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Autore: cin75    23/05/2020    4 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Poco dopo erano nella camera da letto di Jensen, abbracciati stretti tra le lenzuola. Le persiane appena appannate che lasciavano entrare solo un timido raggio di luce lunare nella stanza. Il riflesso della notte danzava sui loro corpi, assecondando la loro danza d’amore.
I corpi vicini, i muscoli in tensioni, le mani che si cercavano ansiose e che poi gentilmente si tenevano strette ad ogni gemito più profondo.
Jensen si era concesso alle amorevoli iniziative di Jared, aveva lasciato al minore quel dolce predominio su di lui.
E Jared, beh!!, Jared non stava amando Jensen, in quel momento, in quella notte.
No!, lui stava letteralmente venerando ogni centimetro di quel corpo.
Accarezzando collo, braccia, petto fianchi, gambe. Baciando quella stessa pelle e mantenendo la promessa fatta. Un “Ti amo!” ad ogni bacio, ad ogni carezza, ad ogni respiro spezzato dal piacere.
Naturalmente ad ogni “Ti amo!” ne corrispondeva uno sussurrato o ansimato da Jensen. Naturalmente il tono era legato al modo o al posto in cui Jared si attardava con le labbra.
Si amarono lentamente.
Lo fecero per gran parte della notte.
Spingersi uno dentro l'altro fino al piacere più estremo.
Assaggiarsi e torturarsi fino a sentire brividi caldi e freddi allo stesso tempo.
Sentire nella testa e nel ventre quella scarica elettrica fatta di puro godimento e costringeva a mordersi le labbra per non gridare quello stesso godimento.
Si concessero l’uno all’altro fin quando una risata dettata dalla più giustificata stanchezza, dopo l’ennesimo appagamento, non li fece crollare uno accanto all’altro. Spalla contro spalla, mano nella mano.
E quando, dopo aver ripreso un respiro più regolare, Jensen si mise su un fianco per poter guardare il volto sereno e soddisfatto del compagno, Jared si voltò, solo con viso, verso di lui.
“Dio!! cosa sei!!” lo adulò sorridendogli.
Jensen arrossì, e poi si sporse per baciargli la spalla e sistemandosi appena più vicino.
“Jared...”
“Mmhh!?”
“Io ti amo.” disse solo.
E con quello stesso sorriso, Jared, rispose: “Ti amo anche io, Jensen.”
“No….io ti amo davvero!” sembrò aver il bisogno di dire e Jared a quella strana forma di precisazione, divenne serio.
Si voltò verso di lui, carezzandogli dolcemente e piano, il viso.
“Lo so, Jensen. E anche io ti amo davvero. Ma perché...” domandò perplesso.
“Non voglio che tu creda che io ti dica di amarti solo perché mi hai tirato fuori da quell’incubo o perché eri in quel vicolo spaventato da quello che stava per succedere o da...”
Ma a quel punto non potè più dire altro, perché Jared lo stava baciando. Per un attimo , Jensen sussultò , preso alla sprovvista da quella reazione, ma poi il modo in cui Jared continuava a baciarlo, lo fece capitolare e rispondere completamente al bacio e solo quando la necessità di respirare regolarmente divenne primaria, fu Jared a scostarsi dal compagno.
“Non mi sono innamorato di te perché eri il caso del momento. Non mi sono innamorato di te perché avevo voglia di giocare al poliziotto e al prigioniero innocente. Mi sono innamorato di te perché sei una brava persona, hai una magnifica anima, perché sei coraggioso e forte e nonostante tutto quello che hai passato, nei tuoi occhi vedo ancora una splendida luce piena di speranza. Mi sono innamorato follemente di quella luce. Non riesco ad immaginare di vivere senza vederla ogni mattina quando mi sveglio e ogni sera prima di addormentarmi. Quella stessa luce che anche adesso mi sta illuminando.” confessò, raggiungendo con la sua mano quella di Jensen poggiata sul materasso, tra i loro due corpi vicini. “Ma forse sono io quello che dovrei….”
“No, no!” lo fermò Jensen. “Ti amo e basta.” fece deciso. “Mi sono innamorato di te, il giorno in cui non mi hai permesso di confessare, in quella cella. Hai creduto in me. Mi hai guardato nell’anima e mi hai obbligato a non mollare, mi hai costretto a lottare. Mi sono innamorato di te ancora di più quando quella sera mi sono presentato a casa tua e mi hai chiesto di restare perché volevi che restassi e non perché ti facevo pena.”
“Non mi hai mai fatto pena, Jensen. Mai. Ho solo e sempre creduto in te!” fece Jared.
“E di questo te ne sarò sempre grato, Jared. Sempre!” sussurrò emozionato Jensen, mentre si sdraiava di nuovo accanto al corpo accogliente del compagno.
Jared se lo abbracciò stretto, percependo egli stesso, l’emozione che stava provando Jensen.
“Jared?!”
“Dimmi!”
“Ho voglia di ricominciare a vivere!” confessò
“Ne hai tutto il diritto. Cosa te lo impedisce?!”
“La mia famiglia.” rispose di getto.
Jared capì a cosa si riferiva Jensen. Il modo in cui le cose erano andate tra il compagno e i genitori , se non veniva sistemato, sarebbe sempre stata una ferita aperta, che avrebbe fatto male.
“Chiamali o….magari, va’ da loro. Chiarisci. Spiega loro ciò che ti hanno fatto. Forse ti chiederanno perdono. Forse resteranno con le loro convinzioni, ma almeno tu avrai fatto quello che andava fatto!”
“Un po’ come l’intervista in esclusiva a quella rete tv?!”
“Esatto!” convenne Jared.
“Preferirei parlare con loro di persona!”
“Ok!” e quando sentì Jensen tremare appena, lo strinse a sé. “Verrò con te, se vuoi!” azzardò, sperando che quello fosse quello che voleva sentirsi dire Jensen.
Jensen si strinse a lui. “Ecco perché ti amo così tanto!!” sospirò grato.


Circa una settimana dopo, Jensen, con accanto Jared, bussava alla porta di quella che una volta fu casa sua.
Gli aprì sua madre, che non appena lo vide restò immobile e senza parole.
“Ciao, mamma!” sussurrò Jensen tra il nervoso e l’emozionato.
Ancora niente risposta dalla donna.
Dall’interno della casa un “Chi è alla porta, tesoro!!?” provenne dalla voce paterna. L’uomo raggiunse la moglie all’entrata e quando anche lui  poggiò gli occhi sull’inaspettato ospite, rimase interdetto.
“Jensen!” esclamò con un filo di voce.
“Ciao, papà!” rispose Jensen. “Possiamo parlare?!” fece, dato che i due non accennavano a muoversi da quella posizione statica. E solo dopo quella sua richiesta, l’uomo aprì di più la porta e fece spazio ai due giovani.
“Certo, entrate!” li invitò.
Jensen andò verso il soggiorno, seguito da Jared. I due restarono in piedi al centro della stanza e quando, finalmente anche la madre , riuscì a proferire parola in un timido “Accomodatevi!”, i due si sedettero vicini, sul divano.
Per alcuni momenti, assoluto silenzio. Apprensione da parte due due ragazzi. Vergogna, molto probabilmente, da parte degli altri due.
“Vi presento Jared. Lui è la persona che ha risolto, come dire, la mia situazione giudiziaria!”
I due lo salutarono con un leggero cenno della testa a cui Jared rispose con un sussurrato. “Piacere!”
Poi ancora un imbarazzato silenzio.
“Jensen, noi….” si convinse ad iniziare il padre di Jensen.
“Dimmi….” e poi si corresse: “Ditemi solo ..perchè?” fece in modo deciso ma pacato. “Mi conoscevate. Mi avete cresciuto voi. Sapevate che tipo di persona ero, i miei sogni, i miei valori eppure non avete esitato ad escludermi, a cancellarmi dalle vostre vite non appena avete saputo quello di cui ero stato accusato!”
“Era così tragico e assurdo quello che dicevano ...” azzardò la madre.
“Sì, mamma. Hai usato la parola giusta. Assurdo! Tragico!” convenne Jensen con enfasi. “Accusato di omicidio e stupro. Condannato. A morte!!” sottolineò con decisione. “La cosa era talmente assurda eppure nessuno di voi ha mai provato a chiedersi cosa ci fosse di vero o meno. La cosa era talmente tragica che a due settimane della mia data di esecuzione, Jared che era venuto da me per raccogliere le mie ultime volontà, non sapevo cosa dire e a chi dirlo. E devo ringraziare Dio, di avermelo fatto conoscere. Lui….” e così dicendo prese la mano del compagno nella sua, stringendola forte. “… ha creduto in me, alla mia innocenza. Lui ha lottato per me, ha rischiato la vita per me e mi ha salvato da morte certa, due volte. Lui!! solo lui!!” fece con rancore verso i due e riconoscenza verso Jared.
“Jensen...” sussurrò il più giovane , quando negli occhi della madre vide una marea di lacrime colme di rimorso, mentre sul volto del padre, vide la consapevolezza di aver deluso un figlio.
Sentendosi richiamare Jensen, fece un profondo respiro. Ritrovò la calma.
“Ma non sono qui per accusarvi di qualcosa con cui solo voi dovrete convivere. Sono qui, per rassicurarvi che per quanto mi riguarda potete camminare a testa alta. Vostro figlio è un uomo libero, non è e non è mai stato stato un assassino. Qualunque sia stata la ragione per cui un’insensata vergogna vi ha fatti comportare nel modo in cui vi siete comportati, non esiste. Io , ora, sono felice. Ho riavuto la mia vita, la mia libertà. Ho accanto un uomo che amo e che mi ama. Sono perfino tornato ad insegnare. Ho tutto quello che potevo volere dalla mia vita, quindi , anche voi, se potete, cercate di mettere pace nelle vostre vite e nelle vostre coscienze.” e detto questo si alzò avviandosi verso la porta, seguito da Jared.
“Jensen!!” si sentì richiamare.

Il ragazzo si voltò e si ritrovò di fronte il volto rigato di lacrime della madre.
Qualcosa nel rancore del ragazzo si affievolì.
Qualcosa nel suo cuore si spezzò, nonostante quel rancore.
La donna non disse altro se non il nome ripetuto del figlio. Fece un paio di passi verso il ragazzo e senza chiedere né il permesso né dire altro, gli lanciò le braccia al collo e lo abbracciò. In un primo momento Jensen restò basito e le sue braccia non riuscirono a ricambiare quel gesto.

Jared al suo fianco non osò o non riuscì a dire niente. Nè per fermare quel momento che forse metteva a disagio il compagno, né per farsi da parte. Per quanto ci fosse dolore dietro quel gesto, era profondamente toccante e Jared riuscì solo a restare fermo accanto a Jensen.
Il biondo, intanto, però, iniziò a sentire una morsa allo stomaco quando dalla voce della madre arrivarono dei disperati “Perdonami, perdonami amore mio. Figlio mio, come ho potuto!!!” ripetuti, ripetuti, ripetuti con sempre più disperazione.
In quel momento , Jensen, mostrò quella magnifica anima di cui Jared si era innamorato. Lentamente , prima le sue mani, poi le sue braccia si mossero a ricambiare quell’abbraccio. E anche se era ancora un po’ rigido, la madre percepì quel calore filiare e scoppiò definitivamente in lacrime.
Poco distanti da loro, anche il padre, sembrò particolarmente emozionato e pentito e l’unica cosa che riuscì a dire fu : “Perdonaci  Jensen. Un giorno, se potrai e vorrai, prova a perdonarci. Siamo gente semplice, lo sai. Abbiamo avuto paura. Una stupida insensata paura. Temevamo di ritrovarci al centro di riflettori accusatori e stupidamente, egoisticamente, non abbiamo pensato che a pagarne le conseguenze saresti stato tu, che ti saresti ritrovato da solo ad affrontare tutto e quando abbiamo saputo della condanna, ci siamo vergognati talmente tanto…”
“Di me?!” azzardò Jensen ancora stretto dalla madre che sembrava non volerlo più lasciare andare.
“No, figliolo. Di noi. Ci siamo vergognati di noi, di come ci eravamo comportati, di quello che avevamo fatto e di quello che non avevamo fatto per te. Ci siamo convinti che non ci avresti voluto vedere, che arrivati a quel punto non eravamo in grado più di fare niente. Ma credimi...credimi ti supplico, pregavamo per te ogni sera, ogni giorno. Pregavamo che tu ci perdonassi, pregavamo di trovare la forza di confessare che pessimi genitori fossimo stati con te, nel periodo più brutto della tua vita.”
“Papà...” sussurrò Jensen, colpito da quella confessione.
“Non abbiamo scuse, Jensen. Non meritiamo il tuo perdono. Non ora, almeno!!” e poi si avvicinò quasi con timore a moglie e figlio. “Ma ti prego...ti prego, figliolo, provaci. Prova a perdonarci.” e così dicendo mise una mano sulla spalla della moglie come a volerla richiamare, dato che la donna era ancora stretta a quel figlio che sentiva di aver tradito nel peggiore dei modi.
La donna, lentamente, lasciò andare Jensen. Gli carezzò con dolcezza il viso comunque emozionato e riuscì a perfino a sorridergli timidamente.
Jensen rimase fermo in quella sua posizione. Nella testa le suppliche della madre, le parole del padre. Tutto sembrava così sincero. Così vero. Per quanto i suoi genitori avessero palesemente sbagliato nei suoi confronti, li conosceva, e non erano persona in grado di mentire in un modo così convincente.
Forse….forse avrebbe potuto...magari...un giorno...o anche prima...o forse…
“Jensen!” lo richiamò Jared quando lo vide perso in mille pensieri. Gli mise una mano sulla spalla quando si rese conto che il compagno non lo aveva sentito e rimaneva fermo in quella sua posizione. “Jensen!!” fece ancora con un po’ più di voce.
Solo a quel secondo richiamo, Jensen, battè un paio di volte le palpebre come a rinsavirsi e guardò prima il compagno e poi i genitori.
“Stai bene?!” fece sottovoce Jared e Jensen annuì soltanto, ma entrambi in quel solo e semplice gesto si erano già detto tutto e Jared non potè fare altro che sorridergli orgoglioso e innamorato.
Jensen deglutì e sorrise alla madre, poi fece un passo in avanti e allungò una mano verso il padre.
L’uomo sinceramente sorpreso ed emozionato ricambiò il gesto e strinse la mano del figlio. Per adesso quel saluto tanto formale quanto desiderato, sembrò bastare.

Poi il ragazzo tornò accanto al compagno e fece per andare via. Si voltò un’ultima volta.
“Io e Jared andremo via per un paio di settimane il mese prossimo. Ma se a voi sta bene, prima che facciamo ritorno ad Austin, potremmo passare a farvi una visita. Se a voi sta bene!” fece , certo che Jared lo avrebbe appoggiato e infatti ..
“Sarebbe bello!” convenne Jared.
I due genitori sorrisero di cuore. Grati per quella possibilità loro concessa.
“Non vediamo l’ora!” fece la madre.
“Magari potremmo andare a pesca. Ti piaceva pescare quando eri piccolo!” propose il padre entusiasta.
“Mi piace ancora pescare, papà!” rispose Jensen. “Ci sentiamo presto!” disse infine e poi si avviò con Jared verso la sua macchina ferma fuori il vialetto di casa.

Quando furono in macchina e si assicurarono che gli altri due erano rientrati in casa, Jared vide Jensen fare un respiro profondo e poggiare la fronte al volante. Esausto.
“Ehi!?...stai bene?!” chiese dolcemente anche se preoccupato.
Jensen restò a testa bassa ma rispose comunque che doveva solo riprendere fiato. E Jared gli diede tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Poi quando Jensen rialzò la testa, Jared gli chiese se voleva parlare.
“Sai?!” fece Jensen. “ Ero venuto qui con l’intenzione di gettare loro addosso tutto il mio odio e il mio disprezzo e poi andar via. Ma quando mia madre mi ha abbracciato in quel modo e mio….mio padre ha detto quelle cose...loro, loro erano così….pentiti. Erano sinceri, Jared. Dio!! dimmi che erano sinceri!” chiese in apprensione al compagno.
“Non si può mentire in quel modo, Jensen. I tuoi erano sinceramente pentiti e addolorati!”
“Non ci riesco , Jared. Non riesco ad odiarli!” ammise quasi in colpa.
Jared gli mise una mano sulla spalla e poi piano iniziò a carezzargli la schiena ancora curva a causa della posizione del compagno contro il volante.
“Nessuno ti chiede di farlo. Devi fare ciò che il tuo cuore ti dice.”
“Voglio avere pace e non avere rimpianti, Jared. Rivoglio la mia vita di prima!” ammise e finalmente si tirò su. Gli occhi di Jared erano sorridenti e brillanti e Jensen si sentì già meglio. Gli sorrise quasi per istinto.
“Quello che hai fatto oggi ti fa stare bene?!” gli chiese Jared.
“Sì!”
“La promessa che hai fatto loro, ti fa stare meglio!?” domandò ancora.
“Sì!” rispose ancora , Jensen sempre più tranquillo.
“E allora ti stai riprendendo la tua vita. O per lo meno hai fatto il primo passo per rimettere tutto al proprio posto!” 
“Sì. Sì, è così. Rimetterò tutto a posto!” asserì convinto , Jensen, per poi restare un attimo in silenzio, perso nei suoi pensieri.
“Jensen?!” lo richiamò subito dopo, Jared.
“Sì!” fece il biondo, guardandolo.
“Ti amo, Jensen!”
Il sorriso di Jensen divenne luminoso. Il verde dei suoi occhi brillò magnificamente al sole che invadeva l’abitacolo della macchina. Il suo volto parve quasi trasfigurarsi a quella semplice dichiarazione d’amore.
“E io amo te, Jared. E mi farei condannare ancora e ancora in questa o nell’altra vita, se questo mi porterebbe a conoscere te. Ad amare te nel modo meraviglioso in cui ti amo.”
Fu una dichiarazione decisamente diversa, quella di Jensen, ma comunque fece presa sul cuore di Jared. Il suo compagno, il suo amore, gli aveva appena rivelato che avrebbe rischiato tutto, anche la vita, pur di avere la possibilità di amarlo ancora e ancora.

“Ok! Che ne dici di andarcene a casa ora?!” suggerì Jared , cercando di nascondere l’emozione per quelle ultime parole e per quello che stava provando in quel momento.
“Dico che è un’idea grandiosa!” convenne Jensen, mettendo in moto la macchina.

Come Jared , anche lui, strinse appena gli occhi al sole che aveva di fronte. Il buio di quel periodo se lo lasciavano alle spalle.
Ora davanti a loro, solo la luce che avrebbe illuminato uno splendido futuro.

   
 
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