalla cugina, e si mise ad armeggiare con i cordoni di una grossa sacca che teneva in spalla e che aveva appoggiato sull’erba rada. Caitlin prese posto accanto alla ragazza, tirando fuori da sotto il mantello un altro barattolo di fuoco freddo, mentre Albus le si sedette di fronte.

Trascorsero la mezzora successiva a passarsi la bottiglia di FireWhisky, dopo aver consumato una Burrobirra a testa per scaldarsi. L’argomento principale della loro reunion notturna sembrava essere il Natale e le festività natalizie appena trascorse e tutte le varie disavventure occorse alla Tana, e i giorni di ozio e di compiti all’ultimo minuto e di gite improvvisate a Diagon Alley. 

«Beati voi», commentò Scorpius dopo l’ennesimo racconto di Albus riguardo le partite di Quidditch “ragazzi contro adulti” organizzate nel giardino di nonna Molly. «Io ho trascorso il Natale solo in compagnia di mia cugina Rosaliee delle sue trame, con mio padre quasi sempre impegnato nelle segrete a fare chissà cosa e la zia Daphne che ha preso il Manor come un hotel. Sempre il più fortunato.»

«Oh, povero Re Scorpione, mi fai quasi pena.»

Nessuno di loro lo aveva sentito arrivare, nessuno si era accorto dei passi sull’erba secca del prato, del suo avvicinarsi di soppiatto, del fruscio delle vesti quando aveva estratto la bacchetta. Karl Jenkins4 la stava puntando dritta su Albus. 

Tra i presenti calò il silenzio, e nessuno tranne Albus osò alzarsi in piedi. Teneva la braccia alte sopra la testa e si muoveva a piccoli passi, mentre Jenkins lo teneva sotto tiro. 

«Finalmente sono riuscito a scovarvi, voi e i vostri ritrovi da sballati.» L’ultima parola era come intrisa di veleno, che lui intendeva sputare loro addosso, carico di qualcosa di molto simile alla gelosia e al rancore.

Negli occhi di Jenkins brillava una luce folle e Caitlin si strinse automaticamente a Roxanne, mentre Scorpius, senza dare nell’occhio, si alzava per fare scudo a Rose. 

«Non vedo l’ora di scoprire cosa dirà la preside quando vi scorterò nel suo ufficio…»

«Karl…» cominciò Albus, ma Karl non gli diede il tempo di continuare. 

«Incarceramus!» gridò il Prefetto di Serpeverde. 

Albus schivò l’incantesimo lanciandosi a terra, agile e rapido, mentre Roxanne e Caitlin scattavano in piedi e Scorpius faceva un passo avanti. Albus intanto riuscì a rimettersi in piedi e, sfilando la bacchetta da sotto il mantello, gridò un «Expelliarmus».

Karl lo parò e lanciò a sua volta un incantesimo di disarmo verso Albus. Colto alla provvista, la sua bacchetta volò via, dritta in mano al suo assalitore. 

Scorpius, nelle retrovie, scalpitava per intervenire, ma Rose lo tratteneva.

«Stupeficium!» esclamò infine Karl Jenkins, e tutto successe così in fretta che nessuno di loro capì veramente cos’era appena occorso fin quando non riaprirono gli occhi, dopo lo spavento iniziale e dopo che il silenzio era tornato in riva al lago, e non videro il corpo di Jenkins riverso a terra, privo di sensi. La spilla da Prefetto appuntata sul suo petto brillava alla luce intensa della luna.

I minuti che seguirono, si susseguirono concitati, e confusi, e preda della paura. Albus e Scorpius corsero in avanti, e si chinarono sul corpo del compagno, e Albus imprecò, e Scorpius imprecò, ed entrambi si passarono una mano dietro la nuca e sugli occhi, le dita tremanti e le voci spezzate. 

«Scorpius…» chiamò debolmente Rose da una distanza che sembrava siderale, ma che invece era ridotta solo a qualche metro scarso. «Scorpius, che succede?»

Caitlin fece qualche passo avanti e raggiunse gli amici. Gli occhi di Jenkins erano sbarrati, due profonde cavità inespressive. Senza vita. Caitlin si portò le mani alla bocca, a trattenere un urlo al quale non poteva permettersi di dar voce. 

«Cazzo», sbottò finalmente Albus. 

«È…», iniziò la ragazza, «…è mor—… è morto

«Cazzo, cazzo, cazzo». Albus ora camminava in circolo, entrambe le mani intrecciate dietro la nuca, come un toro nervoso nell’arena. 

«Cosa vuol dire morto?» sussurrò Rose accorrendo. Scorpius la fermò, non voleva che vedesse il viso di Jenkins, ma lei lo respinse. La ragazza si fermò davanti al corpo e lo guardò senza dire niente, per poi chinarsi sulle ginocchia e tastargli il polso, come per accertarsi che fosse effettivamente morto. 

«Non dovresti toccare il corpo», suggerì Roxanne, avvicinandosi a Rose. «Le impronte…»

«Non siamo in uno di quegli stupidi libri Babbani che ti piace tanto leggere, Roxanne», quasi gridò Albus.

«No», disse solo Scorpius. «Questa è realtà.»

Tutti rimasero in silenzio, un silenzio carico di paura, e apprensione, e paura, e angoscia, e paura, e sgomento, e ancora paura, tanta paura, solo paura. 

«James», disse solo Albus scrollandosi le mani di dosso e lasciandosele cadere lungo i fianchi. Ora guardava i suoi amici con una luce strana nei begli occhi verdi, forse una luce di speranza. 

«James cosa?» chiese Scorpius, i capelli biondi spettinati e il viso stanco. 

«James. Bisogna andare a chiamare James. Lui saprà cosa fare.»

Rose si alzò in piedi e fissò Albus a lungo, ad occhi sbarrati. Il bel viso era pallido, ma aveva smesso di torcersi le mani nervosamente. «Vado io.»

«Siete matti?» esclamò Caitlin. «Non possiamo coinvolgerlo, non è sicuro, e se…»

«… se andasse a denunciarci, Cait?» la precedette Albus. «È mio fratello.»

Caitlin non rispose ma annuì, nascondendo il viso tra le mani per poi annuire ancora. «Va bene.»

«Fermi un attimo», esclamò Scorpius. «Ne siamo sicuri? Possiamo ancora fermarci, possiamo raccontare cos’è successo, sono sicuro che la McGranitt capirà. È stato un incidente.»

«Con il nostro curriculum, Scorpius? Ci crederà e basta?»

Scorpius guardò Albus negli occhi e scosse la testa, improvvisamente troppo stanco per replicare.

«Rose, vuoi che vada io?» chiese Roxanne alla cugina, ma questa rifiutò. 

«Ti accompagno», si offrì Scorpius prendendo Rose per mano. 

«Darò meno nell’occhio da sola, e tu dovresti aspettare fuori in corridoio, e non è sicuro, con Pix in giro».

Scorpius accettò la decisione della sua ragazza e Rose si avvicinò ad Albus. 

«Dammi la Mappa.»

Albus tirò fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca interna del mantello e la passò a Rose. La ragazza ci diede una scorsa rapida e poi annuì. «Vado. Spero di essere di ritorno con James.»

«Dovresti trovarlo ancora in Sala Comune», aggiunse Caitlin. «Mi ha detto che doveva prepararsi per il test preparatorio ai M.A.G.O. di domani.»

Tutti si girarono verso di lei, come a volerle chiedere come lo sapeva, ma nessuno disse o chiese niente, troppo presi com’erano dall’urgenza del momento per curarsi del rapporto tra Caitlin e James. 

Rose si avviò, ma prima Scorpius la trattenne e le sussurrò un «sta’ attenta» sulle labbra. La ragazza sparì alla loro vista e ai restanti non rimase altro che aspettare, mentre i minuti scorrevano lentissimi e il freddo di gennaio si insinuava nei loro corpi, fin dentro le ossa. Roxanne sedeva a terra, le ginocchia strette al petto, il fuoco freddo stretto tra le gambe; Caitlin le si era rannicchiata accanto, la testa poggiata sulla sua spalla e gli occhi chiusi, e forse dormicchiava, stremata dallo spavento e dall’attesa. Albus era in piedi sopra il corpo di Jenkins, una mano alla bocca, ad accarezzare l’accenno di barba che gli stava crescendo sul mento, gli occhi attenti che vagavano su ogni più piccolo particolare; Scorpius invece camminava avanti a indietro poco lontano da loro, le mani in tasca e il volto stravolto, chiedendosi come fosse possibile morire per un ritorno di fiamma di bacchetta, nel XXI secolo. Tutti loro attendevano il ritorno di Rose - e l’arrivo di James. 

Dopo un tempo che sembrava infinito, i due cugini spuntarono quasi dal nulla, da sotto il Mantello dell’Invisibilità di James: Rose faceva strada e James Sirius Potter, alto e dinoccolato, la seguiva. I capelli spettinati e gli occhiali cerchiati di corno, James si era infilato la felpa dell’uniforme del Quidditch sul pigiama e sembrava fosse stato appena trascinato giù dal letto.

«Stava studiando, come dicevi», esordì Rose rivolgendosi a Caitlin. «Fortunatamente era solo.»

«Albus, cosa…», iniziò James, ma si interruppe quando mise a fuoco il corpo del Serpeverde del sesto anno steso a terra in una posa innaturale, gli occhi aperti sulla notte. Si avvicinò e, proprio come Rose, si chinò sul corpo, quasi fosse un esperto Curatore Mortuario5 del San Mungo. 

«È morto», lo anticipò Albus. 

James alzò gli occhi sul fratello minore, ed erano occhi carichi di paura, di nuovo paura. Paura e preoccupazione e sconcerto.

«Come cazzo è successo, Albus?» esclamò quindi rialzandosi. «Cosa cazzo è successo? E cosa ci facevate qui fuori, si può sapere?» 

«Le domande a dopo, ti prego, James», lo pregò Rose avvinghiandosi al suo braccio, come a volergli risucchiare tutta la forza vitale. Il tragitto fino alla Sala Comune di Grifondoro per chiamare il cugino e ritorno l’aveva distrutta: ora sembrava invecchiata di anni, il viso teso e gli occhi rossi. 

James fece vagare lo sguardo tutt’intorno, come se si fosse reso conto solo in quel momento delle altre persone presenti, e i suoi occhi si soffermarono sulle figure di Caitlin e Roxanne, che si tenevano a braccetto, entrambe spaventate e trepidanti. Forse si soffermò un po’ di più su Cait, a volersi accertare che fosse illesa, ma poi non la cercò più, come se, a guardarla, non potesse fare a meno di giudicarla, lei e la sua presenza lì fuori, a quell’ora tarda, poco distante dalle bottiglie vuote di Burrobirra e da quella del FireWhisky, che Roxanne aveva lasciato cadere a terra con impeto, e tutto il liquido ambrato si era versato sull’erba del prato. 

«Devi aiutarci a sbarazzarci del corpo».

Tutti si girarono verso Albus, stupiti e sconvolti e spiazzati. 

«Cosa vuol dire?» chiese Caitlin piano.

«Quello che ha detto». Scorpius emerse dall’ombra e si mise al fianco di Albus. Vicini, sembravano quasi due volti della stessa medaglia, uno chiaro e armonioso, i bei lineamenti stravolti da un’ombra di intenzione e oscurità, l’altro tutto spigoli e angoli imperfetti, bello di una bellezza misteriosa, gli occhi lampeggianti e i capelli color ebano. 

«Albus e io non possiamo permetterci un altro scandalo, non ora che i nostri genitori si fidano di noi, non ora che la McGranitt ci lascia respirare», continuò Scorpius. «Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto, James. Ci metteremo molto di più, anche a costo di restare fuori tutta la notte, ma lo faremo lo stesso. Con il tuo aiuto, ci metteremo meno. E ci sarebbero meno probabilità che il corpo venga ritrovato.»

«Chiunque di voi tre voglia tornare al castello, questo è il momento di farlo», intervenne Albus rivolgendosi alle tre ragazze. «Vi chiediamo di mantenere il segreto, non di portarne il peso con noi.»

Roxanne, Cait e Rose si guardarono. Rose raggiunse Scorpius e lo prese per mano. «Io non vado da nessuna parte», disse guardandolo in viso. 

«Rose…» cominciò lui.

«No, Scorpius, niente Rose. Ho deciso.»

Lui non potè fare altro che sorriderle, seppur debolmente, e ricambiare con forza la sua stretta.

«Restiamo anche noi», disse Roxanne, impetuosa come sempre, e lei e Cait fecero un passo avanti. 

«Cait…» cominciò James, ma senza guardarla. 

«Visto che non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi, credo che tu non sia nella posizione per dirmi cosa fare, Potter», replicò lei categorica. 

Tutti i presenti li guardavano, tesi. 

James annuì, mesto, e girò lo sguardo su Albus. «Lo sai quello che mi stai chiedendo, vero?»

«Mi stai chiedendo di nascondere un corpo», continuò, «di occultare un cadavere, e di restarmene zitto, e di tornarmene in Sala Comune e andare a dormire, e domani di svegliarmi come se niente fosse successo. Ti rendi conto della posizione in cui mi stai mettendo, Albus?»

Albus annuì, laconico come sempre. James si passò una mano sul viso e annuì a sua volta. «Non so perché lo sto facendo, non lo so proprio. Io non sono così.»

In silenzio, tirò fuori la bacchetta e fece un sospiro. Nei minuti successivi, il corpo di Karl Jenkins - ciò che fino ad un attimo prima era stato Karl Jenkins - venne da James trasfigurato in una pietra, non troppo grande, compatta e solida, di un banale color grigio ardesia. Ed ecco tutto ciò che rimaneva di lui. I presenti assistettero con curiosità, incantati dall’abilità di James con la bacchetta.

«Vi ho aiutato con la Trasfigurazione, sta a voi decidere cosa farne», sentenziò James riponendo la bacchetta e incrociando le braccia al petto. 

Albus fece un passo avanti e raccolse la pietra - raccolse Karl Jenkins - e si rivolse ai suoi amici, che lo fissavano. «Pensavo al Lago Nero… Che ne dite?»

«Che ne dite?» esclamò Cait. «Che vuoi che ne diciamo, Albus, abbiamo appena assistito ad una Trasfigurazione Umana, su un corpo morto, che ora dobbiamo nascondere, cosa vuoi che ne pensiamo?»

«Hei, ti avevo detto di tornartene al castello, Cait», replicò Albus con voce dura. Ora era nervoso. E stanco - terribilmente stanco. Sembrava quasi che non vedesse l’ora di tornarsene in Sala Comune e buttarsi alle spalle tutta quella storia. «Sei rimasta qui solo per piagnucolare? Ora che è tutto fatto?»

«Ora che siamo tutti complici?»

I due amici ora si fronteggiavano, tesi e arrabbiati. Gli occhi azzurri di Caitlin Finnigan luccicavano di tensione. 

«Okay, ora basta», intervenne Roxanne mettendosi tra i due, una mano sul petto di Albus e l’altra sulla spalla di Cait. «Siamo tutti sulla stessa barca, per Merlino, dovremmo darci manforte, non attaccarci.»

«Rox ha ragione», disse Rose avvicinandosi ad Albus. «Cait è solo nervosa e spaventata, Albus, come tutti noi. Dalle tregua.»

James si avvicinò a Caitlin. «Ora non puoi farci niente. Siamo tutti coinvolti.»

Cait gli rivolse un’occhiata sfuggente e poi scosse la testa. Alzò le mani in segno di resa e si allontanò leggermente, andandosi a sedere poco lontano, la testa stretta tra le mani. Nessuno le si avvicinò per rassicurarla, erano tutti impegnati a guardare Albus. E la pietra - Karl Jenkins.

«Sul fondo del lago, Albus», disse Scorpius.

I due si guardarono negli occhi, e un lampo di consapevolezza e affetto e appoggio balenò in entrambi gli sguardi. Erano come due metà di una cosa sola, che agivano in comunione. Erano come fratelli.

Albus si avvicinò al Lago e nessuno riuscì a vedere bene il percorso della pietra nell’aria, udirono solo il tonfo prodotto al contatto con l’acqua, e poi più niente. Albus si riavvicinò e annuì. «È fatta.»

«Cosa ne facciamo di questa?» James alzò un braccio. Teneva in mano la bacchetta di Jenkins. 

«La bacchetta!» esclamò Scorpius. «Per Salazar, la bacchetta!»

«Dobbiamo distruggerla», esclamò Roxanne. «Distruggiamola e basta, potrebbe essere una prova a nostro sfavore, dovessero trovarcela addosso.»

«Di nuovo con quelle storie, Rox?» esclamò Albus. «Nessuno distruggerà niente.»

«Io sono d’accordo con Roxanne», disse Rose. «O, per lo meno, buttiamo anche quella nel Lago, dico io.»

«Io non credo che dobbiate distruggerla», intervenne James, pragmatico e, ora, incredibilmente adulto, lì in mezzo a loro, padrone della situazione nella quale si era ritrovato coinvolto suo malgrado. «Credo che dobbiate tenerla. Nel caso, e dico proprio solo nel caso, in cui dovessero risalire a voi per qualche ragione, la bacchetta di Jenkins potrebbe provare quello che è successo. Rose mi ha spiegato che pensate ad un ritorno di fiamma», aggiunse a mo’ di spiegazione. 

Albus annuì. «È la spiegazione più plausibile. Io non ho fatto niente.»

«Lo confermiamo, Albus si stava solo difendendo. E Jenkins ha attaccato per primo», disse Rose facendo un passo avanti. 

«Okay, okay, ci credo. Proprio per questo credo anche che dobbiate conservarla. Dove non lo so, e nemmeno so chi lo dovrebbe fare, penso solo sia meglio, tutto qui.»

Albus annuì. «Chi vota per distruggerla o buttarla nel Lago alzi la mano.»

Roxanne e Rose tirarono su le mani, ma nessun altro. Rose guardò Scorpius scuotendo la testa, arrabbiata, e lui scrollò le spalle, impotente. 

«È deciso, allora», disse Albus, definitivo. 

«Credo che la debba tenere tu», intervenne Caitlin, che li aveva raggiunti. Aveva gli occhi rossi e gonfi, probabilmente aveva pianto. 

«Io vi ho trascinato in questo casino e io pago, giusto?»

Cait annuì. «Chiamala legge del contrappasso, se vuoi.»

Albus annuì, ghignando leggermente. Si passò una mano tra i capelli scuri. «Torniamocene a letto. Abbiamo tutti bisogno di dormire.»

«Cosa succederà, adesso?» chiese Rose. «Cercheranno Jenkins? Faranno domande? Indagini?»

«Chiuderanno la scuola, non appena si saprà che è scomparso?» chiese Cait.  

«Non possiamo saperlo, ora. Nessuno può saperlo», rispose James.

«Qualsiasi cosa verrà, la affronteremo insieme», disse Roxanne risoluta. «Siamo amici, siamo cugini, è ciò che va fatto.»

 
 
 


Note:

1. Mappa del Malandrino: ho pensato che, come Harry ha regalato a James il Mantello del’Invisibilità, decida di regalare la Mappa ad Albus, all’inizio del suo sesto anno
2. Caitlin Finnigan: figlia di Seamus Finnigan; personaggio di mia invenzione
3. Rosalie: Rosalie Greengrass, figlia di Daphne Greengrass; personaggio di mia invenzione
4. Karl Jenkins: studente del sesto anno, io l’ho collocato in Serpeverde e l’ho fatto Prefetto
5. Curatore Mortuario: ho immaginato che al San Mungo dovesse esserci un obitorio e un reparto dedicato alla Medicina Legale, quindi ho inventato la figura del Curatore Mortuario, una specie di medico legale

 

Se siete arrivati fin qui e avete letto anche le note, vi ringrazio tantissimo. Spero che il prologo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate. A presto, Marti 🐍

 
   
 
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