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Autore: FDFlames    22/05/2020    0 recensioni
La Valle Verde era sempre stata un luogo pacifico, abitata da persone umili e semplici - contadini, pastori e mercanti. Ma è proprio la loro ingenuità che il malvagio Lord Vyde intende sfruttare.
Stabilitosi all'estremo ovest, è riuscito ad unire i clan belligeranti sotto l'unico simbolo e nome di Ideev. E ora gli Ideev, come edera su un albero, si arrampicano sulla Valle Verde, soffocando la vita e la libertà.
Aera non intende sottomettersi. Spinta dal suo coraggio, dall'amore per il suo clan, e dal desiderio di giustizia, decide di intraprendere un pericoloso viaggio, che la porterà dritta nella tana del suo nemico. Ed è disposta anche al sacrificio, pur di restituire al suo mondo la libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Capitolo Tredici

«Reyns...» lo chiamò sottovoce, preoccupata, mentre il gruppo si stava sistemando per la notte.
«Sì?»
Il ragazzo le si avvicinò, guardandosi le spalle per timore che gli altri Ideev si insospettissero vedendoli parlare in segreto, come stavano facendo. Le diede un’occhiata e notò che c’era qualcosa che la rendeva nervosa. «C’è qualche problema?»
Aera si guardò a sua volta attorno, poi, sussurrando, diede voce alle sue preoccupazioni.
«Che cosa faremo dopo aver eliminato Vyde e Tavem? Dove scapperemo?»
Reyns abbassò lo sguardo; ci aveva già pensato, e aveva accettato che, se fossero riusciti nel loro intento, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbero fatto.
Ma come avrebbe potuto dirlo ad Aera? Come si può affrontare un argomento del genere con leggerezza? Ci sono questioni di cui parlare solo quando si è già in ansia; non è giusto guastare la serenità altrui per una propria preoccupazione.
«Non credo che si possa scappare.»
Aera ebbe un colpo al cuore: durante la giornata aveva tentato di pensare a qualsiasi modo per lasciare la fortezza di Vyde viva, ma il fatto che Reyns le avesse risposto con tono così sicuro che non c’era speranza le faceva credere che il ragazzo stesse dicendo la verità.
«Già... Neanche io.» concordò.
Stranamente, non si sentiva affatto triste. La sua preoccupazione svanì in un istante, dopo aver finalmente capito che semplicemente non c’era nulla da fare. Sarebbe morta. Dunque la sua ansia non era dovuta alla paura di morire, ma piuttosto alla paura di morire invano, con una speranza di salvarsi. Se questa speranza non c’era, allora che cosa aveva da perdere? Non aveva altro che se stessa.
Ma ecco che si fece strada, quella dannata speranza – le speranze riescono sempre a farsi strada.
«E se gli Ideev non attendessero altro che la morte di Vyde?»
«Non quelli a ovest,» rispose Reyns, troncando sul nascere quel bagliore di speranza dal quale Aera rischiava di venire accecata, «Quelli stanno dalla parte di Vyde. Si sono uniti al suo esercito perché quell’uomo dà loro ciò di cui hanno bisogno, ossia il denaro. Una volta pagati quei pochi Ideev, tutti gli altri vengono minacciati, e lo spreco di risorse è minimo.»
«Ma come fa ad avere tutti quei soldi?»
«I villaggi Ideev, che sono in gran numero nella zona occidentale della Valle Verde, offrono mensilmente dei tributi a Vyde. Inoltre ho sentito dire che commercia con l’Est.»
«Certo, il famoso Mondo Non Conosciuto, cioè il mio popolo! Scommetto che anche loro sono minacciati.»
«Vyde ha un complice, laggiù.»
Aera gli restituì uno sguardo stupito. «E come fai a saperlo?»
«I messaggeri di Vyde e quelli di questo suo complice sono costretti a passare dalle Montagne. I clan della zona avevano informazioni a riguardo, e il clan Lokeef era uno di quelli.»
«Lo è ancora.» affermò Aera, sorridendo al ragazzo, alludendo a ciò che lui stesso le aveva detto il giorno in cui si erano incontrati: entrambi i clan Knej e Lokeef avrebbero continuato a vivere, dato che loro ne erano i superstiti.
Il giovane le ricambiò il sorriso e continuò a rivelarle ciò che sapeva: «Comunque, credo che questo suo complice comandi un secondo esercito, simile agli Ideev, e tramite i suoi soldati abbia instaurato nei contadini Orientali una mentalità contro i sovrani del loro stesso regno. Ovviamente, dato che il Re e la Regina devono pagare Vyde, tramite il suo complice, per non essere attaccati da entrambi gli eserciti, hanno dovuto aumentare le tasse per gli abitanti, quindi è nato il malcontento tra i cittadini del Mondo Non Conosciuto Orientale. Inoltre, il complice di Vyde ha spinto i contadini a organizzare rivolte, che peggiorano ancora di più la situazione del regno dell’Est.»
«Ma se Vyde ha bisogno del denaro dei sovrani, in questo modo non sta peggiorando la sua stessa situazione?»
«Penso che il denaro gli serva solo momentaneamente. Quello che davvero vuole Vyde è controllare l’Oriente. Dal poco che hanno rivelato i messaggeri, sembra che abbia intenzione di chiedere la mano della principessa Orientale. O, più che di chiederla, di ottenerla con la forza.» Reyns distolse lo sguardo – qualcosa lo turbava. In effetti, Aera non poteva dire di non condividere questa sensazione di inquietudine: non aveva idea dell’aspetto o dell’età né della principessa Orientale né di Lord Vyde, ma non poteva fare a meno di associare la purezza all’immagine della prima e quella della corruzione e dell’oscurità al nome del secondo. Il fatto che una giovane nobile e innocente rischiasse di cadere nelle grinfie di un essere tanto malvagio turbava anche Aera, che cominciava a capire i pensieri e gli stati d’animo di Reyns.
«Vyde non vuole affatto che il regno dell’Est vada in bancarotta.» continuò a spiegare il ragazzo, «Al contrario, vuole che i sovrani si arrendano, ma loro tengono duro, perché sanno ciò che ha in mente. Il complice di Vyde ha tentato più volte di convincere il Re e la Regina, ma da quel che ho sentito dire, sembra che la principessa Orientale sia misteriosamente scomparsa.»
«Scomparsa? Com’è possibile?»
«Vista la situazione nell’Est, sembra che molti siano stati costretti a nascondere i propri figli in questo regno, affidandoli ad alcuni clan della zona vicina alle Montagne. Io stesso ho dei dubbi su chi siano realmente i miei genitori, e so per certo che alcuni dei miei compagni venivano dall’Oriente. Quelli che io ho sempre considerato mio padre e mia madre erano due membri del clan Lokeef, ma c’era qualcosa di strano in loro, un certo distacco, specialmente da parte di mio padre, dopo che...»
Il ragazzo fu costretto a fare una pausa. I suoi genitori, entrambi morti. Prima sua madre, poi suo padre, come se la Vita stessa si fosse voluta prendere gioco di lui. Il dolore, trasformato in rabbia, si era diretto verso l’estremo ovest, verso il Lago Rosso, verso Vyde, ed era tanto che nemmeno la vita era più importante della vendetta, ora. Aveva avuto un’occasione, aveva fatto la sua scelta. Dopo la lunga battaglia, aveva capito da che parte stare.
Fu in grado di fermare le lacrime. «Ma forse il motivo era un altro.» mentì, per poi cambiare discorso, «Probabilmente anche i sovrani hanno nascosto qui la loro figlia, ed è per questo che gruppi di Ideev come quello a cui ci siamo uniti stavano setacciando la zona. La principessa potrebbe anche essere già stata uccisa, visto che ora tutti i clan sono stati sterminati, ma c’è una possibilità che sia riuscita a nascondersi, forse in una grotta sulle Montagne, o che sia tornata a est, il che avrebbe conseguenze peggiori, di cui lei non è sicuramente al corrente. Dobbiamo fermare Vyde prima che sia troppo tardi per lei.»
Aera ebbe un colpo al cuore: quando pensava alla figura pura e innocente della principessa, le veniva naturale attribuirla a... «Aniène!» soffocò il suo panico, portandosi le mani alla bocca, «Quanti anni dovrebbe avere, più o meno, la principessa Orientale?» chiese, sperando in una risposta che allontanasse da lei quell’idea spaventosa.
«So solo che dovrebbe essere nata dopo l’arrivo degli Ideev.»
«Gli Ideev sono comparsi poco dopo la nascita di Zalcen...»
La ragazza strinse la sua collana, il Ciondolo dell’Aquila, pregando che non si trattasse davvero di Aniène, che fosse solo una coincidenza, che la principessa Orientale stesse bene e fosse riuscita a nascondersi da qualche parte.
Tutt’a un tratto le venne in mente di fare una domanda a Reyns. Sapeva tanto sull’Oriente che forse avrebbe saputo risponderle.
«Reyns, sai se il mio ciondolo significa qualcosa, per l’Oriente? Me l’hanno lasciato i miei genitori. O, almeno, questo è quanto mi è stato detto.»
«Pensavo che tu lo sapessi.»
«I membri del mio clan dicevano che l’esistenza di questo ciondolo equivale l’esistenza del Bene, e che non avrei mai dovuto toglierlo, così gli Ideev un giorno se ne sarebbero andati. Ovviamente me lo dicevano perché ero una bambina, ma i miei genitori non me l’hanno lasciato per caso, giusto?»
«Non lo so... È comunque un bel ciondolo, è di fattura pregiata, deve valere parecchio. Quindi se te l’hanno lasciato deve avere un significato non poco importante, per la tua famiglia. Potrebbe simboleggiare un tuo parente, la tua famiglia, forse una casata.» ipotizzò Reyns, «Potresti essere di sangue nobile, sai?»
Aera sorrise con malinconia, e con un certo rancore verso la sua famiglia, il clan Knej. Un rancore che la feriva, e che non riuscì a tenere per sé. «Oh, come avrei voluto conoscere la verità prima di arrivare a questo! Invece mi è stata tenuta nascosta anche la stessa esistenza di un regno al di là delle Montagne. Quando ero piccola, gli uomini e le donne del clan mi ripetevano che nessuno era mai stato in grado di superarle, e io credevo alle loro parole come una stupida. Reyns, parlare con te mi sta facendo aprire gli occhi. Sono convinta che continuando a ragionare insieme potremmo conoscere tutta la verità sul nostro passato.»
«E magari scopriremo che siamo più simili di quanto immaginiamo.»
***
Quando calò la notte, Daul e Gatto accusarono di sentire delle voci provenire da dietro un cespuglio, ma nessuno, oltre a loro, sembrò badarci.
«Perché i pedinatori di cui sospettiamo dovrebbero farsi vedere proprio adesso?» chiese Venam, «Siamo Ideev, e siamo in sei. Chi potrebbe mai volersi mettere contro di noi?»
«Un numeroso gruppo di traditori, ad esempio.» ipotizzò Daul.
«Stiamo solo eseguendo degli ordini,» disse Ridd, ingenuo, «Perché dovrebbero avercela con noi?»
«Forse proprio per questo.» si intromise Reyns,
«Esatto.» convenne Gatto, «E se fossero dei superstiti di qualche clan?» azzardò, lanciando un’occhiata a Reyns e Aera. «Dovremmo eliminarli...» aggiunse con un ghigno, estraendo il pugnale dal fodero, senza staccare lo sguardo dai due ragazzi.
Aera sentì un brivido correrle per la schiena. Gatto era l’unico, tra i quattro membri del gruppo di Ideev, che riusciva a spaventarla in quel mondo. Persino Daul, grande e grosso almeno quanto Gatto, all’apparenza sembrava più docile, e anche con quella cicatrice sul volto, era facile capire che i suoi sorrisi erano sinceri.
Ma Gatto era diverso: era tanto misterioso che apparentemente nessuno conosceva il suo nome, i suoi occhi vispi e blu come la notte non lasciavano trapelare nessuna emozione, e la sua pelle scura tradiva il suo accento, marcato e settentrionale.
«Inoltre, questo spiegherebbe la foglia di Wass che ha trovato la ragazzina.» continuò l’uomo, «È probabile che chi è uscito vivo da uno scontro si sia ferito, giusto?»
Reyns continuò a fissarlo dritto negli occhi, senza paura. La luce tremolante delle fiamme dava al suo sguardo ancora più decisione, e accentuava le sfumature amaranto nelle sue iridi castane.
Prese la mano di Aera, per calmarla, ma la giovane non riusciva a non pensare al peggio.
«Be’, in quel caso,» iniziò a dire il ragazzo, «Invece di eliminarli potremmo convincerli a unirsi a noi. Non c’è bisogno di ricorrere alla violenza. Cambieranno idea da soli quando capiranno che è più vantaggioso stare dalla parte di Vyde!» esclamò, per farsi sentire dagli ascoltatori nascosti tra le foglie, che rimasero immobili e non fiatarono.
«Ovviamente,» riprese poi, a voce più bassa, «Questo nel caso in cui ci fosse qualcuno, dietro quei cespugli.» li indicò, e, con un sorriso, terminò dicendo: «Il che mi sembra alquanto improbabile.»
«So cosa ho sentito!» ribatté Gatto, aggressivo.
«Calmati, micio,» lo scherzò Ridd, «Per quanto mi riguarda, è più probabile che si tratti di qualche ladro, o della tua immaginazione.»
«Nemmeno tu ci credi, Ridd?»
«Se avete ragione, perché non si fanno semplicemente vedere e ci attaccano, questi traditori? O perché non l’hanno fatto prima, mentre eravamo stanchi, sotto la pioggia, e non vedevamo a un palmo dal naso?»
«Questo perché saranno stati nella nostra stessa situazione!» ribatté Gatto, «Staranno aspettando che diventiamo vulnerabili, che ci mettiamo a dormire...»
«Insomma!» intervenne Venam, con il tono che usava quando stava per dare ordini, «Se ne siete così sicuri, allora rimanete svegli a fare la guardia. Che siano traditori, superstiti, ladri o illusioni, non si devono intromettere. Vi ricordo che abbiamo un compito da portare a termine, e che la ricompensa, questa volta, è qualcosa di estremamente prezioso.»
Aera non si fece sfuggire i sorrisi sui volti di tutti e quattro gli Ideev; avevano già in mente di andare a ovest da prima che incontrassero lei e Reyns? A quanto pareva sì. Ma allora perché li avevano incontrati mentre erano apparentemente a zonzo per il Bosco delle Frecce?
Dopo aver dato la buonanotte ai compagni di viaggio, non parlò con Reyns, anche se in lei si stava facendo strada un’ansia crescente; Gatto l’aveva guardata male, ne era sicura. Sospettava qualcosa. Era pericoloso. Che cosa avrebbe dato perché sparisse!
No, non avrebbe dovuto desiderare queste cose. Se ancora, dopo il suo tradimento, dopo le sue bugie, le erano rimaste un briciolo di dignità e innocenza, non avrebbe dovuto gettarle via riponendo le sue speranze in qualcosa di tanto ingiusto e tanto immorale.
Ma ancora, si ritrovò faccia a faccia con la vera se stessa, con i suoi istinti, che avevano sempre ragione. Sarebbe stato meglio per lei, sarebbe stato meglio per Reyns; la loro situazione, già di per sé precaria e intricata, tra bugie e tradimenti, sarebbe stata molto più leggera – o meglio, molto meno pesante – se solo Gatto fosse uscito di scena.
E Aera capì anche che Reyns doveva essere già arrivato ad accettare anche questo, quando la sera precedente le aveva assicurato che non si sarebbe fatto scrupoli ad eliminare con le sue mani non solo Gatto, ma anche gli altri tre, se li avessero ostacolati. Reyns aveva a cuore il loro obiettivo più di qualsiasi altra cosa. Era convinto, deciso, ostinato a raggiungere la fortezza di Vyde. Nient’altro aveva importanza per lui, nemmeno se stesso.
E allora si fece strada un dubbio, una domanda di cui Aera conosceva già la risposta, ma che la ferì comunque, forse nell’orgoglio, forse nel cuore. Se davvero nulla era importante per Reyns più della libertà della Valle Verde, significava che anche lei stessa non doveva valere molto per lui. Sì, nonostante la verità fosse scritta nei suoi occhi, e fosse stata già in parte confessata, i sentimenti di Reyns dovevano essere cambiati, e anche i suoi avrebbero dovuto farlo, o avrebbe sofferto troppo, avrebbe agito d’impulso quando invece avrebbe dovuto avere sangue freddo.
Doveva tenere fede alle sue parole: la libertà della Valle Verde era più importante, quindi se si fosse ritrovata a dover scegliere tra essa e la vita di Reyns, la libertà avrebbe dovuto avere la meglio, così come avrebbe trionfato sulla sua stessa vita. Perché, allora, non riusciva ad accettare questo, né tantomeno il pensiero che Reyns potesse essere già arrivato ad accettarlo? Forse perché non era vero?
E poi c’era la questione delle voci che Gatto e Daul avevano sentito – era passata in secondo piano. Di chi si poteva trattare?
Fu tentata più volte di voltarsi e chiederlo a Reyns, ma si trattenne sempre, consapevole dei sospetti di Gatto.
Continuò a ragionare da sola, anche se con la mente annebbiata dal sonno. Escluse l’ipotesi di Ridd che si trattasse di un ladro; il gruppo si trovava vicino al villaggio di Reekir, dove c’era molto da rubare, e non trasportava nulla di prezioso, dal punto di vista materiale. O forse sì, ma Aera non lo poteva immaginare. Chissà di che cosa si trattava, il famoso compito che Venam, Ridd, Daul e Gatto dovevano portare a termine...
E se fossero stati davvero in possesso di informazioni estremamente importanti, camuffate dalle bugie di Reyns? Allora, più che di un ladro, si sarebbe trattato di un traditore, di qualcuno che voleva rubare il posto a quei quattro Ideev.
La ragazza pensò di potersi dire al sicuro; se il traditore aveva in mente di fermare quei quattro, lei e Reyns non c’entravano, e se i due ragazzi si fossero ritrovati soli sarebbe stato molto meglio.
Ma non era il traditore. L’unica certezza era che ci fosse più di una persona, dietro quel cespuglio: Daul e Gatto avevano infatti sentito delle voci, non il semplice fruscio delle foglie.
Ma no, dopotutto non era neanche certo che ci fosse qualcuno. Con tutta probabilità si trattava di una paura, di quelle che ci facciamo quando pensiamo che tutto stia andando troppo bene. Perché quando le cose vanno male, al massimo ci lamentiamo; è quando vanno bene che cominciamo a sospettare di aver tralasciato qualche aspetto negativo.
Quando si comincia ad essere felici, si vuole fare di tutto per proteggere quella serenità, ci si impegna a rimuovere anche il più piccolo ostacolo, e si sospetta che anche la più piccola imperfezione possa peggiorare drasticamente la situazione. Perché quando abbiamo toccato il fondo possiamo rimetterci in piedi e ricominciare a camminare; quando siamo in alto, l’unico rischio è quello di cadere. E più si sale, più sarà doloroso rialzarsi.
Vedere i suoi piani essere mandati in fumo da un traditore avrebbe potuto portare Gatto a uccidere. Ma se il traditore avesse tenuto tanto quanto Gatto a quella ricompensa, che cosa avrebbe fermato lui dal commettere un omicidio?

 
   
 
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