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Autore: carmen16    23/05/2020    1 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Salve a tutti. Dopo quasi 3 anni dall'ultimo aggiornamento della storia, ho pensato diverse volte se avessi dovuto continuare. Non ricevevo molte recensioni o letture. In più avevo poco tempo a disposizione e il classico blocco dello scrittore. Lasciare una storia per tanto tempo crea quel sentimento di vergogna misto a nostalgia, come se si avesse abbandonato una persona cara. E la sensazione di incompiutezza non mi è mai piaciuta. Per cui per una correttezza nei confronti della storia, dei personaggi e della mia passione che sta iniziando a farsi risentire, oltre chi stava aspettando un prosieguo, ho deciso di continuare la storia. Cercherò di essere più puntuale, magari scrivendo meno per capitolo, così da rendere più fluente la lettura. Mi è davvero mancato scrivere, pubblicare e rileggermi. Questa pausa è stata necessaria per capire molte cose. Scusate per l'enormeeee ritardo. Per chi vorrà riprendere a rileggere o inizierà solo ora a farlo, un grande grazie. Vi lascio ai nostri protagonisti.
 
 
POV EDWARD
 
Era incredibilmente nervoso e tranquillo allo stesso tempo. Daltronde Bella gli faceva sempre quell'effetto. Ogni volta che la ragazza si trovava nei paraggi, sentiva rimescolare qualcosa nel suo stomaco e non riusciva a non impedire che tutto il suo corpo avvertisse la sua presenza. Nel bosco, appena l'aveva vista fermarsi con la moto e scendervi agilmente, l'aveva osservata attentamente andando oltre la sua incredibile bellezza. Anche se era riuscito a farla sorridere dopo, c'era un'ombra in quegli occhi castano- dorati (perchè ormai aveva compreso che non era questione di un effetto della luce ma era proprio quello il colore dei suoi occhi) che non se n'era andata per tutto il tempo, una tristezza che congelava qualcosa dentro di lui. Aveva paura che quella ragazza se ne andasse e non sapeva spiegarsi neanche il perchè. Non gli aveva detto o fatto nulla perchè lui potesse pensare una cosa simile, eppure quella specie di presentimento era strisciato in lui, insinuandosi nella parte più profonda del suo inconscio. Ora che si trovava con lei, non voleva lasciarla più andare. Eppure la conosceva a malapena. Quel pensiero era assurdo e anche la paura che lo generava. L'aveva toccata, era reale e non sarebbe svanita via. Non l'aveva sognata.
 La pelle di lei era così fredda ma priva di imperfezioni. Sarebbe rimasto ad accarezzarla per tutto il giorno ma l'avrebbe scambiato per un maniaco.
 In quel momento si trovava seduto proprio dietro la schiena di Bella, mentre tentava di tenersi ancorato alla moto con le mani e le gambe e guardando il terreno avvicinarsi pericolosamente ad ogni curva che la ragazza prendeva a tutta velocità. Doveva ammettere che era un'ottima guidatrice, si piegava, svoltava, accelerava e decelerava con una perfetta padronanza di sè come se fosse un'unica cosa con il mezzo sotto di lei. Però era anche una pazza che guidava ad una velocità folle. Edward cercava di godersi l'aria fresca della sera ma se si fosse distratto troppo avrebbe perso la presa e non voleva neanche immaginare cos'avrebbe significato per lui cadere da sopra la moto a quella velocità. Di lui sarebbe rimasto ben poco probabilmente. Se fosse sopravvissuto a quel viaggio, al ritorno l'avrebbe convinta ad abbassare la velocità o se ne sarebbe tornato a casa in taxi. Non si fidava del tutto di lei e non solo per quanto riguardava la guida. Sentiva che gli stava nascondendo qualcosa e prospettava che sarebbe stata reticente o avrebbe mentito sulle cose che gli avrebbe chiesto. Chi era quella ragazza? Perchè lo affascinava tanto? Solo perchè era una ragazza nuova e completamente diversa da quelle che aveva avuto modo di conoscere lui? Non sapeva neanche lui spiegarselo ma gli comunicava qualcosa al petto di molto profondo. Il suo sguardo lo metteva a nudo e penetrava in lui scoprendo tutti i suoi segreti ma anche lui avrebbe voluto fare lo stesso con lei. 
Per forza di cose, con gran piacere per giunta, stufato di reggersi a fatica sulla carrozzeria, aveva abbracciato Bella per la vita con entrambe le braccia. Al massimo si sarebbe allontanata o gli avrebbe fatto capire che non gradiva quel contatto. Sentiva il gelo della sua pelle attraverso la sottile maglia che indossava. Edward iniziava a pensare che avesse sempre quella temperatura. Ricordava la prima volta che lei lo aveva toccato per sostenerlo e la seconda quando stava scivolando nel bosco. Iniziò con il dorso della mano a strofinarle delicatamente la pelle cercando di riscaldarla e di rilassarla. Il suo respiro era quasi impercettibile sotto la sua vita sottile. Al suo tocco si era irrigidita, facendogli pensare che gli desse fastidio ma poi si era avvicinata a lui con la schiena. Non riusciva a comprendere se lei fosse spaventata o infastidita dal suo tocco, sebbene non lo allontanasse mai. Ogni qualvolta la sfiorava lei si contraeva per poi prendere un gran respiro e rilassarsi. Forse aveva vissuto qualche trauma per avere quella reazione involontaria, oppure era una di quelle persone che non amava molto il contatto fisico... Per lui sarebbe stato molto complesso dal momento che non riusciva a starle lontano, però glielo avrebbe chiesto. Poco dopo, avvertì un cambiamento nel motore e iniziò a distinguere qualcos'altro oltre a macchie indistinte di colore. Dovevano essere arrivati nel luogo che gli voleva mostrare perchè iniziò a decelerare (grazie a Dio). Quando si fermarono e lui potè guardarsi intorno rimase incantato e strabiliato da ciò che vide. Una splendida radura al cui centro si trovava una grandissima quercia che offriva la sua ombra ai fiori che lo circondavano. Le sue fronde erano altissime e robuste, piene di vita e di forza così come il tronco e le sue radici che di tanto in tanto facevano capolino dal terreno. I fiori si ergevano vivaci tutto attorno nei colori più sgargianti. Ce n'erano così tanti tipi diversi che stentava a credere che ne esistessero tanti. Più in lontananza a formare un semicerchio scorgeva tanti alberi minori, quasi a rendere omaggio al più grande e anziano di loro. Era meraviglioso. Gli veniva in mente una frase di Kahlil Gibran che diceva :
 
- Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo-
 
Mai frase gli era sembrata più adatta. Ogni cosa o pianta era un'aria, un suono che si propagava al vicino formando la grande orchestra della natura. Tutto era vivo e in movimento. Gli prudevano le mani per la voglia di dipingere tutto ciò che riusciva a cogliere e a ogni sguardo sempre più dettagli si focalizzavano e si aggiungevano al quadro nella sua mente. Aveva perso la voce. Fece un paio di tentativi per schiarirsi la voce e dire qualcosa ma tutti quei colori lo privavano delle parole e delle corde vocali. Si voltò in cerca di Bella per ringraziarla ma non era più di fronte a sè. Perlustrando lo spazio attorno vide che era in piedi di fronte alla grande quercia mentre ne accarezzava la corteccia. Mentre Edward era rimasto a contemplare ciò che lo circondava lei era già scesa dalla moto e lui non se n'era reso conto. D'altronde lei era agile e silenziosa come pochi. Ripresosi del tutto, scese anche lui dalla moto e la raggiunse. La sua attenzione adesso era completamente concentrata su di lei e sulla voglia di avere risposte. Lo spettacolo che li circondava era momentaneamente accantonato. La raggiunse dopo pochi passi e iniziò a parlarle anche se lei gli voltava ancora le spalle.
 
- In questi pochi giorni ho avuto modo di pensare e riflettere. Ho tante domande a cui dare una risposta, e molte riguardano anche te. E ho bisogno di fare chiarezza. Non voglio farti del male e nè svelare a qualcuno il tuo segreto. -
 
Lei si voltò e si sedette ai piedi dell'albero invitando lui a fare lo stesso. Nel suo sguardo leggeva rispetto ma anche diffidenza e non se ne sapeva spiegare il perchè.
 
- E' coraggioso da parte tua cercare e chiedere delle risposte ma sei sicuro di poterne portare il peso? Pensaci. Non potresti farmi del male neanche se volessi, comunque. Tu non sai chi sono e nè cosa sono in grado di fare, ma è meglio così-
 
Era più di quanto gli avesse mai detto, ma non bastava. Non si sarebbe lasciato intimorire, così continuò:
 
- Allora spiegami tu chi sei. Sono qui per questo e mi assumerò le mie responsabilità-
 
Lei scosse la testa mentre i suoi occhi si facevano più luminosi. Rispose con voce apparentemente calma:
 
- Tu non capisci. Non si tratta solo di me e te. Non posso dirti tutto quello che vorresti sapere.-
 
-Non puoi o non vuoi? Hai detto tu stessa che non potrei farti del male perciò perchè non dirmi tutto? Se solo mi dessi una possibilità potrei provare a capire e anche stupirti. In una certa misura è probabile che le cose siano più semplici di come ce le si immagina e i fardelli meno pesanti se condivisi con qualcun'altro -
 
- Ho abbastanza forza da poterne portare il peso da sola. Saresti in pericolo se lo condividessi, lo dico per te. Anzi, dovresti lasciarmi perdere. -
 
- Questo è impossibile e poi non pensare a ciò che è meglio per me. Voglio sapere. -
 
- La verità è sofferenza. Ti dirò ciò che puoi sapere, niente di più. -
 
Si fissarono in una lotta di sguardi. Lui in quegli occhi castani con venature di ambra in quel momento così seri e determinati (quasi ostili) e lei in quegli occhi verde gemma, limpidi come le acque del mare attraversate dalla luce del sole. Alla fine, con un sospiro, Edward cedette.
 
- E va bene. Me lo farò bastare...Per ora; ma non pensare che sia finita qui. Prima domanda: tu hai qualche potere vero? I tuoi occhi cambiano colore in alcuni momenti.. -
 
Lo sguardo di lei si indurì ammonendolo. Domanda sbagliata da porre per cominciare. Temeva che non gli avrebbe risposto ma dopo un pò la sentì parlare mentre lui stava guardando la quercia alle sue spalle.
 
- Prossima domanda -.
 
- Non è corretto. Avevi promesso, non puoi evadere. -
 
- Non ti piacerebbe la risposta e prima che tu ti spaventi o mi consideri un mostro voglio rispondere agli altri quesiti. -
 
- Bene, ma non sperare che mi dimentichi. Immagino che sia inutile chiederti come tu riesca a controllare le persone.. -
 
- Non è un vero e proprio controllo mentale. Se volessi potrei farlo, ma si tratta di un'azione molto invasiva, che lascia un segno sulle persone. Le rende deboli mentalmente e a volte crea disagi e squilibri psicologi difficili da superare, soprattutto perchè non se ne conosce l'esatto motivo e spesso queste persone credono di essere impazzite o di avere qualcosa di sbagliato. Inoltre così facendo le loro menti diventano facilmente soggiogabili da parte di persone come me. Diciamo che riesco a persuadere chi ho di fronte, convincendo la sua volontà che sia più vantaggioso fare ciò che gli dico. E' come fare un discorso alla sua coscienza. Non è un comando imperioso a cui si deve sottostare ma più un consiglio, talmente convincente che rende difficile non seguirlo. Non mi sarei mai aspettata che tu ne saresti stato immune. Potrebbe darsi che la tua mente sia uno scudo alle mie capacità o che a tua volta tu abbia delle potenzialità, forse sopite. Ti spaventa? -
 
Aveva notato la sua espressione rigida e gli occhi sbarrati e increduli anche se si sforzava in tutti i modi di apparire impassibile. Edward sfoggiò la sua faccia da poker.
 
- Beh, un pò si. Non perchè tu abbia dei poteri ma per ciò che potrei essere io. Ho avvertito alcune cose strane in me da qualche anno a questa parte ma non ci ho mai voluto dare un significato, credendo che fossero semplici suggestioni. Non ho paura di te perchè conosco una persona che ha un dono e ne è spaventata più di chi la circonda. Però non usare mai più i tuoi poteri con me. Preferisco che tu mi dica le cose, che discutiamo o anche litighiamo per decidere cosa fare assieme ma non che cerci di controllarmi. Anche se in una forma meno coercitiva e dannosa, si tratta sempre di manipolare la volontà degli altri. E tu invece hai mai usato i tuoi poteri contro qualcuno? Come hai imparato a controllarli? -
 
- E' raro trovare qualcuno con delle capacità, sarei curiosa di conoscere questa persona. Ad ogni modo sarò chiara e sincera. Ho fatto cose nella mia esistenza di cui non sono affatto fiera. Non sono una santa. Come attenuante ho solo da dire che ho agito sempre e solo per necessità o se costretta dal contesto, ma non è una giustificazione. Non merito un'assoluzione e non pretendo che tu possa capirmi. Riguardo al controllo dei miei poteri diciamo che ho avuto molto tempo per esercitarmi e acquisire la giusta capacità di concentrazione. E' tutta questione di spirito. Di più non posso rivelare- 
 
- Quindi hai dovuto far del male a delle persone? Sbagli, c'è sempre una scelta. -
 
- Hai una scelta quando sei libero di poterla prendere. Quando non appartieni più a te stesso o non sai più se esista ancora il bene o il male e cosa lo sia dato che ciò che ti circonda è oscuro e distorto... Non è semplice. Nulla lo è. -
 
Edward in quel momento pensò a come si doveva essere sentita sua madre quando lo aveva abbandonato. Almeno a detta della lettera che gli avevano lasciato i suoi genitori biologici, lo avevano fatto unicamente per dare la possibilità a lui di crescere liberamente, senza che gli altri avessero pretese o aspettative da lui. Immaginò come doveva essere per i soldati che andavano in guerra, anche se si arruolavano per loro volontà, difficilmente credeva che si rendessero conto di come fosse realmente una battaglia in un campo. Molto diversa da una semplice esercitazione. E quando ci si trovava lì c'era poco da scegliere, o si uccideva o si veniva uccisi. E se si moriva, diminuivano le difese e aumentava il rischio per tutta la squadra. Lui riusciva a ipotizzare solo queste vicende tragiche per cui non si potesse avere scelta... 
Deducendo la risposta implicita nelle parole di Bella e nel suo sguardò, passò avanti nella sua lunga lista. Si ricordò della reazione di lei quando l'aveva abbracciata poco prima e le domandò:
 
- Perchè tendi ad irrigidirti quando ti tocco? Ti disturba per caso? Scusa se sono poco discreto ma sto cercando di capire come comportarmi....- 
 
Vide che lei fece un lieve sorriso, appoggiandosi al tronco dell'albero. Dopo un pò gli rispose:
 
- No, non mi dà nessun fastidio, solo che di solito non sono abituata ad essere toccata tanto spesso e non da qualcuno così... Caldo come te. Poi conoscendo la mia temperatura evito di entrare in contatto con le persone per non infastidirle -
 
- Ciò significa che nel luogo da cui provieni( ci arriveremo fra poco), le persone sono più simili a te che a me? Per me non è affatto un problema la tua temperatura.-
 
Tese lentamente la mano verso di lei, in modo che potesse decidere se accettarla o meno e lei dopo averla osservata per un pò, la coprì con la sua. A malapena si accorse del freddo che lo invase in quel punto perchè una dolce scarica iniziava ad avvolgerlo a partire dal palmo delle mani per arrivare al cuore. Le accarezzò il palmo della mano con il pollice facendo un timido sorriso, che lei ricambiò lentamente.
Dopo un pò prese nuovamente la parola:
 
-  Correggimi se sbaglio. Non conosco le motivazioni che ti hanno portato a venire fin qui, in questo piccolo paesino piovoso, ma per allontanarti da quel luogo fatto di persone "come te" dove non avevi libero arbitrio... Hai fatto una scelta diversa, no?-
 
- Ottima domanda. In realtà è piuttosto complicato. Sono legata a questo paese dalla mia infanzia... Purtroppo sono stata costretta contro la mia volontà ad andarmene... Sono stata letteralmente presa, estirpata dalla mia casa e portata altrove... Nel luogo da cui provengo vigono delle leggi severe e le punizioni per i loro trasgressori sono anche peggiori.
Per tanti anni, dopo essermi adattata, ho sognato segretamente di cercare un modo diverso di esistere, un mondo migliore. Ho deciso di andarmene da lì quando le cose stavano per complicarsi ancora. Non riuscivo più a reggere quell'atmosfera. Ho dovuto lasciare Ian, sperando che non mi avesse seguito, nonostante la sua caparbietà.
Ora questa mia decisione, una delle poche che abbia preso autonomamente nell'ultimo periodo, rischia di ritorcersi contro di me. Ian è tornato anche per questo motivo e devo elaborare un piano. Vagliare e considerare nuove alternative e possibilità e non posso coinvolgere nessuno. -
 
- Aspetta, rallenta un secondo. Ti hanno portata via contro la tua volontà? Mi avevi detto di non avere nessuno qui...E chi sono queste persone? E cosa farebbero se ti trovassero? Sei tornata per cercare la tua famiglia?-
 
- Voglio che sia chiara una cosa... Tutto di me e ciò che mi riguarda, il mio passato, il mio essere, le mie conoscenze, ha poco a che fare con la realtà; per dire un eufemismo. 
Ho vissuto e visto esperienze allucinanti, per cui non ti sbigottire se affermo che la meno strana sia stata proprio quella che ha dato inizio a tutto: sono stata rapita dalla mia casa in un giorno di tempesta e portata via in Italia, dove ho conosciuto Ian. E' stato un luogo maledetto e infernale, però mi ha aiuto a sviluppare le mie capacità e controllarmi. Non posso dirti altro. Se mi trovassero, credo che la morte sarebbe un sollievo a confronto di ciò che pretenderebbero da me.
Riguardo la mia famiglia, non so dove si trovi in questo momento e non ho intenzione di cercarla finchè sarò costretta a continuare a scappare e venire inseguita. E' logorante. 
In realtà quella che chiamo famiglia non lo era neppure. Non biologicamente almeno. I miei genitori effettivi non li ho mai conosciuti, così come non è chiara la loro sorte. Per il momento questa città è un punto di partenza per capire da dove proseguire il mio cammino e cosa fare. Fino a poco tempo addietro mi sembrava inconcepibile anche solo l’idea di scappare… E ora eccomi qua e devo pensare. –
 
Edward ingoiò più volte la saliva per cercare di respingere quel gomitolo di lana che sembrava comprimergli la gola. Allora quella sensazione non era una paura insensata. Più di tutte le risposte sempre più inquietanti che gli stava dando, ciò che lo turbava era proprio quella consapevolezza. L’aveva appena trovata eppure lei stava già pensando di andare via, e senza volere alcun aiuto da parte sua. Era completamente impotente, allora?
 
- Quindi sei fuggita da questa specie di “setta” di cui fa parte anche questo Ian e adesso loro ti cercano? Sanno dove trovarti giusto? E tu dopo questi anni sei tornata proprio dove hai vissuto anni fa? Mi sembra quantomeno azzardata come scelta, anche se devo ringraziare la tua indecisione se ti ho incontrata. Ti fidi davvero di questo Ian? Bella… Lasciati aiutare da me, non puoi affrontare tutto questo da sola. Potremmo cercare la tua famiglia insieme e trovare un altro nascondiglio, se però sarai completamente onesta con me. Sai, mi avevano lasciato un biglietto con su scritto un numero, tempo fa, che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Ma non ho mai avuto il coraggio di comporlo. Se tu accettassi di farti aiutare, potrei trovare la forza per indagare anch’io sul mio passato. Allora che ne dici? –
 
Si stava dando la zappa sui piedi da solo, ma se davvero lei era in pericolo, allora doveva essere ragionevole.
Seguì un breve silenzio, che pensò che avrebbe tagliato l’aria. Mentre era in attesa di conoscere quale sarebbe stato il suo giudizio, vide un lieve sorriso triste aleggiare sul suo volto. Per la prima volta tentò un contatto leggerissimo con la pelle di lui, quando gli sistemò delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Se non fosse stato un ragazzo, sarebbe arrossito. Molto probabilmente stava cambiando colore in quel momento, sperando che l'accenno di barba che portava cammuffasse l'effetto.

Leggero e rapido così come era arrivata, la mano di lei tornò sulle sue ginocchia e gli rispose:
 
- Se hai davvero una speranza anche minima di sapere di più sul tuo passato, dovresti farlo e in quanto "bimbi sperduti" ti darò il mio sostegno. Per il momento ti lascerò darmi una mano, ma dovremo farlo in segreto e al minimo cenno di pericolo o rischio, tu non mi avrai mai incontrata, d'accordo? Mi sembra un buon compromesso per la tua testardaggine. Lo so che tutto questo non ha molto senso per te e non conosci ancora il peggio, ma al momento non posso dirti altro. Per quel che riguarda Ian, si è assolutamente affidabile e credo che sarà impossibile impedirgli di farsi ulteriormente coinvolgere... Siete due incoscienti d'altronde. -
 
E così si chiuse per il momento l'accordo. Questa volta allungai la mano per siglare l'accordo e lei allungò la sua sorridendo. Si irrigidì molto meno e ci mise qualche secondo in più prima di sciogliere la presa. Iniziava ad abituarsi al suo tocco, ma ci avrebbe lavorato anche su questo, così come sulla sua partenza.
 
   
 
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