Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: TheGhostOfYou0    26/05/2020    2 recensioni
Un segreto in grado di distruggere una famiglia.
Un peccato tramandato di madre in figlia.
Anno 1469.
Francesco de’ Pazzi è vittima di un cognome importante ma non abbastanza, eclissato da quello della rivale famiglia de’Medici ed è pronto a tutto pur di ridare alla propria il prestigio che merita.
Fiammetta Canacci sogna una libertà che non le verrà mai concessa, fa parte delle piccola nobiltà fiorentina e lei, con un matrimonio, rappresenta l’unica possibilità per la sua famiglia caduta in disgrazia.
Sullo sfondo della Firenze del Magnifico i destini di un uomo in cerca di gloria ed un ragazza in cerca di se stessa sembrano intrecciarsi, stringersi intorno a quello della più potente famiglia del tempo, travolti in una spirale d’odio così profondo e violento da rendere difficile distinguere il bene dal male, fino ad i tragici eventi del 1478.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Sesto
 
Novella osservò la figura scomposta del marito sulla sedia, la schiena curva, i palmi delle mani a reggere il peso della testa, schiacciata da chissà quali torbidi pensieri.
Rimase ad osservarlo sull’uscio della porta, mordendosi le labbra per frenare l’impulso di correre da lui e carezzare le sue guance, alleviare le pene che lo affliggevano e che, per quanto si sforzasse, non avrebbe mai compreso. Il rumore sordo dello schiaffo risuonò nella sua mente come un monito.
L’ultima volta che aveva provato ad aiutarlo non era finita bene, affatto.
Eppure…eppure lei era sua moglie e lui pareva davvero pentito.
Se Francesco aveva bisogno di lei era suo dovere aiutarlo. Se lo ripeté un paio di volte prima di muovere un passo incerto. Nella grande sala del palazzo de’Pazzi la sua scelta rimbombò e quell’unico passo bastò per essere notata da lui, che scattò rapido, spostando le mani dal suo volto e puntando gli occhi scuri sulla sua figura.
L’espressione di Francesco parve rilassarsi leggermente alla vista della moglie.
Le sorrise, lei ricambiò con dolcezza che bastò a fargli credere potesse essere tornato tutto alla normalità, eppure non era mai esistita alcuna normalità tra loro.
“Siediti.” Indicò la sedia accanto alla propria.
Novella non se lo fece ripetere una seconda volta, si disse che era perché suo marito glielo stava ordinando che lo faceva, ma sapeva perfettamente che se avesse voluto andarsene lui non l’avrebbe fermata, che gli ordini erano sempre stati per lei null’altro che consigli un po’ più sentiti.
Lei era lì perché voleva esserci.
“Tutto bene?” Domandò Novella, afferrando la mano di Francesco e carezzandola con il pollice.
Lui sentì qualcosa di caldo sciogliersi nel suo petto, gli venne voglia di stringere la donna, tirarsela contro fino a farla sparire tra le sue braccia per essere sicuro che nessuno potesse più portargli via la tenerezza che gli stava donando solo sfiorandolo.
Lui annuì, mentendo, perché voleva che nulla turbasse quel momento: non suo zio, non Lorenzo, né l’avventura avuta quella mattina con la Canacci.
“Francesco…” Iniziò Novella, con sguardo e tono accusatori, pronta a tirare fuori dalle sue labbra tutto quello che voleva sentirsi dire.
La guardò, osservò il suo bel viso tondo, le labbra piene e poi la baciò, sfiorando appena la sua bocca, così delicato e casto e, allo stesso tempo, così prepotentemente pieno d’emozioni che Novella si chiese se non stesse vivendo qualche fantasia particolarmente realistica.
Suo marito, quella dolcezza, non l’aveva conosciuta mai.
“Sono stanco.” Le rispose, scostandole i capelli biondi in modo da scoprire il collo. Lì indugiò con lo sguardo, mentre sentiva il desiderio montare prepotente nel suo petto. Deglutì e guardò di nuovo sua moglie negli occhi, ma lei non parve cogliere i suoi pensieri, anzi, attendeva spiegazioni fiduciosa.
“Ho avuto una brutta discussione con mio zio e poi ho dovuto soccorrere Fiammetta Canacci.” Disse sbrigativo, sperando le bastasse.
Novella lasciò andare la sua mano per portarsela al petto. “Perché? Cosa le è successo?” Chiese preoccupata.
“ Un mal intenzionato voleva derubarla ed io l’ho aiutata. Lui è scappato. Tutto qui.”
“Oh povera ragazza.”

Francesco sorrise alla moglie ed annuì, prima di carezzare con due dita il collo scoperto.
Non aveva più voglia di parlare, raccontare, aprirsi. Sapeva che se lo avesse permesso Novella avrebbe iniziato ad interrogarlo, una domanda dopo l’altra, fino a fargli tirar fuori cose timori ed insicurezze che un uomo del suo rango non avrebbe dovuto neppure avere.
O a fargli perdere la pazienza.
E lui non voleva nessuna delle sue cose, voleva solo sua moglie ed il calore del suo corpo.
Voleva stare bene con lei, nulla di più.
 
 Novella sembrò comprendere le sue intenzioni, Francesco glielo lesse in faccia, dove la bocca s’era ridotta ad una linea dritta e tesa, perfetta espressione della cocente delusione che doveva averla colta.
Avrebbe fatto in modo di cancellare il suo disappunto, si promise il Pazzi, avvicinando il volto nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla e posandovi un bacio.  
“Francesco…” Provò ad ammonirlo la moglie, senza però spostarsi di un millimetro. Nell’udire il suo nome, Francesco finse di cogliere, più che un tentativo di fermarlo, un’ incitazione timida così le sue labbra presero ad esplorare ogni centimetro di pelle, finché la scollatura del vestito glielo permettesse, delicatamente, cercando di frenare l’istinto che gli gridava di alzarle le gonne e prenderla lì, senza pudore alcuno, per il solo gusto di possederla, di sentirla sua.
Novella chiuse gli occhi e si morse le labbra, divisa tra il piacere che quei baci le provocavano e la voglia di scappar via e piangere tutte le sue lacrime, perché ancora una volta suo marito stava innalzando un muro tra le loro menti e lo stava facendo nel più perfido dei modi: amandola.
“Mi sei mancata.” Le disse, prima di baciarla sulle labbra.
Novella non rispose. Ogni parola che Francesco con tanta fatica le diceva non le pareva altro che un inganno, una bugia, l’ennesimo tentativo di distrarla. La riteneva una stupida, probabilmente un’ingenua.
“Francesco non è questo che desidero…” Provò a spiegarsi, mentre le sillabe si spezzavano insieme al suo cuore.
“Stai zitta.” Replicò lui, mascherando con quel tono dolce, affannato e desideroso parole dure e fredde, che fermarono ogni tentativo di Novella di opporsi ma segnarono la fine definitiva d’ogni forma di ricongiungimento.
C’era solo un grande gelo tra lei e suo marito e Novella tremò al suo tocco.
Si lasciò trascinare per il polso verso le loro stanze, senza neanche guardare dove metteva i piedi, con la nuova consapevolezza che lui, nonostante gli anni condivisi assieme, non la conosceva affatto.
Che, come lui non le aveva permesso di abbattere le sue difese, così non aveva mai neppure provato a leggere lei, che era un libro aperto, che aveva sempre voluto e tentato di essere totalmente trasparente ai suoi occhi.
 
Francesco le fu addosso in un istante, la fece sdraiare sul letto e lì le dolci carezze lasciarono il posto alla passione che lo aveva sempre contraddistinto. I baci divennero ardenti, bruciavano la sua carne, ed i denti marchiavano la proprietà di quel corpo tanto bello e generoso. Fu dentro di lei in un colpo solo, le spezzò il fiato per un secondo e subito si mosse velocemente, mentre ansimava nel suo orecchio frasi d’amore che Novella avrebbe voluto non ascoltare perché era quello – il suo fiato caldo contro di lei, le parole spezzate dal piacere, la voce incrinata, roca, eccitata –era quello che le stava lentamente facendo perdere la ragione e l’avrebbe spinta, di lì a poco, a stringere tra le mani i suoi capelli e graffiare le sua schiena, urlare il suo nome come fosse l’unica parola conosciuta.
L’unica esistente.
Francesco, Francesco, Francesco.  Lo gridò nella sua mente, mordendosi le labbra, stringendo le lenzuola del loro letto, mentre il suo corpo si contraeva al culmine del proprio piacere.
Avrebbe voluto piangere, in quel momento, spaccata a metà da quel suo amore che la stava uccidendo.
Lui si staccò lentamente e senza mai smettere di guardarla negli occhi si lasciò cadere stremato accanto a lei.
“Sei stata brava.”
 Ma lei non aveva fatto nulla, lei non era brava e non era felice di quanto accaduto, si sentiva anzi piuttosto in colpa.
Non avrebbe voluto concedersi in quel modo a lui.
Non con il corpo, quello era un diritto di Francesco, era suo, lo possedeva dal giorno in cui s’erano sposati, ma con la mente, invocando il suo nome con la disperazione di una preghiera.
 
“Ho solo fatto il mio dovere di moglie. Nulla di più.” Rispose, fingendo che il suo cuore non fosse straziato davanti all’espressione confusa e delusa di Francesco.
 
 
 
 
“Cosa ti è venuto in mente?”
Madonna Agnese entrò nelle stanze della figlia spalancandone le porte, i passi pesanti ed il volto contratto in un’espressione che mai prima di quel momento Fiammetta le aveva visto, così rabbiosa e ricca d’astio che si trovò a ringraziare il cielo ci fosse anche Betta nella stanza.
Il solo pensiero di rimanere sola con sua madre in quelle condizioni la spaventava terribilmente.
Betta si scansò dalla sua padrona, lasciando cadere le ciocche di capelli che stava delicatamente acconciando per ridarle un aspetto dignitoso dopo l’avventura di quella mattina.
Avventura che non era passata inosservata quanto Fiammetta avrebbe voluto.
Al suo ritorno aveva trovato suo padre ad aspettarla. Non le aveva rivolto che poche parole e qualche sguardo rassegnato, con gli occhi velati di quell’apatia che lo aveva reso l’ombra di un uomo già da molto tempo ormai – e forse da che Fiammetta avesse memoria –  poi l’aveva messa in guardia.
“Vostra madre vi sta cercando disperatamente.”
“Mi dispiace” Aveva risposto lei, abbassando il capo, mostrandosi pentita di qualcosa che, in cuor suo, avrebbe rifatto nonostante tutto.  Non si era mai sentita così viva come in quei momenti, quando il terrore – prima di essere scoperta dalla sua famiglia, poi dell’incontro con Francesco Pazzi ed infine di essere raggiunta dal suo inseguitore sconosciuto –le aveva attanagliato lo stomaco in una morsa ed il cuore aveva preso a batterle all’impazzata, ricordandole di essere ancora lì, ricordandole di voler continuare a farlo.
Battere, palpitare, avere paura.
Vivere.
Voleva tutto quello, più d’ogni altra cosa al mondo e le era bastato stare lontana da sua madre per capirlo, come per capire che il matrimonio con Bastiano Soderini, per quanto lontano da tutti i suoi profondi e nascosti desideri, era l’unico mezzo che disponesse al momento per staccarsi da lei.
Perché di questo aveva bisogno Fiammetta: fuggire via, imparare a respirare da sola o forse semplicemente farlo, senza il peso di sua madre e delle sue aspettative a schiacciarle il polmoni.
S’illudeva che con quell’ unione finalmente tutto sarebbe finito, che sarebbe stata libera dalle sue responsabilità e dalla sua scomoda famiglia.
Non poteva sbagliarsi di più.
 
“Madre.” La salutò Fiammetta, cercando di mantenersi calma e composta, proprio come Agnese le aveva insegnato a fare. Apparire perfetta, anche nell’errore, anche nella paura, anche nella confusione era l’unica cosa che avrebbe potuto compiacere Agnese.
La perfezione era qualcosa che aveva bramato per sua figlia dal giorno stesso in cui era nata ed ora quella bambina che era sembrata dal primo momento una maledizione, con i capelli del Diavolo, sinistro presagio della sua vera natura –o almeno così si diceva in giro – e quell’aspetto sgraziato, quell’unica figlia che le era sopravvissuta, era una donna che si sarebbe presto sposata e che, alla fine, aveva imparato la più importante delle lezioni: l’apparenza era tutto quello che, in un mondo come il loro, avrebbe potuto garantirle il miglior futuro possibile.
Fiammetta sapeva che se avesse dimostrato a sua madre questo, apparenza e finzione, allora la sua furia sarebbe scemata via con la stessa rapidità con cui l’aveva colta.
“Non hai nient’altro da dirmi?” La ammonì, congedando Betta con una spinta ed un gesto eloquente. Fiammetta avrebbe voluto afferrare la sua serva per il polso, implorarla di non lasciarla sola, ma rimase immobile, con un’espressione serena dipinta sul viso pallido.
Non sapeva di cosa effettivamente Agnese  fosse a conoscenza, se le fosse giunta voce del suo incontro con Francesco Pazzi o dell’aggressione subita, ma sapeva che dalla sua bocca non sarebbe uscita una parola riguardo quegli eventi. Non voleva si preoccupasse inutilmente, non voleva essere rimproverata e più d’ogni altra cosa voleva dimostrarle di essere forte e completamente capace di badare a se stessa e prendere le sue decisioni.
Non era una pedina del suo gioco, o meglio non solo.
Fiammetta Canacci aveva delle volontà, per quanto ben nascoste, e ne aveva più di quante immaginasse.
 
“Mi dispiace madre.” Iniziò la ragazza, alzandosi per trovarsi alla stessa altezza della donna. L’atmosfera tra loro era irreale.
Da una parte Madonna Agnese sembrava sul punto di esplodere per la rabbia, dall’altra Fiammetta la guardava con due occhi scuri impregnati di una calma nuova e privi di quella timida paura di sbagliare che l’aveva sempre trattenuta.
“I miei pensieri mi hanno tenuta sveglia l’intera notte. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, avrei dovuto avvisarvi ma non volevo aggiungere altre preoccupazioni a quelle che già avete.” Continuò, in tono dolce, quasi melense, con le parole che uscivano dalle sue labbra tanto morbide e delicate da far vacillare Agnese.
C’era qualcosa di molto strano in sua figlia quel giorno, qualcosa che, anche se non avrebbe dovuto, la spaventò tremendamente.
Sospirò e, comprendendo che la rabbia non l’avrebbe portata da nessuna parte, decise di provare un approccio diverso, di cercare di capire cosa nascondesse Fiammetta.
Alzò la mano lentamente, posando il palmo sulla guancia della ragazza, che la strinse con la propria e chiudendo gli occhi, inclinò il capo beandosi di quella carezza.
“Che pensieri ti fanno così male, mia cara?” Domandò Agnese.
Fiammetta ripercorse velocemente l’intricato labirinto di desideri, angosce e quesiti che l’avevano tormentata durante quella lunga nottata ed immediatamente decise che non avrebbe mai potuto condividerli con sua madre.
Non ora che la sua ossessione per la famiglia Medici sembrava essersi affievolita.
Decise però di sfruttare la domanda della donna a suo favore per comprendere finalmente davvero cosa stesse succedendo attorno a lei e di quale intricato gioco fosse protagonista.
“Mi chiedevo cosa è cambiato, madre. Non fraintendetemi, sono tanto spaventata quanto felice per questo matrimonio.” Mentì Fiammetta.
“Non sembravi così felice.” Asserì Agnese.
La giovane scosse il capo. “Per questo sono uscita, madre. Avevo bisogno di capire, di elaborare, comprendere ed accettare. Dopotutto mi avete preparato per avere il meglio, ed il meglio sappiamo entrambe che non sono i Soderini, allora perché avete accettato? Dopo tanti anni di rifiuti vi siete arresa o c’è qualcosa che non so?”

La mano di sua madre si spostò dalla guancia al mento, afferrandolo tra il pollice e l’indice con più forza del dovuto. “Le donne come te non devono pensare Fiammetta, tantomeno capire, devono obbedire. Questo fa una brava moglie.”
Fiammetta avrebbe voluto chiederle perché quella regola non valesse anche per lei, ma non riuscì ad aprire bocca. Tutta la sua sicurezza era sparita al solo tocco della donna, l’aveva sentita scivolarle via, svuotarle i petto all’improvviso lasciandola lì, a boccheggiare come un animale ferito.   Inoltre, conosceva già la risposta a quella domanda. Sua madre era il marito di se stessa, era l’uomo e la donna, era tutto quello di cui la famiglia avesse bisogno e lo era stato dal momento stesso in cui suo padre, per motivi che forse non avrebbe saputo mai, aveva deciso di non ricoprire più quel ruolo, trasformandosi nell’uomo disinteressato e passivo che conosceva.
     Forse avrebbe dovuto smettere di porsi domande, mettere fine alla sua debole opposizione ed accettare il volere di sua madre ed il proprio ruolo.
Si diede della stupida e dell’incapace.
Non era riuscita a mantenere ferme le sue convinzioni che per poche ore ed era si ritrovava ancora una volta in balia di quello che era stato già scelto per lei.  
Madonna Agnese voleva il meglio, dopotutto l’aveva sempre voluto.
Forse doveva solo arrendersi, fidarsi di lei e delle sue decisioni.
La forza è una dote con cui poche donne nascono, lei non era tra queste e non era mai stata neppure abbastanza intelligente per capire certi meccanismi. Non doveva esserlo.  Come le aveva fatto ben intendere sua madre, non era un sua prerogativa inserirsi nei complessi ingranaggi della politica, una volta sistemata con Soderini non ci sarebbe stato niente di cui preoccuparsi, né per lei né per la sua progenie.
 
“Ad ogni modo.” Continuò Agnese lasciandola andare e dandole le spalle, nascondendo il sorriso furbo che le nacque spontaneo nel vedere la ragazza tornare docile come sempre. “Voglio dirti la verità, così che tu possa metterti il cuore in pace e non abbia bisogno di certe distrazioni, come la passeggiata di questa mattina.”
Fiammetta si lasciò cadere sul letto,annientata. Non aveva conquistato nulla, non era in grado di farlo.
“Il mio cuore è in pace se il vostro lo è madre.” Sussurrò, abbassando il capo.
“Non ho cambiato idea su ciò che desidero per te Fiammetta. Volevo un Medici ed un Medici, in cuor mio, continuo a volere ma questo matrimonio non è stato una mia idea. È stata Lucrezia de’Medici a proporlo, per questo ho accettato.”
Fiammetta aprì la bocca senza riuscire a proferir parola. Perché mai Lucrezia de’ Medici avrebbe dovuto preoccuparsi del suo matrimonio?  Perché avrebbe dovuto aiutare la sua famiglia se prima non aveva fatto altro che evitarle?
E a sua madre non sembrava strano quell’improvviso interessamento, era del tutto cieca o più astuta di quanto credesse?
 
“Perché?”  Chiese semplicemente Fiammetta, senza riuscire a trattenere quel flusso nuovo di pensieri ed energia che la fece alzare di scatto, gli occhi spalancati, vivi.
“Non è compito tuo fare domande Fiammetta. Quello che devi sapere è che tutto questo è assolutamente conveniente per noi, i Soderini sono alleati dei Medici e noi, con questo matrimonio, stiamo per entrare in una cerchia molto ristretta ed influente di famiglie.”
Fiammetta annuì, osservando la madre avvicinarsi alla porta della camera.
“Cerca solo di non rovinare tutto.” Le disse, prima di uscire senza neppure voltarsi, lasciandola più sola e confusa di quanto non fosse mai stata.
 
Si lasciò scivolare ai piedi del letto, strinse le proprie ginocchia in un abbraccio solitario e vi nascose la testa. Le lacrime presero a scendere copiose senza che potesse fare niente per impedirlo, liberandola di tutte le emozioni contrastanti di quella giornata.
Non singhiozzò, non emise un suono, lasciò semplicemente che le lacrime scendessero libere e si trovò a pensare a sua madre, al fatto che presto sarebbe potuta andarsene da quella casa, che Bastiano Soderini poteva essere il suo biglietto da visita per una nuova vita o una nuova prigione e non c’era modo di sapere cosa l’aspettasse.
Cerca solo di non rovinare tutto.
No, non l’avrebbe fatto.
Non avrebbe deluso sua madre, non più. 
 

 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: TheGhostOfYou0