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Autore: Flos Ignis    24/05/2020    2 recensioni
Tutti noi abbiamo sognato nel leggere dell'amore tormentato di Tessa e Will, ci siamo commossi e immedesimati vedendo lei indecisa tra i due parabatai. In questa storia ho voluto indagare i pensieri e i cuori di Tessa e Will.
Tratto dal testo:
Non era stata sorpresa quanto probabilmente avrebbe dovuto quando aveva scoperto che quegli incredibili occhi blu appartenevano a qualcuno in parte angelo, così come avevano sangue angelico anche i meravigliosi amici che aveva trovato nella grigia Londra.
Aveva nuovamente trovato il coraggio e la forza di rialzarsi, poichè mai aveva lasciato che le avversità si abbattessero su di lei senza reagire; allora aveva alzato la testa sfidandole, perchè questa era la sua natura.
"Prima classificata al contest “Let’s Love Them Together” indetto da fantaysytrash sul forum di EFP."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo." 


I giorni e le settimane passarono tra alti e bassi vertiginosi, mentre il rapporto tra i due ragazzi continuava a mutare, oscillando tra attrazione e repulsione, celato agli occhi di tutti come l'invisibile vento.

Era come se il tempo, rimasto immobile come il mare in risacca per cinque anni infiniti, per Will fosse ricominciato nel momento stesso in cui Tessa gli aveva rotto una brocca in testa.

Quando l'aveva trascinata quasi a forza fuori da quella casa degli orrori, quando nonostante la paura e le torture subite aveva corretto il suo errore affermando che l'inferno non fosse un oceano di fiamme, ma una landa di ghiaccio... Era stato da quel giorno preciso che Will aveva perso la testa per la giovane strega, ancora ignara della sua stessa natura.

Non che il cacciatore si fosse accorto immediatamente di tali sentimenti.

Provare amore era un lusso che non poteva concedersi da molto tempo ormai: troppo preso dai propri sentimenti avrebbe potuto lasciar trasparire una gentilezza che non poteva permettersi, non con il rischio di far invaghire qualche ingenua fanciulla.

Era troppo pericoloso amare con la minaccia della sua maledizione in agguato che attentava alla vita di chiunque si avvicinasse a lui.

Abituato com'era a rinnegare ogni moto d'affetto che sorgeva nel suo cuore aveva prontamente allontanato, deriso e beffeggiato la bella Tessa, sicuro che questo sarebbe stato sufficiente a farsi odiare come sempre accadeva. 

Trattandola come una qualunque, si convinse che lo sarebbe diventata anche ai suoi occhi... ma così non era stato. 

Perchè con ogni risposta salace che riceveva alle sue battute provava sempre più divertimento a stuzzicarla, a ogni citazione che coglieva provava sempre più interesse per la sua intelligenza vivace, e ogni volta che lei lo sfidava guardandolo dritto negli occhi lo incantava con i suoi, grigi e battaglieri come il cielo in tempesta.

Aveva sempre creduto di essere forte, spesso si era sentito persino invincibile: si lanciava a capofitto contro demoni e Nascosti ribelli senza paura, le spalle coperte da Jem e dalla sua infallibile mira - oltre che dalla sua santa pazienza.

Dopo la maledizione che aveva subito e il dolore che aveva provato nel farsi volontariamente odiare dalla sua famiglia era certo che niente altro al mondo sarebbe stato in grado di fargli battere il cuore. Era troppo spezzato, pieno di sofferenza e di dolore in ogni suo frammento: cosa mai avrebbe potuto farlo battere, ridotto a brandelli com'era?

Aveva rischiato di non sopravvivere, credeva sarebbe morto di dolore o di solitudine. Se non fosse stato per Jem, la sua amicizia incondizionata e la condivisione delle loro anime come parabatai era certo sarebbe accaduto.

Era solo grazie a lui, al peccato che aveva commesso concedendosi quell'unico conforto al suo cuore malandato, che era cresciuto e aveva conosciuto Tessa.

Era stato incauto nell'avvicinarsi tanto a lei, anche se inconsciamente. Abituato com'era a ignorarne il battito, il suo cuore aveva trovato un'altra ragione per continuare a tenerlo in vita e lui neppure se ne era accorto fino a quando era stato troppo tardi.

Fino a quando era stato a un passo dal perderla per colpa di Mortmain, che era stato costretto alla ritirata solo grazie all'ingegno e al coraggio di Tessa.

Si era sempre creduto un uomo di polso, ma vedendola coperta di sangue, riversa a terra come una bambola di porcellana a cui avevano tagliato i fili, aveva dovuto ricredersi. Il sangue gli si era gelato nelle vene, mentre a malapena si era accorto del dolore che gli si riversava dagli occhi: troppo tempo senza piangere gli aveva fatto dimenticare come ci si sentiva a versare stille di salato dolore.

Ma poi lei si era svegliata, e Will aveva capito che aveva perso la battaglia con se stesso: aveva ceduto, aveva lasciato che si avvicinassero troppo, la sua quasi morte era la prova che la maledizione l'aveva toccata. Lei evidentemente provava affetto per lui, ma non doveva assolutamente farle capire di essere ricambiata o questo sentimento avrebbe potuto mettere radici più profonde.

Non era ancora troppo tardi per salvarla. Aveva ancora tempo per farsi odiare, perchè era ancora viva e i vivi possono sì amare, ma anche odiare.

Darle della strega prostituta era stata una mossa degna del più infimo degli uomini, ma non pensava di avere altro modo per allontanarla velocemente; si era sentito strappare il cuore dal petto mentre vedeva il suo respiro accelerare e i suoi begli occhi indignarsi e bagnarsi delle lacrime che non avrebbe versato, non di fronte a chi l'aveva tanto offesa. 

E si era spezzato qualcosa dentro di lui, l'ultimo baluardo di resistenza a quell'amore che era nato in silenzio e si era sviluppato tra le parole dei libri che entrambi amavano e il pericolo che aveva fatto incontrare le loro strade.

Non aveva mai chiesto aiuto prima perchè non credeva valesse la pena salvare se stesso, ma se metteva in pericolo Tessa la posta in gioco cambiava.

Allora si era risolto a chiedere aiuto a Magnus Bane, certo che avrebbe potuto aiutarlo a spezzare la sua maledizione senza venirne influenzato.

Se dopo tutto ciò che le aveva detto e fatto poteva ancora esserci possibilità di perdono, di riscatto, di un futuro persino, non poteva restare impassibile a farsi travolgere dal suo infelice destino.

Aveva sempre saputo che sarebbe morto giovane, se non contro un demone quantomeno di solitudine, era un destino che gli sembrava inevitabile. Una volta che la droga avesse preteso l'ultimo respiro di Jem, Will era rassegnato a morire con lui. Cosa gli sarebbe rimasto senza il suo parabatai?

Non il conforto di un amico, nemmeno la speranza.

Di certo, non la voglia di vivere.

E poi arrivava Tessa, con i suoi libri e l'intelligenza acuta e il coraggio di una regina come la leggendaria Boadicea e tutte le sue certezze sul futuro erano crollate.

Si era sentito solidale con lei per tutto quello che aveva perso, neppure la sua identità le era rimasta eppure aveva continuato ad andare avanti, cercando un nuovo modo di vivere giorno dopo giorno. 

L'aveva vista maturare al suo fianco, progredire sotto i suoi occhi, sempre più salda sulle sue gambe mentre rifiutava di lasciarsi salvare senza combattere.

E mentre lei, dopo aver visto crollare il suo intero mondo, si era rimboccata le maniche per ricostruirlo dalle fondamenta, lui aveva visto tutto il suo oscuro e breve futuro deviare, donandogli nuovamente speranza e desiderio di vivere.

Non credeva sarebbe stato il tipo d'uomo capace di cambiare per amore di una donna, principalmente perchè non avrebbe mai pensato di avere la possibilità di amarne una. Non voleva altre morti sulla coscienza, non dopo la morte orribile che aveva procurato a sua sorella maggiore Ella.

E infine aveva davvero commesso un errore e Tessa ne avrebbe pagato le conseguenze se non si fosse sbrigato a rimediare.

A quanto pareva era una persona che per amore avrebbe fatto qualunque cosa, anche cambiare completamente il modo in cui aveva impostato la sua vita negli ultimi cinque anni.

Era tempo di trovare il coraggio che Tessa gli aveva ispirato e combattere per il suo diritto ad amare e a vivere.

Niente più mera e solitaria sopravvivenza, niente più maschere.

Sarebbe diventato il vero Will Herondale.

 
"E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così.”


Tessa aveva conosciuto la paura, era stata sua fedele compagna fin da bambina.

Aveva avuto paura dello schianto della carrozza che aveva ucciso i suoi genitori, che si era ripresentato ogni notte per molto tempo nei suoi incubi.

Aveva avuto paura della strada buia in cui viveva, perchè percepiva gli sguardi dei passanti addosso e alla sua mente di bambina sembravano tutti malevoli mostri sotto mentite spoglie.

Aveva avuto paura di non arrivare alla fine del mese, quando i soldi scarseggiavano e zia Harriet faceva l'impossibile per non far mancare nulla a lei e suo fratello.

Ma ogni volta che l'istinto le aveva urlato a gran voce di nascondersi, ogni volta che aveva avuto voglia di rannicchiarsi e piangere, lei non aveva ceduto. 

Aveva accettato di avere paura, e aveva rifiutato di assecondarla.

Perchè era così che le eroine delle storie che amava trovavano il loro lieto fine, che sconfiggevano il male e vincevano le loro guerre.

Fin da bambina aveva divorato romanzi d'avventura e grandi storie d'amore, rendendo il suo sangue simile a inchiostro e la sua anima come sottile carta bianca, temprando la sua mente con parole come virtù, forza e nobiltà.

Aveva sempre saputo chi era: Theresa Gray, nipote di Harriet e sorella di Nate. Aveva solo loro al mondo, ma finchè loro tre fossero rimasti insieme non avrebbe desiderato altro al mondo. 

Tranne forse incontrare il principe azzurro.

Col battito del suo angelo sempre al collo aveva affrontato le sue paure, una alla volta, e le aveva superate imparando a trovare il coraggio nelle cose a lei familiari. Il sorriso amorevole di sua zia, gli occhi che suo fratello aveva ereditato dalla madre, le eroine di cui leggeva sempre e che facevano compagnia alla sua anima solitaria.

Finchè anche il poco che aveva non le era stato portato via, e il suo personale calvario aveva avuto inizio portandola a conoscere un abisso di terrore che non aveva creduto possibile esistesse.

Era grazie ai libri che aveva trovato il coraggio che le serviva per sopravvivere alle torture inflittele, per affrontare i cambiamenti dentro di sè e prendere in mano il suo destino, per quanto incerto. 

E di coraggio ne era servito veramente molto quando aveva scoperto di non essere umana. Con l'incertezza della sua vera natura a tartassarle la mente aveva rischiato di scivolare in un baratro senza fine; se non fosse stato per gli amici che l'avevano salvata e avevano continuato a prendersi cura di lei lungo quel tortuoso percorso sarebbe caduta per non rialzarsi più.

Aveva perso la sua famiglia e ogni certezza su di sè, la speranza e quasi la voglia di vivere.

Finchè Will, il suo cavaliere in armatura scura, non era venuto a salvarla con il suo terribile umorismo e il carattere anche peggiore, ma l'anima più enigmatica e meravigliosa che avesse mai conosciuto. 

Non era stata sorpresa quanto probabilmente avrebbe dovuto quando aveva scoperto che quegli incredibili occhi blu appartenevano a qualcuno in parte angelo, così come avevano sangue angelico anche i meravigliosi amici che aveva trovato nella grigia Londra.

Aveva nuovamente trovato il coraggio e la forza di rialzarsi, poichè mai aveva lasciato che le avversità si abbattessero su di lei senza reagire; allora aveva alzato la testa sfidandole, perchè questa era la sua natura.

Eppure c'era qualcosa di diverso: per la prima volta nella sua vita aveva avuto delle mani pronte ad afferrarla nel caso fosse nuovamente caduta. Una era forte e dalle lunghe dita piene di cicatrici, si nascondeva nell'ombra perchè non voleva mostrare la compassione che la muoveva; l'altra invece era pallida e scarna, da violinista, che mostrava senza paura la sua gentilezza.

Will e Jem erano stati i suoi pilastri, rocce affidabili su cui si era aggrappata perchè nel profondo di se stessa, chiunque lei fosse, sapeva che non l'avrebbero tradita. E con loro al suo fianco aveva trovato un modo per essere ancora la stessa Tessa di sempre, anche se ora si vedeva sotto una luce nuova.

Non poteva dire che era stato facile, perchè Will era stato un prepotente villano con lei persino mentre le salvava la vita, e Jem era così cagionevole e proteggeva il suo cuore con una tale dignità che inizialmente le era sembrato impossibile avvicinarsi a loro, ma invece era accaduto e non poteva esserne più felice.

Will era il vento: un uragano che l'aveva travolta, presa con sè per non lasciarla più andare. Feroce e senza catene, inarrestabile e indomabile, l'aveva inevitabilmente ferita con la sua grinta. Ma come si fa a non innamorarsi della velocità a cui corre il sangue quando si sente il vento sferzare il viso? Amare Will era come sentire il vento in faccia: toglieva il fiato, iniettava adrenalina nelle vene e se ne sentiva la mancanza quando smetteva di soffiare.

Jem, invece, era l'acqua: la sua placida tranquillità l'aveva tranquillizzata nei momenti di maggiore sconforto, aveva lenito le ferite del suo animo ed era stata lo specchio in cui ritrovare se stessa quando non aveva più saputo riconoscersi. 

Amava Jem e amava Will.

Si era tormentata per questi sentimenti a non finire, per mesi non aveva compreso appieno quale fosse il nome che si era inciso più profondamente nel suo cuore; la violenta oscillazione tra attrazione e repulsione che Will esercitava su di lei e l'effetto che questo le provocava era la prova del suo amore per lui, così come la serenità che provava solo con Jem e il suo desiderio ardente di proteggerlo rendeva evidente che amava anche lui.

Il momento peggiore della sua vita era avvenuto quando aveva infine accettato di sposare Jem, perchè questo aveva condannato il suo cuore a spezzarsi inevitabilmente insieme a quello di Will. Nel momento che dovrebbe rappresentare l'apice della felicità di qualsiasi donna, lei avrebbe solo voluto morire per il triplice dolore che stava portando a tutti loro.

Ingannava Jem, giurando che avrebbe amato solo lui in eterno e gli sarebbe stata fedele, mentre metà del suo cuore continuava a tradirne fiducia e sentimenti.

Mentiva a se stessa, fingendo di non amare contemporaneamente due persone; si era persino arrogata il diritto di scegliere del destino dei cuori di tutti e tre.

E quello che mai si sarebbe perdonata era che stava facendo soffrire Will, negando il suo amore per lui e facendogli credere di essersi immaginato tutto quello che c'era stato tra loro; nel momento stesso in cui Will aveva scoperto che la sua maledizione non era altro che una farsa era subito venuto da lei, perchè l'amava e voleva farsi perdonare il suo comportamento, ma si era visto strappare via la felicità proprio nel momento in cui credeva di poterla afferrare. La mano di Tessa, crudele, gliel'aveva strappata via e nel processo aveva ucciso anche una parte consistente di se stessa.

Dopo quel momento non c'era stato troppo tempo per le lacrime, per gli sguardi rubati o per sognare cosa sarebbe successo se avesse saputo dei veri sentimenti di Will appena un po' prima, perchè i loro peggiori incubi avevano preso vita e avevano dovuto mettere da parte loro stessi per il bene della persona che entrambi amavano.

La droga che teneva in vita Jem stava finendo e contemporaneamente anche la sua vita. Lei e Will si erano riavvicinati nel comune dolore e avevano cercato una cura con una tenacia che nascondeva a malapena la disperazione sottostante.

Cosa ne sarebbe stato di loro senza Jem? I loro cuori non avrebbero retto il colpo.

Tessa temeva con ogni fibra del suo essere la morte del suo fidanzato perchè lo amava come non credeva possibile amare qualcuno prima di vivere quella folle avventura. 

Amava Jem con la stessa intensità con cui amava Will, anche se in modi completamente diversi, e più sbocciava l'amore per uno più quello per l'altro affondava le sue radici.

Tessa aveva così riscoperto la paura, sua vecchia compagna: avrebbe perso entrambi gli uomini che amava, perchè loro condividevano l'anima e se anche il corpo di Will avrebbe continuato a camminare e respirare ciò che lo rendeva interamente William Herondale sarebbe morto con il suo parabatai.

La guerra non aspetta certo che i cuori degli uomini siano pronti per lei, arriva e basta e se non si resiste al suo travolgente impeto si finisce schiacciati.

Era stata rapita e aveva ceduto al ricatto del suo nemico, dandogli l'arma finale per sconfiggere gli shadowhunters e consegnare il mondo in pasto ai suoi automi metallici. 

Stava per perdere la speranza quando Will l'aveva trovata: il ragazzo era corso da solo in pasto ai lupi per lei, per salvarla, perchè nonostante il suo rifiuto lui l'amava ancora... e perchè era stato l'ultimo desiderio di Jem.

Erano disperati e in lutto, mentre la morte alitava loro sul collo: sapevano che avrebbero raggiunto i loro cari nel regno dei morti al più tardi il giorno seguente e avevano deciso di morire lottando, come i gloriosi cacciatori facevano da secoli, ma prima avevano cercato un po' di conforto l'uno nell'altra.

E Tessa aveva finalmente sentito il suo cuore di nuovo integro, per poi donarlo con un atto d'amore al suo Will, che in cambio le aveva affidato il suo. Non si era mai sentita più se stessa, più intera di quando aveva dato metà di sè all'uomo che amava.

La battaglia finale contro Mortmain era stata terribile e la vittoria era arrivata quando sembrava che le loro sorti fossero già decise, come un miracolo Tessa aveva vestito i panni dell'angelo che portava al collo e che le aveva dato coraggio in tutti quegli anni, svelando anche l'ultimo mistero che la avvolgeva e illuminando ogni angolo del suo essere.

La pace aveva preso forma nella voce di Jem, che pur di venire a salvarli aveva rinunciato a se stesso per avere la forza di andare a combattere con loro. Saperlo vivo leniva in parte la colpa del suo inganno, e averlo lontano era molto meglio che visitare una fredda lapide.

Per Will era stata più dura: quel lutto, che tale non poteva essere definito, lo aveva largamente devastato. Tessa poteva comprenderlo meglio di chiunque: Will si era aggrappato disperatamente alla presenza del suo parabatai per cinque anni pur di trovare un motivo per vivere, e anche se ora poteva nuovamente avvicinarsi alle persone le vecchie abitudini erano dure a morire e gli risultava difficile permetterlo. Aveva appena perso il suo migliore amico, suo fratello e metà della sua anima: chi poteva biasimarlo per essere ricaduto nel circolo vizioso di solitudine e afflizione che per tanto tempo l'avevano illuso di tenere se stesso e gli altri al sicuro dai suoi sentimenti?

Di certo non Tessa, perchè oltre all'amore ora condividevano lo stesso rimpianto: di aver perso una persona che amavano senza poter fare nulla per impedirlo.

Ma non poteva lasciarlo affogare in se stesso, l'avrebbe tirato fuori dalla sua solitudine per portarlo fuori, dove c'era la luminosità dei sorrisi della loro famiglia a sostenerli. 

William Herondale era una sfida continua, ma lei non si era mai tirata indietro davanti agli ostacoli. 

Perchè avrebbe dovuto cominciare adesso?




  
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