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Autore: Omegasr    27/05/2020    0 recensioni
Storia ambientata dopo il film del 2010 “Alice in Wonderland” e che ignora completamente gli avvenimenti di “Through the Looking Glass”.
Spero possa piacere.
Ps: Hattice! c:
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Coniglio Bianco, Gatto del Cheshire, Quasi tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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<< E il sangue del Ciciarampa... hai la nostra eterna gratitudine >>, mormorò la Regina Bianca.

Poi, volteggiando e facendo svolazzare le braccia in alto, come fosse la più candida delle farfalle, porse l’ampolla piena del liquido viola ad Alice.

La prese con cura e la rigirò fra le mani, titubante.

<< Questo mi riporterà a casa? >>.

<< Se è quello che scegli >>, rispose la sovrana, raggiungendo i suoi amici.

Lei giocherellò ancora un po’ con la bottiglietta, scrutando tutti i volti felici che aspettavano pazienti che la ragazza prendesse una decisione.

Questo avrebbe scelto, di andare via?

Guardò Pincopanco e Pancopinco bisticciare allegramente per decidere chi avesse combattuto più valorosamente.

Osservò Mally, fiero, con la sua piccola spada ancora sguainata, con al fianco il Leprotto Marzolino ed il suo sguardo folle.

Osservò Bayard con la sua ritrovata famiglia.

Sorrise allo Stregatto che, anche potendolo fare, non avrebbe mancato di sorriderle a sua volta.

Infine, posò gli occhi sulla Regina Bianca, l’amata sovrana del regno, che indossava nuovamente la sua corona.

Per un momento, un breve momento, Alice pensò di restare.

Pensò di togliersi quella pesante armatura e di dare il via ai festeggiamenti.

Di svegliarsi l’indomani sulla grossa radice di un albero della foresta, od accanto ad uno dei ciliegi in fiore di Marmorea; pensò che avrebbe fatto colazione al Vecchio Mulino con un buon tè, per poi festeggiare insieme ai suoi amici tutto il pomeriggio e tutta la sera seguente.

Ma non poteva farlo.

Non poteva lasciare sua madre e sua sorella a penare per ritrovarla, e, per quanto non le dispiacesse troppo l’idea, non poteva lasciare Hamish sotto il gazebo, con gli occhi di tutti puntati addosso, senza dargli una risposta.

Doveva dirgli addio.

Prese coraggio ed aprì l’ampolla, pronta a prendere un sorso della poltiglia purpurea al suo interno.

<< Potresti restare >>, mormorò appena una voce alle sue spalle, quasi avesse paura di fare quella proposta.

La ragazza si girò.

Guardò negli occhi l’uomo per il quale aveva rischiato di morire solo poche ore dopo averlo conosciuto.

Osservò bene i vivaci colori sul suo viso, per non dimenticarli mai.

<< Che bell’idea >>, sorrise, << Che folle, pazza, meravigliosa idea >>.

Il Cappellaio le rispose con uno dei suoi sorrisi più sinceri, non trovando più, però, quello di Alice ad accompagnarlo.

<< Ma non posso... ci sono domande a cui devo rispondere... e cose che devo fare >>.

Il sorriso del Cappellaio morì com’era nato.

La ragazza, ricorrendo a più coraggio di quanto non avesse dovuto usarne per uccidere il Ciciarampa, stappò la bottiglia e ne bevve il contenuto.

Se ne pentì, non appena l’ebbe fatto.

<< Tornerò prima che te ne accorga >>, cercò di rincuorarlo.

<< Non ti ricorderai di me >>.

<< Certo che mi ricorderò! Come potrei dimenticare? >>, esclamò, cercando di convincere entrambi.

<< Cappellaio... perché un corvo assomiglia a una scrivania? >>.

L’uomo sorrise e socchiuse gli occhi.

<< Non ne ho la più pallida idea >>.

Alice rispose al sorriso.

Il Cappellaio si avvicinò lentamente alla ragazza ed accostò le labbra alla chioma dorata per poterle sussurrare qualcosa all’orecchio.

<< Buonviaggioavederci >>, disse, e tornò al suo posto, sorridendo triste.

Quella fu l’ultima immagine che ad Alice fu concesso di vedere; pochi istanti dopo stava risalendo su per la tana di coniglio, fino ad uscirne.

 

Con i vestiti sporchi di terra e stropicciati, si diresse correndo al gazebo degli Ascot, trovando tutti lì, ancora in attesa di una risposta.

Gli sguardi e le reazioni non tardarono ad arrivare.

<< Buon Dio! >>, << È lei? >>, << È tutta sporca! >>, << Cosa sarà accaduto? >>.

Tuttavia, l’unica domanda alla quale Alice decise di rispondere, fu quella di sua madre.

<< Che ti è capitato? >>.

<< Sono caduta e ho picchiato la testa >>, mentì.

Si rivolse al suo pretendente.

<< Mi dispiace Hamish, non posso sposarti. Non sei l’uomo giusto per me. E poi hai problemi con la digestione >>.

Poco prima di passare oltre e dargli le spalle poté intravedere uno sguardo fra l’imbarazzato ed il disgustato sulla faccia dell’uomo.

Arrivò di fronte a sua sorella e le prese le mani.

<< Ti voglio bene Margaret, ma questa è la mia vita e decido io come viverla >>.

Poi passò davanti al marito di Margaret, squadrandolo con aria severa.

<< Siete fortunato ad avere mia sorella per moglie, Lowell. Vi terrò d’occhio molto da vicino >>.

Arrivò dalla zia, e prese delicatamente anche le sue mani.

<< Non esiste nessun principe, zia Imogene. Dovresti parlare con qualcuno di queste fantasie >>.

Guardò scontrosa Lady Ascot e le rivolse una sola frase: << E a me piacciono i conigli. SPECIALMENTE quelli bianchi >>.

Arrivò di fronte a sua madre, che la guardava severamente.

<< Non temere madre, troverò il modo di rendere utile la mia vita >>, le disse sorridendo.

Poi si girò verso le gemelle Chattaway.

<< Voi due mi ricordate due buffi personaggi del mio sogno >>.

Si guardarono perplesse.

<< Avete lasciato fuori me >>, disse una voce anziana ed affaticata alle sue spalle.

Era Lord Ascot.

<< Niente affatto, signore. Io e lei dobbiamo discutere d’affari >>.

Sorrise.

<< Ne vogliamo parlare nel mio studio? >>, rispose, anche lui con un sorriso gentile.

Si allontanò fra la folla, ma, poco prima di andarsene, esclamò << Un’ultima cosa >>, ed improvvisò i passi finali della Deliranza, godendosi gli sguardi pregni di sdegno sui volti aristocratici degli spettatori.

 

Alice ed il Signor Ascot parlarono a lungo delle possibili rotte da seguire, chiusi nello studio del Lord.

La ragazza propose infine di espandere il commercio ben oltre le rotte proposte da suo padre;

<< Essere i primi a commerciare con la Cina, ve lo immaginate? >>, esclamò emozionata.

L’uomo la guardò impressionato.

<< A chiunque altro avrei detto che stava perdendo il lume della ragione. Ma quello è uno sguardo che conosco. Bene. 

Visto che non sarai più mia nuora, potresti valutare di diventare un’apprendista della compagnia >>.

Sul volto di Alice, nacque d’istinto un grande sorriso colmo di riconoscenza.

Lord Ascot le proponeva una vita piena d’avventura, di scoperta, una vita più eccitante di qualunque altra che potesse vivere una donna su quella Terra.

“Su questa Terra”, pensò, ed il sorriso le morì in viso.

Le proponeva una vita piena d’avventura, è vero, ma anche lontana dalla sua famiglia.

Era tornata per poter dare spiegazioni a sua madre ed a sua sorella, ma si rese conto di non aver mai avuto realmente intenzione di restargli accanto.

Lei voleva partire, voleva andare all’esplorazione.

E questo, purtroppo, comportava il doversi separare dai propri cari.

Tuttavia, se doveva vivere un’avventura, non voleva certo farlo solcando i mari di quel mondo.

Guardò l’anziano uomo di fronte a lei con fermezza.

<< Sono lusingata, Lord Ascot, ma temo di aver già programmato un altro viaggio per il prossimo futuro. So che avrete estrema cura della nave di mio padre, che avrete abbastanza poco buon senso da investire il vostro denaro in spedizioni fuori dal lume di ogni ragione, e che di certo troverete capitani in grado di affrontarle >>, gli disse calma. << Ma mi rincresce doverle dire che io non potrò farne parte >>.

Lord Ascot, sorpreso dalle parole della giovane, la guardò allontanarsi e lasciare il suo studio, consapevole del fatto che non ci avrebbe più messo piede.

 

<< Un viaggio? >>, chiese la donna, preoccupata.

<< Sì, madre, un viaggio >>.

<< Un viaggio quanto lungo, se mi è concesso saperlo? >>, ribatté stizzita.

<< Molto lungo, spero >>.

La ragazza trafficava con abiti e valigie, scegliendo cosa portare, cosa indossare e cosa lasciare a casa.

<< Ma Alice! E la tua vita? Insomma, dove hai intenzione di andartene? >>.

Alice smise di sistemare il necessario per partire ed invitò sua madre a sedersi sul letto accanto a lei.

Le prese le mani e la guardò sorridente.

<< Non temere madre. Io starò bene. Sarò felice >>, tentò, ma la donna non sembrava affatto rincuorata.

<< Ricordi che ti ho detto che avrei trovato il modo di rendere utile la mia vita? >>.

Lady Kingsleigh annuì debolmente.

<< Papà diceva sempre che il modo migliore per rendere utile la propria vita è viverla facendo ciò che ci rende felici >>.

La donna abbassò lo sguardo e sorrise malinconica, ricordando le massime di suo marito.

<< Io non ti prometto che farò la vita che si addice ad una signora, né che starò sempre al sicuro. Ma ti prometto che sarò felice >>.

A quelle parole, la Signora Kingsleigh posò il suo sguardo sulla ragazza, mentre una lacrima le solcava il volto.

<< Oh, Alice... >>, sospirò.

Le due si strinsero in un abbraccio colmo di emozioni.

<< Mi mancherai moltissimo >>.

<< Anche tu mi mancherai, madre >>.

   
 
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