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Autore: Alarnis    26/05/2020    2 recensioni
Un mantello, complice di una missione, in cui l’amore, sapeva di marmellata e pane fragrante, burro e biscotti, rinchiusi in un panierino dall’aria innocente.
Genere: Mistero, Noir, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Fine”

 

***

 

Lo vedeva al suo bancone;

lisciarsi la fronte,

visibilmente crucciato.

Lei rise con la sfacciataggine di una strega.

“Ah, le pene d’amore. Chi nelle favole non ne ha?” ammise retorica, avendo saputo da sempre come sfruttarle.

 

Lui alzò la testa, guardandola.

Dunque, lei aveva colto nel segno!

“I filtri d’amore erano la mia specialità” si dette, lei, grandi arie,

sembrando annoiata, come ormai fosse trascurabile quel suo passato.

 

No! Sembrò risponderle il bello sguardo di quel giovane: non era un filtro d’amore ciò che cercava.

“Eri la Potente Strega!” asserì lui, come le riconoscesse per la prima volta un antico prestigio.

Lei si limitò a sorridere, con la malizia tipica di una donna sicura.

 

“Lo ero!” accordò lei, dondolando la chioma, ravvivandosi con la mano i boccoli setosi, avvicinando le proprie labbra alle sue.

Si baciarono. Un bacio denso come l’oscurità di una notte avvolta nella nebbia.

Lui la staccò e lei si rimproverò di non aver potere su di lui.

Molti si perdevano in lei, ma non quel giovane, tra i pochi che non le erano succubi.

 

Lei mise in chiaro “Non è la mia storia. Non ho potere per contrastarlo.”: lei stessa non vi faceva eccezione. A quelle parole lui si alzò.

Senza risposte, l’avrebbe lasciata.

Lei gli rinfacciò “Come non ho potere su di te!”. L’avrebbe comunque lasciata.

Eppure lei gli aveva concesso più di quanto lui credesse e, mentre lo vedeva andare via esclamò alla propria platea di avventori, interrogandoli col dito, nominandone uno a caso “Gigante! Qual è la più atroce paura del lupo?”. I trolls di caverna risero, ignorando la risposta, come non ci fosse. Che il giovane l’avesse udita, mentre usciva?

 

 

***

 

Gli ululati riecheggiavano nella valle.

La luna celava le mosse del branco. Solo i movimenti dell’erba alta al vento.

“Posso dormire sonni tranquilli?” si sentì rivolgere lui.

“Dormi” consigliò soltanto, in risposta, argomentando “E’ quasi l’alba.”

Gli fecero eco, poche parole, cariche di amarezza “Tu non ne hai paura, vero?”.

La risposta era scontata e lo sapevano entrambi.

Era così da sempre. E così sarebbe sempre stato: l’eroe mai avrebbe avuto paura o tentennato.

 

“L’alba!” sentì pronunciare lui. Il tremore nella voce di chi vestiva un mantello, emblema inclemente d’una vicenda paurosa, che sagomava una sottile figura.

Un mantello, complice di una missione, in cui l’amore, sapeva di marmellata e pane fragrante, burro e biscotti, rinchiusi in un panierino dall’aria innocente.

 

Sopite nella foresta, pronte a risvegliarsi,

mille distrazioni attendevano,

pazienti di frenare quel giovane e ingenuo passo,

in una radura, silenziosa,

tra leggiadre farfalle e candide corolle.

 

“Un’ultima domanda…”; quella richiesta riaccese la sua curiosità.

“Chi è più coraggioso? Chi affronta il lupo o chi lo uccide?”.

Quasi quella voce rievocasse l’ammonimento della Potente Strega.

 

***

Ritornando a lui…

La foresta era la sua casa.

Ne conosceva le insidie.

Le sapeva ascoltare: portate dalla voce degli scoiattoli, dallo stormire delle foglie, dal gorgogliare dei ruscelli; nella luce e nell’ombra.

“Chi è più coraggioso? Chi affronta il lupo o chi lo uccide?” queste parole riecheggiavano nella sua mente.

“Non è la mia storia” rimuginò tra sé. “O forse sì?”.

 

***

 

Intanto ... Un fuggevole incontro.

Pochi scambi di battute.

Domande mascherate da attenzione: “Dove vai?”.

Rassicurazioni e saluti affrettati, nel rossore di una nivea guancia, timida nel togliersi da un impiccio.

Per proseguire ognuno, per la propria strada.

 

***

 

Sì! Lui la conosceva quella storia.

Era nato con essa.

Né gufo né cerbiatto potevano ignorare di riportare l’incertezza scaturita da quell’incontro alle sue orecchie, fedeli servi del suo peregrinare in quel bosco in cui lui era il solo a non provare paura.

 

***

 

“Shhh!” intimò silenzio. La foresta aveva orecchie, aveva occhi.

 

Sapeva cosa lo aspettava, ma non era l’unico! Quello il suo effetto-sorpresa. Avrebbe dovuto ringraziare la strega? Doveva aspettarselo da lei, in fondo non poteva essere cattiva...

 

***

 

Quella casa appartata, ormai avvolta nel silenzio, attendeva.

Solitaria, il vialetto adorno di tulipani colorati, gialli, rossi e arancioni; la porta che attendeva il levarsi del chiavistello, che presto si sarebbe aperto, mentre l’acquolina si faceva strada nella bocca, all’udire di passi.

 

Toc-toc.

 

“Per aprire la porta, alza il saliscendi” una voce stridula, in falsetto, invitava ad entrare.

 

***

 

Frasi da manuale avrebbero fatto da cornice.

"Nonna, ma che occhi grandi che hai!". Avrebbe risposto "E’ per guardarti meglio!”.

“Nonna, ma che braccia grandi che hai!”. Avrebbe continuato “E’ per abbracciarti meglio!".

"Nonna, che bocca grande che hai!". Sarebbe saltato fuori dal letto "E’ per mangiarti meglio!".

Si preparò.

***

 

Dalla finestra si intravedeva un brillante colore scarlatto. Si gratificò di quella certezza, nell’attesa, stupendosi tuttavia di quella domanda, espressa da una voce insolitamente sicura “Qual è la più atroce paura del lupo?”.

 

***

La porta si spalancò e il puro terrore negli occhi animaleschi proferì l’improferibile “Il boscaiolo!”.

La storia era appena mutata…

   
 
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