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Autore: Mitsuki91    25/05/2020    0 recensioni
"Edward, se sopravvivo a tutto questo, stai sicuro che la prossima volta ti uccido io."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Questo è l'ultimo capitolo pronto che ho. Negli ultimi giorni sto rileggendo Twilight, mi è tornata nostalgia per questa storia... Sono sempre intenzionata a finirla. Rileggere i libri mi permetterà di rimettere in ordine temporalmente i fatti, spero.
E spero anche di non farvi più aspettare così tanto!
Buona lettura.

 

Capitolo X

 

Avrei dovuto parlare della rapida crescita di Elisabeth, chiedere a Jacob conferme, insistere perché trovassimo una soluzione.

Invece, da quando Leah aveva poggiato mia figlia fra noi, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era la sua presenza a metà fra me e Jake; la gamba di Jacob a contatto con la mia, il suo essere qui, accanto a me, così vicino da toccarlo.

E mia figlia.

Mia figlia in mezzo a noi.

"... E' stato come un padre, un fratello per lei, fino a che non ha compiuto diciott'anni..."

Le parole di Leah mi rimbombavano nella mente.

Quelle, e il mio addio disperato a Jacob.

Così, invece di parlare di Elisabeth, alzai lo sguardo per incontrare quello del mio migliore amico e chiesi: "Jake, come funziona l'imprinting?"

Lui sbatté le palpebre due volte, sorpreso.

"Uhm..." iniziò a rispondere, accigliandosi appena "Semplicemente, quella persona diventa la più importante dell'universo, faresti di tutto per proteggerla e salvarla e la sua felicità diventa la tua felcità."

Mi morsi leggermente il labbro inferiore, tornando a guardare mia figlia.

"E... Gli altri? Le altre persone? Chi era nella tua vita prima del tuo imprinting?"

Ci fu una pausa di alcuni secondi, fino a che non mi decisi di nuovo ad alzare gli occhi e a guardarlo.

Vidi che aveva capito. La sua espressione era attenta; leggermente dispiaciuta. Le sue sopracciglia erano appena inarcate.

"Posso ricordarlo, Bella. Posso... Non è la stessa cosa. L'imprinting non cancella i legami precedenti, è solo... Più forte. E' un ordine che non posso rifiutarmi di eseguire."

"Capisco."

Jacob mi afferrò il mento con una mano, impedendomi di distogliere lo sguardo.

"Bella, io ti amo." disse. Alcune lacrime iniziarono a spuntare sulle mie ciglia, ma io feci di tutto per non farle cadere.

Lo sapevo, l'avevo sempre saputo.

Ma era la prima volta che Jacob lo diceva.

"Ti ho amata, ti amo ancora. Lo posso ricordare, lo posso sentire. Ma... Non è la stessa cosa."

Aveva l'espressione più lacerata che gli avessi mai visto. Sembrava anche lui sull'orlo delle lacrime; sapevo che era devastato quanto me.

L'imprinting non era stato previsto. Se il fato non avesse deciso che Nessie era la sua compagna perfetta, avremmo potuto ritrovarci. Avremmo potuto iniziare insieme qualcosa.

Mentre lo realizzavo, mi rendevo anche conto di quanto ci avessi sperato. Di quanto i miei pensieri fossero sempre andati a mia figlia, ma non solo: Jacob, con lei. Mi fidavo di Jacob, e non della promessa che gli avevo strappato con un bacio. Non ero diventata così meschina da approfittarmi dei miei sentimenti per lui solo per salvare me stessa, anche se ancora non l'avevo capito.

Mi fidavo di Jacob, perché mi ero resa conto di amarlo anch'io allo stesso modo.

Una lacrima sfuggì al mio controllo.

Jacob era stato la mia luce, il mio sole. Mi aveva accolta a sé e curata in un momento in cui la mia vita sembrava essere implosa. Mi aveva tenuta al sicuro anche quando la mia morte sembrava una certezza e, per lui, aveva il sapore del tradimento.

Mi aveva protetta. Mi aveva amata con tutto se stesso.

E il destino, il karma o gli dei, comunque si volessero chiamare, avevano deciso di punirmi per il mio egoismo. Avevano legato mia figlia a lui. L'unica persona al mondo che non avrei mai potuto odiare, per nessuna ragione.

"Avevo pensato." dissi, la voce roca, cercando di mascherare il mio tormento "Leah prima ha detto, avevo pensato... Che potessi essere come un padre, per lei."

Jacob fece scivolare il pollice sulla mia guancia, a cancellare la mia lacrima.

"Adesso, lo sono." mi disse "Sono quello di cui ha bisogno. Questo, però... Non cambia il mio legame con lei."

Chiusi gli occhi, sopraffatta. Volevo voltarmi, volevo dargli la schiena e andarmene. Volevo rinchiudermi di nuovo nel mio dolore.

Non lo feci. Avevo già sbagliato una volta e, comunque, lui non me l'avrebbe permesso. Rimasi così, il volto alzato verso il suo, mentre le lacrime scendevano piano.

"E' così, quindi? Non c'è speranza?"

"Bella..."

La sua voce, così tormentata, mi fece riaprire gli occhi. Sembrava così perso; a metà di due mondi.

Vedevo che stava tentando di lottare contro se stesso. Vedevo che voleva essere umano, nonostante tutto.

Per la seconda volta, mentre il mondo cercava di toglierci ogni speranza, Jacob si chinò su di me e mi baciò.

Fui io a non contenermi. Con le mie mani gli afferrai il volto e piegai leggermente la testa, cercando di approfondire il bacio. Jacob seguì senza alcuna esitazione i miei movimenti; aveva fatto scivolare la sua mano lungo il collo e mi aveva afferrato la nuca, con dolcezza, quasi temendo di farmi male. Con l'altro braccio mi aveva circondato le spalle, attirandomi a sé.

Il bacio finì e in bocca mi rimase un retrogusto amaro, di rimpianto.

"Dio, Bella." mi sussurrò lui sulle labbra. Aveva gli occhi chiusi e la fronte appoggiata alla mia "Solo un mese fa, avrei pagato per questo. Com'è possibile che sia andato tutto così... Male?"

Mi abbassai su di lui, poggiando il volto nell'incavo del suo collo.

Era caldo; quasi bruciava. Così diverso da Edward. Non volevo allontanarmi, però, per nessuna ragione.

Non avevo risposte.

Jacob mi circondò con entrambe le braccia. Lo sentii sospirare e seppi che stava guardando, come me, Elisabeth.

"Troverò un modo, Bella. Ti giuro che lo troverò."

Sorrisi appena, amareggiata.

"Meno di una mezza speranza?"

"Una volta ha funzionato. Perché no?"

Non risposi e scossi leggermente la testa. Jacob accarezzava piano la mia schiena.

"Abbiamo problemi più urgenti." disse infine. Anche se non avessi sentito la lieve nota di panico nella sua voce, avrei compreso.

"Lo so. Lei... Cresce in fretta. Troppo. Non... Non so cosa farci."

Stare fra le braccia di Jacob, stranamente, riusciva a calmare il panico. Ero sempre spaventata, ma anche lucida.

Elisabeth era la mia ragione di vita. Non potevo assolutamente perderla.

"Non hai nessuna idea? Nessuna cosa che... Loro possano averti detto?"

Scossi di nuovo la testa.

"Non penso che esista una cosa del genere, nel mondo dei vampiri. Non penso che... Edward ne fosse a conoscenza. Non mi avrebbe lasciato in questa situazione, se l'avesse saputo."

"Ne sei sicura?"

Era strano che una domanda come quella fosse stata posta senza alcun astio. Non ci ero abituata.

"Sicurissima."

Ci avevo già riflettuto, all'inzio di tutta questa storia. Edward poteva essersi stancato di me; poteva disprezzarmi, persino, ma non sarebbe mai arrivato ad uccidermi. Non ad odiarmi in questo modo. Non rischiando di esporre tutta la sua famiglia.

"Va bene. Che facciamo, quindi?"

"Non lo so. Penso che fra poco crollerò dal sonno, però."

Sbadigliai e mi accomodai meglio sul suo petto. Era stata una giornata difficile e densa di emozioni.

"Resta." sussurrai solo, già a metà strada verso l'incoscenza "Resta."

"Non vado da nessuna parte, Bella." mi rispose Jake.

Io ero già nel mondo dei sogni.

 

***

 

Mi svegliai da sola, vagamente disorientata. Il sole sembrava sorto da poco e ci misi alcuni istanti a mettere in ordine i pensieri, a ricordare.

Quando già stavo cominciando ad infastidirmi perché Jake se ne era andato, infrangendo la promessa, sentii il campanello suonare e la sedia di Charlie grattare il pavimento, mentre lui si alzava per andare ad aprire.

Uscii dalla camera con l'idea di passare per il bagno a darmi una rinfrescata, ignorando il misterioso ospite che probabilmente era un altro psicologo in cerca di verità che non potevo riferire, quando una voce acuta e musicale mi colpì le orecchie, paralizzandomi sul posto.

"Ciao, Charlie. Bella è in casa?"

Il mio cuore perse un battito, poi iniziò a pompare più forte di prima. Ero immobile, paralizzata dalla sorpresa.

"Sono qui da sola, Charlie." aggiunse Alice, abbassando appena la voce – ma riuscii comunque a sentirla.

A questo punto il mio corpo si riscosse e io mi girai in fretta, per quanto lo consentisse il mio bacino.

"Alice." la chiamai, comparendo in cima alle scale.

Lei sorrise, ma io potei vedere un'ombra strana nei suoi occhi.

Charlie grugnì qualcosa, disapprovando, ma si tolse di mezzo e permise ad Alice di raggiungermi. Io la vidi salire le scale con il suo solito passo danzante – inumano – e le diedi le spalle, tornando in camera.

"Bella." mi disse lei, sempre sorridendo e sempre con quella nota di stupore e allarme nello sguardo.

Io alzai in dito e la interruppi.

"Ho bisogno di un minuto umano."

Andai in bagno, cercando di fare ordine nei pensieri. Come mi sarei dovuta comportare? Perché Alice si era presentata alla mia porta, perché ora?

Quando tornai indietro, non riuscii a mascherare del tutto l'irritazione. Lei se ne accorse, ma fece finta di nulla e aspettò che mi sedessi sul letto prima di parlare.

"Bella, come stai?" chiese infine, corrugando la fronte.

A quel punto incrociai le braccia e girai il volto dall'altra parte.

"Come se non lo sapessi." risposi, e mi stupii di avvertire più veleno del dovuto nel mio tono.

Aveva amato anche Alice. Lei era stata, nella mia mente, la mia futura sorella. E non solo aveva seguito Edward nel suo abbandono, ma mi aveva lasciata sola mentre rischiavo la morte.

Si era ripresentata adesso, a distanza di settimane; più di un mese da quando il mio incubo personale era cominciato. Adesso andava tutto bene, sì, ma non si poteva dire che la mia fosse stata una gravidanza tranquilla.

"Non lo so, Bella." rispose, e l'angoscia nel suo tono mi convinse a voltarmi di nuovo, per osservarla "Non lo so davvero."

Sbattei le palpebre.

"... Non lo sai?"

Avevo voluto bene ad Alice. Mi ero sentita quindi doppiamente tradita, doppiamente abbandonata, quando lei non era apparsa. Ma se non lo sapeva... Non lo sapeva?!

"Circa un mese e mezzo fa la tua immagine ha cominciato a sfuocarsi." disse, sussurrando, come se temesse che qualcuno potesse sentirla "Riuscivo ancora a vederti, anche se con parecchio sforzo, e solo per qualche minuto. Non riuscivo a scorgere nel tuo futuro, Bella. Mi sono spaventata."

Io la fissai con gli occhi e la bocca spalancata, osservando l'incertezza e la paura farsi largo nel suo sguardo.

"... Ma non sei venuta." dissi infine "Anche se stavo scomparendo, non sei venuta."

... Possibile che le visioni di Alice fossero andate fuori fase proprio per colpa della gravidanza?

Lei mi puntò gli occhi addosso e mi fissò con un'intensità tale da farmi abbassare lo sguardo.

"Sarei corsa subito, ma non sapevo dove andare." rispose "Ti vedevo solo per poco, e non riuscivo ad identificare il luogo. C'erano solo alberi a non finire. E tu sembravi malata."

Strinsi le labbra, riflettendo.

"Poi la notizia della tua scomparsa è apparsa su tutti i telegiornali. Ho mentito, Bella, ho mentito a tutti dicendo che era stata solo una ragazzata da parte tua, che eri con Jacob – all'inizio mi è capitato di vederlo, poi ad un certo punto è scomparso anche lui. Dicevo a tutti che stavi bene anche se vedevo il tuo volto farsi più scavato."

Rialzai lo sguardo su di lei.

"Perché?"

Alice sospirò e si sedette sulla sedia a dondolo.

"Perché avevo la fortuna di non vivere con Edward, e sapevo che se a lui fosse giunta una sola voce sospetta avrebbe fatto a pezzi tutte le foreste d'america pur di ritrovarti. E, se non ci fosse riuscito, avrebbe potuto compiere qualche pazzia."

La risposta mi prese in contropiede.

"Cosa?!"

Alice la fissò ancora intensamente.

"Bella, lui non può vivere senza di te."

Mi alzai di scatto, ignorando il dolore del mio ventre.

"Cosa?! Non prendermi in giro! Lui se ne è andato, è colpa sua se...!" Mi interruppi, realizzando in un secondo le implicazioni di ciò che stava dicendo Alice "Tu non sai nulla." conclusi quindi, la rabbia evaporata a favore di un totale sbalordimento.

"No, non so nulla, Bella. Vuoi per favore spiegarmi che cosa diamine è successo?! Ti ho visto arrivare in ospedale. Ho visto che ti saresti salvata e l'ho detto a tutti, anche se a quel punto è risultato evidente che qualcosa non andasse nelle mie precedenti visioni. Nessuno me ne ha fatto una colpa esplicita, dato che conoscono tutti meglio di me Edward e la sua tendenza al melodramma. E poi sei sparita di nuovo... Non potevo non venire a controllare, capisci, Bella?"

Rimasi ferma e in silenzio ancora alcuni istanti, persa nello stupore.

"Non sai nulla." ripetei infine "Nessuno sa nulla. Edward non sa nulla."

"Edward ha avuto la fortuna di andare a piangere in Sudamerica, dove la notizia della tua scomparsa non l'ha raggiunto, quindi no, non sa nulla. Ma io devo sapere se c'è qualcosa, Bella. Mi ammazzerebbe se non lo facessi; mi ammazzerà comunque quando scoprirà che gli ho tenuto nascosto qualcosa! Dimmi almeno di che morte devo morire!"

Boccheggiai ancora un paio di volte.

"Con che diritto!" esclamai infine "Con che diritto lui dovrebbe preoccuparsi per me!" Non erano propriamente domande, quando affermazioni indignate "E' stato lui a lasciarmi! E, e, è stata tutta colpa sua!"

Alice si alzò e mi afferrò per le spalle, impedendomi di gesticolare tutta la mia furia.

"Bella." mi disse, serissima, guardandomi negli occhi "Edward ti ama. Se ne è andato per la tua sicurezza, per lasciarti vivere la tua vita umana... E' stato un coglione, tutti noi gliel'abbiamo detto – tranne Rosalie, ma beh, lei è un caso a parte. In ogni caso lui tiene a te più di quanto tu possa immaginare. Credevi davvero che ti avrebbe lasciata indifesa? Si fidava di me, e io l'ho tradito."

Chiusi la bocca e strinsi i pugni. La rabbia mi si condensò nel ventre in una furia gelida e spietata.

"Quindi vi siete pure divertiti a giocare all'allegra famiglia stalker."

Alice mi lasciò andare e arretrò di un passo, incassando il colpo.

"Non è così, Bella, nessuno voleva invadere la tua privacy... era solo per la tua sicurezza..."

"La mia sicurezza!" espolsi di nuovo "E l'unica volta che serviva nessuno di voi era nei paraggi! Ma bene!" alzai le mani al cielo, esasperata "Sono stanca di pagare per le decisioni degli altri! Ditemi, qualcuno mi ha chiesto qualcosa? Qualcuno di voi ha forse fatto seguire dei fatti alla stupidità di Edward?! Gli avete dato del coglione, ma bravi, e poi? Tutti a seguire i suoi ordini come dei fedeli cagnolini!"

Alice scosse la testa, colpevole e allarmata insieme.

"Stavamo cercando di fargli cambiare idea, Bella." sussurrò in risposta "Sul serio, Carlise ha passato più tempo al telefono con lui che..."

"Certo, mentre il signorino era in Sudamerica a leccarsi le ferite! E ovviamente tutti al telefono, perché Edwardino-ciccino vuole stare da solo! Dovevate prenderlo per le palle e staccargli tutti gli arti a morsi e riportarlo indietro in un sacchetto di plastica, dove io avrei potuto dirgli qualche parola."

Alice spalancò la bocca, poi sbatté le palpebre e le richiuse.

"Uhm, Bella, uhm... Sbaglio o sei diventata più scurrile? Credo che quel bambino non sia la compagnia giusta per te..."

Bella la fulminò con lo sguardo.

"Jacob ha fatto tutto ciò che competeva voi. Mi ha osservato morire lentamente senza poter fare nulla e ha protetto il vostro stupido segreto prima ancora di essere consapevole del proprio, e tutto solo perché io gliel'avevo chiesto, e lui mi ha ascoltato. Non ti azzardare mai più ad insultarlo."

Alice strinse le labbra e spostò il peso sulla gamba sinistra.

"Va bene, Bella." rispose, conciliante, come se stesse cercando di prenderle le misure "Rimane il punto che non ho la minima idea di cosa sia successo, quindi non so neppure di cosa tu stia parlando."

Mi lasciai andare ad una risata amara, poi scossi la testa e mi avvicinai alla finestra. La spalancai – non era chiusa del tutto, solo accostata – e urlai al vento: "Con vostro comodo, eh! Qui qualcuno ha infranto una promessa e sappia che non l'ho presa bene."

Rimasi ad aspettare qualche minuto, ma nessuno si faceva vivo. Mi stavo irritando sempre di più, fino a che Alice non mi fece presente una cosa: "Bella, Charlie è ancora in casa."

Annuii, secca, e con un grugnito di disapprovazione girai le spalle alla finestra e aprii la porta della mia camera per andare a salutare mio padre.

Charlie aspettava in salotto, le braccia incrociate al petto e un'espressione decisa sul volto.

"Papà, non devi andare al lavoro?" chiesi, ancora troppo di malumore per suonare indifferente.

"Mi stavo godendo le tue prime parole. Chi ha infranto una promessa?"

Sbuffai, lanciando uno sguardo irritato anche a lui.

"Nessuno. Sono solo di malumore."

Charlie spostò lo sguardo da me ad Alice, che mi aveva seguita in salotto.

"Sono stati i Cullen a farti male, Bella?"

Sbuffai un'altra volta, alzando gli occhi al cielo.

"Lascia perdere, papà. Non mi considero in pericolo stando con Alice, sono solo arrabbiata con lei."

"Ah sì? Per quale motivo?"

"Perché è mia amica e se ne è andata senza una parola e non mi ha più neppure telefonato o scritto, che altro?"

La mia recitazione era sempre stata pessima, ma avendo detto una parte di verità vidi Charlie cadere nel tranello, anche se non era del tutto convinto.

"E' stato Edward a farti male, Bella?"

Lo sapeva, sapeva che il nome di Edward era tabù, eppure non mi scomposi quando lo sentii scivolare dalle sue labbra. Ne avevo passate troppe e, onestamente, ero così incazzata con Edward che probabilmente l'avrei ridotto in cenere con le mie mani se me lo fossi trovata davanti.

Al di là della mia situazione sentimentale incasinata, al di là di tutto ciò che mi ero resa conto di provare per Jacob, avere una figlia dopo essere stata brutalmente abbandonata, illusa e abbandonata di nuovo aveva messo in prospettiva molte cose.

La mia fantastica storia d'amore mi sembrava ogni giorno di più un ricordo lontano, e un ricordo anche abbastanza sgradevole alla luce di certe manie di controllo di Edward. L'avevo amato, questo dovevo sforzarmi di crederlo per non impazzire.

Ma avevo amato così come potevo amare una statua o un dipinto, e mi ero crogiolata nella meraviglia quando lui aveva ricambiato il mio interesse, più per lo stupore che un miracolo del genere fosse accaduto piuttosto che per la profondità specifica dell'opera in questione.

Forse rivederlo mi avrebbe ancora provocato qualcosa al di là della voglia omicida, questo non potevo saperlo né ero così stupida da illudermi che la sua bellezza non contasse niente nel nostro rapporto. Ma, adesso, ero abbastanza forte per rifuggire da quel sentimento ingannevole dove io donavo tutta me stessa e lui si prendeva gioco di me come voleva, avvicinandomi o allontanandomi a suo capriccio; controllandomi laddove non potevo ribattere e cercando nella mente di sua sorella immagini che mi riguardassero senza mostrare il minimo rispetto per la mia vita e per le sue stesse decisioni.

Nonostante tutto questo, non potevo rispondere a Charlie in maniera diretta. Perché ero una pessima attrice, e tutto ciò che era successo era colpa di Edward, nel bene e nel male.

"La mia storia con Edward è finita." dissi solo "Non dare la caccia ai fantasmi."

Alice si avvicinò di un passo e intervenne, mimando una lieve esitazione.

"Lui non tornerà, se non sarà strettamente necessario."

La fulminai con lo sguardo e lei mi ignorò.

"Credimi, Charlie, è una situazione sgradevole per tutti. Ma Edward si trova in Sudamerica da un bel po' e fortunatamente non ha saputo niente di tutta questa storia, ed è questo il solo motivo per cui non te lo sei trovato alla porta supplicando di poter fare qualcosa e piangendosi addosso per la scomparsa di Bella. Siccome però il suo ritorno da noi è imminente, intendo accertarmi che Bella stia bene prima di andare a lottare con le unghie e con i denti per impedirgli di fare pazzie come cercare di rientrare nella sua vita."

Charlie alzò un sopracciglio.

"Tutto qui, quindi?"

"Da parte mia, sì."

Si girarono entrambi a guardarmi. Io sospirai e con una mano mi toccai la fronte.

"Ho intenzione di rassicurare Alice, chiacchierare un po' e poi salutarla e chi si è visto si è visto. Ti può andar bene? Non intendo pregarla di riportarmi Edward."

"Bene." rispose Charlie.

Poi, dopo qualche attimo di silenzio imbarazzato, Charlie si diresse verso la porta borbottando un saluto.

"Buon lavoro." gli risposi.

Alice si limitò a fissarmi per alcuni istanti, poi piegò la testa di lato.

"Dicevi la verità." disse "Non rivuoi Edward nella tua vita."

Io mi accigliai di nuovo.

"No." dissi "Se lo vedessi ora, gli spaccherei la faccia. O gli farei spaccare la faccia, dato che sono solo una 'debole umana'."

Alice alzò un sopracciglio, scettica. Io la ignorai per andare ad aprire la finestra del salotto e ripetere il mio richiamo; infine mi rigirai a guardarla.

"Capirai a breve, non ti preoccupare."

Leah fu la prima ad entrare. Guardò Alice con sospetto, tesa. Parlò senza distogliere lo sguardo da lei.

"Jacob non si fida."

Io sbuffai, esasperata, e mi girai di nuovo verso la finestra.

"Jake porta le tue chiappe pelose qui e subito; lei è mia e io decido, che ti stia bene o meno!"

Tempo qualche minuto, e anche Jacob varcò la finestra. Aveva la mani libere, tutti i peli del corpo rizzati e osservava Alice come se stesse guardando il ragno più schifoso.

Lei storse il naso, quando un refolo di vento entrò dalla finestra.

"Ugh." disse "Me ne hanno parlato una volta. Lupi?!"

Poi la faccia di Elisabeth fece capolino da una delle immense spalle di Jacob.

Alice si paralizzò sul posto, la bocca aperta a metà come se stesse per dire qualcosa. Jake si piegò appena sulle ginocchia, incominciando a rinchiare.

"Jake! A cuccia!" sbottai, avvicinandomi e tendendo le braccia. Elisabeth mi venne incontro, cercando di non pesarmi addosso sin da subito ma scendendo agilmente dalla schiena di Jacob, e lui si girò con un gemito ad osservarla, mentre Leah continuava a tenere le braccia incrociate al petto e a stare sull'attenti.

Io mi voltai verso Alice, ancora paralizzata dalla sorpresa.

Sapevo cosa stava vedendo. Era impossibile non vedere Edward nel viso perfetto di mia figlia.

"Ho pensato ogni giorno di morire." dissi infine "Sono sopravvissuta grazie ai lupi e alla mezza speranza che Leah mi ha portato. Lei è Elisabeth, e io la amo letteralmente più della mia stessa vita... Ma adesso, Alice, adesso puoi capire perché io non possa perdonare Edward."

Elsie si girò verso di me, confusa, e mi mostrò gli ultimi secondi come per chiederne il significato.

"Non è niente, tesoro." sussurrai, abbassando lo sguardo e sorridendole. Lei mi mostrò ancora il volto di Alice, con una muta domanda nei pensieri.

"Lei è tua zia Alice."

A quelle parole, il mondo riprese a girare per Alice. Espirò e aggiustò la propria posizione, senza fare cenno a volersi avvicinare – anche per le figure di Jacob e Leah in attesa, sospettavo –, e disse: "Beh, questo non me lo sarei mai aspettato."

Le sorrisi, ironica.

"Già, neppure io."

Alice abbassò lo sguardo e strinse le labbra.

"Bella, permettimi di chiamare Rosalie."

"Cosa?!" esclamai, presa in contropiede "Rosalie la perfetta, che mi odia sin dal primo giorno?"

Alice rialzò lo sguardo e mi fissò, serissima.

"Non è come credi. Lei... Credo che lei sarà più brava di me, in un certo senso... Ti prego, permettimi di chiamarla."

Io assottigliai lo sguardo.

"Lei e non Edward?"

Alice piegò la testa.

"Per cominciare. Non dirò nulla ad Edward; nulla che tu non voglia. Ma credo che tu debba ascoltare Rosalie."

"Non se ne parla." intervenne Jacob, avanzando di un passo e stendendo un braccio, schermandomi.

"Jacob..."

"Ovviamente voi potrete stare lontani. Non saremo una minaccia per voi, lupi. Bella, per favore... Dirò a Rosalie di raccontarti la sua storia, e poi deciderai che fare. Elisabeth sarà al sicuro, te lo prometto."

Io osservai Alice negli occhi, ma non vidi altro che determinazione.

Le avevo voluto bene. E, per quanto fosse stata una sciocca a seguire i desideri di Edward, sapevo di essere al sicuro con lei.

Mi sarei fidata.

Sospirai, e risposi: "Va bene."

   
 
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