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Autore: CortexiphanAddicted    24/05/2020    0 recensioni
Far parte dell'organizzazione Alba è, nel mondo di Naruto, un marchio indelebile di disonestà ed efferatezza. Ma è possibile, all'interno di quello che per l'universo ninja è l'emblema del male, trovare non solo pace e possibilità di realizzare i propri sogni, ma anche l'amore? Se c'è di mezzo un biondino con gli occhi azzurri e una fissa per le bombe, la risposta potrebbe essere sorprendentemente positiva.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Se ti si presentasse qualcuno dicendoti che nel tuo futuro perderai famiglia, casa, amici, la tua stessa pubblica immagine in un sol giorno e per colpa delle tue azioni tu non ci crederesti mai, non vorresti crederci.
Se potessi tornare indietro e rifare tutto daccapo sapendo quello che sarebbe successo non sono sicura che accetterei. Ho perso e guadagnato così tanto e sbaglio nel quantificare i sentimenti che provo. Eppure lo sto facendo.
 
Sono… beh… ero un jonin del Villaggio della Foglia, Konoha, casa.
Il mio nome è Yomako Hyuga. Mio padre mi diede questo nome che significa "figlia delle foglie" in onore del villaggio e della nostra nobile stirpe. Non ho alcun sigillo sulla fronte, io e mia sorella maggiore Emiko eravamo, a detta di altri, privilegiate. La mia infanzia è stata spensierata e serena, mi allenavo con Emi quasi ogni giorno, sognavamo di diventare entrambe Hokage e di aiutare Konoha a crescere, a tenere in pace il mondo ninja, insieme. Avrei fatto tutto con lei e lei altrettanto con me. Guardavo a lei come a un esempio da seguire e insieme l’ammiravo e invidiavo. Era tutto ciò che si potesse desiderare, bella, intelligente, combattiva, amorevole. Con il suo byakugan avrebbe sconfitto qualsiasi nemico e io sarei stata a guardare, mentre rendeva orgogliosi tutti noi con il suo coraggio.

Tutto questo è finito quel giorno in cui la pregai di accompagnarmi in missione. Volevo che condividesse con me ancora qualche momento, prima che entrasse a far parte della squadra Anbu e la perdessi ancora in modo diverso. Eventualmente si sarebbe anche sposata e l’idea che non facesse più parte della mia vita, non come era stato in passato, era per me inconcepibile. Cosa darei per tornare indietro e dirle che l’avrei sostenuta in ogni caso e che l’avrei amata sempre.
Fatto sta che invece ero arrabbiata con lei, per la scelta che stava per fare, perché mi avrebbe lasciato sola, di nuovo, come fece nostra madre, non per sua scelta certo ma lo fece, il giorno in cui morì.

I ninja del Villaggio della Nebbia apparvero dal nulla, ma Emiko con la sua prontezza di riflessi e i suoi potentissimi occhi li mise tutti fuori gioco… o quasi. Io a stento mi ero accorta che ci avessero circondato, se solo fossi stata meno stupida e non mi fossi concentrata sui miei pensieri cattivi avrei potuto aiutarla, combattere al suo fianco contro i nemici come quando da bambine tagliavamo con il chakra gli steli dei soffioni in giardino. Invece mia sorella era sola quel giorno, sola come sarò io per sempre.
È bastato un attimo e l’ultima cosa che ho visto prima di perdere conoscenza è stato il viso di Emiko mentre mi urlava di stare attenta e un ninja nascosto su di un albero che mi colpiva con una tecnica simile al capovolgimento spirituale.
Al mio risveglio l’avevo uccisa.
Io… ho ucciso i nemici rimanenti. Al vedere il suo corpo privo di forze, la mia volontà ruppe i vincoli della tecnica di quel maledetto. Emiko lo diceva sempre che con la mia volontà avrei potuto fare qualsiasi cosa e che lei mi avrebbe sorriso vedendo quanto fossi in grado di splendere.

Per il Clan Hyuga l’onore e la famiglia sono tutto. Io avevo distrutto ogni cosa. Cominciò a piovere, mi accasciai accanto al corpo di Emiko e passò un tempo interminabile prima che riuscissi a prenderla tra le braccia. I suoi begli occhi bianchi erano ancora spalancati e glieli chiusi mentre piangevo di dolore. La mia vita non aveva più senso, i nostri sogni di governare assieme, la possibilità di costruire qualcosa, di crearci delle famiglie e di vivere abolendo i tabù del nostro clan… tutto svanì quando non fui in grado di salvarla. Il mio pianto era simile a un urlo, se ancora ci ripenso, resto bloccata in quel momento per sempre, prima che il fango la strappi ancora a me, risucchiandola in un vortice, o facendola sciogliere tra le mie braccia mentre io ancora sto lì a chiedermi come ho potuto abbandonarla quando ne aveva più bisogno.
Di solito a quel punto mi sveglio e realizzo quale sia ora la mia vita.

Non sarei mai potuta tornare al villaggio, con quale coraggio avrei potuto dire a mio padre quello che avevo fatto? Che quello che tutti segretamente pensavano era vero e che sarei stata la rovina del nostro clan? L’unica persona a non pensarlo era morta e a spegnere la sua volontà ero stata io.

Non mi importava più di nulla, corsi via fino a quando le gambe mi cedettero. A quel punto mi accorsi di essere sul picco di un burrone, mi sarebbe bastato cadere e finire tutto. Cadere per sempre, come se stessi volando. Non avrei più sentito dolore nel cuore, né le urla di Emiko nella mia testa. Oppure forse avrei dovuto soffrire e con il kunai ancora sporco del suo sangue mi sarei dovuta pugnalare e unirmi a lei ovunque si trovasse. Sono certa che sarebbe l’unica che mi avrebbe mai perdonato. Ho pensato di fare entrambe le cose, colpirmi alla testa prima di toccare il terreno, sentire la gravità sul mio intero sistema, concentrarmi sul flusso di chakra e scomparire in un’ultima fiamma di potere in un luogo sconosciuto.

L’idea di essere dimenticata non mi era mai sembrata così giusta. Niente volto nella roccia per me, niente legami, niente amore. Solo il nulla, volevo essere ingoiata dal mondo.

Invece prima che qualsiasi mio pensiero potesse divenire atto, una strana creatura apparve dal terreno di fianco a me. Era il tramonto, di un bell’arancione caldo, e il vento faceva ondeggiare dolcemente le cime degli alberi di quella foresta verdeggiante. L’ombra della creatura si estendeva, facendola sembrare gigantesca a mano a mano che fuoriusciva nel terreno. Un uomo diviso a metà, nero e bianco, circondato da delle specie di radici giganti mi guardava sorridendo. “Che splendidi occhi” mi disse con voce roca.

Da quel momento cancellai il mio passato e finsi di non essere mai esistita prima di allora. Se qualcuno mi avesse domandato dei miei ricordi non avrei saputo cosa dire. Io sono il nulla e i miei occhi serviranno il nuovo mondo che ho dinanzi. Divenire un membro dell’Akatsuki, dell’organizzazione Alba, per la me di un tempo sarebbe stato impensabile. Ma ora…

Mi sembra la conseguenza necessaria del mio operato. Come se il mio destino si fosse compiuto: io ero, sono e sarò un’anima dannata, in attesa della prossima missione in cui potrò dimostrare, ancora una volta, che ho fatto bene ad abbandonare il mio passato, da quando ho perso il mio tutto.
È come una preghiera che continuo a ripetermi prima di dormire, che io sono esattamente dove dovrei essere.
Sono passati sei mesi dalla morte di Emiko e da sei mesi io sono un membro dell’organizzazione criminale più ricercata del mondo.
Se mi potessi vedere ora, cara sorella, sapresti quanto soffro nel ripagare rovinando me stessa il debito che ho nei confronti della tua vita.
 
   
 
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