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Autore: Corydona    26/05/2020    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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La locandiera del Sogno d'argento si muoveva con destrezza tra i tavoli, servendo gli avventori con le prelibatezze della cacciagione. Gli aromi delle vivande riempivano l'aria, facendo salire l'acquolina in bocca a coloro che erano ancora in attesa della propria cena. Il vino rosso era versato in calici di vetro, che tintinnavano l'uno contro l'altro, come se brindassero alla prosperità di un regno che invece stava per precipitare nella rovina. La condanna caduta sulla testa di Nicola Lotnevi era ancora sconosciuta al popolo, che aveva visto quell'adunanza di nobili come soccorso al principe inviso alla corte; niente di più lontano dalla realtà.

Eleonora si avvicinò, con un vassoio pieno di arrosto finemente tagliato, alla tavola che i De Ghiacci avevano scelto insieme ai loro ospiti. Servì la pietanza nei loro piatti in rigoroso silenzio, scambiando un sorriso gentile con il marchese, poi passò alle tavolate presso cui sedeva la scorta, composta di uomini silenziosi, ma che la riempivano di complimenti sulla qualità del cibo e del vino.

Giampiero sedeva taciturno, mentre Bianca e Roberto continuavano a discutere su quanto l'esito dei Lupfo-Evoco avrebbe condizionato le loro vite.

«A questo punto credo che sia meglio tornare a casa» stava dicendo la principessa De Ghiacci. «Se Raissa ha intenzione di espandersi, non ci penserà due volte prima di conquistare quante più terre può nel Pecama...»

«Se invece volesse fare come ha fatto con i Dal Mare?» le chiese Roberto. «Se lei non aspettasse altro che noi torniamo lì per ucciderci tutti?»

«Ariel e Dante si sono salvati» constatò Bianca. «Se avesse voluto spazzare via tutta la famiglia reale, non avrebbe avuto alcun ostacolo... Menta, cosa ne pensi?»

Lei posò delicatamente la forchetta nel piatto. Guardò il marchesino, che tuttavia sembrava immerso in una riflessione che gli altri due non avevano osato interrompere.

«Io...» tentennò. Nonostante la fiducia che la nobile riponeva in lei, ancora non si sentiva in grado di esprimere un'opinione su temi tanto delicati. «Penso che dovreste pensare a come tenere il vostro popolo al sicuro. Ma non saprei dirvi come farlo...»

«Già, il popolo» commentò il Tirfusama tra sé e sé. Anche se sapeva che gli altri attendevano con grande interesse il suo parere, lui non riusciva a smettere di pensare. A ogni preoccupazione se ne aggiungevano di nuove: aveva fallito l'incarico più importante che Alcina gli avesse mai assegnato, il principe Lotnevi era prigioniero nel suo stesso palazzo, così come anche Luciana... e il fatto che entrambi fossero figli unici avrebbe creato dei problemi con la successione dei loro regni. E a rimetterci sarebbero stati i loro popoli, che si sarebbero visti dapprima trascinati in un conflitto che non erano pronti ad affrontare, e che poi, una volta sconfitti, sarebbero stati depredati di tutto quello che possedevano. Se aveva compreso una cosa sugli Autunno ‒ e su Raissa in particolare ‒ era che loro non conoscevano la pietà.

Si stropicciò gli occhi e decise di mandare giù qualche boccone dell'arrosto che giaceva davanti a lui, ma la fatica per mangiare era più del ristoro che ne derivava. Soffriva e non sapeva come poter rimediare al proprio dolore.

«Marchese, siete tanto turbato...» disse Bianca.

Lui annuì sconfortato. «Donna Clara mi ha permesso di poter parlare da solo con Nicola, nella speranza che possa confidarmi qualcosa, qualcosa che tutti gli altri non sanno... O forse si aspetta la sua confessione, come gran parte dei presenti ai Lupfo-Evoco. Domani andrò da lui, ma non so cosa potrebbe rivelarmi.»

«Questi Lupfo-Evoco sono stati un fallimento» commentò Roberto. «Dovevamo proteggere Nicola e fermare Raissa e non siamo riusciti a fare né l'una né l'altra cosa. E io non ho intenzione di farmi ammazzare per tornare a casa!»

«Ma dove vorreste andare? Non pensate ai vostri genitori?» provò a obiettare Menta timidamente. A un'occhiata del principe, il rossore le ricoprì il volto e lei si nascose dietro il suo calice di vino.

«Qui non abbiamo nulla da fare, non più» disse invece la principessa De Ghiacci. «Abbiamo sistemato i nostri trattati commerciali e abbiamo presenziato ai Lupfo-Evoco. Anche se il loro esito è stato fallimentare, non c'è niente che ci trattenga.»

La giovane allungò il collo intorno, per assicurarsi che nessuno potesse ascoltare le sue parole. Tuttavia, gli altri avventori della locanda non facevano caso agli illustri ospiti.

«Concordo con Bianca» mormorò Giampiero a un tratto. «Per voi è molto più utile rientrare nel Pecama e dirigere da lì le operazioni di difesa. Voi siete al sicuro, perché vi circonda il regno dell'Inverno, ma è meglio che vi preparate a qualsiasi eventualità. Anche che gli Autunno riescano a raggirare le difese di Tancredi e attaccarvi: è meglio essere prudenti. Per Nicola voi non potete più fare nulla.»

«Noi no, infatti» asserì la De Ghiacci. I suoi occhi smeraldini brillarono incastonandosi in quelli scuri del marchese. «Ma voi, mio caro, potete. E io sono certa che ce la farete.»

Il Tirfusama trattenne uno sbuffo. La fiducia di Bianca rischiava di essere mal riposta e lui non aveva alcuna intenzione di deludere qualcun altro.

«Devo capire chi ai Lupfo-Evoco voleva incastrarlo a tutti i costi» disse. «Non riesco a credere che gli Autunno abbiano agito da soli... non visto che hanno coinvolto lo Dzaco. C'è qualcosa che non mi torna in tutta questa faccenda...»

«Pensi che a qualcuno importi di quello sputo di terra inutile che è lo Dzsaco?» gli chiese Roberto, incredulo, con la bocca piena di arrosto masticato.

La sorella sollevò gli occhi al cielo per il fastidio e l'imbarazzo per i suoi modi di esprimersi e di comportarsi. «Dovresti fare più attenzione a come ti pronunci sugli altri regni. Il nostro è molto poco esteso e parecchi nobili potrebbero pensare che lo sputo di terra sia il nostro. Inoltre, lo Dzsaco ha un ruolo fondamentale, se si dovesse trovare tra il Ruxuna e uno Cmune conquistato dagli Autunno: rischierebbero un attacco su due fronti; o forse anche su tre, se riescono a passare le montagne.»

Giampiero annuì al suo indirizzo: Bianca, come sempre, aveva ragione. Forse quelle parole lasciavano intendere che lei avesse compreso quale fosse la più nascosta paura del marchesino, visto che tanto aveva difeso la rilevanza strategica dello Dzsaco. Per lui, tuttavia, la questione aveva un'importanza tutt'altro che politica.

«Credo che dello Dzsaco non importi un fico secco a nessuno» insisté Roberto.

«Potresti esprimerti in un altra maniera?» lo rimproverò di nuovo la sorella maggiore, infastidita dal suo linguaggio da osteria.

«Vuoi tornare a casa? Torniamo a casa!» esclamò lui. «Ma io non mi farò carico della responsabilità delle nostre azioni!»

«Infatti non sei tu quello che deve esserne responsabile» disse lei, severa. «Ma io. Quindi domani partiremo per il Copne, dove è ancora ormeggiata la nostra nave, sempre che il promesso sposo di Milena non abbia scoperto i tuoi intrallazzi con lei e abbia deciso di farci uno sgarbo affondandola!»

Lui scoppiò a ridere. «Ce lo vedo proprio, quel damerino...»

Anche Menta si lasciò sfuggire un sorriso, anche se la nobile seduta al suo fianco non era dello stesso umore allegro.

La cena proseguì, con i tre che continuavano a parlare mentre il marchese pronunciava a stento qualche parola.

Quando ebbe finito di mangiare la sua porzione di torta di mele, Roberto si stiracchiò sulla sedia. «È stata una giornata usurante, credo proprio che me ne andrò a letto. Almeno così domattina potremo partire presto.»

Bianca lo guardò torva, disapprovando che la deridesse a quel modo. Non le piaceva il suo prendere ogni situazione alla leggera; soprattutto visto che il destino del loro regno sembrava appeso a un filo.

Il principe De Ghiacci salutò il Tirfusama, che gli rispose con un cenno, poi si diresse verso gli appartamenti che occupava nella locanda.

Menta osservò il giovane irriverente mentre si allontanava da loro e saliva le scale con aria sognante.

«Se anche tu vuoi andare a riposare, io non ti trattengo» le sorrise Bianca.

La sua dama di compagnia annuì e augurò a lei e Giampiero la buonanotte, lasciandoli soli.

Il marchese spiò la fanciulla sparire rapidamente dalla sala principale della locanda.

«Non vi sembra che Roberto abbia già messo gli occhi su di lei?» chiese a bassa voce. Non voleva sembrare scortese, ma aveva notato che tra i due si era instaurata una strana complicità e non voleva che il nobile si approfittasse della giovane contadina.

«L'ho messa in guardia» gli rispose la De Ghiacci con un sorriso accennato. «Conosco mio fratello... non è cattivo, ma non riesce mai a capire fino a che punto può ferire i sentimenti altrui. Se molte delle donne che ha conosciuto sono inclini ad avventure fugaci, Mentra non mi sembra tra queste.»

Giampiero annuì. Apprezzava la lungimiranza di Bianca: la principessa aveva sembrava sempre avere una soluzione ancora prima che i problemi si presentassero.

«Devo parlarvi di una cosa importante» sussurrò lei. «Mentre voi vi facevate ricevere da Donna Clara, questo pomeriggio, ho parlato con Ivano Del Nord.»

«Vi ha anche detto che secondo lui Nicola è colpevole?» commentò il marchese con amarezza. Non poteva dimenticare le sue parole poco prima dell'inizio del Lupfo-Evoco, con le quali sembrava condannare il principe di Cmune.

La principessa scosse la testa. «Suo figlio Riccardo lo ha convinto a votare per l'innocenza del Lotnevi.»

Giampiero bevve un sorso di vino e la guardò. «Riccardo è un ragazzo ragionevole» disse soltanto.

Bianca gli sorrise. «Per noi è assurdo credere che un principe come Nicola possa aver ucciso il proprio padre. Ne ho parlato anche con Dante Dal Mare, prima che iniziassero i Lupfo-Evoco... siamo la prossima generazione di regnanti, ci sentiamo sullo stesso piano. Se uno di noi è accusato e ritenuto colpevole, niente vieta che la stessa situazione possa ripetersi. Non so per quale motivo Ariel non sia stata ancora additata da nessuno come regicida... Nicola è innocuo al pari di lei.»

«Sembrate conoscere tutti molto bene» constatò il marchese, riempiendo di nuovo il bicchiere.

«Non vi fa bene bere troppo» mormorò la De Ghiacci.

«Sono abituato al vino, non mi fa nessun effetto» disse lui.

«Dimenticavo, voi del Pogudfo vi nutrite sin da bambini con latte e vino» sorrise Bianca, lasciandosi sfuggire un sospiro. «Avete una buona resistenza.»

«Cosa volete dirmi?» le domandò Giampiero. Qualcosa nelle parole della principessa gli faceva pensare che dietro quelle frasi di circostanza ci fosse ben altro, qualcosa che lui non riusciva a carpire.

«Pensavo che foste preso tanto dalla condanna di Nicola, che la considerasse un fallimento personale... D'altra parte Alcina Primavera vi ha assegnato il più difficile dei compiti: eravate un uomo solo contro la rete di inganni degli Autunno. Avete avuto la fortuna di incontrare me e mio fratello, ma... non è bastato.»

Lui la scrutò con attenzione, sorseggiando altro vino dal suo calice traboccante.

«Eppure se si fosse trattato solo di Nicola, non avreste questo aspetto emaciato e l'aria distrutta di chi è appena stato trafitto in duello.»

Bianca tacque e i suoi smeraldi chiari si posarono dolcemente sul viso del marchese.

«Sono ridotto tanto male?» chiese lui.

«Solo per chi è in grado di coglierlo» ammise lei. «Non credo che Roberto e Menta se ne siano accorti... altrimenti lui non avrebbe parlato in quel modo dello Dzsaco e lei non ne avrebbe riso.»

Giampiero sospirò. «Come ve ne siete accorta?»

La De Ghiacci sorrise, splendida, il volto chiaro illuminato da quella delicata e velata ammissione. «Avete tutti i sintomi di un innamorato sofferente. Non so da quanto tempo siate ridotto così... Quando Roberto mi ha detto che voi avevate perso tempo con Lavinia Lugupe, che sembrava ‒ cito le sue parole ‒ una morta che si ostina a rimanere viva, ho pensato che la vostra fosse solo cortesia, ma quando poi vi ho visto, dopo che mi era stato annunciato l'arresto anche di Luciana, ho messo insieme le cose.»

«Sembra che mi leggiate come un libro aperto» commentò lui, sorridendo amaramente. «Forse neanche Alcina se ne è mai accorta.»
«Sicuramente sì, ma avrà avuto il tatto di non parlarvene per non mettervi in imbarazzo.»
Il tono di Bianca era gentile, comprensivo, tanto che il marchese si sentiva meglio, nonostante il dolore che quell'argomento suscitava in lui. Il suo silenzio a proposito lo aveva torturato, non avendo nessuno con cui parlarne e confidarsi.

«Non penso che per lei valga la stessa cosa» ammise Giampiero. «Mi detesta perché Alcina ha inviato me ai Lupfo-Evoco... e si aspettava che toccasse a lei. E io... be', ho fallito.»

«Non credo che possa odiarvi per questo» disse la principessa. «Eravate l'uomo migliore da inviare e questo Alcina Primavera lo sa bene. Se voi credete di aver fallito, è solo perché i giochi non sono ancora chiusi.»

«I giochi...» mormorò il marchese. «Questo non è un gioco, Bianca.»

«Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa...» Non completò la frase, ma pose di nuovo il suo sguardo in quello del Tirfusama, che la ascoltava con attenzione. «Quella con Raissa è una partita a scacchi. Le piace vederci nel dubbio su quale sarà la prossima mossa, perché nessuno, forse neanche lei, può prevederla. Negli scacchi c'è qualcosa di tremendamente affascinante: il giocatore non è obbligato a fare la sua mossa. Chiunque al posto di Raissa non avrebbe perso tempo e avrebbe invaso lo Cmune. Noi, io e voi, caro marchese, sappiamo che sta cercando qualcuno; e sappiamo anche chi. Ma tutti gli altri nobili accorsi a Mitreluvui non sanno niente. Ed è con i loro destini, con le loro paure che lei sta giocando. Avete intenzione di lasciarla fare ancora a lungo? Volete che la donna che amate finisca nelle sue mani?»

Giampiero scosse la testa, convinto. Le parole di Bianca gli rivelavano una verità che altrimenti non avrebbe scorto: Raissa Autunno li teneva come topi in trappola.

«Per questo siete così smaniosa di tornare nel Pecama» constatò pacatamente. Comprendeva le ragioni di Bianca, che invece Roberto non riusciva ad afferrare. «Voi non volete essere un burattino nelle sue mani.»

Bianca annuì. «Esattamente.»

«Io non posso fare come voi» sospirò lui, affranto. «Fuggire mi sarebbe più dannoso che utile...»

«Perché voi avete sulle spalle la responsabilità di molti altri» spiegò la De Ghiacci con dolcezza. «E, soprattutto, perché voi siete un grande uomo, uno dei pochi davvero in grado di poter contrastare questo lento espandersi degli Autunno. Non con le armi, sia chiaro, ma con la vostra intelligenza.»

Giampiero sorrise, per la prima volta in maniera sincera da diversi giorni.

«Temo di essermi posto la domanda sbagliata» disse. «Non dovevo capire chi voleva condannare Nicola, ma chi voleva salvarlo... perché chi vuole salvarlo è un alleato.»

Bianca annuì. «E i Del Nord lo sono. Ha detto Roberto che i voti contrari alla condanna di Nicola sono solo cinque. Uno quello di Ivano, uno il vostro, uno quello di Roberto e uno sono quasi certa che sia quello di Matilde Estate. Probabilmente il quinto voto è quello dei Lugupe, ma non so se Lavinia può aver commesso un errore, visto il suo stato di salute...»

«Ne dubito» constatò Giampiero. «Tuttavia anche Dante Dal Mare potrebbe aver votato contro, visto come ha aggredito alcuni nobili... Quindi di questi quattro uno non ha votato come me. Ma mi sembra assurdo, perché sarei disposto a giurare che sono sicuramente loro quelli che non vogliono la morte di Nicola...»

«Eppure uno di loro ha tradito la propria parte» ragionò lei a bassa voce.

«Quello che conosco meno è Dante Dal Mare, ma è quello di cui sono più certo...» mormorò il marchese. «Bianca, io non vorrei aver commesso un altro errore. Potrei aver fatto affidamento sulla persona sbagliata.»

Riempì di nuovo il bicchiere, non riuscendo a pronunciare l'insana idea che gli aveva attraversato la mente. Non riusciva a credere che fosse possibile, ma se c'era solo una persona di cui oggettivamente poteva dubitare...

Ma la De Ghiacci sorrideva, splendida, con una compostezza, un'eleganza e un fascino che tutte le donne di Selenia avrebbero fatto carte false per avere. Sorrideva, felice di aver risollevato l'animo del nobile decaduto, avendolo riportato a quello che era il suo compito nella capitale di Cmune. Si alzò dalla tavola e gli porse la mano, in segno di commiato.

«La notte vi sarà consigliera» disse. «Vi auguro di riuscire a vincere questa partita e di far cadere il re avversario. O forse, in questo caso, la regina.»

   
 
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