Crossover
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Autore: evil 65    23/05/2020    10 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo, lunghissimo e IMPORTANTISSIMO capitolo. Vi auguriamo una buona lettura ;)
 


Capitolo 25 - Rivelazioni
 
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"Thor the mighty
Thor the brave
Crush the infidels in your way
By your hammer let none be saved
Live to die on that final day...
"
Manowar - Thor (The Powerhead)

La festa era stata organizzata in pompa magna, il numero degli invitati era davvero notevole.
In quanto camerieri, Angel e il Dottore erano stati i primi della squadra a doversi infiltrare nella struttura, e l’avevano fatto in maniera relativamente semplice. Visto che la servitù scarseggiava, erano stati ammessi volontari che, per volere del padrone di casa, ricevevano una parte del compenso a inizio festa e il rimanente alla fine di essa, più un sostanzioso bonus per ogni vassoio che veniva svuotato dagli invitati. In pratica, per i camerieri, era una vera e propria competizione a fare meglio degli altri in modo da ricevere il maggiore compenso.
Per Angel e il Dottore tutto ciò era irrilevante, dopotutto il loro scopo era un altro. Eppure, senza farlo apposta, era proprio il rosso quello che stava ottenendo i migliori risultati. Per lui era naturale servire ai tavoli o alle feste: lo aveva fatto in numerose occasioni e quindi l’esperienza non gli mancava. Quel lavoro lo aiutava a non pensare ai suoi problemi, a mantenersi attivo e anche a controllare la sala da diverse angolazioni.
<< Un ottimo lavoro, ragazzo >> si complimentò il capo della servitù, mentre il giovane si accingeva a prendere un altro vassoio.
<< Grazie, signore >> rispose Angel, con un sorriso gentile.
L’altro lo fissò con sguardo indagatore. << È una mia impressione o mi sembra che tu non sia realmente concentrato su quello che stai facendo? >> 
Il rosso fu colto da un brivido. Non aveva tenuto conto dell’esperienza della servitù che, contrariamente alla maggior parte dei padroni, era sempre molto attenta ai dettagli.
Fece un sospiro. << Sì… non avete del tutto torto. Sto cercando di non pensare ai problemi di cuore. >>
In parte era la verità, e sperava fosse sufficiente a sviare completamente il discorso.
<< Ah, quelli sono sempre i più problematici, figliolo >> commentò il capo, mettendogli, una mano sulla spalla << Posso solo consigliarti di farti forza e andare avanti. Ma vedi di non dimenticare quello che stai facendo ora, altrimenti ne risentiremo tutti. >>
Il rosso annuì deciso, quindi si allontanò con il vassoio fra le mani. Pochi attimi dopo, vide affiancarlo la figura del Dottore.
<< Come se la passa il cocco del capo? >> chiese il Signore del Tempo, con fare scherzoso.
<< Egregiamente >> rispose Angel, con un roteare degli occhi.
Il Signore del Tempo annuì soddisfatto. << Mi raccomando, resta concentrato e tieniti pronto…la festa sta per ravvivarsi. >>
 
Vorkye camminò disgustato tra la folla, le narici intrise della puzza di ipocrisia che sentiva aleggiare nell’aria.
Carne da macello. Ecco cos’era quella gente. L’unica cosa che avevano in più, rispetto a quella comune, era che si ritenevano di alta qualità. Peccato non fossero altro che degli illusi. Persino la carne più comune, se ben trattata, poteva rivelarsi migliore di ciò che lo circondava al momento.
C’era da chiedersi perché Skywalker si circondasse di tale feccia. Aveva avuto modo di incontrarlo in varie occasioni e valutare fosse nettamente migliore di certi individui, anche se ancora non capiva perché il Maestro lo considerasse spesso al pari di Vader, come se entrambi fossero i suoi fedeli cagnolini.
Troppi pensieri e nessuno che fosse realmente importante. Almeno, non in quel momento. Aveva altro a cui pensare e quella festa era solo una perdita di tempo: se non avesse ricevuto l’ordine dal Maestro in persona… be', sicuramente non vi avrebbe nemmeno partecipato.
<< Signore, cerchi di rilassarsi e fare buon viso a cattivo gioco >> lo riprese Ellen, porgendogli un calice.
Vorkye lo prese di malavoglia e lo bevve quasi senza pensarci. << Questo luogo non mi rilassa per niente. >>
La sua segretaria sospirò sconsolata. << Consideri questo: finita la festa, avrà sul suo tavolo quello che vuole e, se me lo permetterà, anche un massaggio rilassante. >>
Il soleano la fissò con un sopracciglio sollevato. << Sai fare anche questo? >>
<< Sono poliedrica, signore. Una qualità necessaria per sopravvivere in questo ambiente di lavoro. >>
Vorkye la fissò sorpreso. Erano persone come lei che meritavano il suo rispetto, cosa che concedeva a pochi.
<< Sei una sorpresa dopo l’altra. È… ammirevole. >>
<< Grazie, signore >> rispose la ragazza << Vuole ballare? >>
Lui trattenne una risata. Era anche anticonvenzionale. Altra caratteristica che apprezzava non poco. Ma prima di poterle rispondere, qualcosa attirò la sua attenzione.
Un odore… anzi, una presenza. Era lì. La sua preda era lì, in mezzo a quella carne da macello.
Il suo sguardo si fece più tagliente, i denti più affilati e le pupille si tinsero di rosso.
<< Avvisa il padrone di casa che abbiamo visite. Io ho un impegno urgente. >>
Ellen dilatò le pupille: aveva già visto una volta quello sguardo e perciò intuiva perfettamente il significato nascosto dietro una simile dichiarazione.
<< Sissignore >> disse con un rapido inchino, per poi allontanarsi il più in fretta possibile.
Vorkye camminò in mezzo alla folla con notevole vigore, ignorando completamente qualsiasi persona che lo urtava e gli rifilava occhiatacce. Furono abbastanza saggi da rimanere in silenzio: avessero aperto bocca, li avrebbe uccisi sul momento, e non aveva tempo da perdere con miserabili pezzi di carne.
La sua unica vittima, quella sera… sarebbe stato il soleano blu.

                                                                                                                               * * * 

Accelerator attendeva all’interno del Millennium Falcon, all’interno della sala grande in cui - fino a pochi minuti prima - si era tenuta la riunione strategica.
Continuava a camminare avanti e indietro, con fare alquanto impaziente, l'animo agitato e tormentato: da una parte voleva entrare in azione, sfondare le porte di quel ridicolo palazzo e massacrare quei cani che avevano minacciato la sua famiglia. Dall’altra, invece, sperava che le cose andassero per il verso giusto.
La sua mente scavò nei meandri della sua memoria e riesumò il suo primo incontro col Dottore: la sua navicella schiantata vicino a casa sua, o per meglio dire vicino casa di Yomikawa, lui che l'aveva trovato ferito e ansimante. Ricordò come lo portò in casa, come Yoshikawa aveva curato le sue ferite. E ricordò ancora meglio quando le navi imperiali capitanate da Darth Vader erano atterrate nel villaggio. Le urla, gli spari, il fuoco e le morti.
Il suo scontro titanico con il Signore dei Sith era terminato senza né vincitori né vinti: per la prima volta aveva trovato un avversario davvero formidabile, ma da allora il suo cervello aveva analizzato quel potere chiamato “Forza”, e se mai se lo sarebbe ritrovato di nuovo davanti… lo avrebbe sconfitto senza troppi problemi.
Già, Darth Vader… Accelerator tremò di rabbia al pensiero che quell’uomo non avrebbe presenziato alla festa. Voleva fargliela pagare. Voleva annientarlo… strappargli quella sua stupida maschera e costringerlo a guardarlo dritto negli occhi, mentre gli perforava il torace da parte a parte. Voleva vendetta: era colpa del Sith se la vita pacifica che tanto faticosamente aveva cercato di costruire… era ormai perduta per sempre.
Ma qui, una domanda gli sorse spontanea: era davvero l’unico responsabile? L’albino ripensò per un attimo alla sequenza dei fatti accaduti: prima dell’arrivo del Dottore, viveva in pace. Era dopo il suo arrivo che le cose avevano iniziato a complicarsi. In fondo, Vader non era mai stato sulle sue tracce… bensì su quelle del Dottore stesso.
A quel punto non poté più esimersi da un semplice ragionamento: se il Signore del Tempo non fosse mai arrivato da lui, Vader non avrebbe mai attaccato il villaggio, e lui avrebbe continuato a vivere in pace, lontano dai problemi dell’Impero. Della sua vita poco gli importava, in quanto non era mai stata del tutto rosea, ma ciò che gli faceva più rabbia era sapere che Last Order aveva rischiato la vita per causa sua… e sempre per causa sua, quella marmocchia non avrebbe mai potuto vivere in pace. Perfino le sue tutrici avevano rischiato l’osso del collo.
In quel momento, un forte sentimento di rabbia e odio si fece strada nell’anima di Accelerator. Non aveva scelto lui di arruolarsi, e non aveva di certo costretto la sua famiglia a trasferirsi su Renmant. Non era stato lui ad imporre loro una vita fatta di guerra. Questa era tutta colpa del Dottore.
E se fosse stata una cosa programmata? A quanto aveva capito, il Dottore aveva scelto accuratamente i suoi seguaci da molto tempo. Sapeva di Royal Noir, e lo aveva reclutato. Così come quella squadra di sciroccati, e perfino Thor. Dunque era logico pensare che anche il suo reclutamento fosse programmato.
Sapendo lui stesso quanto le sue convinzioni in ambito politico fossero neutrali, forse il Dottore aveva pianificato il suo arrivo al villaggio. Dopotutto, era quel tipo di individuo che aveva spie un po’ ovunque, anche nei luoghi più insospettabili. Forse lo stava tenendo d’occhio già da molto tempo!
Accelerator collegò immediatamente tutti i punti: il Dottore aveva bisogno di persone dotate e potenti, e lui era un Level 5, nonché il più forte degli esper. Quasi tutti gli esper erano stati catturati e imprigionati o si erano arruolati, lui era degli unici sopravvissuti… e il Dottore lo sapeva. Non sarebbe mai riuscito a convincerlo ad unirsi alla Ribellione con le parole, e quindi aveva archiettato un piano per attirare Vader e l’Impero, i quali - minacciando gli innocenti e la sua famiglia – sarebbero stati il deterrente perfetto per spingerlo ad unirsi alla sua causa.
Aveva sacrificato la vita di tutti quegli innocenti, e aveva messo a repentaglio la vita delle due donne e della bambina unicamente per arrivare a lui. E il suo piano aveva avuto successo.
<< Maledetto bastardo! >> ringhiò. Inconsciamente, i vettori dell'aria attorno a lui si alterarono e generarono una piccola onda d’urto.
La sua mente era spaccata in due: il tormento delle Sisters e adesso questo. Giurò di farla pagare anche al Dottore, ma la sua meditazione venne interrotta da Thor, che entrò nella stanza preoccupato per quel frastuono.
<< Per i Nove, che cosa è successo qui? Ci hanno attaccato? >>
Si guardò intorno, non vedendo nulla se non Accelerator in mezzo alla stanza. A quel punto, il Tonante ipotizzò fosse stato lui: i nemici non avrebbero mai potuto sapere la posizione del Falcon, e aveva già notato l’instabilità mentale del ragazzo.
<< Che cosa è successo, giovane? >>
 << Succede che tutta la mia esistenza è una fottuta menzogna, ecco cosa! Ma non ti senti preso per il culo neanche un po’? Prima quel Maestro prende il controllo della realtà, cancellando le nostre vite precedenti… ed ora il Dottore ci recluta come soldati per abbattere il suo vecchio amico! >>
<< Non riesco a seguirti... >>
<< Certo che non ci riesci! È facile parlare per te, tu sei un dio! Ma io avevo una vita, prima. Sono un criminale e un assassino, nessuno potrà mai perdonare i miei peccati, ma non tollero che quel vecchio di merda abbia strappato l’infanzia di quella bambina solo per avere me dalla sua parte! >>
<< Come puoi pensare tutto questo?! Come puoi… >>
Il Tonante si interruppe, scuotendo il capo. Non avrebbe ottenuto nulla a parlargli così. Difficile per uno come lui mantenere la calma, ma lo sfogo di Accelerator, quella sua rabbia, quel suo grido di ribellione e di vita… in quel momento lo rendevano tremendamente simile a Loki. Ricordava bene come suo fratello si sentiva da bambino e di come lui non avesse fatto niente per aiutarlo. Ma adesso aveva la possibilità di aiutare lui, quel ragazzo chiaramente tormentato.
<< È questo quello che pensi, ragazzo? >> chiese in tono gentile.
Dopodiché, estrasse il suo martello e glielo fece vedere. Lo invitò ad osservare il maglio, e fu allora che l’albino vide una scritta incidersi sulla dura pietra: “Chiunque impugni questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor”.
<< Quando conobbi il Dottore per la prima volta, anche io ero restio a fidarmi di lui. Questo finché non lo vidi sollevare Mjolnir dinnanzi a me >> spiegò con voce nostalgica << Non potevo credere ai miei occhi. Solo un’altra persona in tutta la mia lunga vita era riuscita a compiere una simile impresa. Fu allora che capii che quell’uomo doveva essere un guerriero temprato dalla battaglia, ma con il cuore necessario per distinguere il bene dal male… qualcuno a cui avrei potuto affidare la mia vita. >>
Gli occhi di Accelerator si spalancarono per la sorpresa.
<< Ti ho visto alla riunione, ragazzo. Ho visto i tuoi occhi stanchi e pieni di dolore. Non serve che mi racconti la tua storia, se non vuoi, e non ce ne sarà bisogno. Perché quegli occhi io li conosco. Sono gli occhi di qualcuno che si è beato troppo del suo potere, di qualcuno che ha compiuto innumerevoli stragi e che ha pianto, sofferto… e chiede tutt’ora la redenzione. Sono gli stessi occhi… che avevo anche io. >>
L’esper non rispose. Inarcò semplicemente un sopracciglio, in segno di curiosità.
L’asgardiano intuì subito la domanda inespressa del compagno d’armi, e riprese a parlare: << Le mie gesta sono state riscritte nei miti di Battleground, ma ciò che contengono di reale è che io ero il Flagello di Jotunheim in gioventù. E durante i secoli ho ucciso molti giganti, e molti di questi non lo meritavano. Accelerator... è così che ti chiami, vero? Siediti, per favore… e lascia che ti racconti una storia. >>
L’adolescente decise di fidarsi e si sedette per ascoltarlo. Incrociò le braccia al petto e attese il suo interlocutore.
<< La mia storia si svolge molti secoli fa, durante la mia gioventù. E inizia con me, di ritorno dalle nivee lande di Jotunheim… >>
 
A quei tempi ero in missione per uccidere alcuni giganti, e mi accingevo a tornare a casa. Era il tramonto quando giunsi al fiume che mi separava da Asgard, patria degli dei e mia dimora. E sulla riva opposta di quell’affluente, tra le ombre, riuscii a malapena a scorgere un traghetto e il suo traghettatore.
<< Ehilà, barcaiolo >> lo chiamai << vieni qui e portami dall’altra parte di questo vasto fiume. Ti pagherò bene. >>
<< Ummph! Stracci da mendicante e vesti a brandelli >> mi rispose quel vecchio traghettatore dalla lunga barba grigia, così come lo erano la sua toga e il suo buffo cappello a cono << non credo che tu abbia un posto che chiami casa! Io non trasporto oltre il grande fiume né ladri né banditi, ma solo i meritevoli. Dimmi chi sei, se vuoi attraversare. >>
<< Io sono Thor, il figlio di Odino, il più forte tra gli dei! Mjolnir è la mia arma e Thor il Tonante è il mio nome! E tu chi sei? Forse un fuorilegge? >>
<< Mi chiamano Harbad, e io non nascondo il mio nome! E posso tenere testa facilmente a uno spaccone come te! >>
<< Cosa?! Non vali la pena di tuffarsi a nuoto e di bagnarsi, ma dopo la traversata ti farò vedere io! >> ruggii, invaso da una collera improvvisa, poiché quell’uomo aveva insultato il mio onore.
<< Bah! Ti aspetterò. Non hai combattuto contro nessuno che sia forte quanto me da quando hai incontrato Hrungnir il gigante! >>
<< L’ho privato della vita con un singolo colpo, barcaiolo. E tu che cosa hai fatto? >> chiesi con tono di sfida.
<< Io ho incantato donne e messo principi contro principi. La guerra è ciò che io ho causato. E tu che cosa hai fatto? >>
<< Io ho ucciso le donne dei giganti che avrebbero massacrato l’umanità! Ora vieni qui, e portami dall’altra parte! >>
<< Mai. Chi si fida di Thor lo spergiuro? >>
<< Che menzogne vai dicendo, viandante? >> chiesi con tono offeso << La parola di Thor è legge! >>
<< Allora va’ a dettare legge a qualcun altro. Io non ti traghetterò oggi >> 
E con quell’ultima parola, lui se ne andò, sparendo tra le acque e lasciandomi da solo a riflettere su un modo alternativo di oltrepassare il fiume.

Dovetti percorrere una lunga strada e ritornai ad Asgard molto tempo dopo. Ma quando arrivati a palazzo, ritrovai davanti a me il barcaiolo che altri non era che Odino, mio padre, che si era mascherato da Harbard.
 
Accelerator strinse gli occhi e lo scrutò perplesso. << Perché tuo padre avrebbe dovuto farti una cosa simile? E perché racconti questa storia a me? Cos’ha a che vedere il tuo passato con me? >>
<< Perché, mio giovane e tormentato amico, Odino voleva darmi una lezione di umiltà. Voleva che suo figlio fosse in grado di badare a sé stesso da solo. Non importa chi tu sia, Accelerator, non importa quello che hai fatto, nessuno può portarti dall’altra parte del fiume. Né il Dottore, né le due dame e nemmeno la fanciulla. Tu vuoi ottenere il perdono a tutti i costi, pur sapendo di non meritarlo, ma non puoi impedire a quelle ragazze di perdonarti… perché loro lo hanno già fatto. Quella bambina ti guarda come non guarda nessun altro, e lei ti ha perdonato da molto tempo. Anche le tue genitrici lo hanno fatto. Ora spetta a te, giovane guerriero nato. Ora spetta solo a te oltrepassare il fiume, e dovrai capire come fare da solo, con gli strumenti che ti sono stati donati da quelle tre… e dal figlio di Lada. >>
<< Con “figlio di Lada” intendi… >>
<< Ho notato subito che tra te e Baelfire Royston scorre buon sangue. Siete ottimi amici, anche se non lo vedete. E penso che tu e lui abbiate già parlato. Ora l’ho fatto io con te. Non ti chiedo di pendere dalle mie labbra, pallido amico, dopotutto lo hai detto anche tu: io sono un dio e tu un mortale. Ma vorrei che riflettessi e capissi quanto il perdono di sé stessi sia importante per la propria crescita. E se hai ancora dubbi sull’onestà del Dottore… puoi sempre chiedere a lui. Fidati dei tuoi compagni di scudo, e loro faranno altrettanto. Ora vado, il racconto mi ha seccato la gola e necessito di idromele. Vuoi venire con me? >>
<< No… credo che passerò… >>
<< Come preferisci. Ci vediamo, ragazzo. >>
E fu così che Thor lasciò l’albino da solo, in un profondo stato di meditazione. La strada per oltrepassare quell’impervio fiume era ancora molto lunga, ma il Tonante era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Sebbene assomigliasse a suo fratello, lui non avrebbe mai permesso che sprofondasse nelle tenebre. Parola del dio del tuono, non avrebbe mai lasciato che quel ragazzo cadesse nell’abisso.
Fu in quel preciso istante che l’auricolare dell’esper cominciò a stridere.

                                                                                                                                 * * *

Angel ebbe un sussulto, perdendo di colpo la presa sul vassoio. Aveva percepito un’ostile traccia fin troppo familiare, in pericoloso avvicinamento.
Il Dottore si era slanciato ad acchiappare al volo l’oggetto - onde evitare di attirare troppo l’attenzione con il rumore che ne sarebbe derivato - poi si girò verso il rosso.
<< C’è qualche problema? >>
<< Temo che dovrà agire da solo, Dottore. Qualcuno mi ha fiutato. >> 
Il Signore del Tempo lo fissò negli occhi, con un'espressione seria e incredibilmente preoccupata.
<< Maledizione >> borbottò a denti stretti, capendo all’istante a chi si stesse riferendo l’adolescente << Ho capito… mi raccomando, fa' attenzione. >>
Il rosso annuì e con passo rapido si avviò verso l’uscita più vicina. Ormai mancava poco all’attuazione del piano, doveva allontanarsi il più possibile per non rischiare di compromettere il tutto.
Attraversò ad ampie falcate il giardino, individuò un cespuglio nei pressi e vi si nascose dietro.
<< Sta’ attento. È qui >> gli sibilò mentalmente Blue, visibilmente preoccupato.
Vorkye si materializzò a pochi metri dal suo nascondiglio: profondi occhi scarlatti osservavano tutto quello che aveva nei dintorni, fermandosi per qualche istante lì dove il rosso era nascosto. Poi, inspiegabilmente, girò i tacchi e si allontanò.
Eppure, Angel non si sentì affatto rassicurato da quella mossa.
“Devo allontanarmi di più” pensò “Sono troppo vici-...”
<< Ti ho trovato >> disse una voce sibilante alle sue spalle.
Il soleano trasalì e uscì con un salto dal suo nascondiglio, retrocedendo notevolmente. Non lo aveva neppure percepito!? Che diavolo…!?
<< Non protendiamo oltre questi giochetti infantili, mi sfiniscono dalla noia >> dichiarò Vorkye, strappandosi la cravatta dal collo con uno strattone << Ora che farai, piccolo fuggitivo? >>
Angel indietreggiò ancora, non potendo fare a meno di sentire l’agitazione farsi strada nel suo corpo. Strinse i pugni con forza, cercando di imporsi un minimo di calma.
<< Tu che dici? Siamo ad una festa, no? >> rispose, assottigliando lo sguardo e simulando un sorriso impertinente << Intendo ballare, Bloodbless. >>
<< Allora balliamo >> ridacchiò il biondo, preparandosi per il combattimento imminente.
 
                                                                                                                            * * *  

Inconsapevole della gravosa situazione in cui si trovava Angel, il Dottore aveva continuato la sua esplorazione della magione. Dopo qualche altro minuto, era riuscito a trovare uno sbocco per poter accedere senza problemi a quella sezione dei giardini in cui si trovava l’ingresso agli archivi imperiali, costruiti proprio sotto la villa.
Il bunker era presidiato da una coppia di stormtroopers, ma il Signore del Tempo non era certo uno sciocco. Sapeva bene che la maggior parte delle forze erano state posizionate proprio all’interno del complesso.
Facendo ben attenzione a rimanere nascosto dietro alcuni cespugli, si portò una mano al comunicatore e premette il pulsante di accensione.
<< Royal… è il momento >> sussurrò a bassa voce.
Per quasi dieci minuti buoni, non accadde niente. Poi, un’esplosione titanica squarciò la quiete di quella notte, facendo tremare l’intera magione. Una rossa palla di fuoco sparò verso l’alto come un fulmine a ciel sereno, rapidamente seguita dalle urla impaurite degli invitati, alcuni dei quali cominciarono a correre al di fuori della villa con tutta l’intenzione di raggiungere i propri mezzi di trasporto.
Poco tempo dopo, almeno un centinaio di stormtroopers si fecero strada oltre la porta del bunker, gli occhi puntati in direzione della densa coltre di fumo nero che ora s’innalzava dal porto spaziale del pianeta. Senza perdere tempo, cominciarono a correre in direzione dell’esplosione, ma non prima di aver attivato i sistemi d’armamento automatici che precedevano gli archivi.
Il Dottore sorrise divertito. Certo, in una qualsiasi altra situazione, tale sistema di difesa avrebbe impedito a chiunque di accedere al nucleo dati del pianeta… a meno che non fosse dotato di un Cacciavite Sonico.
E per quanto il Maestro fosse preparato per combattere il suo vecchio amico, nemmeno lui avrebbe potuto prevedere tutte le modifiche che il Dottore aveva apportato al proprio nel corso degli ultimi vent’anni. Una volta che l’area fu finalmente libera, uscì dal nascondiglio improvvisato e si chinò sul pannello che fungeva da blocco per il bunker. Vi puntò contro la punta del cacciavite… e attese.
Ci sarebbe voluto almeno un minuto buono per ackerare tutti i blocchi informatici di cui era dotata quell’entrata, ma il Signore del Tempo era fiducioso del fatto che Royal Noir sarebbe stato in grado di tenere a bada le guardie fino ad allora.
<< Bene, bene… che cos’abbiamo qui? >>
La voce proveniva da qualche parte nel buio, dove si intravedevano due occhi gialli. Il Dottore, visibilmente sorpreso da quel suono improvviso, balzò in piedi, lasciando un piccolo strillo. Naturalmente, se mai avesse raccontato a qualcuno di quell’incontro, avrebbe negato completamente una simile uscita.
Girò la testa in direzione del nuovo arrivato.
<< Cavolo, amico, di questo passo finirai per far morire d'infarto qualcuno! >>
Una risata sottile, di gola, echeggiò intorno a lui.
<< Interessante... dovrei provarci, uno di questi giorni. Dopotutto, mi riesce così bene… >>
Il Signore del Tempo lo fissò con sospetto. << Giàààààà… comunque sia, per quanto sia stato un piacere conoscerti, io ho molto lavoro da fare. Sono un servo legittimato di questa casa, sai? Devo fare cose, servire persone… le cose tipiche che fanno tutti i servi. >>
<< E che dovresti fare a quest’ora, in quest’ala del giardino tutto da solo? Di certo non rimboccare le coperte al senatore Skywalker >> lo prese in giro l'Uomo Nero, uscendo dall'ombra e passeggiandogli intorno, le mani sistemate dietro la schiena.
Il Dottore scrutò l'uomo da capo a piedi. Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità dei giardini. Perfino i grilli e le cicale sembravano spariti nel nulla: non si udiva neppure il suono del vento.
Dopo un’attenta analisi, il Signore del Tempo prese un respiro profondo. << Okay, prima di rispondere a qualsiasi domanda, devo sapere una cosa. Come diavolo hai fatto ad ottenere dei capelli così?! >>
Pitch Black inarcò le sopracciglia, visibilmente infastidito da quella domanda insolente e da quel suo atteggiarsi ironico. Detestava più di ogni altra cosa che qualcuno non mostrasse il timore che meritava, ancora di più se tentava di aggirarlo con... il divertimento. Erano aspetti che gli ricordavano la sua vecchia nemesi, lo Spirito dell’Inverno noto come Jack Frost.
<< Bada a te, mortale >> lo ammonì << la mia pazienza ha un limite. >>
Il Dottore alzò ambe le braccia nel segno universale della pace. << No, sul serio, è una domanda legittima! Voglio dire... guarda che capelli! Sono più dritti di un palo del telegrafo, sembra quasi che stiano sfidando apertamente la gravità! Te lo chiedo perché vorrei qualche consiglio per… >> si fermò di colpo << A proposito, perché mi hai chiamato mortale? Parli come se tu non lo fossi. >>
Un ghigno si formò sul volto dell’Uomo Nero, scoprendone i denti appuntiti e bianchi come lo zinco.
<< È così, mio povero e sprovveduto cameriere, io non sono un semplice mortale. Io sono la tua angoscia, i tuoi timori, le tue paure più profonde… >>
Simulò un inchino.
<< Meglio conosciuto come Pitch Black, l'Uomo Nero. >>
Il Dottore rimase fermo a fissarlo. << ...ah. >>
<< Non hai mai sentito parlare di me? Potrei ritenermi offeso… >>
<< No, no, non è che io non abbia mai sentito parlare di te. Voglio dire, chi non l'ha fatto! >>
Il Dottore scoppiò in una risata volta a tentare di smorzare la tensione, ma notò l'altro mantenere uno sguardo impassibile.
Simulò un paio di colpi di tosse, per recuperare il contegno. << È solo che ti immaginavo… diverso. >>
<< Oh, mi dispiace tanto >> continuò Pitch, in tono di oscena desolazione << Colpa di tutte le leggende... mi fanno apparire più spaventoso di quanto non sembri >> sorrise << e mi piace lasciarlo credere. >>
Il Signore del Tempo riuscì a mala pena a trattenere un piccolo sbuffo. << Oh, ne sono sicuro. Un bel meccanismo di caccia, te lo concedo. Il lupo travestito da pecora! Ti muovi inosservato in mezzo alle persone, così tieni d'occhio la tua fonte di cibo. Perché è di questo che ti nutri, non è vero? La paura. >>
Il Signore degli Incubi allargò le braccia e fece spallucce. << Ognuno è nato a modo suo e sopravvive a modo suo… >>
<< Suppongo che tu abbia un punto >> commentò l’uomo, di rimando << Sai, conosco un paio di miei vecchi amici che ti sarebbero andati davvero a genio. Li ho incontrati spesso, durante i miei viaggi… prima che diventassi un servo, ovviamente. >>
<< Sarebbero? >>
<< Io li chiamo angeli piangenti. Nome insolito, lo so. Vedi, hanno l'aspetto di statue, ma solo in apparenza, e possono muoversi solo quando nessuno li sta guardando, riesci a crederci? Tu rimani fermo a fissarli, ma basta un solo battito di palpebre e puf! >> schioccò le dita << Sei morto. >>
<< Ooh, incantevole >> commentò Black << ma poco pratico. È... piacevole guardare in faccia le proprie vittime quando si assapora la loro paura… >>
Il Dottore rimase fermo a fissarlo. Ormai ne aveva la conferma: quella creatura, Uomo Nero o no… era un essere davvero pericoloso. Doveva allontanarsi da lui al più presto.
<< Ehm… sì, concordo appieno con te. Ora, se non ti dispiace, dovrei tornare dentro. Ho molto lavoro da fare. >>
Pitch lo osservò allontanarsi senza dire niente. Tuttavia, non appena questi gli voltò le spalle, sorrise.
<< Credevi davvero che il tuo ridicolo travestimento avrebbe funzionato con me... Dottore? >>
Spalancò la mano destra, all’interno della quale si materializzò una falce dalla lama imponente, completamente nera. Ne strinse l’asta con entrambi i palmi…e calò un colpo dritto contro il Signore del Tempo.
 
                                                                                                                                      * * * 

Ecco cos’era accaduto solo pochi minuti prima.
Facendo ben attenzione a non farsi notare, Baelfire uscì dalla sala da ballo e si avventurò per i corridoi della magione. Considerato che la festa era concentrata nella sala principale e che le guardie erano appostate fuori, in una posizione frontale rispetto alla villa, era più che certo che non avrebbe incontrato nessuno nella sua piccola esplorazione del palazzo, specialmente dopo aver constatato di persona che Skywalker era impegnato: meglio approfittarne e affrettarsi a svolgere il compito affidatogli.
Era alla ricerca di un’uscita che lo conducesse sul retro, in modo da raggiungere la zona che portava all’astroporto, esattamente come il Dottore gli aveva ordinato. Gli ci volle un po’ - com’era giusto, dal momento che l’ambiente gli era sconosciuto - ma per fortuna i modelli dei palazzi imperiali non differivano troppo tra di loro.
Ben presto, individuò una finestra laterale che faceva proprio al caso suo. Non aveva nessuno di guardia e dava direttamente sulla parte laterale del giardino, quella effettivamente poco sorvegliata e più interna.
Si diede un’ultima occhiata alle spalle – la prudenza non era mai troppa – quindi attivò il bracciale alchemico e in un lampo verde si ritrovò avvolto nel proprio costume: aprì la finestra con un gesto e senza esitazione si buttò nel vuoto, planando per atterrare in piedi.
Dall’alto del cielo, Rowlet lo individuò subito e lo raggiunse.
<< Rowlet ha distratto alcune guardie facendo rumore >> bubolò il rapace << In questo modo, la via dovrebbe essere più sicura. >>
<< Ben fatto >> replicò Royal Noir << muoviamoci. >>
Si levarono in volo, seppure a quota bassa per non rischiare di essere individuati da possibili droni volanti, e sfruttarono ogni singola ombra e ogni singola fessura per celare la propria presenza.
Niente di sorprendente, considerato che la sicurezza era concentrata soprattutto nel luogo in cui si svolgeva il pomposo evento. Ciononostante, evitarono di abbassare la guardia e continuarono a muoversi furtivi, finché non raggiunsero la propria meta.
Atterrarono senza fare il minimo rumore e si nascosero dietro uno dei muri dell’hangar. Il loro obiettivo erano i depositi, dei carretti di barili tutti accatastati insieme, contenenti il carburante per le navette. Eccoli là, in bella vista, situati sul ponte di carico di una delle tante astronavi. Non restava che colpirli.
Il Vigilante Mascherato tirò un respiro profondo, quindi si tolse l’arco dalla schiena e si rivolse al barbagianni.
<< Dopo l’esplosione, qui si riverseranno decine e decine di stormtroopers. L’unica parte da cui possono accedere e quel corridoio >> replicò, indicando un’apertura poco distante da loro << Appostati lì e, non appena arrivano, distraili al meglio delle tue capacità. Al resto ci penso io. >>
<< Padron Fire dovrebbe ricordarsi che non deve affrontarli tutti insieme. Totò e Accelly ci sono apposta per aiutare. >>
<< Li contatterò solo in caso di necessità. Dovremo far durare il diversivo più a lungo possibile. >>
Il rapace annuì in segno di profonda comprensione; spiccò il volo e si sistemò lì dove il padroncino gli aveva indicato, roteando il capo dietro la schiena, in attesa.
Royal scivolò fuori dalla parete e si avvicinò ai depositi. Tese l’arco, proprio mentre nella sua mano si formava la consueta freccia d’energia verde. Incoccò e la scagliò con un guizzo preciso. A quel punto, il Vigilante azionò le ali e fece un lungo balzo all’indietro, rifugiandosi dietro una parete.
Pochi secondi dopo, il rumore e la luce abbagliante di un’esplosione a catena risuonarono per tutta la lunghezza della magione.

                                                                                                                         * * *   

L’esplosione squarciò il silenzio della notte, illuminando la volta celeste. Fu anche il segnale che spinse Vorkye a fare la prima mossa.
Angel venne scagliato lungo i giardini e precipitò con un sonoro tonfo nella sezione esterna della magione. Rotolò per qualche metro, prima di riuscire a bloccarsi.
<< Questo… è deludente. >>
Vorkye atterrò a pochi passi da lui, ostentando un palese sguardo di superiorità, mentre lentamente assumeva le sembianze di un drago umanoide.
<< Oserei dire… penoso. Ti ho colpito... con facilità disarmante >> commentò, sprezzante << Chi sei davvero, ragazzino? >>
Il rosso si morse le labbra, stringendo i pugni, quindi si sollevò lentamente in piedi e osò sfidare lo sguardo del suo avversario, mentre lentamente si trasformava a propria volta in soleano.
<< Sono Angel Artorius Hikaru, ultimo membro dei Calak’ants. >>
<< Ah... un lurido meticcio. Questo spiega molte cose. Un soleano solo in parte… che ha il coraggio di alzare la testa dinnanzi a me. Suppongo non ci fossero scarti migliori. >>
<< Sempre meglio che essere un assassino di massa >> ringhiò Angel in risposta, suo malgrado stizzito e punto sul vivo da quelle parole arroganti e ingiuriose << Nessuna meraviglia che tu e il Maestro andiate così d’amore e d’accordo. Siete della stessa risma. >>
<< Parole forti… >> Vorkye strinse le pupille << per un meticcio. >>
Prese gli orecchini che indossava tra le mani… e sotto lo sguardo attonito dell’adolescente, questi si trasformarono in una coppia di sciabole d’oro massiccio.
<< Vediamo… se sai far parlare altrettanto bene le tue armi. >>
Si mise in posizione, ponendo la gamba destra in avanti e le braccia distese ai lati, e a quel punto il rosso comprese che il tempo delle parole era finito.
All’improvviso, nella mano destra del giovane si materializzò una lunga lancia. Era rossa come il sangue, adornata da quelle che sembravano essere rune. Il suo nome era Gae Bolg… l’ultimo regalo che
Scáthach, la strega d’Irlanda, aveva donato a suo figlio. In molti altri mondi, era stata l’arma di uno dei più rinomati guerrieri della civiltà umana: Chulainn, figlio del dio Lúg e della regina scozzese Deichtine.
Angel prese un respiro profondo e divaricò le gambe, tendendo l’arma in avanti. I due si fissarono per un tempo indefinito, poi… tutto avvenne in uno scatto.
A stento, Angel riuscì a percepire i movimenti dell’avversario: si trovava qualche metro sopra di lui e stava puntando verso il suolo a velocità vertiginosa. Compì immediatamente un balzo all’indietro, nel tentativo di schivarlo.
Vorkye colpì il suolo che cedette e franò, generando un buco di notevoli dimensioni. Poi, sollevò il piede destro e si dette una spinta verso l’avversario.
Questa volta, Angel rimase fermo e immobile, bloccando l’attacco con la lancia in avanti. Comprese subito che la forza fisica del magnate era di gran lunga superiore alla sua. Gli era bastato quel semplice colpo per fargli tremare le gambe.
Vorkye sorrise arcigno. << Sei già stanco, moccioso? >> 
Angel strinse le palpebre. Come dal nulla, le sue braccia furono avvolte da energia elettrica che si diffuse per la lancia e, per conduzione, anche sulle sciabole. L’istinto convinse Vorkye ad allontanarsi dall’avversario… scelta che si rivelò propizia. Poté infatti vedere le mani fumare e percepì un leggero dolore. Pazzesco. Il suo corpo poteva resistere a cose ben peggiori, eppure una semplice scossa l’aveva ferito.
Angel non si lasciò certo sfuggire quel breve momento di disattenzione. Con una spinta, si lanciò in avanti e calò la lancia avvolta dal fulmine.
Vorkye preferì scansarsi, saltando di lato. Quello strano fulmine... non era normale. Che razza di magia lo animava? Il soleano era più che intenzionato a scoprirlo.
Dall’altra parte, Angel si ritrovò a sorridere. La magia del Dragon Slayer - che aveva appreso durante uno dei suoi numerosi viaggi dimensionali - stava funzionando a dovere. Tuttavia, sapeva di non poter cantare vittoria troppo presto. A differenza sua, l’avversario non aveva ancora mostrato alcun potere degno di nota: era una variabile quasi completamente sconosciuta. Inoltre, l’adolescente si era presto reso conto di un altro problema: la sua forza... non era più quella di una volta. Il suo corpo sembrava atrofizzato, i suoi circuiti magici ridotti, le sue riserve di energia dimezzate. Era come se non si fosse risvegliato del tutto... oppure... che qualcosa, in quel mondo, lo stesse limitando.
Vorkye stava elaborando le informazioni ottenute su questo suo ultimo avversario. Era un soleano blu, quindi doveva essere in grado di controllare l’acqua, eppure era in grado di usare anche quel fulmine. Inoltre.... sospettava sapesse fare altro. Non che la cosa lo stupisse. Se era per davvero un Calak’ant, probabilmente aveva avuto modo di apprendere altre tecniche in giro per il multiverso.
Il Maestro gli aveva brevemente parlato di quella banda di guerrieri che si auto-definivano i “guardiani” della realtà, individui che avevano pure tentato di impedire l’avanzata dello Scisma combattendolo alla radice. Ma ora non era certo il momento di soffermarsi su simili questioni. Quel ragazzo era una minaccia per il suo trono… e Vorkye se ne sarebbe liberato con rapida e spietata efficienza.
Nel mentre, Angel stava tentando di utilizzare l’haki dell’osservazione per cercare di capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell’avversario, ma i pensieri di Vorkye... .erano difficili da comprendere.
La mente del rosso cominciò a correre come un treno. I soggetti dotati di una forza di volontà abbastanza forte da sopportare l’Haki erano in pochi… e spesso considerati tra gli individui più pericolosi e potenti del multiverso. L’esito di questa battaglia si era fatto ancora più incerto.
Fece un’altro profondo respiro.... poi, si drizzò di scatto, cosa che fece sollevare un sopracciglio all’avversario.
Il suo corpo cominciò a rilasciare scariche elettriche. L’energia intorno a lui era in continuo aumento, il pavimento sotto i suoi piedi iniziò a collassare, mentre l’aria si fece man mano più statica. Sembrava quasi che stesse cercando di provocare l’avversario… un invito a farsi avanti.
In tutta risposta, Vorkye abbozzò un ghigno beffardo. Quel ragazzino lo stava sfidando? Bene, lo avrebbe accontentato. Anche il suo corpo rilasciò una densa - quanto sontuosa - quantità di energia, anche maggiore di quella del giovane soleano. Era nera come la pece, adornata da tinte scarlatte. Un colore nefasto e pregno di ambizione.
Angel lo poteva percepire.... quell’aura, quella forza… era pregna di oscurità e.... di ossessione. Due cose che avrebbero reso qualunque avversario estremamente pericoloso.
Le loro energie entrarono in contatto, provocando un forte tremore. Poi... ripresero a combattere.
Angel si lanciò in avanti, puntando la sua lancia avvolta dal fulmine. Vorkye rispose calando le sue spade pregne di quell’aura nera. Lo scontro tra le loro armi provocò un’onda d’urto abbastanza forte da ridurre in cenere un sontuoso tratto dei giardini, lasciando un solo un cratere.
Angel cadde a terra, ma riuscì a stabilizzarsi e ad atterrare in piedi. Non ebbe il tempo di prendere fiato, poiché Vorkye procedette a menare un altro affondo.
L’adolescente schivò il colpo e cominciò a muoversi ad una velocità che sarebbe stata difficile da seguire per la maggior parte degli esseri viventi. Ma non per Vorkye. Lui lo vedeva come se stesse correndo a rallentatore. Senza curarsi di chi venisse coinvolto, bersagliò il rivale con delle sfere di pura aura, ognuna abbastanza potente da far saltare in aria un’abitazione.
Mentre correva, Angel cercò di deviare quegli attacchi con scarso successo. Avrebbe tanto voluto risalire in volo, ma si ritrovò incapace di farlo: une delle sue ali si era slogata durante l’ultimo scontro, impedendogli di decollare. Era davvero diventato così fragile? Più lo scontro andava avanti, più si rendeva conto dei limiti del suo corpo attuale. Non si era sottoposto a alcun tipo di allenamento per anni! Nelle sue attuali condizioni… poteva fare ben poco.
Non ebbe il tempo di pensare ad altro, poiché la sua corsa fu interrotta da Vorkye in persona. Il soleano scarlatto atterrò proprio davanti a lui, costringendolo a fermarsi. Questo gli permise di potersi riprendere almeno un po’. Era visibilmente esausto e, ala a parte, aveva non pochi segni di colpi.
Di contro, Vorkye non aveva nessun graffio e nemmeno un accenno di stanchezza. Sembrava come se si fosse appena svegliato.
Leggermente deluso, il soleano del sangue incrociò le braccia. << Tutto qui? Mi aspettavo di più da un Calak’ant >> disse con tono di scherno.
Angel sapeva bene di non dover cedere a quella provocazione. Doveva approfittare di quel momento per recuperare. Afferrò la sua ala slogata e, stringendo i denti per frenare il dolore, se la rimise apposto. Dopo di che, iniziò a respirare più profondamente che poteva.
La corretta respirazione era il segreto che stava dietro a molte delle tecniche che aveva imparato nel corso degli anni. Concentrarsi su di essa permetteva di incamerare ossigeno nei vasi sanguigni e rafforzare i muscoli. Era questo ciò che gli aveva insegnato il suo maestro, molto tempo fa.
Vorkye lo lasciò fare. Lo voleva schiacciare lentamente, con calma, in modo da mostrargli la sua netta superiorità. E poi, non voleva correre rischi. Era un fatto assai noto che gli avversari messi all’angolo fossero capaci di compiere le azioni più disparate. Inoltre, sebbene avesse adottato una buona contromisura, temeva ancora di essere colpito da quello strano fulmine.
Intanto, Angel era riuscito a recuperare la maggior parte delle proprie forze. La respirazione era tornata normale e il suo cuore non batteva più all’impazzata.
Osservò severamente l’avversario. Anche se in quel momento era rilassato, poteva vedere che la sua guardia era alta.
<< Ebbene? Hai finito di riprenderti? Ti ho concesso anche fin troppo tempo >> commentò Vorkye, visibilmente annoiato.
Angel storse il becco con forza. Da come lo aveva detto, sembrava glielo stesse concedendo come a volerlo graziare.
<< Ah, e io che credevo stessi giocando a fare la bella statuina. Che c’è? Aspetti che mi volti per potermi attaccare alle spalle come un codardo? >>
Vorkye gli lanciò un’occhiata fulminante, stizzito dal suo palese tentativo di deriderlo.
<< Molto bene. In tal caso... riprendiamo le danze >> disse con un sibilo sinistro.
Angel si mise rapidamente in posa, pronto ad accoglierlo. Un istante dopo, notò qualcosa di rosso da entrambi i lati. Delle piccole sfere scarlatte avevano cominciato a levitare intorno a lui. Vorkye schioccò le dita… e queste esplosero, generando una deflagrazione che investì in pieno l’avversario.
Poco lontano da lui, il soleano scarlatto si ergeva alto e fiero, nonostante la presenza di una profonda ferita che gli ora adornava il polso. Da essa stava fuoriuscendo un copiosa quantità di sangue… ed era proprio di questo che erano composte quelle sfere. Sangue soleano altamente infiammabile, che Vorkye poteva manipolare come ogni altro tipo di plasma, ad eccezione di quello dei suoi parenti blu.
Di solito preferiva evitare di dover usare il proprio in battaglia, ma per questa battaglia avrebbe fatto un'eccezione. In fondo, non gli sarebbe stato difficile reintrodurlo all’interno del proprio corpo.
L’alieno rise di gusto. << Piaciuto questo trucchetto? Con un po’ di fantasia, il sangue può essere usato in tanti modi! >>
<< Anche l’acqua >> rispose Angel, fuoriusciva dalla coltre di nubi creata dall’esplosione.
Ora, ad avvolgere il corpo del rosso, vi era una spessa bolla interamente composta d’acqua, splendente sotto i raggi della luna.
Vorkye storse le labbra. << Idrocinesi... un’abilità davvero fastidiosa. Mi ero quasi dimenticato che la tua razza potesse usarla semplicemente sfruttando l’umidità dell’aria. >>
Il rosso non rispose. Scompose la bolla in una miriade di gocce dalla forma aguzza… e le scagliò contro l’avversario. Vorkye si limitò ad alzare la mano destra. Il sangue disperso per il giardino andò a condensarsi in una sorta di barriera, interrompendo l’avanzata dei proiettili.
A quel punto, Angel balzò in avanti, calando la sua lancia contro il magnate. Questi la scansò per un pelo - librandosi in volo - per poi lanciarsi  sull’avversario a tutta velocità.
<< Lo ammetto, non sei male per un meticcio >> commentò fissando il giovane avversario.
Per tutta risposta, il giovane batté la lancia a terra. Vorkye percepì qualcosa strisciare sotto di lui. Pochi secondi dopo, una colonna di fuoco lo investì in pieno. Tuttavia, il biondo uscì da quell’attacco completamente incolume. Ancora una volta, la sua pelle corazzata – progettata per sopportare le alte temperature del sole – aveva avuto la meglio.
 << Magia runica >> commentò con tono vagamente impressionato << Mi devo complimentare… >>
Si fermò di colpo. Nell’aria…c’era qualcosa di sbagliato. Ma cosa…
Improvvisamente, si ritrovò chiuso in un quadrato di rune celtiche. Appena un secondo dopo, sentì il proprio corpo che veniva schiacciato verso terra, come se la forza di gravità dell’area circostante fosse aumentata di colpo.
Alzò appena lo sguardo su Angel, ringhiando per la rabbia. << Quando... >>
<< Mentre stavo recuperando. Grazie per avermi lasciato il tempo di organizzarmi. >>
Vorkye serrò i pugni. La cupa e densa aura nera uscì nuovamente dal suo corpo, e i suoi occhi brillarono di un rosso ancora più minaccioso.
Angel lo percepiva. La sua forza stava aumentando vertiginosamente ed era sul punto di sovrastare quella delle rune. L’istinto lo avvisò che qualcosa stava piombando su di lui.
Si spostò appena in tempo per evitare un paio di lance cremisi, le quali si conficcarono nel terreno come una coppia di paletti.
<< Credevi di essere l’unico ad avere degli assi nella manica? >> chiese Vorkye, con un ghigno predatorio.
Fatto questo, si liberò con un rapido gesto dalle restrizioni runiche. Le lance si scomposero, diventando tanti piccoli proiettili di plasma che puntarono dritti sul giovane. Angel creò subito una barriera d’acqua attorno a lui, ma dubitava seriamente che sarebbe durata a lungo.
A testimonianza di ciò, un’altra coppia di sfere scarlatte si materializzo affianco a lui. Le esplosioni risultanti furono molto più grandi delle precedenti, e misero a ferrò e fuoco quella sezione della magione. Le conseguenze si poterono vedere poco dopo. Gran parte dei giardini erano spariti. Al loro posto vi erano solo ruderi.
Ormai libero dalle rune, Vorkye fissò quel panorama con occhi deliziati. Adorava fare terra bruciata intorno a sé, soprattutto se aveva qualcuno da uccidere.
La terra vibrò e si aprì. Angel ne emerse, ricoperto di tagli e ferite sanguinanti da capo a piedi, ma ancora tutto intero.
Vorkye lo osservò con un sorriso diabolico e gli fece cenno di farsi avanti. << Coraggio, meticcio… fatti ammazzare! >>
Il rosso lo fissò con rabbia. Non tanto per le sue condizioni ma per quello che sentiva intorno a sé. Dolore, disperazione e shock. A causa dell’haki dell’osservazione, in quel momento si sentiva come un qualcuno a cui avevano appena conficcato centinaia di schegge di vetro nel cervello.
<< Calmati >> gli disse mentalmente Blue << Se ti agiti, non farai altro che regalargli un vantaggio. Devi recuperare il controllo. >>
<< Non ci riesco >> ringhiò il giovane << Dannazione! >>
Strinse maggiormente la presa sulla sua lancia, mentre Vorkye scoppiava a ridere.
L’adolescente si costrinse a prendere dei respiri profondi. << Blue... al mio stato attuale, quanto posso reggerlo? >>
Dentro di lui, il drago sembrò esitare. << Non più di dieci secondi. >>
Angel annuì << Me li farò bastare... Balance Breaker! >>

                                                                                                                        * * *

Prima che la nera lama del Signore degli Incubi riuscisse ad abbattersi sul corpo del Dottore, una forza gravitazionale tirò via quest'ultimo, facendolo strisciare su tutto il prato… fino al punto in cui il team RWBY e il team JEKP si erano nascosti a inizio serata.
La falce si abbatté sul terreno, tranciando alcuni fili d’erba e conficcandosi nel terreno. Prima che l’essere potesse solo pensare di risollevarla, un turbine di petali gli vorticò accanto, materializzando la figura di Ruby, con la fedele Crescent Rose sguainata e premuta a pochi centimetri dal suo collo.
L’Uomo Nero socchiuse le palpebre, quindi si lasciò sfuggire un sogghigno, mentre restava fermo nella propria posizione con fare apparentemente disinteressato.
<< Ma bene! >> esclamò, gioviale << Qualcun altro ha deciso di imbucarsi alla festa non invitato. >>
Di colpo, la mietitrice lo vide letteralmente svanirle da sotto l’arma e tramutarsi in un’ombra strisciante. Le serpeggiò alle spalle, tornando alla forma di carne, ma prima che lei potesse solo pensare di voltarsi e sparargli, dei tentacoli di sabbia nera si allungarono dal terreno e le si avvolsero intorno, bloccandola saldamente.
Pitch le passeggiò accanto, rivolgendo gli occhi gialli allo spazio circostante, giocherellando con la propria arma.
<< Tana libera tutti, bambini! Adesso vi conviene uscire allo scoperto quanto prima… sempre se non vogliate che trasformi la vostra amichetta nel mio prossimo animaletto. >>
Per tutta risposta, una costola infusa di Aura e Polvere fiammeggiante attraversò l'aria con un lungo sibilo, trapassandolo dritto allo stomaco. James Heller e Blake Belladonna sbucarono dalla vegetazione e corsero verso di lui, le armi sguainate: apparentemente, il loro avversario pareva essersi piegato sotto il colpo iniziale.
Blake ne approfittò istantaneamente per colpirlo, vibrando un fendente a doppia lama, ma queste si ritrovarono immediatamente a cozzare contro la lama della falce di Black.
<< Ingenua >> le sibilò quest'ultimo, ricacciandola indietro con un forte contraccolpo, mentre il buco sul suo petto svaniva così come era comparso, in un riassestarsi di sabbia nera.
Nel frattempo, James era corso a liberare Ruby, sparando proiettili ben mirati ai tentacoli che la imprigionavano, ma a Pitch bastò muovere un mano perché questi si rigenerassero e si animassero, contorcendosi e dimenandosi come serpi per assalire il trio di Cacciatori.
Il capitano del team JEKP attivò la Polvere infusa nel proprio esoscheletro, liberando un’onda criogenica che li congelò istantaneamente, dando la possibilità a Blake e Ruby di romperli in mille pezzi con un colpo delle rispettive armi.
Fatto ciò, il ragazzo mutò le proprie mani in poderosi artigli e si lanciò sull'avversario con tutta l’intenzione di smembrarlo. Non sapeva chi o cosa fosse quell'essere, forse un qualche strano tipo di esper o mago… ma dubitava seriamente che avrebbe potuto rialzarsi senza budella.
L’Uomo Nero scartò di lato per evitare il primo colpo di artigli. Al secondo diretto al suo ventre, afferrò il polso del soldato e lasciò che alcuni filamenti di sabbia si avviluppassero attorno al suo braccio, bloccandolo.
<< Quanta baldanza, James Heller! >> declamò con un ghigno << Ma in fondo, questo è un classico per i capitani… la paura di mandare avanti per primi i compagni… per il timore che finiscano al macello! >>
Colpito nel segno contro ogni aspettativa, James trasalì di fronte a quelle parole, e l’avversario approfittò subito del suo attimo di esitazione per travolgerlo con un vortice di sabbia nera, mandandolo a cozzare addosso alle Cacciatrici.
Le due ragazze si ritrovarono stese sul terreno più per la sorpresa che per il peso effettivo di Heller, ma furono tutti e tre lesti a rialzarsi.
<< James, che cosa ti ha fatto? Stai bene? >> domandò preoccupata Ruby al collega, che sembrava già sudato, e tutto solo per un semplice scambio col Signore degli Incubi.
<< C... credo di sì… >> mormorò il ragazzo, prima di riscuotersi e ringhiare sonoramente, stizzito dall’attimo di debolezza appena mostrato.
Accostò le dita all’auricolare. << Ragazzi, scaricategli addosso tutto quello che avete! >>
Subito, una raffica di missili, proiettili infuocati e raggi al plasma si abbatterono sul nero corpo di Black. Emil, Penny e Yang uscirono allo scoperto a propria volta e si portarono al fianco dei propri compagni. 
Entrambi i team si girarono verso il punto d’impatto della sparatoria. Quando il fumo dei proiettili si diradò, l’Uomo Nero era apparentemente scomparso nel nulla. I sei Cacciatori si misero subito in posizione di guardia, ognuno dando le spalle agli altri, allertando i propri sensi nel tentativo di scovare il loro misterioso nemico.
<< Blake, Penny, lo vedete? >> domandò Ruby, mentre nell’altra mano sfoderava Myrtenaster, la spada di Weiss, concessale dalla Cacciatrice per quell’occasione.
<< No, non riesco neanche a leggere il suo calore corporeo >> negò Penny, facendo roteare le sue spade luminose, alla ricerca di qualsiasi cosa suggerisse un potenziale attacco.
Una risata sottile di gola risuonò nell’area circostante, inchiodandoli e raggelandoli sul posto.
<< Sono qui o sono là, chi mai indovinerà? >> cantilenò la voce della creatura, in una nenia inquietante.
La luce nel giardino era già scarsa di suo, non fosse stato per la luna, la cui luce proiettava lungo il pavimento delle strane, inquietanti ombre che di certo non appartenevano a nessuno lì presente: parevano dilatarsi e allungarsi a piacimento, raccogliendosi e vorticando loro intorno ripetutamente.
I Cacciatori cominciarono ad avvertire un certo nervosismo in corpo, in particolare Emil e Blake. Per due guerrieri costantemente abituati a dipendere dal senso dell'olfatto o dell'udito quando gli occhi non aiutavano, combattere un avversario che sembrava essere ovunque o da nessuna parte era… un incubo.
Dopo qualche istante, una parete di pura tenebra si innalzò loro di fronte, formando una sorta di porta dalla quale fuoriuscì l’Uomo Nero in persona. Solo che, stavolta, non era da solo.
Si trovava in groppa ad una sorta di destriero nero come la pece e interamente composto da quella che pareva la stessa sabbia manipolata dal suo cavaliere. Aveva la corporatura talmente magra e scheletrica da farne intuire immediatamente la natura maligna e demoniaca; gli occhi erano due sottile orbite vuote di un inquietante giallo pallido dai bagliori sinistri.
Ai Cacciatori bastò lanciare un’occhiata attorno a loro per accorgersi che non era uno solo: erano appena stati circondati da centinaia e centinaia di quelle creature, le quali si avvicinarono loro pericolosamente, liberando sonori sbuffi.
<< Vediamo un po’... che cosa abbiamo qui? >> esordì Pitch in tono mellifluo, scrutandoli dall’alto della sua cavalcatura << Ruby, Blake, Yang, James, Emil, Penny. Dei piccoli Cacciatori molto lontani da casa, ingarbugliati in qualcosa di molto più grande di loro, pieni di ansie… e paure. >>
Quella parola, inspiegabilmente, fece loro salire un profondo brivido lungo la schiena.
<< Chi diavolo sei!? >> sbottò Yang, mentre un’aura dorata iniziava lentamente ad avvolgerla.
In risposta, un lampo d’oro passò negli occhi dell’oscura creatura, seguito da un sorriso intimorente.
<< Molto lieto di conoscervi. Io sono Pitch Black, l’Uomo Nero… e il vostro peggiore incubo. >>
<< Come fai a sapere i nostri nomi? >>
<< Io conosco il nome di tutti i bambini. >>
<< Oh, ma non uscirtene con queste stronzate! >> La bionda era evidentemente inquietata e spaventata, ma tentava di nasconderlo ostentando disappunto ed esasperazione. << Noi non siamo dei bambini! >>
Pitch sogghignò sornione, divertito dal suo palese nervosismo << Certo che no, almeno non alla superficie… ma lo siete stati. Come tutti, dopotutto… >>
Mentre parlavano, Ruby fece roteare il contenitore di Polvere dentro la sua arma provvisoria, puntando il fucile di Crescent Rose al più vicino di quei cavalli mostruosi. Stava cercando di mantenere la calma e di ideare un attacco a sorpresa, ma c’era qualcosa che glielo rendeva assai difficile. Sentiva le sue membra molli e vedeva chiaramente le Auree dei compagni fluttuare in maniera tutt'altro che rassicurante.
Forse era proprio quello il misterioso potere del loro avversario: influenzare la mente, innervosirli, agitarli… spaventarli.
<< Ah? Una futura marionetta che vorrebbe tagliare i propri fili? >>
La mietitrice trasalì e si bloccò di colpo quando avvertì chiaramente l’attenzione dell’Uomo Nero volgersi verso di lei.
<< Un tentativo piuttosto patetico, Ruby Rose. Tu e i tuoi amichetti non potete sfuggire a me… così come tu non puoi sfuggire al Maestro e al tuo destino di schiava. >>
Le regalò un ghigno, mentre gli incubi purosangue scattavano all’attacco. Ben presto, i vari neo-cacciatori si ritrovarono immischiati in una vera bolgia. Cominciarono a fare appello ad ogni tipo di attacco che avevano a disposizione, nel tentativo di ridurre al minimo i numeri avversari.
Ma per ogni cavallo che riuscivano a distruggere… un altro si univa alla mischia. Lentamente, gli incubi iniziarono a riunirsi fino a trasformarsi letteralmente in un’ondata di sabbia che si abbatté su di loro, avvolgendoli come una letale coperta che penetrava sotto la pelle ad ogni minimo movimento, infliggendo loro dolore e aumentando in maniera spropositata la loro paura: li schiacciò a terra di schiena e li bloccò, propagandosi fino a serrare le loro gole in una morsa.
Pitch tirò un lungo sospiro, come avesse davanti a sé il più inebriante dei profumi, mentre i suoi incubi ragliavano eccitati.
<< Sembra… che il gioco sia finito. Ciao ciao… >>
Gli altri incubi si trasformarono in un’altra onda, pronti ad inglobarli completamente.

                                                                                                                            * * * 

Approfittando dell’apertura offertagli dai team JEKP ed RWBY, il Dottore procedette a terminare l’hackeraggio della porta che conduceva al nucleo dati del pianeta. Facendo uso del Cacciavite Sonico, non gli fu difficile disattivare i blocchi d’accesso collegati ai codici armamentari e alle difese dell’archivio.
Il complesso era strutturato secondo un unico e lungo corridoio protetto da numerose porte in adamantio miste a torrette a infrarossi e barriere composte di puro plasma condensato, capaci di resistere perfino ad una bomba nucleare.
In genere, tali posti di blocco sarebbero stati presieduti da altrettante guardie, la cui attenzione era stata attualmente rivolta altrove. E ora… pure le difese automatizzate erano state totalmente sbaragliate. L’intero archivio era a completa disposizione del Signore del Tempo.
Una volta giunto alla fine del corridoio, questi si trovò di fronte ad una grossa asta di metallo situata al centro di una stanza sferica dalle pareti bianche e immacolate. Dopo aver constatato che pure quella zona era ormai priva di difese, il Dottore puntò il Cacciavite Sonico verso la matrice dell’archivio e cominciò ad estrarre tutti quei dati che corrispondevano ad aspetti ben precisi della logistica imperiale: qualunque informazione riguardante la locazione di progetti sconosciuti o pianeti che non comparivano nelle mappe di Battleground note al pubblico. Nemmeno il suo Cacciavite - per quanto dotato di una memoria di notevoli dimensioni - sarebbe stato in grado di recuperare il contenuto totale di quell’archivio.
L’intera operazione richiese un totale di dieci minuti. Una volta completata, il Signore del Tempo si portò una mano al proprio auricolare.
<< Missione compiuta >> esordì con tono visibilmente sollevato << Tornate tutti al Falcon… adesso! >>

                                                                                                                          * * *

Gli stormtroopers raggiunsero immediatamente l’astroporto, marciando in una fila frontale di tre membri, proprio lungo il sentiero previsto dal Vigilante Mascherato. Tenevano i blaster alti e i caschi girati a scrutare ogni direzione, decisi a scovare chiunque fosse l’artefice di quel palese disastro. Tuttavia, non fecero nemmeno in tempo ad entrare completamente dentro l’hangar che si ritrovarono davanti a loro… un barbagianni.
Un barbagianni appollaiato in mezzo all’asfalto della strada, ritto a fissarli con due grandi occhioni scuri, intrisi di un’insospettabile e irresistibile dolcezza.
I soldati si bloccarono a guardarlo, spiazzati, sbigottiti e sotto sotto… anche inteneriti.
<< Che… significa? >> fece una recluta, esitante, quasi si aspettasse che il rapace gli rispondesse giustificando la propria insolita presenza – un pensiero assolutamente ridicolo – o che, di rimando, fosse uno dei suoi colleghi a fornire una spiegazione logica… ma nessuno aprì bocca.
Rimasero fermi per qualche istante, forse in attesa che il volatile liberasse la pista, ma quello restava fermo e immobile, con un’aria apparentemente tranquilla e ignara.
Spazientito, uno stormtrooper più in fondo alla fila sbottò: << Non abbiamo tempo da perdere! Qualcuno gli spari! >>
Il barbagianni, quasi avesse compreso sul serio il significato di quelle parole, girò il capino rotondo nella sua direzione: di fronte a quei grandi occhioni lucidi, il soldato deglutì appena, irrazionalmente mortificato dalla cattiveria appena detta.
La recluta al suo fianco gli fece un cenno col blaster, come a dire: “Tu lo hai proposto, tu te ne liberi”.
Il primo stormtrooper imprecò sonoramente: sembrava piuttosto titubante dall’eseguire la propria proposta di sparargli a sangue freddo. Ripose il blaster nella cintura e ruppe la propria riga per avvicinarsi alla creaturina, poi allungò le mani con la palese intenzione di raccoglierlo e spostarlo.
L’animale si lasciò sollevare da terra docilmente, senza fare una piega, e a quel punto il soldato si sentì piuttosto incerto di cosa farne, così lo trasportò di fronte alle altre reclute, in attesa di suggerimenti.
Come fu ad un metro da loro, un orrido stridio si liberò dal becco del rapace, distruggendo tutta la dolcezza della sua figura: spalancò le ali e sfoderò gli artigli, gettandosi addosso al primo stormtrooper che aveva di fronte, beccandolo e graffiandolo senza pietà.
<< GAH! TOGLIETEMELO DI DOSSO! >> gridò quest’ultimo, barcollando in preda al panico e finendo addosso alle altre reclute della propria fila, facendo perdere loro l’equilibrio e spedendole a terra in un cumulo umano.
Le altre file, dapprima incredule e sbigottite, furono leste a recuperare subito l’autocontrollo e puntarono tutti i propri blaster in direzione dell’animale. Ma proprio in quel momento, Royal Noir si materializzò nel cielo e planò in picchiata.
Frecce di pura luce verde piovvero sugli stormtroopers, centrandone in pieno la maggior parte attraverso la loro bianca armatura e facendone stramazzare molti al suolo.
<< Royal Noir! >> lo riconobbe uno dei soldati, ancora in piedi << Abbattetelo! ORA! >>
Proiettili laser volarono da ogni direzione, sparati dalla prima fila di reclute. Il Vigilante Mascherato si esibì una virata per schivarne la prima ondata, rispondendo al fuoco di conseguenza, per poi schivare di nuovo e colpire a sua volta: una continua danza aerea il cui palcoscenico era il cielo contornato dalle luci dei laser.
Ad un certo punto, si lanciò in avanti e travolse una fila di stormtroopers servendosi delle ali, ma a quel punto fu costretto ad indietreggiare e atterrare. Rowlet fece del suo meglio per aiutarlo, continuando a bersagliarne e disorientarne altri il più possibile, in modo che non si riversassero tutti addosso al padroncino. Tuttavia, dovette stare molto attento a non farsi colpire a propria volta.
Costretto con i piedi per terra, Fire non perse tempo e si prodigò immediatamente per incoccare, scagliare e colpire, rapidissimo e preciso: non poteva concedere agli avversari neanche un istante, doveva sfruttare ogni attimo di distrazione, ogni punto cieco e ogni possibile apertura, altrimenti avrebbero fatto a pezzi lui e l’amico piumato.
E non potevano permettersi di rinunciare tanto presto. Dovevano resistere il più possibile.
Ad un tratto, smise di sparare e volò in avanti, facendo in modo di portarsi nel bel mezzo delle file compatte dei suoi nemici, muovendosi in mezzo al contingente e costringendoli praticamente a spararsi fra di loro per tentare di colpirlo. Fortunatamente, il continuo allenamento praticato alla base stava dando i suoi frutti: la sua velocità e la sua prontezza di riflessi erano aumentati notevolmente.
Nell’abbassarsi sulle ginocchia per scansare l’ennesimo colpo, agguantò l’arco con entrambe le mani a mo’ di mazza, incanalandolo nella propria energia. Fatto ciò, vibrò un colpo, rilasciando una piccola onda d’urto: un’altra fila di stormtroopers persero l’equilibrio, trascinando altri con sé, mentre alcuni furono colpiti dalla sparatoria.
Ne approfittò per portarsi vicino ad altri depositi di carburante posti affianco ad una navetta: con uno sforzo immane, diede una sonora spinta ad uno dei carretti e fece precipitare i barili, colpendoli ciascuno con una freccia. Subito si riparò insieme al barbagianni dietro l’astronave più vicina, mentre le esplosioni scatenate dilagavano, decimando il resto dell’esercito.
A quel punto, calato il silenzio, il Vigilante Mascherato volò fuori dal suo nascondiglio e atterrò al centro dell’hangar, deciso ad assicurarsi che la via fosse libera; Rowlet gli planò accanto, appollaiandosi sulla spalla per supportarlo.
Aveva appena terminato di compiere quell’azione, quando numerose altre file di stormtroopers sciamarono all’interno dell’hangar, i fucili puntati dritto verso la figura dell’adolescente: riuscirono in poco tempo a circondarlo in un cerchio perfettamente compatto e a tenerlo sotto tiro.
<< Fermo dove sei o apriamo il fuoco! >> intimarono.
“Merda!”
Aveva ancora l’arco in mano, avrebbe potuto provare a colpirne qualcuno aprendosi così un varco, oppure provare a spiccare il volo… oppure ancora tentare di sgusciare via, ma nella posizione attuale erano opzioni impraticabili. Ipotizzò non gli avessero ancora sparato solo perché stavano aspettando un suo qualunque segno di resa: probabilmente era giunto loro l’ordine di catturarlo vivo, se possibile, e non necessariamente illeso.
Non poteva e non voleva arrendersi. Adesso doveva giocarsi l’ultima carta che gli era rimasta, non aveva scelta.
<< Accelerator >> chiamò in un sussurro all’auricolare.
Ma in risposta, dal canale dell’albino ricevette solamente evidenti brusii di una battaglia. Maledizione, dieci a uno che qualcosa era andato storto a qualcun altro… ed era già stato chiamato a offrire supporto.
<< Thor >> tentò allora, ma stavolta uno stormtrooper un po’ più sveglio degli altri se ne accorse e senza esitazione gli sparò contro un colpo di avvertimento.
Rowlet bubolò e volò in alto per evitarlo, mentre Royal si abbassò accucciandosi a terra, premendo la mano libera sull’auricolare.
<< Thor! Sono Royal! >> gridò nel microfono, pregando con tutto se stesso che il dio fosse in grado di sentirlo << Sono troppi, mi hanno bloccato! Ho bisogno di aiu-…! >>
SKREEEK!
<< DAH! >>
L’auricolare gli aveva appena rifilato una piccola scossa al timpano. Lo agguantò di scatto, giusto in tempo per vederlo letteralmente spezzarsi in due in un piccolo ronzio e una scintilla elettrica, rapidamente soffocati in un sibilo. Sconcertato, il ragazzo si bloccò a fissare il proprio palmo, dal quale caddero degli ormai inservibili pezzetti di metallo.
“Che cazzo è successo!?”
Era inconcepibile. L’aveva solo toccato, per la miseria, non aveva neppure esercitato chissà quale presa! Gli riusciva piuttosto difficile credere fosse stato costruito in maniera così scadente da rompersi di punto in bianco, specialmente se aveva funzionato fino ad ora! E di certo non era stato il proiettile laser di un altro stormtrooper a colpirlo.
No, l’aveva visto con i propri occhi: il metallo si era piegato da solo fino a spezzarsi completamente e a distruggersi in mille pezzi.
Da solo… o mosso da una misteriosa presa invisibile?
Ma prima di poter anche solo decidere di approfondire quel folle pensiero, la voce di Rowlet lo riscosse.
<< Padron Royal! >>
Il suo tono era di avvertimento, intriso di pura preoccupazione e ansia. Gli atterrò sull’avambraccio, un’espressione assolutamente terrorizzata nello sguardo. Poi, si girò a guardare qualcuno – o qualcosa – che si era materializzato di fronte a loro.
Una morsa d’ansia serrò lentamente lo stomaco dell’incappucciato. D’istinto, strinse forte le dita attorno all’arco, mentre, con un gesto rapido, sollevava il capo per scrutare fisso davanti a sé.
La prima cosa che percepì fu l’odore chimico e in un certo senso medicinale, come un unguento strofinato su un droide. Poi gli giunse il suono di passi, insieme al gemito meccanico di un centinaio di manipolatori lucenti che venivano attivati, illuminando la rampa di lancio.
Una nuvola di vapore si diffuse nell'area e, mentre i suoi occhi si adattavano, sentì un nuovo rumore: un cupo stridio metallico, il respiro avido e disperato di una creatura che non avrebbe dovuto essere viva.
Alcuni stormtroopers si allontanarono, ma il ragazzo quasi non se ne accorse, mentre cercava di assemblare i barlumi intravisti dell’ombra che aveva davanti, fino a ottenere un’immagine riconoscibile.
<< Quello… è stato un errore >> furono le parole della cosa che respirava nel buio, profonde e potenti come la voce di un abisso.
Il vapore si andò dissipando e le ombre si solidificarono in una sagoma che avanzava. Davanti all'arciere incombette una figura in metallo nero e armatura d’ebano, con una piastra sul petto che scintillava di luci, piena di controlli e display. Il casco era un orrore scheletrico, lucido tanto da risplendere, e incolore tranne che per le lenti cremisi al posto degli occhi.
Rowlet si rannicchiò lungo la sua spalla, terrorizzato al punto da cercare di soffocare i propri bubolii per timore di poter essere udito. Lo avevano entrambi riconosciuto, pur non avendolo mai visto dal vivo: non c’era nessuno in tutta Battleground che non conoscesse il suo aspetto e il suo nome.
Darth Vader.
Royal si risollevò lentamente in piedi, mentre avvertiva ogni muscolo del proprio corpo farsi rigido e una cascata di brividi attraversargli la schiena. Non andava bene, non andava per niente bene. La situazione si era evoluta in una vena a dir poco catastrofica. Tutto avrebbe potuto aspettarsi, tranne che il suo diversivo avrebbe attirato proprio lui.
<< Rowlet >> sussurrò piano all’amico piumato << vattene subito da qui. Vola più lontano che puoi, trova Thor e fallo venire qui. Non voltarti indietro per nessuna ragione, e non pensare minimamente a me. È un ordine. >>
Il barbagianni lo fissò con gli occhioni lucidi. Avrebbe con tutto il cuore voluto protestare: non avrebbe mai voluto abbandonare il padroncino in balìa di quel mostro, ma comprendeva che, al momento, quello era l’unico modo per poterlo effettivamente salvare. Quindi spalancò le ali e spiccò il volo, allontanandosi in tutta fretta dal campo di battaglia.
A quel punto, il Vigilante Mascherato spostò gli occhi in direzione del suo imminente avversario.
Vader inclinò la testa di lato, scrutandolo attentamente da capo a piedi.
<< Ero sicuro che i fallimenti di Shen sarebbero diventati un mio problema, prima o poi >> disse attraverso il respiratore della maschera << Sei molto lontano da casa… Royal Noir. >>
<< Darth Vader mi conosce… quale onore. >>
L’ultima cosa che Fire avrebbe voluto fare in quel momento era utilizzare il sarcasmo… ma aveva bisogno di guadagnare più tempo possibile, per permettere a Thor di accorrere. Per tale ragione ostentò una sicurezza che non aveva e accennò un sorriso sulle labbra.
<< Devo confessare di essere a mia volta sorpreso. Non avrei mai immaginato che foste il tipo da feste di gala. >>
<< Occasione speciale >> rispose il Sith, mentre estraeva un cilindro argentato dalla cintura della tuta.
Una lunga lama di puro laser rosso si protrasse dall'oggetto, facendo calare un'ombra scarlatta sulla pista d'atterraggio.
<< Devo ammettere che la tue azioni mi incuriosiscono, Vigilante Mascherato. Non pensavo avessi alterchi con il senatore Skywalker. >>
Puntò la spada laser in direzione dell'arciere.
<< Per quale ragione sei qui? Dimmelo, e posso assicurarti che la tua morte sarà rapida e indolore. >>
Royal fissò l’arma, poi il suo interlocutore.
<< Non sono incline ad ottemperare alla vostra richiesta. >>
Levò davanti a sé il braccio in cui reggeva l'arco, mentre nell’altra mano iniziò a concentrare scintille di luce verde.
<< Vuol dire “no”. >>
Vader rimase in silenzio, mentre il suo respiro divenne l'unico suono a riecheggiare per la piazzola d'atterraggio.
<< Allora perirai… più coraggioso di altri. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, l'uomo alzò la mano destra… e un torrente di fulmini fuoriuscì dalla dita dell'inquisitore, puntando dritto verso di lui.
L’arciere fece un balzo all’indietro, servendosi dello slancio fornitogli dalle ali: le scariche colpirono il punto in cui si trovava fino ad un secondo prima, generando un’onda di calore che lo spinse ulteriormente in alto.
Sfruttò l’occasione per compiere una rapida giravolta aerea e fare la propria mossa: caricato il palmo di energia, creò tre frecce in contemporanea e le scagliò dall'alto dritte contro il proprio avversario. Poi volò di lato e ne liberò altre tre, e poi altre tre ancora dalla direzione opposta.
Non era tanto stupido da pensare di poter incrociare la lama con un combattente d'alto livello quale naturalmente era l’Oscuro Signore dei Sith: se voleva avere una minima speranza di cavarsela, almeno finché non fossero giunti i soccorsi, doveva giocare sulla distanza e servirsi della propria agilità.
Vader si limitò a sollevare la mano. Come agguantate una forza invisibile, i proiettili di pura energia si bloccarono a mezz'aria, poi cominciarono lentamente a ruotare verso la figura dell’incappucciato e partirono spediti contro di lui.
Colto di sorpresa, Fire agì di puro impulso. Invece di schivare come avrebbe fatto di solito, portò in avanti le mani e richiamò tutte le frecce verso di sé. Fatto questo, le fuse assieme, plasmandole in una coppia di fruste di energia. Dopo aver evitato gli altri proiettili, il ragazzo le fece schioccare e poi scattare dall’alto verso il basso, dritte contro l'avversario.
Questa volta, il Sith fu costretto ad intercettare i colpi con la spada, muovendola agilmente per reindirizzarli. Ne schivò un paio scansandosi di lato, mentre altri si limitò a parlarli. Ad un tratto, il laser di una delle fruste si attorcigliò attorno a quello della lama.
<< Notevole >> commentò, per poi ribaltare la situazione a proprio vantaggio, cercando di attirare l’avversario verso terra.
Royal vibrò un colpo con la frusta libera, avvolgendola attorno alla caviglia dell’uomo e tirando a propria volta, servendosi delle ali per esercitare più forza possibile. Tuttavia, quella del guerriero nero si rivelò maggiore della sua: con un secco movimento di braccio e caviglia, pose fine alla sua resistenza e lo trascinò verso di sé, la spada puntata in avanti, con la precisa intenzione di conficcargliela nel petto non appena l’avrebbe raggiunto.
Con uno sforzo estremo, l’incappucciato fece svanire le fruste e fletté ogni muscolo del proprio corpo, piegando di molto il busto all’indietro e concentrandovi gran parte del proprio peso: mancò per un pelo la lama della spada laser e scivolò di schiena sotto le gambe dell’avversario, fermandosi dietro di lui.
Vader si girò, apparentemente impressionato. << Ancora più notevole. >>
Compì un rapido passo in avanti, approfittando del suo essere a terra disarmato per calare un affondo: il ragazzo rotolò di lato per evitare il primo colpo, e poi anche il secondo, mentre la punta della lama generava profonde bruciature sul terreno.
Royal si allontanò con una capriola all’indietro, per poi rimettersi in piedi con un balzo. Stretto l’arco tra le mani, gli liberò contro un’altra freccia, ma al Sith bastò calare in avanti la spada per dissiparla, tagliandola letteralmente in due.
<< Forse non dobbiamo essere nemici. Il mio padrone sarà più che felice di reclutare un giovane dotato delle tue particolari… abilità. >>
Il Vigilante fece un passo indietro, incoccando una freccia d’energia nell’arco e puntandogliela contro.
<< Non ho alcun interesse a diventare uno dei leccapiedi al suo servizio. >>
Per un un secondo, il tempo parve fermarsi. Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità dell’hangar.
In tutta risposta alle provocazioni del giovane, Vader assunse una posizione di battaglia.
<< In questo caso… mostrami quello che sai fare, piccolo arciere. >>
Royal Noir cominciò lesto a correre in cerchio mentre intorno a sé saettavano numerosissime frecce lanciate contro l’avversario. Quest’ultimo si limitò a far roteare l’arma dinnanzi a sé per proteggersi, deviandone alcune e tagliandone altre a metà.
Ben presto, si rese conto che il ragazzo stava cercando di evitare con tutto se stesso lo scontro diretto. O era un codardo che stava aspettando l’occasione giusta per scappare… o era perfettamente consapevole di avere ben poche possibilità di affrontarlo lama contro lama.
Patetico. Il guerriero nero protese il palmo in avanti, liberandogli contro una potente spinta telecinetica: il Vigilante finì scagliato all'indietro, dritto contro un'astronave situata nelle vicinanze. Spalancò completamente le ali per frenare l'impatto e realizzare un atterraggio d'emergenza, le ginocchia piegate per attutire il contraccolpo.
A quel punto, Vader si lanciò in avanti: nonostante l'aspetto imponente, era sorprendentemente veloce e coprì la distanza tra lui e il ragazzo in pochi secondi.
Sollevò la spada laser, pronto a calarla sulla figura apparentemente inerme dell'arciere.
Ma ecco che, come dal nulla, un lampo di luce verde balenò nel campo visivo del Sith, mescolandosi al rosso della propria lama. Royal Noir aveva posto i pugni in avanti, dentro ai quali erano appena comparse due spade di pura energia.
La coppia di lame s’incontrò a mezz’aria una seconda volta, formando una sorta di X luminescente. Ben presto, entrambi i combattenti si ritrovarono impegnati in una danza mortale.
Il terreno attorno a loro cominciò a cedere sotto la potenza dei rispettivi colpi, ma il Signore dei Sith era visibilmente in vantaggio.
Fire fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per resistere all’assalto dell’uomo, il quale tuttavia non sembrava nemmeno impegnarsi: i suoi movimenti erano elementari al meglio, elaborati quel tanto che bastava per superare la sua forza. Era come se stesse giocando con lui.
Entrambi rimasero bloccati in una sorta di stallo, con le lame bloccate al centro dell’astroporto. Vader strinse gli occhi dietro la maschera e fece pressione sulla spada, costringendo il Vigilante a indietreggiare di alcuni passi.
A un tratto sollevò la mano libera e gliela piazzò sullo stomaco, sprigionando un altro torrente di saette che questa volta centrò in pieno il ragazzo: Fire avvertì chiaramente lo sprizzo dell’elettricità che cominciò ad attraversargli il corpo. Si piegò in due, liberando un urlo lancinante, la mente incatenata nel dolore, la vista offuscata e il respiro compromesso.
<< Ti sei ingannato, illudendoti di poter uscire da questo scontro... incolume. >>
Di fronte alla sentenza del Signore dei Sith, la mente di Baelfire fu attraversata da un solo pensiero.
“Rowlet... Thor… dove siete?”

                                                                                                                                  * * * 

Il rombo di un tuono risuonò, bloccando sul nascere il calare dell’onda di tenebra, mentre una tempesta di fulmini si sprigionava e la dissolveva in mille frammenti di sabbia. Allo stesso tempo, un enorme Ursa color bianco e azzurro piombò dritto dall’alto sul Signore degli Incubi, disarcionandolo con inaudita violenza e attaccandolo.
Weiss Schnee sbucò dal nulla e corse a portarsi al fianco dei propri compagni.
<< Ragazzi! >> gridò l'albina.
Veloce come il lampo di cui era padrone, il possente Thor si materializzò accanto a lei, dinnanzi ai giovani bloccati al suolo. Afferrò il manico di cuoio del martello con entrambe le mani, stringendolo con forza: saette e scintille scaturirono dalla dura pietra dell'arma e si abbatterono contro l'oscura massa che li bloccava, disintegrandola.
I Cacciatori si risollevarono in piedi a fatica. Non sembravano feriti, eppure ansimavano e boccheggiavano quasi avessero subito una maratona. Una maratona di film horror, a giudicare dalle loro espressioni terrificate.
<< State bene!? >> domandò Weiss, preoccupata, mettendosi subito al fianco di una Yang visibilmente martoriata.  
<< Sì… >> rispose Ruby a nome di tutti. Poi, prese un respiro profondo e le si avvicinò, riconsegnandole in mano Myrtnaster << Grazie. Mi è stata davvero di grande aiuto. >>
Nel mentre, il dio del tuono si girò verso la figura di Pitch Black, tenuto fermo dall’Ursa.
<< Sfruttare le paure per avvalersi sul nemico è una delle tattiche più meschine e vigliacche che abbia mai visto nella mia secolare esistenza. Se tu sei la paura incarnata, Uomo Nero... >>
Sollevò il martello, il quale scintillò di crepitante energia.
<< Allora dovrai aver paura del mio tuono! >>
Una fragorosa, disturbante e secca risata accolse quella dichiarazione, scuotendo prepotentemente gli animi dei presenti. Solo il dio ebbe la forza di non vacillare: serrò i denti e fece per calare l’arma, ma quando guardò meglio, si rese conto che lo spirito non c’era. Si guardò intorno, finché non lo vide levitare metri sopra la propria testa, circondato da anelli di sabbia nera e dagli incubi purosangue ammassati a frotte sotto i piedi.
<< Il tuo tuono non ha altro potere qui, se non quello di servirmi, Thor il Crudele, massacratore di giganti e di innocenti! Oooh, se tu sapessi, quanti adorabili angoscianti incubi la tua storia ha provocato nei cuori di coloro che un tempo chiamavi il tuo popolo, e in coloro che avevi giurato di proteggere! Ti ostini a lottare per coloro che ti rifiutano, una volta vista la tua natura di macellaio... e per cosa? Per un becero, miserabile senso dell'onore e della giustizia? Non farmi ridere... è quello che racconti a te stesso per fuggire dai rimorsi e dalla vergogna totale del fallimento! >>
A quelle parole, un'immensa coltre nera come la pece si formò sopra il cielo, coprendolo completamente, e - dopo un gesto delle dita di Black - da essa si liberò una pioggia di gocce nere, la cui caduta dritta contro i Time Warriors le tramutò in lance e frecce acuminate.
James scattò in avanti, riparando Yang e Ruby con degli scudi generati grazie alla propria corazza. Weiss attivò dei Glifi di protezione, mentre Emil e Penny si fiancheggiarono, combinando i propri poteri: un misto di onde gravitazionali e raggi laser defletté e respinse gran parte dei proiettili. Dal canto suo, l'asgardiano saldò la presa sulla fedele arma e la fece roteare sopra la sua testa per deviare manualmente le lance di sabbia.
Nel profondo, le frasi di Pitch l’avevano colpito dritto nel segno: non mancò di stringere i denti, e per qualche secondo esitò, rischiando di vacillare. Tuttavia, conosceva bene il potere di una lingua biforcuta: Black era chiaramente un maestro nell'arte della tortura psicologica e alla fine il suo modus operandi non era molto diverso da quello di Loki. Questo poneva il dio in un discreto vantaggio.
<< Usi parole forti, Signore delle Sabbie Oscure. Parole che le mie orecchie hanno già udito. Tutto questo non è niente che io non abbia già sentito pronunciare da mio fratello! >>
Con un gesto, fece roteare il martello e glielo scagliò dritto contro. Black spalancò le braccia e gli anelli di sabbia che lo circondavano subito si protrassero in avanti e si condensarono a formare un saldo scudo contro cui il maglio rimbalzò, liberando forti scariche al contraccolpo.
Pitch ringhiò: aveva largamente sentito quel colpo, ma non vacillò. Svanì in uno sbuffo di sabbia, cercando di approfittare dell'essere disarmato del dio per attaccarlo alle spalle con la propria falce.
Nel mentre, gli incubi purosangue nitrirono e caricarono dritti contro i sette ragazzi, i quali, liberatisi dalla pioggia, si coordinarono per respingere il loro assalto. Quegli esseri erano senza alcun dubbio veloci e forti, ma mancavano di gran lunga in resistenza rispetto ai Grimm che erano abituati a combattere, e col loro padrone distratto da Thor erano molto meno pericolosi, venendo facilmente tranciati dalle lame, perforati dai proiettili, o distrutti dalle esplosioni di Polvere.
Nel mentre, il tonante fu lesto a girarsi e a scansare la falce del proprio nemico, seppur di striscio: un discreto squarcio si formò lungo il petto dell’asgardiano, costringendolo a ritrarsi.
<< Thor! >> gridò Emil, mentre spaccava il muso di un incubo con un calcio.
Tentò di correre verso il dio del tuono, ma un’altra ondata di incubi glielo impedì, costringendolo ad assumere la sua forma semi bestiale per distruggerli ad uno ad uno con pugni infusi di energia o potenti artigliate.
Fortunatamente, l’armatura aveva protetto bene il principe di Asgard, tanto da evitare di farlo tentennare: egli richiamò immediatamente l’arma nella mano e batté violentemente la punta del manico sul terreno, innescando una potente onda d’urto.
Black affondò la lama nel terreno per incassare il colpo ed evitare di finire spazzato via. Gli bastò lanciare un'occhiata all’avversario e dei filamenti oscuri spuntarono dal terreno, avvolgendosi attorno al corpo del biondo e bloccandolo mentre, con tutta calma, il suo creatore estraeva la falce dal terreno.
<< I tuoi trucchi non finiscono mai, vero, Uomo Nero? >>
Pitch Black inarcò un sopracciglio. Pur essendo un dio, era inusuale che non provasse a ribellarsi, avendo i polsi e le caviglie intrecciati nelle sue spire capaci di far venire a galla le paure. Ma Thor stava facendo appello a tutta la propria forza di volontà per mantenersi calmo, nonostante il dolore e il terrore che cercava di farsi strada nel suo animo.
<< Non è da tutti fregiarsi dell’impresa di aver ferito il figlio di Odino. Ma ora io ti pongo una domanda... tu sei quanto più vicino a un dio della paura. Ma altresì… sai di cosa Thor è il dio? >>
A quelle parole, Pitch avvertì una goccia di pioggia sul suo naso, seguita poi... dal tuono. Un fulmine scaturì prorompente dal cielo e lo investì in pieno, propagandosi da capo a piedi lungo tutto il corpo dello spirito. Cacciò un urlo agghiacciante, che poi lentamente si trasformò in una risata. Si trasformò in una colonna di sabbia ed esplose in mille frammenti, svanendo nel nulla, assieme ai viticci neri: Thor poté così liberarsi, ma non appena vide che Pitch se ne era andato, non poté trattenere un ringhio.
Nel mentre, Ruby roteò con maestria la sua falce, eliminando un’altra decina di incubi. Sfortunatamente… ne rimanevano molti altri. Rivolse lo sguardo ai due contendenti, e così notò l’assenza dell’Uomo Nero. Una buona notizia, peccato che i suoi sgherri neri non erano svaniti… tutt’altro. Sembravano essersi moltiplicati!
Richiamò il dio del tuono con urgenza: << Thor, devi teletrasportarci via da qui! >>
Ma la collera e lo sdegno di fronte a quell’atto di pura codardia aveva invaso il figlio di Odino, impedendogli di ascoltarla.
Gridò con la sua voce tonante: << Vigliacco! Torna qui e affrontami! Affrontami, Signore degli Incubi! Il nostro duello non è ancora finito! Potrai anche nasconderti nelle tenebre, ma niente ti salverà dall’ira del principe di Asgard! >>
Ma nel mentre sbraitava, non si accorse che il resto degli incubi purosangue si stavano lentamente congiungendo l'uno con l'altro.
<< Guardate! >> gridò Penny.
Sotto i loro occhi increduli, la sabbia crebbe a vista d'occhio e si addensò, assumendo delle sembianze ben precise. Un immenso serpente dal lucente corpo corvino, grosso e lungo come il tronco di una quercia sistemato in posizione eretta. Aveva due occhi tondi e gialli, il cranio irto di placche dorsali e il collo rivestito di un collare di pura pelle squamosa.
<< C-Cos’è quell'affare? >> sussurrò incredulo James, mentre anche gli altri Cacciatori rimanevano ad osservarlo a bocca aperta, terrificati.
Pitch Black si trovava appollaiato in piedi sopra la sua testa, le braccia congiunte dietro la schiena e un sorriso trionfante.
<< Mi stavi cercando, Tonante? >> domandò, mellifluo << Stavo giusto preparando un regalo, tutto solo per te, e questo è il risultato... ti ricorda qualcosa, Thor!? >>
Alla vista della gigantesca serpe, il dio in questione dovette indietreggiare di qualche passo, scioccato come si era mai mostrato fino a quel momento.
<< No... è impossibile! Egli è rinchiuso negli abissi più neri per l’eternità! Questa è solo la tua magia nera! >>
<< Oh, ma certo che è rinchiuso negli abissi più neri! >> gli rispose l'Uomo Nero, ridente << Gli abissi più neri del tuo cuore! Perché è di questo che si tratta, non è così, caro il mio principino reietto? Questo è il tuo orrore e terrore più grande… proprio qui, davanti ai tuoi occhi! Sai di non potervi sfuggire... lo temi, lo eviti, il destino arriva comunque! E con esso... anche la tua caduta, figlio di Odino! >>
Il serpente emise un sibilo basso e scattò in avanti, agguantando tra le spire ciascuno dei presenti, soffocandoli lentamente con tutta la forza che aveva in esse.
Il dio del tuono si ritrovò incapace di potersi ribellare. Aveva paura, no, anzi, era terrorizzato dalla forma di quella serpe e dal pensiero di ciò che sarebbe dovuto accadere nel giorno fatale a causa di essa.
In quel turbinio di dolore, vide anche i suoi compagni avvolti nelle spire, anch'essi torturati dalla bestia sabbiosa. Un flash percorse la mente dell'asgardiano, un'immagine di Qrow Branwen…il ricordo di come non era riuscito a salvarlo, poiché giunto troppo tardi.
<< Mai... più... >> sibilò a denti stretti. << Mai più permetterò che accada. Mai più qualcun altro dovrà morire finché ci sarò io! Non dovrà mai più accadere! >> Poi, alzò lo sguardo. << Cieli, datemi la forza! Nubi, tempeste e tuoni! Rispondente ancora una volta al mio comando! Permettete al vostro signore di trionfare contro questa aberrazione! >>
Dopodiché un grosso fulmine si abbatté sul serpente e sul suo creatore. Fu un colpo potente a sufficienza da sbalzare via quest’ultimo e a ridurre il gigantesco essere in misera cenere.
Pitch giacque a terra supino, gravemente ferito e incapace di poter minimamente reagire. Sopra di lui, ritto in piedi, Thor richiamò a sé il Mjolnir. Stavolta era completamente furioso: vibrava letteralmente di pura collera, distinguibile nei suoi occhi saettanti, mentre l’aria attorno a lui crepitava ed emetteva un forte odore di ozono.
<< Uomo Nero… hai osato introdurti nella testa del Tonante, e peccato ancora più grave... hai cercato di assassinare i miei fratelli e sorelle di scudo. Questa volta io non avrò alcuna misericordia. La tua risata si spegnerà sotto il peso del castigo che ti infliggerò! >>
Agguantò il manico del maglio con entrambe le mani e lo sollevò sopra il proprio elmo, pronto ad abbatterlo senza pietà sulla figura inerme dello spirito e annientarlo definitivamente.
Ma proprio in quel momento, un acuto bubolio percorse l'aria, bloccando involontariamente l’asgardiano dalla propria azione, mentre la figura di Rowlet il barbagianni si materializzava sul campo di battaglia, schizzando verso di lui.
<< Totò! >> gridò << Aiuto, Totò! >>
<< Vattene, uccello! >> tuonò Thor in risposta << Non frenare la mia mano dinnanzi a questo mostro. Dovrà subire la punizione del dio del tuono! >>
<< Rowlet non vorrebbe, ma deve fermare Totò! Ha bisogno che lo ascolti! >> rispose il barbagianni, con gli occhi inumiditi. << Padron Fire è in grave pericolo! Il mostro col casco lo ha attaccato! Solo Totò può aiutarlo e salvarlo! Ti prego… ti prego, Totò, vieni via con Rowlet! >>
Il mostro col casco.
Per il figlio di Odino non fu affatto difficile capire a chi si stesse riferendo. Il suo cuore cominciò a battere freneticamente.
Desiderava porre fine alla vita di Pitch Black in quel momento con ogni fibra del suo corpo… ma se avesse perso ancora tempo, il figlio di Lada avrebbe certamente rischiato di non sopravvivere affatto contro Darth Vader.
Chissà da quanto tempo quel coraggioso uccellino era volato via dallo scontro nella speranza di trovarlo perché aiutasse il padroncino, chissà da quanto tempo il ragazzo era in completa balìa dell’Oscuro Signore nell’attesa dei soccorsi.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” ripeteva sempre un suo vecchio, caro amico della sua vita precedente.
Aveva ragione. Non poteva abbandonare un compagno al suo destino. Recuperata la lucidità, il dio abbassò la mano, mosso dalla pietà e dal sentimento.
<< Fammi strada, uccellino >> disse, infine.
Rapidissimo, Rowlet gli voltò le spalle e si sollevò in aria, dritto verso una direzione precisa. Senza perdere altro tempo, Thor strinse forte Mjolnir e spiccò il volo.
Si fece immediatamente spiegare dal rapace dove si trovasse il luogo e le istruzioni per raggiungerlo. Poi, il cucciolo gli si aggrappò all’elmo e si tenne ben stretto, mentre lui partiva con tutta la propria fulminea velocità.
Nemmeno questa volta era riuscito a sconfiggere definitivamente un suo nemico, se ne vergognava profondamente, tuttavia era più che convinto che salvare la vita del ragazzo avrebbe compensato ampiamente l’onta subita.
Nel frattempo, ripresisi dalla brutta esperienza col serpente gigante, il team JEKP e il team RWBY rivolsero lo sguardo all'apparentemente svenuto Pitch Black.
<< Che ne facciamo? >> domandò Penny.
In risposta, Ruby riprese Crescent Rose, mentre una piccola nuvola di petali iniziava a circondarla.
<< Credo finirò il lavoro di Thor. Un essere simile non può giocare con la mente di chi gli capita >> disse, stentorea, prima di fiondarsi su di lui con tutta l'intenzione di dargli il colpo di grazia.
Ma quando si avvicinò, il corpo dello spirito si trasmutò in sabbia e sparì ancora una volta.
Ruby deglutì e rimase con la lama sollevata, guardandosi intorno, in attesa dell’ennesimo attacco a tradimento da qualche parte. Ma non ottenne altro che silenzio, e così capì che questa volta l'Uomo Nero aveva battuto la completa ritirata.
Nonostante il disappunto per esserselo lasciato sfuggire, tirò un sospiro di sollievo e voltò lo sguardo in direzione dei compagni.
<< Andiamocene, prima che arrivino gli stormtroopers. >>

                                                                                                                           * * *

Il corpo di Royal Noir attraversò una navetta da parte a parte, spinto dalla forza telecinetica dell’Oscuro Signore dei Sith. Il mezzo di trasporto esplose in una miriade di schegge e frammenti di metallo, mentre il ragazzo crollava a terra lungo disteso prono, mantello e abiti lacerati nei punti in cui aveva subìto ferite e piccole ustioni, il cappuccio e la maschera inceneriti.
Il suo primo pensiero fu quello di provare a rialzarsi, ma si rese conto di percepire a malapena i propri muscoli. Era appena riuscito a recuperare la sensibilità sui gomiti, quando si sentì spingere nuovamente all’indietro, finendo con la schiena pressata contro una delle pareti dell’hangar.
La figura ammantata di Vader attraversò le fiamme con passo lento e marcato, senza mostrare il minimo segno di stanchezza.  
<< Hai fegato, ragazzo >> disse, con la sua voce bassa e baritonale << ma ti reprimi. Avverto molta rabbia in te… molto dolore… e paura. Ma per chi? Per te stesso? >>
Scosse la testa.
<< No, posso sentirlo. Hai paura per coloro a cui tieni >> affermò con tono di fatto, fermandosi di fronte a lui << Forse non ti ucciderò. No… ti torturerò, ed estrarrò le informazioni che mi servono direttamente dal tuo cervello. Dopodiché, darò la caccia a tutti coloro a cui tieni, braccandoli come bestiame… e solo allora, quando i loro corpi smembrati avranno esalato il loro ultimo respiro… avrai il mio permesso di morire. >>
Fire avrebbe giurato di poter vedere la propria vita riflessa nel rosso luminescente di quella lama infernale, mentre il terrore gelido che lo aveva invaso lo teneva inchiodato sul posto. Sapeva benissimo che le minacce di Darth Vader sarebbero state attuate: gli avrebbe fatto un male indicibile per costringerlo a parlare, e dubitava fortemente di poter riuscire ad opporsi sia al suo giogo sia ai suoi propositi di uccidere le persone che amava.
Al pensiero di quella prospettiva, sentì la rabbia montare, e a dispetto della situazione, gli rifilò in risposta un’occhiata sprezzante, le iridi che parevano animate da vere fiamme.
Che lo torturasse, dunque. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo impaurito e remissivo.
Vader puntò la spada contro diversi punti del corpo, come per decidere dove gli avrebbe fatto più male. Ma quando passò appena sotto la gola, la luce del laser generò inspiegabilmente un piccolo lampo rosso e d'argento, attirando l’attenzione di entrambi.
Il colletto della tuta di lino si era stracciato a causa del duro sconto. Un cordoncino scuro ne era scivolato fuori, trascinando con sé l’anello di Lada, ora in bella vista al centro del petto del ragazzo.
Fu allora che accadde qualcosa di decisamente strano. Vader abbassò appena lo sguardo… e si bloccò di colpo.
Rimase completamente fermo e immobile, come pietrificato. Lentamente, la lama si abbassò lungo il suo fianco, sospesa a pochi centimetri dal terreno, vibrando nel vuoto dell'aria.
<< Dove… dove lo hai preso? >> sibilò, indicando il pendente.
Completamente spiazzato da quell'irrazionale reazione, Fire spalancò le palpebre. Abbassò lo sguardo sull’anello e poi sul Sith, sconcertato e confuso, senza osare proferire parola.
<< Rispondimi, ragazzo! >>
L’uomo spinse di colpo la mano in avanti, e il corpo dell’adolescente schizzò verso l'alto, sbattendo violentemente contro il fianco di una navetta, per poi essere sollevato malamente in posizione forzatamente eretta, a praticamente sessanta centimetri da terra.
L’Oscuro Signore allungò le dita in un pugno serrato, e in risposta a quel movimento Fire avvertì chiaramente il palmo di una mano invisibile serrarsi saldamente attorno alla trachea, soffocandolo. Emise un rantolio acuto mentre poggiava le mani attorno al collo, il respiro mozzato in gola.
 << Parla… ora! >> sentì sbraitare il suo torturatore, attraverso il respiratore della maschera.
Boccheggiando in agonia, si accorse di avvertire un flebile spiraglio d'aria passare nei polmoni: quel mostro non stava cercando di ucciderlo, voleva costringerlo a parlare per ottenere risposte alle proprie domande.
<< Sei stato tu, non è vero? L'hai uccisa tu, lurido verme! >> continuò a ringhiargli contro il Sith, il tono di voce che trasparivano la collera e il delirio più puri << Hai ucciso Lada! >>
<< C-Cosa!? >>
A causa del dolore e della carenza di ossigeno, la mente di Fire si obnubilò, impedendogli di riflettere a dovere, e la sua lingua si mosse, priva di freni inibitori.
<< N-No! Lei è…. mia… madre…! >>
Si sentì mollare di colpo: cadde a terra prono, i nervi del collo ancora pulsanti e tesi. Si massaggiò la gola, tossendo e ansimando sonoramente.
A quelle parole, l’Oscuro Signore aveva fatto un passo all'indietro, scuotendo il capo.
<< No... non è possibile... >> sussurrò quasi a se stesso.
Si portò una mano al volto, la stessa che fino a pochi secondi prima aveva utilizzato per strangolare il Vigilante.
<< Tu… tu menti! >> scattò rabbiosamente << Dimmi la verità! LA VERITÀ! >>
Vacillando mentre si risollevava in piedi, Fire vide il Sith puntargli nuovamente contro la mano, e subito una fitta lo attraversò, costringendolo ad avvolgere le proprie dita attorno alle tempie e a serrare le palpebre.
Gemette sonoramente. Era un dolore diverso da quello finora provato, ed era difficile da descrivere a parole. Non era un dolore fisico, ma un qualcosa che lo colpiva unicamente all’interno della sua mente.
Un attacco psichico. Ne aveva sentito parlare, era tra le capacità più conosciute in ambito di potenziale sovrannaturale, ma non ne aveva mai e poi mai subìto uno.
Sentiva – anzi, di più, vedeva palesarsi innanzi a sé – una mano nera provvista di artigli, il palmo serrato in una presa schiacciante attorno a quello che era il suo cervello. Aveva conficcato le unghie nelle sue sinapsi e con esse si stava facendo strada, infliggendogli dolore e scavando come in una fossa, alla ricerca di qualcosa di nascosto sotto la superficie di cui voleva impossessarsi a tutti i costi.
Ricordi. Aneddoti. Informazioni. Pensieri.
Vader stava per sfiorarli e ghermirli con le orribili dita affusolate mentali, deciso ad ottenere le proprie risposte. Ma proprio in quel momento, accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Percepì una forza opposta farsi strada contro la sua invasione mentale. Era debole, ma comunque abbastanza intensa da creargli qualche difficoltà.
<< ESCI! >> sentì urlare all’improvviso il ragazzino, la voce densa di orrore << ESCI DALLA MIA MENTE! ESCI! >>
Vide i suoi occhi spalancarsi di colpo, illuminati di pura luce verde. Di rimando, percepì qualcosa dentro la sua mente scattare, esattamente come una molla, contrastando la sua pressione e ricacciandola indietro con insospettabile violenza.
L’Oscuro Signore sussultò, anche se il suono venne attuato dal respiratore. Barcollò per un paio di secondi, come fosse appena stato schiaffeggiato, ma riuscì a mantenere l'equilibrio e fissò intensamente il Vigilante attraverso gli infrarossi della maschera.
“Ha... ha appena usato la Forza…”
Ma cos’era stato quel bagliore nei suoi occhi? Forse si stava ingannando, forse quello che aveva appena visto manifestarsi era qualcos’altro? Un qualche tipo di abilità ESP?
No…sapeva bene che non poteva essere il caso. Le abilità degli esper erano un incremento delle loro capacità cerebrali. La Forza, invece, permetteva ad una persona di attingere al campo telepatico che collegava ogni elemento dell'universo, dalle creature viventi agli oggetti inanimati.
E lui poteva sentirlo chiaramente: quel ragazzino… era sensibile alla Forza.
“Questo è impossibile. Sono l'unico rimasto” pensò “Non ci sono altri utenti di Forza nella galassia, sono tutti morti, io sono l’unico sopravvissuto del mio universo… a meno che…”
Disattivò la spada laser e si avvicinò ad appena un paio di metri dalla figura turbata dell’adolescente, prendendo un respiro profondo.
Fire ansimava, sorreggendosi alla spalla, la testa che girava. Non riusciva a capire cosa diavolo fosse appena successo. O meglio, l’aveva capito, ma semplicemente non riusciva a concepirlo, soprattutto il come e il perché fosse appena successo.
Non gli era mai capitato nulla di simile. Sapeva di essere in qualche modo sensibile dal punto di vista psichico, dato che i suoi poteri avevano sempre agito e funzionato proprio grazie alla focalizzazione mentale, ma respingere un attacco telepatico era qualcosa di completamente diverso. In tutto il tempo in cui si era allenato, i suoi poteri non si erano mai manifestati in quella forma… prima di quella sera.
<< Ragazzo… quanti anni hai? >>
Concentrato com’era a riflettere, la voce dell'uomo gli giunse appena in ritardo, così come la percezione del fatto che gli si era avvicinato. Stavolta il suo tono era calmo, e la cosa non fece altro che confonderlo ulteriormente.
Il suo cervello, di fronte al caos di pensieri creatosi, diede priorità assoluta alla reattività per impedire il completo cedimento delle funzioni nervose.
<< Diciotto... >>
Vader rimase in silenzio ancora una volta, accompagnato solo dal suono del suo respiro.
<< ... tua madre... >> fece, quasi con esitazione << è… è ancora viva? >>
La situazione si stava facendo sempre più paradossale. Non solo un nemico gli si stava palesemente rivolgendo a cuore aperto... si era reso conto, solo in quel momento, di fronte a quella semplice domanda, che da quando era giunto nella Resistenza, non aveva più domandato nulla di Lada al Dottore.
<< Io... >> Fire deglutì << io non lo so... >>
Era assurdo… come aveva potuto dimenticarsi di qualcosa di così importante!? Eppure... erano anche successe tante di quelle cose, in quei maledetti giorni di preparazione…
La voce del Signore dei Sith lo distrasse nuovamente da quella divagazione mentale.
<< E tuo padre? Dimmi, ragazzo… sai chi è? Conosci il suo nome? >> insistette, con tono quasi disperato.
<< No, io... io… non ne ho idea… credo… credo sia morto... >>
A quella parole, Vader compì un passo in avanti, scrutandolo con una tale intensità che, per un attimo, l'adolescente temette di rimanere bruciato dall'intensità di quello sguardo.
<< No… IO sono tuo padre. >>
Silenzio.
Un inesorabile, profondo e pesante silenzio avvolse completamente loro e l'ambiente circostante. In sottofondo erano udibili il ritmo frenetico del respiro dell’uomo, accompagnato dal battito accelerato del cuore dell’adolescente.
<< Co... cosa? >>
Se prima gli era sembrato di avere un caos incontrollabile all'interno della testa... adesso gli sembrava di non avere più nulla. Un vuoto completo gli aveva incatenato la mente, rendendolo incapace di reagire: rimase così, immobile e rigido come una statua, per un tempo apparentemente infinito, il respiro fermo.
Poi, di colpo, una sequenza frenetica di pensieri tutti simili fra loro gli attraversò la testa come un fulmine a ciel sereno, riattivando le facoltà mentali.
<< No... >>
“No. Non è vero. Non è possibile. Bugiardo.”
Fu solo all’udire l’ennesimo battito furioso del cuore che si ricordò di respirare. La saliva gli si era seccata in gola al punto da fargli uscire solament sibili bassi dalla bocca.
<< Bugiardo... >> mormorò a mezza voce, più per rassicurare sé stesso che per accusare lui.
<< Cerca dentro di te >> replicò Vader << tu sai che è vero. >>
<< No! Vero un cazzo! >> strillò di colpo Fire, il volto distorto in un’espressione scandalizzata e isterica << Non è vero un cazzo! Tu sei malato! Sei completamente fuori di testa! >>
<< Comprendo il tuo scetticismo, devi credermi. Tuttavia… la Forza parla chiaramente. Posso sentirla… l'energia che ci lega, che ci attrae l'uno verso l'altro come una calamita. >>
<< Sta’ zitto! >>
Il ragazzo dai capelli verdi si portò i palmi alle orecchie. Sentiva letteralmente la propria mente dilatarsi alle parole dell’Oscuro Signore e distendersi, conformarsi alla verità percepita dalla mente dell’altro, assieme ai suoi pensieri, sentimenti e sensazioni.
Era un qualcosa di inconscio, impossibile da bloccare, ed era bilaterale.
<< Anche tu puoi sentire la verità delle mie parole, lo so. >> Vader consumò la distanza che c’era fra loro, allungando la mano per stringergliela attorno alla spalla. << Senti anche tu il nostro legame... >>
<< Non toccarmi! >> Fire si ritrasse con veemenza << NON TI AZZARDARE A TOCCARMI! >>
<< Perché hai paura di accettare la verità? Non ne hai alcun motivo! Questo è ciò che hai desiderato per tutta la vita! Posso sentirlo chiaramente. >>
<< Sta’ fuori dalla mia testa! >>
<< È inutile. Non puoi nascondermelo, e non puoi nasconderlo a te stesso >> insistette l’uomo, avvicinandosi nuovamente. << Devi solo accettarlo! >>
<< Stai lontano da me, STAI LONTANO DA ME! >>
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di verde, e un lampo di luce dello stesso colore si sprigionò dal suo corpo, convertendosi in una potentissima onda di pura energia psionica il cui urto li scaraventò entrambi a terra in direzioni opposte.
Fire si issò sulle braccia, la testa che rimbombava e il corpo che gli infliggeva dolore ad ogni movimento. Ma farlo davvero soffrire di più in quel momento era l'idea che quell’uomo fosse davvero sangue del suo sangue, colui per tanti anni aveva cercato. Incapace di risollevarsi da terra, si strinse nelle spalle e liberò un gemito acuto.
Per quanto volesse con tutto il cuore dubitare, per quanto detestasse ammetterlo, era come diceva Vader: lo sentiva. Sentiva il maledetto richiamo del sangue pulsare nelle vene, sentiva il pugnale della verità affondare nella carne e trapassarlo da parte a parte. 
La rabbia, il rifiuto, lo sdegno e il disgusto lasciarono presto il posto allo sconforto e alla disperazione più pura: si sentiva sporco, sbagliato, come se fosse appena stato infettato e contaminato da un orribile germe.
Stordito dall'attacco, il Signore dei Sith barcollò un paio di volte, prima di rimettersi in piedi. Non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso estatico, nascosto dalla maschera.
<< I tuoi poteri sono stupefacenti, figlio mio, non ho mai visto niente di simile. Ho ucciso tutti gli utenti di Forza di questa galassia, eppure non ho mai incontrato nessuno con una capacità come la tua. Ma tutto questo… è solo una parte, lo sento. Hai solo cominciato a scoprire il tuo potere. Vieni con me… e io completerò il tuo addestramento! Vieni, e diciotto anni non saranno passati invano! >>
<< No… MAI! >>
<< Oh, ma io non te lo stavo chiedendo… >>
Vader compì un passo in avanti per avvicinarsi di più al suo ritrovato figlio, il quale cercò immediatamente di strisciare via. Tuttavia, le ferite iniziarono a dolergli ulteriormente e incespicò a terra.
L’ombra del guerriero nero incombette su di lui…quando un suono acuto fece capolino dall'alto. Fu come un fulmine, e davanti ai due si frappose Rowlet.
<< Stai lontano da padron Royal, brutto mostro, non provare a fargli del male! >> gli stridette contro, minaccioso.
Vader non rimase per niente intimorito, anzi, tutto ciò gli sembrò estremamente ridicolo. Alzò il palmo della mano, con tutta l’intenzione di rompere le ossa a quella creatura con la Forza.
<< Dovresti ascoltare il prode uccellino, Lord Vader >> disse una voce tonante proveniente dall’alto.
L’uomo alzò lo sguardo, accorgendosi solo in quel mentre dell’immensa coltre grigia formatasi sopra le loro teste. Un martello si liberò dalle nuvole, scagliandosi contro di lui e colpendolo dritto allo stomaco, allontanandolo di diversi metri.
Un fulmine cadde davanti a Fire, e da esso si materializzò la figura possente di Thor. Egli richiamò il maglio nella sua mano, fissando la figura del Signore Oscuro con occhi spietati.
<< Ascoltami bene, Lord Vader. Io sono Thor, principe di Asgard e figlio di Odino. Ma oggi, più di ogni altra cosa, sono un Time Warrior. E se hai intenzione di torcere un capello al mio protetto, allora dovrai passare oltre il mio tuono! >>
Vader rilasciò un ringhio attraverso la maschera e brandì ancora una volta la spada laser.
<< Stai cominciando davvero a seccarmi >> disse con odio a mala pena contenuto.
Senza perdere di vista l’avversario, Thor si volse verso Fire. << Come stai, ragazzo? Sei ancora tutto intero? >>
L’adolescente gli afferrò di scatto il braccio, con tanta forza da conficcargli le unghie nella carne. Data l’incredibile durezza della pelle dell’Asgardiano, questi non avvertì nulla, anzi, esse non riuscirono nemmeno a trafiggere completamente la carne, ma fu comunque in grado di percepire che quella era la presa di un disperato alla ricerca di un qualsiasi appiglio che lo sostenesse.
<< Andiamo via da qui >> sibilò, un feroce turbamento dipinto nello sguardo << ADESSO! >>
Rowlet si appollaiò sulla spalla di Thor, preoccupato dalle condizioni del padroncino: guardò il dio negli occhi, supplicandolo con lo sguardo di assecondare immediatamente quella richiesta.
Il Dio del tuono si trovò di nuovo molto combattuto. Aveva la possibilità di affrontare di nuovo il suo nemico, di poter finalmente abbattere un baluardo dell'impero. Un avversario degno di lui per quel glorioso giorno. Il martello bramava la disfatta dell’Oscuro Signore!
Ma ancora una volta, i propri doveri gli imposero di frenare il suo sangue guerriero. Il ragazzo era provato sia psicologicamente che fisicamente, era evidente da come si stava aggrappando saldamente al suo braccio con entrambi i propri arti, cercando di rimettersi in piedi nonostante le gambe gli tremassero fortemente.
Se avesse iniziato a combattere con Vader, avrebbero potuto mettere a rischio la sua vita. Non poteva permetterlo, specie perché si sentiva in dovere di proteggere quest’ultimo, in quanto figlio di Lada, la sua compianta amica e fedele sorella di spada.
<< Ringrazia i tuoi dèi, Signore dei Sith. Le Norne hanno decretato che non sarà Thor a sconfiggerti. Almeno… non oggi. >>
Così dicendo, si assicurò di avere il prode rapace sulla spalla e di tenere saldo a sé il giovane, piegando l’avambraccio per stringergli il polso con la mano. Dopodiché, sollevò quella in cui reggeva il divino martello e lo fece roteare, fino a sparire in un lampo.
Ma prima che il teletrasporto lo portasse lontano, Baelfire poté distinguere chiaramente una voce cavernosa risuonare all’interno della sua testa.
“Ci rivedremo presto… figlio mio.”

                                                                                                                          * * * 

<< Balance Breaker! >>
Come a rispondere a quelle due parole, il corpo di Angel cominciò a subire un’ulteriore trasformazione. Un’aura color turchese iniziò a protrarsi dal corpo dell’adolescente, ricoprendolo dalla testa ai piedi. Poi, il bagliore sembrò diventare man mano più solido… fino a quando non assunse la forma di una sontuosa armatura delle fattezze draconiche.
<< East Dragon Scale Mail >> sussurrò una voce ultraterrena che sembrava partire direttamente dalla corazza.
Quello era l’ultima carta da giocare per tutti quegli individui legati all’anima di un drago… il Balance Breaker: la perfetta fusione tra lo spirito di un umano e quello della bestia a cui era collegato. Vorkye osservò il tutto con fare stupito.
Al contempo, Angel strinse maggiormente la presa sulla sua lancia… e questa cominciò ad annerirsi. Poi, da essa partì un intenso bagliore cremisi che prese a concentrarsi lungo la punta. A esso si aggiunsero numerose scariche eletrriche.
Vorky intuì subito che, se quella lancia lo avesse colpito... avrebbe riportato seri danni. Tuttavia rimase lì. Tuttavia, anziché esserne spaventato, si limitò ad allargare ambe le braccia in segno di sfida.
<< Fatti sotto >> disse con voce carica di eccitazione.
Il giovane non se lo fece ripetere due volte.
<< Gae Bolg… Alternative >> sussurrò, pronunciando il nome dell’arma che tanto lo aveva servito fedelmente in numerose battaglie. L’ultima reminescenza di sua madre, la strega Scatach.
Il dardo fulminante percorse la distanza tra se e il bersaglio in un istante. Vorkye lo afferrò poco prima che la punta potesse conficcarsi nel petto. Tuttavia… si ritrovò incapace di contenere la forza del colpo. Percorse all’indietro diverse centinaia di metri, venendo presto seguito da una scia di distruzione.
Con un ruggito, cercò di fare appello alla propria aura. Dopo uno sforzo immane, finalmente riuscì a bloccare la lancia quel tanto che bastava per reindirizzarne l’energia.
Respirò pesantemente per lo sforzo. Quell’attacco era molto più forte di quanto si aspettasse. Forse quel meticcio meritava davvero il titolo di Calak’ant. Ciononostante, era comunque riuscito a frenarne l’avanzata…
Tale pensiero fu presto interrotto dalla comparsa di una runa celtica all’altezza del manico della lancia. Un istante dopo, Angel gli apparve davanti con il pugno destro caricato di elettricità.
Fu allora che Vorkye comprese: lo aveva raggirato. Per quanto fosse potente, il primo attacco era stato solo un bluff.
<< Tecnica segreta: Tuono nero. >>
Il rosso non perse tempo con parole o altro… e lo colpì al petto. Vorkye lo ricevette in pieno. La forza dell’attacco lo scagliò all’indietro, facendolo schiantare contro un muro. Pochi secondi dopo, l’intero fabbricato crollò pesantemente sulla figura del soleano.
Era finita? Angel aveva vinto? No, il giovane sapeva bene che non era finita. Probabilmente lo aveva solo tramortito per un po’, ma a breve si sarebbe rialzato. Ed il rosso sapeva che non sarebbe più riuscito a combatterlo.
Quasi come ad un segnale, la corazza che lo ricopriva cominciò a dissolversi. Angel dovette reggersi sulla sua lancia per evitare di cadere a terra. Al contempo, le sembianze draconiche del ragazzo vennero presto sostituite da quelle di un giovane umano.
Boccheggiò pesantemente. Aveva dolore dappertutto e teneva a mala pena un occhio aperto. Era in pessime condizioni e lo sapeva. Tuttavia, era riuscito a portare a termine il suo obiettivo inziale… sopravvivere.
Ciò che doveva fare, adesso, era raggiungere al più presto il Falcon prima che l’avversario potesse rialzarsi.
<< Un attacco davvero potente. >>
Ma il suo proposito venne meno. Quella voce... era di Vorkye. Il rosso spalancò gli occhi per lo stupore e... per la paura.
<< Se non avessi attutito l’impatto all’ultimo momento, sicuramente avrei perso conoscenza >> disse il soleano, apparendo davanti al rosso. Sembrava ferito più nell’orgoglio che nel corpo << Suppongo di doverti ringraziare... non mi divertivo così da anni! >>
Un istante dopo, Angel fu violentemente colpito allo stomaco da un poderoso pugno. Anzi... sembrava più un treno in corsa che un pugno. Privo di difese e con la stamina completamente esaurita, il rosso fu scaraventato all’indietro, sputando un getto di sangue dalla bocca. La sua “corsa” fu interrotta dall’avversario, che planò dall’alto e lo schiacciò contro il suolo. Si udì il suono di numerose ossa che venivano spezzate.
Vorkye non si fermò. Con una spazzata sollevò il giovane avversario da terra e, senza nessuna pietà, lo tempestò con una serie di calci rotanti e un altro pugno dal basso verso l’alto.
Dolore. Angel ne era invaso. Non ricordava quando era stata l’ultima volta che ne aveva provato così tanto.
Vorkye lo afferrò per la collottola e lo tenne sollevato.
<< Ma guardati... sei ridotto a uno straccio >> lo derise.
Il rosso non rispose. Non poteva… non in quelle condizioni. Faceva fatica a respirare e a mala pena era cosciente.
Il suo avversario rise arcigno. << In questi vent’anni non c’è stato giorno in cui non abbia preparato il mio corpo e il mio spirito. Tu invece... hai battuto la fiacca, meticcio. E scommetto che, dopo esserti risvegliato, non hai pensato nemmeno una volta ad allenarti, vero? >>
Angel poteva a malapena sentire le sue parole, ma mentalmente stava concordando. Lo aveva capito sin dall’inizio e ne aveva avuto la conferma definitiva. La totale inattività lo aveva fiaccato… e la sua negligenza aveva causato il resto.
<< E non è tutto >> continuo Vorkye << Tu e i tuoi piccoli amici ribelli siete stati tanto sciocchi da credere ciecamente alle parole del Dottore. E ora… guarda dove questa scelta ti ha portato. Non siete che degli sciocchi sognatori che avrebbero fatto meglio a restarsene rintanati nella loro miseria. Il vostro tempo è finito. Ormai… questo universo è nostro. >>
Con queste parole, Vorkye rievocò una delle sue spade e la puntò dritta al petto del rosso.
<< Addio, meticcio! >>
Ma prima che potesse spingere la lama in avanti…qualcosa attiro la sua attenzione. Un enorme vortice color pece stava puntando dritto verso di lui, apparentemente animato da una mente propria. Sembrava quasi un piccolo tornado.
Lasciò la presa sulla gola dell’adolescente - che crollò a terra privo di sensi - e si allontanò con uno scatto, evitando così di esserne investito.
Pochi secondi dopo, l’inconfondibile figura di Accelerator cominciò a farsi strada oltre le tenebre della notte.
<< Un altro membro della Doctor Gang, presumo >> commentò il soleano con tono sprezzante.
L’esper lo fissò inespressivo, limitandosi a scrutare la figura martoriata di Angel.
<< È tutto qui quello che la Ribellione ha da offrire come supporto? Un esper mingherlino? >> continuò Vorkye, derisorio << Avanti, di’ qualcosa da scrivere sulla tua lapide. >>
L’albino storse leggermente il labbro. << Qual-co-sa. È questo quello che volevi sentire, Spyro? >>
Il soleano lo fissò con un leggero cipiglio. << Mi aspettavo qualcosa di più… incisivo, dal demone bianco di Kyoto. >>
L’albino dilatò le pupille. Lui sapeva chi era? Ora che ci pensava, un attimo prima lo aveva identificato come esper. Quindi era probabile che lui sapesse già in che cosa consisteva la sua abilità. Probabilmente, Vader aveva parlato del loro scontro a tutta la combriccola del Maestro.
Vorkye si avvicinò a lui con calma, il braccio destro caricato di aura. Accelerator lo aspettò senza muoversi, fiducioso che il suo potere gli avrebbe permesso di riflettere l’attacco.
<< Non farlo. Quell’energia non ha nulla di naturale, dubito che la tua Reflection sarebbe in grado di influenzarla >> sussurrò una voce familiare alle spalle dell’albino.
Questi si voltò appena, notando che l’immensa figura di Blue aveva appena preso posto dietro di lui.
<< Prendi Angel e allontanati. Lo terrò occupato il tempo che serve >> gli ordinò il drago.
Vorkye notò l’espressione dell’albino. Sembrava quasi che stesse interagendo con qualcuno di invisibile. Invisibile e anche... particolarmente grosso.
Poi la figura di Blue gli apparve davanti e, senza dargli il tempo reagire, lo colpi con la coda schiantandolo all’indietro.
<< ORA! >> ruggì il drago, consapevole che non sarebbe riuscito mantenere un modulo fisico per più di qualche minuto.
Accelerator sbuffò stizzito, ma avendo capito quanto le condizioni del rosso critiche, prese il rosso e spiccò un salto in direzione della nave.
Vorkye si rialzò furente. La sua preda gli era stata soffiata da sotto il naso. Imperdonabile!
Spalancò le ali e si lanciò al loro inseguimento… ma la sua corsa fu presto interrotta da Blue.
<< Togliti dalla mia strada >> gli ringhiò attraverso le zanne.
In risposta, il drago vomitò una potente scarica dalle fauci. Vorkye riconobbe subito la natura di quell’attacco. Era lo stesso fulmine nero che poco tempo prima era riuscito a ferirlo. Scansò l’attacco e serrò la mascella, caricando furioso in direzione del suo nuovo avversario.
Nel frattempo Accelerator era arrivato alla nave, rapidamente seguito dagli altri membri della squadra. Quando il Dottore vide le condizioni di Angel, lo fece salire subito a bordo e diede ordine a Kirbye di attivare i motori della navetta. Gli era bastata un’occhiata per capire che le condizioni del rosso erano piuttosto gravi. Doveva essere curato…e alla svelta.
Il rosso apri a stento gli occhi. Quando vide il volto del Signore del Tempo...
<< M-Mi dispiace >> fu tutto quello che riuscì a dire, prima di accasciarsi svenuto.
Il Dottore cominciò subito a lavorare sulle sue ferite.
<< Resisti, ragazzo. Ti salverò… te lo prometto. >>
Pochi secondi dopo, il Falcon decollò dai giardini della magione, confondendosi tra le altre navi in fuga dalla villa. Blue percepì la partenza e, così come era apparso, spari nel nulla, portandosi dietro la lancia del suo protetto.
Vorkye si ritrovò a colpire il vuoto. La rabbia lo invase. Era stato giocato e aveva lasciato scappare la sua preda. Un ruggito furioso riecheggiò per tutta la lunghezza dell’abitazione, accompagnato dal respiro di Darth Vader.
 



Ebbene sì, signore e signori… Fire è il figlio di Darth Vader! Siete confusi? Bene, eccovi un piccola rinfrescata.
Vi ricordiamo che il Darth Vader di questa storia non ebbe mai la possibilità di diventare uno Jedi, dopo che il Maestro lo prese sotto la sua ala. Non ebbe mai la possibilità di innamorarsi di Padmé… e per forza di cose, Luke e Leia non nacquero mai.
Vader, al contrario, si innamorò di Lada… e dalla loro relazione nacque Fire. Il prossimo capitolo costituirà un lungo flashback che spiegherà la storia tra i due e il perché Lada abbia lasciato il figlio in un orfanotrofio, unendosi alla Ribellione. E sì, la donna che Aphra vide in quella foto a casa di Vader era proprio lei!
Questo dovrebbe anche farvi intuire il perché Shen fosse così incavolato quando, dopo aver analizzato il sangue dell’arciere, scoprì la vera discendenza del ragazzo. E credetemi, non è solo perché è il figlio del suo più grande rivale per il favore del Maestro.
Siamo davvero curiosi di sapere se questo plot twist vi abbia lasciato a bocca aperta, è da tre anni e mezzo che lo organizziamo. Non avrà certo la potenza del “Io sono tuo padre” originale, ma abbiamo fatto del nostro meglio per avvicinarci al quell’iconica scena.  
Nel mentre, speriamo che anche le varie battaglie siano state di vostro gradimento. Vorkye e Angel si sono finalmente incontrati, Pitch ha fatto la sua entrata sul campo di battaglia (vi consiglio di rileggervi il primo capitolo in cui compare, se siete confusi sul perché si trovasse alla festa), Thor e Accel hanno fatto i chad (e quando mai non lo fanno?), Rowlet si è rivelato una piccola macchina da guerra e Vader ora triplicherà i suoi sforzi per catturare questa sfuggente banda di ribelli.
  
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